scrivolibero.it
Giovedì 12 settembre il Coro Lirico Siciliano e "Love Morricone" nuovamente al Teatro dell'Efebo
Nuovo appuntamento (il penultimo stagionale) con la Rassegna del Teatro d'autore e Musica, organizzata dal Libero Consorzio Comunale di Agrigento, ed ancora una volta sarà l'occasione per ascoltare l'esecuzione di alcune delle colonne sonore più belle del Maestro Ennio Morricone da parte del Coro Lirico Siciliano. Una replica concordata con il Settore Turismo del Libero Consorzio di Agrigento in seguito al gran numero di richieste da parte del pubblico dopo il sold out dell'esibizione dello scorso 23 agosto. E anche in questo caso "Love Morricone - Archi e Voci", il progetto musicale che il Coro Lirico Siciliano diretto da Francesco Costa ha proposto in numerose occasioni (Teatro dell'Efebo incluso), ha fatto registrare il tutto esaurito in prevendita nel giro di pochi giorni.Lo spettacolo avrà inizio alle ore 21 di giovedì 12 settembre nell'antica cava del Giardino Botanico. In scaletta l'omaggio a Morricone con l'adattamento agli archi e al coro lirico di famose colonne sonore di film di grande successo ("Nuovo Cinema Paradiso", "C'era una volta il West", "La leggenda del pianista sull'oceano", "Mission" ed altri ancora) e di brani moderni messi in musica o arrangiati dal compositore romano.La Rassegna sarà chiusa domenica prossima 15 settembre, sempre alle ore 21:00, dall'atteso "Icaro, il pensiero in movimento" dell'Agenzia Savatteri, scritto e diretto da Marco Savatteri.Per informazioni e biglietteria:www.giardinoefebo.it
LENTEPUBBLICA
Indennità per chi ha subito l'abuso di contratti a termine nella Pa.
Lo prevede il nuovo decreto Salva Infrazioni 2024: in arrivo un'indennità per i dipendenti della Pa che si sono trovati di fronte a un abuso di contratti a termine.
Il Governo italiano ha trovato una soluzione per risolvere la disputa con l'Unione Europea sull'abuso di contratti a termine nel settore pubblico, grazie al nuovo decreto-legge "Salva-Infrazioni", approvato il 4 settembre dal Consiglio dei Ministri. Il provvedimento introduce infatti un risarcimento per i lavoratori danneggiati dall'uso improprio e reiterato di contratti a tempo determinato, una pratica vietata dalle normative comunitarie.
Table of Contents
Il contesto: la procedura di infrazione dell'UE nei confronti dell'Italia
Indennità per chi ha subito l'abuso di contratti a termine nella Pa
Gravità della violazione
Durata del rapporto di lavoro
Nessuna conversione automatica dei contratti in tempo indeterminato
Il contesto: la procedura di infrazione dell'UE nei confronti dell'Italia
La Commissione europea ha deciso all'inizio del 2023 di inviare un parere motivato all'Italia (INFR(2014)4231) per il recepimento non corretto nell'ordinamento nazionale della direttiva 1999/70/CE del Consiglio, che vieta discriminazioni a danno dei lavoratori a tempo determinato e obbliga gli Stati membri a disporre di misure atte a prevenire e sanzionare l'utilizzo abusivo di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato.
La normativa italiana secondo la Commissione non previene né sanziona in misura sufficiente l'utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato per diverse categorie di lavoratori del settore pubblico in Italia.
Tra questi:
dipendenti degli enti locali
insegnanti e personale amministrativo
tecnico e ausiliario della scuola pubblica
operatori sanitari
lavoratori del settore dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica e del settore operistico
personale degli istituti pubblici di ricerca
lavoratori forestali e volontari dei vigili del fuoco nazionali.
Nel comunicato fra l'altro si legge che alcuni di questi lavoratori hanno anche condizioni di lavoro meno favorevoli rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato, situazione che costituisce una discriminazione e contravviene al diritto dell'Unione.
Indennità per chi ha subito l'abuso di contratti a termine nella Pa
Il decreto-legge "Salva-Infrazioni" introduce una misura che prevede un'indennità economica per i lavoratori della Pubblica Amministrazione che sono stati soggetti all'abuso di contratti a termine.
La modifica legislativa introdotta riguarda l'articolo 36, comma 5, del Decreto Legislativo n. 165/2001, che regola il pubblico impiego. Con la nuova disposizione, il giudice sarà chiamato a intervenire nelle situazioni in cui venga riconosciuto l'abuso dei contratti a termine, stabilendo il giusto indennizzo per il lavoratore.
Tale indennità si colloca in un range che varia da un minimo di quattro a un massimo di ventiquattro mensilità dell'ultima retribuzione percepita. Nello specifico si considera quella utilizzata come riferimento per il trattamento di fine rapporto (TFR), ovvero l'importo che il lavoratore riceve alla conclusione del contratto.
La determinazione della somma specifica dipenderà da due fattori principali: la gravità della violazione e la durata complessiva del rapporto di lavoro.
