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Ok in Commissione alla riforma degli Enti locali
Approvato in Commissione il disegno di legge di riforma degli Enti locali. Adesso l'esame in Assemblea. I dettagli sulle novità di rilievo.All'Assemblea Regionale è stato approvato in Commissione il disegno di legge numero 105 di riforma degli Enti locali. Sì al terzo mandato per i sindaci dei Comuni tra 5 e 15mila abitanti, sì al secondo vice presidente del Consiglio comunale, no alla norma che avrebbe consentito di aumentare il numero degli assessori. Il testo, che contiene una quindicina di articoli, sarà adesso trasferito all'esame dell'Aula. Più nei dettagli, la Commissione presieduta da Ignazio Abbate ha cancellato la norma che ha sollevato non poche polemiche nelle scorse settimana, e che avrebbe previsto l'aumento delle poltrone di assessori nelle giunte comunali, seppur a costi invariati. Su sollecitazione del presidente della Regione, Schifani, è stato il centrodestra a proporre e votare l'emendamento soppressivo di tale norma, nonostante fosse stata proposta dalla stessa maggioranza. E poi la novità di maggior rilievo è la ricandidabilità dei sindaci per la terza volta nei Comuni tra 5 a 15mila abitanti. E dove si contano meno di 5mila abitanti è stato abbattuto il tetto alle candidabilità dei sindaci. Poi altra novità interessa le quote di genere: una soglia minima del 20% per ogni genere, femminile o maschile, è introdotta per le giunte dei Comuni con popolazione superiore ai 3mila residenti. E poi è stato istituito il "consigliere supplente", ovvero il primo dei consiglieri non eletti che subentra al collega consigliere di lista che è nominato assessore, anche temporaneamente. E poi: il secondo vice presidente del Consiglio comunale sarà possibile eleggerlo nei Comuni con popolazione pari o superiore a 3mila abitanti. E svolgerà la funzione di vicepresidente vicario il consigliere eletto con più voti. E poi per le elezioni Comunali è introdotto per la prima volta il "tagliando antifrode" sulle schede elettorali, su cui si applica un tagliando (adesivo o staccabile con linea tratteggiata) con un codice progressivo alfanumerico. L'elettore vota e restituisce la scheda al Presidente del seggio. Il Presidente stacca il tagliando e controlla che il numero corrisponda a quello annotato sul registro elettorale. Dopo il controllo il Presidente inserisce la scheda nell'urna. La scheda votata non potrà quindi essere diversa da quella consegnata all'elettore. E poi sono riformate le regole sui revisori contabili, che attualmente sono scelti mediante estrazione a sorte tra i professionisti residenti in Sicilia, iscritti nel registro dei revisori legali nonché tra gli iscritti all'ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili che abbiano presentato istanza di partecipazione alla procedura di scelta dell'organo di revisione bandita dell'ente locale. Tale sistema garantisce l'indipendenza soggettiva dell'organo di revisione. La modifica che si intende introdurre riguarda la scelta del Presidente del collegio dei revisori che, nei Comuni con una popolazione superiore a 5mila abitanti, sarebbe eletto a maggioranza assoluta dal Consiglio comunale. In tal modo però si dubita sulla indipendenza soggettiva del Presidente.
LENTEPUBBLICA
Scioglimento dei comuni per Mafia: un sistema da rivedere e correggere?
Il sistema di scioglimento dei comuni per infiltrazioni legate alla Mafia è da tempo oggetto di critiche per la sua scarsa efficacia e per le evidenti lacune nella sua applicazione: ecco la situazione attuale e le proposte di riforma.
Sebbene lo scioglimento di amministrazioni locali infiltrate dalla criminalità organizzata sia previsto come misura estrema, la sua attuazione nel corso degli anni ha dimostrato numerosi limiti che, anziché rafforzare la lotta alla mafia, hanno talvolta lasciato le amministrazioni in una situazione di stallo.
Analizziamo dunque la situazione attuale e i possibili scenari di riforma futuri su questo strumento, di recente discussi dal Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi.
Indice dei contenuti
Il sistema si scioglimento dei comuni per Mafia: un quadro d'insieme
Normativa
La procedura di scioglimento
Quali sono le principali criticità del sistema?
L'intervento del Consiglio di Stato
La proposta di riforma del ministro Piantedosi
Quali sono gli scenari futuri?
Cosa può fare concretamente il Governo italiano?
