LENTEPUBBLICA
Il ministro Giorgetti presenta la Manovra e il DPB 2025: non mancano le polemiche.
Durante una conferenza stampa, il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha spiegato i dettagli della manovra 2025 e del Documento programmatico di bilancio (Dpb) dell'Italia inviato alla Commissione Europea. Ma da opposizione e associazioni piovono critiche.
Il documento, parte integrante della procedura di sorveglianza economica dell'Unione Europea, serve a presentare a Bruxelles i propri piani di bilancio per l'anno successivo.
Il Dpb, insieme al bilancio di previsione, fornisce una visione completa delle misure che il governo intende adottare per promuovere la crescita economica e mantenere la sostenibilità delle finanze pubbliche. Tuttavia, il Piano strutturale di bilancio (Psb), che dovrebbe delineare gli interventi di medio-lungo termine per l'aggiustamento dei conti, non è stato ancora presentato.
Questo documento sarà fondamentale per mostrare come l'Italia intende rispettare gli impegni europei in materia di deficit e debito.
Indice dei contenuti
Il ministro Giorgetti presenta in Conferenza Stampa la Manovra e il DPB 2025
Il contenuto del Documento Programmatico di Bilancio 2025
I dettagli sulla Manovra 2025
Taglio della pressione fiscale
Rinnovo contratti pubblici
Sanità
Famiglie
Occupazione
Pensioni
Investimenti pubblici
Le critiche delle opposizioni
Bugie sulla sanità
Le banche non saranno "toccate"?
Riduzione del welfare
Il ministro Giorgetti presenta in Conferenza Stampa la Manovra e il DPB 2025
Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha illustrato i dettagli delle misure previste nella manovra e ha sottolineato come il governo italiano abbia raggiunto un accordo con la Commissione Europea per estendere a sette anni il periodo di aggiustamento strutturale del bilancio.
Si tratta di un compromesso che riconosce le difficoltà economiche causate dal contesto globale, tra cui la guerra in Ucraina e l'aggravarsi della crisi in Medio Oriente, che stanno influenzando negativamente le prospettive di crescita economica.
Il governo ha ribadito il suo impegno a mantenere la spesa netta entro un sentiero di crescita programmato per i prossimi tre anni. Questo significa che l'esecutivo intende tenere sotto controllo la crescita della spesa pubblica, evitando sforamenti che potrebbero compromettere l'equilibrio di bilancio. In questo quadro, la sfida sarà trovare un equilibrio tra la necessità di sostenere l'economia e le famiglie italiane e quella di rispettare i vincoli fiscali imposti dall'Unione Europea.
Il contenuto del Documento Programmatico di Bilancio 2025
Uno degli obiettivi principali è la riduzione del rapporto deficit/Pil, con l'obiettivo di farlo scendere dal 3,8% previsto per il 2024 al 3,3% nel 2025. La riduzione del deficit sarebbe importante non solo per garantire la sostenibilità del debito pubblico, che rimane uno dei più alti in Europa, ma anche per preservare la fiducia dei mercati internazionali e degli investitori, elementi fondamentali per la stabilità economica del Paese.
La riduzione del deficit, insieme a un controllo più rigoroso della spesa pubblica, rientra in una più ampia strategia volta a garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche italiane. In particolare, il governo ha indicato che ogni linea di intervento sarà accompagnata da obiettivi misurabili e indicatori chiari per monitorare i progressi nel tempo, in linea con le Raccomandazioni Specifiche del Consiglio UE e con le priorità comuni dell'Unione Europea.
Qui il Documento Programmatico di Bilancio 2025.
Qui l'Appendice VI al Piano Strutturale di Bilancio.
I dettagli sulla Manovra 2025
Con uno stanziamento di circa 30 miliardi di euro per il 2025, che aumenterà progressivamente fino a oltre 40 miliardi nel 2027, il governo mira a intervenire in settori chiave come la riduzione delle imposte, il rafforzamento del sistema sanitario e il sostegno alle famiglie, oltre a promuovere l'occupazione, soprattutto nel Mezzogiorno.
Taglio della pressione fiscale
Uno degli aspetti centrali della manovra è il taglio della pressione fiscale, un provvedimento che punta ad alleggerire il carico sulle fasce più vulnerabili della popolazione, ossia lavoratori dipendenti e pensionati con redditi medio-bassi. Questo intervento, che si pone in linea con le precedenti manovre del governo, prevede un'ulteriore riduzione del cuneo fiscale, già introdotta in parte nel 2024, e l'accorpamento delle aliquote IRPEF su tre scaglioni.
