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rassegna stampa del 15 novembre 2024

livesicilia.it
Autonomia differenziata, lo stop parziale della Consulta: le polemiche
Stop della Consulta a sette profili della legge sull'Autonomia:
 dai Livelli essenziali di prestazione (Lep) alle aliquote sui tributi. Al secondo giorno di Camera di consiglio arriva la decisione della Corte che accoglie parzialmente i ricorsi delle quattro Regioni guidate dal centrosinistra (Campania, Puglia, Sardegna e Toscana) che hanno impugnato la legge Calderoli.I giudici hanno ritenuto "non fondata" la questione di costituzionalità dell'intera legge - punto sul quale si focalizzano tutte le reazioni di centrodestra, dove spicca il silenzio di Fratelli d'Italia - considerando invece "illegittime" alcune specifiche disposizioni. Da qui l'invito al Parlamento a "colmare i vuoti" che ne derivano.Esulta, invece, l'opposizione: "la legge è demolita" Tra i sette profili della legge ritenuti incostituzionali c'è la previsione che sia un decreto del presidente del Consiglio dei ministri a determinare l'aggiornamento dei Lep.Bocciato anche il conferimento di una delega legislativa per la determinazione dei Lep sui diritti civili e sociali senza idonei criteri direttivi con la "conseguenza che la decisione sostanziale viene rimessa nelle mani del Governo, limitando il ruolo costituzionale del Parlamento".Stop inoltre alla possibilità di modificare, con decreto interministeriale, le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista per finanziare le funzioni trasferite in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l'andamento dello stesso gettito perché "potrebbero essere premiate proprio le regioni inefficienti che - dopo aver ottenuto dallo Stato le risorse finalizzate all'esercizio delle funzioni trasferite - non sono in grado di assicurare con quelle risorse il compiuto adempimento delle stesse funzioni".Ma al di là delle bocciature, comunque importanti, la Corte rimette al centro il principio di sussidiarietà. E sottolinea che la distribuzione delle funzioni legislativa e amministrative tra Stato e Regioni "non" deve "corrispondere all'esigenza di un riparto di poteri tra i diversi segmenti del sistema politico" ma deve avvenire "in funzione del bene comune della società e della tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione"."Sono esattamente gli obiettivi che vogliamo realizzare e che realizzeremo", osserva il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli sottolineando che la Consulta "ha chiarito in maniera inequivocabile che la legge sull'autonomia differenziata nel suo insieme è conforme alla Costituzione. Su singoli profili della legge attenderemo le motivazioni della sentenza, per valutare gli eventuali correttivi da apportare"."Bastava leggere meglio la Costituzione per evitare questo ennesimo flop con una legge che ha dei profili di incostituzionalità" commenta la segretaria del Pd Elly Schlein.Mentre per il leader M5S Giuseppe Conte "la Corte Costituzionale frena il progetto di autonomia con cui Meloni, Salvini e Tajani volevano fare a pezzi il tricolore e la nostra unità".Da Forza Italia, invece, sostengono che "il rilievo della Consulta va nella direzione già indicata" dal partito che ha "sempre sottolineato l'importanza di mettere in sicurezza e definire i Lep. Il percorso della riforma - sottolineano - non si arresta".La nota di Schifani"La Corte costituzionale scongiura definitivamente il pericolo di un'Italia a due velocità attraverso intese intergovernative e non parlamentari. Saranno le Camere, nel pieno esercizio delle loro funzioni legislative e rappresentative dei cittadini, a porre le basi di una garanzia paritaria dei livelli di assistenza delle prestazioni essenziali nel Paese. Il tutto rafforzato da un significativo richiamo al principio dell'unità e della coesione sociale".Lo dichiara il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, commentando la decisione della Corte costituzionale in merito alla legge sull'autonomia
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LA SICILIA
Bonus Natale, il governo elimina il requisito del coniuge: l'una tantum da 100 euro arriverà a 4,5 milioni di contribuenti 
«Dal governo arrivano nuove misure per i lavoratori». Lo dichiara in una nota il viceministro dell'Economia e delle Finanze Maurizio Leo a proposito del Bonus Natale l'una tantum di 100 euro che ora arriverà, con le tredicesime, a oltre due milioni di lavoratori dipendenti con reddito fino ai 28mila euro.. «Nel dettaglio viene ampliata la platea dei contribuenti che percepiranno il bonus di 100 euro a Natale. Passeremo da poco più di un milione di contribuenti ad oltre quattro milioni e mezzo. Viene di fatto eliminato il requisito di avere il coniuge a carico e dunque per avere il bonus basterà avere almeno un figlio a carico».
«Si tratta di una ulteriore spinta per i consumi natalizi, un aiuto in più ai lavoratori e ai contribuenti in un momento particolare dell'anno, quando le spese familiari tendono ad aumentare», dice Leo.
«Un'ulteriore azione del governo a sostegno dei lavoratori. Questo intervento - conclude - si affianca infatti ad altre agevolazioni già messe in atto, come la riduzione dell'Irpef e del cuneo fiscale, per sostenere le famiglie e promuovere una maggiore crescita economica».


