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rassegna stampa del 16 ottobre 2024

lentepubblica.it
Certificati di malattia e visite fiscali: i nuovi servizi Inps sull'App IoCondividi su      Sono disponibili nuovi servizi sull'App Io, riguardanti certificati di malattia e visite fiscali: ecco tutti i dettagli.Col messaggio n°3337 del 9 ottobre 2024, l'Inps ha comunicato alcune novità per i lavoratori.

Grazie ad un accordo con PagoPA, sull'App Io saranno disponibili nuovi servizi, come i certificati di malattia e le visite fiscali, disponibili sia per i lavoratori del settore pubblico e sia per quelli del settore privato.L'App Io è sempre più ricco di funzionalità per cittadini e lavoratori, soprattutto dopo l'annuncio dell'IT Wallet che arriverà (anche se solo per 50'000 cittadini) il prossimo 23 ottobre 2024 e diventerà operativo per tutti, a partire dal 5 dicembre.Ricordiamo che, per potervi accedere, bisogna utilizzare SpidCie 3.0Cns e eIDAS. Ecco cosa sapere.Nuovi servizi Inps sull'App Io: disponibili certificati di malattia e visite fiscaliI nuovi servizi, messi a disposizione dall'Inps, rientrano nei piani del Pnrr, con l'obiettivo di migliorare l'accessibilità e la trasparenza dei servizi Inps per i cittadini.
I lavoratori potranno ricevere delle notifiche in tempo reale, sia sull'emissione dei certificati di malattia e sia sulle visite fiscali di controllo.Questo nuovo sistema va a sostituire quello vecchio, che prevedeva l'utilizzo degli SMS, garantendo un maggiore monitoraggio e riducendo i tempi di attesa.Vediamo i nuovi servizi nel dettaglio.Certificati di malattia su App IoCome sappiamo, quando un dipendente (sia privato che pubblico) deve assentarsi dal lavoro, perché in malattia, deve comunicare la sua assenza al datore di lavoro.
Con questo nuovo accordo tra Inps e PagoPA, la comunicazione sarà istantanea perché avverrà sia sull'App Io che mediante l'app Inps Mobile o l'area riservata MyInps.Il dipendente, infatti, riceverà una notifica con la conferma della ricezione del certificato, con l'indicazione del Protocollo Unico del Certificato (PUC).
Dopo aver ricevuto la notifica, il dipendente dovrà verificare che i dati siano corretti col servizio Consultazione dei certificati di malattia telematici, presente sul sito dell'Inps.La comunicazione relativa al certificato sarà disponibile nell'area riservata MyInps per 60 giorni.Visite fiscali con App IoPer controllare che il lavoratore sia effettivamente malato, ci sono le visite fiscali.
In caso di visita di controllo, col nuovo servizio, il dipendente riceverà una notifica, mediante l'App Io e gli altri canali digitali Inps.Con la notifica, sarà inviato anche un link col quale accedere allo Sportello del cittadino per le visite mediche di controllo, dove potrà consultare l'esito della visita.
In caso di assenza o irreperibilità del lavoratore, sarà inviata una notifica con l'invito di contattare la Struttura territoriale dell'Inps competente, per chiarimenti.