Rinnovo contratti pubblici
Il rinnovo dei contratti pubblici è un'altra delle priorità. Le risorse necessarie per finanziare i contratti del triennio 2025-2027 saranno disponibili sin da subito, con l'obiettivo di garantire aumenti salariali adeguati per i dipendenti del settore pubblico.
Sanità
Si punta anche a sostenere il sistema sanitario nazionale, un settore che continua a essere al centro delle preoccupazioni del governo, soprattutto alla luce delle criticità emerse negli ultimi anni. Lo stanziamento per il rinnovo dei contratti del personale sanitario verrà incrementato in linea con la crescita del PIL nominale, assicurando che il settore possa continuare a funzionare efficacemente e a rispondere alle esigenze della popolazione.
Famiglie
Il sostegno alle famiglie è un altro pilastro della manovra. Tra le misure principali c'è la conferma e il rafforzamento dei bonus per la natalità, inclusa una "Carta per i nuovi nati" che garantisce un contributo di 1.000 euro alle famiglie con un ISEE inferiore a 40.000 euro. Inoltre, i bonus per gli asili nido saranno potenziati, con l'esclusione dell'assegno unico universale dal calcolo dell'ISEE, per rendere i benefici ancora più accessibili.
Occupazione
Anche l'occupazione nel Mezzogiorno riceve un'attenzione particolare, con il rinnovo degli incentivi per l'assunzione di giovani e donne nelle regioni meridionali. Tali incentivi, previsti anche per il biennio 2026-2027, si inseriscono in una più ampia strategia per ridurre il divario economico tra Nord e Sud. Inoltre, il governo conferma la decontribuzione per le imprese localizzate nelle Zone economiche speciali (ZES), oltre a ulteriori agevolazioni per incoraggiare l'impiego nei settori strategici come la transizione digitale ed ecologica.
Pensioni
Sul fronte delle pensioni, la manovra mantiene le disposizioni già introdotte nella legge di bilancio 2024, con incentivi per quei lavoratori che, pur avendo raggiunto l'età pensionabile, scelgono di continuare a lavorare. Questo tipo di misure è pensato per favorire una maggiore flessibilità nel mondo del lavoro e incentivare la permanenza dei lavoratori più esperti.
Investimenti pubblici
Per quanto riguarda gli investimenti pubblici, il governo intende assicurare la continuità della spesa anche dopo la conclusione del PNRR. Particolare attenzione è riservata al potenziamento degli investimenti nel settore della difesa, con lo scopo di garantire la sicurezza nazionale e rispettare gli impegni internazionali. Nel contesto del nuovo quadro di regole europee, sarà fondamentale mantenere un approccio equilibrato che favorisca sia la crescita economica sia la sostenibilità finanziaria a lungo termine.
Le critiche delle opposizioni
Adesso, dopo aver sintetizzato tutte le misure previste passiamo al lato "critico", con le opposizioni che sono già sul piede di guerra.
Bugie sulla sanità
Le critiche più accese sulla Legge di Bilancio 2025 riguardano i fondi destinati alla sanità, un settore già in affanno a causa di tagli pregressi e carenze strutturali. Il governo ha annunciato uno stanziamento di 3,7 miliardi di euro per il settore sanitario, ma l'opposizione, guidata da Elly Schlein del Partito Democratico, ha sollevato dubbi sulla reale consistenza di queste risorse. Secondo Schlein, i fondi effettivamente disponibili per il 2025 si riducono a soli 900 milioni di euro, una cifra molto inferiore a quanto dichiarato pubblicamente dal governo. Questa discrepanza ha portato Schlein ad accusare l'esecutivo di fare "propaganda", sottolineando che la cifra promessa non corrisponde alle risorse effettive, creando aspettative che non saranno soddisfatte.
La questione dei fondi per la sanità ha toccato un nervo scoperto, poiché il sistema sanitario nazionale è già sotto pressione, con lunghe liste d'attesa e pronto soccorso sovraffollati. Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha espresso forte preoccupazione per la situazione critica dei pronto soccorso e per i tempi di attesa per gli esami diagnostici, sollecitando il ministro della Salute, Orazio Schillaci, a ottenere finanziamenti adeguati per rispondere a queste emergenze. La sanità è uno dei temi che più preoccupa l'opinione pubblica, e l'assenza di fondi sufficienti rischia di aggravare ulteriormente i problemi già esistenti, compromettendo l'accesso dei cittadini a cure tempestive e di qualità.
Le banche non saranno "toccate"?