QDS
Bonus Natale 2024 da 100 euro: ecco i codici tributo.
Istituiti i codici tributo per il Bonus Natale 2024 da 100 euro. Previsto l'uso dei modelli F24 e F24 "Enti pubblici".
L'agenzia delle entrate comunica l'istituzione dei codici tributo per il Bonus Natale 2024 da 100 euro. Previsto l'uso in compensazione da parte dei sostituti d'imposta tramite i modelli F24 e F24 "Enti pubblici" (F24 EP), del credito maturato per effetto dell'erogazione del beneficio. In relazione all'anno 2024 è presente un'indennità di importo pari a 100 euro, rapportata al periodo di lavoro, a favore dei dipendenti che si trovano in particolari condizioni economiche e familiari. I sostituti d'imposta riconoscono l'indennità unitamente alla tredicesima mensilità ai lavoratori che ne facciano richiesta. Le somme erogate sono recuperate dai sostituti d'imposta sotto forma di credito da utilizzare in compensazione, ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, a partire dal giorno successivo all'erogazione in busta paga dell'indennità.
Codici tributo e Bonus natale 2024: la compilazione
Il codice tributo "1703", in sede di compilazione del modello F24, è esposto nella sezione "Erario" in corrispondenza delle somme indicate nella colonna "importi a credito compensati". Dunque nel caso in cui il sostituto d'imposta debba procedere al riversamento del credito nella colonna "importi a debito versati". Nel campo "anno di riferimento" viene indicato quello in cui si è verificata l'erogazione del bonus nel formato "AAAA".
Invece per la compilazione del modello F24 EP il codice tributo "174E" è nella sezione "Erario" valore F in corrispondenza delle somme indicate nel campo "importi a credito compensati". Nel campo "riferimento B" si indica l'anno dell'erogazione del beneficio sempre nel formato "AAAA".


ILSICILIA.IT
Riforma delle Province, Minardo: "Si all'elezione diretta, ma seguendo il giusto percorso"
Si al ritorno al voto diretto delle Province. Ciò a patto che questo processo passi da una riforma organica che eviti gli errori del passato. Nino Minardo, deputato nazionale della Lega ed ex coordinatore regionale del Carroccio in Sicilia, ha le idee chiare sulla proposta di ripristinare le elezioni di primo livello nell'Isola. Mentre all'Ars il testo del nuovo disegno di legge sulle Province è stato inviato all'ufficio di Presidenza guidato da Gaetano Galvagno per essere incardinato, a Roma si valutano gli step necessari ad evitare trappole giuridiche che possano pregiudicare l'inversione di marcia voluta dal centrodestra rispetto alla "legge Delrio".
Ad oggi, secondo l'attuale quadro normativo, la Sicilia dovrebbe procedere alle elezioni di secondo livello, ovvero dando la parola a sindaci e consiglieri comunali, ponendo così fine ad un commissariamento degli enti locali intermedi ormai lungo oltre dieci anni. Ma all'Ars, durante la trattazione del ddl urbanistica, è andato in scena l'ennesimo rinvio forzato dell'appuntamento elettotale alla primavera del 2025. Fatto che ha spazientito molto le opposizioni. Ciò anche alla luce dell'ulteriore pronunciamento della Corte Costituzionale che, su istanza del Comune di Enna, ha espresso l'ennesimo pronunciamento negativo nei confronti della condotta della Regione Siciliana. Un vulnus che, prima o poi, dovrà avere fine, in un senso o in altro. Le strade possibili sono due. O una norma del Governo Nazionale, da votare in Parlamento, che sostanzialmente cassi la legge Delrio. Oppure una legge costituzionale che segua il percorso scelto dalla Regione Friuli Venezia Giulia per modificare lo Statuto della Regione Siciliana.
L'intervista al parlamentare Nino Minardo
In attesa di ciò, a Roma si ragiona sull'impatto di un ritorno al voto diretto per le Province. A dire la sua è il parlamentare della Lega Nino Minardo. Intervenuto ai microfoni de ilSicilia.it, l'ex coordinatore regionale del Carroccio ha analizzato i possibili scenari che vedono coinvolta la Sicilia. Secondo l'esponente di centrodestra, un ritorno al voto diretto è possibile. Ciò a patto che il tutto avvenga seguendo un percorso legislativo corretto.
1) Onorevole Nino Minardo, presidente Commissione Difesa della Camera dei Deputati, in Sicilia c'è un grande tema aperto, ovvero quello del ritorno al voto diretto per le Province. Da Roma come viene vista questa mossa messa in campo dall'Assemblea Regionale Siciliana?
Non è un mistero che la Lega e tutto il centrodestra a livello nazionale siano per far tornare le Province enti di primo livello ripristinando l'elezione diretta da parte dei cittadini e restituendo competenze e risorse. E' chiaro che però ciò deve avvenire nella sede opportuna, quella della definizione di una riforma organica per non ripetere gli errori commessi con la disastrosa legge Delrio, e con le risorse necessarie. Sul tema delle risorse è importante il ruolo del Mef, mentre è importante l'interlocuzione con la conferenza Stato-Regioni sul trasferimento di deleghe e funzioni.
2) Il ritorno al voto diretto comporta dei costi, sia sul fronte organizzativo che su quello della pianificazione. Quanto costerebbe al Governo nazionale il ritorno al voto diretto per le Province?
Guardi, sappiamo quanto sono costati la riforma mai compiuta delle Province e i tagli che ci sono stati con la spending review che non hanno portato tanti benefici quanto inefficienze. La stessa Corte dei Conti recentemente ha richiamato a un riassetto delle funzioni e un riordino in materia fiscale. Anche il ritorno all'elezione diretta secondo la magistratura contabile non peserebbe troppo sulle casse dello Stato, ma avrebbe il vantaggio dell'accountability pubblica.
3) Il ddl Province ha comportato il rinvio delle elezioni di secondo livello. La Sicilia è l'unica regione in cui continua l'attività dei commissari. Una questione sulla quale si è pronunciata più volte la Corte Costituzionale. Si rischia il commissariamento?
No, ma indubbiamente c'è un cortocircuito istituzionale. In più occasioni la Corte Costituzionale ha espresso, anche con una certa forza, il suo punto di vista. E quindi è chiaro che ogni volta che una norma di questo tipo arriverà davanti alla Consulta il percorso decisionale è già segnato. Poco importa che ci sia la garanzia del Consiglio dei Ministri di non impugnare la legge, ci sono già altri soggetti pronti a contestarne la legittimità costituzionale. E' chiaro che senza una strategia non si esce da questo vicolo cieco.
4) Non sarebbe meglio procedere con le elezioni di secondo livello, seguendo le sentenze della Corte Costituzionale?
Le elezioni di secondo livello sono certamente meglio dello stallo decennale in cui versano le province siciliane. Poi c'è sempre la possibilità di cambiare strategia e di seguire il percorso scelto dalla Regione Friuli Venezia Giulia che ha scelto di modificare, tramite legge costituzionale approvata dal Parlamento, il proprio Statuto al fine di reintrodurre le Province e la loro elezione diretta. E' certamente un percorso più lungo ma che garantisce il raggiungimento del risultato.
5) Lei è stato assessore alla Provincia di Ragusa, è un fautore del ritorno al voto diretto?
Io sono assolutamente favorevole al ritorno del voto diretto per le Province proprio perché le ho vissute come amministratore. Erano enti che funzionavano adesso è un disastro.
6) Secondo lei, le Province siciliane dovrebbero occuparsi anche di acqua e rifiuti?
Possono svolgere un ruolo importante, soprattutto per aiutare i comuni. Di certo bisogna restituire alle Province tutte le funzioni e le competenze che esercitavano prima del 2014.


