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Dissalatori: la Regione procede
Non solo Porto Empedocle, Trapani e Gela: anche Palermo sarà dotata dei dissalatori. Almeno due: uno a est e uno a ovest della città. Delle recenti piogge hanno beneficiato dighe e invasi. Tuttavia, il governo Schifani è intenzionato a procedere anche con l'utilizzo delle fonti idriche alternative, per scongiurare che la gravissima crisi del 2024 si ripeta. La riattivazione dei dissalatori già esistenti, ovvero Porto Empedocle, Trapani e Gela, è coperta dal Fondo sviluppo e coesione. Si tratta di moduli temporanei, da installare entro giugno, e che forniranno 500 litri al secondo a servizio delle province. I due dissalatori a Palermo saranno coperti invece con la finanza di progetto, e costeranno 180 milioni di euro, di cui 10 stanziati dalla Regione e 170 a carico dei privati. I due impianti, come emerso e deliberato in Cabina di regia per l'emergenza idrica, saranno esattamente collocati uno a ovest di Palermo, tra la città e Partinico, e uno a est, tra la città e Termini Imerese. Forniranno tra i 600 e i 900 litri al secondo, con un costo medio dell'acqua di 2 euro a metro cubo.
LENTEPUBBLICA
Gli incentivi dopo le modifiche del correttivo al Codice dei Contratti Pubblici.
Ecco i chiarimenti del Dottor Luca Leccisotti su una delle novità più interessanti inserite nell'ultimo decreto correttivo al Codice dei Contratti Pubblici: le modifiche agli incentivi tecnici.
Il Decreto Legislativo n. 209/2024 ha apportato modifiche significative al D.lgs. 36/2023, noto come Codice dei Contratti Pubblici, per migliorare l'efficienza e la trasparenza delle procedure di appalto. Tra le novità principali, il trattamento degli incentivi per il personale tecnico è stato riformato per garantire una maggiore equità e inclusività. Questo articolo si concentra sulle modifiche introdotte all'articolo 45, analizzandole in modo chiaro e accessibile.
L'articolo 45 del Codice disciplina gli incentivi per il personale tecnico delle stazioni appaltanti, con l'obiettivo di premiare le attività svolte a supporto della progettazione e gestione dei contratti pubblici. Le modifiche apportate dal correttivo mirano a:
Estensione dei Beneficiari:
La sostituzione del termine "dipendenti" con "personale" consente di includere dirigenti e altre figure professionali precedentemente escluse.
Eliminazione di Restrizioni:
Viene abolito il divieto di riconoscere incentivi al personale dirigenziale, rendendo il sistema più inclusivo.
Armonizzazione Normativa:
I commi relativi alle centrali di committenza sono stati coordinati per assicurare un'applicazione uniforme delle disposizioni sugli incentivi.
Dettagli Operativi delle Modifiche
Inclusione del Personale Dirigenziale
La revisione dell'articolo 45 chiarisce che anche i dirigenti possono beneficiare degli incentivi tecnici. Questa modifica supera la precedente esclusione, riconoscendo il ruolo cruciale che tali figure svolgono nella gestione delle procedure complesse.
Coordinamento con le Centrali di Committenza
I commi 7 e 8 dell'articolo sono stati rivisti per includere esplicitamente il personale delle centrali di committenza tra i destinatari degli incentivi. Questo intervento elimina ambiguità interpretative, garantendo che tutte le figure coinvolte possano accedere agli incentivi in base al loro contributo tecnico.
Maggiore Chiarezza nei Termini
La sostituzione del termine "dipendenti" con "personale" rappresenta una modifica lessicale che, tuttavia, ha un impatto pratico significativo. Fugando ogni dubbio interpretativo, si conferma l'inclusione di tutte le professionalità coinvolte.
Impatti sulle Stazioni Appaltanti
Le modifiche all'articolo 45 migliorano la gestione delle risorse umane nelle stazioni appaltanti, incentivando il personale a contribuire attivamente al successo delle procedure di appalto. Inoltre, l'inclusività del nuovo approccio rafforza la coesione tra le diverse figure professionali.
Conclusioni
Il correttivo al Codice dei Contratti Pubblici rappresenta un passo avanti significativo nella valorizzazione del personale tecnico delle amministrazioni pubbliche. Le modifiche all'articolo 45 non solo ampliano il numero di beneficiari, ma promuovono un sistema più equo e trasparente, in linea con i principi di efficienza e inclusività.