Oltre alla questione sanitaria, un altro punto centrale di critica riguarda la tanto discussa tassa sulle banche. Sia Schlein che Conte hanno accusato il governo di aver introdotto una misura insufficiente, definendola un "imbroglio" o addirittura un "prestito" che i contribuenti dovranno restituire tra il 2027 e il 2029. La misura, che era stata presentata come un intervento strutturale per tassare gli extra-profitti del settore bancario, si è rivelata meno incisiva di quanto annunciato. La possibilità di restituzione dei fondi raccolti entro pochi anni ha portato le opposizioni a considerare l'intervento come un palliativo temporaneo, più che una vera riforma fiscale. Questa percezione di scarsa incisività ha alimentato il malcontento nei confronti di un governo accusato di proteggere gli interessi delle grandi aziende e dei settori finanziari a scapito delle esigenze dei cittadini.
Anche Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) e Angelo Bonelli (Verdi) hanno espresso dure critiche, definendo la misura una vera e propria "truffa". Le loro accuse si sono concentrate su Giorgia Meloni, che secondo i due esponenti dell'opposizione avrebbe fatto promesse in aula che non trovano riscontro nelle misure reali del bilancio. Le dichiarazioni di Meloni sono state percepite come poco trasparenti, aggravando la sfiducia nei confronti di un governo che sembra, agli occhi delle opposizioni, più orientato a mantenere equilibri politici interni che a risolvere concretamente i problemi del Paese.
Riduzione del welfare
Un ulteriore elemento di criticità riguarda i tagli previsti ai ministeri nel Documento programmatico di bilancio (Dbp) inviato alla Commissione Europea. Per il 2025, il governo ha annunciato tagli complessivi tra i 2,3 e i 2,4 miliardi di euro, escludendo però il settore sanitario da queste riduzioni.
Tuttavia, gli altri ministeri, inclusi quelli della cultura, dell'istruzione, dell'università e dei trasporti, dovranno affrontare tagli lineari medi del 5%. Questo significa che molte delle risorse destinate a servizi essenziali per i cittadini, come la scuola e la cultura, saranno ridotte, alimentando la preoccupazione di un ulteriore impoverimento del eelfare già sottofinanziato.
Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha giustificato questi tagli spiegando che le risorse risparmiate serviranno a finanziare interventi a beneficio di imprese e cittadini, tra cui i "18 miliardi" destinati a coprire il taglio del cuneo fiscale per i prossimi cinque anni. Tuttavia, anche qui l'opposizione ha denunciato quella che definisce una presa in giro: il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, ha spiegato che la riduzione del cuneo fiscale, tanto celebrata dal governo, sarà in realtà finanziata dall'aumento delle tasse pagate da lavoratori e pensionati.
Ferrari ha evidenziato come, tra gennaio e agosto 2024, i contribuenti abbiano già versato oltre 10 miliardi di euro in più di Irpef, creando un "tesoretto" che ora verrà usato per ridurre il costo del lavoro. In pratica, i benefici derivanti dalla decontribuzione e dall'accorpamento delle prime due aliquote Irpef sarebbero pagati quasi interamente dai lavoratori stessi, che non vedrebbero quindi un vero alleggerimento della pressione fiscale.
LENTEPUBBLICA
Il decreto con nuove misure fiscali e interventi per gli enti locali.
Il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato un decreto-legge contenente nuove misure economiche/fiscali e interventi a favore degli enti locali.
Proposto dal Presidente Giorgia Meloni e dal Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, il provvedimento introduce una serie di disposizioni che spaziano dalla gestione delle infrastrutture ferroviarie al supporto per grandi eventi, con l'obiettivo di affrontare le necessità immediate del Paese.
Il decreto con nuove misure fiscali e interventi per gli enti locali
Il decreto approvato dal governo rappresenta un pacchetto ampio e diversificato di interventi, e nelle sue intenzioni vuole rispondere alle esigenze immediate di diversi settori, dalle infrastrutture ai grandi eventi, dalla sicurezza pubblica al fisco, con un occhio di riguardo per le autonomie locali e la gestione delle risorse del PNRR.
Scopriamo nello specifico quali saranno tutte le novità.
Infrastrutture ferroviarie
Il rifinanziamento per la gestione dell'infrastruttura ferroviaria nazionale rappresenta un intervento strategico in un settore cruciale per la mobilità e la sostenibilità del Paese. La rete ferroviaria, con il suo impatto diretto sul trasporto di persone e merci, è essenziale per ridurre le emissioni di carbonio e promuovere forme di trasporto più efficienti. Il potenziamento delle infrastrutture ferroviarie, attraverso finanziamenti specifici, consentirà non solo di migliorare le linee esistenti, ma anche di sviluppare nuove tratte, facilitando la connessione tra aree metropolitane e periferiche.
