GIORNALE DI SICILIA
Agrigento, il monito di Mattarella: la tecnologia può monopolizzare il pensiero.
Un elogio delle diversità e della pluralità del nostro Paese, rappresentato da tutte le sue aree nessuna delle quali va lasciata indietro. Ma anche un messaggio, forte, sul fronte della tecnologia che «talvolta vuole monopolizzare il pensiero».
È un discorso denso quello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia di inaugurazione di Agrigento capitale italiana della cultura 2025. Che non può, ovviamente, prescindere da un omaggio alla sua terra, la Sicilia. Ad accoglierlo studenti festanti con le bandiere tricolore che hanno intonato cori: «Mattarella-Mattarella».
L'intervento del capo dello Stato di fronte alle cariche siciliane e al ministro della Cultura Alessandro Giuli si apre, così, con un saluto ai suoi conterranei (in particolare ai lampedusani «avanguardia della civiltà europea») e si chiude con la citazione di un personaggio simbolo di quella terra: Luigi Pirandello. Ed è proprio dall'esempio delle «maschere eterne» dello scrittore e drammaturgo che Mattarella parte per lanciare un monito contro l'omologazione sul fronte della cultura.
«Viviamo un tempo - dice il presidente della Repubblica - in cui tutto sembra comprimersi ed esaurirsi sull'istante del presente. In cui la tecnologia pretende, talvolta, di monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza.
La cultura, al contrario, è rivolgersi a un orizzonte ampio, ribellarsi a ogni compressione del nostro umanesimo, quello che ha reso grande la nostra civiltà». L'umanesimo di cui una terra come la Sicilia è «testimone».
E lo è stata anche attraverso un grande filosofo come Empedocle. Per lui, ricorda Mattarella, «l'unità degli elementi era la scintilla della nascita di ogni cosa, la separazione invece era causa di morte». Fuoco, acqua, terra e acqua, racchiusi nel logo della Capitale della Cultura.
«Un simbolo - sottolinea il capo dello Stato - che ripropone la necessità di ricomporre, rigenerare coesione, di procedere insieme».
Lo chiede, aggiunge, il ricordo «dei morti delle guerre che insanguinano l'Europa, il Mediterraneo e altre regioni del pianeta. Lo impongono le tragiche violazioni dei diritti umani che cancellano la dignità, e la stessa vita. Lo esigono le diseguaglianze crescenti. Le povertà estreme, le marginalità».
E' la coesione sociale, del resto, uno dei temi che segna come un filo rosso l'intervento del capo dello Stato, insieme a quello della valorizzazione delle pluralità del Paese. Per Mattarella «natura, storia, cultura sono elementi del nostro patrimonio genetico. Le metropoli italiane, mete di turismo crescente, non sono i soli centri di gravità.
La ricchezza del nostro Paese sta nella sua pluralità. Nella sua bellezza molteplice». Un «tesoro da investire per il domani dei nostri figli». «Tante realtà nelle Regioni d'Italia - è il monito del capo dello Stato - detengono inestimabili risorse, numerose rischiano di deperire senza cura adeguata».
«Uno degli intenti per Agrigento, in questo 2025 - osserva il presidente della Repubblica - è quello di non essere soltanto lo spettacolare palcoscenico della Capitale della Cultura, ma di costituire sollecitazione e spinta per tante altre realtà italiane. È una sfida per accrescere le opportunità dove oggi si sono ridotte. Una voce che afferma che le periferie sono anch'esse motori di cultura e di progettualità. Questa la sfida che il nostro tempo ci presenta». Agrigento «raccoglie questo, prezioso, testimone da Pesaro, nel centro dell'Italia. Che, a sua volta, lo aveva ricevuto dal nord del nostro Paese: da Brescia e da Bergamo. Una catena, di straordinario valore. Che, anno dopo anno, evidenzia il legame fra i diversi centri italiani. L'Italia, è colma di luoghi carichi di storia, di arte, di bellezza».
GIORNALE DI SICILIA
Polemiche all'inaugurazione di Agrigento capitale della cultura, Martello: «Chiedo che Lampedusa diventi comune di Palermo».
Tra l'inaugurazione di Agrigento capitale della Cultura italiana, e i festeggiamenti, arrivano anche le polemiche. Totò Martello, capogruppo del Pd al Comune di Lampedusa e Linosa commenta: «Agrigento è stata scelta quale Capitale italiana della cultura 2025 anche perché, nel progetto iniziale presentato al momento della candidatura, Lampedusa aveva un ruolo determinante. In tutti questi mesi però non è mai stata fatta alcuna riunione né attivata alcuna iniziativa per il coinvolgimento dell'isola, nel disinteresse più totale non solo del capoluogo ma anche della stessa amministrazione comunale di Lampedusa che, probabilmente per propria incapacità, ha del tutto e colpevolmente ignorato quella che, almeno sulla carta, poteva essere un'opportunità di promozione culturale e turistica. A questo punto che senso ha continuare a far parte della provincia di Agrigento? Presenterò una mozione al Consiglio comunale per chiedere di attivare tutte le iniziative necessarie affinché la nostra isola diventi l'83esima Comune della provincia di Palermo e non più di Agrigento».
«Mi rivolgo anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella - aggiunge Martello - affinché valuti questa situazione con la massima attenzione. Signor presidente, saremo anche Capitale della Cultura ma a Lampedusa per una visita specialistica fanno aspettare anche mesi, e in provincia di Agrigento abbiamo ancora i rubinetti a secco e l'acqua nelle vasche da bagno».
