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rassegna stampa del 16 gennaio 2025

grandangoloagrigento.it

Agrigento blindata per l'arrivo del presidente Mattarella, come cambia la viabilità
Misure di sicurezza straordinarie e rivoluzione della viabilità ad Agrigento: ecco cosa c'è da sapere
Agrigento si prepara ad accogliere il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in arrivo sabato mattina per inaugurare la Capitale Italiana della Cultura 2025. L'ultima visita del capo dello Stato nella Città dei templi risale al luglio 2017 per le celebrazioni dei centocinquanta anni della nascita di Luigi Pirandello. L'arrivo del presidente della Repubblica impone misure di sicurezza straordinarie, un imponente servizio d'ordine e, di conseguenza, modifiche sostanziali alla viabilità cittadina. Mattarella atterrerà con un elicottero all'interno dello stadio Esseneto per poi trasferirsi al teatro Pirandello per la cerimonia di Capitale Italiana della Cultura.
L'amministrazione comunale, con apposita ordinanza dirigenziale, ha disposto alcune modifiche al traffico imponendo divieti di sosta e chiudendo al traffico le arterie principali della città. DIVIETO DI CIRCOLAZIONE A partire dalle 09:00 del 17 gennaio e fino alle 15:00 del 18 gennaio non si potrà circolare in entrambi i sensi di marcia nelle seguenti vie: via Manzoni intersezione con via Caruso Lanza verso via Petrarca; via Petrarca fino all'intersezione con via Passeggiata Archeologica; Intersezione di via Passeggiata Archeologica bivio Bonamorone; Intersezione via Crispi incrocio Hotel della Valle; via Crispi, via Fazello e via Sturzo; Via Crispi fino a salita Coniglio; via Crispi fino a incrocio con via Europa; via Esseneto incrocio con via Acrone; Viale della Vittoria ex bar Sajeva fino a piazza Stazione; chiusura di piazza Stazione; piazzale Aldo Moro altezza Prefettura, Posta centrale, caserma dei Carabinieri. Eventuali auto saranno dirottate in via Gioeni. Chiusura di piazza San Pietro intersezione con via Empedocle; via delle Torri e via Empedocle fino a piazza Sinatra; via Garibaldi tutta; salita Lauria, via Curreri, salita Ortolani, via Vallicaldi, via Santa Lucia, via Volpe incrocio con via Dante, chiusura trivio via Dante, Manzoni, Callicratide, via Plebis Rea, via Matteotti, via San Girolamo e via San Vincenzo. Via Atenea resterà chiusa fino alla mezzanotte del 18 gennaio. 
DIVIETO DI SOSTA A partire dalle 09:00 del 17 gennaio e fino alle 15:00 del 18 gennaio sarà istituito il divieto di sosta con rimozione forzata nelle seguenti vie: via Petrarca, via Manzoni e via Scavo comprese le aree di parcheggio di pertinenza dello stadio Esseneto; via Petrarca fino all'intersezione con via Passeggiata Archeologica; intersezione di via Passeggiata Archeologica, bivio Bonamorone, via Crispi incrocio via Demetra, via Fazello, via Sturzo fino a piazza Stazione; via delle Torri e via Empedocle compreso il tratto tra via delle Torri e piazza Sinatra e il parcheggio di piazza Ravanusella, il parcheggio di fronte al civico 59 e 73 di via Empedocle fino all'intersezione con via Santa Lucia e piazza Sinatra; Piazzale Ugo La Malfa ad eccezione delle Autorità; Piazza Pirandello, piazza Garibaldi ambo i lati, via Garibaldi, via Pietro Nenni, via Santa Sofia, via Orfane ambo i lati salita San Domenico e via Amendola tutta.


Turismo in provincia di Agrigento, trend di forte crescita rispetto al periodo del CovidGli anni 2023 e 2024 hanno segnato significativi incrementi delle presenze turistiche sia nel comparto alberghiero che extralberghiero, con un notevole recupero del primo rispetto ai dati degli anni precedenti
Da Redazione
L'Osservatorio turistico provinciale ha analizzato i dati sulle presenze turistiche di questi ultimi anni per verificare gli effetti della pandemia e valutare i dati alla fine del 2024.
E' emerso un trend di grande recupero rispetto al periodo pandemico durante il quale, negli anni 2020 e 2021, le presenze turistiche si erano più che dimezzate. Dopo un 2022 di transizione, gli anni 2023 e 2024 hanno segnato significativi incrementi delle presenze turistiche sia nel comparto alberghiero che extralberghiero, con un notevole recupero del primo rispetto ai dati degli anni precedenti.

