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rassegna stampa del 29 ottobre 2024

livesicilia.it
Ex Province: enti utili o spreco inutile? I RISULTATICome avete risposto al nostro quesito
PALERMO - Le ex Province? Piacciono alla maggioranza dei lettori di Livesicilia. Il 63.7% degli utenti che hanno espresso una preferenza, infatti, ha risposto che le ex Province sono "Enti utili". Il 36.3% li ha invece definiti uno "Spreco inutile".ENTI UTILI63%
SPRECO INUTILE36%
In Sicilia una proposta di legge punta a reintrodurre l'elezione diretta dei presidenti delle ex Province e dei consigli provinciali. E per questo abbiamo chiesto ai nostri lettori di esprimere il loro parere sull'utilità di questi enti o meno. Il voto si è chiuso alle 00:00 di lunedì 28 ottobre 2024.

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Riforma delle Province, per il centrodestra la strada è in salita: presentati oltre 600 emendamenti
Si fa irta la strada per il disegno di legge sulle Province a firma dei capigruppo di maggioranza e del presidente della commissione Affari istituzionali Ignazio Abbate. La volontà della maggioranza è quella di approvare una sorta di copia del provvedimento precedentemente bocciato all'Ars. Tutti e cinque i capigruppo di centrodestra hanno firmato il testo che si pone come obiettivo quello di superare, ancora una volta, gli effetti della legge Delrio. Una norma nazionale voluta dall'ex ministro del Partito Democratico che sostanzialmente ha cancellato il vecchio sistema delle Province, sostituite con Liberi Consorzi e Città Metropolitane. Organi che non vengono nominati dal popolo, così come avviene con tutti gli enti locali regionali, ma che prevedono delle elezioni di secondo livello, ovvero un sistema di voto che coinvolge sindaci e consiglieri comunali.
L'attuale sistema con cui si andrebbe al voto in Sicilia
Ad oggi, in Sicilia le elezioni di secondo livello sono fissate per il 15 dicembre. Ad oggi il sistema è il seguente. I sindaci e i consiglieri comunali eletti dal popolo voteranno i rappresentanti che si insedieranno nelle Città Metropolitane di Palermo, Catania e Messina (dove però si voterebbero solo i consiglieri provinciali), nonchè nei Liberi Consorzi di Enna, Caltanissetta, Ragusa, Siracusa, Trapani ed Agrigento (dove è prevista l'elezioni anche del presidente). Il tutto si svolgerebbe attraverso il cosiddetto voto ponderato. Uno, secondo lo schema della legge Delrio, non vale infatti uno. Il peso del voto dei sindaci e dei consiglieri provinciali dipende dal numero di abitanti di questo o quel comune. Insomma, per fare un esempio, il voto di un consigliere di Bagheria conterebbe di più di uno di un consigliere di Ciminna.
Il centrodestra vuole l'elezione diretta. Sul testo piombano oltre 600 emendamenti
Un sistema che non piace al centrodestra isolano, il quale mira a percorrere la strada già portata avanti dal Friuli Venezia-Giulia e a ripristinare così l'elezione diretta del presidente della Provincia e dei consiglieri provinciali. La Sicilia, in tal senso, mira a fare una sorta di fuga in avanti, anticipando l'idea che balena nella testa degli esponenti del Governo Nazionale. Ma se la volontà della maggioranza sembra chiara, lo è altrettanto quella dell'opposizione. O quantomeno di una parte di essa. Al testo risultano presentati infatti 606 emendamenti in I commissione.
Pioggia di proposte di modifica dal M5S
Di questi, oltre 550 emendamenti sarebbero tecnici e porterebbero la firma di deputati regionali del M5S. Insomma, espedienti usati in politica per far girare le lancette. E nella situazione in cui è l'Assemblea Regionale Siciliana, il tempo è tutto. Lo spazio per votare il ddl Province, rinviando di conseguenza le elezioni di secondo livello, è veramente stretto. Soprattutto alla luce degli altri documenti da vagliare a Sala d'Ercole.