LENTEPUBBLICA
Cosa fare in caso di lettera di richiamo?
Per poter segnalare un comportamento scorretto o errato, il datore di lavoro può inviare una lettera di richiamo al dipendente: ecco come comportarsi.
Nel caso di un comportamento non conforme alle politiche aziendali o alle norme contrattuali, il dipendente può ricevere una lettera di richiamo.
Si tratta di uno degli strumenti meno severi previsti dai contratti collettivi nazionali di lavoro. L'obiettivo è quello di correggere eventuali comportamenti inappropriati.
Ma come bisogna comportarsi in questo caso?
Vediamolo insieme.
Indice dei contenuti
Cos'è la lettera di richiamo
Quali sono le cause della lettera di richiamo?
Come rispondere ad una lettera di richiamo
Cosa succede dopo la lettera di richiamo
Cos'è la lettera di richiamo
La lettera di richiamo è un avvertimento formale che il datore di lavoro invia ad un dipendente che ha avuto comportamenti non conformi alle politiche aziendali o alle norme contrattuali.
È utile, non solo per richiamare il lavoratore, ma anche per tutelare i suoi diritti.
Prima dell'introduzione di questa procedura, infatti, il datore di lavoro poteva sanzionare o licenziare i dipendenti in maniera arbitraria. Oggi, invece, per ogni sanzione bisogna seguire un processo formale, introdotto da una comunicazione, come la lettera di richiamo.
Nel caso in cui non si risolva in maniera positiva, possono esserci sanzioni più gravi.
Quali sono le cause della lettera di richiamo?
Le ragioni per ricevere una lettera di richiamo sono diverse e possono variare da un'azienda all'altra.
Tra le cause più comuni troviamo:
Ritardi cronici;
Assenze ingiustificate;
Scarsa attenzione nel lavoro, come errori ripetuti o una scarsa cura dei dettagli;
Uso improprio delle risorse aziendali, ad esempio utilizzare il computer, lo smartphone o altri strumenti aziendali per scopi personali;
Comportamenti scorretti, come atteggiamenti aggressivi, molestie o comportamenti che mettono a rischio la sicurezza di altri colleghi.
Come rispondere ad una lettera di richiamo
Come stabilito dall'art.7 dello Statuto dei Lavoratori: "il datore di lavoro non può adottare alcun provvedimento disciplinare nei confronti del lavoratore senza avergli preventivamente contestato l'addebito e senza averlo sentito a sua difesa".
Perciò, la lettera di richiamo è una contestazione che richiede una risposta al dipendente, ma non implica una decisione immediata sul comportamento scorretto avuto.
La risposta al richiamo non è obbligatoria, ma è consigliata. Non rispondendo, infatti, è come se si accettassero implicitamente le conseguenze derivanti da un eventuale provvedimento.
Mentre, con un'eventuale risposta, si può chiarire la propria posizione.
Dalla ricezione della lettera, il dipendente ha tempo cinque giorni per poter rispondere, sia a voce che per iscritto.
Cosa succede dopo la lettera di richiamo
Dopo aver ricevuto la risposta del dipendente, l'azienda dovrà decidere quale strada intraprendere col lavoratore e se continuare con la sanzione.
Il datore di lavoro può sia decidere di accogliere le motivazioni del dipendente e scusarsi per l'errore oppure adottare ulteriori provvedimenti, nel rispetto della normativa vigente.
Nel caso in cui si prosegua con la sanzione, potrebbero essere previsti una multa pecuniaria (in caso di danni materiali), la sospensione professionale, il licenziamento con preavviso o il licenziamento immediato per giusta causa.



