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rassegna stampa del 24 ottobre 2024

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Il testo sulle Province, l'opposizione annuncia barricate e il centrodestra si spacca
La riforma che reintrodurrebbe l'elezione diretta nelle ex Province spacca già la maggioranza e mette in guardia l'opposizione, pronta alle barricate.Già durante il vertice di maggioranza Fratelli d'Italia aveva sollevato dubbi sulla costituzionalità del disegno di legge, visto che a Roma la legge che prevede Liberi Cosorzi e Città Metropolitane al posto delle Province è ancora vigente. Oggi sono stati i grillini a sollevare le stesse preoccupazioni: «Il tentativo del centrodestra è velleitario - esordisce Martina Ardizzone - prima di tutto perché la riforma allo studio sarebbe incostituzionale. E poi perché ne parlano da due anni senza cavare un ragno dal buco e adesso vorrebero approvarla in due settimane o poco più". Se non venisse approvata entro il 25 novembre sarebbe impossibile fermare la macchina elettorale per le elezioni di secondo livello (quelle che coinvolgono solo sindaci e consiglieri comunali del territorio) già indette per il 15 dicembre da un decreto di Renato Schifani.
Per la Ardizzone "il centrodestra sta tentando questa strada solo per evitare le spaccature che stavano già emergendo al suo interno su liste e candidature dei sindaci e per dare spazio al sottobosco politico che vorrebbe candidarsi alle Provinciali».Sia i grillini che il Pd, col capogruppo Michele Catanzaro, annunciano le barricate in aula. Ma anche nel centrodestra fioccano i dubbi. Per l'eurodeputato ed ex assessore Marco Falcone, anch'egli di Forza Italia, tentare di approvare questa legge sarebbe un errore: «Sulla vicenda Province siamo preoccupati perché temiamo che virate repentine o frettolose possano risolversi in una nuova magra figura. Saremmo, infatti, davanti a un ulteriore, inspiegabile, nulla di fatto. Anche la Corte Costituzionale, è il caso di ricordarlo, ha censurato a più riprese il reiterarsi dei commissariamenti. Siamo l'unica Regione d'Italia a non votare per le Province, ancorché con elezioni di secondo livello. Pur apprezzando i buoni propositi riguardo il ripristino dell'elezione diretta, temo che tutto si possa risolvere in una tattica dilatoria». Falcone fa riferimento alla analoga legge che un anno fa fu bocciata dall'Ars per via del voto dei franchi tiratori. «La percezione comune - ha aggiunto Falcone - è che, per incomprensibili giochi di palazzo, qualcuno voglia impedire alle Province siciliane di avere una guida politica che offra finalmente risposte a tantissime emergenze. Fino a qualche settimana fa in molte province d'Italia si è votato con il sistema di secondo livello. Non è l'ideale, lo diciamo da sempre, ma la Sicilia può attuarlo più facilmente entro dicembre, colmando il grave deficit di rappresentanza. Quando il governo Meloni avrà abrogato la legge Delrio si potrà andare al voto diretto. Ma, fino ad allora - ha concluso l'eurodeputato Falcone - andare avanti con i commissariamenti, o ancora peggio con normative a rischio impugnativa, risulterebbe solo una tattica dilatoria, oltre che rischiosa».
Critiche anche da Italia Viva. Per Davide Faraone «proprio stamattina alla Camera stiamo votando la modifica alla legge costituzionale sullo Statuto della Regione Friuli-Venezia Giulia, per il ripristino dell'elezione diretta dei presidenti delle Province. Qualcuno dovrebbe spiegarmi perché, in Sicilia, anch'essa regione a Statuto speciale, si possa procedere a una riforma e addirittura al voto dei presidenti delle province nella primavera prossima, con il solo voto dell'Ars e senza un passaggio in Parlamento nazionale. Siamo nelle mani di dilettanti allo sbaraglio, che un giorno pensano una cosa, il giorno dopo il contrario, non tenendo conto minimamente del rispetto delle istituzioni e delle procedure costituzionali. Se all'Ars dovesse essere approvata una riforma in tal senso e dovessero essere indette elezioni, sarebbe praticato un percorso profondamente illegittimo. Le nostre istituzioni territoriali sarebbero condannate al caos per i prossimi anni. Sarebbe da irresponsabili. Schifani e la maggioranza se ne dovranno assumere la responsabilità».