Le priorità del Governo regionale: manovrina e legge di stabilità
A ribadire il percorso a tappe forzate è stato il presidente della Regione Renato Schifani, intervenuto ieri all'inaugurazione della nuova fermata "Libertà" dell'anello ferroviario di Palermo. A specifica domanda dei giornalisti, il governatore ha ricordato il disegno di legge di stampo governativo bocciato dall'aula in estate. Al contempo, sottolineando la libertà e le responsabilità dell'Ars, ha sottolineato come ci siano priorità da rispettare e a cui va data la precedenza. Due in particolare i ddl citati da Renato Schifani. Il primo riguarda la variazione di bilancio da oltre 400 milioni di euro. Una sorta di "manovrina" da votare entro il 5 novembre, in modo che la stessa possa essere inserita all'interno della prossima legge di stabilità. La missione del governatore è votare la Finanziaria entro fine anno, evitando forme di esercizio provvisorio. E con le scadenze che ci sono, perdere anche un'ora nelle commissioni all'Ars sul ddl Province potrebbe fare la differenza.
Inizia il percorso nelle commissioni
Per questo, il numero monstrè di 606 emendamenti fa calare le percentuali di riuscita della missione del centrodestra. Ma in pieno recupero qualcuno dal centrodestra starebbe preparando un piano B. Una sorta di contromossa per superare il catenaccio avversario e portare così il risultato a casa. In mattinata il testo è atteso prima in commissione Affari Istituzionali presieduta da Ignazio Abbate che avrà la responsabilità di esitare il testo in tempi strettissimi per l'incombenza della sessione di bilancio. Dopo in commissione Bilancio. Solo dopo questi due passaggi si potranno capire le reali percentuali di riuscita dell'operazione politica della maggioranza. Anche se, questo va detto, il percorso per il centrodestra appare decisamente in salita a causa dei tempi strettissimi.


Riforma delle Province, il messaggio di Schifani all'Ars: "E' un problema parlamentare, ma ci sono delle priorità" 
"La riforma delle Province è un problema del Parlamento regionale". Così dichiara il governatore Renato Schifani, intervenuto questa mattina all'inaugurazione della fermata "Libertà" di Palermo. Il numero uno di Palazzo d'Orléans ha parlato a margine dei principali temi in cima all'agenda politica siciliana. Fra questi c'è anche il ddl che interessa le tre Città Metropolitane e i sei Liberi Consorzi che, stante così le cose, dovrebbero andare al voto con le elezioni di secondo livello il prossimo 15 dicembre. Tradotto, a scegliere i prossimi consiglieri provinciali saranno i sindaci e i consiglieri comunali. Ma la politica regionale sembra aver cambiato idea rispetto a quanto deciso all'Ars in estate, con i capigruppo di maggioranza impegnati a sottoscrivere il testo che prevede di ridare la parola agli elettori nella primavera del 2025, superando così la tanto discussa legge Delrio.
Tempi stretti per la riforma delle Province, il pensiero di Renato Schifani
I tempi però sono stretti e l'agenda politica dell'Ars è molto fitta. Dopo settimane di stallo sul ddl enti locali, poi ritornato in commissione per la terza volta di fila, oggi Sala d'Ercole si ritrova oberata di lavoro e con scadenze inderogabili. E in un simile quadro il presidente della Regione Renato Schifani tiene a ricordare a tutti le proprie competenze, al netto delle priorità da portare avanti.
"La riforma delle Province è un problema parlamentare - sottolinea -. Sono abituato ad assumermi le mie responsabilità quando si tratta di azioni di Governo. Avevamo portato in aula in passato la propria riforma che prevedeva l'elezioni diretta delle Province. Era stata approvata in commissione, poi in aula è stata bocciata. Se il Parlamento e la maggioranza hanno oggi valutazioni diverse, le pongano in essere. Ho dovuto convocare le elezioni modello Delrio per il 15 dicembre. E' una data che può essere differita solo in presenza di una norma primaria del Parlamento. Non so se il Parlamento adotterà o meno questa scelta. I tempi sono stringenti per sciogliere questa riserva".
