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rassegna stampa dall'11 al 13 gennaio 2025

TP24.IT

Province in Sicilia: il centrodestra punta all'elezione diretta, ma niente riforma fino ad Aprile Approvata la Finanziaria regionale e finita la pausa festiva il centro destra è tornato a parlare di Province. L'elezione diretta è la via che stanno cercando di percorrere, trovando un assist anche da Roma. Vertice di centrodestra


I leader dei partiti del centrodestra siciliano si sono riuniti per concordare una linea congiunta. All'incontro erano presenti Marcello Caruso per Forza Italia, Salvo Pogliese e Giampiero Cannella per Fratelli d'Italia, Luca Sammartino per la Lega, Totò Cuffaro per la Democrazia Cristiana, Fabio Mancuso per il Movimento per l'Autonomia e Massimo Dell'Utri per Noi Moderati. Stessa volontà per tutti: "Lavorare in modo unitario per superare ogni ostacolo di natura normativa, burocratica e attuativa legato alla riforma delle Province e per l'elezione diretta dei Presidenti, ritenute scelte strategiche per rafforzare la partecipazione democratica e garantire una rappresentanza effettiva dei cittadini. La Sicilia ha bisogno di istituzioni locali forti e operative, in grado di rispondere concretamente alle esigenze delle comunità. Per questo riteniamo che sia utile dotare la macchina amministrativa di strumenti di governo e indirizzo politico eletti direttamente dai cittadini e capaci di assicurare l'indispensabile legame con le comunità amministrate. L'obiettivo è quindi quello di proseguire nel percorso legislativo già intrapreso, lavorando per superare le attuali criticità e poter così restituire alle Province un ruolo centrale nella gestione dei servizi e nello sviluppo territoriale. "Le remore di FdI
I meloniani temono l'effetto impugnativa. Gaetano Galvagno, presidente dell'ARS, non minimizza: la Legge Delrio è ancora in piedi, meglio votare con elezioni di secondo livello. L'attesa però non può portare nulla di buono, l'era dei commissariamenti non può continuare, lo ha stabilito la sentenza della Corte Costituzionale. Niente approdo tra i banchi dell'ARS, dunque, fino a quando ancora sarà legge nazionale la Delrio. La riforma quindi va in soffitta, almeno fino a quando il nodo non verrà sciolto direttamente da Roma. Ruolo centrale delle Province
Enti intermedi che necessitano di un riassetto e soprattutto di risorse economiche, molte le criticità messe sul tavolo ma per ritornare ad avere piena funzionalità le Province devono tornare al voto diretto. Se la riforma non vedrà la luce entro il mese di aprile allora si voterà certamente con il metodo del secondo livello.

buttanissimasicilia.it
La tarantella delle provinceSmaltita l'abbufata delle mance, il centrodestra si misura con l'altro passatempo. "Uniti alla meta". Come?
Costantino Muscarà

