gds.it
Il voto all'Ars sulla manovra slitta ancora, non c'è accordo sugli 80 milioniIl governo toglie le norme più contestate e cerca il dialogo con l'opposizione
La trattativa iniziata intorno alle 11 quando l'ora di cena era passata da un pezzo non aveva ancora portato alla stretta di mano decisiva. E a quel punto il governo ha provato a far scattare il piano B, ritirare le parti più contestate della Finanziaria quater, e virare verso l'approvazione (probabilmente oggi) di una manovra light rinviando a dicembre i temi più spinosi.Così l'Ars si è impantanata. E ieri sera, al momento di andare in stampa, neanche uno della trentina di articoli che compongono la Finanziaria quater era stato esaminato dall'aula di Sala d'Ercole.
In estrema sintesi, è successo che il governo ha tentato per tutto il giorno di chiudere un accordo con l'opposizione sulla stesura di un maxi emendamento che contenesse le principali proposte di Pd, Movimento 5 Stelle e Sud chiama Nord. Sul piatto a questo scopo il presidente Schifani ha messo 40 milioni, sperando così di scardinare il muro di ostruzionismo issato ormai da due giorni. Ma un accordo non è stato raggiunto.
AGRIGENTONOTIZIE
Ecua, rinviata l'udienza sul maxi debito con Cupa: si punta ad un accordo transattivoAd oggi sulla "testa" della realtà locale pende una scure da oltre 8 milioni di euro: un peso economicamente insostenibile per l'Ente
Vi sarebbe qualche concreto spiraglio di "sopravvivenza" per l'università di Agrigento. Come noto, sulla testa dell'Ecua - Empedocle consorzio universitario - pende un decreto ingiuntivo da oltre 8 milioni di euro che è stato proposto dall'università di Palermo per il recupero di somme di funzionamento che Unipa ritiene di aver sostenuto negli ultimi 10 anni almeno.
A lanciare l'appello e rendere pubblica la vicenda fu, il 29 agosto scorso, la Cgil di Agrigento, riportando all'attenzione dei più una storia che affonda le proprie radici nel passato prossimo dell'università agrigentina.
Era il 2013, quando casualmente, durante i lavori di un'assemblea dei soci di quello che all'epoca si chiamava Cupa, l'ex presidente della camera di commercio Vittorio Messina fece rilevare l'esistenza di questo debito inserito nei bilanci di Unipa ma non in quelli del Consorzio. Così si continuò a fare per anni finchè Palermo non ha deciso di riscattare quelle somme e si è rivolta al tribunale amministrativo regionale per agire in modo definitivo.
L'udienza di merito sulla vicenda si sarebbe dovuta tenere nei giorni scorsi, ma è stata rinviata su richiesta di entrambe le parti perché, nelle more, il presidente di Ecua Giovanni Perino ha svolto alcuni incontri alla Regione per valutare una soluzione transattiva che sia soprattutto sostenibile per l'Ente. Consorzio e Unipa sarebbero vicine a un accordo che preserverebbe la sopravvivenza della realtà agrigentina nel prossimo futuro, ma non solo.
Ecua è inoltre al lavoro su altri fronti per tentare di ampliare la platea dei soci, facendo tornare a casa in primis l'ex Provincia. Da questo punto di vista nei giorni scorsi è stato affidato un incarico gratuito ad un tecnico per valutare la variazione dello statuto per inserire non solo delle modifiche obbligatorie (la tanto discussa riorganizzazione dei componenti del Cda, con il ruolo chiave attribuito a Regione e Unipa) ma appunto per agevolare il ritorno del Libero consorzio tra i soci.