"Non vi è dubbio - aggiunge Schifani - che la volontà del Governo Nazionale sia abolire la legge Delrio. Ha fallito. In Sicilia abbiamo migliaia di chilometri di strade provinciali abbandonate. Da qui a realizzarla al più presto saranno i tempi parlamentari a decidere. Rispetto il Parlamento ma ho delle priorità. L'approvazione a giorni dell'assestamento di bilancio, che libererà centinaia di milioni di euro, e il rispetto dei tempi per l'approvazione della manovra entro l'anno. I siciliani hanno bisogno di una spesa corrente certa, senza andare all'esercizio provvisorio. Se all'interno di questo ragionamento si introdurrà la riforma delle Province, senza derogare a queste mie prerogative, deciderà il Parlamento".


GRANDANGOLO
Architetti di Agrigento: "L'aeroporto è la priorità assoluta per superare gap infrastrutturale"Dotare il territorio agrigentino di uno scalo aeroportuale è l'obiettivo prioritario individuato dagli architetti nel documento inviato all'assessorato regionale
Dotare il territorio agrigentino di uno scalo aeroportuale a servizio della Sicilia centromeridionale. È questo l'obiettivo prioritario individuato dagli architetti nel documento inviato all'assessorato regionale Territorio e Ambiente quale contributo dell'Ordine alla redazione del Piano Territoriale Regionale (PTR), presentato al Palacongressi lo scorso 12 settembre. "Al fine di offrire il nostro contributo al Piano Territoriale Regionale - afferma il presidente dell'Ordine, Rino La Mendola - abbiamo convocato l'assemblea degli iscritti che ha approvato un documento con il quale vengono riproposti, integrati e rilanciati i contenuti del manifesto precedentemente condiviso con la Rete delle Professioni Tecniche di Agrigento sul tema delle infrastrutture necessarie per il rilancio socio-economico del territorio agrigentino".
L'anello autostradale 
"Per quanto riguarda i collegamenti su gomma - continua La Mendola - abbiamo evidenziato la necessità di chiudere l'anello autostradale con la realizzazione della Castelvetrano-Gela che attraverserebbe tutto il territorio provinciale con quattro corsie (due per senso di marcia) e con il completamento concreto del cantiere infinito della SS 189, in modo da garantire le quattro corsie anche per collegare Agrigento a Palermo".
L'alta velocità su strada ferrata
"In materia di collegamenti su strada ferrata - spiega il Presidente dell'Ordine degli architetti - abbiamo sottolineato la necessità di integrare i lavori in corso per il potenziamento della linea Agrigento-Palermo con un piano di interventi finalizzati a garantire il collegamento della Città dei templi a una rete ferroviaria dell'alta velocità, al momento frenata dai tempi di attraversamento dello Stretto".
Il sistema portuale 
"Per il sistema portuale - dichiara La Mendola - abbiamo proposto il potenziamento dei tre principali porti ricadenti sulla costa agrigentina, in modo da esaltare la vocazione peschereccia e turistica (da diporto) del porto di Sciacca, la vocazione crocieristica del porto di Licata e la vocazione commerciale del porto di Porto Empedocle". 
Il Ponte sullo Stretto
"Nel documento si prende atto dell'importanza del ponte di Messina per il raggiungimento degli ultimi due obiettivi, nella consapevolezza che, sino a quando l'attraversamento dello Stretto non sarà veloce, difficilmente registreremo investimenti importanti per la rete ferroviaria dell'alta velocità siciliana e per il sistema portuale integrato della costa meridionale, oggi completamente ignorato dai grossi mercantili, provenienti dai Paesi asiatici, attraverso il Canale di Suez e diretti al nord Europa - dice La Mendola - Tali imbarcazioni, al momento, ignorano le nostre coste, proseguono il percorso attraverso lo stretto di Gibilterra e, circumnavigando la penisola iberica, raggiungono i Paesi del Nord Europa, mortificando la centralità della nostra terra mal collegata con il continente europeo. 