Un apporto significativo di crescita delle presenze è stato determinato in questi anni dallo sviluppo delle strutture ricettive extralberghiere e da quello esponenziale dei fitti brevi, che hanno dato una spinta all'ospitalità diffusa con l'utilizzo di molti immobili inutilizzati o riconvertiti per l'ospitalità turistica. Il numero degli immobili per fitti brevi è circa il triplo di quelli classificati.
L'Osservatorio avverte però che si tratta di uno sviluppo disordinato, seppure dettato da una liberalizzazione del mercato ricettivo, che rischia di moltiplicare attività potenzialmente abusive in quanto praticamente prive di qualsiasi controllo preventivo.
Il trend fa ben sperare, pertanto, in uno sviluppo anche per il 2025, per il quale si attende un significativo aumento di presenze legato ad Agrigento Capitale Italiana della Cultura.
Analizzando le singole destinazioni Agrigento, pur confermandosi una destinazione di successo di turismo internazionale, dimostra ancora la sua forte debolezza determinata dalla bassa permanenza media dei turisti che non supera 1,5 giorni, senza miglioramenti rispetto agli anni passati. Mentre le altre destinazioni del territorio, tra le quali Licata, Lampedusa e Sciacca, mantengono molto più elevata la permanenza dei turisti (anche oltre i 5 giorni).
Tutte le destinazioni hanno invece colmato totalmente il calo determinato dalla pandemia, dimostrandosi sopra al 2019 per presenze, mentre Agrigento si conferma la destinazione con più strutture ricettive di ospitalità extralberghiera e di fitti brevi

lentepubblica.it

Progressioni verticali e scorrimento graduatorie: alcuni chiarimenti
Nelle procedure legate alle progressione verticali non si applica il principio di preferenza per lo scorrimento delle graduatorie in luogo di una nuova procedura concorsuale: i chiarimenti del Dottor Marcello Lupoli.Nelle procedure di progressione tra le aree ex art. 22, comma 15, del d.lgs. n. 75/2017 non trova applicazione il principio della preferenza di scorrimento della graduatoria rispetto all'indizione di nuova procedura concorsuale pubblica, atteso che tale principio spiega effetto per le graduatorie che costituiscono l'esito di un concorso pubblico e non per le graduatorie che scaturiscono da procedure selettive interne e riservate. Tanto, considerata la disomogeneità tra una progressione verticale in base a procedura interna e un pubblico concorso, che non consente conseguentemente l'applicazione del predetto principio nelle procedure di progressione tra le aree.È questo, in estrema sintesi espositiva, il principio cui è giunto il T.A.R. Campania, Napoli, sez. IX, nella sentenza 21 novembre 2024, n. 6396.
Il caso
Il destro per affermare sostanzialmente quanto sopra è stato offerto ai giudici ammnistrativi partenopei dallo scrutinio di un ricorso proposto da alcuni dipendenti di un'azienda sanitaria locale, partecipanti ad una selezione per progressione verticale, nei confronti della stessa azienda sanitaria sia avverso l'atto cui era stato bandito un concorso pubblico, per titoli ed esami, finalizzato alla copertura, a tempo indeterminato, di assistenti amministrativi, sia nei riguardi del provvedimento con cui era stato previsto un avviso pubblico, per titoli e colloquio, finalizzato alla copertura, a tempo determinato, nel limite massimo di otto mesi, eventualmente rinnovabili, per il medesimo profilo professionale, sia avverso ogni altro atto connesso, presupposto e/o conseguente.
In particolare, con la doglianza interposta gli interessati hanno inteso censurare i predetti atti assunti dall'amministrazione di appartenenza, in quanto quest'ultima non ha inteso procedere, senza motivare al riguardo, allo scorrimento della graduatoria valida ed efficace della selezione per progressione verticale già espletata, preferendo procedere all'indizione di selezione concorsuale pubblica, nonostante - ad avviso dei ricorrenti - i bandi si sovrapponessero recando i medesimi contenuti con riguardo ai requisiti di partecipazione, alle modalità di partecipazione e al contenuto delle prove d'esame. In altri termini, stante la sovrapponibilità dei due profili messi a concorso e lo svolgimento anche del concorso per le progressioni verticali tramite prove scritta, pratica ed orale, sui medesimi temi previsti dal bando impugnato, la graduatoria emanata a conclusione della predetta procedura doveva ritenersi - ad avviso dei ricorrenti - valida per due anni, ai sensi dell'art. 35, comma 5 ter, del d.lgs. n 165/2001 e ss.mm.ii.
Pertanto, secondo gli interessati, il provvedimento dell'amministrazione che avrebbe ritenuto non esistenti graduatorie efficaci e in corso e non avrebbe motivato sulla scelta di procedere all'indizione di un nuovo concorso sarebbe illegittimo, in quanto ritenuto assunto in violazione della richiamata normativa. La predetta prospettazione non è stata ritenuta degna di accoglimento da parte dei giudici amministrativi napoletani, con conseguente declaratoria di infondatezza della doglianza avanzata.
Principi giuridici
La pronuncia de qua ha preso le mosse dal principio consolidato in giurisprudenza relativamente alle modalità prescelte per il reclutamento di personale (scorrimento di graduatorie concorsuali o indizione di un nuovo concorso pubblico), e segnatamente dall'arresto dell'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato n. 14/2011, secondo cui "l'ordinamento attuale afferma un generale favore per l'utilizzazione delle graduatorie degli idonei, che recede solo in presenza di speciali discipline di settore o di particolari circostanze di fatto o di ragioni di interesse pubblico prevalenti, che devono, comunque, essere puntualmente enucleate nel provvedimento di indizione del nuovo concorso". Pertanto, lo scorrimento delle graduatorie ancora valide ed efficaci costituisce "la regola generale, mentre l'indizione del nuovo concorso costituisce l'eccezione e richiede un'apposita e approfondita motivazione".
Tanto, per evidenziare che le predette coordinate giurisprudenziali trovano naturale applicazione allorquando una P.A. si determini ad assumere risorse umane per il tramite di una selezione pubblica "esterna" e non nella fattispecie oggetto della res litigiosa portata al vaglio dei giudici amministrativi partenopei.
Progressioni verticali e scorrimento graduatorie: alcuni chiarimenti
Al riguardo, la sentenza in disamina ha richiamato la pronuncia della suprema magistratura amministrativa (Consiglio di Stato, sez. III, 2 luglio 2015, n. 3284), ove viene rammentato il parere n. 4625/2012 del 6 novembre 2012 reso dall'Adunanza Generale dei giudici di Palazzo Spada, ai sensi del quale il principio della preferenza per lo scorrimento della graduatoria "non può applicarsi al diverso caso in cui la graduatoria degli idonei non sia stata approvata all'esito di concorso pubblico, ma di selezione interna", in quanto "la disomogeneità tra i due termini di comparazione (progressione verticale in base a procedura selettiva interna e concorso pubblico) non permette di derogare alla regola [...] del concorso pubblico, così impedendo il ricorso alla facoltà di scorrimento della graduatoria".Pertanto - ha osservato la sentenza in disamina - "stante la diversa finalità sottesa alla procedura concorsuale per progressioni interne rispetto a quella relativa a pubblico concorso, aperto a soggetti esterni all'amministrazione, applicare il principio dello scorrimento anche alle graduatorie delle progressioni verticali si porrebbe come una eccessiva ed ingiustificata estensione della deroga del principio del concorso pubblico".Declinando i predetti principi nella fattispecie concreta, i giudici partenopei hanno evidenziato che "l'Asl ha correttamente motivato la scelta di procedere all'indizione di un concorso pubblico per la copertura dei posti messi a concorso stante la non esistenza di graduatorie valide ed efficaci da cui attingere; e tale motivazione non deriva da un travisamento di fatti in quanto la graduatoria delle procedure di progressioni verticale non poteva ritenersi, per le considerazioni effettuate, valida a tali fini. Non sussistendo una graduatoria valida ed efficace da cui attingere, conseguentemente, non vi era un obbligo di motivazione rafforzata da parte dell'Amministrazione, potendo fare riferimento semplicemente alla mancanza della medesima graduatoria, con ciò esaurendo il suo obbligo motivazionale".In nuce, la non sovrapponibilità delle due procedure implica l'impossibilità di ritenere che dalla graduatoria relativa all'una possa attingersi per la copertura dei posti individuati dall'altra.Altre pronunce giuridiche attinenti Alla medesima conclusione è pervenuto anche il T.A.R. Sicilia, Palermo, sez. IV, nella sentenza 26 novembre 2024, n. 3274, ove è stato affermato che la progressione verticale esaurisce totalmente i propri effetti con l'assunzione di chi sia stato selezionato ed il principio di preferenza per lo scorrimento delle graduatorie, ancora in corso di validità al momento dell'assunzione del personale da reclutare, si riferisce esclusivamente alle procedure d'accesso al pubblico impiego, aperte alla generalità di coloro che siano in possesso dei requisiti culturali e di esperienza professionale previsti dal bando, e non anche a quelle che sono circoscritte ai soli dipendenti dell'amministrazione presso cui è espletata la procedura di progressione verticale.