GIORNALE DI SICILIA
Scart, ad Agrigento Capitale i rifiuti diventano arte: in mostra anche il ritratto di Mattarella.
La cultura abbraccia non soltanto le forme di espressività, ma si allarga all'armonia fra esseri umani e pianeta. La mostra «Scart - Il lato bello e utile del rifiuto» si innesta così nello stream concettuale che ha ispirato il progetto Agrigento 2025 basato sulla relazione fra individuo, società e un'idea di natura dove i quattro elementi - acqua, terra, aria, fuoco - si intrecciano per creare la vita, mentre ogni manifestazione umana crea invece le diverse culture. Da oggi, giorno dell'inaugurazione di Agrigento capitale italiana della cultura, e fino al 2 marzo, fra il foyer del teatro Pirandello e l'attigua cappella di Santa Sofia sarà possibile ammirare le statue di uomini e donne in movimento e i quadri realizzati con materiale di scarto come filamenti di pelle, cinture di sicurezza, scatole di surgelati e persino componenti di pc.
«Scart è il progetto artistico che esiste da 27 anni ed è pensato per sensibilizzare sui temi di recupero, riuso, riciclo - spiega Maurizio Giani, responsabile marketing di Hera Ambiente - un progetto che colleziona oltre mille pezzi, qui ne abbiamo portato venti che rappresentano l'uomo e la donna business, che camminano e guardano avanti a un futuro più sostenibile, oltre al quadro simbolo del tempio della Concordia realizzato con i legni delle barche abbandonate a Lampedusa e il ritratto del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Il quadro del tempio della Concordia è stato realizzato da una studentessa dell'accademia delle Belle arti di Firenze con alcuni degli oggetti che sono stati trovati su quelle barche: le cime, dei tessuti, delle bambole. Il quadro del capo dello Stato, realizzato con varie tipologie di rifiuti, ha una espressione semplicemente perfetta. Non è stato usato il pennello, ma solo materia. La volontà è quella di far capire quante cose possiamo fare con i rifiuti, prima di abbandonarli, capire che gli possiamo dare una seconda vita».
Scart è la piattaforma artistica del gruppo Hera, che grazie alla collaborazione con alcune fra le più prestigiose Accademie di Belle Arti italiane, trasforma i rifiuti in vere e proprie opere d'arte. Si tratta di un progetto artistico senza fini di lucro, che in oltre 25 anni ha realizzato oltre mille pezzi fra statue, quadri, oggetti di design e arredo, strumenti musicali, giocattoli e grandi installazioni.
Dunque, oltre alla valenza artistica, Scart è soprattutto un progetto crossgenerazionale di comunicazione e ingaggio dei cittadini verso stili di vita e consumo più sostenibili, centrati sul contrasto allo spreco e sull'uso intelligente di ogni risorsa. In questo senso, il linguaggio universale dell'arte, con la sua immediatezza e l'alchimia di inventare una nuova vita per ciò che era rifiuto, diventa un potente strumento per promuovere una diffusa cultura del recupero e comportamenti virtuosi per la salvaguardia dell'ambiente.
«Questa mostra è innanzitutto un invito per i giovani che saranno il nostro futuro - aggiunge Giani - perché possano riflettere e trasmettere anche ai genitori che non pensano a come recuperare i rifiuti».
La liaison fra Agrigento capitale della cultura e Scart è avvenuta attraverso l'accordo di collaborazione fra Hera e Seap, azienda agrigentina attiva nel trattamento e recupero dei rifiuti. Il progetto Seap, legato alla valorizzazione artistica del materiale di recupero, è parte integrante del programma Agrigento 2025 perché fondato su un'idea vasta di cultura.
«Oggi, assieme al primo gruppo italiano nel settore ambiente - spiega Sergio Vella, patron della Seap - , abbiamo voluto dare maggiore senso a questa mostra, portando qui delle opere che fanno capire come la materia racconta, guardando verso un'economia circolare e una sostenibilità che, come da cultura, va fatta comprendere alle giovani generazioni».
ILSICILIA.IT
Province tra azzardo, emendamenti e via friulana
"Province, province!" È l'accorato grido che si alza dal centrodestra siciliano verso Palazzo Chigi in un estremo tentativo di superare lo stallo determinato dall'assenza di una decisione romana che archivi la legge Delrio per consentire il ritorno delle tante agognate province e l'archiviazione dei liberi consorzi mai decollati e destinati, al netto delle bacchettate della Corte Costituzionale, al fine commissariamento mai.
Nino Germanà
A favore delle ritorno delle province siciliane si è mobilitato addirittura il consiglio federale della Lega che per bocca del senatore siciliano Nino Germanà ha annunciato un emendamento per il ritorno alle urne già nella prossima primavera. Al coro si sono uniti immediatamente il leader della Dc Totò Cuffaro, ma anche gli esponenti del movimento di Cateno De Luca Sud Chiama Nord, Laura Castelli e Danilo Lo Giudice.
E pare che nei giorni scorsi si sia mosso anche il presidente della Regione Renato Schifani con una missione ai massimi livelli a Palazzo Madama per sollecitare una presa di posizione del presidente del Senato Ignazio La Russa.
Al momento Palazzo Chigi tace, si vedrà solo nei prossimi giorni se le suppliche siciliane avranno successo, ma il sentiero per il ritorno delle province resta stretto come più di una volta ha fatto intendere il presidente dell'Ars Gaetano Galvagno.
