AGRIGENTONOTIZIE
Allerta meteo rossa, chiudono scuole e si fermano i treni: ecco dove. Il dirigente del dipartimento Salvo Cocina mette in guardia i sindaci della Sicilia meridionale in vista dell'arrivo di "una severa perturbazione"
Forte perturbazione in arrivo nelle prossime ore su tutta la Sicilia meridionale: l'avviso, diffuso dal dirigente della protezione civile regionale Salvo Cocina a tutti i sindaci, compreso quello di Agrigento, mette in allarme in vista della visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in programma sabato mattina."Nelle more dell'emanazione dell'avviso ufficiale per la forte perturbazione in arrivo già dalle prossime ore - si legge nella comunicazione -, più severa sulla Sicilia orientale e meridionale, invito i sindaci e tutti i responsabili di protezione civile a preparare idoneamente la propria struttura secondo i piani e le procedure di protezione civile che dovrebbero essere aggiornati e adattati alle reali e particolari condizioni locali dei vostri siti e i particolare quelli più a rischio ove gli effetti possono essere ancora più gravi". Cocina, in particolare, aggiunge: "Prestate attenzione oltre che alla pioggia, allagamenti, sottopassi, versanti in frana e ruscellamenti anche alle mareggiate, al forte vento e al rischio caduta alberi e pali. Comunicate alla popolazione i corretti comportamenti e Invitare a evitare spostamenti in aree a rischio se non per reale necessità Valutare presidi stradali e attivare la reperibilità dei dipendenti e il volontariato". Il piano di sicurezza predisposto per l'occasione prevede, fra le altre cose, numerosi divieti di transito e sosta per consentire l'arrivo in sicurezza del capo dello Stato, che atterrerà con l'elicottero allo stadio Esseneto e lo spostamento al teatro Pirandello. La protezione civile, nel pomeriggio, ha emanato un'allerta rossa per la provincia di Agrigento. I sindaci, come di consueto, dovrebbero emettere un'ordinanza di chiusura delle scuole. Lo hanno già fatto i sindaci di Agrigento, Sciacca, Canicattì, Santa Elisabetta, Sciacca e Favara.Il maltempo ferma anche alcuni treni. "Invitiamo i siciliani a fare attenzione alla mobilità domani per l'allerta meteo in alcune aree della regione per rischio idrogeologico e a spostarsi solo se strettamente necessario". Lo ha detto l'assessore regionale alle Infrastrutture, Alessandro Aricò, in merito alle chiusure e alle limitazioni del traffico ferroviario nell'Isola comunicate da Rfi a causa dell'allerta rossa e arancione.Fra le chiusure programmate c'è la linea Caltanissetta-Agrigento. Sono previste riduzioni nel tratto Palermo-Agrigento.
LENTEPUBBLICA
Quali conseguenze avrà in busta paga nel 2025 il taglio del cuneo fiscale?
Ecco cosà accadrà alla busta paga dei lavoratori durante il 2025: il taglio del cuneo fiscale cosa porterà in dote agli stipendi? Scopriamolo.
Si sa... L'epifania tutte le feste porta via, ma quest'anno, purtroppo, porterà anche via una fetta degli stipendi, lasciando i lavoratori con meno soldi e un dolce risveglio all'insegna del buon anno! Infatti, alcuni lavoratori dipendenti subiranno una decurtazione nelle loro buste paga, consistente in un importo netto inferiore rispetto ai mesi precedenti. Questa situazione, che riguarderà la busta paga di fine gennaio o dei primi di febbraio, è il risultato dell'introduzione di un nuovo cuneo fiscale, che non ha più natura contributiva, ma fiscale. Inoltre, con la nuova Legge di bilancio 2025 il taglio del cuneo fiscale è diventato una misura strutturale, non più soggetta a scadenza annuale.
Tale modifica ha comportato non solo complicazioni nella gestione delle agevolazioni fiscali per lavoratori, aziende e consulenti, ma ha anche determinato una riduzione degli stipendi rispetto all'anno passato.