Il sistema si scioglimento dei comuni per Mafia: un quadro d'insieme
L'introduzione dello scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose, avvenuta nel 1991 con il decreto-legge n. 164/1991 (poi convertito in legge n. 221 del 22 luglio 1991 e poi modificato dall'art. 1 della legge n. 108, 11 gennaio 1994 e dalla legge n. 94, art. 30, 15 luglio 2009), rappresentava un tentativo di rispondere in maniera decisa alla crescente pressione della criminalità organizzata nelle istituzioni locali.
Da quando la misura è stata introdotta a seguito di un'ondata di indignazione popolare in seguito al brutale omicidio del salumiere Giuseppe Grimaldi a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, fino a maggio 2024, sono stati sciolti 384 consigli comunali per infiltrazioni mafiose, con 25 di questi provvedimenti annullati successivamente a seguito di ricorsi, secondo i dati raccolti dalla piattaforma WikiMafia.
Normativa
In particolare, il decreto legge 164/1991 disponeva che i consigli comunali e provinciali potevano essere sciolti quando, in seguito all'esercizio dei poteri conoscitivi e ispettivi del prefetto, "fossero emersi elementi su collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata o forme di condizionamento degli amministratori tali da compromettere l'imparzialità e il buon andamento degli organi elettivi, il regolare funzionamento dei servizi, o fossero tali da arrecare pregiudizio per la sicurezza pubblica."
Successivamente la legge 108/1994 introdusse la possibilità di prorogare la durata dello scioglimento, stabilita in un periodo compreso fra i dodici e i diciotto mesi, fino ad un massimo di ventiquattro mesi in casi eccezionali.
Attualmente lo scioglimento è previsto dall'art. 143 del Testo Unico degli Enti Locali (d.lgs. 267/2000), che prevede che i consigli comunali e provinciali "sono sciolti quando, anche a seguito di accertamenti [...] emergono elementi su collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata o su forme di condizionamento degli amministratori stessi, che compromettono la libera determinazione degli organi elettivi e il buon andamento delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi alle stesse affidati ovvero che risultano tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica."
Infine la riforma del 2009, introdotta con la legge n. 94/2009, nota come "pacchetto sicurezza", ha modificato il Testo Unico degli Enti Locali (TUEL) imponendo che lo scioglimento debba essere giustificato da "elementi concreti, univoci e rilevanti" per dimostrare i legami tra amministratori locali e la criminalità organizzata. Un elemento che ha, come vedremo, complicato le cose.
La procedura di scioglimento
Qual è nello specifico la procedura da seguire? Spieghiamolo brevemente.
Al fine di accertare il condizionamento delle organizzazioni criminali sull'ente locale, il ministro degli interni nomina un'apposita commissione di indagine prefettizia. Questi sono gli step principali che seguono alla nomina:
Indagini e valutazione: la commissione speciale indaga a fondo sull'amministrazione locale, analizzando anche le indagini giudiziarie in corso.
Decisione: il Prefetto, sentito il parere di un comitato provinciale, trasmette le conclusioni al Ministro dell'Interno. Quest'ultimo può decidere di archiviare il caso o proporre lo scioglimento al Consiglio dei Ministri.
Scioglimento e commissariamento: se il Consiglio dei Ministri approva, il Presidente della Repubblica emette un decreto di scioglimento e nomina una commissione straordinaria per gestire l'ente per un periodo massimo di 24 mesi.
Ricorso: contro il decreto di scioglimento è possibile fare ricorso al TAR e poi al Consiglio di Stato. I giudici valutano la legittimità del decreto, esaminando anche documenti riservati.
Lo scioglimento avviene quando ci sono prove concrete di infiltrazioni mafiose nell'amministrazione. Questo può accadere, ad esempio, quando amministratori locali o dipendenti sono coinvolti in attività illecite o quando ci sono evidenti legami tra l'ente e organizzazioni criminali. Questo comporta la sospensione degli organi eletti e l'affidamento della gestione dell'ente ad una commissione straordinaria. Dopo il periodo di commissariamento, si tengono nuove elezioni per ripristinare gli organi eletti.
Quali sono le principali criticità del sistema?
Come abbiamo anticipato sopra la riforma del 2009 ha imposto nuovi criteri per l'attuazione del provvedimento di scioglimento che hanno sollevato ulteriori problemi. Le infiltrazioni mafiose, infatti, operano spesso in modo subdolo e difficile da tracciare con evidenze tangibili. Spesso il condizionamento è indiretto e si manifesta attraverso una rete di legami informali e complicità che sfuggono a prove dirette, rendendo più complesso l'intervento preventivo da parte dello Stato.