Una norma ad hoc per superare la legge Delrio in Sicilia farebbe storcere il naso a mezza Italia, dove ormai le elezioni di secondo livello sono collaudate e probabilmente non farebbe piacere nemmeno ai friulani che, con un po' più di lungimiranza, si sono affidati alla modifica dello Statuto regionale attraverso i vari passaggi dell'iter costituzionale che prevede che la proposta di modifica dello Statuto passi da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi.
In realtà per il Friuli non si parla di province ma di "enti di area vasta, titolari di funzioni amministrative proprie e con organi ad elezione diretta, accanto ai comuni o città metropolitane e alla Regione".
camera-dei-deputati
Parlamento Italiano
La via friulana prevede che i nuovi "enti" avrebbero "la titolarità delle funzioni di area vasta già svolte dalle soppresse province" e di "tutte le altre funzioni che, sulla base di appropriate analisi economico-giuridiche, si riterrà necessario allocare in detto livello intermedio. Oltre a ciò, la proposta di legge in esame prevede: la modifica della disciplina del referendum confermativo sulla legge su forma di governo e sistema elettorale regionale, che viene interamente rimessa ad una legge regionale ad hoc mentre attualmente è parzialmente definita nello Statuto; l'introduzione di un numero fisso di consiglieri regionali in luogo di quanto attualmente previsto dallo statuto, per cui il numero dei consiglieri è commisurato alla popolazione residente nel territorio regionale; l'abrogazione di alcune disposizioni statutarie con finalità di manutenzione normativa", spiega il dossier della Camera.
Per il Friuli dopo il primo ok della Camera di ottobre l'orizzonte è ormai quello del 2026 dove quasi certamente si tornerà alle urne per le province. Il metodo friulano sta già incuriosendo qualche parlamentare nazionale siciliano che sta pensando di cominciare a preparare il percorso per il quale, però, servirebbe molta pazienza e determinazione. In fondo se si scegliesse di modificare lo Statuto si toglierebbe il tema dal dibattito politico e lo si rimanderebbe più vicino temporalmente alle elezioni politiche e a quelle regionali, forse effettivamente proprio quando servirebbe alla politica siciliana per decongestionare la voglia politica di Parlamento nazionale e Ars grazie ai consigli provinciali.
SICILIATV
Il presidente Mattarella: "Agrigento deve parlare al resto del paese e all'Europa di cui è parte"
Alle 10,50 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è arrivato davanti il portone del
Comune di Agrigento accolto dal sindaco Francesco Miccichè. Prima di entrare al teatro Pirandello di
Agrigento, ha salutato gli alunni di alcuni istituti scolastici della città presenti in piazza Pirandello. E' stata festa grande. Poi l'ingresso in teatro, dove il Capo dello Stato, è stato accolto con un caloroso e lungo applauso. Si è seduto nel primo posto a destra della prima fila e accanto a lui il ministro della Cultura Alessandro Giuli. L'orchestra del conservatorio Arturo Toscanini, diretta dal maestro Alberto Maniaci, ha eseguito l'inno di Mameli.
A seguire un monologo di Gianfranco Jannuzzo, "Girgenti Amore mio", l'esibizione musicale di Francesco Buzzurro, l'intervento della presidente del Movimento italiano della Gentilezza Natalia Re e una lettura di Romina Caruana tratta dal testo "È solo un gioco di anime". Poi, alle 11,30, sul palco del Pirandello hanno preso la parola Giacomo Minio, presidente della fondazione Agrigento 2025, il sindaco di Agrigento Franco Micciché, il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, il ministro della Cultura Alessandro Giuli, e infine il presidente Mattarella.
"Un saluto a tutti i cittadini di Agrigento da oggi protagonisti quale capitale italiana della cultura 2025. Un saluto ai cittadini della provincia, e tra di essi ai lampedusani, che i fatti del nostro tempo hanno reso avanguardia della civiltà europea, che si sono posti come espressione di cultura solidale", ha esordito il Capo dello Stato. Nel suo discorso di una dozzina di minuti ha citato tra gli altri Luigi Pirandello, il drammaturgo agrigentino premio Nobel ricordato "per la sua ironia e capacità d'interpretare l'animo umano attraverso i sei personaggi in cerca d'autore", ma ha ricordato anche Andrea Camilleri ed esaltando la Valle dei Templi, e in particolar modo il tempio della Concordia: "È l'icona che unisce natura e individuo".
"Agrigento, raccoglie questo, prezioso, testimone da Pesaro, nel centro dell'Italia, che, a sua volta, lo aveva ricevuto dal nord del nostro Paese, da Brescia e da Bergamo - ha aggiunto Mattarella, più volte interrotto dagli applausi del pubblico presente -. Una catena, di straordinario valore. Valore da onorare quest'anno. Questa catena di anno dopo anno, evidenzia il legame fra i diversi centri italiani. Ne mostra radici e progetti per il futuro. Ne pone in evidenza l'amicizia. Mette, in rilievo, il valore, degli scambi, tra patrimoni culturali, il valore della conoscenza. La ricchezza del nostro Paese sta nella sua pluralità. Nella sua bellezza molteplice. A fornire pregio particolare all'Italia sono proprio le sue preziose diversità, le cento capitali che hanno agito, nell'arco di secoli, come luoghi capaci di esprimere comunità".