L'implementazione di queste novità richiederà uno sforzo organizzativo, ma i benefici in termini di motivazione del personale e miglioramento delle performance saranno tangibili nel medio-lungo periodo.
LENTEPUBBLICA
Gli effetti dell'amministrazione algoritmica nei procedimenti automatizzati: quali vantaggi per gli Enti pubblici?
L'impatto dell'intelligenza artificiale nel settore pubblico: le novità apportate dal nuovo modello di amministrazione algoritmica nei procedimenti automatizzati. L'Avvocato Renzo Cavadi ci offre una disamina completa sui possibili vantaggi per gli Enti pubblici.
Nel corso degli ultimi anni le riflessioni maturate in materia di digitalizzazione nella cura degli interessi pubblici, trovandosi di fronte a un cambiamento epocale, sembrano avere raggiunto un vero e proprio punto di svolta. Si è parlato anche di una sorta di "rivoluzione tecnologica copernicana dei pubblici poteri", ampiamente dettata dalla spinta fornita dai sistemi informatici all'interno dell'attuale struttura amministrativa, nell'ottica di una nuova configurazione della Pubblica Amministrazione, interamente ridisegnata e rivisitata in chiave moderna, al punto tale che oggi, si parla di amministrazione di quarta generazione o più semplicemente di amministrazione algoritmica.
Il significativo cambiamento che sta vivendo attualmente la Pubblica Amministrazione sul versante tecnologico, non fa altro che richiamare in tutte le sue forme, l'evoluzione avvenuta negli enti pubblici, secondo un preciso passaggio di consegne dal settore digitale al mondo degli algoritmi, e dunque da una fase "documentaria" a una meta documentaria ([1]).
Se fino a poco tempo fa nel settore pubblico, si discuteva infatti dell'applicazione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT), esclusivamente in tema di forma degli atti amministrativi o a limite di organizzazione dei dati derivanti dall'utilizzo di computer nel terreno conosciuto della telematica, oggi si comincia a manifestare concretamente un'altra dimensione da sapore diverso, per l'appunto definita meta-documentaria ([2]), nella quale le tecnologie informatiche, vengono chirurgicamente utilizzate per la riproduzione automatica di processi mentali nell'attività amministrativa.
In tal senso, essendo concreta e tangibile espressione di fenomeni di standardizzazione e spersonalizzazione dei processi decisionali, la tecnologia informatica avanzata, viene sfruttata per la determinazione interna dell'atto ([3]), mediante l'esecuzione di operazioni logiche e dunque per determinare (interamente o parzialmente) il contenuto decisorio del provvedimento ad elaborazione elettronica. Il provvedimento quindi non nasce più nella mente di una persona, ma da una vera e propria scatola nera, meglio conosciuta come black box ([4]), ossia un'entità incorporea con tutto ciò che consegue in termini di rischio d'imputabilità dell'atto ([5]).
Gli effetti della c.d. neutralità algoritmica nei procedimenti amministrativi automatizzati: quali vantaggi per l'attività degli Enti pubblici?
Ciò premesso, si tenterà adesso di focalizzare l'attenzione sui possibili vantaggi legati al progressivo utilizzo dell'intelligenza artificiale all'interno della Pubblica Amministrazione, utilizzando come punto di osservazione l'applicazione di modelli amministrativi che affidano alla regola dei software, della programmazione algoritmica e di conseguenza all'automazione robotica, la definizione del contenuto provvedimentale.
A tal proposito, va detto che le ricerche condotte sull'intelligenza artificiale, volte a comprendere l'applicabilità dell'utilizzo di formule algoritmiche nei processi decisionali automatizzati di competenza delle amministrazioni pubbliche, nelle intenzioni di chi si è approcciato a tali studi, sono state mosse dall'intento primario di promuovere alcuni indubbi vantaggi ([6]) che potrebbero derivare per l'operato dell'amministrazione, dall'uso di uno strumento come quello algoritmico, per sua natura imparziale.
La neutralità del funzionamento dell'algoritmo (ma certamente non dei criteri che lo stesso applica come si dirà in corso di trattazione), consente di escludere i pregiudizi inevitabilmente espressi dall'animo umano ([7]) Specialmente se ci si sofferma sul profilo patologico dei fenomeni di micro e macro-corruzione, parrebbe evidente e immediata l'idoneità della formula algoritmica a contrastare i fenomeni di mercimonio della funzione pubblica ([8]).