Riforma per le Province: ecco la legge per l'elezione diretta

Il cammino all'Ars della leggina che dovrebbe ridare vita alle ex Province è cominciato stamani a meno di 24 ore dalla decisione che il centrodestra ha preso nella riunione di Palazzo d'Orleans di martedì.In commissione Affari Istituzionali all'Ars si è fermato tutto per dare priorità alle norme che reintrodurranno il voto diretto nelle ex Province, dove a metà dicembre si sarebbe invece dovuto votare con le elezioni di secondo livello come avviene nel resto d'Italia in base alla legge Delrio. Il decreto già firmato da Renato Schifani aveva fissato le elezioni di secondo livello per il 15 dicembre: per eleggere i presidenti e le assemblee dei Liberi Consorzi, se le urne non verranno bloccate da questo blitz ormai pianificato all'Ars, saranno chiamati alle urne solo i sindaci e i consiglieri comunali del territorio. E lo stesso vale per l'elezione dei consigli metropolitani mentre al vertice delle Città Metropolitane vanno di diritto i sindaci del capoluogo.
Il disegno di legge incardinato cambia però tutto. E contiene sette articoli. Oltre alla reintroduzione del suffragio universale, il testo prevede «la rappresentanza di entrambi i generi in seno alla giunta, in analogia con le previsioni vigenti per i Comuni». Venticinque i consiglieri nei consorzi con popolazione fino a 400.000 abitanti, 30 in quelli con maggior popolazione. Nelle città metropolitane i componenti del consiglio saranno 35 per quelle con meno di un milione di abitanti, 40 per quelle con popolazione maggiore. Il sistema elettorale previsto nel testo firmato da tutti i capigruppo del centrodestra è quello che si adottava per gli organi delle Province regionali, «mai espressamente abrogato, prevedendo altresì che nella composizione delle liste per l'elezione dei consigli ciascun genere sia rappresentato per almeno un terzo».
Si prevede che, in sede di prima applicazione, l'elezione di presidenti e consigli si tenga nell'ambito dell'ordinario turno elettorale primaverile, dunque fra aprile e giugno. Inoltre ai componenti degli organi di governo degli enti di area vasta - cioè presidenti, assessori e consiglieri - si prevede l'applicazione «della vigente normativa in materia di status degli amministratori locali e l'applicazione, in quanto compatibile, dell'intera disciplina in materia di elezione, funzioni ed attribuzioni degli organi delle ex Province regionali». Dunque presidenti, assessori e consiglieri dovrebbero guadagnare più o meno quanto i pari grado nei Comuni.

L'Ars rispolvera le Province, il piano per il voto diretto
Due settimane di tempo per cambiare la legge sui Liberi Consorzi. C'è l'intesa nella maggioranza per reintrodurre l'elezione diretta di presidenti e consiglieri


