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La qualità nella Pubblica Amministrazione: opportunità da sfruttare
La qualità nella Pubblica Amministrazione (PA) è un tema centrale, spesso al centro di dibattiti e considerato da molti come un paradosso irrisolto.L'adozione della certificazione ISO 9001 rappresenta un'opportunità unica per le amministrazioni pubbliche italiane di migliorare l'efficienza e la trasparenza dei loro servizi. Tuttavia, nonostante i chiari benefici, l'adozione di questo standard rimane limitata.L'importanza della ISO 9001 per la PALa certificazione ISO 9001 stabilisce un quadro di riferimento per la gestione della qualità, permettendo di ottimizzare i processi, ridurre gli sprechi e migliorare la soddisfazione dei cittadini. La sua implementazione può sembrare complessa, soprattutto in un contesto come quello delle amministrazioni pubbliche, spesso caratterizzate da vincoli economici stringenti e da una cultura organizzativa resistente al cambiamento. Nonostante ciò, è evidente che la ISO 9001 può essere uno strumento potente per affrontare le inefficienze croniche della PA e per instaurare un rapporto di maggiore fiducia con i cittadini.
La qualità nella Pubblica Amministrazione: un paradosso da risolvereUn aspetto contraddittorio è che molte amministrazioni pubbliche italiane richiedono ai loro fornitori la certificazione ISO 9001 come requisito essenziale per partecipare agli appalti, eppure esse stesse non adottano tali standard al loro interno. Questa incoerenza riduce le potenzialità di miglioramento che la ISO 9001 potrebbe offrire alla PA, limitando l'efficacia e la trasparenza dei servizi pubblici.
Esempi virtuosi in ItaliaNonostante le difficoltà, alcuni Comuni italiani hanno adottato con successo la certificazione ISO 9001, dimostrando come essa possa portare a miglioramenti significativi. Il Comune di Ferrara, ad esempio, ha ottimizzato i flussi di lavoro, riducendo i tempi di risposta alle richieste dei cittadini e migliorando la trasparenza. A Bologna, la standardizzazione dei processi ha permesso di ridurre gli sprechi e aumentare l'accessibilità ai servizi. A Milano, la ISO 9001 è stata utilizzata per creare un modello di gestione dei servizi pubblici che può essere replicato da altre amministrazioni, fungendo da esempio positivo.
I vantaggi della Certificazione ISO 9001 per la PAL'adozione della ISO 9001 non si limita a migliorare la gestione interna delle amministrazioni pubbliche. Tra i vantaggi più rilevanti vi è l'aumento della fiducia dei cittadini, grazie a una maggiore trasparenza e affidabilità dei servizi erogati. Inoltre, la certificazione facilita l'accesso a fondi nazionali ed europei, spesso vincolati alla dimostrazione di un'efficiente gestione della qualità. Questo può fare la differenza per molte amministrazioni locali, permettendo loro di accedere a risorse aggiuntive per sviluppare progetti innovativi e migliorare le infrastrutture.Un passo strategico per la PA italianaIn definitiva, l'adozione della certificazione ISO 9001 rappresenta una mossa strategica per la Pubblica Amministrazione italiana. Nonostante le sfide, i benefici in termini di efficienza, trasparenza e fiducia dei cittadini sono evidenti. Seguendo un percorso strutturato e coinvolgendo attivamente tutte le parti dell'organizzazione, le amministrazioni pubbliche possono non solo migliorare la qualità dei servizi offerti, ma anche sfruttare al meglio le risorse a loro disposizione, costruendo un futuro più solido e trasparente per la gestione della cosa pubblica.
L'anticipo del Tfs continua a costare troppo
Bankitalia ha pubblicato recentemente i nuovi dati sul rendistato e l'anticipo del Tfs continua a costare troppo: ecco nel dettaglio.
Nonostante un lieve calo del rendistato, l'indice che influenza i tassi di interesse applicati dalle banche sugli anticipi del Trattamento di Fine Servizio (TFS) per i dipendenti pubblici, la situazione resta piuttosto critica.
Vediamo tutti i dati pubblicati.
Anticipo del Tfs continua a costare troppo: i dati del rendistato
Secondo l'ultimo bollettino di Bankitalia, il rendistato generale è sceso al 3,3% (a giugno aveva raggiunto quota 3,7%), ma questo calo non influisce più di tanto sui tassi praticati dagli istituti di credito.
Per questo motivo, i dipendenti pubblici, che richiedono un del Tfs, continuano a sostenere costi elevati.