Naturalmente, senza relegare la diffusione di modelli decisionali automatizzati a una sorta di rimedio necessario contro la c.d. maladministration ([9]) e volendone dunque tralasciare la rilevanza a fini anticorruzione, il ricorso a formule algoritmiche sembrerebbe idoneo a neutralizzare la componente emotiva ([10]), gli errori umani, i ritardi, le negligenze, in qualche misura "giustificate", se si tengono a mente le regole che governano e disciplinano la responsabilità dei dipendenti pubblici ([11]). La macchina utilizzata per i sistemi di intelligenza artificiale è per definizione impersonale.
Ulteriori vantaggi evidenti della decisione algoritmica, si potrebbero riscontrare nella semplificazione dell'operato della Pubblica Amministrazione, chiaramente più rapida e efficiente di quella affidata alla persona fisica: i tempi del procedimento amministrativo sarebbero significativamente ridotti dalla capacità degli strumenti informatici, di esaminare ed elaborare la documentazione di riferimento in maniera nettamente più rapida di qualsiasi persona fisica ([12]).
A ciò, si aggiunge la capacità della macchina di poter acquisire e catalogare una vastità e complessità di dati, tale da garantire una base conoscitiva indubbiamente più vasta di quella di cui potrebbe mai disporre la persona fisica ([u]), nel presupposto comunque dimostrato, che ci sono operazioni che sarebbero inaccessibili o magari complesse per essere interpretate efficacemente dagli umani. Tanto più, ove si introduca la distinzione tra algoritmi deduttivi e algoritmi predittivi ([14])questi ultimi, basati su una tecnologia di machine learning e capaci pertanto, di "imparare" e acquisire dati ulteriori rispetto a quelli selezionati ex ante e inseriti nella formula algoritmica.
Infine tra i possibili vantaggi che possono ricavarsi dall'utilizzo dell'amministrazione algoritmica, rientrerebbe la possibilità di rendere i processi decisionali più cristallini, a patto però che la programmazione della Pubblica Amministrazione, renda manifesto l'iter delle decisioni automatizzate. In questo senso l'intelligenza artificiale, disporrebbe, se adeguatamente utilizzata, di un potenziale per facilitare la trasparenza, automatizzando la pubblicazione dei dati e facilitando l'analisi e la comprensione delle attività istituzionali.
Allo stato attuale, la vera sfida prioritaria è garantire che i processi decisionali guidati dall'intelligenza artificiale siano chiari, giusti e massimamente aperti al controllo e al feedback dei cittadini ([15]).
Riflessioni finali
Le riflessioni svolte dimostrano che il progresso tecnologico legato alle tecnologie dirompenti, nato per supportare e stimolare i processi decisionali automatizzati nell'organizzazione di pubblici poteri, sta inevitabilmente sfidando, e non poteva essere altrimenti, le capacità e la tenuta della macchina amministrativa dello Stato e più in generale di ogni ente pubblico ([16]).
Motivo per cui l'applicazione degli algoritmi all'interno della Pubblica Amministrazione e più in particolare nell'azione amministrativa, deve avvenire, e principalmente impostarsi in funzione servente e strumentale all'uomo ([17]), consentendo a quest'ultimo, di poter riferire l'attività svolta per il tramite dei meccanismi legati all'intelligenza artificiale, sempre a sé stesso. È necessario perciò, che l'intelligenza artificiale e gli atti da questa prodotti, non siano mai sostitutivi di quella umana e che l'individuo possa sempre intervenire correggendo le storture che la tecnologia trascina con sé.
Di contro è anche sotto gli occhi di tutti l'oggettivo cambiamento che sta avvenendo nel contesto della società attuale, non ultimo il settore della Pubblica Amministrazione. La moltiplicazione delle opzioni tecnologiche, sta gettando le basi e nuove regole, per un ecosistema digitale destinato a riscrivere i confini dei modelli di programmazione, di azione e più in generale della governance delle amministrazioni pubbliche.
In tal senso, il mondo della Pubblica Amministrazione tocca oggi orizzonti prima inesplorati, raggiungibili attraverso sviluppatissime capacità conoscitive di nuovo conio le quali possono concretizzarsi, purché adeguatamente utilizzate, in risorse preziose ai fini del raggiungimento di un livello di alta qualità e di efficienza sensibilmente più elevato ([18])rispetto al precedente modello classico o tradizionale di amministrazione, apportando quindi evidenti e indubbi vantaggi nella macchina amministrativa degli Enti pubblici e dello Stato. ([19]).