All'Ars sono già maturi i tempi per lasciarsi alle spalle l'abbuffata delle mance, ormai note col nome di "marketing territoriale", e tuffarsi in una nuova avventura: non si parla della sanità derelitta, che toglie il sonno a pazienti e lavoratori (del pubblico e del privato); bensì delle agognate province, per le quali il centrodestra è tornato a lottare in maniera strenua. Pur senza un appiglio normativo preciso. Alla coalizione non sta tanto a cuore il loro funzionamento ma, almeno in questa prima parte, l'elezione diretta dei loro rappresentanti. Poter contare su oltre 300 poltrone sarebbe un buon modo per dare riparo ai tanti "trombati" delle ultime Regionali, che non riescono a trovare posto neppure in un Cda di sottogoverno. E tornare a drenare preferenze alla macchina del consenso, che prima o poi si rimetterà in marcia.Così è capitato che i rappresentanti dei partiti, ieri mattina, si ritrovassero a Palermo per provare a smussare gli angoli di Fratelli d'Italia, che - per bocca del suo enfant prodige, Gaetano Galvagno - non sembravano disposti a correre alcun rischio con la reintroduzione del suffragio universale, correndo il rischio di una impugnativa. Finché rimane in vigore la Legge Delrio, l'unico modo per rinnovare gli organi elettivi è affidarsi al voto di sindaci e consiglieri comunali (le cosiddette elezioni di secondo livello, che portano con sé parecchie insidie); ma per i patrioti non è appetibile nemmeno l'altra ipotesi, cioè ignorare le due sentenze della Corte Costituzionale che chiede di porre un freno alla proroga dei commissari - giudicati "illegittimi" - che da oltre dodici anni imperversano negli enti d'area vasta.Sembra un giochino disperato, utile a ingannare il tempo (o la noia?) nelle more della prossima emergenza, o della prima riforma utile (giacché l'Assemblea, al netto della sessione di bilancio, non ne ha scritta una). Dicevamo di Fratelli d'Italia: all'appuntamento di ieri c'erano i soliti due segretari (Pogliese e Cannella) che pare si siano allineati alle posizioni dominanti (dei Cuffaro e dei Lombardo). Nel corso dell'incontro, infatti, è stata ribadita "la volontà comune di lavorare in modo unitario per superare ogni ostacolo di natura normativa, burocratica e attuativa legato alla riforma delle Province e per l'elezione diretta dei Presidenti, ritenute scelte strategiche per rafforzare la partecipazione democratica e garantire una rappresentanza effettiva dei cittadini".Superare, non "scavalcare": è già un passo avanti. Anche se oltre alla proiezione, non resta nulla. "La Sicilia - prosegue la nota, firmata anche da Forza Italia e Lega - ha bisogno di istituzioni locali forti e operative, in grado di rispondere concretamente alle esigenze delle comunità. Per questo riteniamo che sia utile dotare la macchina amministrativa di strumenti di governo e indirizzo politico eletti direttamente dai cittadini e capaci di assicurare l'indispensabile legame con le comunità amministrate. L'obiettivo è quindi quello di proseguire nel percorso legislativo già intrapreso, lavorando per superare le attuali criticità e poter così restituire alle Province un ruolo centrale nella gestione dei servizi e nello sviluppo territoriale". Non è ancora chiaro il "come", anche se - insistiamo - l'unico orizzonte della politica, all'inizio di questo 2025, non può essere la restaurazione dello status quo.Dei tanti problemi sul tavolo, a partire dalla sanità, l'aula del parlamento non ne ha affrontato uno. Questa settimana a palazzo dei Normanni si è tornata a discutere la riforma della dirigenza, per l'introduzione di una fascia unica dirigenziale (anche se i sindacati ne preferirebbero almeno un paio). Mentre il dibattito là fuori è rovente: sia per il caos nei Pronto soccorso, con le barelle stipate nei corridoi e i pazienti che vanno incontro alla morte; che per la crisi delle strutture convenzionate, debilitate dal nomenclatore Schillaci e sotto ricatto dell'assessorato alla Salute, che "minaccia" di revocare l'accreditamento qualora laboratori d'analisi e ambulatori non garantiscano le prestazioni sottocosto (sulla scorta di un tariffario aggiornato senza alcun raziocinio) e proseguano nello stato d'agitazione.Sono temi "caldi", che hanno a che fare con la vita delle persone. Ma da cui i partiti, con una spocchia che si fatica a comprendere, rimangono alla larga. Se prima c'era l'ossessione delle mance, e s'è fatto il possibile e l'impossibile per garantirsi un maxi emendamento con 1.200 voci di spesa (nonostante gli scandali arretrati) nell'ultima Legge Finanziaria, adesso sono tornate di moda le province. Una sorta di assicurazione sulla vita della "casta" che - a parte Schifani - non ha battuto ciglio nemmeno di fronte al tentativo di due assessorati (l'Economia e la Salute) di stabilizzare nei propri uffici il personale in "comando" da altri enti (con parenti illustri nei piani alti della burocrazia).E' in questo esempio spicciolo, dichiaratamente populista, o nei frequenti tentativi di beffare la Consulta e prorogare i commissariamenti negli enti intermedi (già 18 i rinvii), che si nasconde la cecità di una classe politica che non sembra avere molto a cuore il benessere della Sicilia. L'unico scopo sembra la conservazione della specie. La propria.