QDS
Tra risorse dalla Regione e riforma delle ex Province: quale futuro per i Comuni siciliani?Gianluca Virgillito
La Regione eroga ormai da anni contributi ingenti da dividere a tutti i Comuni siciliani. Ai microfoni del QdS l'assessore regionale Andrea Messina
Tempi duri per i Comuni siciliani. Nell'isola le risorse economiche scarseggiano e non mancano le emergenze improvvise da fronteggiare, dai danni procurati dal maltempo o - ad esempio - dalla cenere vulcanica dell'Etna nel Catanese, oltre a spese onerose e obbligatorie per l'erogazione di servizi indispensabili alla cittadinanza. Ovviamente molti enti cadono in una situazione di dissesto anche per proprie negligenze e per l'incapacità di equilibrare spese e incassi, in particolare dalla riscossione dei tributi. Per questa ragione la Regione Siciliana eroga ormai da anni contributi ingenti da dividere a tutti i Comuni siciliani e sono al vaglio dell'assessorato agli enti locali, retto da Andrea Messina, nuovi interventi per supportare ulteriormente le casse dei principali presidi istituzionali sul territorio.
Le somme stanziate dalla Regione ai Comuni, Messina: "Ecco cosa abbiamo fatto e cosa faremo"
Per supportare l'operatività dei Comuni e dare ossigeno ai loro bilanci la Regione Siciliana ha varato diverse misure. Ne abbiamo parlato con l'assessore al ramo, Andrea Messina. "Nelle ultime settimane abbiamo proceduto a fare diversi decreti - ha spiegato al QdS.it -, principalmente quello che riguarda la liquidazione della quarta rata del Fondo Autonomie locali, che per il primo anno riusciamo ad erogare entro il 31 ottobre, dando così la possibilità ai comuni di dotarsi della necessaria liquidità per pagare servizi e stipendi. Un anticipo di qualche mese rispetto al passato. Abbiamo trasferito anche altre risorse ai Comuni nella finanziaria di gennaio e in quella di luglio, legate in particolare al contrasto del fenomeno del randagismo, ai premi per gli obiettivi raggiunti in termini di raccolta differenziata, abbiamo erogato il contributo riservato agli enti che avevano subito disagi a causa della caduta di cenere vulcanica. Il tutto con l'obiettivo di supportare i comuni affinché i propri bilanci non risentano delle emergenze".
"In questi giorni invece abbiamo emesso alcune circolari - spiega ancora il componente della giunta regionale -, perché nella legge finanziaria estiva c'erano delle misure che riguardavano gli enti comunali in dissesto o in riequilibrio e proprio in questi giorni stiamo raccogliendo le richieste e i dati necessari per procedere con la ripartizione e l'assegnazione dei contributi. Contiamo di fare tutto entro massimo due settimane". Restano comunque tante le criticità che restano, come evidenziato nei giorni scorsi dall'Anci Sicilia.
Lo stato di salute dei Comuni nell'isola e la riforma delle ex Province
"Sono tanti i comuni in difficoltà e purtroppo aumentano sempre di più col passare del tempo - ammette Andrea Messina, rispondendo a una domanda sullo stato di salute degli enti siciliani -. Il problema principale è la mancata riscossione dei tributi, i comuni non riescono a farla in maniera tempestiva e completa. Solitamente il dissesto si configura per questa ragione. La raccomandazione ai comuni è quella di cercare di curare nel migliore modo possibile questo aspetto per non ritrovarsi poi a dover fronteggiare criticità peggiori come, appunto, il dissesto e il necessario riequilibrio conseguente. La Regione cerca di trasferire risorse per soccorrere gli enti, noi stiamo aumentando i budget. Lo stiamo facendo per i servizi Asacom e di supporto ai disabili psichici, servizi obbligatori che i comuni devono rendere alla cittadinanza. Nell'assestamento di bilancio stiamo lavorando proprio a questo. Ovvio che la Regione non può risolvere tutti i problemi, può aiutare, ma poi tocca agli enti avere un equilibrio interno".
"La riforma delle ex Province? In questo momento si sta lavorando alla norma per la modifica della loro governance, rispetto a come funziona attualmente si vuole arrivare all'elezione diretta, al fine di evitare il commissariamento verificatosi in questi anni. Si pensa che questi enti abbiano diritto di essere amministrati da governatori eletti dal popolo, poi starà a chi li rappresenterà fare un buon lavoro sul territorio".
