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rassegna stampa del 3 ottobre 2024

LIVESICILIA.IT

Sicilia, 474 discariche da bonificare. Amenta: "Puntiamo sul fotovoltaico"
PALERMO - Quasi 500 discariche, in Sicilia, devono essere bonificate. Dopo il vertice alla Regione, Paolo Amenta, presidente dell'Anci, lancia una proposta: "Bonificare le discariche - dice a LiveSicilia - e poi utilizzare le aree per installare impianti fotovoltaici".
Sicilia, il piano operativo
L'assessore regionale all'Energia Roberto Di Mauro ha annunciato un piano operativo decennale "per mettere in sicurezza e bonificare le discariche pubbliche dismesse dell'Isola e procedere al risanamento ambientale delle aree che risultano inquinate".
Le parole dell'assessore
"L'iniziativa - ha detto Di Mauro - rientra nella più ampia azione che il governo Schifani sta ponendo in campo col primario interesse di tutelare l'ambiente e la salubrità dei luoghi. Il primo passo di un più articolato percorso volto a permettere ai Comuni che riscontreranno la persistente presenza di elementi inquinanti di procedere alla bonifica dei siti".
Interviene Amenta
Il presidente di Anci Sicilia non ha dubbi: "Si tratta di un provvedimento interessantissimo, ho fatto anche una proposta all'assessore Di Mauro, abbiamo 474 discariche da bonificare e potrebbero rappresentare per i Comuni siciliani una piattaforma su cui costruire impianti fotovoltaici al posto dei terreni agricoli".
Previsto lo stanziamento di 1,5 milioni di euro per le verifiche preliminari, ulteriori 10 milioni di euro potrebbero essere destinati alle bonifiche, ma il provvedimento deve passare dall'Ars.

QDS

Manovra 2025, meno tasse per chi guadagna più di 28mila euro l'anno: le novità
Stefano Scibilia  
Il governo vuole ridurre il peso dell'Irpef
Una delle novità in discussione in vista dell'approvazione della nuova Legge di Bilancio 2025 riguarda il fatto che potrebbero esserci meno tasse nel 2025 per chi guadagna più di 28mila euro euro. Nello specifico si tratta di un percorso iniziato lo scorso anno quando da quattro aliquote e scaglioni si è passati a tre accorpando il primo e secondo scaglione di reddito per andare a tutelare le fasce più deboli della popolazione. L'intervento a cui si mira nel 2025, invece, riguardano una riduzione del peso dell'Irpef.
Manovra 2025, si studiano le riduzioni
Una delle ipotesi più accreditate in vista della Manovra 2025 riguarda la riduzione del secondo scaglione di reddito, quello che si riferisce a chi guadagna tra 28mila e 50mila euro. Per queste tipologie di reddito oggi è prevista un'aliquota al 35%.L'ipotesi vorrebbe che questa aliquota sia abbassata di due punti percentuali portandola dal 35% al 33%.
Taglio tasse solo per chi guadagna oltre 50.000 euro. L'intervento dello scorso anno ha portato all'accorpamento dei primi due scaglioni di reddito sotto un'unica aliquota, quella del 23%. L'intervento di quest'anno, invece, potrebbe essere mirato a chi guadagna oltre 50.000 euro e non ha beneficiato della sforbiciata dello scorso anno (a causa dell'inserimento della franchigia di 260 euro sulle detrazioni che ha annullato il risparmio sull'Irpef).Intervenire sull'aliquota al 43% per limitare la tassazione dell'ultimo scaglione sembra molto inverosimile, visto che l'intervento richiederebbe molte risorse che, oggi, non ci sono.
Manovra 2025, favorire i redditi più bassi
L'obiettivo, quindi, è quello di intervenire soprattutto a favore di chi ha redditi compresi tra 50mila e 60mila euro, anche se primariamente è intenzione del Governo destinare le risorse ai redditi più bassi. Agire sui redditi del ceto medio (che non rientra in quello ricco) potrebbe, secondo quanto fatto trapelare, essere non solo un intervento dettato da ragioni di equità fiscale ma anche di ordine economico per gli effetti che il taglio delle tasse potrebbe avere sulla domanda interna.