Estensione dell'Ape sociale
L'estensione del finanziamento per l'Ape sociale è un'altra misura di rilievo contenuta nel decreto. L'Ape sociale è un'indennità destinata a sostenere i lavoratori in situazioni di particolare difficoltà, come coloro che si trovano in condizioni di disoccupazione, i caregivers, e chi svolge attività lavorative particolarmente usuranti. L'obiettivo principale di questo strumento è di offrire un sostegno economico a coloro che, per motivi di salute o altre circostanze, non possono più lavorare fino all'età pensionabile.
Il decreto prevede un incremento progressivo dei fondi destinati a questa misura:
20 milioni di euro nel 2025
30 milioni nel 2026
fino a raggiungere i 50 milioni nel 2027, con una riduzione a 10 milioni per il 2028.
Modifica dell'imposta sostitutiva per il concordato preventivo biennale
Arriva la modifica dell'imposta sostitutiva per i soggetti che aderiscono al concordato preventivo biennale, una misura che mira a incentivare la regolarizzazione delle posizioni fiscali per gli anni ancora accertabili. Questa disposizione interessa specificamente coloro che hanno applicato gli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale (ISA), strumenti volti a valutare la correttezza fiscale dei contribuenti e a migliorare la compliance volontaria.
I soggetti che intendono aderire al concordato preventivo biennale, entro il termine del 31 ottobre 2024, avranno l'opportunità di adottare un regime di ravvedimento operoso. Questo regime consente di regolarizzare eventuali omissioni o errori commessi nella dichiarazione dei redditi, beneficiando di sanzioni ridotte e di condizioni fiscali agevolate. La norma prevede il versamento dell'imposta sostitutiva delle imposte sui redditi, delle addizionali regionali e comunali, e dell'imposta regionale sulle attività produttive (IRAP), favorendo una risoluzione agevole e meno onerosa per i contribuenti.
In un contesto più ampio, il decreto introduce anche un adeguamento normativo riguardante i soggetti che hanno dichiarato una causa di esclusione dall'applicazione degli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale (ISA) per le annualità 2020 e 2021. Questi anni sono stati caratterizzati da significative interruzioni dell'attività economica dovute alla diffusione della pandemia di COVID-19.
Interventi per i grandi eventi
Il decreto include anche misure dedicate a sostenere grandi eventi di rilevanza internazionale, che rappresentano un'opportunità unica per rilanciare l'economia locale e migliorare l'immagine dell'Italia all'estero. In particolare, i XX Giochi del Mediterraneo, che si terranno a Taranto nel 2026, beneficeranno di un finanziamento aggiuntivo di 25 milioni di euro per il 2024.
Parallelamente, il Comitato Italiano Paralimpico riceverà un finanziamento di 4 milioni di euro per coprire i maggiori costi relativi alla XVII edizione dei Giochi Paralimpici, previsti per il 2024.
Infine, Roma Capitale beneficerà di un contributo di 4 milioni di euro per le celebrazioni del Giubileo della Chiesa cattolica, previsto per il 2025.
Sostegno al personale delle Forze dell'Ordine
Il decreto affronta anche la questione del lavoro straordinario delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Con un incremento di 100 milioni di euro per il 2024, il governo intende rispondere alle crescenti esigenze di sicurezza pubblica, garantendo il pagamento delle ore di straordinario già effettuate dal personale. Questo provvedimento è particolarmente rilevante in un momento in cui l'Italia deve affrontare nuove sfide in materia di ordine pubblico, dall'aumento delle manifestazioni sociali alla gestione dell'immigrazione e della criminalità organizzata.
Misure per il PNRR: garantire la liquidità per accelerare i progetti
Le disposizioni relative al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) contenute nel decreto sono finalizzate a velocizzare l'attuazione delle misure previste, con particolare attenzione alla gestione dei pagamenti. Le amministrazioni pubbliche saranno obbligate a redigere annualmente un piano dei flussi di cassa, con un cronoprogramma dettagliato dei pagamenti e degli incassi.
Inoltre, il Ministero dell'Economia sarà autorizzato a effettuare anticipazioni sui fondi europei per garantire la disponibilità immediata delle risorse necessarie per i progetti del PNRR.