Gravità della violazione
Si farà riferimento all'intensità e alla sistematicità con cui l'ente pubblico ha utilizzato contratti a termine in violazione delle norme, soprattutto quelle imposte dalle direttive europee. Più l'abuso risulta reiterato e senza giustificazione, maggiore sarà l'importo dell'indennità. Questo sistema è stato studiato per scoraggiare pratiche che consistono nel prolungare in maniera illegittima contratti a tempo determinato, evitando di offrire stabilità ai lavoratori.
Durata del rapporto di lavoro
Anche la lunghezza complessiva del periodo durante il quale il lavoratore è stato soggetto a tali contratti influirà sull'importo finale dell'indennità. Se la persona ha lavorato per un lungo periodo con contratti a termine consecutivi, la somma da riconoscere sarà maggiore rispetto a chi è stato coinvolto per un tempo inferiore.
Nessuna conversione automatica dei contratti in tempo indeterminato
Nonostante la previsione di un risarcimento economico, la norma non consente la conversione automatica dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. Questo punto è particolarmente rilevante poiché l'Unione Europea ha a lungo sottolineato che una delle soluzioni ideali per evitare l'abuso di contratti a tempo determinato sarebbe proprio quella di offrire una stabilizzazione ai lavoratori coinvolti. Tuttavia, il legislatore italiano ha optato per un approccio che prevede solo un risarcimento monetario, senza stabilizzare i lavoratori attraverso la trasformazione dei contratti. Decisione che farà discutere e non mette completamente al sicuro da procedure future dell'UE.
LENTEPUBBLICA
Manovra 2025, ecco le prime ipotesi del Governo
Ecco le prime ipotesi in materia di Manovra 2025 emerse dopo il primo vertice di maggioranza del Governo a Palazzo Chigi: l'obiettivo è una politica di bilancio seria più equilibrata e meno votata al sistema dei "bonus".
Al centro della discussione, la sfida di mantenere l'equilibrio tra la sostenibilità dei conti pubblici e l'implementazione di misure di sostegno destinate a famiglie e imprese. Il tema cruciale resta quello delle risorse economiche, ma un elemento positivo potrebbe derivare dalla crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL), che dovrebbe superare l'1%, fornendo un margine per riuscire a inserire altre misure nel pacchetto normativo.
Manovra 2025, ecco tutte le prime ipotesi del Governo
Le risorse attualmente disponibili per la manovra si aggirano intorno ai 20-25 miliardi di euro. All'interno di questo quadro finanziario, alcuni punti cardine sarebbero già stati delineati.
Scopriamo qui di seguito quali saranno.
Capitolo fisco: riduzione Irpef, taglio tasse sul lavoro ed estensione flat tax per le partite IVA
La riduzione dell'Irpef per i redditi medio-bassi rappresenta uno degli interventi centrali della prossima Legge di Bilancio. L'obiettivo principale è quello di ridurre la pressione fiscale su una fascia significativa della popolazione, composta da lavoratori e famiglie che non rientrano nelle categorie più alte di reddito, ma che spesso subiscono il peso maggiore del carico fiscale. Questa misura è pensata per offrire un alleggerimento concreto, garantendo un maggior potere d'acquisto a chi percepisce salari o redditi al di sotto di una certa soglia.
Il taglio dell'Irpef si inserisce in un quadro più ampio di riduzione delle tasse, mirato a rilanciare la domanda interna e sostenere la ripresa economica post-pandemia. Il governo, infatti, considera il miglioramento del reddito disponibile come una delle leve per incentivare i consumi, e dunque sostenere la crescita del PIL. Ridurre l'aliquota Irpef sui redditi medio-bassi è una strategia che, se attuata correttamente, potrebbe avere effetti positivi sia sul piano sociale sia su quello economico, contribuendo a ridurre le disuguaglianze e stimolare la crescita.
In parallelo, un altro tassello importante della politica fiscale riguarda il taglio delle tasse sul lavoro per i dipendenti con redditi fino a 35.000 euro annui. Questa misura, che ha già trovato attuazione negli anni passati, sarà confermata anche per il prossimo anno. Si tratta di un intervento che punta a ridurre il cosiddetto "cuneo fiscale", ovvero la differenza tra il costo del lavoro a carico dell'impresa e lo stipendio netto percepito dal lavoratore. Ridurre questa forbice significa rendere più conveniente per le aziende mantenere o aumentare l'occupazione, garantendo al contempo salari più elevati ai dipendenti.
Sul fronte dei lavoratori autonomi, una delle novità più attese è l'estensione del regime agevolato della Flat Tax per le partite IVA. Attualmente, chi ha un fatturato fino a 85.000 euro può beneficiare di una tassazione forfettaria, ovvero un'aliquota unica del 15%. Con la nuova manovra, si prevede di innalzare questa soglia a 100.000 euro di fatturato annuo, ampliando così la platea di chi potrà accedere a questo regime fiscale agevolato.