"Una grande ricchezza - ha sottolineato il presidente della Repubblica -, per il nostro percorso nazionale. Eredità ricevuta dai nostri padri. E tesoro da investire per il domani dei nostri figli. Uno degli intenti di Agrigento in questo 2025 è quello di non essere soltanto lo spettacolare palcoscenico della capitale della cultura, ma di costituire sollecitazione, costituire spinta per tante altre realtà italiane. E' una sfida per accrescere le opportunità da dove oggi sono ridotte, una voce che afferma che le periferie sono anch'esse motori di cultura e di progettualità. Questa è la sfida che il nostro tempo ci presenta.
Agrigento deve parlare al resto del paese e all'Europa di cui è parte".
SICILIATV
Agrigento 2025, dopo il "battesimo" via ad un anno di eventi
La cerimonia inaugurale di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, rappresenta l'inizio di un anno di eventi, ma anche un vero e proprio manifesto di ciò che la cultura può rispecchiare per una comunità: identità, dialogo, inclusione e visione. Il "battesimo" ha avuto luogo nello splendido Teatro Luigi Pirandello, simbolo della tradizione culturale agrigentina, ed è stato trasmesso in diretta su Rai3. Questo prestigioso riconoscimento, assegnato dal Ministero della Cultura, non solo celebra il valore storico e artistico di Agrigento, ma ne proietta il nome su scala nazionale e internazionale come epicentro di riflessione e innovazione culturale.
A rendere speciale questa giornata è stata la partecipazione attiva della comunità locale, con 400 studenti di vari istituti del territorio. La cerimonia è iniziata con l'esecuzione dell'Inno Nazionale, a cura del Conservatorio di Musica Arturo Toscanini di Ribera. Sul palco la conduzione di due volti noti del panorama televisivo e giornalistico: Beppe Convertini e Incoronata Boccia, che hanno intrattenuto gli spettatori in un viaggio tra musica, parole e riflessioni. Tra i momenti di rilievo della mattinata: la proiezione del video "Curri Peppi'", un omaggio al percorso che ha portato Agrigento a essere designata Capitale Italiana della Cultura 2025.
A seguire, il monologo dell'attore Gianfranco Jannuzzo, tratto dal testo "Girgenti Amore Mio", che ha allietato il pubblico con la sua narrazione intima e poetica, accompagnato dalle note della chitarra del maestro Francesco Buzzurro. E poi, le riflessioni di Natalia Re, Presidente del Movimento Italiano della Gentilezza, che ha divulgato un messaggio di sensibilità e attenzione verso il prossimo, valori essenziali, capaci di costruire legami autentici e duraturi tra l'individuo e la comunità. E ancora, l'attrice e scrittrice Romina Caruana ha offerto un contributo di grande intensità emotiva, leggendo alcuni passaggi del suo testo "È solo un gioco di anime", evidenziando come la letteratura possa diventare uno specchio delle nostre fragilità e al contempo uno strumento per rafforzare la nostra umanità.
Una serie di interventi che, oltre ad arricchire il programma con contenuti di grande spessore, hanno messo in luce un aspetto fondamentale della cultura: la sua capacità di non essere solo estetica, ma anche profondamente etica. In questo spazio di dialogo e confronto, valori come gentilezza, empatia e accoglienza trovano il loro significato più autentico, diventando il filo conduttore di un percorso culturale che abbraccia l'altro come parte di sé.
La giornata ha visto, inoltre, i contributi di figure istituzionali e culturali di primissimo piano: il direttore della Fondazione Agrigento 2025, Roberto Albergoni, il presidente della Fondazione, Giacomo Minio, il sindaco di Agrigento, Francesco Miccichè, il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, e il ministro della Cultura, Alessandro Giuli Culmine della cerimonia è stato l'intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a testimonianza del valore e del significato di questo importante traguardo per la città di Agrigento.
Il sindaco di Agrigento, Francesco Miccichè, a conclusione della cerimonia ha dichiarato: "Entusiasmo, orgoglio, responsabilità, determinazione, impegno: ecco ciò che ha indotto in noi la prestigiosa partecipazione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla cerimonia di inaugurazione di 'Agrigento Capitale italiana della Cultura 2025'. E' stata una manifestazione memorabile, che traccia una impronta indelebile, la prima, all'alba dell'anno destinato a rilanciare la città di
Agrigento e la sua provincia alla ribalta internazionale, forte e fiera del suo inestimabile patrimonio artistico, storico, archeologico, culturale, monumentale e paesaggistico".
Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha affermato: "Agrigento, con l'isola di Lampedusa e i comuni della provincia, ha assunto come ispirazione, riferimento tematico e obiettivo di questo anno la relazione fra l'individuo, il prossimo e la natura, ponendo come fulcro l'accoglienza e la mobilità. Il programma delle iniziative presentato a un pubblico nazionale e internazionale è di grande interesse. Partendo dalla straordinaria eredità culturale del territorio, infatti, valorizza una variegata offerta culturale, nella quale tradizione, intersezioni e contaminazioni culturali consentono di definire una dimensione innovativa che guarda con fiducia allo sviluppo socio-economico che, con fatica ma con determinazione, la Sicilia ha già avviato".
Nel corso della cerimonia, il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha sottolineato: "Agrigento può essere il cardine della rinascita di un territorio ricco di complessità, prodotto delle innumerevoli civiltà che sono fiorite, sfiorite e rifiorite, modello di una Sicilia orgogliosamente speciale. Espressione di una armonia e di un dialogo euromediterraneo".