Somme da riconoscere alle autonomie territoriali
Infine il decreto riconosce somme rilevanti a favore di autonomie territoriali specifiche, in un'ottica di bilanciamento delle risorse fiscali tra lo Stato e le regioni, in particolare la Regione Sicilia e la Provincia autonoma di Trento.
In primo luogo, alla Regione Sicilia viene riconosciuto un contributo di 74.418.720 euro per l'anno 2024. Questo contributo è legato agli effetti finanziari derivanti dalla revisione della disciplina dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) e delle detrazioni fiscali, in attuazione della riforma fiscale.
Anche la Provincia autonoma di Trento riceverà un contributo di 5.491.000 euro. Questo contributo è collegato al maggior gettito della tassa automobilistica riservato allo Stato per l'anno 2013. Tale somma rappresenta una forma di indennizzo per la gestione e la riscossione del tributo in quell'anno, quando una quota significativa del gettito è stata destinata allo Stato, causando una riduzione delle entrate locali.
LENTEPUBBLICA
Affidamento diretto: l'Anac preclude contestazioni alle imprese non selezionate.
L'Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) ha recentemente espresso un parere importante riguardo l'affidamento diretto da parte delle stazioni appaltanti, chiarendo alcuni punti chiave relativi alla procedura e alle possibili contestazioni da parte delle imprese non selezionate.
Secondo il parere di precontenzioso n. 410 del 2024, approvato l'11 settembre scorso dal Consiglio dell'Anac, il ricorso all'affidamento diretto, pur prevedendo l'acquisizione di più preventivi e l'adozione di criteri per la scelta degli operatori, non può essere equiparato a una procedura di gara formale.
In una situazione specifica esaminata dall'Autorità, un'impresa aveva contestato la decisione di una stazione appaltante di affidare un incarico a un altro operatore economico, sostenendo che l'iter seguito fosse irregolare. Nella vicenda esaminata, la stazione appaltante ha agito in maniera conforme alle disposizioni normative, senza incorrere in alcuna irregolarità.
L'Anac ha respinto le doglianze, spiegando che, trattandosi di un affidamento diretto, non si applicano gli stessi principi di concorrenza e trasparenza previsti in una procedura di gara. In altre parole, l'azienda non scelta non poteva lamentare una presunta violazione di diritti che, in questo contesto specifico, non le spettavano.
Questa distinzione è essenziale, perché l'affidamento diretto non comporta le stesse garanzie di partecipazione e trasparenza previste per le procedure più complesse, come quelle negoziate o aperte. Di conseguenza, le aziende che non vengono selezionate non hanno titolo per impugnare la decisione, a meno che non vi siano violazioni palesi delle regole di base che disciplinano l'affidamento stesso.
Questa precisazione assume rilevanza nel quadro delle modalità semplificate di affidamento, dove l'amministrazione ha un margine di discrezionalità più ampio, soprattutto nella scelta degli operatori economici che meglio rispondono alle sue esigenze. L'Anac ha sottolineato che, nel caso di specie, non si è verificata alcuna violazione delle norme vigenti. Le presunte irregolarità procedurali sollevate dall'impresa esclusa sono state considerate prive di fondamento, poiché l'amministrazione ha operato entro i limiti concessi dalla normativa sull'affidamento diretto.
Le differenze tra affidamento diretto e procedura di gara formale
Le differenze tra l'affidamento diretto e la procedura di gara formale sono piuttosto marcate e riflettono la diversa complessità e rigidità delle due modalità di assegnazione di appalti pubblici.
Sempificazioni e complessità
L'affidamento diretto è una procedura semplificata, pensata principalmente per contratti di importo limitato, che permette alla stazione appaltante di scegliere l'operatore economico senza dover avviare una competizione formale. In questo contesto, l'amministrazione ha un ampio margine di discrezionalità nella selezione del fornitore, che può avvenire in base a criteri interni e specifiche esigenze del progetto. Anche se in alcuni casi vengono richiesti più preventivi per avere un quadro comparativo, non si tratta di una vera gara d'appalto e non è necessario garantire una competizione aperta.
Al contrario, le procedure di gara formale - che possono includere gare aperte, ristrette o negoziate - sono caratterizzate da una maggiore complessità e rigidità. In queste procedure, l'amministrazione pubblica deve aprire la partecipazione a più operatori economici, pubblicando un bando e rispettando criteri precisi per assicurare trasparenza e concorrenza. Le offerte risultano poi valutate seguendo parametri predefiniti, come il prezzo più basso o l'offerta economicamente più vantaggiosa, e tutte le fasi della gara si conducono in maniera imparziale.