L'aumento del limite rappresenta un'opportunità significativa per molti professionisti e piccole imprese, che potrebbero usufruire di una tassazione semplificata e vantaggiosa rispetto al regime ordinario. Questo intervento è visto come un incentivo per stimolare l'imprenditorialità e il lavoro autonomo, settori che giocano un ruolo chiave nell'economia italiana. Tuttavia, l'innalzamento della soglia potrebbe sollevare alcune critiche, in particolare per quanto riguarda l'equità fiscale, poiché il regime forfettario potrebbe essere percepito come troppo vantaggioso per alcune categorie di contribuenti rispetto ad altre.
Capitolo famiglie: conferma assegno unico e sgravi contributivi per le mamme lavoratrici
Sul fronte delle politiche familiari, il governo si prepara a consolidare e, dove possibile, potenziare alcune misure già in vigore per il sostegno delle famiglie italiane, con particolare attenzione a quelle più numerose e alle donne lavoratrici. Due strumenti chiave saranno confermati nella prossima Legge di Bilancio: l'assegno unico universale per i figli a carico e gli sgravi contributivi dedicati alle madri lavoratrici.
Assegno unico universale
L'assegno unico è una misura centrale nel panorama del welfare familiare italiano, entrata in vigore nel 2022 con l'obiettivo di semplificare e razionalizzare i numerosi benefici economici precedenti rivolti alle famiglie. Questo contributo universale è destinato a tutte le famiglie con figli a carico fino ai 21 anni di età (o senza limiti di età in caso di disabilità), e viene erogato in misura proporzionale al reddito familiare. A seconda dell'Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE), l'importo dell'assegno può variare sensibilmente, con un incremento per i nuclei con più figli, o per i genitori che lavorano. Questa progressività lo rende un intervento redistributivo importante, mirato a ridurre le disuguaglianze e fornire un supporto concreto alle famiglie meno abbienti, sostenendo al contempo la natalità, che in Italia registra da anni tassi particolarmente bassi.
La conferma dell'assegno unico nella prossima manovra è un segnale di continuità rispetto agli impegni presi dal governo nel voler rendere strutturale questo strumento di sostegno. L'assegno, oltre ad avere un impatto positivo sul bilancio delle famiglie, mira anche a contrastare il declino demografico, fenomeno che preoccupa per le conseguenze a lungo termine sul sistema economico e previdenziale del Paese. Seppur efficace nel garantire un aiuto mensile per le spese legate ai figli, c'è ancora dibattito su come rafforzare questa misura per renderla ancora più incisiva, specialmente per le famiglie con più di due figli e quelle a basso reddito.
Sgravi contributivi per le mamme lavoratrici
Un altro punto cruciale delle politiche familiari è rappresentato dagli sgravi contributivi per le mamme lavoratrici con almeno due figli. Questa misura nasce con l'intento di incentivare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, una delle questioni più delicate e discusse nell'ambito delle politiche sociali italiane. L'Italia, infatti, continua a registrare uno dei tassi di occupazione femminile più bassi d'Europa, una situazione che peggiora ulteriormente per le donne con figli, soprattutto se numerosi.
Gli sgravi contributivi destinati a questa categoria di lavoratrici hanno lo scopo di ridurre i costi legati all'occupazione per i datori di lavoro, rendendo più conveniente l'assunzione o il mantenimento delle donne madri all'interno delle aziende. Questo intervento, inoltre, ha una doppia valenza: da un lato, contribuisce a rendere il mercato del lavoro più inclusivo e bilanciato, dall'altro cerca di ridurre il divario di genere, che in Italia rimane ancora marcato, sia in termini di occupazione sia di retribuzione.
L'idea alla base di questi sgravi è anche quella di sostenere economicamente le famiglie numerose, poiché la presenza di più figli comporta costi elevati e la necessità di conciliare il lavoro con le esigenze di cura. Tuttavia, per rendere davvero efficace questa misura, il governo potrebbe valutare ulteriori incentivi, come il potenziamento di servizi di welfare aziendale, agevolazioni per l'accesso agli asili nido e una maggiore flessibilità lavorativa per le madri.
Capitolo pensioni: dipendenti pubblici a lavoro (su base volontaria) fino a 70 anni
Il capitolo pensioni rappresenta uno dei temi più delicati e discussi all'interno delle trattative per la Legge di Bilancio. Tra le ipotesi allo studio, spicca la proposta di consentire ai dipendenti pubblici di prolungare volontariamente la propria attività lavorativa fino ai 70 anni di età, superando così l'attuale limite fissato a 67 anni per l'accesso alla pensione di vecchiaia.
Questa proposta nasce da una duplice esigenza. Da un lato, mira a dare maggiore flessibilità ai lavoratori del settore pubblico, offrendo loro la possibilità di scegliere se ritirarsi al raggiungimento dell'età pensionabile standard o continuare a lavorare fino ai 70 anni, su base volontaria. Dall'altro lato, si cerca di alleviare la pressione sul sistema pensionistico, riducendo l'impatto economico che l'invecchiamento della popolazione sta progressivamente esercitando sulle casse dello Stato.