ILSICILIA

Riforma delle Province in Sicilia, tutte le strade portano a Roma
Pietro Minardi
Un vecchio detto popolare italiano. Ma anche una solida realtà dei giorni nostri per la politica siciliana. Tutte le strade portano a Roma. Anche quella della riforma delle Province. Missione nella capitale per il presidente della Regione Renato Schifani. Il governatore, arrivato nella "città eterna" per sottoscrivere l'accordo con Invitalia per realizzare due termovalorizzatori in Sicilia, ha avuto una serie di incontri istituzionali con esponenti del Governo Nazionale. Fra i tanti argomenti affrontati ci sarebbe stato anche quello della riforma delle Province.
Serve una norma nazionale per bypassare la legge Delrio
Come dimostrato dall'impugnativa del Consiglio dei Ministri alla norma del ddl Urbanistica con la quale sono state sostanzialmente rinviate le elezioni di secondo livello, non si potrà tornare a dare la parola agli elettori senza prima fare i conti con la legge Delrio. Non sarà facile. Lo scoglio è difficile da superare. Si tratta infatti di una riforma economico-sociale che ha cambiato il volto del Paese, cancellando di fatto le Province per come erano conosciute un tempo. Oggi però si sente l'assenza di questi enti di raccordo, soprattutto nelle Regioni a Statuto Speciale come il Friuli Venezia-Giulia o la Sicilia. Ed è proprio dall'Isola Maggiore che è partita la richiesta di un cambio di passo, attraverso anche la redazione di un disegno di legge ad hoc per ridisegnare l'aspetto delle tre Città Metropolitane (Palermo, Catania e Messina) e dei sei Liberi Consorzi (Ragusa, Siracusa, Agrigento, Trapani, Enna e Caltanissetta).
Bocche cucite in maggioranza
Il testo è pronto da mesi all'Assemblea Regionale Siciliana. Ma prima di votarlo, c'è da fare i conti con i problemi burocratici. In particolare, con l'ennesima impugnativa del CdM al rinvio del voto di secondo livello sulle Province. Il Consiglio dei Ministri ha contestato in particolare una violazione del secondo comma dell'articolo 1 della Costituzione, ovvero quello che statuisce la sovranità popolare in materia elettorale. Uno dei principi fondamentali del nostro ordinamento e della nostra fonte suprema del diritto. Ad oggi quindi, bisognerebbe dare la parola ai sindaci e ai consiglieri comunali dei 391 comuni dell'Isola, chiamandoli a scegliere i propri amministratori provinciali. L'ora X è fissata ad aprile, in una domenica compresa fra giorno 6 e giorno 27. Ma all'Ars diversi deputati hanno idee diverse.
La strada però passa da Roma. Per evitare il voto di secondo livello, servirebbe quantomeno una norma esplicita con la quale il Governo concede alla Sicilia una deroga alla legge Delrio. E negli incontri romani del presidente della Regione si sarebbe parlato proprio di questo. La soluzione più rapida ad un problema complesso. Sull'incontro romano del governatore le bocche rimangono al momento cucite. Nessuno si sbilancia nel centrodestra siciliano, anche se da ambienti della maggioranza filtra un cauto ottimismo sull'esito del dialogo. Un'apertura dal Governo Nazionale sulla questione è fuori di dubbio. Già in passato il centrodestra nazionale si è sbilanciato sulla questione. Ma il semplice impegno però non basta. Serviranno un'implementazione normativa e risorse economiche sufficienti a coprire i costi del ritorno al voto diretto.
Le critiche dal centrosinistra
A parlare è invece soprattutto il centrosinistra. In testa al plotone c'è il capogruppo del PD all'Ars Michele Catanzaro. "Tanto tuonó che piovve. Non era difficile prevedere che la norma per l'annullamento delle elezioni di secondo livello nelle Liberi Consorzi, sarebbe stata bocciata da Roma, ma l'arroganza ha condotto il governo di centrodestra ad ignorare non solo i nostri avvertimenti, ma anche le sentenze della Corte Costituzionale Ora speriamo che Schifani e la sua maggioranza smettano di ingannare i siciliani e il Parlamento, accettino la realtà e procedano, come vuole la legge nazionale, con l'elezione di secondo livello per porre fine ai troppi anni di commissariamento dei Liberi Consorzi".
Senza un intervento romano si andrà alle elezioni di secondo livello
Una cosa è certa. Senza un intervento diretto da Roma, sarà praticamente impossibile andare al voto diretto sulle Province. Nonostante la volontà diffusa all'Assemblea Regionale Siciliana sia quella di andare avanti sul disegno di legge sottoscritto da tutti i capigruppo di maggioranza e dal presidente della I Commissione Ignazio Abbate, in caso di mancato ausilio dal Governo Nazionale è quasi impossibile procrastinare ulteriormente la nomina di presidenti e consiglieri provinciali attraverso le elezioni di secondo livello. Un atto necessario a chiudere la lunga trafila dei commissariamenti dei Liberi Consorzi. Per farlo però bisognerà superare le resistenze di alcuni pezzi importanti del panorama politico regionale, preoccupati da una possibile ascesa di rappresentanti del territorio nei prossimi appuntamenti elettorali.

SICILIAONPRESS

Pubblicato l'avviso per la concessione di agevolazioni alle imprese del settore turistico alberghiero ed extra alberghiero
E' stato pubblicato sulla home page istituzionale del Libero Consorzio Comunale di Agrigento (sez. "in evidenza") l'Avviso pubblico del Dipartimento Regionale del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo per la concessione di agevolazioni alle imprese del settore turistico alberghiero ed extra alberghiero.
I progetti ammissibili a finanziamento (previsto nell'ambito del Fondo Sviluppo e Coesione 2021-2027, Area Tematica 03 Competitività imprese - Linea di intervento 03.02 Turismo e Ospitalità) dovranno essere rispondenti ad almeno una delle seguenti finalità:
a) potenziamento dell'offerta turistica;
b) innalzamento degli standard qualitativi dell'offerta;
c) ampliamento ed il miglioramento dei servizi, volti anche alla destagionalizzazione dell'offerta;
d) riutilizzo produttivo di beni immobili dismessi, con particolare riferimento agli
immobili con valenza storico culturale.
Tutti gli operatori interessati possono consultare l'Avviso al seguente link:
https://www.provincia.agrigento.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/15841

QDS

La maldestra riforma delle Province: cronaca di un'impugnativa annunciata
Mauro Seminara Il Governo ha "bocciato" due leggi siciliane: oltre a quella che intendeva ripristinare le elezioni dirette negli enti, anche una norma sull'adeguamento del tariffario regionale della sanità 
Due leggi regionali impugnate, quelle siciliane, sulle venticinque esaminate dal Consiglio dei ministri presieduto da Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Due colpi alle iniziative legislative del governo di coalizione presieduto da Renato Schifani. Uno dei quali anche prevedibile alla luce del mancato intervento legislativo nazionale per supportare quello regionale. Si tratta della riforma delle province siciliane, tanto discusso nell'ultimo passaggio parlamentare all'Ars ma anche nei precedenti interventi.
Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, ha quindi esaminato venticinque leggi regionali deliberando di impugnarne due siciliane tra le quali "la legge della Regione Siciliana n. 27 del 18/11/2024, recante 'Disposizioni in materia di urbanistica ed edilizia. Modifiche di norme', in quanto talune disposizioni, eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di elezione dei Presidenti dei liberi Consorzi comunali e dei Consigli metropolitani, violano gli articoli 1, 3, 5 e 114 della Costituzione".
La legge della Regione Siciliana 18 novembre 2024, n. 27, è inevitabilmente "censurabile relativamente ad alcune disposizioni" perché queste "eccedono dalle competenze statutarie riconosciute alla Regione Siciliana...