Testo enti locali, Cateno De Luca: "Un insulto al parlamento e ai siciliani"
"È evidente che questo testo sembra rispondere più alle esigenze della maggioranza di distribuire contentini e prebende, piuttosto che affrontare seriamente le problematiche degli enti locali", ha dichiarato Cateno De Luca, leader di Sud Chiama Nord, a proposito del testo in discussione. "Questa norma è un puzzle di incongruenze che squalificano questo Parlamento. Siamo arrivati al punto di tenere il territorio a guinzaglio attraverso operazioni parassitarie e affaristiche. Ogni volta che il Parlamento si occupa di enti locali, produce solo danni. Sembra davvero che i deputati non svolgono il loro ruolo legislativo, ma diventano semplici portatori di interessi locali e personali", ha proseguito De Luca.
Testo enti locali, Cateno De Luca: "Scoordinato e sconclusionato""È offensivo e inaccettabile portare in aula un testo così scoordinato e sconclusionato. Gli enti locali dovrebbero essere trattati con una visione ben diversa partendo anche dalla pavidità del presidente Schifani, che ha perso l'occasione, in qualità di commissario per l'emergenza idrica, di nominare i sindaci come soggetti attuatori, consentendo loro di affrontare l'emergenza con maggiore celerità", sottolinea De Luca.
De Luca ha poi rimarcato: "questo Parlamento deve occuparsi seriamente del sistema delle autonomie locali, con rigore e serietà, e non attraverso interventi che sollevano forti perplessità anche dal punto di vista contabile. È volgare il modo in cui la maggioranza ha portato questo testo in aula. L'attenzione di questo Parlamento verso gli enti locali si è manifestata in modo preoccupante, anche con l'ennesimo tentativo di cancellare una norma fondamentale: quella che prevede sanzioni per i sindaci che non presentano la relazione annuale sull'attuazione del proprio programma al consiglio comunale. È già la quarta volta che la maggioranza tenta di abrogare questo provvedimento, che io stesso ho introdotto durante la legge di stabilità".
Testo enti locali, Cateno De Luca: "Sud Chiama Nord non sarà complice"
"La maggioranza sembra piegata a una logica di protezione di quei sindaci che preferiscono l'omertà, rifiutandosi di rendere conto del proprio operato. Per noi, questa logica è inaccettabile. L'omertà è un atteggiamento che appartiene a una cultura che non può assolutamente essere associata a chi rappresenta le massime istituzioni. Ritornando dunque al testo in discussione oggi, non è accettabile che dietro ogni articolo di questa norma ci siano nomi e cognomi di interessi particolari. Se la maggioranza si è ridotta a questo, Sud Chiama Nord non sarà complice. Chiediamo che il testo venga ritirato, riportato in commissione e rivisto in modo organico e coerente," ha concluso De Luca.


AGRIGENTOOGGI.IT

Intervento strutturale per risolvere l'emergenza idrica in Sicilia: Schifani pianifica ristrutturazione rete idrica di Agrigento
"Ci stiamo muovendo per tamponare l'emergenza idrica però facendo in modo che queste misure facciano parte di un intervento strutturale, non buttare soldi a pioggia ma fare in modo che sia l'inizio di un percorso di ristrutturazione della rete idrica di Agrigento, di quella di Caltanissetta, di sistemazione di alcune realtà inserite in un progetto più ampio". Così il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani.
"Dobbiamo cominciare a guardare ormai con la desertificazione e con le mutazioni climatiche, specialmente noi che siamo un'isola, al tema del riutilizzo delle acque del mare - ha aggiunto il governatore -. Lo hanno fatto paesi come Dubai e gli Emirati Arabi, vivono di questo perché lì non piove mai. Penso che la Sicilia debba cominciare a guardare con coraggio, ma con convinzione, alla soluzione del problema attraverso l'utilizzo dell'acqua del mare, la desalinizzazione e grossi impianti di potabilizzazione. Questo è lo scenario al quale io guardo e penso sia uno scenario obbligatorio".