Importo del contratto
Un altro elemento che distingue l'affidamento diretto dalla gara formale è l'importo del contratto. L'affidamento diretto è di solito limitato a contratti di valore inferiore a determinate soglie stabilite dalla legge. Superati tali limiti, l'amministrazione è obbligata a seguire una procedura di gara formale per garantire una maggiore apertura alla concorrenza e alle opportunità per le imprese di partecipare.
Rapidità
Dal punto di vista pratico, l'affidamento diretto è nettamente più rapido rispetto alla gara formale. Non essendo necessario pubblicare un bando né avviare un lungo processo di valutazione, i tempi amministrativi si riducono considerevolmente, rendendo la procedura più efficiente per appalti di importo contenuto o per progetti che richiedono una certa urgenza. Al contrario, le gare formali richiedono tempi molto più lunghi: dalla pubblicazione del bando alla raccolta e valutazione delle offerte, ogni fase è regolata da norme precise per garantire correttezza e trasparenza.
Trasparenza e concorrenza
Infine, un aspetto centrale riguarda il livello di trasparenza e concorrenza. L'affidamento diretto, proprio perché meno formale, non offre le stesse garanzie di imparzialità e partecipazione che caratterizzano le gare formali. Mentre in queste ultime tutti gli operatori economici hanno il diritto di partecipare e di vedersi valutati in maniera trasparente, nell'affidamento diretto la scelta può ricadere su un fornitore specifico senza l'obbligo di aprire la procedura ad altri concorrenti.
ILSICILIA.IT
Investimenti per contrastare siccità e crisi idrica, il piano della Regione per la lotta alle emergenze
"Emergenza siccità con investimenti nelle reti idriche e sostegni alle imprese agricole, iniziative a favore delle aziende e dei sistemi produttivi ". Sono alcune delle principali linee di intervento annunciate nei giorni scorsi dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, e contenute nelle variazioni di bilancio, bloccando in questo modo le prossime attività dell'Assemblea dato il peso degli investimenti programmati, divisi in trentasette articoli.
Renato Schifani
La norma dovrebbe arrivare in aula già la prossima settimana e si tratta di una riforma epocale per tutto il sistema. In una manovra da 350 milioni, il capitolo siccità è ampio e i fondi stanziati per questo comparto coprirebbero una buona parte delle toppe sul nostro territorio: interventi della Protezione civile e per alcune opere di manutenzione straordinaria e ripristino nel settore agricolo. Investimenti per le reti idriche non mancheranno e serviranno per le nuove condotte idriche di Agrigento e Caltanissetta. Collegati alla stessa emergenza anche gli stanziamenti a favore degli agricoltori con i quali si interverrà aumentando le disponibilità di bilancio per il bonus fieno, gli indennizzi per il mancato raccolto del settore cerealicolo, l'abbattimento dei canoni dei Consorzi di bonifica e il sostegno agli apicoltori. Previsto anche un fondo di progettazione per i Consorzi di bonifica e la manutenzione del sistema meteorologico regionale.
Su uno sfondo critico sul quale abbiamo discusso ampiamente, la variazione di bilancio lascia ampio spazio a quelle che sono le problematiche relative all'emergenza idrica che quest'anno, più che mai, hanno interessato la nostra Isola.
Un "momento clou" per la III commissione all'Ars dopo il duro lavoro svolto per il contrasto alla crisi idrica e alla siccità che ha messo a dura prova i cittadini e gli imprenditori agricoli.
Nello specifico sono stati destinati 27 milioni e mezzo, di cui 2 milioni e mezzo per la realizzazione di lavori e per l'acquisizione di mezzi e attrezzature.
Per la copertura delle spese relative alla gestione del servizio di dissalazione delle isole minori per i mesi di novembre e dicembre 2024, oltre alla copertura delle spese relative al pagamento della rivalutazione tariffaria prevista dai Contratti in essere, è autorizzata la spesa di 2,126 milioni.
Al fine di assicurare la gestione temporanea del depuratore, le cui acque reflue depurate sono destinate all'irrigazione delle colture agricole sono previsti 600 mila a copertura dei costi.
Al fine di consentire la definizione delle progettazioni di opere ed interventi con finalità irrigue e di bonifica è autorizzata la spesa di un milione e mezzo.
In relazione allo stato di calamità naturale da siccità severa nell'intero territorio della Regione, per la realizzazione di interventi di manutenzione straordinaria di opere idriche da eseguire con urgenza per fronteggiare la carenza idrica, salvaguardare gli allevamenti zootecnici, le produzioni delle aziende agricole e garantire sufficienti volumi d'acqua per l'irrigazione delle colture è autorizzata per l'esercizio finanziario di 10 milioni e mezzo.