Ad esempio, per un prestito di 10'000 euro, gli interessi possono oscillare tra 340 e 400 euro. Mentre, se si richiede l'intera somma, possono essere richiesti fino a 1800 euro d'interessi.
La flessione del rendistato arriva in un momento in cui i dipendenti pubblici attendono da tempo una soluzione definitiva al problema del pagamento del TFS.
Ad un anno dalla sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato incostituzionale il pagamento differito e rateizzato, la situazione resta bloccata. Nonostante le proposte di legge presentate in Parlamento per accelerare i tempi di liquidazione, al momento non si intravede nessuna soluzione concreta.
La beffa per i dipendenti pubblici
Per i dipendenti pubblici, tutto ciò si traduce in un'attesa prolungata e in costi aggiuntivi per accedere alla liquidazione. Molti sono costretti a rivolgersi alle banche per ottenere un anticipo, ma i tassi di interesse elevati e le lunghe tempistiche di rimborso rappresentano un ulteriore aggravio economico.
I sindacati chiedono da tempo un intervento urgente per risolvere il problema. Secondo le organizzazioni sindacali, è necessario trovare una soluzione che possa consentire di liquidare tempestivamente il TFS, garantendo, al tempo stesso, la sostenibilità del bilancio pubblico.
In attesa di sviluppi normativi, i dipendenti pubblici continuano a subire le conseguenze di un sistema che li penalizza, costringendoli a pagare interessi elevati e a rinunciare a una parte del loro diritto.
agrigentooggi.it
Turismo agrigentino 2024: un'estate segnata dalla crisi idrica e dall'incertezza
Calo del Turismo in Sicilia: Tra Pubblicità Negativa e Concorrenza EsteraIl calo delle presenze turistiche, anche in termini di qualità, è notevole e ha colpito tutti. Lascia perplessi sentire alcuni vantarsi dell'incremento dei flussi, per non parlare dell'aumento degli ingressi alla Valle, che non è proporzionale ai pernottamenti in città.
L'estate del 2024 ha riservato sorprese amare a molti operatori del settore turistico in Sicilia. Nonostante le previsioni iniziali incoraggianti, la stagione ha subito un rallentamento significativo a partire da luglio, dovuto principalmente alla cattiva pubblicità sulla mancanza d'acqua. Numerosi albergatori hanno segnalato cancellazioni e prenotazioni ridotte, con molti turisti preoccupati di trovare piscine vuote o strutture senza acqua. "In termini di presenze e di fatturato, siamo sullo stesso trend del 2023. Purtroppo, si poteva fare meglio", commentano alcuni albergatori.La stagione estiva 2024 si chiude quindi con un bilancio agrodolce per il settore turistico siciliano. Mentre alcuni guardano con ottimismo al futuro, altri si interrogano sulle sfide che l'isola dovrà affrontare per mantenere alta la propria attrattività in un contesto sempre più competitivo e imprevedibile.
QDS
In Sicilia imprese medie fiore all'occhiello a livello nazionale, persiste il gap tra Nord e Sud: i dati
Nel 2022 sono poco più di 4 mila le medie imprese italiane e da sole rappresentano il 16% del fatturato dell'industria manifatturiera italiana, il15% del suo valore aggiunto, il 14% delle esportazioni e il 13% degli occupati totali. Si distinguono come eccellenze del made in Italy, oggi alle prese con un contesto competitivo particolarmente sfidante. È quanto emerge dal XXIII Rapporto annuale e dal report "La competitività delle medie imprese tra percezione dei rischi e strategie di innovazione" realizzati dall'Area Studi di Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e da Unioncamere. Scopriamo adesso qual è la situazione delle medie imprese in Sicilia nel periodo preso in esame.
Il rapporto tra le imprese medie in Sicilia e nel Meridione
Concentrandoci per il momento sul Meridione d'Italia, in Sicilia, nel 2022, le medie imprese sono 51, di meno rispetto alle 172 della Campania e alle 84 della Puglia, anche se i numeri più bassi appartengono alla Basilicata, con 20 aziende e alla Calabria con 17 imprese. Come al solito, però, il gap più forte si registra rispetto alle realtà del Nord e in primis nei confronti della Lombardia dove, nel periodo in oggetto, le medie imprese erano 1170, seguita dal Veneto con 795 aziende, l'Emilia-Romagna (509) Piemonte e Val d'Aosta (382). Numeri più bassi, ma sempre alti in confronto alla nostra terra, sono quelli del Friuli-Venezia Giulia, dove si registrano 121 medie imprese e del Trentino-Alto Adige (88). La realtà con meno aziende è il Molise dove, considerando le ridotte dimensioni del suo territorio, se ne registrano solo 7.