AGRIGENTONOTIZIE

Servizi aggiuntivi destinati agli studenti disabili, ecco i fondi assegnati dalla Regione
L'assessorato regionale della Famiglia e delle politiche sociali ha pubblicato il decreto in favore dei Distretti socio sanitariRedazione 
Cinque milioni di euro per i servizi Asacom e per quelli integrativi, aggiuntivi e migliorativi destinati agli alunni disabili che frequentano scuole comunali dell'infanzia, primarie e secondarie di primo grado. L'assessorato regionale della Famiglia e delle politiche sociali ha pubblicato il decreto in favore dei Distretti socio sanitari.
"Abbiamo impegnato la somma al fine di scongiurare eventuali interruzioni di servizi essenziali - dichiara l'assessore Nuccia Albano -. L'intero ammontare garantirà, infatti, il prosieguo dei servizi di assistenza relativi all'anno scolastico 2024-2025. L'obiettivo del governo Schifani è quello di consentire a tutti pari diritti e dignità, nessuno deve essere lasciato indietro". 
L'importo viene assegnato sulla base del numero di disabili minori gravissimi comunicato dai singoli distretti socio-sanitari, riconosciuti dall'unità di valutazione multidisciplinare o dal medico specialista dell'Asp di residenza dell'alunno, ad "alta intensità di cura".


SOLDI PUBBLICI
Oltre sette milioni di debiti, la Srr rifiuti va verso il fallimento: via alle procedure di concordato
Quasi quattro milioni le somme mai versate dai comuni soci: a pesare però anche le cause di lavoro di ex dipendenti. Ecco tutti i paesi e le città che compongono la società per la regolamentazione del servizio per la gestione dei rifiuti
Si avvia verso il fallimento la Srr Agrigento Est, la società di regolamentazione dei rifiuti che copre larga parte della provincia. Nei prossimi giorni, infatti, si terrà la votazione dei creditori e dei soci per accedere alla procedura del concordato preventivo, che potrebbe consentire una parziale riduzione delle somme dovute. Nella relazione pubblicata, infatti, il commissario giudiziale "lima" di ben 400 mila euro i quasi 7 milioni di euro di debiti contratti in questi anni.
Una fine per la società che non è esattamente una sorpresa: già da due anni si parla della possibilità di liquidare tutto a causa dell'enorme mole di debiti accumulati nel tempo anche a causa dei comuni soci.
A comporre la Srr sono Agrigento, Licata, Canicattì, Favara, Palma di Montechiaro, Porto Empedocle, Raffadali, Ravanusa, Campobello di Licata, Aragona, Racalmuto, Casteltermini, Naro, San Giovanni Gemini, Cammarata, Lampedusa e Linosa, Grotte, Siculiana, Realmonte, Castrofilippo, Santa Elisabetta, Montallegro, Camastra, Sant'Angelo Muxaro, Joppolo Giancaxio e Comitini. 
Nella relazione si legge che il tracollo "da un canto origina dalle difficoltà della Srr ad incassare i crediti vantanti verso alcuni comuni soci, in particolare, Licata, Naro, Canicattì, Palma di Montechiaro, Porto Empedocle e altri. Tali ritardi hanno determinato, già nel corso del 2021, i mancati pagamenti delle ritenute fiscali e previdenziali nonché delle imposte, con conseguente applicazione di sanzioni ed interessi per ritardati versamenti".
Ma non solo: a questo si aggiunge un altro fronte, tutto interno. Srr ha infatti dovuto fare fronte, nel corso del 2021 e 2022,  a numerose cause di lavoro intentate da alcuni dipendenti ex Dedalo Ambiente per il riconoscimento del cosiddetto 'superminimo', una somma che veniva versata al personale e che la Srr non ha mai riconosciuto se non attraverso sentenze, molte delle quali poi divenute esecutive. Si parla di importi dovuti ai lavoratori dal 2017 in poi, cui aggiungere interessi e spese legali. Cosa accadrà adesso? La fase di liquidazione non sarà breve, ma è chiaro che i sindaci dovranno avviare la creazione di una nuova struttura societaria per la gestione del servizio rifiuti nell'ambito, e con gli appalti ormai in scadenza ovunque, questo potrebbe portare a nuove proroghe a pioggia.