ILSICILIA.IT
Enti locali al collasso, Anci Sicilia incontra Galvagno: "Pronti a impugnare la norma sulle Province" CLICCA PER IL VIDEOPietro MinardiGli enti locali sono al collasso. E' questo, in sintesi, quanto è stato rappresentato dall'Anci Sicilia al presidente dell'Ars Gaetano Galvagno. Una delegazione dell'ente che rappresenta i 391 amministratori siciliani ha incontrato questa mattina l'esponente di Fratelli d'Italia nell'ufficio di presidenza dell'Ars. Presenti all'incontro anche diversi capigruppo di Sala d'Ercole ed alcuni deputati regionali. Al centro dell'incontro ci sono state tutte le difficoltà affrontate dagli amministratori dell'Isola: dall'emergenza siccità alle carenze di personale, passando alla mancanza di liquidità e ai problemi sui servizi assistenziali di base.
Paolo Amenta, Anci Sicilia, in conferenza stampaDopo il fallimento del ddl enti locali e dell'ennesimo rinvio delle elezioni di secondo livello delle Province, i sindaci siciliani chiedono risposte concrete agli esponenti di punta del Parlamento Regionale. "Oggi il sistema degli enti locali è al collasso - ha evidenziato il presidente di Anci Sicilia Paolo Amenta -. Bisogna ripartire. Non siamo con il cappello in mano per chiedere di risolvere tutto fra la variazione di bilancio e la legge di stabilità, ma serve un programma di interventi. Come faranno i comuni a spendere 1 miliardo di euro europei per investimenti senza il personale necessario? Non ce la possiamo fare. E' un tema che ci chiama ad un tavolo. Oggi abbiamo parlato con il presidente dell'Ars, il quale si è preso l'impegno di organizzare una riunione con tutti gli attori coinvolti, presidente della Regione compreso. Ma se non arriva a breve una risposta, siamo disposti a scendere in piazza con una manifestazione imponente. I cittadini si aspettano che i sindaci diano risposte".
Rini: "Comuni condannati al pensiero unico: chiedere aiuto"
Il dossier è composto da circa nove punti e comprende temi più o meno generali: dall'emergenza siccità al risparmio energetico, passando per le carenze di welfare degli enti locali. Problemi riassunti così dal vicepresidente di Anci Sicilia Antonio Rini. "Siamo in piena emergenza. Un'urgenza che condanna i sindaci ad avere un pensiero unico: chiedere aiuto. Aiuto per aumentare il fondo degli enti locali, per l'assistenza ai disabili, per gli asili nido. Settori che necessitano di interventi strutturali legislativi che diano ossigeno agli enti locali. Ciò partendo dal fatto che ci sono oltre un centinaio di comuni in dissesto. C'è un problema strutturale".
Il tema degli asili nido
Difficoltà vissute nel quotidiano, soprattutto sui servizi di assistenza di base. Dalla lotta al randagismo al finanziamento dei centri antiviolenza, passando per gli aiuti alle scuole. Problemi dei quali si sono lamentati tanti amministratori. Il sindaco di Castelmola Orlando Russo, ad esempio, ha sottolineato alcune incoerenze dei fondi sugli asili nido. "Con le attuali risorse posso aprire il plesso soltanto un mese. Dopo tutti i sacrifici fatti è quasi sconfortante".
Un tema sul quale si è focalizzato anche il presidente di Anci Sicilia Paolo Amenta. "Non siamo qui per un piccolo emendamento, ma per far prendere coscienza di quello che sta succedendo nei territori. C'è stata un'esplosione dei servizi sociali in Sicilia. Sono aumentate le richieste e sono aumentati costi. E' quasi paradossale poi la questione degli asili nido. L'Europa ci dice di costruire asili nido e da Roma arrivano la chiusura ai fondi. In Sicilia siamo sotto al 20% di bambini da 0 a 36 mesi negli asili nido, mentre in Emilia viaggiano oltre il 40%".
Il rinvio del voto sulle Province: "Pronti a impegnare la norma"
Non mancano i riferimento all'attualità politica, come l'ennesimo rinvio del voto di secondo livello per le Città Metropolitane e i Liberi Consorzi. "Dopo dodici anni che si parla di elezioni delle Province, se non verremo chiamati in causa siamo pronti ad impugnare la norma. Le strategie vanno scelte insieme, altrimenti non ci siamo. La speranza è che si apra il tavolo delle trattative e si lavori ad una riforma strutturale. Centocinquanta comuni non hanno chiuso il bilancio di previsione 2023, oltre 200 il consolidato. E' una situazione critica".