Tuttavia, l'eventuale prolungamento dell'età lavorativa dei dipendenti pubblici pone anche alcune questioni critiche, soprattutto in termini di impatto sul mercato del lavoro e sulle nuove generazioni. L'allungamento della carriera dei dipendenti più anziani potrebbe, infatti, ridurre il turnover all'interno del settore pubblico, limitando le opportunità di ingresso per i giovani. In un contesto come quello italiano, dove il tasso di disoccupazione giovanile è già particolarmente elevato, questo potrebbe rappresentare un problema, rischiando di aggravare ulteriormente la difficoltà delle nuove generazioni di trovare un'occupazione stabile.
LENTEPUBBLICA
Affidamenti diretti di lavori, forniture e servizi: la guida dell'ANAC.
Disponibile la guida dell'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) per gli affidamenti diretti di lavori, forniture e servizi secondo il nuovo Codice dei Contratti Pubblici.
Il Consiglio dell'ANAC ha infaii recentemente approvato il nuovo "Vademecum informativo per gli affidamenti diretti di lavori di importo inferiore a 150.000 euro e di forniture e servizi sotto i 140.000 euro".
Questo documento si inserisce nel contesto normativo del D. Lgs. 31 marzo 2023 n. 36, che definisce il quadro giuridico per l'affidamento diretto in ambito di appalti pubblici, garantendo un processo più agile e semplificato.
Table of Contents
Cosa si intende per affidamento diretto?
Quando è possibile procedere con l'affidamento diretto?
La procedura di affidamento diretto: criteri e modalità
Gli albi e gli elenchi degli operatori economici
Principio di rotazione e altri aspetti normativi
Digitalizzazione e schede ANAC
Acquisizione del CIG
Scheda di indagine di mercato
Ulteriori misure
Affidamenti diretti di lavori, forniture e servizi: la guida dell'ANAC
Cosa si intende per affidamento diretto?
Secondo il nuovo Codice dei Contratti Pubblici, l'affidamento diretto è una modalità di assegnazione senza l'obbligo di gara. In altre parole, le stazioni appaltanti possono scegliere discrezionalmente l'operatore economico a cui assegnare il contratto, purché vengano rispettati criteri di qualità e quantità previsti dall'art. 50 del Codice. Questa procedura si applica a lavori con importi inferiori a 150.000 euro e a servizi e forniture, inclusi i servizi di progettazione, fino a 140.000 euro.
Quando è possibile procedere con l'affidamento diretto?
Una delle condizioni fondamentali è l'assenza di interesse transfrontaliero. Infatti, l'art. 48 del Codice prevede che, prima di avviare un affidamento diretto, la stazione appaltante deve verificare se il progetto potrebbe attrarre l'interesse di operatori di altri Stati membri dell'Unione Europea. Se si riscontrasse tale interesse, si dovranno utilizzare le procedure ordinarie e non quelle semplificate.
L'interesse transfrontaliero può emergere in relazione a vari fattori, tra cui il valore stimato dell'appalto, la sua tecnicità o la particolare ubicazione dei lavori, che potrebbe essere interessante per operatori esteri. È importante notare che, qualora vi fossero denunce o segnalazioni da parte di operatori economici esteri, queste devono essere concrete e non fittizie, secondo la Corte di Giustizia UE.
La procedura di affidamento diretto: criteri e modalità
Il Codice stabilisce che l'affidamento diretto può essere effettuato anche senza la consultazione di più operatori economici, purché l'operatore scelto sia in possesso di esperienze documentate adeguate per l'esecuzione del contratto. Non è obbligatorio condurre indagini di mercato né acquisire una pluralità di preventivi. La procedura di affidamento diretto non si trasforma quindi in una gara, né consente a soggetti non selezionati di contestare la decisione presa dall'amministrazione appaltante.
L'elemento centrale del processo è la "decisione a contrarre", un atto che individua il contraente, il valore dell'appalto e le ragioni che hanno portato alla scelta, insieme ai requisiti richiesti. Una volta identificato l'operatore economico, l'affidamento viene formalizzato con un unico atto.
Gli albi e gli elenchi degli operatori economici
Le stazioni appaltanti possono facilitare il processo di selezione istituendo elenchi o albi di operatori economici. Questi elenchi possono essere suddivisi per categorie e fasce di importo e permettono di individuare rapidamente operatori qualificati per specifici affidamenti. L'iscrizione agli elenchi è aperta senza limiti temporali e gli operatori devono aggiornare tempestivamente le stazioni appaltanti riguardo a eventuali variazioni nei requisiti.
Le stazioni appaltanti hanno 30 giorni per valutare le richieste di iscrizione agli elenchi, con la possibilità di estendere questo periodo fino a 90 giorni in caso di numerose istanze. Gli operatori economici che non rispondono a tre inviti consecutivi entro due anni possono essere esclusi dagli elenchi.
