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rassegna stampa del 2 ottobre 2024

lentepubblica.it
I permessi Legge 104 possono essere utilizzati per assistere un amico?

Vediamo se i permessi Legge 104 possono essere utilizzati per assistere un amico con disabilità: ecco i casi possibili.
Come sappiamo, la Legge 104/1992, contiene diverse misure e agevolazioni per le persone con disabilità.Tra queste agevolazioni, ci sono anche i permessi retribuiti per assistere i propri cari.Ma in questa categoria, possono essere inclusi anche gli amici con disabilità?Ecco cosa dice la legge.Permessi legge 104: è possibile usufruirne per amici con disabilità?Tradizionalmente, i permessi per assistere una persona con disabilità grave erano riservati a coniugi, parenti e affini entro un certo grado. Questo è definito nell'art.3, comma 3 e 33 della Legge 104/1992.Tuttavia, negli ultimi anni, la legislazione si è evoluta, ampliando la platea dei beneficiari.Grazie alla legge Cirinnà, ad esempio, le agevolazioni sono state estese anche per le parti di un'unione civile, per la clausola di salvaguardia con funzione antidiscriminatoria, presente nell'art.1, comma 20 della Legge n°76 del 2016.Inoltre, la Corte Costituzionale (nella sentenza n°213 del 5 luglio 2016) ha esteso il diritto ai permessi anche ai conviventi di fatto, a patto che possano dimostrare una stabile convivenza.La "convivenza stabile" non si limita ai legami di parentela o affinità. Ma è una definizione che può essere estesa anche ad un'amicizia profonda e duratura.Se testimoniata da una dichiarazione anagrafica, può essere considerata un motivo valido per richiedere i permessi. Ciò significa che, ad esempio, un amico che convive con una persona disabile può assentarsi dal lavoro per assisterla.Perciò, per poter usufruire dei permessi Legge 104, per un amico con disabilità, bisognerà dimostrare la convivenza.L'eliminazione del "referente unico"Un'altra importante novità è l'eliminazione del concetto di "referente unico" per l'assistenza.Oggi, infatti, più persone possono alternarsi nell'assistenza di una persona disabile, dividendo tra loro i tre giorni mensili di permesso. Questo significa che un familiare e un amico convivente possono entrambi usufruire dei permessi, a patto che la persona disabile ne abbia bisogno.I diritti del lavoratore con disabilitàÈ importante ricordare che anche il lavoratore con disabilità grave ha diritto a usufruire personalmente dei permessi o dei riposi orari giornalieri previsti dalla legge. Inoltre, può fruire dei permessi per sé stesso, contemporaneamente a quelli concessi agli assistenti nello stesso mese.La normativa sui permessi per assistere persone con disabilità è in continua evoluzione, sempre più inclusiva e attenta alle diverse forme di relazione.
Questo dimostra come la società stia diventando sempre più consapevole dell'importanza di garantire una vita dignitosa e autonoma alle persone con disabilità e ai loro caregiver.


AGRIGENTONOTIZIE
Incidente sulla provinciale di Aragona: scontro fra scooter e l'auto del sindaco, 14enne in ospedaleI medici del San Giovanni di Dio hanno diagnosticato traumi sparsi al minorenne che non è in pericolo di vita. Il primo cittadino è invece rimasto illeso
Scontro fra scooter e auto, una Volkswagen Golf guidata dal sindaco Giuseppe Pendolino, lungo la strada provinciale 3, in zona Aragona Caldare. A restare ferito, un quattordicenne di Aragona che era in sella al suo ciclomotore Gilera. Il minorenne è stato subito soccorso, prima dallo stesso sindaco e poi dagli operatori del 118 che lo hanno trasferito al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. 
I medici gli hanno diagnosticato traumi sparsi sul corpo, ma per fortuna non versa in pericolo di vita. Il sindaco di Aragona è rimasto illeso. I carabinieri si sono occupati dei rilievi per ricostruire la dinamica dell'incidente stradale. 