LIVESICILIA

Province, Roma contro il rinvio voluto dal centrodestra: "Incostituzionale"
Dal Consiglio dei ministri stop anche ad alcune norme delle variazioni di bilancioIL
CASO 
di Salvo Cataldo
PALERMO - L'altolà è pesante e rappresenta un macigno sulla reintroduzione dell'elezione diretta delle Province, che aleggia all'Ars con un disegno di legge che giace in commissione Affari istituzionali. Il Consiglio dei ministri ha impugnato la norma con la quale nell'ottobre scorso Sala d'Ercole annullò le elezioni di secondo grado indette con un decreto del presidente della Regione Renato Schifani. Quella decisione sarebbe incostituzionale.
Province, la mossa stoppata
La norma fu inserita in fretta e furia nel ddl di riforma in materia urbanistica. Il centrodestra, dove forti sono le spinte per il ritorno alle vecchie Province, puntava a bloccare le elezioni di secondo grado che erano state fissate da Schifani per il 15 dicembre. Si decise così di spostare il voto al 2025 "in una domenica compresa tra il 6 e il 27 aprile". Una mossa per guadagnare tempo in attesa di far partire l'iter per la reintroduzione del voto diretto dei cittadini.
"Violato l'articolo 1 della Costituzione"
Quella decisione di Sala d'Ercole, però, secondo il Consiglio dei ministri viola uno dei pilastri della Repubblica, l'articolo 1 della Costituzione che recita: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". Quella sovranità, quindi, l'Ars l'avrebbe violata negando il diritto del popolo ad esprimersi, seppur con una elezione che avrebbe coinvolto soltanto sindaci e consiglieri comunali.
Violati, secondo l'impostazione del governo suggerita dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, anche gli articoli 3, 5 e 114 della Carta. Sono gli articoli che tutelano "la partecipazione all'organizzazione politica" del Paese, le "autonomie locali" e l'esistenza stessa delle Province.
Province, l'ostacolo della riforma Delrio
Lo stop del governo conferma ancora una volta che senza la cancellazione della riforma Delrio, che nel 2014 ridefinì il sistema delle Province mandando in soffitta il suffragio universale, qualsiasi legge che punti a riportare indietro le lancette dell'orologio reintroducendo le elezioni dirette verrà stoppata.
Ne è sempre stato convinto il presidente dell'Ars, Gaetano Galvagno, e il tema è stato al centro dell'ultimo vertice di maggioranza. Senza coperture normative o garanzie politiche, come è stato ribadito all'incontro degli alleati che sostengono il governo Schifani, non potrà esserci nessuna 'controriforma' delle Province. E come se non bastasse, a confermare l'incostituzionalità del continuo rinvio delle eleizoni di secondo grado è arrivata a fine 2024 anche una sentenza della Consulta.
Stop anche alle variazioni di bilancio
L'impugnativa di Palazzo Chigi, tuttavia, è doppia. La scure del governo si è abbattuta anche su alcune norme contenute nelle variazioni di bilancio approvate dall'Ars lo stesso giorno. È ancora presto, tuttavia, per sapere di quali norme si tratti. Secondo il governo le disposizioni stoppate avrebbero travalicato i confini delineati dallo Statuto violando il principio della copertura finanziaria per le leggi approva.


