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Smart working nella Pubblica amministrazione: nuove prospettive e sfide future
Nella prestigiosa sede di Palazzo Wedekind, l'INPS e la School of Management del Politecnico di Milano hanno presentato i risultati di una ricerca condotta nell'ambito dell'Osservatorio Smart Working nella Pubblica amministrazione, evidenziandone prospettive e sfide future. L'evento, intitolato "L'evoluzione della leadership e l'impatto dello Smart Working sul Valore Pubblico", ha offerto un'opportunità di confronto sulle migliori pratiche adottate nel settore pubblico, con un focus sui progressi raggiunti nel 2024 e sulle prospettive per il 2025. L'obiettivo principale dell'incontro è stato fornire strumenti di analisi basati su dati concreti, utili a orientare le scelte strategiche delle amministrazioni pubbliche per migliorare l'attrattività, la competitività e il benessere dei dipendenti, contribuendo al contempo alla stabilità economica e sociale. Tra i partecipanti alla discussione figuravano personalità di spicco del settore, tra cui Giuseppe Conte, direttore centrale Risorse Umane INPS, Mariano Corso, responsabile scientifico del Tavolo di lavoro Smart Working nella Pubblica Amministrazione del Politecnico di Milano, Enrico Deidda Gagliardo, fondatore e direttore scientifico del CERVAP e prorettore dell'Università degli Studi di Ferrara, Fiorella Crespi, direttrice dello stesso tavolo di lavoro, e Valeria Vittimberga, direttore generale INPS.Smart working nella Pubblica amministrazione: nuove prospettive e sfide future L'incontro ha confermato come il lavoro agile rappresenti non solo un'opportunità di innovazione per le amministrazioni, ma anche una leva strategica per affrontare le sfide future e migliorare il servizio reso ai cittadini.
LENTEPUBBLICA
Il principio di Buona Fede è rilevante anche da parte della PA.
Del principio di buona fede e la sua rilevanza nel Codice dei contratti pubblici: anche la PA lo deve rispettare.
Con sentenza del 16 gennaio 2025, n. 333, la terza sezione del Consiglio di Stato, in relazione alla clausola generale di buona fede, torna nuovamente a ribadire "quanto chiarito dalla giurisprudenza di questo Consiglio di Stato (sez. III, 11 luglio 2022, n. 5801), là dove, [...], ha avuto modo di valorizzare il principio di buona fede, inteso quale concetto giuridico generale che si riempie di contenuto a seconda della fattispecie che viene in rilievo.
Del principio di buona fede e la sua rilevanza nel Codice dei contratti pubblici: anche la PA lo deve rispettare.
Con sentenza del 16 gennaio 2025, n. 333, la terza sezione del Consiglio di Stato, in relazione alla clausola generale di buona fede, torna nuovamente a ribadire "quanto chiarito dalla giurisprudenza di questo Consiglio di Stato (sez. III, 11 luglio 2022, n. 5801), là dove, [...], ha avuto modo di valorizzare il principio di buona fede, inteso quale concetto giuridico generale che si riempie di contenuto a seconda della fattispecie che viene in rilievo.
Nel ricondurre nuovamente ad unitarietà la nozione di buona fede mediante il richiamo ai doveri di correttezza e lealtà, nella sentenza viene sottolineato come il principio in argomento "sia oggi innalzato a clausola generale dell'ordinamento giuridico, in grado di permeare ogni ambito del diritto".
Nel caso in esame il Giudice, chiamato a conoscere su una controversia connessa al mancato rilascio di un permesso di soggiorno, coinvolge negli ambiti di riflessione l'istituto del soccorso istruttorio quale espressione del principio de qua e "la cui attivazione si impone a fronte di mere irregolarità amministrative sanabili".
Poiché l'art. 1 della l. n. 241/1990 rubricato "Principi generali dell'attività amministrativa", al comma 2-bis, dispone che «i rapporti tra il cittadino e la Pubblica Amministrazione sono improntati ai principi della collaborazione e della buona fede» e che l'art.6 della medesima Legge pone in capo al responsabile del procedimento il dovere di "chiedere le integrazioni documentali utili alla più completa istruttoria procedimentale, non potendosi limitare ad addurre l'incompletezza dei documenti posti a supporto dell'istanza per concludere nel senso dell'adozione di un provvedimento negativo, senza aver prima posto il soggetto istante in condizione di completare l'istanza in questione", ne discende a parere dei Giudici che, in maniera pienamente condivisibile, l'attuazione del principio di buona fede di cui al richiamato art.1, comporti il dovere per l'Amministrazione di "tenere in debita considerazione l'interesse del privato al rilascio del provvedimento".