Il centrodestra prepara il blitz, per il quale c'è un margine di manovra di appena un paio di settimane. Il piano dei leader della maggioranza prevede di annullare il voto di secondo livello nelle ex Province a pochi giorni dall'apertura dei seggi e di approvare all'Ars una legge che reintroduca l'elezione diretta di presidenti e consiglieri.Il blitz è stato pianificato a Palazzo d'Orleans ieri mattina durante un vertice di maggioranza non avulso dai dubbi di alcuni alleati, soprattutto quelli dei meloniani.
Materia complicata dal punto di vista tecnico giuridico ma dagli effetti politici enormi. Calendario alla mano, da qualche giorno è iniziato un countdown che porterà per la prima volta nella storia siciliana alle cosiddette elezioni di secondo livello.Significa che il 15 dicembre per eleggere i presidenti e le assemblee dei Liberi Consorzi (eredi delle ex Province anche se mai nati del tutto) saranno chiamati alle urne solo i sindaci e i consiglieri comunali del territorio. E lo stesso vale per l'elezione dei consigli metropolitani mentre al vertice delle Città Metropolitane vanno di diritto i sindaci del capoluogo.
Ma da qualche giorno nel centrodestra maturano dubbi su tutta la procedura, emersi con forza nel primo vertice di maggioranza svoltosi lunedì mattina. In primis i leader temono di non controllare i sindaci, che potrebbero costruire in vista delle elezioni alleanze atipiche fra amministrazioni confinanti anche se di diverso colore politico. Sarebbe a rischio la tenuta della coalizione e nascerebbero così organismi politicamente incontrollabili: è stata questa l'obiezione soprattutto di democristiani, autonomisti e leghisti.Con queste premesse i leader del centrodestra si sono rivisti ieri, questa volta a Palazzo d'Orleans con Renato Schifani a sovrintendere. E lì è venuta fuori la proposta di azzerare tutto e tornare al progetto originario del centrodestra, quello di riportare in vita le vecchie Province attraverso l'elezione diretta.Per fare questo serve una manovra molto articolata. Il centrodestra dovrà far approvare all'Ars una legge che da un lato cancella le elezioni di secondo livello già convocate e dall'altro reintroduce l'elezione diretta. Schifani, d'accordo sull'operazione, ha chiesto però che la legge indichi esplicitamente la data delle urne, in modo che non appaia solo come l'ennesimo rinvio del voto indiretto. E il presidente è stato accontentato visto che il progetto prevede di fissare la data per le Provinciali fra aprile e giugno.Il problema, rivelano i leader del centrodestra, è che la legge che stabilisce tutto questo va fatta entro un paio di settimane. Altrimenti non ci sarebbe il tempo di bloccare la macchina già avviata per il voto del 15 dicembre. E dunque serve un cammino-lampo nelle commissioni e pure in aula, dove sono già in rampa di lancio la legge urbanistica, il piano Salva Casa e la Finanziaria quater. In tanti fra i leader presenti ieri, a taccuini chiusi, si sono detti scettici sulla riuscita di un programma tanto contingentato.Ci sono, però, anche dubbi di natura politica. Giorgio Assenza, capogruppo di Fratelli d'Italia, ha ricordato che su una legge analoga l'anno scorso il governo è caduto in aula, travolto dai franchi tiratoti. E ha ricordato pure che «bisognerebbe attendere che anche il governo nazionale approvi una legge simile. Malgrado si sappia già che a Roma stanno preparando una road map in questo senso».
Lombardo, invece, si è detto a favore del ritorno all'elezione diretta. Così come ha fatto la Lega: per la capogruppo Marianna Caronia «è giusto ridare la parola a tutti gli elettori e non solo a sindaci e consiglieri, si aprono così spazi importanti di democrazia. Io spero però che questa sia l'occasione per ritornare a parlare anche della rappresentanza delle donne in politica, introducendo norme che prevedano la preferenza di genere alle elezioni e una riserva di posti in giunta pari a quella in vigore a livello nazionale (cioè il 40%, ndr)».  Su queste basi è iniziata la pianificazione del blitz.

livesicilia.it
Ex Province, la nuova riforma alimenta le polemiche: gli interventiLe parole di Faraone, Germanà e Falcone. Critiche da Pd e M5s.