Principio di rotazione e altri aspetti normativi
Una delle novità principali del nuovo Codice è il principio di rotazione, che mira a garantire una distribuzione equa degli incarichi tra gli operatori economici. Questo principio, tuttavia, non vieta più il reinvito di un operatore economico che era stato precedentemente invitato ma non selezionato per l'affidamento. L'unico divieto riguarda il "contraente uscente", ovvero chi ha già eseguito un contratto in passato per lo stesso tipo di lavori o forniture.
Il principio di rotazione si applica alle commesse che rientrano nella stessa fascia di importo, ma la norma consente deroghe se ci sono determinate condizioni: mancanza di alternative, buona esecuzione del contratto precedente e caratteristiche specifiche del mercato. In tal caso, la stazione appaltante deve fornire una motivazione dettagliata.
Digitalizzazione e schede ANAC
Dal 1° gennaio 2024, con l'entrata in vigore del D. Lgs. 36/2023, è stata inoltre introdotta la digitalizzazione dell'intero ciclo di vita dei contratti pubblici. Ciò comporta l'obbligo per le stazioni appaltanti e gli enti concedenti di utilizzare piattaforme di approvvigionamento digitale certificate (PAD) per tutte le procedure di affidamento, inclusi gli affidamenti diretti.
Acquisizione del CIG
Una novità importante riguarda l'acquisizione del Codice Identificativo Gara (CIG) per gli affidamenti diretti. Non è più necessario inserirlo preliminarmente nella decisione a contrarre; il CIG viene ora acquisito digitalmente al termine della procedura di affidamento. Questo approccio è in linea con l'art. 17, comma 2 del nuovo Codice dei contratti pubblici, che conferma la possibilità di concludere l'affidamento diretto con un unico atto, una volta individuato il contraente. La decisione a contrarre deve definire l'oggetto, l'importo, il contraente e le ragioni della sua scelta, oltre al possesso dei requisiti economici, finanziari e tecnico-professionali.
La fase di selezione informale può essere gestita con o senza piattaforme digitali certificate, e il RUP (Responsabile Unico del Procedimento) può condurre indagini di mercato o acquisire preventivi, che vengono valutati a discrezione della stazione appaltante. L'acquisizione del CIG avviene tramite l'invio delle informazioni alla Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici (BDNCP) attraverso le seguenti modalità:
Scheda AD5 per affidamenti inferiori a 5.000 euro (transitoriamente, fino al 31 dicembre 2024, è consentito l'utilizzo dell'interfaccia web PCP in caso di difficoltà nell'uso delle PAD).
Scheda AD3 per affidamenti compresi tra 5.000 e 140.000 euro per beni e servizi, e fino a 150.000 euro per lavori.
Scheda di indagine di mercato
Sarà presto disponibile una nuova Scheda SIM (Scheda di Indagine di Mercato), che permetterà di gestire digitalmente la fase di pre-affidamento, inclusi i controlli sui requisiti dei fornitori tramite accesso al Fascicolo Virtuale degli Operatori Economici (FVOE). La scheda SIM, che non genera il CIG, potrà essere utilizzata in modo opzionale per affidamenti di importo inferiore a 150.000 euro per lavori e a 140.000 euro per beni e servizi. La scheda dovrà essere seguita dalla scheda AD3 o AD5 in caso di affidamento o da una scheda di terminazione in caso di esito negativo.
Ulteriori misure
Per una semplificazione ulteriore, è in fase di sviluppo una modifica alla scheda AD3 per consentire, in affidamenti diretti inferiori a 40.000 euro, l'acquisizione dell'autocertificazione dei requisiti in luogo del Documento di Gara Unico Europeo (DGUE).
In sintesi, le possibilità operative sono:
a.1 Utilizzo della scheda SIM per indagine di mercato senza CIG, con attivazione facoltativa del FVOE.
a.2 Utilizzo delle schede AD3 o AD5 per l'attribuzione del CIG e l'affidamento diretto.
b Utilizzo diretto delle schede AD3 o AD5 per affidamenti senza FVOE.
Inoltre, per affidamenti fino a 5.000 euro, è sufficiente trasmettere la scheda di conclusione CO2. Per gli obblighi di trasparenza, le delibere ANAC n. 261 e n. 264 del 2023 richiedono di indicare nella scheda AD3 il link alla sezione "Amministrazione Trasparente" dove sono disponibili gli atti relativi agli affidamenti. Gli obblighi di pubblicazione si applicano anche per appalti inferiori a 5.000 euro.
In futuro, sarà modificata la scheda AD3 per gestire anche gli affidamenti diretti relativi agli accordi quadro fino a 150.000 euro per lavori e 140.000 euro per beni e servizi.
LENTEPUBBLICA
Quali competenze deve avere il RUP per i servizi di ingegneria e architettura?
Il Responsabile Unico del Procedimento (RUP) riveste un ruolo centrale nella gestione degli appalti pubblici, inclusi quelli che riguardano servizi di ingegneria e architettura.
Un recente parere del supporto giuridico del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT), il numero 2687 datato 18 luglio 2024, ha fornito chiarimenti in merito alle competenze necessarie per il RUP in tali contesti, rispondendo a un quesito sollevato su questo argomento.