QDS
Pensione anticipata 2025, diverse soluzioni anche nell'anno nuovo: ecco come arrivarci
La guida per smettere di lavorare prima. Tutte le possibili strade da percorrere
Così come nell'anno appena trascorso, anche nel 2025 sarà in vigore la pensione anticipata. Questa, come già noto, presenta diverse varianti che indirizzano sempre allo stesso obiettivo del richiedente: andare in pensione in anticipo. Ma come è possibile farlo? Di seguito, una breve guida di informazioni utili su come andare in pensione in anticipo e quali potranno essere gli importi (rivalutati) nell'anno appena accolto.
Come nel 2024, anche nel 2025 sarà possibile sfruttare diverse varianti per arrivare alla pensione anticipata. Questa, può essere raggiunta in base all'età anagrafica come da metodo classico (67 anni anni di età e contributi), ma anche in base ad anni di contributi qualunque sia l'età al momento della richiesta. Questo, si collega alla cosiddetta quota 41 per i lavoratori precoci.
Inoltre, esiste anche la possibilità di una pensione anticipata "sfruttando" i contributi definiti "puri", cosiddetti perchè considerati netti. In questo caso, bisognerà aver versato contributi immediatamente dopo a partire dal 1 gennaio del 1996 (non si tiene conto dell'eventuale contribuzione su prosecuzione volontaria). Inoltre, se risultassero esistenti dei contributi maturati entro il compimento dei 18 anni di età, questi saranno inclusi e varranno di più: saranno rivalutati dell'1,5.
Rispetto alla pensione anticipata già rivalutata nel 2024, anche nel 2025 resteranno in vigore gli stessi criteri. Quindi, anche nel nuovo anno, l'unico requisito richiede il raggiungimento di:
42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini;
41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.
Pensione anticipata 2025: cos'è Quota 41
Al momento per ottenere il pensionamento anticipato con Quota 41 bisogna presentare domanda entro il 1° marzo di ogni anno. La seconda tranche, prevista solo nel caso di adeguata copertura finanziaria, termina a fine novembre. Con l'approvazione del Ddl, invece, le scadenze vengono riviste: la prima viene spostata a fine marzo mentre se ne aggiunge una intermedia fissata al 15 luglio.
Nello specifico, Quota 41 è la misura che consente l'accesso al pensionamento con 41 anni di contributi, indipendentemente dall'età anagrafica. Si configura quindi come un'alternativa alla pensione anticipata 2025, per la quale invece sono necessari rispettivamente 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Quota 41, però, non va bene per tutti, ma è riservata ai lavoratori precoci, ossia coloro che al compimento dei 19 anni di età avevano già 12 mesi di contribuzione. Inoltre, Quota 41 è riservata ai lavoratori che rientrano nei profili che necessitano maggior tutela, che appartengano dunque ad una delle seguenti categorie:
disoccupati che da almeno 3 mesi hanno cessato di percepire l'indennità di disoccupazione:
invalidi civili (con percentuale di almeno il 74%);
caregiver (da almeno 6 mesi);
addetti ad attività gravose o usuranti.
Pensioni 2025, come funziona la rivalutazione
Per aggiornare le pensioni verrà utilizzato il meccanismo originariamente previsto dalla legge n. 448 del 1998. Questo sistema prevede solo tre fasce con relative percentuali di rivalutazione, con la differenza che il tasso ridotto si applica solo sulla parte dell'assegno che supera la soglia prevista.
Con la legge di Bilancio 2025 il governo aveva stimato un tasso di rivalutazione dell'1%, confermando la rivalutazione straordinaria già applicata nel 2024. Questa però è stata portata dal 2,7% al 2,2%. Di fatto, le pensioni minime sarebbero così salite da 614,77 euro a 617,89 euro, un incremento di 3 euro molto criticato.
Pensioni minime, invalidità e assegno sociale
Con la rivalutazione dello 0,8% però il governo sarà obbligato a fare un altro sforzo. Alle condizioni attuali, infatti, si passerebbe da una pensione minima di 598,61 euro a una di 603,39 euro. Per effetto della rivalutazione straordinaria del 2,2% ci sarebbe un ulteriore incremento a 616,67 euro. Sarebbero quindi meno di 2 euro in più rispetto allo scorso anno, una cifra davvero povera per chi invece puntava a 1.000 euro di aumento.