LENTEPUBBLICA
Va espletata una procedura selettiva per le progressioni verticali nel pubblico impiego.
In tema di progressioni verticali del personale nel pubblico impiego, il passaggio in un'area funzionale più elevata, qualificandosi come novazione oggettiva del rapporto di lavoro, necessita dell'espletamento di una procedure concorsuale o selettiva.
È questo il principio affermato dal Consiglio di Stato, Sezione IV, nella sentenza 27 settembre 2024, n. 7820.
All'attenzione dei giudici di Palazzo Spada è stato sottoposto l'appello proposto da un agente di polizia municipale avverso la sentenza resa dal giudice amministrativo di prime cure, che era stato adito - a seguito di ricorso in riassunzione per declinazione della giurisdizione da parte del giudice del lavoro - al fine di far valere il diritto all'inquadramento nella categoria D, posizione economica D1, profilo professionale di specialista di vigilanza.
Il tribunale amministrativo regionale competente aveva respinto il ricorso, atteso che dall'analisi della disciplina contrattuale di settore emergeva la necessità della previa procedura selettiva per la progressione verticale anche per il personale di cui all'art. 29, comma 1, lett. b), del C.C.N.L. 14.09.2000 (relativo al personale dell'area di vigilanza dell'ex sesta qualifica funzionale).
In particolare, dagli atti di causa era emerso che l'interessato aveva partecipato al corso concorso per la copertura di posti da inquadrare nella categoria economica D1 indetto dall'amministrazione di appartenenza, senza collocarsi utilmente in graduatoria.
Procedura selettiva per le progressioni verticali nel pubblico impiego
Tanto premesso, i supremi giudici amministrativi di Piazza Capo di Ferro, non essendo rinvenibile alcuna deroga al divieto di inquadramento automatico nelle mansioni superiori sancito dall'art. 52 del d.lgs. n. 165/2001, hanno evidenziato che "la progressione verticale può avvenire solo a seguito di procedura selettiva, con esclusione di qualunque ipotesi di progressione automatica o subordinata alla mera verifica dei requisiti".
Al riguardo, la sentenza in disamina ha fatto presente che dalla lettura delle norme pattizie recate dalla contrattazione collettiva nazionale di lavoro applicabile nella fattispecie concreta (art. 7, comma 5, del C.C.N.L. 31.03.1999, art. 24, comma 2, lett. e), C.C.N.L. del 1.4.1999, art. 29 del C.C.N.L. del 14.09.2000) si trova conferma del fatto che "la procedura selettiva è l'unico strumento di progressione verticale del personale e smentisce l'assunto difensivo in ordine alla sussistenza, nell'ambito della contrattazione collettiva, di una via di accesso privilegiata per il personale di cui alla lett. b), comma 5, art. 29, del CCNL 14 settembre 2000".
I riferimenti giuridico-normativi
Già i giudici di Palazzo Spada (Consiglio di Stato, sez. V., 8 gennaio 2024, n. 269) avevano affermato in una fattispecie pressoché identica a quella sub iudice che "il passaggio verticale, ossia in area funzionale più elevata, qualificandosi come novazione oggettiva del rapporto di lavoro, è necessariamente mediata dall'espletamento di procedure concorsuali o selettive", che "il concorso è ritenuto funzionale al buon andamento della p.a.: ad esso non si sottraggono affatto i passaggi ad una fascia funzionale superiore, in quanto in essi è ravvisabile una forma di reclutamento con la connessa esigenza di un selettivo accertamento delle attitudini" e che "il principio della concorsualità per l'accesso informa l'intero ordinamento del lavoro con la pubblica amministrazione ed è confermato, in negativo, dall'art. 52 d.lgs. n. 165 del 2001, laddove sancisce il divieto di procedere ad un inquadramento automatico dei lavoratori sulla base delle mansioni svolte".
In conclusione, in applicazione delle predette coordinate giurisprudenziali, il gravame interposto avverso la sentenza resa dal giudice di prime cure è stato respinto.
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QDS
Manovra 2025, taglio al cuneo fiscale: cosa c'è da sapere su importi e requisiti
Le novità in vista dell'approvazione della finanziaria
Secondo le ultime indiscrezioni in merito alla Legge di Bilancio 2025 il taglio del cuneo fiscale in busta paga dovrebbe trovare conferma con una forma differente rispetto all'ultimo anno. Di fatto dovrebbe spettare ad un numero maggiore di persone. Prima di entrare nel dettaglio risulta fondamentale avere la consapevolezza che il cuneo fiscale di fatto rappresenta la differenza che c'è tra lo stipendio lordo e netto, ma oggi quando si parla di taglio al cuneo fiscale si fa riferimento in particolare allo sgravio contributivo
Manovra 2025, taglio al cuneo fiscale: gli importi attuali
Allo stato attuale l'importo nelle buste paga non supera i 1.923 euro lordi (25 mila euro di reddito in prospettiva), si applica una sgravio del 7% che riduce l'aliquota contributiva rispettivamente al 2,19% e all'1,80%. Per quanto riguarda invece le buste paga il cui importo è compreso tra 1.923 e 2.692 euro (35 mila euro di reddito l'anno), invece, lo sgravio si riduce al 6%. La prossima Legge di Bilancio dovrebbe confermare il taglio del cuneo fiscale per i prossimi 5 anni, ma sono previsti possibili cambiamenti.
Manovra 2025, taglio al cuneo fiscale: cosa potrebbe cambiare
Una delle sostanziali differenze rispetto al passato è dovuta al fatto che l'esecutivo in merito al taglio del cuneo fiscale avrebbe deciso di prevedere un taglio dell'imposta anziché dei contributi. Tuttavia lo sgravio contributivo in busta paga continuerà a trovare applicazione per coloro che guadagnano meno di 20 mila euro, i quali non hanno sufficiente Irpef da tagliare. In sostanza l'obiettivo del Governo sarebbe quello di fare in modo che il risparmio generato rimanga lo stesso nonostante questa modifica che dovrebbe essere più formale che sostanziale. Inoltre il Governo Meloni vorrebbe creare un maggiore accesso al taglio del cuneo fiscale introducendo uno sgravio parziale che coinvolga anche i redditi compresi tra i 35mila e i 40mila euro.