Tra i detrattori di questa norma troviamo il magistrato Raffaele Cantone, che l'ha criticata duramente in quanto essa avrebbeindebolito drasticamente l'intero istituto dello scioglimento. Uno dei principali effetti è stato la diminuzione dei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose.
Non solo: le nuove regole hanno anche portato a un aumento dei ricorsi che si concludono con l'annullamento del provvedimento da parte dei tribunali amministrativi. Questo significa che non solo i comuni sospettati di legami con la criminalità organizzata riescono a evitare lo scioglimento, ma che quando questo avviene, esso viene spesso ribaltato da un punto di vista legale, riducendo l'efficacia dello strumento.
Un ulteriore elemento di criticità riguarda la complessità delle misure di incandidabilità per gli amministratori ritenuti responsabili. Questo sistema, anziché funzionare come deterrente, è stato criticato per la sua difficoltà di applicazione, con un iter lungo e macchinoso che rischia di trasformare l'intero processo in un'operazione di facciata. Di conseguenza, gli amministratori che dovrebbero essere ritenuti responsabili delle infiltrazioni spesso riescono a sottrarsi a reali sanzioni, continuando la loro carriera politica senza subire conseguenze sostanziali.
L'intervento del Consiglio di Stato
In questo scenario è intervenuto anche il Consiglio di Stato con una sentenza del 2016 (sentenza numero 1662) che ha ulteriormente ridotto la discrezionalità del potere di scioglimento. La decisione stabilisce che per procedere allo scioglimento di un consiglio comunale, deve essere fornita la prova di un effettivo condizionamento mafioso che abbia influenzato le decisioni degli amministratori locali. Inoltre, viene richiesta la dimostrazione della consapevolezza da parte degli amministratori stessi di agire sotto pressione criminale. Questo passaggio rappresenta un ulteriore ostacolo per l'utilizzo dello scioglimento come strumento preventivo, poiché alza notevolmente la soglia probatoria e limita la capacità dello Stato di intervenire rapidamente in contesti compromessi.
La conseguenza di questa sentenza è che lo scioglimento dei comuni per mafia è diventato uno strumento più formale e meno incisivo, riducendo la sua efficacia come misura preventiva e di contrasto. Questa evoluzione ha portato, nel tempo, a una gestione sempre più debole del problema delle infiltrazioni criminali negli enti locali, con amministrazioni spesso lasciate alla deriva anche dopo la rimozione del consiglio comunale, e con una giurisprudenza che tende a favorire la salvaguardia dell'autonomia amministrativa rispetto all'esigenza di contrastare efficacemente la criminalità organizzata.
La proposta di riforma del ministro Piantedosi
In un recente intervento il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha recentemente auspicato una riforma del TUEL per rendere il sistema più flessibile, con l'introduzione di strumenti di monitoraggio e sostegno per gli enti locali.
Piantedosi ha sottolineato la necessità di superare l'attuale approccio, incentrato quasi esclusivamente sullo scioglimento dei consigli comunali, introducendo meccanismi di monitoraggio continuo e forme di supporto statale che possano intervenire prima che si renda necessaria una misura così drastica come lo scioglimento.
In questo senso, la proposta mirerebbe a rendere l'intervento dello Stato meno invasivo e più efficace. Piuttosto che arrivare a una soluzione drastica quando ormai la criminalità organizzata ha già preso piede, Piantedosi suggerisce un sistema di affiancamento alle amministrazioni locali, che possa rilevare tempestivamente anomalie e criticità, permettendo allo Stato di intervenire in modo più mirato. Si tratterebbe di misure più leggere rispetto al commissariamento totale dell'ente, ma comunque intese come sufficienti a correggere le deviazioni senza compromettere la gestione dell'amministrazione o la sua autonomia.
Il ministro ha inoltre evidenziato che l'introduzione di queste misure è fondamentale per proteggere l'enorme flusso di risorse previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Senza un adeguato controllo, il rischio è che la criminalità organizzata possa intercettare parte di questi fondi, aggravando ulteriormente il problema delle infiltrazioni.
La proposta del ministro, quindi, è un tentativo di trovare una strada intermedia tra il rigido scioglimento e una collaborazione più efficace tra Stato e amministrazioni, affinché le istituzioni locali non diventino prede facili per la criminalità organizzata.