Taglio del cuneo fiscale: le conseguenze sulla busta paga nel 2025
A titolo esemplificativo, un dipendente con un reddito lordo annuale di 25.000 euro si troverà a fronteggiare una diminuzione di circa 96 euro, ovvero circa 7 euro in meno ogni mese su tredici mensilità.
Tuttavia, non tutti i lavoratori subiranno un danno: coloro che guadagnano tra 8.500 e 40.000 euro beneficeranno di un incremento, poiché in precedenza erano esclusi dal cuneo contributivo. In particolare, un dipendente con un reddito di 40.000 euro vedrà un guadagno di circa 35 euro al mese, che si traduce in un incremento annuale di 460 euro.
Ad ogni modo, ci saranno alcune complicazioni, in quanto il nuovo cuneo fiscale non si basa più esclusivamente sul reddito da lavoro dipendente, ma considera il reddito complessivo del lavoratore. Di conseguenza, un dipendente con un reddito di 35.000 euro, accompagnato da 10.000 euro di altre entrate, perderà il beneficio del cuneo fiscale nel 2025, poiché il suo reddito complessivo supererebbe la soglia di 40.000 euro, limite oltre il quale non è prevista alcuna agevolazione.
È importante sottolineare che il nuovo cuneo fiscale si applica esclusivamente ai lavoratori dipendenti il cui reddito complessivo non superi i 40.000 euro, escludendo pertanto i pensionati.
Determinazione del nuovo cuneo fiscale
Per determinare il diritto al nuovo cuneo fiscale, i lavoratori devono effettuare una duplice verifica:
confermare di avere un reddito da lavoro dipendente;
verificare che il reddito complessivo non superi i 40.000 euro. Questo reddito è calcolato sulla base della dichiarazione dei redditi, che include tutte le entrate dichiarate.
Se entrambi i criteri risultano favorevoli, il lavoratore avrà diritto al nuovo cuneo fiscale. Questo viene applicato secondo due modalità:
per coloro che hanno un reddito complessivo fino a 20.000 euro, lo sconto è calcolato applicando una percentuale al reddito da lavoro dipendente;
per quelli con redditi compresi tra 20.000 e 40.000 euro, lo sconto è fisso e corrisponde a una detrazione d'imposta di 1.000 euro, proporzionale ai giorni effettivi di lavoro.
Per i dipendenti con un reddito complessivo che non supera i 20.000 euro, il nuovo cuneo fiscale si calcola sulla base del reddito di lavoro dipendente, applicando una delle tre aliquote:
7,1% per chi guadagna fino a 8.500 euro;
5,3% per chi guadagna tra 8.500 e 15.000 euro;
4,8% per chi ha un reddito compreso tra 15.000 e 20.000 euro.
Il vantaggio di questa misura è che l'importo ottenuto non è soggetto a imposte né contributi, a differenza della precedente misura che, sebbene riducesse i contributi da versare, aumentava l'imponibile fiscale, diminuendo il beneficio netto in busta paga.
Per quanto concerne i lavoratori il cui reddito complessivo supera i 20.000 euro, ma rimane al di sotto di 40.000 euro, l'agevolazione si traduce in una detrazione fissa di 1.000 euro, che viene ridotta se il reddito supera i 32.000 euro, portando a un incremento proporzionale della detrazione per ogni giorno di lavoro effettivo.
È importante notare che, qualora il reddito complessivo superi i 40.000 euro, non si avrà diritto al cuneo fiscale, rendendo necessaria una attenta valutazione delle proprie condizioni lavorative e fiscali.
Una misura che da quest'anno diventa strutturale
In conclusione, con l'approvazione della Legge di Bilancio 2025, il taglio del cuneo fiscale è diventato una misura strutturale, con un costo per l'Erario stimato in quasi 13 miliardi di euro a causa delle minori entrate.
Le novità avranno un impatto su circa un milione e 300.000 lavoratori in più, grazie all'incremento della soglia massima di reddito agevolato fino a 40.000 euro annui. Questo comporta la necessità di una attenta valutazione delle proprie condizioni lavorative e fiscali, affinché i benefici del cuneo fiscale possano essere adeguatamente sfruttati.