Province. Pd e M5s: "Impugnativa ampiamente prevista"
"Adesso tutto il centrodestra si metta il cuore in pace"
LE REAZIONI
di Redazione
PALERMO - "Brutte notizie per il centrodestra e la maggioranza che sostiene Schifani, il consiglio dei Ministri ha impugnato e bocciato la delibera per le elezioni dirette per le ex Province". A dichiararlo è il deputato del Pd all'Ars Nello Dipasquale.
"In aula avevo già detto che tutto questo non sarebbe mai avvenuto ed era una farsa, ma il governo, in maniera arrogante, è andato avanti senza sosta".
"L'avevo ampiamente preannunciato in Aula che ad aprile non ci sarebbero state, ma non fui ascoltato. Ricordo bene - continua il deputato - che dissi che ad aprile non si sarebbe votato sarebbero stati degli imbroglioni, in caso contrario sarei stato io il bugiardo, mi pare che i fatti mi stiano dando ragione".
"Adesso tutto il centrodestra si metta il cuore in pace visto che vanno rispettate le leggi, in questo caso la legge Delrio che prevede che a votare siano i sindaci e i consiglieri in carica dei comuni che fanno parte dell'ente di area vasta".
"Ora basta con i commissari alla guida delle province - conclude Dipasquale - la Corte Costituzionale ha detto più volte che non possono guidare loro le province, non si può andare avanti così. Purtroppo per loro non sarà possibile distribuire poltrone a piacimento".
Antonio De Luca, caogruppo del M5s all'Ars. "Lo avevamo detto in tutti i modi, in tutte le salse e in tutte le sedi: sulle Province, per il governo Schifani sarebbe arrivata da Roma una sonora bocciatura, cosa che puntualmente si è verificata".
"Speriamo che ora - continua - Schifani e la sua maggioranza si mettano il cuore in pace, mettano da parte la loro voglia di distribuire nuove poltrone e accantonino il ddl sulla reintroduzione diretta delle Province, attualmente in Prima commissione, smettendola di prendere in giro i siciliani e il Parlamento".
"Questo governo - conclude De Luca - porta in aula pochissime manovre e quando lo fa, lo fa spesso nel peggiore dei modi, tanto da costringere il governo amico di Roma a bocciarlo, come ha fatto ieri".
Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all'Ars: "Tanto tuonò che piovve. Ora speriamo che Schifani e la sua maggioranza smettano di ingannare i siciliani e il Parlamento, accettino la realtà e procedano, come vuole la legge nazionale, con l'elezione di secondo livello per porre fine ai troppi anni di commissariamento dei Liberi Consorzi".


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Meloni inguaia il centrodestra siciliano, Roma impugna il rinvio delle elezioni nelle ex province
di Manlio Viola
 