LENTEPUBBLICA
Bonus Natale 2024, per i dipendenti pubblici come funziona?
Con l'arrivo delle festività anche i dipendenti pubblici potranno beneficiare del Bonus di Natale 2024, un sostegno economico che verrà accreditato a dicembre: ecco tutto quello che serve sapere.
Ecco tutto ciò che c'è da sapere sui requisiti, le modalità di richiesta e i tempi di erogazione di questa agevolazione.
Quando arriva il Bonus?
Il Bonus Natale per i dipendenti del comparto pubblico arriverà insieme alla tredicesima mensilità, erogata dal sistema NoiPA, e si calcolerà proporzionalmente ai giorni lavorati durante l'anno. Il beneficio riguarda tutti i lavoratori pubblici, indipendentemente dalla tipologia di contratto (a tempo determinato o indeterminato) e dall'orario di lavoro (part-time o full-time).
Qualora, tuttavia, l'importo accreditato risulti superiore o inferiore rispetto a quanto dovuto, NoiPA provvederà a regolarizzare il pagamento con il conguaglio fiscale a febbraio 2025. Se il dipendente non sarà più in servizio in quel periodo, il recupero dell'indennità avverrà in fase di dichiarazione dei redditi relativa al 2024.
Dipendenti pubblici: come fare richiesta per il Bonus Natale 2024?
Il Bonus Natale non verrà erogato automaticamente, quindi occorre che i dipendenti pubblici ne facciano esplicita richiesta. NoiPA ha attivato una funzione self-service per inoltrare la domanda, accessibile dall'Area personale dei lavoratori.
Questi sono gli step completi per inoltrare la domanda:
Ecco i passaggi per fare domanda:
accesso all'area personale del portale NoiPA, utilizzando le proprie credenziali;
accesso alla categoria Stipendiali dal menu "Servizi".
richiesta del Bonus Natale seguendo le indicazioni per completare la procedura di richiesta.
Si ricorda che il termine ultimo per inviare la richiesta si avvicina: è fissato infatti alle ore 12:00 di venerdì 22 novembre 2024. Solo i dipendenti pubblici con la gestione salariale affidata a NoiPA potranno presentare la domanda entro questa scadenza.
Chi può richiedere il Bonus?
Per accedere al Bonus Natale, i dipendenti devono soddisfare tre criteri principali:
Reddito annuo: il reddito complessivo per l'anno 2024 non deve superare i 28.000 euro. Il valore della prima casa e delle relative pertinenze è escluso dal calcolo.
Requisiti familiari: è necessario avere un coniuge fiscalmente a carico e almeno un figlio (anche adottivo o affidato) a carico. Per le famiglie monogenitoriali, il bonus sarà concesso al genitore con almeno un figlio fiscalmente a carico.
Capienza fiscale: l'imposta lorda sul reddito da lavoro deve superare le detrazioni per lavoro dipendente, come previsto dall'articolo 13, comma 1 del TUIR.
Anche i supplenti brevi e saltuari del comparto Scuola possono richiedere il Bonus, a condizione che il loro contratto sia registrato nel sistema NoiPA e che ricevano il cedolino di dicembre. In caso contrario, l'agevolazione sarà recuperabile nella dichiarazione dei redditi 2024 da presentare l'anno successivo.
Gestione dei familiari a carico
Infine, all'interno dell'Area personale di NoiPA, i dipendenti pubblici possono gestire in modo autonomo le informazioni relative ai familiari a carico, sfruttando il servizio dedicato "Gestione familiari a carico e detrazioni". Questo strumento consente di aggiornare i dati anagrafici dei familiari fiscalmente a carico, inclusi i figli sotto i 21 anni, che danno diritto a detrazioni specifiche.