Quali sono gli scenari futuri?
L'attuale sistema di scioglimento degli enti locali per infiltrazioni mafiose appare ormai inadeguato a contrastare un fenomeno che si evolve costantemente. La criminalità organizzata, infatti, ha raffinato le sue strategie, nascondendo i suoi legami con gli amministratori dietro un velo di legittimità che rende sempre più difficile dimostrare in modo univoco la presenza di condizionamenti mafiosi. I metodi utilizzati oggi dalla mafia non sono più quelli visibili e violenti del passato: si muovono in modo silente attraverso consulenze, appalti e attività apparentemente legali che, a lungo andare, minano la trasparenza e la legalità nelle amministrazioni locali. Di fronte a questo cambiamento, il sistema basato sullo scioglimento dei consigli comunali, regolato da norme introdotte più di trent'anni fa, si rivela obsoleto e inefficace.
Cosa può fare concretamente il Governo italiano?
Lo scioglimento, pur rappresentando un segnale forte da parte dello Stato, non ha dunque dimostrato di essere una soluzione duratura. Nella maggior parte dei casi, dopo la rimozione degli amministratori e l'insediamento dei commissari straordinari, le criticità riemergono, talvolta aggravate, una volta ristabilita la normale amministrazione.
Se il Governo italiano vuole davvero intraprendere una lotta efficace contro le mafie, deve adottare un approccio più complesso. Le infiltrazioni mafiose vanno prevenute con un rafforzamento delle capacità amministrative, investendo su risorse, formazione e trasparenza.
Piuttosto che limitarsi a intervenire solo quando il danno è già stato fatto, lo Stato dovrebbe monitorare costantemente le amministrazioni locali e fornire strumenti che aiutino a identificare precocemente anomalie o segnali di corruzione. Questo implica, ad esempio, un maggiore controllo sugli appalti pubblici, sulla gestione dei fondi e sull'assegnazione di incarichi, oltre a un sistema di affiancamento alle amministrazioni deboli, in modo da evitare che diventino preda facile per la criminalità organizzata.
Una visione di lungo termine richiederebbe un sostegno concreto agli enti locali, magari attraverso task force specializzate che affianchino i comuni più a rischio, con l'obiettivo non solo di sanare le situazioni compromesse, ma di rendere le amministrazioni più forti e capaci di resistere alle pressioni mafiose. Solo attraverso interventi strutturali, che rafforzino l'autonomia e la legalità degli enti locali, si potrà davvero ridurre l'influenza della mafia.
LENTEPUBBLICA
Confermato il Bonus 100 euro a Natale, ma servirà la richiesta.
È stato finalmente confermato il Bonus 100 euro, che sarà erogato a Natale, ma servirà la richiesta: ecco cosa c'è da sapere.
Ormai è ufficiale: il Bonus Befana è diventato il Bonus Natale.
Il contributo di 100 euro, inizialmente previsto a gennaio 2025, sarà erogato con le tredicesime a dicembre, come dichiarato dal Viceministro all'Economia, Maurizio Leo.
Il Bonus, ricordiamo, era stato introdotto nell'ambito del decreto legislativo sulle imposte dirette. Si tratta di un contributo pensato per poter aumentare il potere d'acquisto dei lavoratori dipendenti.
Ma il Bonus non sarà ricevuto da tutti e soprattutto non in modo automatico. Ecco cosa sappiamo.
Confermato Bonus 100 euro a Natale: di cosa si tratta
Nel Consiglio dei Ministri del 1° maggio 2024 era stato approvato, in via preliminare, un decreto legislativo, che riguardava la complessiva revisione del regime impositivo dei redditi delle persone fisiche e delle società e degli enti.
Tra i temi toccati, c'era anche il reddito dei lavoratori.
Come anticipato, il Bonus era previsto per gennaio 2025, ma arriverà nelle tasche degli italiani insieme alle tredicesime di dicembre 2024.
Le polemiche, però, non sono mancate, visto che il Bonus è considerato da molti come "insufficiente" per poter fronteggiare le spese e l'aumento dei costi, inoltre, non tutti lo riceveranno.