Fatturato medio superiore a quello della Lombardia
In Sicilia, nel 2022, il rapporto registra un fatturato totale di 2.577.093 euro, molto più basso rispetto a realtà del Centro-Nord come la Lombardia dove si arriva a 57.639.072 euro, il Veneto (37.041.423 euro), l'Emilia-Romagna (26.141.837 euro), il Piemonte e la Val d'Aosta (18.080.109 euro) e la Toscana (13.501.194 euro), mentre al Meridione il gap della nostra isola è forte soprattutto rispetto alla Campania dove si registrano 9.252.527 euro; la Sicilia è invece in vantaggio in particolar modo nei confronti della Calabria dove i numeri parlano di 594.287 euro. Riguardo invece al fatturato medio, nella nostra regione si registrano 50.531 euro, cifra non di molto inferiore rispetto ai 51.359 euro dell'Emilia-Romagna, ma una volta tanto superiore, anche se di poco, in confronto ai 49.264 euro della Lombardia, ai 47.330 euro di Piemonte e Valle d'Aosta e ai 47.046 euro del Veneto.
Ebit Margin, per la Sicilia un buon 8,2%
L'Ebit Margin siciliano, secondo il rapporto, fa registrare una percentuale dell'8,2% e non è da poco. La più alta è in un'altra realtà meridionale, ovvero la Basilicata dove i numeri parlano di un 11,1%, seguita dal 9,6% della Toscana e dall'8,5% del Lazio. Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Toscana sono indietro rispetto alla Sicilia e le altre realtà appena menzionate e fanno registrare rispettivamente percentuali del 7,5%, 7,4%, 7,2% e 7,1%. Le cose vanno un po' meglio in Friuli-Venezia Giulia (8,0%). Anche altre regioni meridionali sono indietro rispetto alla Sicilia: in Puglia si registra un 7,2%, in Calabria un 6,7%, in Campania un 6,3%. La percentuale più bassa è in Sardegna dove si registra un 2,9%.
Export siciliano indietro rispetto al Nord
Con l'export torna purtroppo il gap con le regioni del Settentrione: la Sicilia fa registrare infatti un importo di 882.053 euro, molto più basso soprattutto rispetto ai 26.388.107 euro della Lombardia, ai 16.005.816 euro del Veneto ai 9.512.798 euro dell'Emilia-Romagna e agli 8.235.234 euro di Piemonte e Valle d'Aosta. Anche il divario con la Campania è abbastanza alto anche se non al livello delle realtà sopra citate: dalle parti del Vesuvio si registrano infatti 2.716.190 euro. Al Meridione la nostra terra purtroppo, è più indietro anche della Puglia dove la cifra parla di 917.338 euro. Riguardo alle quote in percentuale del fatturato, in Sicilia si registra un 34,2%, mentre le percentuali più alte sono in Lombardia (45,8%), Piemonte e Valle d'Aosta (45,5%), Trentino-Alto Adige (43,5%) Veneto (42,8%), Toscana (41,3%), Friuli-Venezia Giulia (40,7%).
In Liguria meno addetti che in Sicilia
Gli addetti delle medie imprese siciliane, nel 2022 secondo il rapporto, sono 5.495 ed è ancora evidente il divario con alcune realtà del settentrione. In Lombardia, infatti, gli addetti nelle medie imprese sono 137.882, in Veneto sono 92.879, in Emilia-Romagna 60.535, in Piemonte e Valle d'Aosta 45.437, in Toscana 31.715. Il gap, seppur più contenuto, si registra anche rispetto alle Marche dove gli addetti sono 19.620, alla Campania (18.742), al Friuli-Venezia Giulia (15.475), ad un'altra realtà meridionale come la Puglia (11.831), al Trentino-Alto Adige (10.192). In Liguria invece, nel 2022, gli addetti sono di meno che in Sicilia (3.644), così come in Sardegna (2.538), in Basilicata (1.862) e in Calabria (1.632). Ultimo il Molise con 711 addetti.