Grazie a questa funzione, è possibile garantire che tutte le informazioni necessarie per il calcolo delle detrazioni fiscali siano aggiornate, evitando errori o discrepanze che potrebbero incidere sull'importo del Bonus Natale o su altre agevolazioni. Per accedere al servizio, i lavoratori possono entrare nella propria Area personale, dove troveranno la sezione dedicata alla gestione dei carichi familiari. Qui, inserendo i dati aggiornati, è possibile ottenere un calcolo più accurato delle detrazioni spettanti, assicurando che le agevolazioni fiscali siano rispecchiate correttamente nei cedolini successivi.
Questa operazione risulta particolarmente utile per coloro che hanno visto variazioni nella composizione familiare, come la nascita di un figlio, il raggiungimento della maggiore età o il cambio di situazione fiscale di un coniuge, garantendo così un aggiornamento puntuale e preciso.
Il commissariamento delle ex province siciliane è costituzionalmente illegittimo
di Luciano Catania
Costituzionalmente illegittimo il lungo commissariamento delle ex Province siciliane: sentenza prevista ma principi disattesi dall'assemblea regionale.
La prevista pronuncia della Corte Costituzionale
Era già tutto previsto, fino al punto che si sapeva che la Corte Costituzionale avrebbe detto quelle cose che ci ha detto.
Era già tutto previsto, come nella bella canzone di Riccardo Cocciante, che fa da colonna sonora all'altrettanto bel film di Paolo Sorrentino "Parthenope".
La sentenza n. 136 del 6 luglio 2023
Era già tutto previsto, perché che i lunghissimi commissariamenti degli enti di area vasta fossero costituzionalmente illegittimi, la Corte lo aveva già sancito a chiare lettere con la sentenza n. 136 del 6 luglio 2023, decidendo in merito alla lunga catena di rinvii disposti dal legislatore regionale che ha fatto sì che le elezioni dei presidenti dei liberi Consorzi comunali - che la L.R. Siciliana n. 15 del 2015 aveva originariamente previsto dovessero svolgersi fra il 1 ottobre e il 30 novembre 2015 - [...] ancora non abbiano avuto luogo. Una tale situazione si palesa, anzitutto, in contrasto con gli artt. 5 e 114 Costituzione.
Attraverso la prolungata sequenza di rimandi e differimenti, la Regione Siciliana ha sospeso la democrazia e negato il carattere rappresentativo ed elettivo degli organi di governo - che non viene meno nel caso di elezioni di secondo grado - e che rappresenta un "tratto essenziale e caratterizzante" (sentenza n. 286 del 1997, punto 8 del Considerato in diritto).
... In definitiva, attraverso interventi puntuali e continui ..., il legislatore regionale ha di fatto impedito la costituzione degli enti di area vasta in Sicilia, in spregio a quanto prescritto dagli artt. 5 e 114 Cost.
L'art. 13, comma 43, della L.R. Siciliana n. 16 del 2022, pertanto, in assenza di qualsivoglia ragione, consolida, prolunga e aggrava la situazione di sostanziale disconoscimento degli obblighi contenuti negli artt. 5 e 114 Cost. che caratterizza l'assetto delle autonomie locali in Sicilia ormai da numerosi anni. Deve essere quindi dichiarato costituzionalmente illegittimo, per contrasto con gli artt. 3, 5 e 114 Cost., l'art. 13, comma 43, della L.R. Siciliana n. 16 del 2022, che ha prolungato di un anno una situazione in contrasto con la Costituzione.
La Corte Costituzionale, nella sentenza n. 136/2023, bocciava l'operato dell'Assemblea Regionale Siciliana ed affermava A tale situazione deve essere posto rimedio senza ulteriori ritardi, attraverso il tempestivo svolgimento delle elezioni dei presidenti dei liberi Consorzi comunali e dei Consigli metropolitani, affinché anche in Sicilia gli enti intermedi siano istituiti e dotati dell'autonomia loro costituzionalmente garantita, e si ponga fine alla più volte prorogata gestione commissariale.
L'annullamento delle elezioni del 15 dicembre 2024
L'Assemblea Regionale Siciliana ha, per un anno, sottovalutato il dettato della sentenza n. 136/2023 della Corte Costituzionale ed ignorato l'invito a porre rimedio senza ulteriori ritardi, attraverso le elezioni di secondo livello, che erano state fissate con rilevante indugio solo al 15 dicembre 2024.