TELEACRAS
Finanziaria e Bilancio: rush finale
Le leggi Finanziaria e di Bilancio approdano all'Assemblea Regionale. A lavoro le Commissioni di merito. Maratona da concludere entro il 31 dicembre, pena l'esercizio provvisorio.
Si profila la ormai consueta e tradizionale maratona inseguendo l'approvazione delle leggi Finanziaria e di Bilancio di previsione 2025 - 2027 entro la notte di Capodanno, per scongiurare l'esercizio provvisorio, prorogabile solo quattro mesi, fino al 30 aprile. I due disegni di legge sono stati approvati a Palazzo d'Orleans dalla Giunta Schifani a inizio novembre, e sono già approdati a Palazzo dei Normanni all'Assemblea Regionale. Adesso sono sui tavoli delle Commissioni di merito, che dovranno concludere l'esame, con voto finale, entro sabato 23 novembre. Poi, come secondo crono-programma tracciato dalla conferenza dei capigruppo, Finanziaria e Bilancio, come ultima tappa prima dell'approdo in Aula, sosteranno nella Commissione cruciale, ovvero al Bilancio, presieduta da Dario Daidone, "Fratello d'Italia" catanese. E dovrà essere esitata entro lunedì 9 dicembre. Quindi da giovedì 12 dicembre sarà all'attenzione dei settanta deputati a Sala d'Ercole, che avranno facoltà di presentare gli emendamenti entro sabato 14 dicembre. Ordunque la discussione inizierà non prima di martedì 17 dicembre, al massimo per due settimane, fino al 31 dicembre. Nel frattempo l'Assemblea ha approvato la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanze regionale 2025 - 2027. L'assessore alla cassa della Regione, Alessandro Dagnino, apprezza e commenta: "Lo stato delle finanze è buono. Per fare fronte a possibili riduzioni del Prodotto interno lordo, che potrebbero verificarsi nei prossimi anni per via delle condizioni geopolitiche internazionali, il governo Schifani ha intenzione di sostenere le entrate attraverso il dividendo fiscale, cioè il potenziamento delle misure a favore delle imprese affinché il sistema sia più strutturato e l'economia siciliana possa maturare". Il capogruppo del Partito Democratico, l'agrigentino Michele Catanzaro, non apprezza affatto e denuncia: "Il governo regionale continua a mostrare una preoccupante mancanza di impegno su questioni fondamentali per il benessere dei cittadini siciliani. Dai dati della nota di aggiornamento emerge un aumento irrisorio delle risorse per gli Enti locali, lasciati soli nella gestione dei servizi essenziali alla popolazione, ed un altrettanto deludente impegno sul fronte dell'emergenza siccità, per non parlare dei disastri nella gestione in ambito sanitario".


GIORNALE DI SICILIA 

Ars, si è insediato il nuovo Consiglio regionale dei Beni culturali.