Ricordiamo che la rivalutazione si applica anche a pensioni di invalidità civile e Assegno sociale. Per le prime si passerà da 333,33 euro mensili a 336 euro circa. Per quanto riguarda, invece, la cosiddetta "pensione" sociale l'importo sale da 534,41 a 538,68 euro.
LENTEPUBBLICA
PCP ANAC: acquisizione Cig fino a 5000 Euro prolungata al 30 Giugno 2025
L'Autorità Nazionale Anticorruzione ha diramato la decisione presidenziale assunta il 18 Dicembre 2024: arriva la proroga al 30 giugno 2025 dell'acquisizione Cig fino a 5000 Euro.
Nelle more della piena attuazione dei processi di digitalizzazione, da tempo in corso nella P.A., anche in ossequio ai progetti riconducibili alle risorse provenienti dal PNRR, l'Authority di vigilanza ha concesso un'ulteriore proroga di sei mesi all'utilizzo della Piattaforma Contratti Pubblici, ferme restando le determinazioni adottate precedentemente.
Sarà consentito utilizzare l'interfaccia web per i seguenti adempimenti:
per gli affidamenti diretti di importo inferiore a 5.000 euro in caso di impossibilità o difficoltà di ricorso alle PAD al fine di consentire l'assolvimento delle funzioni ad essa demandate, ivi compresi gli obblighi in materia di trasparenza;
per l'adesione ad accordi quadro e convenzioni i cui bandi siano stati pubblicati entro il 31/12/2023 con o senza successivo confronto competitivo; tale possibilità viene estesa fino al 30/06/2025 anche per gli accordi quadro e convenzioni pubblicati dal 1/1/2024;
per la ripetizione di lavori o servizi analoghi ai sensi dell'articolo 76, comma 6, del codice prevista dalla documentazione di gara originaria relativa a procedure pubblicate prima del 31/12/2023;
per le fattispecie di cui alla Delibera n. 584 del 2022, che ha sostituito ed integrato la Delibera n. 214 del 2022;
e infine per gli affidamenti in house.
Segnatamente alle richieste CIG per gli affidamenti AD5 (fino a 5.000 Euro), tale opportunità riveste un interesse non di poco conto, allorché consente alle stazioni appaltanti di procedere con evidente speditezza nello svolgimento delle attività amministrative (determine a contrarre, impegni di spesa) rivolte agli operatori economici prestatori di servizi e fornitori di beni.
ILSOLE24ORE
Da oggi accredito pensioni con i coefficienti 2025, ecco che cosa cambia
L'importo della pensione annua si ottiene moltiplicando il montante individuale dei contributi per il coefficiente di trasformazione.Arriverà oggi la prima rata di pensione del 2025 con piccoli aggiustamenti sul fronte del recupero dell'inflazione. A inizio anno scatta invece la riduzione dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo che peserà sul calcolo dell'assegno per chi si appresta ora ad andare in pensione.
Il calcolo
Dopo la risalita nel 2023-24 dei coefficienti legata alla riduzione della speranza di vita dovuta alla pandemia si registra quindi una nuova flessione con il passaggio per chi esce dal lavoro all'età di vecchiaia, a 67 anni, dal 5,723 del biennio appena trascorso a 5,608. Secondo il sistema di calcolo contributivo introdotto con la legge 335/1995, l'importo della pensione annua si ottiene moltiplicando il montante individuale dei contributi per il coefficiente di trasformazione. Il coefficiente è più basso se si va in pensione prima, grazie alle misure che consentono l'uscita anticipata, con un valore di 4,536 a 60 anni e più alto se si esce dopo (perché per esempio on si sono raggiunti i 20 anni di contributi necessari per l'accesso alla vecchiaia) con un valore di 6,510 a 71 anni.
Il dato è legato al numero di anni previsti di erogazione della pensione sulla base della speranza di vita. Il primo pagamento del 2025 è previsto per il 3 gennaio mentre a febbraio sarà sabato 1 per chi ha il conto alle Poste e lunedì 3 per chi ha l'accredito in banca. È previsto un aumento legato al recupero dell'inflazione dello 0,8% per le pensioni fino a quattro volte il minimo (100% dell'aumento dei prezzi registrato dall'Istat), ovvero per quelle fino a 2.394,44 euro. Per le pensioni tra quattro e cinque volte il minimo il recupero sarà del 90% dello 0,8% (quindi dello 0,75%) mentre per quelle superiori a cinque volte il minimo si recupererà il 75% dell'aumento dei prezzi (quindi lo 0,6%).