RIFIUTI

Bonificare le discariche dismesse e inquinate: varato un piano decennale
Lo ha annunciato, d'intesa con il presidente della Regione Renato Schifani, l'assessore regionale all'Energia Roberto Di Mauro: "Primario interesse di questo governo di tutelare l'ambiente e la salubrità dei luoghi"
Un piano operativo decennale per mettere in sicurezza e bonificare le discariche pubbliche dismesse dell'Isola e procedere al risanamento ambientale delle aree che risultano inquinate. Lo ha annunciato, d'intesa con il presidente della Regione Renato Schifani, l'assessore regionale all'Energia e ai Servizi di pubblica utilità Roberto Di Mauro nel corso di un incontro che si è svolto questa mattina con l'Anci Sicilia. In particolare, l'assessore ha preannunciato che nei prossimi giorni sarà pubblicato un avviso pubblico con cui i Comuni potranno accedere alle risorse per eseguire le indagini necessarie per accertare l'attuale grado di contaminazione dei siti.
"L'iniziativa - ha detto Di Mauro - rientra nella più ampia azione che il governo Schifani sta ponendo in campo col primario interesse di tutelare l'ambiente e la salubrità dei luoghi. Il primo passo di un più articolato percorso volto a permettere ai Comuni che riscontreranno la persistente presenza di elementi inquinanti di procedere alla bonifica dei siti".
All'incontro, oltre all'assessore, erano presenti il dirigente generale del dipartimento Acqua e rifiuti Arturo Vallone e il capo di gabinetto dell'assessorato Filiberto Fiorito, oltre al presidente regionale dell'Anci Sicilia Paolo Amenta, il vice presidente Leonardo Spera e il segretario generale Mario Alvano. Prossimamente, sarà organizzato un nuovo confronto tra le parti al fine di effettuare una periodica verifica del corso e dello stato degli interventi.

ILSICILIA.IT

DI MAURO: "CHIESTI ALTRI TRENTACINQUE MILIONI CONTRO LA CRISI IDRICA, I TERMOVALORIZZATORI SONO LA SOLUZIONE FINALE"
Redazione

L'assessore regionale all'Energia Roberto Di Mauro è intervenuto in videoconferenza con la Commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall'insularità. Tra i temi principali crisi idrica, dissalatori e piano rifiuti.  
CRISI IDRICA
Per contrastare l'emergenza idrica "abbiamo avuto un finanziamento di 20 milioni di euro dallo Stato, mentre la Regione ha stanziato 8,5 milioni. Questi fondi sono serviti a coprire la rigenerazione di pozzi e autobotti; ieri con il presidente Schifani abbiamo chiesto un'anticipazione di 35 milioni per adempiere a una serie di sollecitazioni emergenziali". Sui dissalatori "siamo finalmente a una soluzione con impianti nelle aree di Gela, Trapani e Porto Empedocle: non vorremmo trovarci la prossima estate in grave pericolo".
Sul fronte dighe "il problema principale è il rischio sismico: abbiamo realizzato una serie di progetti da 6 milioni di euro circa, più altri con un finanziamento Fsc da 139 milioni, con l'obiettivo di completarli nel minor tempo possibile. Contro l'assenza di pioggia a ottobre stiamo lavorando per interventi immediati".
RIFIUTI
"Sulla discarica di Sciacca è stato fatto l'appalto, a Palermo il progetto è già redatto e attendiamo il finanziamento da 6,8 miliardi del Fondo sviluppo e coesione e l'ok della Corte dei conti, a Trapani i lavori saranno conclusi entro l'anno: con questi interventi la Sicilia occidentale sarà a posto per quanto riguarda le discariche, mentre in quella orientale le opere saranno tutte inserite nei finanziamenti del Fondo sviluppo e coesione". "Da quando ci siamo insediati abbiamo cercato di acquisire tutti i punti di forza e debolezza del sistema rifiuti: il piano precedente non era stato condiviso dalla Commissione europea, quindi abbiamo attivato un'interlocuzione per conoscere meglio dati e flussi e stilare un nuovo piano. Il nostro indirizzo era realizzare una rete impiantistica che definisse un percorso definito e virtuoso. È emerso come la Sicilia orientale fosse sprovvista di discariche, mentre quella occidentale reggeva l'urto della produzione di rifiuti che in Sicilia è ascrivibile a 2,2 tonnellate, con l'incidenza della raccolta differenziata che è passata dal 44% al 54%. Nell'area occidentale della regione c'è una certa carenza solo nel territorio di Palermo, dove la realizzazione della settima vasca di Bellolampo ha dato una risposta immediata al territorio ma non basta: abbiamo previsto l'ampliamento di nuove discariche in Sicilia occidentale, dando un indirizzo specifico a Sciacca e Trapani. Abbiamo immaginato anche una modifica al sistema impiantistico dei Tmb, perché non siamo soddisfatti del lavoro prodotto. In Sicilia orientale ci siamo orientati sulla realizzazione di piattaforme finalizzate a ridurre al massimo il trattamento dei rifiuti, affinché questi confluiscano poi nei termovalorizzatori che sono la soluzione finale di questo piano".