Si è insediato il nuovo Consiglio regionale dei beni culturali e ambientali, struttura che ha compiti di supporto alla programmazione nel settore e che mette insieme istituzioni regionali, università, professionisti, rappresentanti ecclesiali e ha funzioni analoghe, in Sicilia, a quelle del Consiglio nazionale dei beni culturali e ambientali.
L'organismo è stato ricostituito su impulso del governatore, Renato Schifani, e dell'assessore Francesco Paolo Scarpinato ed è presieduto, in qualità di delegato dal presidente, dalla dirigente dell'amministrazione regionale Margherita Rizza. Il Consiglio ha numerose funzioni, a partire dall'elaborazione dello schema del piano regionale per la tutela e valorizzazione dei beni culturali e la loro fruizione. Tra gli altri compiti, fornisce indicazioni sui criteri di assunzione del personale scientifico; esprime pareri in materia di concessione di scavi e di concessioni demaniali che abbiano connessione con i beni culturali.
A farne parte sono, l'assessore ai Beni culturali e all'identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato, l'assessore all'Economia, Alessandro Dagnino, i presidenti delle commissioni legislative dell'Ars Bilancio, Dario Daidone, e Cultura, Fabrizio Ferrara,
Giuseppe Carmelo Parello, dirigente responsabile di struttura intermedia del dipartimento dei Beni culturali, designato dall'assessore. Poi Daniele Malfitana, designato dal Consiglio nazionale dei beni culturali ed ambientali, Luigi Belvedere, designato dalla Conferenza episcopale siciliana, Pietro Maria Militello (Università di Catania), Lorenzo Campagna (Università di Messina), Giovanni Francesco Tuzzolino (Università di Palermo), Sebastiano Fazzi (designato dalla Consulta regionale degli ordini degli architetti), Antonella Versaci (Consulta regionale degli ordini degli ingegneri) e Vincenzo Palumbo, in rappresentanza dei Consigli degli Ordini degli avvocati delle sedi distrettuali di Corte d'Appello di Sicilia. Segretario è Paolo Valentini, funzionario direttivo del dipartimento regionale ai Beni culturali.


LENTEPUBBLICA

Chiarimenti su rimborso spese trasferta per segretari in reggenza o supplenza.


Il parere Aran AFL86 del 2024 definisce criteri e modalità per il rimborso delle spese di trasferta per segretari comunali e provinciali destinatari di incarico temporaneo di reggenza o supplenza.
In particolare, il documento affronta il diritto ad eventuali indennità per i segretari chiamati a coprire sedi vacanti o a svolgere funzioni aggiuntive in altra sede.
Si fa presente che gli incarichi di reggenza e supplenza sono assegnazioni temporanee rivolte a segretari comunali e provinciali titolari di una sede, chiamati a gestire temporaneamente un'altra sede in caso di vacanza o assenza di un titolare fisso. Questi incarichi hanno l'obiettivo di assicurare continuità nell'amministrazione degli enti locali, ma comportano spesso la necessità di spostamenti per i segretari che, in aggiunta ai propri compiti regolari, devono garantire una presenza fisica anche nella nuova sede assegnata.
Indice dei contenuti
Il rimborso su spese di trasferta per segretari in reggenza o supplenza
Quando è previsto il rimborso?
Esclusione per i segretari privi di titolarità di sede
Il testo del parere Aran
Il rimborso su spese di trasferta per segretari in reggenza o supplenza
Con l'introduzione del nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) dell'Area delle Funzioni Locali, firmato il 16 luglio 2024, l'articolo 62, comma 4, introduce una specifica disposizione che riguarda i rimborsi delle spese di trasferta per i segretari in reggenza o supplenza.
Questo rimborso è previsto solo per i segretari titolari di sede, a cui sia stato formalmente affidato un incarico di reggenza o supplenza, e si applica esclusivamente nei casi in cui la presenza fisica del segretario presso l'ente sia ritenuta necessaria.
Quando è previsto il rimborso?
Il diritto al rimborso delle spese di trasferta si attiva per i segretari comunali e provinciali che, assegnati temporaneamente a una sede diversa dalla propria, non possono adempiere alle funzioni richieste a distanza. Questo significa che, nei casi in cui sia indispensabile una presenza fisica per assicurare il corretto svolgimento delle attività amministrative, il segretario potrà vedersi riconoscere le spese di viaggio effettivamente sostenute per raggiungere la sede temporanea.
Tuttavia, il rimborso è vincolato alle disponibilità di bilancio dell'ente presso cui il segretario svolge la reggenza o supplenza. In sostanza, l'ente locale che beneficia dell'intervento del segretario è responsabile del pagamento delle spese di trasferta, ma il riconoscimento di queste spese è subordinato alla disponibilità economica dell'ente stesso. Questo aspetto è cruciale: enti con bilanci ristretti o vincolati potrebbero non avere la capacità di coprire interamente i costi di trasferta, comportando così una possibile riduzione dell'importo rimborsato o, in casi estremi, l'assenza di rimborso. La norma cerca di bilanciare il diritto al rimborso con la sostenibilità finanziaria degli enti, evitando di generare costi insostenibili per le amministrazioni locali.
Esclusione per i segretari privi di titolarità di sede
Il parere Aran stabilisce chiaramente che i segretari che non sono titolari di una sede stabile non hanno diritto al rimborso delle spese di trasferta per incarichi di reggenza o supplenza. Questo limite riflette la volontà di contenere la spesa pubblica e assicurare che i rimborsi siano destinati esclusivamente ai segretari che, avendo già un incarico ufficiale presso una sede, si trovano a svolgere mansioni aggiuntive in un altro ente.
In pratica, la norma evita che il beneficio venga esteso a segretari privi di un legame fisso con un ente, i quali potrebbero altrimenti generare un incremento delle spese di trasferta in misura potenzialmente significativa. Solo i segretari che, pur mantenendo le proprie funzioni originarie, sono incaricati temporaneamente di coprire una seconda sede, vedono riconosciuto il diritto al rimborso per gli spostamenti necessari a garantire la continuità amministrativa. Questo approccio selettivo garantisce un uso più efficiente delle risorse pubbliche, rispettando le esigenze operative degli enti e le limitazioni economiche a cui sono soggetti.