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso del proprio intervento, ha affermato: "Viviamo un tempo in cui tutto sembra comprimersi ed esaurirsi sull'istante del presente. In cui la tecnologia pretende, talvolta, di monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza. La cultura, al contrario, è rivolgersi a un orizzonte ampio, ribellarsi a ogni compressione del nostro umanesimo, quello che ha reso grande la nostra civiltà".
E ha aggiunto: "Per Empedocle l'unità degli elementi era la scintilla della nascita di ogni cosa, la separazione invece era causa di morte. Un simbolo che ripropone la necessità di ricomporre, rigenerare coesione, di procedere insieme. Lo chiede il ricordo dei morti delle guerre che insanguinano l'Europa, il Mediterraneo e altre regioni del pianeta. Lo impongono le tragiche violazioni dei diritti umani che cancellano la dignità, e la stessa vita. Lo esigono le disuguaglianze crescenti. Le povertà estreme, le marginalità".
Poi ha proseguito: "Natura, storia, cultura sono elementi del nostro patrimonio genetico. Le metropoli italiane, mete di turismo crescente, non sono i soli centri di gravità. La ricchezza del nostro Paese sta nella sua pluralità. Nella sua bellezza molteplice. A fornire pregio particolare all'Italia sono proprio le sue preziose diversità, le cento capitali che hanno agito, nell'arco di secoli, come luoghi capaci di esprimere comunità. Un tesoro da investire per il domani dei nostri figli. Tante realtà, nelle Regioni d'Italia, detengono inestimabili risorse, numerose rischiano di deperire senza cura adeguata".
Dunque, si prospetta un anno di sfide e opportunità per Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, un'occasione concreta per consolidare il ruolo della città come crocevia culturale e strategico nel Mediterraneo, nel solco di un percorso lungo, ricco di eventi, incontri, spettacoli, mostre e riflessioni che coinvolgeranno non solo la Agrigento e la Sicilia, ma tutto il Paese. La cultura è il collante che unisce passato e futuro, tradizione e innovazione, radici locali e orizzonti globali. Agrigento si appresta a vivere e far vivere un anno straordinario, in cui ogni cittadino, ogni ospite, ogni visitatore sarà parte di un mosaico unico e irripetibile.
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Il ministro Giuli: "Agrigento può diventare cardine della rinascita di un territorio ricco di complessità"
"Agrigento ha vinto e può diventare cardine della rinascita di un territorio ricco di complessità". Così ha esordito il ministro della cultura Alessandro Giuli, sul palco del teatro Pirandello nel corso della cerimonia di inaugurazione di
Agrigento Capitale della Cultura 2025 alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
"Con una proposta credibile - ha aggiunto il ministro - Agrigento è Capitale della cultura italiana 2025 e aggiungo Capitale mediterranea della cultura. Agrigento in un'isola eletta, al centro di un Mezzogiorno che è crocevia di popoli. Agrigento può finalmente interpretare il senso di una memoria continentale e di farne il fermento di un ritrovato benessere, di uno sviluppo del territorio per chi lo abiterà dopo di noi".
"Ci impegniamo a rafforzare la partecipazione pubblica di una comunità che deve ritrovare fiducia, ottimismo e concordia - ha concluso Giuli -. Ecco la grande occasione per non fallire".
SICILIATV
Agrigento 2025, Schifani: "Contrastare con fermezza campagna screditante di una realtà favolosa"
"Agrigento capitale della Cultura è una scommessa che la Sicilia non può perdere e che non perderà. E' stata un'importante riunione operativa tra governo regionale, amministrazione comunale e Protezione civile, per fare squadra. Si è discusso delle problematiche territoriali. Alcune le abbiamo risolte finanziando con 500 mila euro interventi su alcune strade che sono stati già realizzati lavorando di notte. Siamo qui per essere vicini all'amministrazione comunale e anche per contrastare con garbo, ma con fermezza, una
campagna di comunicazione screditante di realtà favolose come la Valle dei templi e la città di
Agrigento, che ospiteranno centinaia di migliaia di turisti. Questi visitatori devono sapere che troveranno un territorio accogliente sotto il profilo urbanistico, infrastrutturale e alberghiero".
Lo ha dichiarato il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, al termine della riunione che si è tenuta, ieri pomeriggio, in prefettura ad Agrigento, per fare il punto sull'organizzazione delle iniziative per la Capitale italiana della Cultura 2025. All'incontro, insieme con il presidente, accompagnato dal suo capo di gabinetto Salvatore Sammartano, hanno partecipato, oltre al prefetto Salvatore Caccamo, gli assessori alle Infrastrutture Alessandro Aricò, all'Ambiente Giusi Savarino, al Turismo Elvira Amata, all'Energia Roberto Di Mauro e ai Beni culturali Francesco Scarpinato, con i rispettivi dirigenti generali. Presente anche il capo della Protezione civile regionale Salvo Cocina, il commissario straordinario del Libero Consorzio di Agrigento, Giovanni Bologna, i vertici provinciali delle forze dell'ordine e dei vigili del fuoco. Per conto del Comune di Agrigento, il sindaco Francesco Miccichè con gli assessori competenti.
LENTEPUBBLICA
Formazione obbligatoria per i dipendenti pubblici: 40 ore "forzate" all'anno
Il Ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha introdotto una nuova direttiva dedicata alla formazione obbligatoria dei dipendenti pubblici: si tratta di 40 ore "forzate" all'anno.
