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rassegna stampa del 10 gennaio 2025

entilocalionline.it
Bilancio di previsione 2025-2027 Enti Locali: pubblicato il Decreto per il differimento dell'approvazione al 28 febbraio 2025
È stato pubblicato il Decreto 24 dicembre 2024 del Ministro dell'Interno, d'Intesa con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, recante il differimento del termine per la deliberazione del bilancio di previsione 2025-2027 degli Enti Locali al 28 febbraio 2025
Come si apprende dal Comunicato 24 dicembre 2024 del Dipartimento per gli Affari interni e Territoriali, Direzione centrale per la Finanza locale del Ministero dell'Interno, è stato pubblicato il Decreto 24 dicembre 2024 del Ministro dell'Interno, d'intesa con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, recante il differimento del termine per la deliberazione del Bilancio di previsione 2025-2027 degli Enti Locali al 28 febbraio 2025.

QDS
Pensioni, nuovi requisiti Inps: uscita dal lavoro a 67 anni, ecco cosa cambia
Dal 2027 per accedere alla pensione di vecchiaia bisognerà avere 67 anni e 3 mesi di età e, invece, 43 anni e un mese di contributi per quella anticipata. La Cgil è preoccupata per il cambio degli applicati con nuovi requisiti pensionistici. Dal 2029, addirittura, aumenterà il requisito contributivo a 43 anni e 3 mesi. Ecco cosa cambia.
Tutte le novità sulle pensioni: la preoccupazione dei sindacati
Secondo un'ultima nota del responsabile delle Politiche previdenziali della Cgil, Ezio Cigna, risulta che "l'Istituto "abbia aggiornato i criteri di calcolo delle pensioni, introducendo un aumento dei requisiti di accesso: dal 2027 per accedere alla pensione anticipata saranno necessari 43 anni e 1 mese di contributi; mentre dal 2029 il requisito aumenterà ulteriormente a 43 anni e 3 mesi. Anche per la pensione di vecchiaia si registrano incrementi, con l'età minima che passerà a 67 anni e 3 mesi nel 2027 e a 67 anni e 5 mesi nel 2029".
Secondo la segreteria confederale, nella persona di Lara Ghiglione: "Tali modifiche, se confermate, non trovano alcun riscontro nei documenti ufficiali attualmente vigenti. Avrà conseguenze gravissime aumentando il numero di persone che si troveranno senza tutele, con il rischio di nuovi esodati, come coloro che hanno aderito a piani di isopensione o scivoli di accompagnamento alla pensione. Inoltre, denunciamo la totale mancanza di trasparenza e chiediamo immediati chiarimenti all'Inps e ai Ministeri competenti. È inaccettabile - conclude Ghiglione - che decisioni di tale impatto sociale vengano prese senza un chiaro riferimento normativo e senza un'adeguata informazione."
Cosa cambia e cosa resta invariato
Con la nuova manovra approvata dal governo lo scorso dicembre ci sono diverse conferme per quanto riguarda il sistema pensionistico.
Quota 103: possibilità di andare in pensione a 62 anni e 41 di contributi. Tuttavia, chi maturerà nel 2025 i requisiti dovrà attendere l'anno successivo: il diritto alle decorrenza si consegue solo dopo 7 mesi.
Ape sociale: possibilità di andare in pensione a 63 anni e 5 mesi d'età e potranno farne richiesta i lavoratori disoccupati con 30 anni di contribuzione. Potranno accedervi anche i caregiver o chi assiste persone disabili conviventi da almeno 6 mesi o persone con disabilità grave.
Opzione donna: possibilità per le donne di andare in pensione a 57 anni e 35 di contributi (58 per le autonome). Come per il 2023 e il 2024, anche nel 2025 i criteri di accesso riguarderanno le lavoratrici licenziate o dipendenti in aziende con tavolo di crisi, le lavoratrici con disabilità pari o oltre il 74% con accertamento dello stato di invalido civile, quelle che assistono da almeno 6 mesi persone disabili conviventi, con disabilità grave, di primo o secondo grado di parentela solo in caso di lover 70. Il requisito anagrafico resta quello dell'anno scorso: 61 anni d'età a fronte di 35 anni di contribuzione e con riduzione di 1 anno per ogni figlio per un massimo di due.
Le novità
Fondi pensione: coloro che hanno cominciato a lavorare dopo il 1995, quindi con il sistema contributivo, potrà accedere alla pensione anticipata a 64 anni sommando la rendita maturata presso un fondo di previdenza integrativa con la pensione maturata presso l'Inps. Però, nel 2025, saranno soltanto un centinaio.
Bonus Maroni: prevede una decontribuzione del 10% circa per o lavoratori che decidono di rimandare il pensionamento. Di base, i lavoratori che hanno i requisiti per uscire prima dal mercato del lavoro ma scelgono di non farlo hanno diritto ad avere in busta paga la propria quota di contributi versata ogni mese all'Inps, in genere il 9,19% della retribuzione.
Pensioni minime: mini-aumento per le pensioni minime, che nel 2025 saliranno dagli attuali 614,77 euro a circa 617 euro.