Il Parlamento siciliano, tenendo in scarsa considerazione la giurisprudenza della Corte Costituzionale, nella seduta di martedì 29 ottobre scorso, ha approvato (28 voti favorevoli e 22 contrari) un emendamento al disegno di legge sull'urbanistica (materia assolutamente non omogenea) ed ha rinviato ancora una volta le consultazioni per gli enti di area vasta.
Il differimento delle elezioni travolge il decreto di indizione delle elezioni al 15 dicembre 2024 e, dopo la pubblicazione della norma sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, l'Assessorato regionale alle Autonomie Locali provvederà all'annullamento del provvedimento.
La sentenza della Corte Costituzionale n. 172 del 31 ottobre 2024
Il corto circuito istituzionale si è acuito con la pubblicazione di una seconda sentenza della Corte Costituzionale sull'illegittimità delle proroghe approvate dall'Assemblea Regionale Siciliana.
La Corte Costituzionale nella sentenza n. 172, depositata il 31 ottobre 2024 (due giorni dopo la nuova ulteriore proroga), ha ritenuto fondate le questioni di legittimità costituzionale sollevata dal TAR della Regione Siciliana.
La legge della Regione Siciliana n. 6/2023, che aveva - per l'ennesima volta - ulteriormente differito le elezioni degli organi dei Liberi consorzi comunali (corrispondenti, in Sicilia, alle province) e dei Consigli metropolitani, contestualmente prorogando la gestione commissariale degli stessi enti, è tornata a violare gli articoli 5 e 114 della Costituzione ed è, pertanto, anch'essa costituzionalmente illegittima.
Il Comune di Enna aveva impugnato di fronte al TAR quattro decreti del Presidente della Regione di nomina e di proroga dei commissari straordinari per il proprio Libero consorzio. Il TAR ha rilevato che i primi tre decreti erano stati adottati sulla base della legge n. 26 del 2022, che aveva prorogato per la sedicesima volta le elezioni, ma era stata già dichiarata incostituzionale con sentenza n. 136 del 2023. L'ultimo decreto si fondava invece sulla legge n. 6 del 2023, promulgata il giorno prima del deposito della sentenza n. 136 del 2023, che aveva disposto il diciassettesimo rinvio.
Conseguentemente, il TAR aveva inviato gli atti alla Corte costituzionale, chiedendo che anche quest'ultimo rinvio fosse dichiarato incostituzionale.
La Corte ha ritenuto fondata la questione, richiamando i principi già espressi nella precedente sentenza n. 136 del 2024, nella quale aveva esortato la Regione Siciliana a porre rimedio a tale situazione senza ulteriori ritardi, attraverso il tempestivo svolgimento delle elezioni.
La Corte ha nuovamente sottolineato come i continui rinvii delle elezioni, che si succedono dal 2015, abbiano sinora impedito la costituzione degli enti di area vasta in Sicilia, prorogando gestioni commissariali incompatibili con la loro natura di enti territoriali autonomi e costituzionalmente necessari.
L'avvenuta indizione delle elezioni al 15 dicembre 2024 aveva costituito la difesa della Regione Sicilia nel nuovo procedimento per illegittimità costituzionale.
Il Comune di Enna aveva impugnato l'ultimo di una lunga serie di decreti con il quale il Presidente della Regione, su proposta dell'Assessore Regionale per le Autonomie Locali e la Funzione Pubblica, aveva nominato il Commissario Straordinario per la gestione del Libero Consorzio Comunale, chiedendone l'annullamento, "previa rimessione - ove ritenuta necessaria - alla Corte Costituzionale della questione di legittimità costituzionale sollevata in merito alla violazione da parte dell'art. 13, comma 43, della L.R. n°16/2022 degli artt. 1,3,5 e 114 della Costituzione".
La Regione Sicilia aveva eccepito l'assenza in capo al Comune di Enna delle condizioni dell'azione, ovvero titolarità di una posizione giuridica sostanziale (interesse legittimo) tutelabile, legittimazione a ricorrere e interesse a ricorrere.