Il quesito sottoposto al MIT
Il quesito era composto da tre domande principali:
In una Pubblica Amministrazione che prevede più responsabili per le varie fasi di un progetto (programmazione, progettazione, esecuzione e affidamento), può un legale con esperienza nel settore essere nominato RUP per la fase di affidamento, anche se la nomina riguarda lavori di ingegneria e architettura?
In alternativa, se il legale non possiede tutte le competenze tecniche necessarie, può avvalersi del supporto di un tecnico con laurea in architettura per svolgere il ruolo di RUP per la fase di affidamento?
Infine, è possibile istituire una struttura stabile di supporto al RUP, in conformità all'articolo 15, comma 6 del D.lgs. 36/2023?
Quali competenze deve avere il RUP per i servizi di ingegneria e architettura?
Il parere evidenzia l'importanza di disporre di competenze tecniche qualificate per il RUP quando si tratta di servizi di ingegneria e architettura. Un legale può essere nominato RUP solo se affiancato da figure professionali che compensino la mancanza di requisiti tecnici. La normativa vigente permette inoltre una certa flessibilità organizzativa, consentendo la creazione di strutture di supporto per garantire l'efficace esecuzione delle attività legate all'affidamento.
Vediamo la risposta del Ministero in modo più dettagliato.
Un quadro normativo complesso
Il MIT ha sottolineato che la figura del RUP, soprattutto per lavori di ingegneria e architettura, deve rispettare determinate qualifiche tecniche. Innanzitutto, è importante evidenziare che il Codice degli Appalti, come modificato dal D.Lgs. 36/2023, prevede la possibilità per le stazioni appaltanti di nominare due diversi RUP:
uno per le fasi di programmazione, progettazione ed esecuzione,
e un altro per la fase di affidamento.
Entrambi devono comunque essere affiancati da un responsabile di progetto, il quale ha il compito di supervisionare, coordinare e dare indirizzi generali.
Per quanto riguarda i servizi di ingegneria e architettura, è stabilito che il RUP debba essere una figura con competenze tecniche. L'articolo 2, comma 3 dell'Allegato I.2 del D.Lgs. 36/2023 specifica che il RUP deve essere un tecnico qualificato, a meno che all'interno della stazione appaltante non vi sia una figura professionale con tale qualifica.
In tal caso, il ruolo può essere attribuito al dirigente o responsabile del servizio competente. Solo in situazioni eccezionali, la stazione appaltante può nominare come RUP un dipendente non dotato dei requisiti tecnici, purché venga affiancato da personale qualificato in grado di colmare le eventuali lacune.
Il ruolo del legale e l'importanza del supporto tecnico
Riguardo alla prima domanda, il parere chiarisce che un legale con esperienza, anche se già nominato procuratore responsabile per i lavori impiantistici e i servizi di ingegneria e architettura, non può essere nominato RUP per la fase di affidamento se non dispone delle necessarie competenze tecniche. Tuttavia, se il legale si avvale del supporto di un tecnico, come un architetto, potrebbe comunque rivestire tale ruolo. Questo garantirebbe che l'affidamento dei servizi avvenga in conformità con le competenze richieste dalla normativa.
Per rispondere alla terza domanda, il MIT ha confermato che, ai sensi dell'articolo 15, comma 6 del D.Lgs. 36/2023, è possibile istituire una struttura di supporto al RUP, purché ciò venga specificato nell'atto di nomina. Questo consente alla stazione appaltante di organizzarsi in maniera autonoma, purché rispetti i requisiti previsti dalla legge.
GIORNALE DI SICILIA
Affari d'oro grazie alla siccità a Caltanissetta, fermate le autobotti abusive.
Controlli e multe in tutta la provincia, la guardia di finanza ha accertato numerose violazioni di carattere fiscale, amministrativo ed igienico-sanitario.Violazioni igienico-sanitarie e assenza di documentazione. È quanto accertato dalla guardia di finanza durante i controlli su decine di autobotti che, vista la crisi idrica, riforniscono i cittadini di Caltanissetta.
I finanzieri del comando provinciale di Caltanissetta hanno avviato un serrato piano di interventi finalizzato a monitorare le dinamiche di trasporto e rivendita di acqua potabile, al fine di verificare la regolarità del circuito di distribuzione sotto il profilo penale, amministrativo, tributario e sanitario. I controlli, eseguiti anche grazie alle segnalazioni dei cittadini, hanno consentito di far emergere fenomeni di abusivismo commerciale e, in alcune circostanze, la totale assenza delle autorizzazioni amministrative di legge vigenti, anche di carattere sanitario.