ILSICILIA
Dagli Enti locali ai consorzi di bonifica fino alla nuova rete ospedaliera: il 2025 delle Commissioni all'Ars.
Terminati i festeggiamenti per aver portato a termine la Finanziaria entro la fine dell'anno, scongiurando così l'esercizio provvisorio, non senza (tante) polemiche l'Ars torna a lavorare a pieno ritmo. 
Archiviate le vacanze natalizie, Sala d'Ercole avrà tanto di cui discutere e i primi passi si muovono già all'interno delle Commissioni. Mentre la Commissione Affari Istituzionali non ha perso tempo, avviando i lavori subito dopo l'Epifania, per cercare di sciogliere quanto prima i nodi sulla riforma della dirigenza regionale, la settimana appena iniziata coinvolgerà anche le altre Commissioni.
Enti locali, consorzi di bonifica, commercio, artigianato, trasporto, parchi, riserve e nuova rete ospedaliera: tanti sono i temi caldi, ma andiamo nel dettaglio. 
La I Commissione tra riforma dei dirigenti ed Enti locali
L'unica ad essere già partita è la I Commissione. Le prime attività all'Ars si sono così concentrate su uno dei temi più caldi nei prossimi mesi: la riforma della dirigenza regionale. La riforma interverrebbe a distanza di oltre venti anni dall'ultima legge regionale del 2000 ed è finalizzata ad allineare l'ordinamento della dirigenza a quella di tutti gli enti del comparto funzioni locali e, al contempo, a eliminare le criticità determinate dal mantenimento della cosiddetta terza fascia dirigenziale, sconosciuta nel panorama nazionale e la cui durata era stata concepita come transitoria.
Nel corso della settimana già trascorsa, sono stati definiti gli emendamenti e martedì 14, secondo il percorso tracciato dal presidente Ignazio Abbate, si procederà verso all'approvazione (CLICCA QUI). La partita si gioca tutta su un nodo principale: la fascia unica. Una "lotta aperta" tra il direttore generale e il governo, che ha concordato la riforma con Roma. I dirigenti uscenti, infatti, così come i sindacati, puntano tutto sulla doppia fascia: gli attuali dirigenti andrebbero riconosciti tra le fila della prima fascia, mentre gli entranti come seconda fascia. Di altro parere il governo regionale che, in linea con le indicazioni nazionali, porta avanti la fascia unica.
Ma non solo. Tra le maggiori delusioni al termine del 2024 c'è sicuramente il disegno di legge sugli Enti locali. Il ddl, infatti, nonostante i buoni propositi inziali, lo scorso ottobre è tornato indietro, in Commissione, dopo essere affondato all'Ars (CLICCA QUI). Temi di maggiore discussione in quell'occasione, al punto tale da spaccare l'aula, furono: l'assessore aggiuntivo per i 391 Comuni siciliani, la rappresentanza di genere, il consigliere supplente, il terzo mandato per i sindaci dei piccoli Comuni, la soglia per sfiduciare i primi cittadini dei piccoli centri urbani dell'Isola e la riforma del Collegio dei Revisori.
A prevalere furono dunque le differenze di vedute sul testo incardinato a Sala d'Ercole. Ora si ripartirà nuovamente dal pit stop dalla Commissione Affari Istituzionali. Chissà se questa sarà finalmente la volta buona.
Tra i primissimi argomenti, l'attenzione sarà finalizzata anche sul disegno di legge di correzione delle norme approvate nella finanziaria 2023.
La II Commissione e i debiti fuori bilancio
Acque un po' più serene in Commissione Bilancio. La Commissione guidata dal presidente Dario Daidone, "dipendete" dai disegni di legge delle altre commissioni, non ha lasciato strascichi dietro di sé e ha chiuso l'anno in ordine con gli adempimenti.
Si ripartirà subito martedì con i disegni di legge riguardanti i debiti fuori bilancio. Poi si ripartirà dai primi disegni di legge pronti e a cui manca solo l'impegno finanziario. Primi fra tutti? La riforma della polizia locale e i consorzi di bonifica.
La III Commissione: consorzi di bonifica, ma non solo...
Proprio quest'ultimi non potevano mancare all'appello. Il 2025 potrebbe essere finalmente l'anno della riforma dei consorzi di bonifica. Una riforma ormai non più rinviabile, discussa da circa trent'anni, e che una volta archiviata anche la Finanziaria non avrà più scuse per essere ancora rimandata (CLICCA QUI). Un provvedimento che dunque dovrebbe vedere la luce a breve e che tra i nodi più delicati da sciogliere vede quello del personale e il transito del personale dai vecchi ai nuovi consorzi. Un tema che torna sempre più alla ribalta, considerando anche le grandi difficoltà affrontate da interi territorio, soprattutto nell'ultimo anno, che non hanno avuto la possibilità di irrigazione e di approvvigionamento. Una necessità che impone un ammodernamento quanto più urgente delle infrastrutture.
In realtà è tanta la carne sul fuoco per la Commissione guidata dal presidente Gaspare Vitrano. Il conto alla rovescia non è solo per i consorzi. A sbarcare in aula, quanto prima, sarà anche la riforma sulla caccia, già a buon punto.
Ma torniamo ai lavori all'interno della Commissione. Tra martedì e mercoledì, tornerà a riunirsi e l'argomento principale sarà la discussione sulle Zes. L'idea? Mettere su un provvedimento che, tra i tanti punti, abbia come focus una revisione della burocrazia e dunque una semplificazione dei procedimenti.
Il 2025 sarà anche l'anno di due importanti norme. Punti forti saranno, infatti, la riforma del commercio e la riforma sull'artigianato. Non si tratta certamente di temi nuovi, già da tempo la Commissione ha avviato discussioni e dibattiti e la sinergia instaurata con l'assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo, fa solo ben sperare per un esito positivo e quanto più tempestivo.
La IV Commissione dal trasporto pubblico Ncc alla riforma dell'Iacp
Tanto e intenso lavoro è atteso anche in Commissione Ambiente, territorio e mobilità, guidata dal presidente Giuseppe Carta.
Primo argomento sul tavolo sarà il trasporto pubblico Ncc, il cui problema principale è legato al sistema elettronico. L'obiettivo, almeno per il momento, sarà quello di tutelare i periodi turistici o dei grandi eventi, come per esempio Agrigento Capitale della Cultura. Poi toccherà alla riforma dell'istituto autonomo case popolari (Iacp) e alla riforma per le aree protette Natura 2000 e le riserve.
Per quanto concerne l'Iacp si procederà intanto a una conoscenza più ampia degli aspetti sociali, per poter successivamente intervenire, ad esempio aprendo la socialità edilizia anche agli universitari fuori sede, quelli periferici, come per esempio consorzi, o la capacità commerciale di mettere in locazione o in vendita strutture con capacità di fare reddito. Oltre che la previsione di maggiori fondi per la riqualificazione, si procederà anche per snellire e semplificare gli istituti e la digitalizzazione dei portali per superare le vecchie tipologie di assegnazione.
In tema rifiuti e discariche, resta per il momento in sospeso il tributo speciale il quale, dopo essere passato all'unanimità in Commissione bilancio e incassato il parere del governo, dovrebbe arrivare in aula, come richiesto dal presidente Carta, come testo singolo e non come testo di coordinato finanziario.
Si partirà mercoledì 15 con all'ordine del giorno due interrogazione che riguardano da vicino il Comune di Palermo. La prima in merito alla realizzazione dei parcheggi di interscambio tram nel Comune di Palermo, la seconda sui fondi ex Gescal destinati al Comune, edilizia scolastica e convenzione con la Regione.
La VI Commissione e l'emergenza sanità
Ultima, ma non per importanza la Commissione Salute. Anzi, la Commissione guidata da Giuseppe Laccoto sarà tra le più impegnate viste le gravi condizioni in cui versa il sistema sanitario siciliano e nelle ultime settimane sotto i riflettori per i sempre più frequenti casi di mala sanità, ultimo caso quello dell'ospedale Villa Sofia di Palermo, con il blitz di Schifani, la convocazione dei vertici e le successive dimissioni del direttore sanitario Rizzo.
Il lavoro sarà certamente arduo, considerando che l'argomento cardine, primo punto della lunga lista, è la nuova rete ospedaliera, alla luce delle esigenze e della grave carenza di personale medico. La Commissione si è già messa all'opera con le audizione dei direttori generali delle Asp e delle parti sociali. Si attende la proposta che l'assessorato intenderà portare avanti.
La nuova rete ospedaliera dovrà certamente rappresentare l'occasione per dare risposte ai territori in termini di servizi sanitari e trovare delle soluzioni per risolvere le gravi difficoltà che interessano le strutture sanitarie. Alcuni aspetti sono certi: bisognerà migliorarla lì dove non funzionato, prime tra tutte le aree più svantaggiate dove i piccoli ospedali non riescono ad avere uno sviluppo adeguato a causa della carenza di medici e provare a incentivare quest'ultimi rendendo più appetibili queste aree.