ILSICILIA.IT
Variazione di bilancio, tra le novità anche il "micro-credito" per gli studenti universitari
Contrastare la diaspora degli studenti siciliani e convincere sempre più ragazzi a restare nell'Isola per costruire e realizzare un futuro nella propria terra d'origine. Un tema attenzionato dalla nuova manovra varata recentemente dal governo Schifani. Una vera e propria finanziaria più che una "semplice" variazione di bilancio.
Tra iniziative a sostegno delle imprese, contratti regionali, fondi per le persone con disabilità gravissima, i contributi per abbattere il caro-voli e in favore del co-marketing per gli aeroporti minori e l'emergenza siccità, con investimenti nelle reti idriche e sostegni alle imprese agricole, la "manovrina" da trecentocinquanta milioni annunciata al termine della scorsa settimana dal presidente Renato Schifani nasconde in realtà più di qualche novità interessante. Nella lunga lista dei trentasette articoli contenuti all'interno della ddl, una particolare attenzione è rivolta anche agli studenti universitari, con un "micro-credito" volto a garantire il diritto allo studio. 
L'idea prende spunto da un sistema già ben consolidato e rodato, ispirandosi all'esperienza inglese del "The Education - Student Loans - Regulations 1990", che prevede la possibilità di ottenere finanziamenti garantiti, per sostenere le spese legate a tasse, vitto e alloggio, da restituire, una volta laureati, solo dopo aver trovato un lavoro con uno stipendio oltre una soglia annua. Si tratta certamente di due modelli differenti sotto tanti punti di vista, sia per grado di istruzione sia per la qualità di erogazione dei servizi, ma la strada già tracciata e presa in considerazione dalla Regione potrebbe rivelarsi una svolta decisiva per invertire i trend. Come si apprende dalla relazione della variazione di bilancio, infatti, sono sempre di più gli studenti che preferiscono lasciare la Sicilia per cercare nuovo opportunità fuori dai confini isolani. Su circa centocinquantamila universitari, circa il 20%, negli ultimi dieci anni, avrebbe preferito iscriversi in altri Atenei italiani o stranieri.
Dunque cosa propone la "manovrina"? Si tratta certamente di una fase embrionale, ma vi è già un'idea ricamata a cui far riferimento e per cui la Regione avrebbe previsto sei milioni di euro.
Come si può apprendere dal testo, il prestito "erogabile fino ad un massimo di € 10.000,00 verrà concesso dagli istituti bancari e di credito che aderiranno a tale iniziativa. A fronte degli interessi sul prestito, la Regione Siciliana concede un contributo a fondo perduto agli studenti per il periodo di preammortamento pari alla durata del corso di studi, nonché la garanzia parziale sui prestiti suddetti, attraverso l'Irfis-FinSicilia S.p.a.".
Tre i requisiti: essere iscritti al primo anno delle Università, degli Istituti universitari, nonché degli Istituti superiori di grado universitario che rilascino corrispondenti titoli accademici, con sede in Sicilia; l'iscrizione agli anni successivi al primo ai corsi universitari e conseguimento di almeno il 50% dei Cfu previsti per ciascun anno accademico; il possesso di un Isee inferiore a ventimila euro alla data di presentazione della domanda.
Gli interessi sul prestito, si legge, "verranno corrisposti, durante il preammortamento, direttamente dalla Regione Siciliana agli istituti di credito aderenti alla misura attraverso Irfis-FinSicilia S.p.A., su richiesta degli stessi istituti, sino ad un massimo euro 250,00 annui per richiedente". Le risorse finanziarie saranno destinate per la copertura degli oneri e per la costituzione di un fondo di garanzia sino alla misura massima del 30% della somma finanziata dagli istituti bancari e di credito ad ogni richiedente, a tutela del rischio di prima perdita successivo al decorso del preammortamento. Il prestito, come si apprende, verrà restituito "con rate mensili a partire dalla data di conclusione del preammortamento, secondo le modalità stabilite con successivi accordi con gli istituti bancari e di credito. In presenza di una occupazione lavorativa, con prelievo diretto sul pagamento del relativo salario" mentre "eventuali periodi di esperienza lavorativa retribuita, ed associati alla frequenza dei corsi universitari, potranno essere utilizzati per l'addebito anticipato delle rate mensili ai fini del rimborso anche parziale del prestito".
Il tutto verrà definito in seguito all'istituzione di un tavolo tecnico tra la Regione Siciliana, l'Irfis-FinSicilia e l'Abi Sicilia per la stipula di una convenzione con gli istituti bancari e di crediti aderenti all'iniziativa.