AGRIGENTONOTIZIE
Turismo in città, i dati dell'Osservatorio: "Dopo la pandemia presenze in aumento ma permanenza ancora breve"
È emerso un trend di grande recupero rispetto al periodo del Covid durante il quale, negli anni 2020 e 2021, i numeri erano più che dimezzati. Non manca l'avvertimento: "La liberalizzazione del mercato ricettivo rischia di moltiplicare attività potenzialmente abusive".
Fotografia incoraggiante, da parte dell'Osservatorio turistico provinciale, sulle presenze in città dal Covid in poi. Sono stati analizzati i dati degli ultimi anni per verificare gli effetti della pandemia e valutare i dati alla fine del 2024.E' emerso un trend di grande recupero rispetto al periodo pandemico durante il quale, negli anni 2020 e 2021, le presenze turistiche si erano più che dimezzate. "Dopo un 2022 di transizione, gli anni 2023 e 2024 - dicono dall'Osservatorio - hanno segnato significativi incrementi delle presenze turistiche sia nel comparto alberghiero che extralberghiero con un notevole recupero del primo rispetto ai dati degli anni precedenti. Un apporto significativo di crescita delle presenze è stato determinato in questi anni dallo sviluppo delle strutture ricettive extralberghiere e da quello esponenziale dei fitti brevi che hanno dato una spinta all'ospitalità diffusa con l'utilizzo di molti immobili inutilizzati o riconvertiti per l'ospitalità turistica. Il numero degli immobili per fitti brevi è circa il triplo di quelli classificati". L'Osservatorio avverte però che si tratta di uno sviluppo disordinato, seppure dettato da una liberalizzazione del mercato ricettivo, che rischia di moltiplicare attività potenzialmente abusive in quanto praticamente prive di qualsiasi controllo preventivo."Il trend fa ben sperare - prosegue l'analisi - in uno sviluppo anche per il 2025, per il quale si attende un significativo aumento di presenze legato ad Agrigento Capitale italiana della cultura. Analizzando le singole destinazioni, Agrigento, pur confermandosi una destinazione di successo di turismo internazionale, dimostra ancora la sua forte debolezza determinata dalla bassa permanenza media dei turisti che non supera un giorno e mezzo, senza miglioramenti rispetto agli anni passati. Mentre altre aree del territorio, traduci Licata, Lampedusa e Sciacca, mantengono molto più elevata la permanenza dei turisti (anche oltre i 5 giorni).Tutte le destinazioni hanno invece colmato totalmente il calo determinato dalla pandemia dimostrandosi sopra al 2019 per presenze, mentre Agrigento si conferma la destinazione con più strutture ricettive di ospitalità extralberghiera e di fitti brevi.
LENTEPUBBLICA
Gli effetti dell'annullamento del concorso sul contratto di lavoro
Ecco alcuni chiarimenti, mediante l'analisi di una recente sentenza della Cassazione a cura del Dott. Marcello Lupoli, sugli effetti dell'annullamento del concorso sul contratto di lavoro.
L'annullamento di un concorso pubblico in autotutela per vizi di legittimità riscontrati nella relativa sequenza procedimentale (nella specie, l'assenza dei requisiti previsti per la partecipazione alla procedura concorsuale) determina la nullità originaria, rilevabile d'ufficio, ancorché accertata successivamente, del contratto di lavoro stipulato in esito alla conclusione della procedura stessa.
Tanto, in quanto è ravvisabile un vizio genetico del contratto, riconducibile alla nullità testuale prevista dall'articolo 36 del d.lgs. n. 165/2001.
È questo, in sintesi, il principio affermato nell'ordinanza 26 novembre 2024, n. 30478 resa dalla sezione Lavoro della Corte di cassazione.
Il caso
Il ricorso portato all'attenzione dei giudici di Piazza Cavour è proposto da una Provincia ed è finalizzato ad ottenere la cassazione della sentenza della corte d'appello territorialmente competente, con la quale era stato respinto il gravame proposto dall'amministrazione e confermato la sentenza del giudice di prime cure, che aveva accolto la domanda avanzata dall'originario vincitore del concorso, per titoli ed esami, bandito dal predetto ente e finalizzato all'assunzione di un dirigente amministrativo.