L'aeroporto per la Sicilia centromeridionale (obiettivo prioritario)
"L'unico obiettivo svincolato dalla necessità di rendere veloce l'attraversamento dello Stretto - conclude La Mendola - è proprio quell'aeroporto centromeridionale che costerebbe meno di tre chilometri di autostrada. Lo scalo potrebbe essere organico a un nuovo sistema aeroportuale siciliano che, in linea con le direttive del Piano Nazionale Aeroporti, potrebbe alimentare, unitamente allo scalo di Birgi, il polo aeroportuale occidentale dell'Isola che, dal punto di vista amministrativo, potrebbe fare capo a Punta Raisi. Analogamente, lo scalo di Comiso potrebbe essere aggregato al polo orientale, facente capo a Fontanarossa. Tutto ciò, supererebbe le tensioni dovute a concorrenze territoriali consentendo, peraltro, una notevole riduzione dei costi di gestione e una più attenta e organica pianificazione dei voli in relazione alle esigenze del territorio siciliano e a emergenze come, ad esempio, gli incendi o le frequenti eruzioni dell'Etna. Tuttavia, l'inserimento dell'importante infrastruttura, nel Piano Nazionale degli Aeroporti, rimane ancora subordinata a quel parere dell'ENAC che non dovrebbe tardare ancora, visto che sono già trascorsi tre mesi da quando il Libero Consorzio Comunale di Agrigento ha presentato le integrazioni allo studio di fattibilità dell'infrastruttura richieste dallo stesso Ente Nazionale dell'Aviazione Civile.


QDS
Commissione Affari istituzionali, priorità alle ex Province
I lavori della settimana delle Commissioni Ars
Palermo - La commissione Affari istituzionali esamina la bozza legislativa che introduce l'elezione diretta nelle ex Province. All'attenzione della commissione c'è anche il parere sulla nomina del presidente del Consiglio di amministrazione del Teatro Vittorio Emanuele di Messina. Il disegno di legge di variazioni di bilancio prosegue il cammino in seconda commissione.
La commissione Ambiente esamina gli emendamenti presentati alla riforma urbanistica. Mercoledì la commissione ascolta l'assessore regionale per le Infrastrutture e la mobilità sull'ammodernamento della rete viaria che serve la Valle dello Jato, del Corleonese, e la Valle del Belice e sulla possibilità di realizzare uno svincolo sull'autostrada A18 Messina-Catania (Giampilieri).
Le norme in materia di domini collettivi, la valorizzazione dei micro birrifici artigianali e la promozione dei prodotti agrumicoli di qualità sono all'attenzione della commissione Attività produttive.
Il patrimonio Liberty siciliano è al centro dei lavori della commissione Cultura con l'audizione dell'assessore regionale per i Beni culturali nell'ambito dell'esame delle norme per la fruizione dei siti del territorio.
In commissione Salute l'assessore regionale per la Sanità riferisce sul servizio di oncologia nell'ospedale Maria Paternò Arezzo di Ragusa. Nella seconda audizione la commissione ascolta gli assessori per la Salute e per le politiche sociali sui servizi volti all'integrazione sociosanitaria.
La commissione Statuto svolge l'audizione del dirigente generale del Dipartimento Infrastrutture.


Strade siciliane groviera, in Sicilia oltre 48 mila buche
L'allarme del Movimento elettori consumatori: le recenti piogge hanno aggravato la situazione, si rischia la paralisi. L'appello: "Necessario un piano straordinario e una commissione permanente autonoma sulla sicurezza"
PALERMO - Sono sempre più le buche presenti lungo le strade siciliane. Voragini in grado di provocare incidente o, nella migliore delle ipotesi, danni alle auto che loro malgrado ci finiscono sopra. Per i consumatori siciliani si fa sempre più necessaria la battaglia legale con i vari enti pubblici che gestiscono le strade.
La viabilità siciliana più un'incognita che una sicurezza
A fare la conta di queste pericolose disconnessioni stradali il Mec, il Movimento elettori consumatori. Stimata la presenza nelle varie arterie dell'Isola di ben 48 mila buche. Un numero 'monstre' che dà il senso di quanto la viabilità siciliana sia più un'incognita che una sicurezza per chi ne fruisce quotidianamente. Proprio per questo secondo il Mec l'enorme numero di falle nelle sedi stradali metterebbe in pericolo i trasporti regionali e la situazione si sarebbe aggravata dopo le piogge torrenziali dei giorni scorsi.
Necessario un piano straordinario
Necessario un piano straordinario e una commissione permanente autonoma sulla sicurezza stradale. "Le piogge di questi giorni - ha affermato Claudio Melchiorre, presidente del Mec - hanno letteralmente scoperchiato il cattivo stato delle strade. Non esiste area siciliana dove si possano percorrere più di millecinquecento metri senza incontrare una buca che mette a rischio la salute e integrità fisica dei conducenti e meccanica dei mezzi".