ILSICILIALIA.IT
Riforma degli Enti locali, primo round all'Ars: si cerca l'accordo prendendo tempo sugli emendamenti
Si chiude il primo round all'Ars sul ddl enti locali. Uno dei testi più attesi dai 391 comuni siciliani è arrivato in aula per la discussione generale. La seduta d'aula si è contraddistinta, intorno alle 17, per il minuto di silenzio tenuto in memoria delle 37 vittime dell'alluvione di Giampielieri verificatasi nel 2009. Ad aprire i lavori è stato il deputato regionale della Nuova Dc Ignazio Abbate, presidente della commissione Affari istituzionali e relatore del disegno di legge in questione. "Finalmente si è imboccata la strada giusta per la trattazione del ddl enti locali - ha evidenziato il parlamentare democristiano -. Un testo che prevede una serie di norme importanti per i comuni siciliani: dai revisori dei conti alla nuova gestione della parte governativa".
Si cerca una quadra attendono i pareri sugli emendamenti
Il dibattito si è fermato alla discussione generale. L'aula si è poi data un po' di tempo sugli emendamenti. Quelli a rilevanza economica dovranno andare domani in commissione Bilancio. Dopodichè, quelli che otterranno il parere positivo dell'organo regionale e tutti gli altri che non prevedono modifiche di spesa saranno attesi dalla commissione Affari Istituzionali fra l'8 e il 9 ottobre. Il ddl enti locali dovrebbe così tornare nell'agenda dell'Ars il prossimo 15 ottobre per la discussione degli emendamenti. Tempo che permetterà ai parlamentari regionali di cercare una quadra che in generale sembra esserci ma che dovrà far fronte alle diverse sensibilità che regnano all'interno dei partiti su alcuni temi.
L'assessore in più per i comuni, Di Paola interviene in aula
I lavori hanno visto l'intervento di diversi consiglieri d'opposizione, i quali hanno annunciato il contenuto di alcuni dei 350 emendamenti presentati al testo. Fra questi risulta anche quello aggiuntivo, che riporta la firma del coordinatore regionale del M5S Nuccio Di Paola, che cerca di riportare dentro al disegno di legge la figura dell'assessore in più per i comuni siciliani. Una mossa sulla quale dai corridoi di Sala d'Ercole filtra qualche mal di pancia da alcuni esponenti pentastellati. "E' l'azione parlamentare che fa la differenza - sottolinea Di Paola in aula -. Dobbiamo utilizzare tutti i mezzi forniti dal regolamento dell'Ars, il quale ci dà la possibilità di ricorrere anche al voto segreto. Spero che il tempo necessario porti consiglio".
Gli appunti delle opposizioni, Cateno De Luca chiede ritiro del testo
Durante la discussione generale è intervenuto anche il deputato regionale del PD Mario Giambona. L'esponente Dem palermitano ha ricordato l'impegno del gruppo d'opposizione sull'inserimento degli elenchi per i presidenti del Collegio dei Revisori dei Comuni siciliani. Secondo il parlamentare, è "un modo di garantire una definizione del collegio che non sia discrezionale".
Critico l'intervento del deputato regionale del M5S Jose Marano, la quale chiede modifiche alla norma sulla parità di genere. "Secondo me si va a velocità diverse. Il Mondo va in direzione, l'Ars va in un'altra. Con i numeri e le percentuali basse delle donne in politica, sinceramente non mi sembra una norma che incentiva i partiti a nominare le donne nelle Giunte. E' in controtendenza con ogni obiettivo che si ci pone a livello istituzionale. Per questo motivo ho presentato un emendamento che alza la soglia al 50%. La parità di genere non si raggiunge con le passerelle. Se si crede in quello che si dice, visto che siamo legislatura, dobbiamo consentire che quello che diciamo venga attuato". Cateno De Luca chiede invece "che il testo venga ritirato, torni in commissione e gli venga data un disegno organico".