LENTEPUBBLICA

Nuovo Codice Appalti: la modulistica per gli affidamenti diretti


Tra le varie novità previste dal Nuovo Codice degli Appalti troviamo le disposizioni riguardanti gli affidamenti diretti: scopriamone di più e vediamo qual è la modulistica corretta da utilizzare.
Il nuovo Codice mira a semplificare le procedure di affidamento, garantendo al contempo la consultazione del maggior numero di operatori.
Qui di seguito troviamo tutte le nuove regole per le procedure di affidamento in base all'importo:
Affidamenti di importo inferiore a 150.000 euro - possibile fare un affidamento diretto senza dover consultare più operatori economici. Tuttavia, è importante assicurarsi che i soggetti scelti abbiano documentate esperienze pregresse adeguate a eseguire i lavori o le prestazioni contrattuali richieste.
Affidamenti uguali o maggiori a 150.000 euro e inferiori a 1 milione di euro - è possibile adottare una procedura negoziata senza avviso pubblico, previa consultazione di almeno 5 operatori economici.
Affidamenti da 1 milione di euro fino alle soglie comunitarie - la procedura negoziata senza bando richiede la consultazione di almeno 10 operatori economici.
Affidamenti inferiori a 140.000 euro relativi a servizi e forniture, inclusi i servizi di ingegneria e architettura e l'attività di progettazione - possibile effettuare un affidamento diretto senza dover consultare più operatori economici
Affidamenti pari o superiori a 140.000 euro e fino alle soglie comunitarie relativi a servizi e forniture, inclusi i servizi di ingegneria e architettura e l'attività di progettazione - si può seguire una procedura negoziata senza bando, previa consultazione di almeno 5 operatori economici.
Indice dei contenuti
Gli affidamenti diretti
Modulistica
Richiesta di offerta mediante strumento telematico di negoziazione 
RDO (Richiesta d'offerta)
Capitolato
Auto Dichiarazione sul possesso dei requisiti
Offerta economica
Modello tracciabilità flussi
Determina affidamento diretto
Richiesta di offerta mediante strumento telematico di negoziazione ma previa acquisizione di preventivi al protocollo
Avviso pubblico per indagine di mercato
Dove scaricare tutta la modulistica per gli affidamenti diretti prevista dal nuovo Codice Appalti?
Gli affidamenti diretti
Nel corso degli anni, la normativa ha introdotto procedure negoziate "semplificate", tra cui l'affidamento diretto, che è stato regolamentato completamente dal nuovo Codice.
Grazie a questa procedura, le amministrazioni pubbliche hanno la possibilità di affidare servizi, come la progettazione o la realizzazione di opere, senza la necessità di indire una gara d'appalto.
Modulistica
Professionisti, stazioni appaltanti ed imprese, devono dunque orientarsi tra le novità principali della riforma: per questo motivo è importante conoscere schemi di atti e modelli operativi da utilizzare.
Nella rassegna qui di seguito forniamo una panoramica sui nuovi moduli da impiegare: alla fine dell'elenco avrete la possibilità di scaricare tutti i moduli citati.
Richiesta di offerta mediante strumento telematico di negoziazione 
Nel quadro del Programma di razionalizzazione degli acquisti della Pubblica Amministrazione esistono determinati strumenti di negoziazione telematici che consentono alle PA di gestire autonomamente le proprie gare di appalto sia per importi inferiori che superiori alla soglia comunitaria.
Si ricorda che dal 2018 è scattato l'obbligo di utilizzo delle Gare Telematiche per la Pa: l'utilizzo dei mezzi di comunicazione elettronici nello svolgimento di procedure di aggiudicazione è pertanto esclusivo. L'invio di tutta la documentazione avviene all'interno di un sistema computerizzato che garantisce segretezza e riservatezza.
Attualmente esistono tre strumenti per operare con le gare telematiche:
MePA (Mercato elettronico della Pubblica Amministrazione) - un mercato virtuale dedicato alla PA, dove vengono effettuati acquisti di importo inferiore alla soglia comunitaria.
Sdapa (Sistema dinamico di acquisto della Pubblica Amministrazione) - uno strumento che consente a tutte le amministrazioni di condurre gare d'appalto sia sopra che sotto la soglia comunitaria in modo completamente telematico.
Gare in Asp (Application Service Provider) - consentono alle singole amministrazioni di utilizzare autonomamente la piattaforma acquisti per gestire la procedura di gara.
RDO (Richiesta d'offerta)
La Richiesta di Offerta (RdO) è una procedura negoziata che avviene in modo telematico per acquisire preventivi o offerte. Ci sono quattro tipi di RdO tra cui scegliere, a seconda delle esigenze dell'Amministrazione:
Trattativa Diretta: Utilizzata quando viene effettuato un affidamento diretto, permette di negoziare direttamente con un unico operatore economico.