Un lavoratore che guadagna circa 30mila euro l'anno e andrà in pensione di vecchiaia nel 2025 a 67 anni dovrà fare i conti con i nuovi coefficienti di trasformazione che a parità di montante contributivo gli consegneranno un assegno del 2% inferiore a quello di chi è andato in pensione nel 2024. Lo calcola la Cgil che ricorda che nel 2025 i coefficienti si ridurranno per tutte le età passando ad esempio per chi esce a 67 anni dal 5,723 al 5,608 dal 2025. Secondo le simulazioni del sindacato questo significa una perdita lorda su una pensione di 1.250 euro di 25 per un totale di oltre 326 euro l'anno. Nell'intero periodo della pensione attesa di perderanno oltre 5mila euro.
LIVESICILIA
Dirigenti della Regione Sicilia, si va verso riforma dopo 25 anni
L'obiettivo sarebbe quello di approvare la riforma della dirigenza della Regione siciliana a metà gennaio. Si tratterebbe di una "mini rivoluzione" considerato che l'attuale normativa risale a 25 anni fa (legge 10 del 2000) e che ha rappresentato, e rappresenta tutt'ora, un'anomalia rispetto alla legge dello Stato.
Dalle tre fasce attuali - la prima ormai vacante, la seconda con un numero di dirigenti che si conta sulle dita di una mano e il resto dei 650 nel terzo elenco - si passerebbe al ruolo unico da cui il governo così potrà attingere per le nomine dei direttori generali e direttori dei vari servizi.
La legge darebbe anche il via ai concorsi pubblici. Sul testo però ci sarebbero resistenze, con pressioni di qualche sindacato che spinge per creare due fasce per fare confluire nella prima gli attuali dirigenti e nella secondo i nuovi che saranno assunti per concorso.
Poco prima della sessione di bilancio chiusa a ridosso di Capodanno, la commissione Affari istituzionali dell'Assemblea regionale, presieduta da Ignazio Abbate, ha accelerato l'esame del testo di legge che il governo Schifani aveva depositato lo scorso luglio. La commissione ha già acquisito gli emendamenti e sta per chiudere le audizioni.
"Dall'audizione dei sindacati è emersa la richiesta di creare due fasce", dice Abbate all'ANSA. "Da parte mia c'è l'intenzione di chiudere tutto entro il 14 gennaio. Per noi è importante capire se modificando la proposta del governo con la richiesta dei sindacati rischieremmo di andare incontro al rischio di impugnativa da parte del Consiglio dei ministri".
Il governo punta a incassare la legge in tempi brevi anche perché tra febbraio e marzo scadranno i contratti degli attuali dirigenti generali e con la legge attuale sarebbe complicato per il governo procedere alle nuove nomine proprio per i paletti imposti dalla norma vigente e richiamati più volte in passato anche dalla Corte dei conti; inoltre nel giro di 2-3 anni la metà dell'attuale organico dirigenziale andrà in pensione.
Dalle legge 10 del 2000 a oggi, l'organico dei dirigenti della Regione si è ridotto drasticamente da 2.500 a 650 unità circa, con il conseguente accorpamento di uffici e servizi per ovviare alla carenza di personale. Non solo. C'è un'anomalia nell'anomalia: quasi la metà degli attuali dirigenti ha il titolo di agronomo. Insomma, con la riforma si aprirebbe la fase dei concorsi pubblici e della riorganizzazione della macchina amministrativa con l'immissioni di nuove competenze e professionalità.
Il disegno di legge all'esame della commissione dell'Ars prevede che "nell'amministrazione regionale la dirigenza è ordinata in un'unica qualifica, il ruolo unico è articolato in aree di competenza e l'accesso alla qualifica dirigenziale avviene esclusivamente per concorso pubblico cui possono partecipare i soggetti, muniti di laurea specialistica o magistrale oppure di diploma di laurea conseguito secondo gli ordinamenti didattici previgenti: dipendenti di ruolo delle pubbliche amministrazioni che abbiano maturato almeno cinque anni di servizio nell'area immediatamente inferiore a quella dirigenziale; dipendenti di ruolo delle pubbliche amministrazioni in possesso del dottorato di ricerca o master di secondo livello o del diploma di specializzazione conseguito presso le scuole di specializzazione; soggetti in possesso della qualifica di dirigente in enti e strutture pubbliche che hanno svolto per almeno due anni le funzioni dirigenziali; soggetti che hanno ricoperto incarichi dirigenziali in amministrazioni pubbliche per un periodo non inferiore a cinque anni".
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