ITALIAOGGI

Nell'appalto di manodopera spazio alle deduzioni e detrazioni
L'appalto di mera prestazione di mano d'opera è legittimo a condizione che la sua direzione ed il suo coordinamento facciano capo all'appaltatore e che quest'ultimo corra un effettivo rischio di impresa. Ricorrendo tali circostanze, non configurandosi una illegittima somministrazione di manodopera, agli effetti fiscali, il committente è legittimato a dedurre i relativi costi dalla base imponibile dei tributi diretti (inclusa l'Irap), nonché a detrarre l'iva addebitagli dalla controparte. In questi termini si è espressa la Cgt di 1° grado di Reggio nell'Emilia, Sez. 1, con sentenza n. 182/2024. Nei fatti di causa l'ufficio aveva sindacato la genuinità dello schema negoziale di appalto, evidenziando elementi a supporto della sua sostanziale riconducibilità ad una somministrazione illecita di forza lavoro, tale da fondare l'inesistenza soggettiva delle prestazioni, con i conseguenti risvolti fiscali in capo al committente. I giudici di primo grado hanno richiamato in proposito i principi espressi dalla Corte di Cassazione, secondo cui, ai fini della valutazione della deduzione di componenti negativi di reddito e della detrazione dell'IVA, la distinzione tra appalto genuino di cui all'art.1655 cod. civ. e l'illecita somministrazione di manodopera si individua nella concorrenza dei requisiti di assunzione del rischio di impresa e di direzione ed organizzazione di mezzi e materiali necessari da parte dell'appaltatore, tenendo presente che l'organizzazione può anche essere minima negli appalti cd. "leggeri" a prevalenza di apporto personale di unità specializzate, mentre negli appalti cd. "labour intensive" il requisito si sostanzia soprattutto nell'esercizio del potere direttivo dei mezzi e materiali (Cass.20591/2024). Dunque, nell'ipotesi di appalti ad alta intensità di manodopera all'appaltatore deve essere affidata la realizzazione di un risultato in sé autonomo, da conseguire attraverso una effettiva e autonoma organizzazione del lavoro. Nel caso deciso dai giudici emiliani l'appalto si sostanziava in una mera prestazione di mano d'opera e l'appaltatrice metteva a disposizione del committente solo forza lavoro; è stata, pertanto, confermata la legittimità del contratto ed i conseguenti effetti sull'imposizione, in quanto l'attività era del tutto diretta e coordinata da un responsabile dell'appaltatrice e non etero diretta dalla committente.