Confronto di preventivi: È una modalità di negoziazione in cui, a differenza della Trattativa Diretta, è possibile invitare più di un operatore economico a presentare le loro offerte.
RdO Semplice: Consente di costruire una gara con un unico lotto basato sul "minor prezzo".
RdO Evoluta: Permette di strutturare la gara in più lotti e di scegliere il criterio di aggiudicazione basato sul "minor prezzo" o sul "miglior rapporto qualità prezzo".
Capitolato
Il capitolato d'appalto è un documento tecnico, spesso incluso insieme a un contratto di appalto. Esso contiene le informazioni tecniche dettagliate sulle opere o i servizi che verranno realizzati a seguito del contratto.
Questo documento è parte essenziale del contratto e fornisce le istruzioni specifiche su come svolgere il lavoro o i servizi previsti. Il capitolato d'appalto serve a garantire che sia l'ente che offre il lavoro che l'appaltatore capiscano in modo chiaro cosa dovrà essere fatto e quali requisiti tecnici dovranno essere rispettati durante l'esecuzione del progetto.
Auto Dichiarazione sul possesso dei requisiti
Quando l'importo è inferiore a 40.000 euro, gli operatori economici possono attestare il possesso dei requisiti richiesti mediante una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà. Questo significa che possono presentare una dichiarazione scritta in cui affermano di soddisfare i requisiti richiesti senza dover fornire ulteriori documenti di supporto.
Tuttavia, se l'importo è superiore a 40.000 euro, gli operatori economici devono utilizzare il Documento di Gara Unico Europeo (DGUE).
Offerta economica
L'offerta economica rappresenta l'impegno negoziale dell'azienda e la sua reale volontà, senza bisogno di ulteriori informazioni esterne o dichiarazioni aggiuntive.
In altre parole, l'offerta economica è il prezzo offerto dall'azienda e contiene tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione sull'accettazione dell'offerta.
Modello tracciabilità flussi
La tracciabilità dei flussi finanziari è un sistema che permette di seguire e monitorare il movimento dei soldi in determinate transazioni o operazioni finanziarie e aiuta a prevenire e contrastare il coinvolgimento di organizzazioni criminali o mafiose negli appalti pubblici e nell'economia legale in generale.
Grazie alla tracciabilità dei flussi finanziari, gli inquirenti possono condurre indagini più efficaci per scoprire eventuali infiltrazioni criminali e combattere il coinvolgimento di organizzazioni illegali nelle attività economiche legittime.
Determina affidamento diretto
È un documento emesso dalla pubblica amministrazione o da un'altra organizzazione prima di avviare il processo per assegnare un contratto pubblico. Con questo avviso, la pubblica amministrazione o l'organizzazione esprime ufficialmente la sua intenzione di cercare un fornitore per eseguire un lavoro o fornire un servizio specifico, segna l'inizio del processo di gara d'appalto e invita le aziende interessate a partecipare presentando le loro proposte.
Richiesta di offerta mediante strumento telematico di negoziazione ma previa acquisizione di preventivi al protocollo
Anche in questo caso la RdO va presentata tramite gli strumenti telematici di negoziazione che abbiamo precedentemente citato.
Ma questa volta si mettono in pratica principi diversi.
Come anticipato, il Confronto di preventivi è una modalità di negoziazione in cui, a differenza della Trattativa Diretta, è possibile invitare più di un'azienda a partecipare. Infatti, in ogni caso di affidamento diretto, le Linee Guida n. 4 dell'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) consigliano come "migliore pratica" il confronto tra i preventivi forniti da due o più aziende. (Si fa comunque presente che le linee guida Anac non sono più vigenti con nuovo codice).
Sebbene si applichino le stesse premesse fatte in precedenza per tutti i moduli allegati, quelli dedicati al Confronto di preventivi presentano alcune differenze formali rispetto a quelli utilizzati per la Trattativa Diretta.
Avviso pubblico per indagine di mercato
Infine esiste un'opzione alternativa chiamata "Avviso Pubblico per Indagine di Mercato".
Questa è una fase preliminare di dialogo tecnico, non competitivo, che le Stazioni Appaltanti possono avviare per ottenere consulenze utili nella preparazione del capitolato tecnico. Tuttavia, è importante notare che questi contatti non devono impedire la concorrenza tra i potenziali fornitori.
L'Avviso Pubblico per Indagine di Mercato non ha lo scopo di preselezione o prequalificazione dei fornitori, ma è mirato esclusivamente a ottenere informazioni, in una fase preliminare, riguardo agli aspetti tecnici del futuro appalto. In sostanza, è un'opportunità per la Stazione Appaltante di raccogliere dati informativi e preparatori prima di avviare formalmente la procedura di gara.