IL.SICILIA.IT 

Si cerca l'accordo sul ddl enti locali, effetti attivi dalla prossima legislatura 
La riforma degli enti locali si prende la scena a Sala d'Ercole. Il testo, che vede come relatore il deputato regionale Ignazio Abbate, presidente della commissione Affari istituzionali dell'Ars, torna oggi all'attenzione dell'Ars dopo oltre due settimane di stop. La discussione del documento è ripresa questo pomeriggio intorno alle 15 con l'analisi degli emendamenti, ma è stata subito interrotta per divergenze di vedute su alcuni argomenti. Sul testo poi pendono una serie di proposte di modifica che interessano praticamente ogni aspetto del testo. A tal proposito, sono state indette due manifestazioni in piazza del Parlamento. Una ha interessato la richiesta di una soglia minima del 40% per la parità di genere. L'altraha visto protagonisti i sindacati ed ha riguardato gli aspetti più economici della riforma.
La conferenza dei capigruppo
In mattinata i capigruppo di maggioranza hanno tenuto una riunione per cercare una quadra. Alcuni aspetti del ddl enti locali rimangono in discussione. Su altri invece sembra essere stata presa una decisione. A fare il punto della situazione è il relatore del testo, il deputato regionale della DC Ignazio Abbate. "Si sta cercando di trovare una sintesi, specialmente su alcuni argomenti importanti su cui, anche all'interno dei vari gruppi, ci sono sensibilità diverse. L'indicazione è quella di porre l'entrata in vigore del provvedimento alla prossima legislatura".
C'è l'accordo sulla parità di genere
Sui punti su cui sembra esserci un accordo trasversale c'è la soglia minima per la rappresentanza femminile negli locali siciliani. "Ci può essere un accordo sulla parità di genere, in modo da adeguarla alla soglia nazionale del 40%, così come sul consigliere supplente. Speriamo che in aula si trovi una sintesi. Una cosa è certa: nel caso in cui questo ddl venga affossato, in Sicilia si rimarrà con la presenza di genere. Qualsiasi cosa che verrà approvata è sicuramente migliorativa di quanto previsto attualmente. Una quota è presente sulla preparazione delle liste, ma non per gli organi di Governo".
Verso il no per assessore aggiuntivo e terzo mandato dei sindaci
Ben diversa è la questione dell'assessore in più. "C'è una presa di posizione del presidente della Regione. Si va verso la bocciatura degli emendamenti che si muovono in tal senso". Secondo fonti di Radio Palazzo infatti, Renato Schifani avrebbe ordinato ai suoi fedelissimi di uscire dall'aula in caso di voto segreto sulle proposte di modifica più discusse, fra cui figura proprio l'assessore aggiuntivo per i comuni siciliani. Verso la bocciatura anche la norma che riguarda il terzo mandato per i sindaci dei piccoli comuni. In aula però l'accordo non è stato trovato, complice anche l'arrivo del testo relativo alla variazione di bilancio. Atto che ha scatenato polemiche fra i corridoi di Palazzo dei Normanni. Tutto slitta quindi, ancora una volta. L'Ars ci riproverà domani, sperando che questa sia la volta buona.