La viabilità è uno dei temi critici della nostra regione
"La viabilità è uno dei temi critici della nostra regione. Non abbiamo trasporti pubblici affidabili, né su gomma né su strada ferrata. Più dei due terzi dei siciliani è obbligato a usare mezzi propri per spostarsi. Se il parco auto è vecchio per la povertà media che non è seriamente tenuta in considerazione dalla politica siciliana, e il sistema viario si riempie di buche e di ostacoli a ogni pioggia, rischiamo la paralisi", ha aggiunto Melchiorre.
Il Mec assicura assistenza legale ai consumatori siciliani
Il Mec ha quindi assicurato assistenza legale ai consumatori siciliani che abbiano subito danni o incidenti dovuto al cattivo stato delle strade. "Non basta parlare di risarcimenti - sottolinea Melchiorre -. Chiediamo alla Regione e ai Comuni, specie capoluogo, di attivare insieme ai consumatori un monitoraggio costante della qualità e della sicurezza delle strade".
Secondo l'associazione dei consumatori su 14.700 chilometri di strade siciliane, quasi un terzo è inutilizzabile per interruzioni dovute a frane che non sono state messe in sicurezza. I restanti 10 mila chilometri di strade ancora percorribili sono falcidiati da asfalti inadeguati, continui rattoppi, anche per rinnovo delle reti dei servizi.
I volontari del Mec, con un controllo su cento chilometri di strade urbane ed extraurbane, hanno constatato in media 4,7 buche o ostacoli potenzialmente pericolosi per gli automobilisti, e ancor più per i motociclisti, per ogni chilometro di strada.
"Il nostro 'buche index' - continua la nota dell'associazione - dice che oggi ci sono quarantottomila ostacoli pericolosi da rimuovere nella nostra regione. Una regione che rischia la paralisi per buche delle proprie strade non può lamentare che Roma la trascuri. Dobbiamo mettere mano alla messa in sicurezza delle strade siciliane".
"La manutenzione straordinaria delle sedi stradali e degli asfalti deve essere realizzata subito, in collaborazione con Anas, con le ex Province e i Comuni. Una commissione permanente, dotata di fondi autonomi, che controlli e ispezioni sistematicamente la qualità e la sicurezza delle nostre strade è necessaria e crediamo che la Regione possa e debba inserirla nelle attività strategiche della Regione sin dalla prossima finanziaria regionale".



Statali, in manovra i soldi per i contratti fino al 2030. L'occasione da non perdere
Sono tante le categorie del pubblico impiego deluse, anzi profondamente deluse, dalla legge di bilancio appena presentata in parlamento dall'esecutivo. Infermieri, medici, insegnanti e personale vario della scuola hanno ragione da vendere nella loro protesta contro l'ennesimo blocco del turnover, che, nel caso della scuola si è spinto addirittura a prospettare un taglio della pianta organica. Eppure, alla categoria, all'intera categoria del pubblico impiego, mi permetto di consigliare una lettura integrale del provvedimento, perché tra le tante ombre presenti in questa manovra economica, c'è pure qualche luce da non sottovalutare, soprattutto in un periodo, come quello attuale, in cui il confronto per il rinnovo contrattuale è entrato nella sua fase cruciale.Nel testo, all'articolo 19 (Rifinanziamento del fondo per la contrattazione collettiva nazionale per il personale pubblico), in linea con la filosofia della programmazione pluriennale derivante dalle nuove regole di stabilità europee, sono previsti i fondi per coprire il rinnovo non solo del prossimo, ma anche del contratto successivo. Dopo anni e anni di blocco della contrattazione, la categoria si trova, dunque, davanti all'occasione storica di chiudere la trattativa in corso sul ccnl 2022-2024 entro l'ultimo anno di vigenza, avendo davanti risorse garantite anche per i due prossimi trienni. Non è mai accaduto prima. È uno scenario nuovo che ci permette di pensare a soluzioni inedite. Ripeto da tempo che il pubblico impiego ha bisogno di una riforma radicale, che i tavoli sindacali non si possono limitare a mettere pezze a colori su un abito ormai troppo sbrindellato. Ora abbiamo le condizioni perché si possano chiudere nei tempi corretti e fuor da logiche di emergenza, non uno ma ben tre contratti. Non facciamocela scappare.Certo i numeri ci dicono che non c'è da scialare, ma la situazione generale è quella che è, tra guerre, instabilità e crisi di ogni tipo. Le statistiche internazionali dicono che addirittura Francia e Germania se la passano peggio di noi. È dura per tutti, figuriamoci per un paese che ha un debito come il nostro. Eppure, le cifre messe nero su bianco dalla legge di bilancio per il lavoro pubblico non sono da disprezzare. Se chiudessimo nelle prossime settimane il confronto in corso metteremmo in sicurezza gli oltre 5 miliardi destinati al comparto con la precedente finanziaria e secondo il testo della nuova manovra potremmo contare per il futuro in altri incrementi di circa 6 miliardi di euro per il 2025-2027 e in altrettanti per il triennio successivo 2028-2030, cifre che si raddoppiano considerando gli analoghi e automatici aumenti per il personale dipendente da amministrazioni, istituzioni ed enti pubblici diversi dall'amministrazione statale.