In maniera particolare per le città che hanno sofferto maggiormente la crisi come Agrigento e Caltanissetta sono stati destinati ulteriori aiuti.
Dopo il tavolo permanente per monitorare quotidianamente l'approvvigionamento idrico di Agrigento e della sua fascia costiera e per intervenire tempestivamente su ogni singola criticità e il razionamento sono ad oggi previsti 10 milioni di anticipo per l'attuazione del progetto relativo alle "Opere di ristrutturazione e automazione". L' importo complessivo sarà poi restituito dal Beneficiario, Assemblea Territoriale Idrica di Agrigento, non appena le risorse relative all'Accordo di Coesione saranno rese disponibili per la suddetta operazione.
Diga Ancipa
Per la città Caltanissetta l'Assessorato regionale dell'Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità è autorizzato a erogare a favore dell'Assemblea Territoriale Idrica l'importo di 4,2 milioni. A fronte di una situazione che sta allarmando tutta la popolazione che si trova in grande disagio, dove l'acqua che viene erogata non è sufficiente, con una nota inviata al presidente della Regione ha "richiesto il finanziamento rappresentando che l'esigenza deriva dalla grave crisi idrica in cui versa la provincia di Caltanissetta, e in particolare il Comune che viene approvvigionato dall'invaso Ancipa, finalizzato a mitigare la crisi idrica che ha colpito il territorio".
LIVESICILIA
La manovra si fa più "pesante": Schifani apre al dialogo con l'ArsIl governatore: "Testo pieno di buone misure ma si può migliorare"
PALERMO - Segnali di disponibilità al dialogo da Palazzo d'Orleans in vista dell'esame della manovra da parte dell'Ars. Il governatore Renato Schifani apre a possibili modifiche di un testo che reputa già "pieno di buone misure", come quelle per la crescita e la lotta alla crisi idrica. Il ddl Variazioni di bilancio potrebbe così aumentare il proprio spazio di manovra, anche in virtù dei 74 milioni di euro che il governo ha assegnato alla Sicilia nell'ambito del dl Fisco.
Il dialogo sulla manovra
Il presidente della Regione, intanto, tende la mano a tutti i gruppi presenti a Sala d'Ercole. "Cercheremo di migliorarla ancora - è la riflessione fatta in queste ore dal governatore - ascoltando maggioranza e opposizione". Il governo intende avviare il dialogo con le forze politiche mantenendo "un atteggiamento rigoroso" e improntato "a un lavoro che porti a una silenziosa assunzione di responsabilità" perché "questo è ciò che si aspettano i cittadini".
La manovra naviga all'Ars
Il disegno di legge, che conta 35 articoli, ha già iniziato la sua navigazione all'Ars con la discussione generale in commissione Bilancio, dove era presente l'assessore all'Economia Alessandro Dagnino, poi farà tappa nelle commissioni di merito. Il testo vale 350 milioni di euro ma la cifra finale potrebbe superare i 400 dopo la decisione del Consiglio dei ministri di assegnare alla Sicilia 74 milioni attraverso il dl fiscale. Soldi che Roma invierà come risarcimento per le minori entrate dovute alla riforma dell'Irpef.
Le misure per le imprese
Schifani punta sulle norme del ddl che concretizzano gli aiuti alle imprese attraverso l'Irfis: venti milioni di euro consentiranno l'erogazione attraverso il Fondo Sicilia di finanziamenti agevolati, assistiti da contribuzione a fondo perduto, in favore delle medie imprese operanti in Sicilia. Altri dieci milioni saranno destinati alle piccole imprese che decideranno di consorziarsi.
Tra le misure che stanno più a cuore a Palazzo d'Orleans anche quelle sul prestito d'onore agli studenti universitari e sul sostegno alle aziende sottoposte ad amministrazione giudiziaria. Nel primo caso sono previsti fino a diecimila euro per i giovani che restano a studiare in Sicilia, nel secondo un fondo da quattro milioni di euro per aiutare gli amministratori giudiziari di beni confiscati a salvare le aziende dal fallimento.
Il barometro dell'Ars
Fin qui i buoni propositi di Palazzo d'Orleans, tuttavia le previsioni sul cielo di Sala d'Ercole non sono delle migliori. Il centrodestra non ha trovato l'intesa sul ddl Enti locali e così è stato costretto a rispedire il testo in commissione per la seconda volta. Perplessità serpeggiano tra le file della maggioranza, dove qualche voce raccolta dall'Ansa ha ipotizzato "inevitabili modifiche" al testo.