GDS.IT 

In Sicilia la riforma delle Province torna ai box. 
Manca il paracadute costituzionale per l'elezione diretta dei presidenti e dei consiglieri. In pole ora c'è la riorganizzazione della dirigenza, con la previsione della fascia unica


La riforma delle province va ai box, quella della dirigenza in pole position. I segretari di partito del centrodestra hanno deciso di evitare scontri istituzionali col governo nazionale e così il calendario delle leggi da portare al voto dell'Ars finisce per essere quasi obbligato.I segretari di Forza Italia (Marcello Caruso), Fratelli d'Italia ( Salvo Pogliese e Giampiero Cannella), Mpa (Fabio Mancuso) e Noi Moderati (Massimo Dell'Utri) insieme ai leader di Lega (Luca Sammartino) e Dc (Totò Cuffaro) hanno preso atto che da Roma non sono ancora arrivate le garanzie che permetterebbero alla Sicilia di approvare una riforma che reintrodurrebbe il voto diretto per eleggere presidenti e consiglieri provinciali mandando in soffitta la formula (codificata ma mai utilizzata) dell'elezione di secondo livello che coinvolge solo sindaci e consiglieri dei Comuni del territorio.La riforma della dirigenza
La maggioranza ha poi deciso di dare accelerare su un'altra riforma in cantiere da mesi, quella della dirigenza regionale. È un testo che prevede di portare tutti gli attuali dirigenti regionali in un'unica fascia invece delle attuali tre. Ciò permetterebbe al governatore di nominare dirigenti generali anche chi oggi è in terza fascia, e sono oltre 600 direttori. Un margine di manovra ampio che Schifani vuole conquistare in vista di fine febbraio, quando scadranno i contratti degli attuali dirigenti siciliani e si aprirà la partita delle nomine al vertice dei dipartimenti degli assessorati.