LIVESICILIA
Schifani: "Serve una stima sui costi degli svantaggi dell'insularità""Va concordata con il Governo centrale", spiega il Presidente
PALERMO - Per il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, i costi degli svantaggi derivanti dall'insularità "le quantificazioni possono variare, i parametri essere integrati e ponderati, ma ciò che occorre definire, e la mia Regione offre ogni supporto che possa esser ritenuto utile, è una tempestiva e puntuale stima dei costi degli svantaggi derivanti dall'insularità, concordata con il Governo centrale, che consenta di intervenire sulle diverse funzioni. E ciò ancor più in una fase rilevante come si prospetta quella attuativa del regionalismo differenziato".
L'esempio
E nella relazione consegnata alla commissione bicamerale per l'insularità, presieduta dal deputato Tommaso Calderone, Schifani ha citato l'esempio dell'energia e in particolare le rinnovabili come caso "emblematico dell'ancora inadeguato livello di considerazione del principio di coesione insulare".
"Costi energetici elevati"
"I costi energetici nelle Isole, come noto, sono più elevati che nell'Italia continentale e ciò aggrava ulteriormente, rispetto agli elementi di penalizzazione che scaturiscono dall'insularità, il divario e lo svantaggio competitivo per imprese e professionisti - ha detto Schifani -. Il paradosso è poi rappresentato dalla circostanza che lo sforzo che viene richiesto alle due Isole maggiori in termini di contributo energetico rinnovabile è maggiore in proporzione alle altre Regioni italiane, con conseguente maggior consumo di suolo ed incidenza sull'agricoltura ed il paesaggio".
Il fondo per Regioni e Province
E ha ricordato che il dl energia del 2023 ha istituito un fondo per Regioni e Province autonome da 200 milioni l'anno fino al 2032 per misure di compensazione e riequilibrio ambientale e territoriale a fronte dell'installazione di impianti rinnovabili in aree idonee.
"Tale fondo, che in sede di conversione è stato ulteriormente modificato in ordine alla strutturazione, finalità e modalità di assegnazione, ed attende ancora la ripartizione, peraltro connessa alla determinazione delle aree idonee", ha chiosato.
La Costituzione
"Il principio di coesione insulare, sebbene introdotto in Costituzione con ampia condivisione, rischia di rimanere quindi sostanzialmente atrofizzato senza tradursi in conseguenze concrete nella legislazione, nei piani e programmi, innescando il pericolo di divenire ulteriore elemento che perpetua lo stato di svilimento e degrado che attanaglia l'autonomia - ha concluso -.
C'è un complesso negoziato da svolgere, consapevoli che le risorse sono limitate e che occorre mantenere la solidarietà tra i territori e la competitività dell'Italia".