PALERMO - Ex province, mentre in commissione Affari istituzionali si incardina il disegno di legge per l'elezione diretta dei rappresentanti, aumentano i dubbi di alcuni esponenti politici, in particolare Davide Faraone, capogruppo di Italia viva alla Camera e Marco Falcone, eurodeputato di Forza Italia, che richiama la legge Delrio. Le rassicurazioni arrivano dal senatore leghista Nino Germanà.Ex province, le parole di Faraone"Proprio stamattina nell'Aula della Camera stiamo votando la modifica alla legge costituzionale sullo Statuto della Regione Friuli-Venezia Giulia, per il ripristino dell'elezione diretta dei presidenti delle Province". Lo dice Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera."Qualcuno dovrebbe spiegarmi perché, in Sicilia, anch'essa regione a Statuto speciale, si possa procedere a una riforma e addirittura al voto dei presidenti delle Province nella primavera prossima, con il solo voto dell'Ars e senza un passaggio in Parlamento nazionale - aggiunge -. Siamo nelle mani di dilettanti allo sbaraglio, che un giorno pensano una cosa, il giorno dopo il contrario, non tenendo conto minimamente del rispetto delle istituzioni e delle procedure costituzionali".E infine: "Se all'Ars dovesse essere approvata una riforma in tal senso e dovessero essere indette elezioni, sarebbe praticato un percorso profondamente illegittimo. Le nostre istituzioni territoriali sarebbero condannate al caos per i prossimi anni. Sarebbe da irresponsabili. Schifani e la maggioranza se ne dovranno assumere la responsabilità".Interviene Germanà"Affermazioni mendaci quelle di Davide Faraone riguardo l'operato dell'Ars: nulla di nuovo, siamo abituati alle sue sciocchezze. La domanda però è: non conosce lo statuto della Regione Siciliana o in malafede, ancora una volta, strumentalizza?". Così in una nota il senatore siciliano e commissario regionale della Lega Nino Germanà, vicepresidente del Gruppo a Palazzo Madama.L'Ars sta lavorando a un disegno di legge per l'elezione diretta delle province, non sta apportando alcuna modifica allo statuto che già prevede i liberi consorzi. Consiglio a Faraone - conclude il senatore della Lega - di studiare prima di parlare nuovamente a vuoto".Falcone: "Siamo preoccupati""Sulla vicenda Province siamo preoccupati perché temiamo che virate repentine o frettolose possano risolversi in una nuova magra figura. Saremmo, infatti, davanti a un ulteriore, inspiegabile, nulla di fatto. Anche la Corte Costituzionale, è il caso di ricordarlo, ha censurato a più riprese il reiterarsi dei commissariamenti". Marco Falcone, eurodeputato di Forza Italia-PPE, non nasconde alcuni timori."Siamo l'unica Regione d'Italia a non votare per le Province - aggiunge l'europarlamentare -, ancorché con elezioni di secondo livello. Pur apprezzando i buoni propositi riguardo il ripristino dell'elezione diretta, temo che tutto si possa risolvere in una tattica dilatoria".Falcone fa alcune ipotesi: "La percezione comune è che, per incomprensibili giochi di palazzo, qualcuno voglia impedire alle Province siciliane di avere una guida politica che offra finalmente risposte a tantissime emergenze - aggiunge Falcone - Fino a qualche settimana fa in molte province d'Italia si è votato con il sistema di secondo livello"."Non è l'ideale, lo diciamo da sempre, ma la Sicilia - insiste ancora l'esponente di Forza Italia - può attuarlo più facilmente entro dicembre, colmando il grave deficit di rappresentanza. Quando il governo Meloni avrà abrogato la legge Delrio - confidiamo al più presto - si potrà andare al voto. Ma, fino ad allora - conclude l'eurodeputato Falcone - andare avanti con i commissariamenti, o ancora peggio con normative a rischio impugnativa, risulterebbe solo una tattica dilatoria, oltre che rischiosa".Catanzaro (Pd): "Ennesimo bluff""Un ennesimo bluff, una melina che non mira tanto all 'elezione diretta quanto piuttosto a far slittare il voto di secondo grado nelle ex Provincia previsto a dicembre, forse perché qualche deputato ha paura di avere un consigliere provinciale come concorrente alle prossime regionali". Lo dice Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all'Ars."L'elezione degli organismi di Liberi consorzi e Città metropolitane in Sicilia sta diventando una barzelletta - aggiunge - La maggioranza del governo Schifani non si mette d'accordo sulle poltrone e ogni volta a ridosso del voto trovano un modo per rinviare, senza il minimo rispetto per le istituzioni, per gli amministratori e soprattutto per i cittadini".Fabio Venezia (Pd): "Schizofrenia politica""Ormai da diversi mesi assistiamo ad un teatrino imbarazzante da parte del Governo Schifani e della sua maggioranza in merito alle elezioni nei Liberi Consorzi e nelle Città Metropolitane". Lo dichiara Fabio Venezia, parlamentare del PD e Vice presidente della Commissione Bilancio all'Ars."Prima il disegno di legge per l'elezione diretta, affossato con il voto segreto da ampie parti della stessa maggioranza di governo. Poi il ritorno alle elezioni di secondo livello per il prossimo 15 dicembre. Adesso il ritorno nuovamente alle elezioni dirette. Si tratta di un atto di schizofrenia politica animato certamente da ragioni politiche poco nobili"."Dopo una lunga fase di commissariamento e le diverse impugnative - continua il deputato dem - ci saremmo aspettati la parola fine da parte del Governo regionale alla questione ex province. E invece, dietro il pretesto dell'elezione diretta si cela il tentativo maldestro di impedire le elezioni di secondo livello del prossimo 15 dicembre perché i partiti della maggioranza sono lacerati da lotte intestine e non riescono a fare sintesi nei territori"."Un atteggiamento irresponsabile - conclude - per continuare con la lunga stagione dei commissariamenti e per impedire agli enti di area vasta di avere una rappresentanza diretta dei sindaci e dei consiglieri comunali scelti dai cittadini".Movimento cinque stelle: "Ammuina del centrodestra""Ritorna in ballo l'elezione diretta per le ex Province? Il centrodestra sta apparecchiandosi una nuova sonora batosta come già avvenuto e solo per fare 'ammuina' su argomenti triti e ritriti. Qualcuno comunque gli ricordi che la Corte Costituzionale ha imposto le elezioni di secondo livello con la legge Delrio in vigore e questo non ci pare essere stato minimamente superato".Lo affermano i deputati M5S all'Ars Martina Ardizzone e Angelo Cambiano, componenti della commissione Affari istituzionali dell'Ars."Senza l'abrogazione della Legge Delrio - afferma Ardizzone - le elezioni di primo livello restano incostituzionali ed è questo il tema centrale. Come tema centrale sarebbe anche il fatto che mancano le risorse alle ex Province, ma a loro interessano le poltrone, punto. I bisogni dei cittadini possono sempre aspettare"."Il centrodestra - dice Cambiano - torna a fare 'ammuina' su argomenti che hanno ingessato inutilmente l'aula e la commissione a lungo e su temi che interessano pochissimo ai siciliani che hanno ben altro a cui pensare. Qui non si tratta di essere favorevoli o contrari al ritorno di questi enti, ma ciò che balza agli occhi è il tentativo di violare i principi dettati in materia dalla Corte Costituzionale".