Ecco quali sono i requisiti richiesti:
Reddito complessivo inferiore a 28mila euro;
Essere:
sposato o separato con almeno un figlio a carico;
genitore single con almeno un figlio a carico (nato, adottato o affidato);
genitore single con figli adottivi, affidati o affiliati, anche se non sposato o separato;
Imposta lorda determinata sui redditi da lavoro dipendente (escludendo pensioni e assegni ad esse equiparati), percepiti dal lavoratore, d'importo superiore a quello delle detrazioni spettanti.
Inoltre, l'importo del Bonus sarà proporzionale al periodo di lavoro svolto durante l'anno. Ad esempio, un lavoratore assunto a maggio 2024 riceverà un contributo ridotto, in proporzione al numero dei mesi lavorati, quindi di circa 66,6 euro.
Confermato Bonus 100 euro a Natale: come richiederlo
È importante sottolineare che il Bonus non sarà ricevuto automaticamente dai beneficiari.
Dovrà essere, quindi, il lavoratore a richiedere il contributo al datore di lavoro, certificando per iscritto di averne diritto e indicando il codice fiscale sia del coniuge che dei figli.
Il datore di lavoro, dopo aver ricevuto la domanda, dovrà effettuare i dovuti controlli e includere la quota nella busta paga di dicembre.
LENTEPUBBLICA
Appalti, l'UPI al Ministro Salvini: "Rafforzare le misure per attuare il nuovo codice"
Ecco l'appello, in materia di correttivi al Codice Appalti, recentemente lanciato dall'UPI - Unione Province d'Italia , al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini.
"Consideriamo positiva la scelta del Ministro Salvini di prevedere un coinvolgimento attivo di tutti le istituzioni e gli attori economici e sociali impegnati nell'attuazione del nuovo Codice degli Appalti. Il nuovo quadro normativo nel suo complesso ha retto, per questo occorre rafforzare alcune misure, in particolare rispetto al nuovo processo di qualificazione delle stazioni appaltanti e della digitalizzazione dei contratti pubblici. Si tratta di modifiche puntuali del codice che ne salvaguarderebbero il disegno complessivo".
Questo è quanto ha detto il Vicepresidente vicario UPI, Stefano Marcon, Presidente della Provincia di Treviso, nel corso dell'incontro avuto oggi con il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, in occasione della consultazione avviata dal MIT per la revisione del codice dei contratti pubblici.
Il Vicepresidente UPI ha ricordato poi le performance positive delle Stazioni Appaltanti Provinciali: "tutte le Stazioni Appaltanti delle Province italiane, cui hanno aderito in convenzione 2.300 Comuni, si sono qualificate. Negli ultimi tre anni hanno raddoppiato la quantità di appalti espletati, rispetto al 2020: si è passati dai 3,9 miliardi del 2020 ai 9,9 miliardi nel 2023. Circa un terzo delle gare è stato gestito per conto dei Comuni. Nei primi 6 mesi del 2024 - ha spiegato Marco - sono già state espletate gare per 5 miliardi e la spesa per gli investimenti delle Province è aumentata di oltre il 56%".
"Una delle questioni aperte - ha concluso Marcon - riguarda la necessità di migliorare la qualità e la tempestività dei dati della Banca Nazionale dei Contratti Pubblici. Per questo proponiamo al Ministro Salvini l'istituzione di un Tavolo unitario in cui sia possibile trovare soluzioni rapide e condivise".
GIORNALE DI SICILIA
Sicilia, approvata la legge anti-crack: 11 milioni per prevenzione e assistenza.
Domani il voto finale: in arrivo unità mobili, fondi per centri di accoglienza e attività di reinserimento lavorativo.Approvati tutti gli articoli, la legge che finanzia la lotta al crack può essere considerata al traguardo. Manca il voto finale all'intero testo. È stato rinviato a domani per consentire al presidente della Regione, oggi impegnato a Roma, di essere presente.
Il testo è composto da 16 articoli, tutti passati quasi senza emendamenti, che creano un sistema di prevenzione (attraverso attività nelle scuole e nei quartieri a rischio) e anche di assistenza per chi è già nel tunnel della droga. In particolare nasceranno delle unità mobili di medici e assistenti sociali create dalle Asp che interverranno in modo capillare sul territorio. In più verranno siglati accordi con i privati per nuove strutture di accoglienza che si sommeranno a quelle che dovranno creare le Asp. Questo è il fronte della lotta che riguarda i soggetti e le aree più a rischio. Mentre per il resto verranno attivate convenzioni con enti del terzo settore che creeranno centri di assistenza per i tossicodipendenti in situazione meno grave. Altri pool di medici verranno destinati alle carceri.