GRANDANGOLO

Crisi idrica, Schifani punta sui dissalatori e su una nuova rete idrica ad Agrigento
La corsa ai ripari dunque è iniziata, ma il futuro è nero: gli invasi sono ormai quasi a seccoDa Redazione
Punta sul riutilizzo dell'acqua del mare, risorsa preziosa specie per un'isola, il governatore siciliano Renato Schifani che, a fronte di una crisi idrica senza precedenti che ha portato a turnazioni nel rifornimento ormai in quasi tutta la Sicilia, torna a parlare di dissalatori."Ormai con la desertificazione e con le mutazioni climatiche dobbiamo cominciare a guardare, specialmente noi che siamo un'isola, al tema del riutilizzo delle acque del mare. Lo hanno fatto paesi come Dubai e gli Emirati arabi, vivono di questo perché lì non piove mai. Penso che la Sicilia debba cominciare a guardare con coraggio, ma con convinzione, alla soluzione del problema attraverso l'utilizzo dell'acqua del mare, la desalinizzazione e grossi impianti di potabilizzazione. Questo è lo scenario al quale io guardo e penso sia uno scenario obbligatorio". Per affrontare un'emergenza che si preannuncia di lungo periodo il presidente Schifani, commissario per l'emergenza idrica in Sicilia, oltre ai dissalatori punta a interventi radicali: "dobbiamo fare in modo - spiega - che queste misure facciano parte di un intervento strutturale, non buttare soldi a pioggia ma fare in modo che sia l'inizio di un percorso di ristrutturazione della rete idrica di Agrigento, di quella di Caltanissetta, di sistemazione di alcune realtà inserite in un progetto più ampio". La corsa ai ripari dunque è iniziata, ma il futuro è nero: gli invasi sono ormai quasi a secco. Tanto che anche a Palermo, dove fino alla fine si è cercato di evitare le turnazioni, avrà, almeno in alcuni quartieri, il razionamento. Sta meglio la Sicilia orientale che, specie nel catanese, può contare sulle falde acquifere dell'Etna. Ma anche lì gli sprechi nelle reti sono impressionante: solo a Siracusa su 100 litri di acqua se ne perdono 60.

LENTEPUBBLICA

L'iscrizione nelle white list è obbligatoria per la gestione socioassistenziale e rifiuti
Un'importante precisazione in materia di appalti pubblici arriva dall'Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac).
Col parere di precontenzioso 407, approvato lo scorso 11 settembre, l'Autorità ha chiarito che l'iscrizione nelle white list è un requisito obbligatorio, non solo per l'aggiudicatario di una gara, ma anche per i subappaltatori che si occupano di servizi di ristorazione socioassistenziale. Per "white list" intendiamo gli elenchi istituiti da ogni Prefettura, utili per rendere maggiormente efficaci i controlli antimafia, nei confronti delle attività imprenditoriali considerate più a rischio di infiltrazioni mafiose.
Vediamo nel dettaglio.
Iscrizione white list: è obbligatoria anche per la gestione socioassistenziale e rifiuti
Il caso specifico riguardava una procedura aperta per l'affidamento dei servizi presso una Residenza Sanitaria Assistita (RSA) in provincia di Napoli. L'importo della gara superava i 5 milioni di euro. L'Anac ha sottolineato che l'iscrizione nelle white list, prevista dalla legge 190/2012 per le attività a rischio di infiltrazioni mafiose, rappresenta una causa di esclusione automatica da una gara. Questo perché la presenza di tentativi di infiltrazione mafiosa o l'adozione di comunicazioni antimafia sono elementi incompatibili con la partecipazione ad una procedura di affidamento di un pubblico contratto. Nel caso specifico dei servizi di ristorazione socioassistenziale, che includono la preparazione e la somministrazione dei pasti all'interno di strutture come le RSA, l'iscrizione nelle white list è obbligatoria sia per l'aggiudicatario principale che per eventuali subappaltatori a cui vengono affidate queste prestazioni. Per l'attività di ristorazione, spetta alla Stazione appaltante verificare se il subappaltatore, a cui la società intende affidare le prestazioni, risulta iscritto nelle white list della Prefettura competente territorialmente.
L'Autorità ha inoltre chiarito che, in caso di contraddizioni tra il bando di gara e il capitolato speciale, riguardo all'ammissibilità del subappalto, prevale sempre quanto stabilito nel bando.
Questa pronuncia dell'Anac rappresenta una importante conferma dell'importanza dell'iscrizione nelle white list come strumento di prevenzione e contrasto alle infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti pubblici. Le imprese che intendono partecipare a gare per l'affidamento di servizi di ristorazione socioassistenziale dovranno pertanto prestare particolare attenzione a questo requisito, sia per la propria posizione che per quella dei potenziali subappaltatori.