ILSOLE24ORE

Autonomia, dalla Consulta sette bocciature per la legge Calderoli. 
La Corte, nell'esaminare i ricorsi delle Regioni Puglia, Toscana, Sardegna e Campania, ha ravvisato l'incostituzionalità di sette profili della legge Calderoli.

Stop della Consulta a sette profili della legge sull'Autonomia: dai Livelli essenziali di prestazione (Lep) alle aliquote sui tributi. Al secondo giorno di Camera di consiglio arriva la decisione della Corte Costituzionale che accoglie parzialmente i ricorsi delle quattro Regioni guidate dal centrosinistra (Campania, Puglia, Sardegna e Toscana) che hanno impugnato la legge Calderoli. I giudici hanno ritenuto "non fondata" la questione di costituzionalità dell'intera legge - punto sul quale si focalizzano tutte le reazioni di centrodestra - considerando invece "illegittime" alcune specifiche disposizioni. Da qui l'invito al Parlamento a "colmare i vuoti" che ne derivano. Esulta, invece, l'opposizione: «la legge è demolita»
Secondo il Collegio, l'articolo 116 terzo comma della Costituzione - quello che disciplina l'attribuzione alle Regioni ordinarie di forme e condizioni particolari di autonomia - deve essere interpretato nel contesto della forma di Stato italiana. Una forma che, dicono i giudici «riconosce, insieme al ruolo fondamentale delle Regioni e alla possibilità che esse ottengano forme particolari di autonomia, i principi dell'unità della Repubblica, della solidarietà tra le regioni, dell'eguaglianza e della garanzia dei diritti dei cittadini, dell'equilibrio di bilancio».
I Giudici ritengono che «la distribuzione delle funzioni legislative e amministrative tra i diversi livelli territoriali di governo, in attuazione dell'art. 116, terzo comma, non debba corrispondere all'esigenza di un riparto di potere tra i diversi segmenti del sistema politico, ma debba avvenire in funzione del bene comune della società e della tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione. A tal fine, è il principio costituzionale di sussidiarietà che regola la distribuzione delle funzioni tra Stato e regioni.
La Corte, nell'esaminare i ricorsi delle Regioni Puglia, Toscana, Sardegna e Campania, le difese del Presidente del Consiglio dei ministri e gli atti di intervento ad opponendum delle Regioni Lombardia, Piemonte e Veneto, ha ravvisato l'incostituzionalità di sette profili della legge
Consulta: i Lep non vanno determinati con un Dpcm
In particolare sono bocciate: la possibilità che l'intesa tra lo Stato e la regione e la successiva legge di differenziazione trasferiscano materie o ambiti di materie, laddove la Corte ritiene che la devoluzione debba riguardare specifiche funzioni legislative e amministrative e debba essere giustificata, in relazione alla singola regione, alla luce del richiamato principio di sussidiarietà»; nonché «il conferimento di una delega legislativa per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali (LEP) priva di idonei criteri direttivi, con la conseguenza che la decisione sostanziale viene rimessa nelle mani del Governo, limitando il ruolo costituzionale del Parlamento». Ad essere bocciata sono anche «la previsione che sia un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (dPCm) a determinare l'aggiornamento dei LEP» e «il ricorso alla procedura prevista dalla legge n. 197 del 2022 (legge di bilancio per il 2023) per la determinazione dei LEP con dPCm, sino all'entrata in vigore dei decreti legislativi previsti dalla stessa legge per definire i LEP».
«Non modificare le aliquote tributarie erariali»
E ancora. Nel mirino della Corte finiscono: «La possibilità di modificare, con decreto interministeriale, le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista per finanziare le funzioni trasferite, in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l'andamento dello stesso gettito; in base a tale previsione, potrebbero essere premiate proprio le regioni inefficienti, che - dopo aver ottenuto dallo Stato le risorse finalizzate all'esercizio delle funzioni trasferite - non sono in grado di assicurare con quelle risorse il compiuto adempimento delle stesse funzioni»
Incostituzionale facoltatività concorso a spese Stato
Incostituzionale anche «la facoltatività, piuttosto che la doverosità, per le regioni destinatarie della devoluzione, del concorso agli obiettivi di finanza pubblica, con conseguente indebolimento dei vincoli di solidarietà e unità della Repubblica»; nonché «l'estensione della legge n. 86 del 2024, e dunque dell'art. 116, terzo comma, Cost. alle regioni a statuto speciale, che invece, per ottenere maggiori forme di autonomia, possono ricorrere alle procedure previste dai loro statuti speciali».
Le disposizioni chiarite dalla Corte
La Corte ha poi chiarito che alcune previsioni della legge per essere considerate costituzionalmente legittime vanno interpretate così: «L'iniziativa legislativa relativa alla legge di differenziazione non va intesa come riservata unicamente al Governo; la legge di differenziazione non è di mera approvazione dell'intesa ("prendere o lasciare") ma implica il potere di emendamento delle Camere - in tal caso l'intesa potrà essere eventualmente rinegoziata; la limitazione della necessità di predeterminare i LEP ad alcune materie (distinzione tra "materie LEP" e "materie-no LEP") va intesa nel senso che, se il legislatore qualifica una materia come "no-LEP", i relativi trasferimenti non potranno riguardare funzioni che attengono a prestazioni concernenti i diritti civili e sociali».
E ancora: «L'individuazione, tramite compartecipazioni al gettito di tributi erariali, delle risorse destinate alle funzioni trasferite dovrà avvenire non sulla base della spesa storica, bensì prendendo a riferimento costi e fabbisogni standard e criteri di efficienza, liberando risorse da mantenere in capo allo Stato per la copertura delle spese che, nonostante la devoluzione, restano comunque a carico dello stesso; la clausola di invarianza finanziaria richiede - oltre a quanto precisato al punto precedente - che, al momento della conclusione dell'intesa e dell'individuazione delle relative risorse, si tenga conto del quadro generale della finanza pubblica, degli andamenti del ciclo economico, del rispetto degli obblighi eurounitari».