BLOGSICILIA
Centrodestra alla prova del nove per evitare la frattura, il vertice su elezioni provinciali e sottogoverno"No" della corte costituzionale alle coperture finanziarie previste dal governo siciliano sul contratto dei regionali di Manlio Viola 

Doveva tenersi la prossima settimana ma non è il caso di aspettare: si svolgerà domattina il vertice di maggioranza della Regione siciliana e si terrà in una sede istituzionale anche se fra quelle principali.
Province pomo della discordia
Il tema caldo sembra essere quello delle ex province. Appena l'altro ieri il governatore Renato Schifani, a margine della visita a Militello Val di Catania del Presidente della repubblica Sergio Mattarella, era tornato a ribadire l'esigenza di tornare all'elezione a suffragio universale per gli organi intermedi in modo da dare respiro all'amministrazione delle aree interne. Un ritorno alle province che è nel programma del governo Schifani. Una riforma che si è già provato ad approvare andando sotto nel 2023. Negli ultimi mesi del 2024, invece, si erano nuovamente stoppate le elezioni di secondo livello stabilendo un nuovo percorso di riforma per arrivare proprio all'elezione diretta.
Ma oggi Fratelli d'Italia dice no. Un no sorprendente visto che ricorrere ad elezioni di secondo livello sul fronte elettorale danneggia soprattutto i partiti che non fanno alleanze e, dunque, in Sicilia sono elezioni che non convengono a FdI a destra e ai 5 stelle a sinistra.
Da Roma, però, è arrivata una disposizione precisa proveniente dell'entourage della Meloni: per le province si vota nel 2026. Gli interessi del partito di maggioranza relativa, infatti, si snocciolano fra Italia centrale e settentrionale in questo senso. Se necessario le province siciliane possono essere sacrificate se non si riesce a rimandare ancora.
Tutti contro FdI
Ma l'ipotesi di ulteriori rinvii non è percorribile sia per problemi tecnici (già dichiarata incostituzionale la penultima legge che ha rinviato le elezioni ed è solo questione di tempo perché venga bocciata anche quella attualmente in vigore), sia per questioni politiche.
Schifani si è già espresso per il voto diretto e tutti i partiti della maggioranza sono d'accordo. Far passare il diktat di FdI rappresenterebbe un problema e rischierebbe di creare una spaccatura insanabile soprattutto con gli autonomisti che da un lato hanno bisogno di essere presenti nel territorio, dall'altro devono dare spazio e mettere alla prova anche l'alleanza a tre con Lagalla e Miccichè.
Il rischio frattura con Lombardo
Sul punto Lombardo e compagni non intendono cedere. Per loro la rappresentanza nel territori è elemento fondamentale e dopo aver perso il sottogoverno in sanità non si può prescindere dalla consultazione per le province a suffragio universale.
Se passasse il "no" di Fratelli d'Italia Lombardo si sentirebbe libero dagli impegni assunti e dunque potrebbe chiudere accordi diversi in varie province a cominciare da Siracusa dove in ballo c'è la candidatura del capo di gabinetto del sindaco Italia in una alleanza locale che guarda al centro sinistra. Situazione simile si creerebbe anche a Caltanissetta. Una vicenda che creerebbe i presupposto per un frattura nel centrodestra.
Il sottogoverno
C'è, poi, il tema della rappresentanza ufficiale che viene richiesta soprattutto da Noi Moderati. Il partito federato con Forza Italia vuole spazio in virtù degli accordi siglati a Roma e confermati a Palermo e alla luce del fatto che oggi può vantare anche un deputato regionale. non ci sono, dunque, più elementi ostativi. Se Lombardo non sente ragioni sulle province e un no sarebbe il pretesto per ritenersi "con le mani libere", anche gli altri centristi sono pronti a presentare il conto.
L'equilibrio è precario ed una soluzione mediana va trovata.