Il budget stanziato dal governo è di 11,2 milioni. Due milioni e mezzo serviranno per le unità mobili di assistenza. A ciascuna Asp di Palermo, Catania e Messina saranno erogati 800 mila euro, per un totale di 2,4 milioni di euro, per realizzare dei centri di prima accoglienza. Alle altre Asp provinciali saranno erogati, per la stessa finalità altri 3 milioni. E ancora, il governo ha stanziato 1,7 milioni per le attività di prevenzione nelle scuole e altri 3 milioni (per il 2025 e il 2026) sono stati previsti per le «attività di inclusione lavorativa dei soggetti assistiti». In quest'ultimo caso si tratta di fondi europei.
I 16 articoli sono stati approvati con voto unanime di tutto il Parlamento, come testimonia il fatto che gli emendamenti al testo base sono stati pochissimi. «Noi vigileremo affinché questa legge non faccia la fine di quella per il diritto allo studio. Quello che noi dobbiamo fare è consentire un funzionamento del sistema ordinario. Le strutture presenti, per il contrasto alle dipendenze da droga, sono insufficienti. Ricordiamo che, solo a Palermo, oggi, delle cinque strutture che abbiamo ne funzionano solo tre» è stato il commento di Valentina Chimici (Pd).
Mentre per la grillina Roberta Schillaci «non possiamo che esprimere grande soddisfazione per lo stanziamento di 11 milioni di euro destinati alla legge sul crack che saranno fondamentali per aiutare le famiglie a lottare contro questa terribile piaga dilagante in Sicilia. Ringraziamo il presidente della Regione che ha accolto le istanze dei deputati e gli uffici che hanno compilato le relazioni tecniche di accompagno, ma soprattutto le associazioni che hanno contribuito alla stesura del ddl sulle dipendenze».
La legge per intensificare la lotta al crack era stata spinta dall'arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, che aveva segnalato con enfasi l'inerzia della politica di fronte a emergenze come quella che si vive ogni giorno in quartieri del capoluogo, Ballarò in primis.
GIORNALE DI SICILIA
Caro voli, l'assessore Aricò: «I soldi ci sono, firmati i decreti per tre milioni di euro».
La Regione dovrebbe stanziare altri sei milioni di euro per le richieste dei viaggiatori fino a dicembre.L'assessore regionale alle Infrastrutture Alessandro Aricò ha comunicato che sono disponibili le somme per rimborsare i passeggeri che hanno presentato la richiesta di rimborso per il caro voli.
«Sono stati firmati stamattina i decreti per i rimborsi per il caro-voli presentati fino al 31 agosto per circa 3 milioni di euro - ha detto Aricò - Per quanto riguarda le ulteriori risorse, così come già annunciato dal presidente Schifani, nella prossima manovra di assestamento di bilancio verranno stanziati altri 6 milioni di euro, che riteniamo siano necessari per coprire tutte le richieste che arriveranno entro dicembre. La nuova provvista finanziaria è stata prevista cautelativamente perché attualmente sono ancora disponibili le somme stanziate a inizio anno. Tutte le polemiche e gli allarmi lanciati in queste ore, quindi, sono assolutamente falsi e dannosi».
Per Salvo Pogliese e Giampiero Cannella, rispettivamente coordinatori regionali di Fratelli d'Italia per la Sicilia orientale e occidentale, «la battaglia politica per il contrasto al caro voli è fondamentale per Fratelli d'Italia. I siciliani affrontano enormi problemi per la loro mobilità e sono costretti a pagare biglietti esosi, specie nel periodo delle festività, pur di far rientro a casa. Il governo Meloni ha affrontato il tema con importanti stanziamenti - come gli 8 milioni di euro previsti per il Fondo Insularità - così come ha fatto la Regione Siciliana con l'istituzione del bonus contro il caro voli che ha visto sino a oggi finanziamenti complessivi, tra quello statale e quello regionale, per 33 milioni di euro».
Il vicepresidente del gruppo parlamentare Pd all'Ars, Mario Giambona, sostiene invece che «per il caro voli i sei milioni di euro che il governo Schifani ipotizza di stanziare nella manovra finanziaria di assestamento di bilancio non sono bastevoli per rispondere alle necessità dei siciliani».
GIORNALE DI SICILIA
La Sicilia è regina del biologico, nonostante gli effetti del gran caldo.