Questo atto si inserisce in una linea di politiche già avviate con precedenti documenti strategici sulla competenza professionale e sulla valutazione delle performance. "La formazione è una leva essenziale per il miglioramento delle persone e delle amministrazioni," ha dichiarato il ministro, sottolineando l'importanza del capitale umano nella gestione pubblica.
Obiettivi e strumenti della direttiva
Il documento stabilisce priorità e ambiti trasversali per la formazione, indicando come principali risorse la Scuola Nazionale dell'Amministrazione (SNA), il Formez PA e il Dipartimento della Funzione Pubblica. Una delle innovazioni più rilevanti riguarda l'obbligo, a partire dal 2025, di garantire almeno 40 ore annue di formazione per ogni dipendente pubblico. Questa misura, definita un obiettivo di performance concreto e misurabile, mira a responsabilizzare i dirigenti, considerati "gestori" delle risorse umane e promotori di un clima lavorativo collaborativo.
La direttiva punta a:
Individuare soluzioni formative allineate agli obiettivi strategici delle amministrazioni;
Monitorare l'efficacia della formazione e il suo impatto sulla generazione di valore pubblico.
Formazione e innovazione: il ruolo di Syllabus
Un elemento chiave del piano formativo è la piattaforma "Syllabus", concepita per offrire percorsi personalizzati che rispondano alle esigenze dei dipendenti. Attraverso un approccio flessibile e modulare, Syllabus permette a ciascun utente di intraprendere un percorso formativo calibrato sulle proprie necessità, individuate mediante un'analisi iniziale delle competenze. Questa valutazione consente di evidenziare eventuali lacune e di orientare l'offerta formativa verso obiettivi concreti di crescita professionale.
La piattaforma offre un'ampia gamma di corsi, che spaziano dal rafforzamento delle competenze di base a contenuti altamente specialistici. L'obiettivo è quello di creare un ecosistema formativo in cui l'apprendimento diventa continuo e strettamente collegato agli sviluppi tecnologici e normativi che interessano la Pubblica Amministrazione.
Tra i principali vantaggi della piattaforma:
Un monitoraggio sistematico delle competenze del personale, grazie a reportistica avanzata che permette di valutare i progressi individuali e collettivi;
La promozione di una cultura della formazione continua, volta a rafforzare l'efficacia e la qualità del lavoro pubblico;
Il supporto all'attuazione degli obiettivi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), garantendo la preparazione necessaria per affrontare le sfide legate alla transizione digitale ed ecologica.
Le amministrazioni sono tenute a registrarsi su Syllabus e a garantire che tutti i dipendenti, inclusi i neoassunti, possano accedere ai corsi. Particolare enfasi è posta su percorsi dedicati a:
Leadership e gestione del personale;
Competenze digitali, fondamentali per il processo di innovazione tecnologica;
Etica professionale e trasparenza amministrativa;
Prevenzione e contrasto alla violenza di genere, un tema sempre più centrale nelle politiche pubbliche.
Nonostante l'importanza attribuita a Syllabus, la direttiva sottolinea che la piattaforma rappresenta solo il punto di partenza. Le singole amministrazioni devono infatti integrare questa offerta con ulteriori percorsi formativi specialistici, adattati alle specifiche esigenze operative dei diversi settori.
Monitoraggio e rendicontazione dei percorsi formativi
Inoltre le amministrazioni tenute alla predisposizione del PIAO, in fase di programmazione devono riportare il seguente set di informazioni per ciascun intervento formativo:
area di competenze e relativo ambito di competenza
eventuale carattere di obbligatorietà della formazione e riferimento normativo
destinatari
modalità di erogazione della formazione (ad esempio apprendimento autonomo, formazione in presenza, webinar, etc.)
numero di ore di formazione previste
risorse attivabili, specificando, in particolare, il ricorso alla piattaforma Syllabus o di altre fonti (ad esempio SNA e relativi poli territoriali, operatori di mercato, corsi autoprodotti, etc.)
tempi di erogazione.
In sede di monitoraggio è necessario che ciascuna amministrazione tracci il numero effettivo di destinatari che hanno completato con successo ciascun intervento formativo pianificato
Formazione obbligatoria per i dipendenti pubblici: le criticità delle 40 ore "forzate" all'anno
Nonostante le ambizioni della direttiva, permangono alcune sfide. La richiesta di garantire un numero minimo di ore di formazione per ogni dipendente rischia di mettere sotto pressione le amministrazioni con risorse limitate. Inoltre, l'impatto reale delle iniziative formative è strettamente legato alla capacità dei dirigenti di tradurre le conoscenze acquisite in miglioramenti tangibili nella gestione pubblica.
Il ricorso ai fondi del PNRR e l'integrazione con le attività della SNA e del Formez PA sono certamente strumenti utili, ma richiedono un coordinamento efficace per evitare sovrapposizioni e dispersione di risorse. Rimane inoltre da valutare se l'offerta formativa di Syllabus sia in grado di rispondere pienamente alle specifiche esigenze dei diversi settori della Pubblica Amministrazione.
Scenari futuri
La nuova direttiva rappresenta un passo significativo verso una maggiore attenzione alla formazione nel settore pubblico. Tuttavia, la sua implementazione richiede un impegno concreto da parte delle amministrazioni e dei dirigenti per superare ostacoli pratici e garantire che l'investimento nella formazione produca benefici reali per la collettività. Sarà cruciale monitorare l'evoluzione di queste iniziative nei prossimi anni, per valutare se gli obiettivi prefissati possano effettivamente tradursi in un miglioramento della qualità dei servizi pubblici.