LENTEPUBBLICA
Verifiche antimafia e impatto su procedure di aggiudicazione: il parere del TAR
Il TAR di Napoli, con la sentenza 109/2025, ha affrontato una complessa vicenda legata alle verifiche antimafia e al loro impatto sui procedimenti di aggiudicazione.
Al centro del caso vi era una cessione d'azienda, distinta dall'affitto d'azienda spesso richiamato nella giurisprudenza. La cessione, infatti, comporta il trasferimento definitivo del compendio aziendale, interrompendo il legame gestionale che rimane invece più evidente nel caso dell'affitto.
Il principio di tassatività e l'esclusione dalle gare
La normativa attuale, regolata dal Codice dei contratti pubblici (d.lgs. 36/2023), limita rigidamente le cause di esclusione automatica dalle gare. In questo contesto, l'art. 94 individua la liquidazione giudiziale come motivo di esclusione per l'operatore economico direttamente coinvolto, ma non estende tale previsione ad altri soggetti, come gli affittuari d'azienda. Il TAR ha ribadito che un'interpretazione estensiva delle cause di esclusione è eccezionale e deve essere supportata da specifiche disposizioni normative.
Questo approccio è rafforzato dal principio di tassatività delle clausole di esclusione, sancito dall'art. 10 del Codice, e dai principi europei di concorrenza e partecipazione massima. Di conseguenza, la liquidazione giudiziale dell'azienda cedente non può automaticamente pregiudicare l'affittuario. La giurisprudenza più recente, inoltre, sottolinea che la continuità contrattuale in caso di liquidazione è garantita dal d.lgs. 14/2019. L'art. 184 di tale decreto consente al curatore di recedere dal contratto entro sessanta giorni, decorso il quale il contratto rimane valido, favorendo così la conservazione del valore economico dell'azienda.
Verifiche antimafia e legittimità dell'aggiudicazione: il punto del TAR Napoli
Uno dei nodi cruciali affrontati dal TAR Napoli nella sentenza riguarda le verifiche antimafia effettuate dalla stazione appaltante. Il ricorso presentato lamentava una presunta lacuna nei controlli, evidenziando che l'amministrazione si era limitata a verificare i nominativi dei membri del precedente consiglio di amministrazione, senza includere i nuovi componenti comunicati ufficialmente nel maggio 2024.
Tuttavia, il Tribunale ha stabilito che questa presunta omissione non compromette la legittimità dell'aggiudicazione, a meno che successive verifiche non facciano emergere elementi negativi a carico dei nuovi membri. La sentenza chiarisce, infatti, che la responsabilità di eventuali ritardi o incompletezze nei controlli antimafia ricade esclusivamente sull'amministrazione, e non sull'impresa aggiudicataria. Quest'ultima non può essere penalizzata per l'inazione o la lentezza della stazione appaltante, poiché non ha alcun potere di iniziativa o intervento in tale ambito.
Un ulteriore punto sottolineato dal TAR riguarda l'ambito di applicazione delle dichiarazioni obbligatorie previste dal Codice dei contratti pubblici. Secondo la normativa vigente, queste dichiarazioni devono essere rese esclusivamente dai partecipanti alla gara d'appalto. Non vi è, dunque, alcun obbligo di estendere tali adempimenti a soggetti terzi, come i precedenti titolari o amministratori dell'azienda cedente, salvo specifiche previsioni normative in tal senso.