In particolare, la domanda era stata proposta per l'accertamento della nullità e/o dell'illegittimità dei provvedimenti adottati dall'ente locale e del contratto individuale di lavoro a tempo indeterminato con il quale era stato riattivato il rapporto con inquadramento nella qualifica funzionale originariamente ricoperta dall'interessato, con conseguente diritto dello stesso ad essere collocato nella posizione di dirigente della Provincia e condanna di quest'ultima a reintegrarlo nella predetta posizione funzionale di dirigente, nonché al pagamento delle differenze retributive fino all'effettiva reintegrazione.
Lo svolgimento della causa
Ad esito della procedura concorsuale vi era stata l'impugnazione, con ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, degli atti della stessa da parte del secondo classificato in graduatoria, che aveva censurato la circostanza che il primo classificato (ed attuale controricorrente) non possedesse il requisito del periodo di cinque anni di esperienza. Il ricorso straordinario, deciso con D.P.R., era stato accolto sulla base di un parere reso dal Consiglio di Stato e, pertanto, la Provincia, nel prendere atto dell'esito del predetto ricorso, visto l'annullamento degli atti amministrativi che avevano costituito il presupposto del contratto di lavoro con l'interessato quale dirigente, aveva dichiarato l'effetto caducatorio determinato dal D.P.R. sul contratto individuale di lavoro subordinato a tempo indeterminato sottoscritto con il primo classificato in graduatoria.
Il giudice del gravame, condividendo la motivazione seguita dal giudice di primo grado, aveva affidato, tra l'altro, la propria pronuncia alla considerazione che nel lavoro pubblico privatizzato gli atti di gestione del rapporto di lavoro sono adottati con i poteri e le capacità del datore di lavoro privato e dunque - ad avviso della corte territoriale - non era possibile ragionare in termini di automatico effetto caducatorio del contratto come mera conseguenza dell'annullamento della procedura concorsuale a monte, in mancanza di specifiche previsioni nel bando ovvero nel contratto.
Avverso la pronuncia resa dal giudice d'appello la Provincia ha proposto ricorso per cassazione, affidando la doglianza a due motivi.
In particolare, la censura si è appuntata sulla parte della sentenza impugnata che aveva ritenuto illegittimo lo scioglimento unilaterale del contratto individuale di lavoro dirigenziale da parte dell'amministrazione nonostante la nullità del contratto di lavoro per sopravvenuto annullamento del concorso propedeutico all'assunzione.
La doglianza è stata ritenuta fondata, con effetto assorbente rispetto al secondo motivo.
I precedenti giuridici
Ed invero, gli "Ermellini" hanno fatto presente (richiamando, tra le molte, Cass., Sez. Lavoro, 17 gennaio 2022, n. 1307) che "in tema di pubblico impiego privatizzato, l'annullamento di un concorso pubblico in autotutela, ai sensi dell'art. 21- novies della legge n. 241 del 1990, per vizi di legittimità riscontrati dalla P.A. rispetto agli atti della selezione, determina la nullità originaria, rilevabile d'ufficio, sebbene accertata successivamente, del contratto di lavoro stipulato in esito alla conclusione del concorso stesso; nel giudizio instaurato dal lavoratore per la tutela del diritto soggettivo alla prosecuzione del rapporto conseguente a tale contratto il giudice ordinario ha il potere di disapplicare il provvedimento di annullamento solo se, ed in quanto, si ravvisino rispetto ad esso i vizi di legittimità propri degli atti amministrativi". In sintesi, "l'assenza dei requisiti previsti per la partecipazione alla procedura concorsuale dà luogo ad un vizio genetico del contratto".
Gli effetti dell'annullamento del concorso sul contratto di lavoro
Pertanto, non è revocabile in dubbio la circostanza che nell'impiego pubblico, poiché alla stipula del contratto di lavoro si può pervenire solo a seguito del corretto espletamento delle procedure concorsuali, la mancanza o l'illegittimità delle richiamate procedure si traduca in un vizio genetico del contratto, affetto, pertanto, da nullità che l'amministrazione, in quanto tenuta a conformare il proprio comportamento al rispetto delle norme inderogabili di legge, può fare unilateralmente valere.