LENTEPUBBLICA
Milleproroghe 2025, tutte le novità per i dipendenti degli enti locali.
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Milleproroghe 2025 arrivano importanti novità nella Pa e in particolare per i dipendenti del comparto degli enti locali.
Il Decreto Milleproroghe, introduce una serie di misure significative: pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il provvedimento include proroghe e disposizioni mirate a favorire il funzionamento degli enti locali.
Ecco una sintesi delle principali novità in arrivo e i principali differimenti di termini legislativi in scadenza.
Nuove regole per le assunzioni
Il recente intervento normativo modifica profondamente il sistema di reclutamento e introduce una serie di proroghe per semplificare alcune procedure amministrative. Tra le novità principali, spicca la riforma dell'articolo 35 del Decreto Legislativo n. 165/2001, che stabilisce un limite massimo di tre anni per completare le procedure assunzionali autorizzate dalla Funzione Pubblica e dalla Ragioneria Generale dello Stato.
Fino a oggi, i ritardi nell'organizzazione di concorsi pubblici e nel completamento delle procedure di reclutamento sono stati gestiti tramite proroghe annuali, talvolta estese fino a undici anni. Con la nuova normativa, invece, viene imposto un termine definitivo: entro tre anni le amministrazioni dovranno concludere i processi di assunzione, pena la decadenza dell'autorizzazione e dei relativi fondi. Questa norma, che entrerà in vigore a partire dal 2025, punta a rendere il sistema più efficiente e a evitare ulteriori proroghe.
Per garantire una transizione graduale, si prevede un ultimo anno di proroga, valido fino al 31 dicembre 2025, per finalizzare le procedure attualmente in sospeso. Questa finestra temporale mira a evitare che i fondi già stanziati vadano persi.
Proroghe per le contribuzioni previdenziali e assistenziali
Un elemento di grande rilievo del nuovo provvedimento riguarda la gestione delle contribuzioni previdenziali e assistenziali obbligatorie a carico delle pubbliche amministrazioni (Pa). Con l'obiettivo di agevolare la regolarizzazione dei versamenti contributivi e di evitare conseguenze finanziarie per le casse pubbliche, si proroga fino al 31 dicembre 2025 la sospensione dei termini di prescrizione relativi a tali contribuzioni.
La misura interessa le contribuzioni obbligatorie previste per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche e si estende anche ai contributi dovuti per i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa. In altre parole, i lavoratori parasubordinati rientrano a pieno titolo nel quadro delle tutele offerte dal provvedimento.
In particolare, le Pa avranno tempo fino alla fine del 2025 per:
Regolarizzare le posizioni assicurative dei dipendenti: Si tratta di intervenire sui periodi retributivi risalenti fino al 31 dicembre 2020, permettendo di sanare eventuali lacune contributive senza incorrere in sanzioni civili.
Evitare conseguenze finanziarie negative: La proroga scongiura il rischio che, in caso di mancato versamento delle contribuzioni, l'onere per il trattamento pensionistico ricada sull'INPS o sui datori di lavoro pubblici.
Scadenze per progetti infrastrutturali e scudo erariale
Il provvedimento proroga fino al 30 aprile 2025 il cosiddetto "scudo erariale", una misura che circoscrive la responsabilità dei funzionari pubblici per danni erariali ai soli casi in cui si dimostri che il danno risulti causato con dolo, ossia intenzionalmente. Questa disposizione, introdotta inizialmente per garantire maggiore serenità nell'operato dei dirigenti pubblici, rappresenta un tentativo di bilanciare due esigenze fondamentali: da un lato, la tutela del denaro pubblico e, dall'altro, la protezione dei funzionari da procedimenti giudiziari ingiustificati e spesso paralizzanti.
Prima dell'introduzione dello scudo erariale, i dirigenti potevano essere chiamati a rispondere di errori anche quando non vi fosse stato dolo o colpa grave, una situazione che aveva creato un clima di forte incertezza. Questa incertezza spingeva molti funzionari a rinunciare a decisioni che comportassero rischi, bloccando di fatto importanti processi decisionali e rallentando l'azione amministrativa.
Grazie a questa proroga, i funzionari pubblici potranno continuare a svolgere il loro lavoro con maggiore tranquillità, sapendo di essere tutelati in caso di errori non intenzionali. L'obiettivo è favorire una gestione più efficiente e snella delle risorse pubbliche, senza che il timore di conseguenze legali freni le decisioni necessarie.
Tuttavia, la misura non è esente da critiche. Alcuni esperti hanno evidenziato il rischio che la limitazione della responsabilità possa portare a un minor controllo nell'uso dei fondi pubblici. In particolare, i detrattori temono che la soglia più alta per l'accertamento delle responsabilità possa ridurre la capacità della Corte dei conti di vigilare efficacemente su eventuali sprechi o utilizzi impropri delle risorse.
Nuovi obblighi per i concorsi dal 2025
Infine, per quanto riguarda le novità del Milleproroghe per i dipendenti degli enti locali, a partire dal 1° gennaio 2025, le amministrazioni pubbliche saranno nuovamente vincolate all'obbligo di espletare le procedure di mobilità volontaria prima di poter bandire nuovi concorsi. Questa misura, disciplinata dall'articolo 30, comma 2-bis, del Decreto Legislativo n. 165/2001, rappresenta una svolta rispetto agli ultimi anni, durante i quali era stata consentita maggiore flessibilità grazie a deroghe temporanee.