LIVESICILIA
Manovra, c'è l'ok dal Cdm: arriva la carta per i nuovi nati e il bonus in busta paga

Previsto il contributo di oltre 3 miliardi che arriverà dalle banche.
ROMA -  Arriva la carta per i nuovi nati da mille euro. L'assegno unico fuori dal calcolo dell'Isee. Cambiano le detrazioni, con un primo assaggio di "quoziente familiare". Viene prorogato il bonus ristrutturazioni al 50%, ma solo per la prima casa. Sono alcune delle detrazioni e agevolazioni presente nella terza manovra finanziaria del governo Meloni che mobilita 30 miliardi.
Inoltre, previsto il contributo da 3,5 miliardi che arriverà dalle banche ma anche dalle assicurazioni e servirà completamente a finanziare la sanità.
Le novità
Tra le novità spunta la carta nuovi nati per i genitori con Isee fino a 40mila euro, inoltre le famiglie più numerose avranno più spazi per le detrazioni fiscali. Vengono confermati gli incentivi al lavoro per giovani e donne nel Mezzogiorno, così come le misure dello scorso anno sulle pensioni, resta la tassazione agevolata al 5% per i premi di produttività, i fringe benefit sono confermati con importi maggiorati per i nuovi assunti che si trasferiscono oltre 100 km, la Carta dedicata a te è rifinanziata con 500 milioni, si potenziano gli investimenti nella Difesa. Vengono poi incrementate le risorse per la sanità.
Da subito risorse per il rinnovo dei contratti. Il contributo delle banche coinvolgerà anche le assicurazioni.
Il governo prova ad imprimere anche un cambio di rotta sui bonus edilizi. Si va verso la proroga per un altro anno del bonus ristrutturazioni al 50%, ma la norma riguarderà solo le prime case. Per le altre dal 2025 l'agevolazione scenderà, come previsto, al 36%.
Il bonus in busta paga
Nella manovra ci sarà anche un bonus di circa 100 euro netti in busta paga. Inoltre, le modalità di funzionamento dello sconto dovrebbero subire due correzioni. La prima per evitare lo 'scalone' tra chi guadagno un euro in meno di 35 mila euro e chi prende un euro di più. Per questo dovrebbe esserci un decalage dello sgravio, forse fino alle retribuzioni di 40 mila euro lordi. La seconda correzione riguarda la natura del taglio, che non dovrebbe avvenire più sui contributi (fino a 7 punti, nel 2024), tranne che per gli «incapienti», ma sotto forma di detrazione fiscale sul lavoro dipendente, per evitare di squilibrare il rapporto tra contributi all'Inps e prestazioni.