In altri termini, la correttezza della procedura concorsuale instaurata costituisce il presupposto per la genesi di un valido contratto individuale, in quanto l'individuazione del contraente sulla base di una graduatoria formulata all'esito di una procedura concorsuale espletata nel rispetto dei criteri imposti dalla legge e dalla lex specialis del bando si riflette necessariamente sulla validità del contratto di lavoro stipulato con la P.A., in quanto individua un elemento che deve imprescindibilmente sussistere in capo al contraente, di guisa che, ove si consentisse lo svolgimento di un rapporto di lavoro con un soggetto privo di un requisito, si finirebbe per porre nel nulla la norma inderogabile, posta a tutela di interessi pubblici, alla cui realizzazione, secondo la Costituzione (art. 97), deve essere costantemente orientata l'azione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici, in modo che ne siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità.
Declinando i predetti principi nella fattispecie concreta portata all'attenzione dei supremi giudici di legittimità, ne consegue, ad esito dell'accoglimento del primo motivo di doglianza e dell'assorbimento del secondo, la cassazione della sentenza d'appello con rinvio della controversia alla medesima corte territoriale, ma in diversa composizione.
GIORNALE DI SICILIA
Agrigento capitale della cultura, Catanzaro presenta un'interrogazione all'Ars
«Quella che doveva essere una ribalta per Agrigento e per la Sicilia rischia di trasformarsi in un harakiri, dal momento che la Capitale italiana della culturà fa parlare di sé quasi soltanto in negativo tra strutture inadeguate, conferenze stampa flop e cartelli stradali pieni di strafalcioni». Lo dice Michele Catanzaro capogruppo del Pd all'Ars primo firmatario, insieme con gli altri deputati Dem, di una interrogazione su Agrigento Capitale italiana della cultura 2025. Nell'interrogazione, rivolta al presidente della Regione Renato Schifani, all'assessore regionale al Turismo Elvira Amata e all'assessore regionale ai Beni culturali e all'identità siciliana Francesco Scarpinato, si chiede di sapere «per quale motivo non sia stata costituita una cabina di regia» e si sollecita il governo regionale a «porre urgentemente in essere azioni di coordinamento e controllo sulle attività di gestione di Agrigento Capitale italiana della cultura 2025, al fine di arginare possibili disagi e tutelare l'immagine del territorio interessato».
GIORNALE DI SICILIA
Valle dei Templi, il Fai continuerà a gestire Giardino della Kolymbetra.
È stato presentato stamane l'accordo di partenariato tra il Fai (Fondo per l'Ambiente Italiano) e il Parco Archeologico della Valle dei Templi che affida alla Fondazione per i prossimi venticinque anni la gestione e la valorizzazione del Giardino della Kolymbethra ad Agrigento. Già affidato al Fai dalla Regione Siciliana dal 1999 al 2024, il giardino è stato recuperato dall'abbandono e dal
degrado con consistenti interventi e investimenti per il ripristino e la conservazione del paesaggio rurale storico, delle colture tradizionali e della biodiversità naturale, e per l'apertura e l'offerta di servizi al pubblico, registrando fino a 80 mila visitatori all'anno.
Il nuovo accordo consente da oggi al Fai di proseguire la sua attività, incrementandola secondo un programma di investimenti e azioni, contenuto nel progetto presentato dalla Fondazione e accolto dal Consiglio del Parco, che si realizzerà già nel corso del 2025, nell'anno che vede Agrigento Capitale Italiana della Cultura e che coincide con il cinquantenario del Fai. Il programma prevede nuovi e migliori servizi per i visitatori a cominciare da una nuova biglietteria con negozio, servizi igienici a risparmio idrico, l'apertura al pubblico di Case Montana, un tipico edificio rurale storico che dal Seicento domina la valle della Kolymbetra, abitato dai contadini che l'hanno coltivata per secoli, e che il Fai ha acquistato per aprirlo alla funzione pubblica.