QDS
Ddl enti locali, 350 emendamenti per una riforma senza sostanza  Arriva in aula al suo quarto disperato tentativo, ma il risultato non convince neanche la maggioranza
Tra ritorni in commissione e stralci, il Ddl sul riordino degli Enti locali arriva in aula al suo quarto disperato tentativo, ma il risultato non convince neanche la maggioranza. Ci sono 350 emendamenti al testo licenziato dalla I Commissione Affari istituzionali, malgrado il risultato sia frutto delle audizioni con l'ANCI, con l'associazione degli amministratori degli enti locali, con dirigenti regionali e con rappresentanti degli ordini professionali e dei revisori legali oltre, successivamente, il parere della II Commissione Bilancio per il parere favorevole alla copertura finanziaria per le spese relative al "tagliando antifrode" voluto dal Movimento 5 stelle. Il testo non convince le opposizioni, che lo ritengono privo di finalità tipiche delle riforme, e anche tra le fila della maggioranza il raggiungimento del risultato finale sembra essere passato tra lunghi confronti e compromessi su interventi mirati.
Un Ddl in aula all'ARS senza convinzione
Già al mattino le voci che circolavano volevano un Ddl che approdato, in aula giusto il tempo di ammirare Sala d'Ercole, sarebbe stato rispedito in Commissione. Una Sala d'Ercole peraltro facile da ammirare, visto che erano presenti circa un terzo dei parlamentari. Avviati i lavori dal presidente Gaetano Galvagno, la seduta è stata poi affidata alla vicepresidente Luisa Lantieri. La sequenza di interventi, con una conferenza dei capigruppo da molti attesa o pronosticata, ha dato il via alla demolizione del testo in evidente intenzione di voto. Assente il governo, a tratti rappresentato dall'assessore agli Enti locali Andrea Messina non sempre in aula. Assente gran parte della maggioranza, che ha affidato ad un timido intervento la difesa del Ddl. Vivace invece l'analisi del testo all'esame della discussione generale da parte degli onorevoli Antonello Cracolici, Nuccio di Paola, Cateno De Luca.
Per Cracolici Ddl da riscrivere, Lantieri si complimenta
"Questo è un disegno di legge che non ha né capo né coda, e non si concentra sui problemi reali degli enti locali: siamo la terra con il più alto numero di comuni in dissesto o pre-dissesto, c'è un tema della rappresentanza di genere che non può essere interpretato come una concessione, ma soprattutto c'è una deriva molto pericolosa che riguarda il condizionamento, da parte della criminalità organizzata, degli atti dei nostri comuni e delle nostre amministrazioni, come ho sottolineato nella relazione conclusiva della commissione antimafia". Questo il giudizio del presidente della commissione Antimafia all'Ars, il dem Antonello Cracolici, intervenuto sul Ddl all'esame dell'aula. Intervento valso perfino i complimenti della presidente forzista Lantieri per la sua puntualità. "C'è un abbassamento della guardia nei confronti dei rischi di infiltrazione mafiosa", ha aggiunto Cracolici precisando che a suo avviso "la riforma degli enti locali deve invece rigenerare un rapporto fecondo tra questi enti e le istituzioni" perché "non possiamo assistere al degrado delle istituzioni". In conclusione, per Cracolici "questo Ddl va ripensato e riscritto".
Nessuna visione né obiettivi, solo un omnibus per il territorio
Il presidente della commissione Antimafia dell'ARS non è stato l'unico a proporre di rispedire al mittente il Ddl Enti locali. Jose Marano, del Movimento 5 stelle, si è sferrata contro le quote rosa in giunta previste al minimo del 20% per i comuni sopra i tremila abitanti, stabilito invece al 40% a livello nazionale. "Siamo di fronte ad un clamoroso passo indietro in quel cammino di emancipazione delle donne che dovrebbe vedere le istituzioni impegnate in prima linea, uomini inclusi", afferma la parlamentare pentastellata. Cateno De Luca, di Sud chiama Nord, non le manda a dire e definisce il Ddl "un pacco di stronzate che ovviamente squalificano questo parlamento". Secondo De Luca, "questo parlamento, quando si occupa di Enti locali fa solo danno" ed è "offensivo mettere all'ordine del giorno dell'aula un testo così sconclusionato". Sulla stessa linea gli altri interventi. Per la pentastellata Roberta Schillaci il Ddl "fa acqua da tutte le parti". Per il dem Emanuele Di Pasquale "questa norma non è una norma, è l'aggiustamento di una serie di esigenze della maggioranza". Per il vicepresidente vicario dell'ARS, il pentastellato Nuccio Di Paola, "non c'è una visione dalla maggioranza sugli enti locali".
Cosa prevede il Ddl sugli Enti locali
Il testo della proposta riforma approdata ieri in aula all'ARS si compone di dodici articoli, molti dei quali fortemente contestati. Come la rappresentanza di genere nelle giunte dei comuni con popolazione superiore ai tremila abitanti disciplinata dall'articolo 2. Ci sono poi il riordino dei revisori, la rieleggibilità per i sindaci al terzo mandato, l'abrogazione delle sanzioni finanziarie e della nomina dei commissari ad acta per i comuni inadempienti per la relazione sullo stato di attuazione del programma presentata dal sindaco al Consiglio comunale, l'aumento del numero dei componenti delle giunte comunali valso al Ddl il nomignolo di "poltronificio" al pari del "consigliere supplente" definito tale da Antonio De Luca. Infine, anche l'articolo che "modifica la normativa regionale in materia di mozione di sfiducia per il sindaco da parte del consiglio comunale aumentando il numero di voti necessari all'approvazione della suddetta mozione". L'insieme, nella descrizione di Antonello Cracolici, è "un mosaico composto con tanti tasselli, ma alla fine il disegno non si capisce qual è".
Il lavoro dell'ARS sul Ddl per le prossime settimane
A chiusura lavori d'aula non c'è stata poi alcuna conferenza dei capigruppo ed il Ddl si è quindi incardinato in un iter che potrebbe vedere i parlamentari siciliani impegnati per settimane su discussione e votazione degli emendamenti. Alcuni salteranno, altri resteranno per inevitabile parere favorevole negli uffici in cui verrà predisposto il lavoro in vista della seduta del 15 ottobre. La maggioranza dovrà partecipare ad ogni seduta senza assenze, mentre l'opposizione avrà gioco facile per fare tiro al piattello su ogni votazione. In ogni caso, due anni di attesa per la riforma degli Enti locali non risultano sufficienti e il Ddl rischia adesso di naufragare dopo una lunga e lenta deriva. Resta quindi aperta la partita sui Comuni, mentre al momento sembra chiusa quella sulle Province. Dopo la crisi tra la Presidenza della Regione e l'azionista Fratelli d'Italia in Giunta regionale, le riforme strutturali sulla riorganizzazione degli avamposti istituzionali della Regione Siciliana non sembrano trovare la quadra in maggioranza.

















































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