ILSOLE24ORE

Consulta, martedì il Parlamento vota sui giudici: Meloni alla trattativa finale.

Da settimane si ragiona su uno schema 2+1+1, ossia due giudici in quota centrodestra, uno in quota centrosinistra e una figura tecnica. Quest'ultima rischia di essere la tessera del puzzle più delicata.
Un rebus soprattutto politico, reso più complesso dalla necessità di bilanciare nomine maschili e femminili. Ha questi contorni la trattativa fra maggioranza e opposizione in vista di martedì 14 gennaio, quando il Parlamento è nuovamente convocato in seduta comune per per colmare i quattro posti vuoti alla Consulta. Alla luce di questo appuntamento, è slittata di una settimana, da lunedì al 20 gennaio, la camera di consiglio della Corte costituzionale sull'ammissibilità dei referendum sull'Autonomia. Una decisione, nell'aria da giorni, che genera fra i partiti l'urgenza di arrivare a una fumata bianca al prossimo scrutinio, il tredicesimo con cui si tenta di sostituire l'ex presidente Silvana Sciarra, il quarto per i successori degli altri tre giudici, Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti.
Alla ricerca di un'intesa
Ma l'intesa fra i partiti è ancora tutt'altro che definita. La palla è sostanzialmente in mano ai leader. L'agenda di Giorgia Meloni negli ultimi giorni è stata dominata dal caso Sala, dagli incontri internazionali e dalla conferenza stampa in cui ha, tra l'altro, annunciato che sulla Consulta sono avviate le interlocuzioni con le opposizioni e l'obiettivo è "procedere spediti". E il leader di Fi Antonio Tajani nelle ultime è stato impegnato nella doppia missione in Siria e Libano. Tra domenica e lunedì si capirà se le trattative hanno portato a un incastro condiviso da almeno i 3/5 dei parlamentari (l'asticella è a 363 voti).
Lo schema sul quale si sta ragionando
Da settimane si ragiona su uno schema 2+1+1, ossia due giudici in quota centrodestra, uno in quota centrosinistra e una figura tecnica. Quest'ultima rischia di essere la tessera del puzzle più delicata. Fonti di centrodestra adombrano l'idea, per risolvere lo stallo, di aprire a un profilo come quello di Roberto Garofoli, presidente di sezione del Consiglio di Stato, ex sottosegretario del governo Draghi, che potrebbe essere considerato più di area centrosinistra. Non è detto però che tutte le opposizioni condividerebbero. E l'ipotesi si scontra con la necessità, condivisa da tutti, di eleggere almeno una donna su quattro. Circola con insistenza il nome dell'avvocato generale dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli, così come quello di Valeria Mastroiacovo, tributarista e dal 2022 assistente del giudice costituzionale Luca Antonini, considerato vicino alla Lega. L'unica casella certa è quella indicata da Meloni: Francesco Saverio Marini, il suo consigliere giuridico. L'altro nome di centrodestra dovrebbe essere Pierantonio Zanettin, capogruppo di Fi in commissione Giustizia del Senato, perché l'intenzione è di non muovere componenti del governo come il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, e tantomeno la ministra per le Riforme istituzionali Elisabetta Casellati.
Rimpasto, ormai è noto a tutti gli alleati, è una parola che causa reazioni allergiche a Meloni. Si attende una indicazione da parte del Pd, che guida la scelta del nome in quota opposizioni. Nel partito ci sarebbero perplessità su Andrea Pertici, componente della segreteria dem e considerato vicino a Elly Schlein, nonché legale della Procura di Firenze nel conflitto di attribuzioni davanti alla Consulta fra il Senato e i pm dell'inchiesta Open. In molti nel Pd gli preferirebbero Massimo Luciani, già presidente dell'Associazione italiana dei costituzionalisti. Un profilo del genere, osservano in ambienti parlamentari, potrebbe essere considerato anche nella casella del "tecnico". Nell'incertezza, resta il rischio che la decisione sui referendum arrivi con una Consulta ancora non al completo.



ILSOLE24ORE

Ddl lavoro: ecco le novità dalle dimissioni allo smart working.