Il nuovo rinvio delle elezioni di secondo livello nei Liberi Consorzi siciliani (le ex province) non è legittimo. Lo mette nero su bianco il Consiglio dei Ministri che ha impugnato la leggina siciliana di rinvio varata a novembre scorso quando ormai ci si avvicinava alle elezioni che erano state indette per il 15 dicembre.
Le elezioni delle ex province
Già una volta la riforma che avrebbe dovuto reintrodurre l'elezione diretta nelle ex province non ha trovato il consenso necessari per l'approvazione e per questo si erano indette elezioni di secondo livello in base alla legge attualmente in vigore e mai applicata. Il 4 novembre scorso, però , al culmine di un vertice di maggioranza il presidente Schifani ha preso atto della volontà, riconfermata dai rappresentanti della coalizione, di procedere nel percorso che porterà all'elezione diretta per le ex Province regionali. Di conseguenza, qualche giorno dopo, il voto di secondo livello per le ex Province siciliane, previsto per il 15 dicembre, è stato annullato.
Lo strumento è stato un emendamento alla riforma Urbanistica, approvato dalla maggioranza di centrodestra all'Assemblea Regionale Siciliana che ha anche prorogato il mandato dei commissari e rinviato le elezioni di secondo grado nei Liberi Consorzi Comunali e nelle Città Metropolitane a una domenica tra il 6 e il 27 aprile 2025. La maggioranza di centrodestra ha presentato un disegno di legge per ripristinare l'elezione diretta dei vertici degli enti intermedi. Per tornare al suffragio universale, era necessario bloccare le elezioni di secondo grado che avrebbero coinvolto solo sindaci e consiglieri. La proroga dei commissari fino al 1° marzo 2025, un giorno dopo la scadenza dei loro contratti, darà all'ARS il tempo necessario per approvare la nuova legge. Le elezioni successive, dopo l'approvazione del testo, potrebbero quindi svolgersi con il suffragio universale, possibilmente in concomitanza con le elezioni amministrative di primavera. Il disegno di legge, già approvato dalla commissione Affari Istituzionali, passerà alla commissione Bilancio per poi tornare alla prima per il voto finale. L'obiettivo è permettere ai cittadini di scegliere direttamente i propri rappresentanti, come previsto dal programma del presidente della Regione Renato Schifani.
La procedura è continuata con i commissari straordinari dei Liberi Consorzi Siciliani ovvero le ex Province che hanno, così, ricevuto il 18 novembre 2024, la proroga del loro mandato.
La legge dichiarata incostituzionale
Nel frattempo, però, una prima legge d rinvio precedente a questa ed impugnata da Roma veniva dichiarata incostituzionale. Di fatto i giudici della Suprema corte dicevano chiaramente che bisogna andare alle elezioni con qualsiasi legge sia in vigore perché non si può continuare a tenere gli enti commissariati già da undici anni.
Dunque il percorso che avrebbe portato all'impugnativa anche di questa norma appariva, quantomeno, scontato e serviva, probabilmente, solo a prendere tempo in attesa di varare una legge che permettesse il voto diretto. La difficoltà è quella di superare la legge Delrio a livello nazionale, tema che è fra gli obiettivi anche del governo Meloni ma solo nel 2026.
La nuova impugnativa del Consiglio dei Ministri
Nella riunione di ieri il Consiglio dei Ministri ha impugnato due passaggi di altrettanti leggi regionali ovvero la legge della Regione Siciliana n. 27 del 18/11/2024, recante "Disposizioni in materia di urbanistica ed edilizia. Modifiche di norme", proprio quella di cui stiamo parlando. La motivazione è chiara "in quanto talune disposizioni, eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di elezione dei Presidenti dei liberi Consorzi comunali e dei Consigli metropolitani, violano gli articoli 1, 3, 5 e 114 della Costituzione".
Impugnata anche la legge della Regione Siciliana n. 28 del 18/11/2024, recante "Variazioni al Bilancio di previsione della Regione per il triennio 2024-2026", in quanto talune disposizioni, eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di coordinamento della finanza pubblica, violano l'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, nonché l'articolo 81, terzo comma, relativamente alla copertura finanziaria.
Ma il tema principale è proprio la legge 27. L'impugnativa da un segnale chiaro proprio quando il tavolo del centrodestra palermitano aveva deciso di mandare emissari a Roma per chiedere una deroga per poter procedere sulle Province in Sicilia prima della scadenza del 2026 pensata da Giorgia Meloni. Un tema importante perché da queste elezioni può dipendere la tenuta della maggioranza stessa visto le tensioni con gli autonomisti che ne fanno una questione di rappresentanza politica territoriale non più rinviabile
L'attacco delle opposizioni
"La notizia, ovvia, dell'impugnativa da parte del Consiglio dei ministri del provvedimento del governo Schifani che prevedeva l'elezione dei presidenti e dei consigli, dei liberi consorzi comunali, e delle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, viola chiaramente ed evidentemente più punti della legge statale" dice Giancarlo Garozzo, già sindaco di Siracusa e Componente esecutivo Italia Viva Sicilia.