Sulla manovra M5s "pronto alla battaglia"
Venti di guerra dal Movimento cinque stelle, dove il coordinatore regionale Nuccio Di Paola non ha digerito il tira e molla sul ddl Enti locali che avrebbe potuto portare un assessore in più nelle giunte comunali. "Schifani ha perso la bussola della sua maggioranza - dice Di Paola -, nonostante le strumentalizzazioni anche nei miei confronti. A lui e alla sua maggioranza riserverò lo stesso trattamento". Di Paola si dice "pronto a presentare diversi emendamenti" e a chiedere il voto segreto in aula "su ogni articolo".
ILSOLE24ORE
Manovra 2025, le nuove detrazioni fiscali per quoziente familiare e redditoLimiti variabili in base al reddito. L'importo massimo utilizzabile sarà di 8mila euro per i nuclei familiari più numerosi.
Il taglio delle tax expenditures a partire dal 2025 trova le soglie percentuali legate ai limito di reddito. Con una correzione ancorata a un quoziente familiare per premiare i nuclei familiari più numerosi. La scrittura delle norme da inserire nel testo del Ddl di Bilancio da trasmettere in Parlamento punta su tre numeri: 8% per i redditi fino a 50mila euro, 6% per i redditi da 50mila a 100mila euro, 4% oltre i 100mila euro. Sono questi i nuovi vincoli inseriti nelle prime bozze della manovra con cui si cercherà un'operazione che dovrà comunque assicurare all'Erario un risparmio di un miliardo di euro alla voce «spese fiscali» e cercare una redistribuzione sulle fasce di reddito più basse rispetto a quelle che dichiarano al Fisco di più.
Tentativo che, come anticipato, porta anche una mitigazione nell'ottica di favorire le famiglie con più figli. Tanto per fare un esempio nella prima fascia di reddito fino a 50mila euro il limite massimo delle spese detraibili sarà di 4mila euro in caso di un contribuente single. Ma grazie alla spinta alle famiglie numerose l'importo massimo salirà nella stessa fascia di reddito a 8mila euro per i nuclei con tre o più figli. Lo stesso discorso varrà anche per le fasce di reddito superiori. A questo si aggiunge poi la permanenza dell'attuale meccanismo in vigore già dal 2020 che porta gli oneri detraibili al 19% ad assottigliarsi progressivamente a partire da 120mila euro di reddito fino ad azzerarsi a 240mila euro.
Tornando però alle tre soglie va precisato che nel calcolo del tetto rapportato al reddito entreranno tutti gli oneri detraibili. In pratica la tagliola riguarderà le spese detraibili riguarderà anche gli esborsi sostenuti per le cure mediche e i farmaci. Ma anche le spese per la casa. Dentro quindi anche gli interessi passivi per i mutui e i costi sostenuti per le ristrutturazioni. In tutti i casi però il nuovo limite si applicherà solo alle nuove spese, ossia a quelle effettuate a partire dal 2025. Non ci sarà retroattività sulle rate di spese effettuate nel passato. Quindi, ad esempio, i bonifici per una manutenzione straordinaria o una ristrutturazione pagati nel 2024 seguiranno il loro corso regolare di detrazione al 50% spalmata su dieci anni che non entrerà nel nuovo tetto massimo delle spese detraibili in base al reddito. Un aspetto che tutela il legittimo affidamento ma che allo stesso tempo obbligherà a conteggi sul doppio binario per le detrazioni.
In ogni caso va chiarito che le nuove soglie determineranno l'importo massimo delle spese detraibili e non delle detrazioni. Detto in altri termini vuol dire che all'interno delle spese che saranno ammesse bisognerà andare a calcolare le percentuali per le singole agevolazioni: ad esempio il 19% per le spese mediche o il 36% per le ristrutturazioni sulle case diverse dall'abitazione principale. Nel gimcana di queste aliquote si otterrà poi l'importo detraibile che andrà ad abbattere le imposte dovute o determinerà i rimborsi da chiedere attraverso il 730 o il modello Redditi. Questo potrebbe portare il contribuente a selezionare sulla base della maggiore convenienza le spese da inserire nel paniere per perdere il meno possibile dagli sconti offerti dal Fisco. E questo potrebbe essere un fattore in grado di tenere in vita il contrasto di interessi per le agevolazioni più importanti, come quelle legate agli interventi edilizi.