Nel provvedimento in vigore dal 12 gennaio sullo smart working si conferma che la comunicazione in via telematica al ministero va resa entro cinque giorni dalla data di avvio del periodo.
Rimossi i limiti temporali e le percentuali di impiego per il ricorso alla somministrazione a termine di lavoratori assunti a tempo indeterminato dalle Agenzie per il lavoro. E meno vincoli per il ricorso al lavoro stagionale. Queste alcune delle novità contenute disegno di legge Lavoro collegato alla manovra che sono entrati in vigore il 12 gennaio 2025 (legge 293/2024), dopo l'approvazione definitiva del provvedimento avvenuta a metà dicembre.
Dimissioni per "fatti concludenti"
Per le dimissioni per "fatti concludenti" se l'assenza ingiustificata del lavoratore si protrae oltre i termini previsti dal Ccnl o, in mancanza di previsione contrattuale oltre i 15 giorni, il datore ne dà comunicazione all'Ispettorato nazionale del lavoro per accertarne la veridicità e il rapporto di lavoro si intende risolto per volontà del lavoratore. Inoltre si introducono la modalità telematica e i collegamenti audiovisivi anche per tutte le conciliazioni in sede sindacale delle controversie di lavoro.
Sullo smart working si conferma che la comunicazione del datore, in via telematica al ministero del Lavoro, dei lavoratori e della data di inizio e fine del lavoro agile, va resa entro cinque giorni dalla data di avvio del periodo. Approvato nel passaggio parlamentare anche un emendamento sul contratto ibrido a causa mista, con la possibilità di assumere un lavoratore in parte con un contratto dipendente, in parte con un rapporto autonomo a partita Iva, beneficiando del regime forfettario per il reddito autonomo.
Nel lavoro stagionale, attraverso un'interpretazione autentica oltre ai cosiddetti "stagionali" individuati da decreto (Dpr del 1963) vi rientrano anche le attività organizzate per fronteggiare intensificazioni dell'attività lavorativa in determinati periodi dell'anno, o le esigenze tecnico-produttive o collegate ai cicli stagionali dei settori produttivi o dei mercati serviti dall'impresa, secondo quanto previsto dal Ccnl. Inoltre si potrà lavorare sempre durante la cassa integrazione: il lavoratore che svolge attività di lavoro subordinato, o autonoma, durante il periodo di integrazione salariale, non ha diritto al relativo trattamento per le giornate di lavoro effettuate presso un datore di lavoro diverso da quello che ha fatto ricorso ai trattamenti medesimi. Tra le novità, la possibilità di trasformare l'apprendistato per la qualifica e il diploma professionale anche in apprendistato professionalizzante o di alta formazione e ricerca, dopo il conseguimento della qualifica o del diploma professionale.



LENTEPUBBLICA

Le novità su limiti di età e trattenimento in servizio nella Manovra 2025.

La Manovra 2025, con l'introduzione del comma 162 e dei seguenti, ridefinisce i limiti di età per i dipendenti pubblici e le regole per il trattenimento in servizio.
Questa modifica arrivata dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge di Bilancio 2025 segna alcune importanti modifiche per il personale delle amministrazioni pubbliche, stabilendo nuovi criteri per la permanenza in servizio e il trattenimento oltre l'età pensionabile.
Le novità su limiti di età e trattenimento in servizio nella Manovra 2025
La riforma mira a bilanciare le esigenze organizzative delle amministrazioni pubbliche con il diritto dei lavoratori di prolungare la propria attività. Il trattenimento in servizio, pur essendo subordinato ai limiti imposti dalla legislazione vigente, non comporta costi aggiuntivi, poiché rientra nel quadro delle assunzioni già programmate.
Il nuovo limite di età: 67 Anni
L'adeguamento normativo allinea l'età massima per continuare a lavorare nel settore pubblico a quella prevista per la pensione di vecchiaia, attualmente fissata a 67 anni. Questo limite vale per la maggior parte dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, con alcune eccezioni per categorie specifiche. Ad esempio, magistrati, professori universitari e dirigenti medici possono avere limiti ordinamentali più alti, in virtù della natura delle loro mansioni e del fabbisogno di competenze specialistiche. La misura punta a garantire un equilibrio tra il diritto al pensionamento e l'ottimizzazione delle risorse umane all'interno della PA.
Stop al collocamento automatico a riposo
Una delle novità più significative è l'abolizione del collocamento automatico a riposo al compimento dei 65 anni. Questa modifica offre maggiore flessibilità ai lavoratori che desiderano prolungare la propria attività professionale, permettendo loro di restare in servizio fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia.
Con questa riforma, la PA non può più risolvere unilateralmente il contratto di lavoro per i dipendenti che abbiano maturato i requisiti per il pensionamento anticipato. Questa norma rafforza la posizione dei lavoratori, garantendo continuità occupazionale a coloro che, pur avendo diritto alla pensione anticipata, scelgono di proseguire la carriera lavorativa.
Trattenimento in servizio fino a 70 anni
Un'altra innovazione importante è la possibilità di estendere l'attività lavorativa oltre i 67 anni, fino a un massimo di 70 anni. Tale prolungamento richiede un accordo tra il dipendente e l'amministrazione e risulta soggetto a rigide limitazioni: può essere concesso solo entro il 10% delle nuove assunzioni autorizzate.
Questo meccanismo mira a bilanciare il mantenimento di personale esperto con il rinnovamento delle risorse umane, evitando che l'allungamento della carriera lavorativa limiti le opportunità per i giovani. Tuttavia, le restrizioni per categorie come le Forze armate, la Polizia e i Vigili del fuoco rimangono in vigore, considerando le caratteristiche fisiche e operative richieste dalle loro mansioni.
Settore sanitario: estensione dei limiti
Una deroga significativa è prevista per i professionisti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Per far fronte alla carenza di personale sanitario e garantire la continuità dei servizi, i medici e gli altri operatori sanitari possono lavorare oltre i 40 anni di servizio effettivo, fino al limite massimo di 70 anni. Questa misura si inserisce in un contesto di crescente pressione sul sistema sanitario, specialmente in seguito alla pandemia di COVID-19, che ha evidenziato la necessità di preservare e valorizzare le competenze di medici con lunga esperienza.