Pensione anticipata: varranno anche i contributi versati in malattia, disoccupazione o infortunio
di lentepubblica.it
La Cassazione ha ribaltato un suo precedente orientamento: i contributi versati in malattia, disoccupazione o infortunio varranno per la pensione anticipata: ecco cosa sapere.
La Corte di Cassazione si è pronunciata recentemente con due sentenze riguardo la pensione anticipata: le sentenze sono la n°24916/2024 e la n°24952/2024.
Queste due sentenze hanno ribaltato il precedente orientamento della Suprema Corte (la sentenza n°30265/2022) e stabiliscono che, per usufruire dell'anticipo pensionistico, non sarà più necessario avere 35 anni di contribuzione effettiva. Questo perché, nel conteggio, varranno anche i contributi figurativi.
Vediamo nel dettaglio.
Contributi malattia, disoccupazione e infortunio: saranno validi per la pensione anticipata
L'interpretazione precedente della Cassazione escludeva la contribuzione figurativa nei 35 anni richiesti, per poter accedere alla pensione anticipata. Ma con le ultime sentenze, sarà possibile conteggiare anche i contributi versati in malattia, infortunio e disoccupazione, per poter arrivare al numero richiesto. L'obiettivo delle due nuove sentenze della Cassazione è quella di favorire i lavoratori che hanno attraversato periodi di malattia, infortunio o disoccupazione, durante la carriera lavorativa. Periodi nei quali, specifichiamo, sono stati versati contributi in forma figurativa.
Come funziona l'accesso alla pensione anticipata
L'accesso alla pensione anticipata è regolamentato dal decreto legge n°201/2011 e prevede il raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e di 41 anni e 10 mesi per le donne (fino al 31 dicembre 2026), oltre ai 35 anni di contribuzione effettiva. Dal computo, inizialmente erano esclusi i periodi di disoccupazione, infortunio e malattia, nei quali il lavoratore riceveva la contribuzione figurativa. Ma adesso, anche la contribuzione figurativa potrebbe concorrere nel raggiungimento del requisito dei 35 anni di contributi. Tutto è nato da due lavoratrici che hanno richiesto l'accesso alla pensione anticipata, richiedendo anche i contributi figurativi nel calcolo.
In entrambi i casi, la Corte d'Appello aveva rigettato le richieste, adottando un'interpretazione rigida della normativa. Entrambe hanno fatto ricorso in Cassazione, facendo leva sull'art.24, comma 10, del decreto legge n°201/2011, che dice che "l'accesso alla pensione anticipata è consentito se risulta maturata un'anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne".
La Cassazione ha basato la sua decisione sull'analisi del testo di legge. Ha notato che, in altre parti della stessa legge, il legislatore ha esplicitamente distinto tra contributi effettivi e figurativi. Tuttavia, nel caso specifico della pensione anticipata in questione, non ha fatto tale distinzione. Da ciò, i giudici hanno dedotto che il legislatore non abbia voluto porre tale limitazione.
Occorre precisare, però, che per ora questa nuova interpretazione si applica solo nei confronti dei casi portati in evidenza alla Cassazione, ma potrebbero aprire un nuovo dibattito sul tema della pensione anticipata.