"Il governo dello stesso colore politico si è così visto costretto, rasentando il ridicolo, a dare al nostro 'amato' presidente della regione, per l'ennesima volta, dell'analfabeta istituzionale. Indegno e inqualificabile il balletto istituzionale al quale stanno costringendo le istituzioni siciliane. Voglio ricordare che la Legge Delrio in Sicilia non ha mai trovato alcuna applicazione perché i vari governi di centrodestra che si sono succeduti, hanno sempre ritenuto più 'comodo' assoggettare le provincie a singoli individui, commissari di nomina fiduciaria del governo regionale", conclude.
Era già tutto previsto
"In aula avevo già detto che tutto questo non sarebbe mai avvenuto ed era una farsa, ma il governo, in maniera arrogante, è andato avanti senza sosta" dice il deputato del Pd all'Ars Nello Dipasquale.
"L'avevo ampiamente preannunciato in Aula che ad aprile non ci sarebbero state, ma non fui ascoltato. Ricordo bene - continua il deputato - che dissi che ad aprile non si sarebbe votato sarebbero stati degli imbroglioni, in caso contrario sarei stato io il bugiardo, mi pare che i fatti mi stiano dando ragione".
"Adesso tutto il centrodestra si metta il cuore in pace visto che vanno rispettate le leggi, in questo caso la legge Delrio che prevede che a votare siano i sindaci e i consiglieri in carica dei comuni che fanno parte dell'ente di area vasta. Ora basta con i commissari alla guida delle province, la Corte Costituzionale ha detto più volte che non possono guidare loro le province, non si può andare avanti così. Purtroppo per loro non sarà possibile distribuire poltrone a piacimento", conclude Dipasquale.
Impugnativa scontata
"Lo avevamo detto in tutti i modi, in tutte le salse e in tutte le sedi: sulle Province, per il governo Schifani sarebbe arrivata da Roma una sonora bocciatura, cosa che puntualmente si è verificata. L'impugnativa romana del rinvio delle elezioni di secondo livello è la conseguenza dell'arroganza del governo Schifani, che è rimasto sordo non solo ai nostri avvertimenti, ma perfino ai dettami della Corte Costituzionale che ha chiaramente indicato le elezioni di secondo livello come unica via percorribile con la Delrio ancora in piedi. Speriamo che ora Schifani e ĺa sua maggioranza si mettano il cuore in pace, mettano da parte la loro voglia di distribuire nuove poltrone e accantonino il Ddl sulla reintroduzione diretta delle Province, attualmente in Prima commissione, smettendola di prendere in giro i siciliani e il Parlamento" afferma il capogruppo del M5S all'Ars, Antonio De Luca.
"Questo governo - conclude De Luca - porta in aula pochissime manovre e quando lo fa, lo fa spesso nel peggiore dei modi, tanto da costringere il governo amico di Roma a bocciarlo, come ha fatto ieri".
Si proceda con elezioni di secondo livello
"Tanto tuonó che piovve. Non era difficile prevedere che la norma per l'annullamento delle elezioni di secondo livello nelle Liberi Consorzi, sarebbe stata bocciata da Roma, ma l'arroganza ha condotto il governo di centrodestra ad ignorare non solo i nostri avvertimenti, ma anche le sentenze della Corte Costituzionale Ora speriamo che Schifani e la sua maggioranza smettano di ingannare i siciliani e il Parlamento, accettino la realtà e procedano, come vuole la legge nazionale, con l'elezione di secondo livello per porre fine ai troppi anni di commissariamento dei Liberi Consorzi" dice, infine, il capogruppo Pd all'Ars Michele Catanzaro.
Il nodo politico
Il nodo, adesso, è politico per la maggioranza siciliana. Per affrontare il tema della provinciali occorre, infatti, una interlocuzione romana per la quale il tavolo di maggioranza siciliana dello scorso venerdì 10 gennaio ha delegato il coordinatore per la Sicilia orientale di FdI Pogliese e il coordinatore politico di Noi Moderati Saverio Romano.
In base al mandato conferito dal tavolo di maggioranza siciliano la delegazione dovrebbe andare a Roma a chiedere un accodo di deroga per la Sicilia dove un ulteriore rinvio delle elezioni non è pensabile già alla luce della situazione normativa e, in alternativa, svolgere elezioni di secondo livello sarebbe politicamente penalizzante soprattutto per FdI (e 5 stelle dal lato opposto della barricata politica). Sbloccare le elezioni provinciali a suffragio universale, dunque, dovrebbe convenire a tutti anche se i meloniani preferirebbero, invece, lasciare tutto come sta. Se Fratelli d'Italia insisterà sul rinvio al 2026 sarà, dunque, più complesso risolvere anche gli altri nodi, ma questo sarà tema del prossimo tavolo dopo gli incontri romani.
La scelta del Consiglio dei Ministri di impugnare la legge siciliana, adesso, mette un altro tassello sembrerebbe nella direzione del no al rinvio delle elezioni  e dunque al voto di secondo livello. resta il fatto che una scelta del genere metterebbe in crisi i rapporti con MpA e tutto ciò che ne consegue oltre ad apparire una sorta di autogol per FdI.