GIORNALE DI SICILIA 

Centrodestra, Lagalla porta scompiglio.
Più tutti gli attori di questa novità d'autunno s'affannano (non troppo) a spiegare che la mossa di creare un nuovo soggetto politico è un modo per rafforzare il centrodestra, più il resto del centrodestra entra in ebollizione. Perché essendo le regole che governano la politica crudeli e spietate, qualcuno capisce che può rimetterci le penne.
La mossa del sindaco Roberto Lagalla, del leader degli autonomisti Raffaele Lombardo e dell'ex presidente dell'Ars ed ex azzurro Gianfranco Micciché ha scompigliato le giornate siciliane riscaldate da un'estate testarda. Il segnale, checché se ne dica, è principalmente rivolto a Renato Schifani e a Fratelli d'Italia.


GIORNALE DI SICILIA 
Enti locali. la riforma sul binario morto.
Fuori dall'Ars l'assedio delle donne di schieramenti opposti della politica e del mondo sindacale e dell'associazionismo che chiedono più spazio nelle giunte comunali. Dentro il Parlamento il caos calmo di schieramenti e partiti spaccati su ognuno dei 15 articoli e 400 emendamenti che compongono la riforma degli enti locali. È in questo scenario che è maturata la decisione del centrodestra di fermare tutto e spingere il contestatissimo testo su un binario morto, verso le sabbie mobili del ritorno (l'ennesimo) all'esame in commissione.
La parola fine al cammino della riforma degli enti locali, già nei fatti, dovrebbe essere posta ufficialmente oggi, quando l'Ars tornerà a riunirsi e si troverà davanti allo stesso problema che la paralizza dall'inizio di settembre: iniziare a votare su un testo che vede una maggioranza diversa e trasversale su ogni articolo.


GIORNALE DI SICILIA 
Siccità, batosta per gli agrumeti isolani: nella piana di Catania il calo potrebbe arrivare al 50%
Ancora un mese e si parte, ma, salvo diluvi, con il freno a mano tirato, perché in certi areali dell'Isola, soprattutto nella Piana di Catania dove si concentra buona parte della produzione e del reddito del settore in questione, la frutta da raccogliere sarà circa la metà rispetto a quella della scorsa annata, a causa della stessa falce che ha azzoppato e sta azzoppando l'agricoltura regionale: la siccità. Stiamo parlando degli agrumi siciliani, delle arance in particolare, sia le «bionde», tra Navel e Riberelle agrigentine, sia le «rosse» Tarocco, destinate a «un crollo stimato tra il 40 e il 50% al confronto con il 2023». A confermarlo, stavolta, è il presidente di Confagricoltura Sicilia, Rosario Marchese Ragona.


teleacras.it
viabilità provinciale
Pericolo lungo la 118 all'altezza di Cianciana-Raffadali. L'appello all'Anas affinché intervenga immediatamente
Non c'è pace per la viabilità nelle zone interne della provincia agrigentina. I pericoli segnalati da un comitato di cittadini della zona della montagna, ha segnalato che la carreggiata della statale 118 Corleonese-Agrigentina presenta fango ormai indurito con pericolo per la privata e pubblica incolumità. L'arteria è transitata dalle linee pubbliche di bus, Santo Stefano Quisquina-Agrigento ed il tratto Cianciana-Raffadali è quello che causa più problemi. La situazione è difficile e le preoccupazioni salgono come è giusto che sia. Ogni giorno, tanti studenti pendolari percorrono la strada, ma dall'Anas ancora nessuna risposta. Tra le altre cose, in tanti hanno proprio chiamato l'Anas, ma si sono sentiti rispondere che il responsabile sarà in ufficio soltanto dopodomani, giovedì 17 ottobre. Nel frattempo, la speranza è che non piova perché altrimenti la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente.








































































































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