FOCUSICILIA

Risparmio, Sicilia "formichina" d'Italia. Fabi: messi da parte 5 miliardi in 2 anni
La Sicilia ha saputo reagire all'impennata di inflazione e all'aumento dei tassi di interesse che hanno caratterizzato il 2023, aumentando il risparmio e accendendo nuovi mutui e prestiti, con risultati migliori rispetto alla media nazionale. I dati delle nove province
di Valerio Musumeci
Durante la crisi le famiglie siciliane hanno tenuto la barra a dritta e sono riuscite persino a risparmiare, mettendo da parte "quasi cinque miliardi di euro", che portano la ricchezza finanziaria "sopra gli 81 miliardi al 31 marzo 2024". Una crescita trainata "da un forte incremento degli investimenti in titoli di stato", ma anche in altri ambiti, "fondi di investimento, polizze finanziarie e altri strumenti finanziari". A metterlo nero su bianco è il centro analisi e ricerche di Fabi, Federazione autonoma bancari italiani, nell'ultimo report su risparmio e credito. "La Sicilia ha saputo reagire all'impennata di inflazione e all'aumento dei tassi di interesse che hanno caratterizzato il 2023, aumentando i propri risparmi e accendendo nuovi mutui e prestiti", commenta il segretario regionale di Fabi, Carmelo Raffa. La tempesta non è ancora alle spalle, precisano dall'associazione, ma le famiglie dell'Isola hanno dimostrato di saper gestire "il carovita e i tassi di interesse alle stelle". Ottenendo risultati spesso "in controtendenza col dato nazionale".
Risparmio, i numeri della Sicilia secondo Fabi
Un esempio è quello del credito. "Nel 2022 i mutui e prestiti concessi ai privati in Sicilia ammontavano, al netto delle sofferenze, a 30,66 miliardi di euro, mentre a fine marzo 2024 misuravano 30,78 miliardi", scrivono gli esperti. Un aumento di poco più di 115 milioni (+0,4%), a fronte di un calo nazionale di oltre quattro miliardi (- 0,6%). Segno che in Sicilia, a differenza del resto del Paese, il mercato del credito "non si è arrestato". Al contempo Fabi precisa che l'incremento dei prestiti "non è forte, né tanto meno omogeneo sui vari territori". La provincia con la variazione maggiore è Catania, dove i prestiti erogati dalle banche crescono di oltre 123 milioni (+1,7%). Seguono Palermo (27 milioni, +0,3%), Trapani (18 milioni, +0,8%) e Siracusa (16 milioni, +0,6%). Negativo invece l'andamento dei prestiti ad Agrigento (21 milioni, -1,2%), Messina (20 milioni, -0,5%), Caltanissetta (17 milioni, -1,4%), Enna (otto milioni, -1,3%), e Ragusa (tre milioni, -0,2%). Il saldo finale dei prestiti nell'Isola, come detto, è positivo per circa cento milioni.
L'andamento dei titoli di stato e dei depositi
Anche sui titoli di stato la Sicilia ottiene risultati significativi. La cifra investita dalle famiglie negli strumenti finanziari "è cresciuta in un anno di oltre 6,5 miliardi di euro (+34,5%), superiore alla media nazionale (+30,9%)". Un dato molto positivo, scrive Fabi, che "ha ampiamente colmato il calo dei depositi, che ha visto nello stesso periodo una diminuzione di 1,7 miliardi (-2,9%), comunque inferiore alla media del Paese (-4,9%)". A incidere sono anche le scelte delle banche. "I tassi praticati, vicini allo zero, hanno spinto gli investitori verso i titoli di Stato, azioni e bond". Anziché tenere i soldi "fermi" con guadagni nulli, i risparmiatori hanno deciso di investire. Il totale dei risparmi cresce in tutte le province. Guidano la classifica Palermo (1,4 miliardi, +7,1%), Catania (1,1 miliardi, +6,9%) e Messina (860 milioni, +5,7%). Seguono Agrigento (460 milioni, +6,7%), Trapani (340 milioni, +5,8%), Ragusa (270 milioni, +6%), Siracusa (250 milioni, +4,8%), Caltanissetta (240 milioni, +5,4%) ed Enna (134 milioni, +5,5%). Risultati positivi ovunque, insomma.
Conti correnti, segnali positivi nell'Isola
Un altro segnale della "vivacità del territorio siciliano", oltre alla crescita del risparmio, degli investimenti e dei prestiti ottenuti dalle banche, è dato dall'incremento dei conti correnti. Nel 2023 hanno superato quota 2,2 milioni, "con una crescita netta di 15.122 unità, pari a +0,69%". Fabi fornisce i numeri dei conti "attivati" nelle singole province. "In valore assoluto la provincia più attiva è stata quella di Catania, che con un incremento di 4.582, ha raggiunto i 474.939 conti correnti, dai 470.357 dell'anno precedente (+0,97%)". Seguono a una certa distanza Agrigento (3.800, +2%), Palermo (2.700, +0,5%), Ragusa (2.400, +1,4%), Siracusa (1400, +0,8%), Messina (750, +0,3%) e Trapani (180, +0,1%). Come per gli altri indicatori, anche sui conti correnti la situazione non è uniforme in tutta l'Isola, con alcune zone che faticano a ingranare. "Le uniche due province che segnano una leggera flessione sono Caltanissetta e Enna, che perdono 630 e 170 conti correnti, pari rispettivamente allo 0,54% e 0,26%", concludono gli esperti di Fabi. 






































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