Un record, spiega Coldiretti, dovuto «anche alle scelte dei giovani che investono nei vari comparti convertendo l'azienda in bio.Il contrasto alle agromafie, la resilienza ai cambiamenti climatici in atto, la strategia per la salvaguardia e lo sviluppo delle aree interne, ma ieri, nel terzo appuntamento con l'Expo «Divinazione» che accompagnerà Ortigia al G7 dell'Agricoltura e della Pesca, in occasione della Giornata europea del biologico che si celebra il 23 settembre non poteva mancare un focus sulle bio-produzioni, italiane e, in particolare, siciliane, visto che l'Isola, secondo l'analisi presentata da Coldiretti a Siracusa ed elaborata su dati Ismea, Masafe Sinab, con oltre 413 mila ettari si conferma regina d'Italia per superficie biologica. Un risultato eccezionale, nonostante le produzioni di prim'ordine rischiano gli effetti del gran caldo.
Un record, spiega l'associazione, dovuto «anche alle scelte dei giovani che investono nei vari comparti convertendo l'azienda in bio, garantendo così il primato nazionale in ambito europeo».
lentepubblica.it
Novità carriere Pa: addio ai soli concorsi per i dirigenti?
Tra le diverse riforme del programma di bilancio, potrebbero esserci novità anche per le carriere nella Pa, includendo la possibilità di diventare dirigenti, anche senza concorso. Nel Piano strutturale di bilancio, in uscita prossima settimana, saranno presenti delle riforme pensate per far ottenere all'Italia l'allungamento, da quattro a sette anni, del percorso di aggiustamento dei conti.Un ruolo importante lo avrà la Pubblica amministrazione e saranno due i temi centrali: la rivalutazione delle carriere, con la possibilità di attribuire posizioni dirigenziali sulla base di valutazioni professionali (e non più solo mediante concorsi) e un rafforzamento delle competenze tecnologiche e digitali della Pa.Si tratta di un ambizioso progetto di riforma della Pubblica Amministrazione, con l'obiettivo di renderla più attrattiva ed efficiente.
Ecco di cosa si trattaNovità carriere Pa: l'alternativa ai concorsi per i dirigenti
La proposta, sostenuta dal Ministro per la PA Paolo Zangrillo, prevede di affiancare ai concorsi un nuovo meccanismo di avanzamento professionale basato sulla valutazione delle competenze e dei risultati ottenuti. L'obiettivo è superare un sistema giudicato troppo rigido e poco incentivante, che spesso penalizza i profili più qualificati e spinge i migliori talenti verso il settore privato.Il nuovo sistema permetterebbe di valorizzare le diverse competenze dei dipendenti pubblici, favorendo la mobilità interna e l'assegnazione di incarichi sulla base delle effettive capacità.
In questo modo, si premierebbero le performance individuali, si stimolerebbe la motivazione dei dipendenti e si migliorerebbe la qualità dei servizi offerti alla cittadinanza.Il Ministro, infatti, ha detto numerose volte:"Se per fare carriera devo sempre e solo passare un concorso, sono incentivato a studiare di più che a raggiungere gli obiettivi che l'amministrazione dà".Con le novità da apportare, si otterrebbe un sistema di carriera più dinamico e meritocratico, che potrebbe rendere la PA più attrattiva per i giovani e per i professionisti qualificati.
Novità carriere Pa: quali saranno le sfide da affrontare?La riforma si presenta come una sfida complessa, che richiede di superare diversi ostacoli.In primis, c'è l'art.97 della Costituzione, che prevede che "agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso". L'articolo si rivolge, ovviamente, anche ai ruoli dirigenziali.Ma, sempre nell'articolo, si dice che l'obbligo di concorso può trovare eccezioni "nei casi stabiliti dalla legge", come, ad esempio, nel caso di prefetti e diplomatici. In questi casi, il concorso serve ad accedere alla carriera, che poi si sviluppa mediante valutazioni individuali.Inoltre, la nuova proposta potrebbe incontrare delle resistenze interne, da parte di alcune categorie di dipendenti pubblici, preoccupati per la propria posizione e i possibili cambiamenti organizzativi.Nonostante le difficoltà, la riforma della PA rappresenterebbe un passo fondamentale per rendere l'amministrazione pubblica più efficiente, moderna e al servizio dei cittadini. La valorizzazione delle competenze e delle performance individuali è un elemento chiave per raggiungere questo obiettivo.