grandangoloagrigento.it

Ex Province, Catanzaro: "Un bluff per far saltare il voto"Lo dice Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all'Ars a proposito del disegno di legge sull'elezione diretta nelle ex Province


"Un ennesimo bluff, una melina che non mira tanto all'elezione diretta quanto piuttosto a far slittare il voto di secondo grado nelle ex Province previsto a dicembre, forse perché qualche deputato ha paura di avere un 'consigliere provinciale' come concorrente alle prossime regionali". Lo dice Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all'Ars a proposito del disegno di legge sull'elezione diretta nelle ex Province presentato dalla maggioranza che sostiene il governo Schifani. "L'elezione degli organismi di Liberi consorzi e Città metropolitane in Sicilia sta diventando una barzelletta - aggiunge Catanzaro - La maggioranza del governo Schifani non si mette d'accordo sulle poltrone e ogni volta a ridosso del voto trovano un modo per rinviare, senza il minimo rispetto per le istituzioni, per gli amministratori e soprattutto per i cittadini".Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani ha incontrato questo pomeriggio, a Palazzo d'Orléans, il commissario nazionale per l'emergenza idrica Nicola Dell'Acqua che da domani effettuerà un sopralluogo nei tre siti che ospitano i dissalatori di Porto Empedocle, Gela e Trapani. Presenti anche l'assessore regionale all'Energia Roberto Di Mauro e il coordinatore della cabina di regia regionale per l'emergenza idrica Salvo Cocina. "Ho rappresentato al commissario Dell'Acqua l'importanza di riattivare il prima possibile i tre dissalatori di Porto Empedocle, Gela e Trapani, ormai dismessi da oltre dieci anni - ha detto Schifani - Il governo della Regione ha già individuato nella sua strategia le risorse necessarie, stanziando 90 milioni di euro all'interno dell'accordo di coesione sottoscritto con il governo nazionale. Per accelerare l'iter ho chiesto e ottenuto da Roma che a occuparsene sia il commissario nazionale al quale la legge ha assegnato pieni poteri di deroga sui tempi di realizzazione. Da parte nostra assicuriamo, nello spirito di leale collaborazione istituzionale, la massima disponibilità a offrire l'appoggio logistico e le risorse umane che dovessero essere necessarie". Dell'Acqua si è impegnato ad avviare con immediatezza l'iter di evidenza pubblica per l'attivazione in pochi mesi di tre moduli mobili di dissalazione e nel contempo ad approfondire le procedure per l'avvio del percorso di realizzazione dei tre impianti definitivi, da completare entro la prossima estate. "La Regione - ha aggiunto Schifani - ha già avviato gli interventi a breve termine per mitigare gli effetti dell'eccezionale crisi idrica che ha colpito l'Isola e ritiene, comunque, i dissalatori fondamentali per il prossimo futuro per garantire in modo continuo adeguate forniture idriche, visto che a seguito dei cambiamenti climatici saremo costretti sempre più spesso a fare i conti con lunghi periodi di siccità". 