Letteralmente, nell'art. 19 della legge di bilancio è scritto che: «Per il triennio 2025-2027   gli oneri posti a carico del bilancio statale per la contrattazione collettiva nazionale e per i miglioramenti economici del personale statale in regime di diritto pubblico sono complessivamente determinati in 1.755 milioni di euro per l'anno 2025, 3.550 milioni di euro per l'anno 2026 e 5.550 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2027». Ma per capire meglio come si è arrivati a queste cifre è più utile scorrere la relazione tecnica che accompagna il provvedimento, la quale spiega che per i calcoli si è partiti da una base di 1,9 milioni di unità di personale, come risultanti dal Conto Annuale 2021, e della retribuzione media annua pari a 37.880 euro ottenuta rivalutando il dato del Conto Annuale 2021 per tenere conto dei benefici connessi ai trienni contrattuali 2019-2021 e 2022-2024.Il risultato di questi calcoli porta alle cifre summenzionate che in termini percentuali si concretizzano in incrementi retributivi dell'1,8% per l'anno 2025, del 3,6% per l'anno 2026 e un incremento complessivo del 5,4% a regime a decorrere dall'anno 2027 comprensivo dell'indennità di vacanza contrattuale e degli analoghi trattamenti previsti dai provvedimenti negoziali relativi al personale contrattualizzato in regime di diritto pubblico. Stesso ragionamento per le proiezioni sul triennio successivo. Spiega ancora la relazione tecnica che le risorse sono quantificate, secondo criteri analoghi a quelli utilizzati per gli stanziamenti precedentisulla base del deflatore consumi, pari a 1,9% per il 2028 e a 2,0% per il 2029 e 2030. Il che ci porta a prevedere incrementi di 1.954 milioni di euro per l'anno 2028, 4.027 milioni di euro per l'anno 2029 e 6.112 milioni di euro annui a decorre dal 2030, al lordo degli oneri contributivi ai fini previdenziali e dell'imposta regionale sulle attività produttive (IRAP). Tutte cifre a cui, come ho già detto, vanno poi aggiunte quelle analoghe per le amministrazioni non statali e per i lavoratori della Sanità.È poco? È tanto? Non è una risposta che si può dare in termini assoluti, astratti. Per rispondere dobbiamo, infatti, valutare anche il clima generale di tensione e preoccupazione che ci circonda, lo stato dell'economia nazionale ed internazionale e la storia passata di lunghissime vacanze contrattuali. Se teniamo conto di tutto ciò, sono sicuro che tutti possiamo concordare che non si tratti di una prospettiva da disprezzare. Ma per una volta, fatemi andare oltre la semplice valutazione del dato economico (che ribadisco, non è disprezzabile).La vera novità, non mi stancherò di rimarcarlo, è che ci si prospettano sei anni di contrattazione garantita da cifre già messe a bilancio. Non ci era mai capitato. Accettiamo la sfida e pensiamo in grande, immaginiamoci la Pubblica Amministrazione che vogliamo e cominciamo a confrontarci con la controparte sui progetti che abbiamo in mente. È il momento di osare.

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