TELEACRAS

Roma impugna il rinvio delle elezioni provinciali in Sicilia
Angelo Ruoppolo

Il Consiglio dei Ministri ha impugnato, perché ritenuta incostituzionale, la norma tramite cui nell'ottobre scorso l'Assemblea Regionale Siciliana ha annullato le elezioni di secondo grado indette con un decreto del presidente della Regione Renato Schifani. La norma fu inserita in fretta e furia nel disegno di legge di riforma in materia urbanistica. Il centrodestra intese così bloccare le elezioni di secondo grado già fissate da Schifani per il 15 dicembre scorso. Si decise di rinviare il voto al 2025 in una domenica compresa tra il 6 e il 27 aprile. Nel frattempo sarebbe stata approvata un'altra norma per ripristinare l'elezione diretta, e non di secondo grado, delle Province. Lo stop del governo nazionale conferma ancora una volta che senza la cancellazione della riforma Delrio, che nel 2014 ridefinì il sistema delle Province cancellando le elezioni dirette, qualsiasi legge che punti a reintrodurre le elezioni dirette sarà bloccata.

risoluto.it

Turismo, buoni i dati sulle presenze nell'AgrigentinoL'osservatorio turistico provinciale ha recentemente analizzato i dati delle presenze turistiche negli ultimi anni, evidenziando un forte recupero rispetto al periodo pandemico. I numeri, infatti, mostrano una ripresa, soprattutto negli anni 2023 e 2024, dopo i forti cali registrati nel 2020 e 2021 causati dalla pandemia.
La Ripresa del Settore Turistico: Un Trend Positivo
Dopo il 2022 anno di transizione, il 2023 e il 2024 hanno visto un incremento significativo delle presenze turistiche sia nel settore alberghiero che in quello extralberghiero. L'ospitalità diffusa, favorita dallo sviluppo delle strutture ricettive extralberghiere e dai fitti brevi, ha avuto un ruolo cruciale in questo recupero. I fitti brevi, infatti, hanno permesso l'utilizzo di molti immobili inutilizzati o riconvertiti per l'ospitalità turistica, facendo crescere notevolmente il numero delle strutture disponibili.
Tuttavia, l'osservatorio segnala che questo sviluppo è avvenuto in modo disordinato, a causa della liberalizzazione del mercato ricettivo, con il rischio di moltiplicare attività abusive che sfuggono a controlli preventivi. Nonostante ciò, l'andamento positivo fa ben sperare per il 2025, anno in cui Agrigento sarà Capitale Italiana della Cultura, con un ulteriore aumento delle presenze turistiche.
Le Destinazioni Turistiche: Differenze tra Agrigento e le Altre Località
Seppur Agrigento si confermi una meta di successo per il turismo internazionale, presenta ancora una debolezza strutturale: la bassa permanenza media dei turisti, che si attesta a soli 1,5 giorni. Questo dato non è migliorato rispetto agli anni precedenti. Al contrario, altre destinazioni turistiche della provincia, come Licata, Lampedusa e Sciacca, vantano una permanenza media molto più lunga, che supera anche i 5 giorni.
Nonostante questa differenza nella durata della permanenza, tutte le destinazioni turistiche della provincia hanno superato i dati pre-pandemia, con un numero di presenze più alto rispetto al 2019. Agrigento, tuttavia, rimane la destinazione con il maggior numero di strutture ricettive extralberghiere e fitti brevi.
Prospettive Future: Un Settore in Crescita
Il trend positivo delle presenze turistiche in provincia di Agrigento promette di continuare anche nel 2025. Agrigento, con il titolo di Capitale Italiana della Cultura, avrà un impatto significativo sulle dinamiche turistiche, attirando flussi turistici ancora più consistenti. Sarà fondamentale regolamentare e monitorare l'espansione del mercato ricettivo, in particolare quello legato ai fitti brevi, per evitare un ulteriore aumento delle strutture non regolari.

Letizia Buttacavoli

































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