LENTEPUBBLICA

Tributi locali: riscossione integrale anche se c'è pendenza di giudizio.


Con l'ordinanza 31642 del 9 dicembre 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito che i tributi locali possono essere riscossi per intero anche in pendenza di un giudizio di impugnazione sul relativo avviso di accertamento.
Tale principio distingue nettamente la disciplina dei tributi locali da quella prevista per i tributi erariali, rafforzando il potere degli enti locali di procedere con la riscossione integrale delle somme accertate.
Il caso
La pronuncia dei giudici di legittimità deriva da un ricorso presentato da una contribuente contro una decisione della Commissione Tributaria Regionale (CTR) della Campania, che ha accolto l'appello dell'Agenzia delle Entrate - Riscossione, confermando la validità della cartella di pagamento emessa per gli avvisi TARSU relativi agli anni 2009-2012.
Con il primo motivo di ricorso, la contribuente ha contestato la formazione di un giudicato interno derivante dalla mancata impugnazione della sentenza di primo grado da parte del Comune. La Corte di Cassazione ha respinto tale argomentazione, sottolineando che:
la sentenza di primo grado annullava solo la cartella di pagamento, non il ruolo sottostante;
non esiste un giudicato sulla pretesa tributaria, che rimane valida;
il giudicato interno è escluso dall'impugnazione proposta dall'Agenzia delle Entrate - Riscossione, i cui effetti si estendono anche al Comune ai sensi dell'art. 39 del D.Lgs. 112/1999.
Infondati, secondo la Cassazione, sono anche il secondo e il terzo motivo. La Corte ha infatti confermato la legittimità della sanatoria del difetto di rappresentanza, evidenziando che:
la CTR aveva correttamente assegnato il termine per la regolarizzazione, come previsto dall'art. 182 c.p.c.;
la sanatoria è consentita in presenza di irregolarità formali, ma non di inesistenza della procura.
l'Agenzia si era costituita con un avvocato del libero foro, opzione ritenuta legittima e conforme alla normativa.
Cruciale però è quanto affermato dagli Ermellini con riferimento al quarto motivo di ricorso. La Corte ha, infatti, confermato la legittimità della decisione della CTR, che ha correttamente ritenuto valida l'iscrizione a ruolo dei tributi locali anche prima che l'avviso di accertamento impugnato diventi definitivo. In base alla normativa vigente, "anche quando il contribuente abbia impugnato in sede giudiziaria l'avviso di accertamento, resta consentito all'ente impositore provvedere all'iscrizione a ruolo della pretesa tributaria per intero, e non soltanto nel limite di un terzo", come sancisce l'art. 15 del DPR 602/1973. La riscossione frazionata delle imposte trova applicazione solo quando espressamente stabilita dalla legge e non è prevista per le imposte amministrate dagli enti locali, come l'IMU.
Tributi locali: riscossione integrale anche se c'è pendenza di giudizio
L'art. 68 del D.Lgs. 546/1992, che disciplina la riscossione frazionata nelle more del giudizio, si applica solo alle somme dovute dopo la sentenza di primo grado e per quei tributi per cui la legge prevede o impone espressamente tale modalità. Secondo l'orientamento della giurisprudenza di merito (e condiviso dalla Cassazione), gli enti locali (come i Comuni) possono procedere alla riscossione integrale di IMU e tributi locali, in quanto l'atto di accertamento è immediatamente esecutivo per l'intero importo, obbligando il contribuente a pagare anche in pendenza di giudizio.
Diversamente, per i tributi erariali, la riscossione frazionata opera in misura limitata, graduando il recupero del credito sulla base dell'esito delle pronunce giurisdizionali e delle disposizioni normative che regolano ciascun tributo. Questa differenza evidenzia un trattamento asimmetrico che, nel caso dei tributi locali, si traduce in un maggiore potere di esazione da parte degli enti impositivi.
Il trattamento differenziato tra tributi locali e tributi erariali non si estende alle sanzioni tributarie. Ai sensi dell'art. 19 del D.Lgs. 472/1997, esse sono soggette al regime della riscossione frazionata stabilito dall'art. 68 del D.Lgs. 546/1992. Pertanto, in pendenza di un processo, le sanzioni irrogate sono sottoposte a un regime di riscossione graduata, che considera l'esito delle pronunce giurisdizionali nei vari gradi di giudizio.
Nonostante il forte potere esecutivo attribuito agli atti di accertamento locali, il contribuente dispone di alcuni strumenti di tutela per evitare l'immediato esborso delle somme accertate:
sospensione amministrativa in autotutela: gli enti locali possono sospendere l'esecutività degli atti impositivi su propria iniziativa, qualora emergano elementi che ne dimostrino l'illegittimità o l'infondatezza. Questo potere, esercitabile dall'organo competente, consente la revisione degli atti attraverso l'annullamento, la revoca o la sospensione;
sospensione giurisdizionale: il contribuente può richiedere al giudice tributario la sospensione dell'atto impugnato, dimostrando la presenza di fumus boni iuris (validi motivi di contestazione) e periculum in mora (il rischio di un danno grave e irreparabile in caso di pagamento immediato).
La sospensione, sia essa amministrativa o giurisdizionale, non elimina l'obbligo di pagamento, ma ne differisce gli effetti, rappresentando una tutela temporanea per il contribuente.
Infine, con il quinto motivo la contribuente ha contestato la correttezza della motivazione della cartella di pagamento, ma la Corte ha confermato la validità della stessa, argomentando che:
a cartella richiamava adeguatamente gli avvisi di accertamento notificati, già autonomamente impugnati;
per il calcolo degli interessi maturati, è sufficiente il richiamo all'atto precedente senza specificazione dettagliata dei singoli tassi applicati.
La Corte ha sottolineato che la conformità della cartella al modello ministeriale previsto dalla norma garantisce la regolarità formale dell'atto.