Dall'inizio del mese di agosto le pattuglie delle fiamme gialle hanno effettuato decine di controlli nella provincia, accertando violazioni di carattere fiscale, amministrativo ed igienico-sanitario. Nello specifico, alcuni trasportatori sono stati sanzionati per la mancata emissione di documento fiscale al termine della vendita, mentre altri sono stati sorpresi a scaricare acqua trasportata con cisterne non conformi alla normativa vigente, privi di qualsiasi autorizzazione da parte degli organi competenti e di certificazione sanitaria. A seguito di ulteriori accertamenti, è emerso che i soggetti non erano titolari di alcuna partita Iva e nei loro confronti sono state elevate sanzioni amministrative per violazioni igienico-sanitarie da 5 mila a 30 mila euro e, per autocarro non in possesso di autorizzazioni e certificazioni sanitarie, sanzioni da 1.500 a 9 mila euro, oltre all'apertura d'ufficio della partita Iva relativa all'attività esercitata.
Durante i controlli è emerso anche che la maggior parte degli operatori agiscono regolarmente, ovvero con autorizzazione dell'Ente pubblico deputato alla gestione delle risorse idriche, nonché in aderenza con le normative che regolano lo specifico settore.
GIORNALE DI SICILIA
Assemblea regionale siciliana, Schifani ferma la legge sugli assessori in più nei comuni.
La proposta di riforma è stata presentata da Forza Italia, eppure il presidente della Regione teme l'effetto boomerang sul piano della popolarità. Il testo torna in commissione per alcune modifiche. Polemica su una fuga di notizie all'Ars.La norma che avrebbe moltiplicato gli assessori nei Comuni si impantana all'Ars. Doveva essere approvata questo pomeriggio ma il pressing del presidente della Regione Renato Schifani ha provocato un rinvio almeno fino al 24 settembre.
Troppo elevati i rischi che la riforma, che avrebbe permesso a ogni sindaco di nominare un assessore in più e avrebbe introdotto la figura del deputato supplente, si trasformasse in boomerang mediatico. Schifani aveva fiutato l'impopolarità della proposta, malgrado questa fosse spinta proprio da Forza Italia all'Ars e da una maggioranza trasversale. Il presidente ha così ottenuto un rinvio. Il testo torna in commissione e andrà coordinato con altre norme che puntino a modificare l'assetto degli enti locali. Poi, a fine mese, se ne riparlerà.
Intanto, prendono una corsia preferenziale la legge che finanzia il contrasto al crack e la riforma della dirigenza. Sulla lotta alla droga che da mesi tiene in ansia città come Palermo, però, il capogruppo del Pd, Michele Catanzaro, ha accusato il governo di bluffare, visto che il budget è di 800 mila euro. Il Pd ha chiesto di portarlo almeno a 5 milioni.
Nei prossimi giorni arriverà in aula anche la legge che recepisce il piano Salva casa del ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini, introducendo mini-sanatorie e agevolazioni per l'edilizia. Ma è la sanità a mettere ancora i partiti gli uni contro gli altri, alimentando perfino lo scontro interno a Forza Italia. Una interrogazione della forzista Margherita La Rocca Ruvolo ha messo in discussione la legittimità dell'incarico di direttore generale dell'assessorato alla Sanità affidato a Salvatore Iacolino. A questa interrogazione è arrivata una risposta del governo, in difesa del dirigente. Ma l'esponente azzurra, che è anche sindaco di Montevago, ha obiettato che il testo dell'interrogazione non è mai stato spedito a Palazzo d'Orleans e ha così alimentato il sospetto di una fuga di notizie dal Parlamento (come faceva il governo a conoscerla?). Da qui la richiesta di Gianfranco Micciché di mandare un dossier alla Procura della Repubblica. Il presidente di turno, Nuccio Di Paola, ha detto che al resoconto della seduta sarà allegata una relazione degli uffici dell'Ars nella quale si ricostruiscono i passaggi dell'intera vicenda. Pd e grillini chiedono invece a Schifani di andare all'Ars a riferire sulla crisi nata dalle nomine in Asp e ospedali.
GIORNALE DI SICILIA
Caccia, il Tar di Palermo respinge il ricorso: nessuno stop al calendario venatorio in Sicilia.
Il presidente della terza sezione del Tar Palermo, Guglielmo Passarelli Di Napoli, ha respinto le richieste cautelari delle associazioni ambientaliste e animaliste Wwf Italia, Legambiente Sicilia, Lipu, Enpa e Lndc Animal Protection che, nei giorni scorsi, avevano impugnato il calendario venatorio 2024/2024 della Regione Siciliana, chiedendo al Tribunale amministrativo di sospendere la caccia già aperta lo scorso primo settembre con un anticipo di un mese rispetto alla data suggerita dall'Istituto superiore protezione e ricerca ambientale (Ispra).
Per il presidente Passarelli Di Napoli «non sussistono, allo stato, i presupposti di estrema gravità ed urgenza per la concessione delle misure cautelari» per cui la stagione venatoria continua regolarmente almeno fino al 25 settembre prossimo, quando è stata fissata la camera di consiglio del Tar nella quale si procederà alla trattazione collegiale del ricorso con un nuovo esame delle questioni.