Consulta: spetta al Parlamento colmare i vuoti segnalati
«Spetta al Parlamento, nell'esercizio della sua discrezionalità, colmare i vuoti derivanti dall'accoglimento di alcune delle questioni sollevate dalle ricorrenti, nel rispetto dei principi costituzionali, in modo da assicurare la piena funzionalità della legge». E' la chiosa fonale della nota della Corte Costituzionale in tema di Autonomia. «La Corte resta competente a vagliare la costituzionalità delle singole leggi di differenziazione, qualora venissero censurate con ricorso in via principale da altre regioni o in via incidentale»
Calderoli: rispettiamo Consulta e valuteremo correttivi
«La decisione della Corte costituzionale ha chiarito in maniera inequivocabile che la legge sull'autonomia differenziata nel suo insieme è conforme alla Costituzione. Su singoli profili della legge attenderemo le motivazioni della sentenza, per valutare gli eventuali correttivi da apportare». Così il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, commentando la decisione della Corte Costituzionale.
Lega: rilievi facilmente superati dal Parlamento
«L'Autonomia ha superato l'esame di costituzionalità ed è un'ottima notizia: i rilievi saranno facilmente superati dal Parlamento. Dopo il parere tecnico di ieri sul ponte sullo Stretto, è un altro passo in avanti decisamente positivo». E' quanto riferiscono fonti della Lega.
Emiliano: autonomia destrutturata, nostra vittoria
Tra le prime reazioni, di segno opposto, quella del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. «Abbiamo difeso l'unità della Repubblica e l'uguaglianza delle Regioni e dei cittadini italiani. La legge Calderoli, così come concepita dal Governo, è stata completamente destrutturata dalla Corte costituzionale e tecnicamente non esiste più essendo sostanzialmente inapplicabile» dichiara Emiliano. La Puglia è stata la prima Regione a ricorrere alla Corte Costituzionale contro la Legge Calderoli.
Zaia: autonomia confermata dalla Corte Costituzionale
Di tutt'altro tono il commento del governatore del Veneto Luca Zaia. «La Corte Costituzionale ha confermato la legittimità della legge sull'autonomia differenziata, sancendo ancora una volta che il nostro percorso è in linea con la Costituzione. È una conferma importante e rappresenta un passaggio storico per il Veneto e per tutto il Paese» afferma Zaia, commentando la sentenza della Consulta e spiegando che gli esperti della regione «vigileranno».
Fontana: per Consulta l'autonomia non è incostituzionale
 Concetti rilanciati dal presidente della Lombardia Attilio Fontana per il quale il pronunciamento di oggi della Corte Costituzionale «mette la parola 'fine' a chi, artatamente, ha fino a oggi definito incostituzionale la 'Legge Calderoli' sull'Autonomia differenziata» secondo il presidente della Lombardia Attilio Fontana, per il quale «l'Autonomia si farà». E «già da domani valuteremo nel dettaglio i rilievi formulati dalla Consulta, ma ciò che più conta è che il negoziato non si ferma e il percorso intrapreso va avanti per raggiungere il risultato auspicato dai lombardi».
Occhiuto: avevo chiesto moratoria, oggi la impone Consulta
«Avevo suggerito al governo un surplus di riflessione e una moratoria sull'autonomia differenziata. Oggi la moratoria, con molta più autorevolezza del sottoscritto, la impone la Corte Costituzionale». Lo scrive su X Roberto Occhiuto, presidente di Forza Italia della Regione Calabria. Occhiuto è stato da sempre, tra i governatori di centrodestra, il più critico dell'impianto della riforma
De Luca: Consulta smantella impianto legge Calderoli
«La sentenza sulla legge Calderoli smantella la Legge Calderoli e difende l'unità del Paese. La Corte Costituzionale ha accolto in gran parte e in tutto il suo nucleo essenziale, le censure mosse nel ricorso promosso dalla Regione Campania e dalle altre Regioni ricorrenti, e sostanzialmente 'riscrive' la legge nei termini che la stessa Regione Campania ha proposto con un disegno di legge emendativo della Calderoli trasmesso alle Camere ai sensi dell'articolo 121 della Costituzione qualche settimana fa». Così il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca.
Schlein: Salvini-Meloni rileggano la Costituzione
 «Qualche mese fa il ministro Salvini si è rivolto a me dicendo che l'autonomia è prevista in Costituzione e che me ne avrebbe regalata una. Vorrei rispondergli che può tenersela e magari regalarla alla Meloni e che se la rileggano insieme. Imparino a leggere meglio la Costituzione per evitare questo ennesimo flop con una legge che ha dei profili di incostituzionalita». A dirlo è stata la segretaria del Pd Elly Schlein.
Conte: la Consulta frena l'Autonomia, l'Italia è una
Sulla stessa lunghezza d'onde il leader M5s. «Abbiamo combattuto in Parlamento (prendendo anche pugni), nelle piazze a suon di firme, con la nostra governatrice Alessandra Todde, che si è vista accogliere i motivi del ricorso. Oggi la Corte Costituzionale frena il progetto di autonomia con cui Meloni, Salvini e Tajani volevano fare a pezzi il tricolore e la nostra unità». Lo scrive su Facebook il presidente del M5s Giuseppe Conte in un post intitolato «un importante stop all'Autonomia differenziata: l'Italia è una». «L'Italia è una e solidale, - prosegue - la difenderemo sempre, con la massima determinazione. Con la più intensa passione. Se ne facciano una ragione».























































































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