LENTEPUBBLICA

Censimento Auto blu nella Pa: nuovo sistema digitale.


Il censimento permanente delle auto blu delle Pa, realizzato dal Dipartimento della Funzione Pubblica in collaborazione con FormezPA, segna una svolta grazie all'adozione di un nuovo sistema digitale.
Questa piattaforma, progettata per garantire maggiore efficienza e sicurezza, consente di monitorare e gestire i dati in modo più rapido e trasparente rispetto al passato.
Censimento Auto blu nella Pa: i dettagli sul nuovo sistema digitale
L'aggiornamento del processo di rilevazione è stato accompagnato dall'implementazione di un'infrastruttura interoperabile, che integra la banca dati IPA e si collega direttamente a quella dell'ACI. Questo automatismo riduce significativamente gli errori, migliora la qualità dei dati raccolti e semplifica le operazioni per gli utenti, che possono accedere tramite credenziali SPID o CIE. È stato così abbandonato l'obsoleto metodo di gestione manuale delle credenziali, a vantaggio di una maggiore sicurezza e facilità d'uso.
Risultati del Censimento 2024
I dati raccolti mostrano una leggera contrazione del parco auto rispetto al 2022. Al 31 dicembre 2023, le pubbliche amministrazioni disponevano di 29.382 veicoli, contro i 30.665 dell'anno precedente, registrando una riduzione di 1.283 unità. La maggior parte delle automobili (92%) è utilizzata per servizi senza autista, mentre solo l'8% è destinata a un uso esclusivo o con conducente.
Per quanto riguarda il titolo di possesso, il 72% delle vetture è di proprietà delle amministrazioni, mentre il 25% è costituito da veicoli a noleggio. Solo il 3% del totale comprende auto in leasing o comodato.
Esclusioni dal Censimento
Come stabilito dal D.P.C.M. del 25 settembre 2014, alcune categorie di veicoli non rientrano nella rilevazione. Tra queste figurano le auto destinate a servizi essenziali come la sicurezza pubblica, le emergenze sanitarie, la difesa e il controllo della rete stradale. Escluse anche le vetture di rappresentanza diplomatica e quelle blindate per motivi di sicurezza.
Obiettivi Futuri e Prospettive
Con il nuovo sistema pienamente operativo, il Dipartimento della Funzione Pubblica punta a incrementare la partecipazione al censimento annuale. Dal gennaio 2025, si prevede un aumento del numero di amministrazioni che aggiornano puntualmente i propri dati, superando i già significativi risultati del 2024, quando circa il 70% degli enti ha completato l'operazione entro i termini stabiliti.
Questo passo avanti non solo semplifica la gestione interna delle pubbliche amministrazioni, ma rappresenta anche un importante strumento di trasparenza per i cittadini, contribuendo a migliorare la fiducia nei confronti delle istituzioni.























































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