Gli spazi da un lato offriranno al pubblico concreta testimonianza della vita rurale nella Valle dei Templi dall'antichità ad oggi e dall'altro ospiteranno un video-racconto curato dal Fai, realizzato con un allestimento multimediale, dedicato alla storia del Giardino della Kollybetra. Infine, uno spazio per eventi nella radura adiacente alle Case Montana, appositamente risistemata anche nel
verde delle culture tipiche della valle, che potrà ospitare un pubblico più numeroso.
«Un nuovo accordo che sancisce non solo il riconoscimento di un lavoro ben fatto in questi venticinque anni, ma anche l'impegno per fare di più nei prossimi anni, con la dotazione di nuovi servizi per i visitatori e di strumenti per la comprensione della straordinaria storia, archeologica e naturale, del Giardino della Kolymbethra. Un piccolo paradiso terrestre, uno dei luoghi più belli al mondo» ha dichiarato il Presidente del Fai Marco Magnifico.
«La Kolymbethra rappresenta per il Parco della Valle dei Templi una risorsa straordinaria non solo per il suo valore storico, archeologico e agronomico ma perché è l'esempio di come l'intervento di privati o di istituzioni come il Fai possa avere un ruolo importante nel recupero e nella salvaguardia del patrimonio. Quello che fino a qualche decennio fa era un luogo incolto è oggi un giardino che preserva la biodiversità meta ogni anno di migliaia di turisti» ha commentato il direttore del Parco della Valle dei Templi Roberto Sciarratta.
Secondo Francesco Paolo Scarpinato, Assessore dei beni culturali e dell'identità siciliana «la prosecuzione della collaborazione con il Fai per la gestione di un sito unico nel suo genere come
è la Kolymbethra, rappresenta per la Regione Siciliana un passo importante sul fronte della valorizzazione e tutela di un patrimonio storico 'vivò qual è questo giardino che ha origini
antiche».
LENTEPUBBLICA.IT
Milleproroghe 2025, tutte le novità per i dipendenti degli enti locali
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Milleproroghe 2025 arrivano importanti novità nella Pa e in particolare per i dipendenti del comparto degli enti locali.
Il Decreto Milleproroghe, introduce una serie di misure significative: pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il provvedimento include proroghe e disposizioni mirate a favorire il funzionamento degli enti locali.
Milleproroghe 2025, tutte le novità per i dipendenti degli enti localiEcco una sintesi delle principali novità in arrivo e i principali differimenti di termini legislativi in scadenza.Nuove regole per le assunzioniIl recente intervento normativo modifica profondamente il sistema di reclutamento e introduce una serie di proroghe per semplificare alcune procedure amministrative. Tra le novità principali, spicca la riforma dell'articolo 35 del Decreto Legislativo n. 165/2001, che stabilisce un limite massimo di tre anni per completare le procedure assunzionali autorizzate dalla Funzione Pubblica e dalla Ragioneria Generale dello Stato.Fino a oggi, i ritardi nell'organizzazione di concorsi pubblici e nel completamento delle procedure di reclutamento sono stati gestiti tramite proroghe annuali, talvolta estese fino a undici anni. Con la nuova normativa, invece, viene imposto un termine definitivo: entro tre anni le amministrazioni dovranno concludere i processi di assunzione, pena la decadenza dell'autorizzazione e dei relativi fondi. Questa norma, che entrerà in vigore a partire dal 2025, punta a rendere il sistema più efficiente e a evitare ulteriori proroghe.Per garantire una transizione graduale, si prevede un ultimo anno di proroga, valido fino al 31 dicembre 2025, per finalizzare le procedure attualmente in sospeso. Questa finestra temporale mira a evitare che i fondi già stanziati vadano persi.Proroghe per le contribuzioni previdenziali e assistenzialiUn elemento di grande rilievo del nuovo provvedimento riguarda la gestione delle contribuzioni previdenziali e assistenziali obbligatorie a carico delle pubbliche amministrazioni (Pa). Con l'obiettivo di agevolare la regolarizzazione dei versamenti contributivi e di evitare conseguenze finanziarie per le casse pubbliche, si proroga fino al 31 dicembre 2025 la sospensione dei termini di prescrizione relativi a tali contribuzioni.La misura interessa le contribuzioni