La mobilità volontaria è una procedura che consente ai dipendenti pubblici già in servizio presso un'amministrazione di trasferirsi ad altra amministrazione, garantendo una più efficace distribuzione delle risorse umane all'interno del sistema pubblico. Tuttavia, il suo ripristino come passaggio obbligatorio prima di procedere a nuove assunzioni solleva dubbi in termini di efficienza e tempi di reclutamento.
L'ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) aveva sollecitato un'ulteriore proroga della norma che rende facoltativo l'espletamento della mobilità volontaria. Secondo l'associazione, questa flessibilità aveva consentito ai Comuni e ad altre amministrazioni di accelerare le assunzioni, rispondendo più rapidamente alle esigenze di personale, specialmente in settori strategici come la sanità, l'istruzione e i servizi sociali.
La mancata proroga comporta ora un ritorno a un sistema che, sebbene concepito per ottimizzare le risorse già esistenti, potrebbe rallentare le procedure di reclutamento. La necessità di verificare preliminarmente la disponibilità di personale tramite la mobilità, infatti, introduce un ulteriore passaggio burocratico, con tempi che potrebbero dilatarsi notevolmente.
LENTEPUBBLICA
Elezioni RSU 2025: la circolare dell'Aran destinata alle Pa
Con la pubblicazione della Circolare 1/2025 dell'Aran destinata a tutte le Pa, il processo per le elezioni di rinnovo delle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU) entra ufficialmente nel vivo.
La circolare, indirizzata a tutte le Amministrazioni pubbliche ai sensi dell'art. 1, comma 2, del D.Lgs. n. 165 del 2001, delinea il calendario delle elezioni, fissate per i giorni 14, 15 e 16 aprile 2025, oltre a fornire chiarimenti sulle procedure elettorali.
Ruolo e rappresentanza delle RSU
Le RSU, organi di rappresentanza eletti direttamente dai lavoratori, svolgono un ruolo cruciale nella tutela dei diritti e nella contrattazione collettiva. Le elezioni 2025 rappresentano un'occasione per rinnovare questi organi e rafforzare il dialogo tra lavoratori e Amministrazioni, in un contesto normativo sempre più complesso e articolato.
Le Amministrazioni pubbliche sono chiamate a garantire il regolare svolgimento delle elezioni, favorendo la massima partecipazione e assicurando trasparenza in tutte le fasi del processo. Questo appuntamento democratico, se gestito correttamente, contribuirà a consolidare la rappresentatività sindacale e a promuovere un ambiente di lavoro equilibrato e inclusivo.
Il quadro normativo e il calendario elettorale
In base all'Accordo Collettivo Nazionale Quadro (ACNQ) del 12 aprile 2022, e al Protocollo sottoscritto il 20 novembre 2024, sono state definite le tempistiche per il rinnovo delle RSU. La consultazione elettorale riguarderà tutte le Amministrazioni pubbliche, incluse le istituzioni scolastiche ed educative. Le operazioni di voto si svolgeranno in contemporanea su scala nazionale e non potranno subire rinvii per esigenze organizzative locali.
Le date chiave del processo comprendono:
14 aprile 2025: insediamento delle sezioni elettorali e inizio delle votazioni;
15-16 aprile 2025: proseguimento delle votazioni;
17 aprile 2025: avvio dello scrutinio con termine entro le ore 14:00;
17-24 aprile 2025: pubblicazione dei verbali elettorali.
Procedure e adempimenti per le Amministrazioni
Le Amministrazioni sono invitate a condividere la circolare con le sedi periferiche, le organizzazioni sindacali e le commissioni elettorali. Questo passaggio è cruciale per garantire il corretto svolgimento delle operazioni di voto e minimizzare eventuali contestazioni. In particolare, la trasmissione telematica dei verbali elettorali, da effettuarsi esclusivamente attraverso la piattaforma online dell'Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (Aran), rappresenta un elemento chiave per l'accertamento della rappresentatività sindacale.
Sedi elettorali e organizzazione del voto
Le sedi di elezione delle RSU variano a seconda delle articolazioni territoriali delle Amministrazioni. Ad esempio:
Per le Amministrazioni locali, sanitarie e scolastiche, è prevista un'unica RSU per ciascun ente.
Per le Amministrazioni centrali, istruzione e ricerca (esclusi gli enti scolastici) e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, le sedi di elezione possono essere multiple, in base a protocolli specifici da concordare con le organizzazioni sindacali entro il 10 gennaio 2025.
Le sezioni elettorali, individuate all'interno dei collegi, garantiranno ai lavoratori la possibilità di esercitare il proprio diritto di voto. Le commissioni elettorali sono responsabili della gestione degli orari di apertura e chiusura delle sezioni e della diffusione di tali informazioni tra i dipendenti.
Presentazione delle liste elettorali
Le liste elettorali possono essere presentate da:
Organizzazioni sindacali rappresentative aderenti all'ACNQ del 12 aprile 2022;
Altri sindacati rappresentativi che rispettino le disposizioni di legge sui servizi pubblici essenziali.
Le organizzazioni sindacali devono completare specifici adempimenti entro l'11 marzo 2025, tra cui:
Dichiarazione formale all'Aran di adesione alle norme sui servizi essenziali;
Deposito dello statuto e dell'atto costitutivo, ove necessario;
Richiesta di pre-inserimento della denominazione nell'applicativo online per la gestione delle elezioni.