I numeri nelle province siciliane
Andiamo adesso alle province della nostra regione e facciamo il quadro della situazione riguardante l'andamento delle medie imprese nel 2022. Secondo il rapporto, nel periodo preso in esame, la nostra terra fa registrare un totale di 51 medie imprese; a Catania, Ragusa e Trapani se ne trovano 9, a Palermo 8, a Messina 7, a Siracusa 4, ad Agrigento 3, ad Enna e Caltanissetta c'è una sola media impresa. Il fatturato totale siciliano ammonta a 2.577.093 euro con Trapani in testa dove si registrano 486.533 euro, mentre in coda troviamo Caltanissetta con 24.423 euro.
Il fatturato medio della nostra terra parla di 50.531 euro; al "comando" si trova Ragusa con 88.626 euro, più in basso c'è di nuovo Caltanissetta ancora con 24.423 euro. L'Ebit margin totale della Sicilia si attesta all'8,2%; Palermo è in testa con un 13,7% mentre in coda troviamo Enna e Trapani col 2,9%. Le esportazioni parlano di un totale di 882.053 euro; avanti c'è soprattutto Ragusa con 325.066 euro, in coda Caltanissetta con 1.200 euro, mentre le quote in percentuale, sempre per l'export vedono più in alto Messina (52,0%) e in coda ancora Caltanissetta (4,9%); il totale siciliano si attesta al 34,2%. Nel 2022, nella nostra terra, gli addetti nelle medie imprese erano 5.495, in numero maggiore a Catania (1.417), in coda invece troviamo Enna con 88 addetti.
CANICATTIWEB
Dalla Regione 6,7 milioni per i corsi Its in Sicilia, cosa sono e a cosa servono "Puntiamo su esperti in tecnologia"
Stanziati anche quest'anno 6,7 milioni di euro per rafforzare il piano dell'offerta formativa degli undici Istituti tecnici superiori (Its Academy) in Sicilia per il biennio 2024/2026.
La Regione ha pubblicato sul sito del Dipartimento dell'Istruzione, dell'università e del diritto allo studio, l'avviso rivolto alle Fondazioni Its Academy (istituti di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica), per realizzare percorsi formativi biennali per il conseguimento del diploma di tecnico superiore (collocato nel V livello EQF-Quadro europeo delle qualificazioni), in attuazione del Piano territoriale triennale dell'istruzione e formazione tecnica superiore 2023-2025 approvato dalla giunta Schifani, coerente con la Strategia regionale dell'innovazione per la specializzazione intelligente.
Turano: "Puntiamo sul sistema degli Its"
«Puntiamo ancora sul sistema Its - afferma l'assessore regionale all'Istruzione e alla formazione professionale, Mimmo Turano - perché siamo consapevoli dell'enorme necessità di capacità e competenze tecniche avanzate e innovative non solo nei settori squisitamente tecnici come energia, mobilità, chimica, sistema casa, meccatronica, tecnologie dell'informazione, ma anche in altri settori come agroalimentare, moda, servizi alle imprese, arte, cultura, turismo. Abbiamo bisogno di figure professionali in grado di gestire le tecnologie innovative nei vari settori, altrimenti non sarà possibile avviare un vero processo di innovazione sostenibile delle nostre comunità».
L'avviso, infatti, intende ampliare la formazione professionalizzante degli Its Academy (secondo la nuova denominazione) con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali, così da contribuire allo sviluppo economico e alla competitività del sistema produttivo, colmando progressivamente la mancata corrispondenza tra domanda e offerta a beneficio di una maggiore occupabilità e della nascita di start up innovative. Inoltre, punta a rafforzare l'offerta di istruzione terziaria non universitaria, favorendo i processi di trasferimento tecnologico e di transizione verde e digitale.
I percorsi formativi da avviare nell'anno formativo 2024/2025 (biennio 2024/2026) si rivolgono a residenti o domiciliati in Sicilia, occupati o disoccupati, in possesso di un diploma di istruzione secondaria di secondo grado o di un diploma quadriennale Iefp.
Le risorse pubbliche stanziate, a valere su fondi Fse+ 2021/27 e ministeriali, ammontano a 6.738.633 euro. Ciascuna Fondazione Its Academy potrà presentare una proposta progettuale relativamente ad un massimo di due percorsi formativi, articolati ciascuno in quattro semestri. I soggetti proponenti dovranno concorrere alla copertura del costo del progetto per il 10 per cento e inviare la domanda entro il prossimo 25 settembre all'indirizzo pec: dipartimento.istruzione@certmail.regione.sicilia.it
Gli Its dovranno avviare le attività d'aula entro venti giorni dalla notifica del provvedimento di ammissione a finanziamento, ma hanno la possibilità di un avvio anticipato così da rispettare il termine ministeriale del 30 ottobre.