Le associazioni protezioniste avevano chiesto, tra l'altro, la sospensione immediata della stagione di caccia in relazione al «conclamato "stato di crisi", di "calamità naturale" e di "emergenza di rilievo nazionale" scaturente dalla eccezionale situazione meteo, ambientale ed ecologica» che ha colpito la Sicilia. Ma il Tar ha ritenuto infondati i rischi per la fauna selvatica derivanti dall'emergenza siccità. Secondo il calendario, quindi, nell'Isola si potrà cacciare solo il colombaccio (esclusivamente da appostamento temporaneo) domani, 11 settembre; seguirà una settimana di silenzio venatorio, con la caccia chiusa fino a domenica 15 settembre, data di apertura generale della stagione venatoria, che si concluderà il 30 gennaio 2025.
GIORNALE DI SICILIA
Regione, spunta un'altra manovra da 250 milioni.
L'assessore Dagnino: «I fondi sono frutto di maggiori entrate e spostamenti di risorse». L'obiettivo è di farla approvare all'Ars entro ottobreLa quarta manovra finanziaria del 2024 sta prendendo forma in questi giorni. E vale già circa 250 milioni. Contemporaneamente all'assessorato all'Economia sta marciando anche il bozzone della legge di Stabilità 2025, per il cui budget nei prossimi giorni si giocherà a Roma una partita molto delicata.
Lontano dai riflettori, mentre i partiti sono dilaniati dagli scontri per le nomine in Asp e ospedali e all'Ars si discute di moltiplicare le poltrone di assessore in tutti i Comuni, all'Economia si stanno mettendo a posto i tasselli del puzzle che comporrà la manovra economica di fine anno. «La prima mossa - ha illustrato ieri l'assessore Alessandro Dagnino - sono le variazioni di bilancio. Avremo un budget di circa 250 milioni frutto di maggiori entrate e di spostamenti di risorse da vari capitoli di spesa».
La manovra quater
Le maggiori entrate riguardano l'Ires e l'Iva. Per il resto il governo recupererà risorse non spese in questi primi 9 mesi e le sposterà dove c'è ancora bisogno. A cominciare dai capitoli che finanziano il rinnovo del contratto dei regionali. In attesa del via libera della Corte dei Conti, previsto per novembre, è necessario stanziare i fondi per coprire gli aumenti del 2024: si tratta di 35 milioni ed è questa la prima voce delle variazioni di bilancio.
C'è poi da risolvere il nodo di un debito che la Regione ha maturato con Ferrovie dello Stato: servirebbe un centinaio di milioni. Ma stanziarli subito significherebbe bruciare la metà del budget della manovra. E quindi si attende una nuova valutazione fra l'assessorato alle Infrastrutture e quello all'Economia. Anche perché alle Infrastrutture Dagnino vorrebbe concedere un tesoretto per favorire gli investimenti. E su questo la partita è aperta. In generale l'assessorato all'Economia sta ricevendo in questi giorni le richieste da parte di tutti gli altri dipartimenti. Poi, entro fine mese, la manovra, già ribattezzata all'Ars Finanziaria quater, arriverà in giunta.
La Finanziaria 2025
L'obiettivo di Dagnino è far superare alle variazioni di bilancio il traguardo a Sala d'Ercole entro ottobre. Per poi dare spazio alla Finanziaria del 2025, da approvare, secondo i piani del governo, entro fine anno per evitare il ricorso all'esercizio provvisorio.
Sulla Finanziaria 2025 si concentrano già alcune spese certe che rischiano di costringere la Regione a tirare la cinghia dopo una serie di manovre con (anche) spese allegre per finanziare i collegi elettorali dei deputati. Di sicuro il governo dovrà dare copertura alle spese extra per la gara che assegnerà le concessioni alle autolinee private: servono circa 25 milioni, secondo le prime stime dell'assessorato ai Trasporti. Poi serviranno nuove risorse per i forestali e per garantire i costi di alcune riforme in cantiere, come quella dei consorzi di bonifica. E poi ci sarà da individuare un budget per i concorsi nella pubblica amministrazione che Renato Schifani è riuscito a sbloccare grazie a un accordo con il ministero dell'Economia.
La trattativa con Roma
E un altro accordo con il dicastero guidato dal leghista Giorgetti è in cantiere e potrebbe maturare già la prossima settimana. Dagnino volerà a Roma per discutere il ripiano che lo Stato garantirà alla Regione per i minori introiti fiscali che sono effetto della riforma degli scaglioni dell'Irpef. Sulla carta Palazzo d'Orleans potrebbe aspirare ad almeno 75 milioni extra da Roma: ossigeno puro in vista delle nuove spese previste per il 2025.
Contemporaneamente in assessorato dovrà essere chiusa l'operazione «riaccertamento». Si tratta della rivalutazione delle spese autorizzate ma non ancora fatte col bilancio del 2023. A questa operazione, che vale 600 milioni, sono appese le speranze di migliaia di imprese che attendono il pagamento di crediti per forniture e servizi. Dopo le proteste dei mesi scorsi, Dagnino ha creato una task force che ha il compito di accelerare le procedure e di evitare che i ritardi si ripetano l'anno prossimo.