obbligatorie previste per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche e si estende anche ai contributi dovuti per i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa. In altre parole, i lavoratori parasubordinati rientrano a pieno titolo nel quadro delle tutele offerte dal provvedimento.In particolare, le Pa avranno tempo fino alla fine del 2025 per:Regolarizzare le posizioni assicurative dei dipendenti: Si tratta di intervenire sui periodi retributivi risalenti fino al 31 dicembre 2020, permettendo di sanare eventuali lacune contributive senza incorrere in sanzioni civili.Evitare conseguenze finanziarie negative: La proroga scongiura il rischio che, in caso di mancato versamento delle contribuzioni, l'onere per il trattamento pensionistico ricada sull'INPS o sui datori di lavoro pubblici.Scadenze per progetti infrastrutturali e scudo erarialeIl provvedimento proroga fino al 30 aprile 2025 il cosiddetto "scudo erariale", una misura che circoscrive la responsabilità dei funzionari pubblici per danni erariali ai soli casi in cui si dimostri che il danno risulti causato con dolo, ossia intenzionalmente. Questa disposizione, introdotta inizialmente per garantire maggiore serenità nell'operato dei dirigenti pubblici, rappresenta un tentativo di bilanciare due esigenze fondamentali: da un lato, la tutela del denaro pubblico e, dall'altro, la protezione dei funzionari da procedimenti giudiziari ingiustificati e spesso paralizzanti.Prima dell'introduzione dello scudo erariale, i dirigenti potevano essere chiamati a rispondere di errori anche quando non vi fosse stato dolo o colpa grave, una situazione che aveva creato un clima di forte incertezza. Questa incertezza spingeva molti funzionari a rinunciare a decisioni che comportassero rischi, bloccando di fatto importanti processi decisionali e rallentando l'azione amministrativa.Grazie a questa proroga, i funzionari pubblici potranno continuare a svolgere il loro lavoro con maggiore tranquillità, sapendo di essere tutelati in caso di errori non intenzionali. L'obiettivo è favorire una gestione più efficiente e snella delle risorse pubbliche, senza che il timore di conseguenze legali freni le decisioni necessarie.Tuttavia, la misura non è esente da critiche. Alcuni esperti hanno evidenziato il rischio che la limitazione della responsabilità possa portare a un minor controllo nell'uso dei fondi pubblici. In particolare, i detrattori temono che la soglia più alta per l'accertamento delle responsabilità possa ridurre la capacità della Corte dei conti di vigilare efficacemente su eventuali sprechi o utilizzi impropri delle risorse.Nuovi obblighi per i concorsi dal 2025A partire dal 1° gennaio 2025, le amministrazioni pubbliche saranno nuovamente vincolate all'obbligo di espletare le procedure di mobilità volontaria prima di poter bandire nuovi concorsi. Questa misura, disciplinata dall'articolo 30, comma 2-bis, del Decreto Legislativo n. 165/2001, rappresenta una svolta rispetto agli ultimi anni, durante i quali era stata consentita maggiore flessibilità grazie a deroghe temporanee.La mobilità volontaria è una procedura che consente ai dipendenti pubblici già in servizio presso un'amministrazione di trasferirsi ad altra amministrazione, garantendo una più efficace distribuzione delle risorse umane all'interno del sistema pubblico. Tuttavia, il suo ripristino come passaggio obbligatorio prima di procedere a nuove assunzioni solleva dubbi in termini di efficienza e tempi di reclutamento.L'ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) aveva sollecitato un'ulteriore proroga della norma che rende facoltativo l'espletamento della mobilità volontaria. Secondo l'associazione, questa flessibilità aveva consentito ai Comuni e ad altre amministrazioni di accelerare le assunzioni, rispondendo più rapidamente alle esigenze di personale, specialmente in settori strategici come la sanità, l'istruzione e i servizi sociali.La mancata proroga comporta ora un ritorno a un sistema che, sebbene concepito per ottimizzare le risorse già esistenti, potrebbe rallentare le procedure di reclutamento. La necessità di verificare preliminarmente la disponibilità di personale tramite la mobilità, infatti, introduce un ulteriore passaggio burocratico, con tempi che potrebbero dilatarsi notevolmente.