Questo approccio si inserisce nel principio di tassatività delle cause di esclusione previsto dal nuovo Codice, che mira a garantire la massima partecipazione alle procedure di gara e a tutelare la concorrenza. Eventuali interpretazioni estensive delle disposizioni che regolano le esclusioni devono essere considerate eccezionali e rigorosamente motivate.
In sintesi, il TAR Napoli ribadisce che la trasparenza e la legalità nelle procedure amministrative devono bilanciarsi con l'esigenza di evitare interpretazioni punitive o discriminatorie nei confronti degli operatori economici. La fiducia reciproca tra pubblica amministrazione e soggetti privati rimane un pilastro fondamentale per assicurare l'efficacia e la legittimità degli appalti pubblici.
Il principio di fiducia e il risultato dell'azione amministrativa
La sentenza sottolinea il ruolo cruciale del principio di fiducia nel rapporto tra pubblica amministrazione e operatori economici. Questo principio, codificato nel Codice dei contratti pubblici, si intreccia con quello del risultato, ossia l'obiettivo di garantire il miglior esito possibile per la collettività nel rispetto delle regole.
La giurisprudenza ha evidenziato che la fiducia non elimina l'applicazione rigorosa della normativa, ma ne rappresenta un elemento evolutivo, basato su trasparenza e correttezza. La sentenza del TAR Napoli conferma che l'amministrazione può esercitare margini di discrezionalità per raggiungere l'interesse pubblico, purché tale azione sia giustificata da fatti concreti e nel rispetto delle norme.
Le conclusioni dei giudici
Il caso analizzato offre un quadro chiaro dei limiti entro cui operano le pubbliche amministrazioni nelle procedure di gara. La sentenza ribadisce l'importanza del rispetto delle regole, ma evidenzia anche come un'interpretazione eccessivamente restrittiva possa ostacolare la partecipazione degli operatori economici, compromettendo gli obiettivi di efficienza e concorrenza.
In definitiva, la decisione del TAR di Napoli rappresenta un richiamo all'equilibrio tra il controllo rigoroso delle procedure e la valorizzazione delle capacità produttive del tessuto economico, nel rispetto delle regole e degli interessi della collettività.


GRANDANGOLO
Per il New York Times la Sicilia è tra le mete imperdibili del 2025: c'è anche un percorso agrigentinoLa Sicilia spicca tra i 52 posti nel mondo da visitare nel 2025
La Sicilia tra le mete imperdibili del 2025 secondo il New York Times. Fra i 52 posti nel mondo da visitare c'è anche il Sicily Divide, un percorso ciclabile unico che attraversa l'isola da Trapani a Catania; 460 chilometri di strade sterrate, borghi storici e paesaggi mozzafiato per scoprire il cuore autentico della Sicilia.
Percorso che vede alcune tappe più significative nelle aree interne del territorio della DMO - Distretto Turistico Valle dei Templi. In particolare, si tratta di Santa Margherita di Belice, Sambuca di Sicilia, Burgio, Villafranca Sicula, Lucca Sicula, Bivona, Santo Stefano di Quisquina, Cammarata, San Giovanni Gemini, Mussomeli, e Caltanissetta.
Il NY Times lo definisce "tutto ciò che si vorrebbe da un viaggio in bicicletta": natura spettacolare, cultura vibrante e un caloroso benvenuto dalle comunità locali. Perfetto per chi ama il turismo lento e sostenibile".

































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