Il Tar, invece, ha affermato la legittimazione del Comune ad agire vantando una situazione soggettiva qualificata e differenziata - riferibile tanto alle facoltà relative all'elettorato attivo e passivo attribuite ai propri organi quanto alla titolarità della rappresentatività popolare della quale è indubbiamente portatore e che, attraverso il meccanismo elettivo di secondo grado, è chiamato ad esprimere nei costituendi organi del Libero Consorzio Comunale - soggetta a lesione diretta ed immediata dal continuo rinvio dell'attuazione delle norme in parola.
L'impugnativa, inoltre, secondo l'ente resistente avrebbe avuto ad oggetto un atto politico, ossia l'art. 1 della L. r. n. 6/2023, non appuntandosi alcuna censura nei confronti del provvedimento impugnato (D.P. Reg. n. 566/2023). Secondo la Regione il provvedimento di nomina impugnato dovrebbe comunque configurarsi come atto di c.d. "alta amministrazione", il cui sindacato in sede giurisdizionale è circoscritto alla manifesta illogicità formale e procedurale.
Tesi sconfessata dai giudici amministrativi che rilevavano che il decreto del Presidente della Regione impugnato costituisce oggetto di specifica censura propria di illegittimità (costituzionale) derivata.
Il Decreto Presidenziale anche se connotato da assai ampia discrezionalità in ordine alla scelta della persona fisica destinata ad ottenere l'incarico commissariale, deve comunque rispettare i limiti e le finalità poste dalla legge e, pertanto, è anch'esso soggetto al sindacato giurisdizionale di legittimità imposto dall'art. 113 Cost., ragione per cui è impugnabile con gli strumenti tipici del processo amministrativo. Circostanza ben nota all'amministrazione regionale che ha previsto all'art. 3 dello stesso Decreto che: "Avverso al presente provvedimento potrà essere presentato ricorso entro 60 giorni avanti al T.A.R. Sicilia o, alternativamente, ricorso straordinario entro 120 giorni, avanti al Presidente della Regione".
La sospensione della democrazia con la L.r. n. 15/2015
Con la legge regionale n. 8 del 24 marzo 2014, sono stati istituiti nove tra Città metropolitane e Liberi Consorzi Comunali coincidenti con le Province regionali di Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa e Trapani "per l'esercizio delle funzioni di governo di area vasta".
Successivamente, con la legge regionale n. 15 del 4 agosto 2015, la Regione Sicilia ha dato seguito all'obbligo di riordino delle circoscrizioni provinciali disposto nella legge 56/2014 (legge Delrio). Nella suddetta legge regionale è previsto che "nelle more dell'insediamento degli organi degli enti di vasta area, e comunque non oltre il 31 dicembre 2015, le funzioni esercitate dalle ex province regionali [...] continuano ad essere svolte da commissari straordinari nominati ai sensi dell'art. 145 dell'ordinamento amministrativo degli enti locali della regione siciliana approvato con legge regionale 15 marzo 1963 n. 16 e smi".
Da allora, per più di nove anni, con innumerevoli leggi di proroga, le ex Province sono state guidate da commissari straordinari nominati dalla Regione, con la sospensione, di fatto, di qualsiasi scelta democratica, fosse di primo o di secondo livello. Le ultime consultazioni per la scelta dei vertici politici delle ex Province risalgono al 2010.
Era già tutto previsto e come largamente atteso la Corte Costituzionale ha dichiarato Valgono pertanto, anche rispetto all'art. 1 della legge reg. Siciliana n. 6 del 2023, le considerazioni già svolte da questa Corte, secondo cui, frapponendo un perdurante ostacolo alla costituzione degli organi elettivi dei liberi consorzi comunali e delle città metropolitane e prorogando contestualmente il commissariamento delle funzioni dei Presidenti dei liberi consorzi, il legislatore siciliano è venuto meno al dovere, scaturente dagli artt. 5 e 114 Cost., di istituire gli enti di area vasta nel rispetto della loro autonomia, stanti la «natura costituzionalmente necessaria degli enti previsti dall'art. 114 Cost., come "costitutivi della Repubblica", ed il carattere autonomistico ad essi impresso dall'art. 5 Cost.».