lentepubblica.it


Legge di Bilancio 2025: nella bozza diverse novità per il pubblico impiego


Si prevedono numerose misure per il pubblico impiego all'interno dell'ultima bozza della Legge di Bilancio 2025: ecco le ultime novità.La firma del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, apposta sulla manovra di bilancio 2025  rappresenta un passaggio fondamentale nel percorso legislativo. Questo atto formale, che segue l'approvazione del Consiglio dei Ministri, conferma la conformità del testo ai requisiti costituzionali e dà il via all'iter parlamentare che porterà all'approvazione definitiva.La sua importanza risiede nel ruolo di garante dell'equilibrio istituzionale che il Presidente svolge, assicurando che il disegno di legge rispetti i principi fondamentali della Costituzione prima di essere discusso e votato dal Parlamento.Le bozze della manovra di bilancio per il 2025 portano alcune rilevanti novità per i lavoratori del settore pubblico, con l'obiettivo di ottimizzare l'organizzazione e migliorare l'efficienza della Pubblica amministrazione, in linea con le riforme previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Revisione dei fabbisogni e efficienza organizzativa
Una delle principali proposte riguarda la revisione dei fabbisogni di personale da parte delle amministrazioni pubbliche, che saranno chiamate a realizzare risparmi di efficienza grazie a processi di digitalizzazione, semplificazione e riorganizzazione. Questo percorso sarà applicato secondo le disposizioni che verranno definite nei prossimi mesi.Percentuali di assunzioni e turn overUn elemento chiave della manovra è il tetto alle assunzioni per le amministrazioni con oltre 20 dipendenti a tempo indeterminato, che dal 2025 potranno assumere solo il 75% del personale cessato l'anno precedente, con un ritorno al 100% dal 2026. Questo limite non riguarderà il personale delle magistrature, né gli avvocati e procuratori dello Stato, per i quali sarà consentito un turn over del 100% già a partire dal 2025.Similmente, altre modifiche interesseranno il personale delle Forze armate, con un graduale incremento delle percentuali di assunzioni, passando dal 12% fino al 15,58% dal 2025.Limiti di spesa per il personale pubblicoLe nuove disposizioni impongono inoltre limiti alla spesa per il personale. Gli enti pubblici, comprese le istituzioni di ricerca e le autorità di regolazione, non potranno assumere oltre il 75% del personale cessato l'anno precedente, mantenendo così sotto controllo le spese. Anche per gli enti locali e le regioni, il vincolo sarà lo stesso, con la possibilità di riorganizzare i bilanci in base ai risparmi derivanti dalle cessazioni di servizio.Scuola e riduzione del personale docenteLa manovra interviene anche nel settore scolastico, con una riduzione prevista di 5.660 posti nell'organico dell'autonomia per l'anno scolastico 2025/2026. Le modifiche riguarderanno anche il personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA), per cui è stata stabilita una riduzione di 2.174 unità, con una successiva revisione dei criteri di assegnazione degli organici.Deroghe per esigenze specificheTuttavia, la bozza prevede la possibilità di derogare alle limitazioni assunzionali in casi di necessità particolari o per coprire specifiche professionalità. Queste deroghe saranno stabilite attraverso un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, in collaborazione con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, garantendo comunque l'equilibrio dei risparmi previsti.Risparmi destinati al personaleInfine, la manovra prevede che i risparmi permanenti ottenuti dalle amministrazioni, grazie a un numero di assunzioni inferiore a quello consentito, possano essere destinati a incrementare i fondi per il trattamento accessorio del personale, fino a un massimo del 10% del valore dei fondi stabilito nel 2016.



















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