Il principio di buona fede sul piano civilistico
Sul piano civilistico, giova ricordare che il principio di buona fede si concretizza nel dovere di ciascuna delle parti, di realizzare l'interesse contrattuale dell'altra evitando di arrecarvi danno. In termini di esecuzione del contratto, la clausola de qua comporta l'obbligo di informare la controparte di ogni sopraggiunta circostanza cui questa non sia in grado di conoscere; la violazione della clausola in parola ben può, infatti, arrivare a configurarsi come abuso del diritto, ossia quella situazione nella quale un contraente esercita contro l'altro i diritti che gli derivano dalla legge o dal contratto, allo scopo di realizzarne uno diverso da quello cui i diritti sono preordinati.
Tutte queste elaborazioni della copiosa giurisprudenza civilistica vengono trasferite integralmente nel procedimento amministrativo, nell'articolo 10 bis della legge 241 del 1990 il quale sancisce l'obbligo in capo alla pubblica amministrazione di comunicare i motivi ostativi all'accoglimento della istanza. Proprio nella sentenza di cui si discute, infatti, il Giudice censura l'argomentazione dell'Amministrazione poiché, ancorché in mancanza della comunicazione del cambio di residenza da parte dell'istante, ritenendo erroneamente regolarmente notificati gli atti prodromici per effetto della compiuta giacenza, in tal modo non ha consentito all'interessato di interloquire nel procedimento, consentendogli eventualmente di sanare le contestate irregolarità, in ossequio al preavviso di rigetto di cui all'art. 10 bis L. 241/90.
Conclude il Giudice che i doveri di correttezza e buona fede risultano ancor più pregnanti se si considera la rilevanza costituzionale e internazionale dei diritti fondamentali della persona coinvolti nella vicenda di cui si discute, a riprova di come l'attività ermeneutica del Giudice debba essere sempre assiologicamente e costituzionalmente orientata.
La buona fede nel nuovo Codice dei contratti
Giocando di sponda con quanto ribadito dalla terza sezione del Consiglio di Stato, appare ragionevole avviare una riflessione sulla circostanza che, la clausola generale di buona fede, attesa la sua rilevanza, è stata posta dal legislatore del D.lgs. n.36 del 2023 quale primo dei principi complementari posti alla base del nuovo Codice dei contratti pubblici.
La formulazione dell'art.5 del Decreto legislativo in argomento rubricato, appunto, "principi di buona fede e di tutela dell'affidamento", come noto, riposa sul recepimento di una triade epocale di sentenze dell'Adunanza Plenaria, in particolare sulle due sentenze gemelle n. 19 e 20 del 2021, e la n. 21 in pari anno. La legittimazione di questa scelta del legislatore, si trova nell'art.1 comma 1 della Legge delega n. 78 del 2022, nella parte in cui sancisce che il Governo è delegato ad adottare [...] uno o più decreti legislativi recanti la disciplina dei contratti pubblici, [...] anche al fine di adeguarla [...] ai princìpi espressi dalla giurisprudenza della Corte costituzionale e delle giurisdizioni superiori, interne e sovranazionali. Nelle prime due sentenze, il Consiglio di Stato in Plenaria si è pronunciato su questioni di diritto afferenti sia i profili di giurisdizione, sia quelli di merito. Nello specifico, le pronunce sono rese rispetto alla sussistenza o meno della giurisdizione del Giudice Amministrativo a conoscere una domanda del privato volta ad ottenere la condanna della Pubblica Amministrazione, e il conseguente risarcimento dei danni subiti a seguito dell'annullamento in sede giurisdizionale, di un provvedimento amministrativo favorevole all'interessato dalla stessa emanato e, nel merito, se e in quale misura il privato possa astrattamente vantare un legittimo affidamento sul provvedimento amministrativo poi annullato.
In esito alle pronunce, la giurisprudenza ha consolidato l'orientamento secondo il quale, sussisterebbe un comportamento amministrativo della Pubblica Amministrazione, «non meramente materiale, bensì strettamente collegato all'esercizio del potere». Si opera così una ripartizione in due livelli, tra loro distinti e autonomi, sui quali agisce l'attività autoritativa: quello della validità del provvedimento e quello della buona fede.
In altre parole, se l'amministrazione viola le regole di correttezza e buona fede nell'esercizio dei poteri autoritativi, «pone comunque in essere un comportamento amministrativo, indirettamente collegato all'esercizio del potere», con la conseguenza di attribuire la devoluzione delle relative controversie in materia alla competenza del Giudice amministrativo.
Il comportamento amministrativo per la Pubblica Amministrazione
Sulla scorta delle celebri sentenze sinteticamente esaminate, l'articolo in esame al comma 1 sancisce che: «nella procedura di gara le stazioni appaltanti, gli enti concedenti e gli operatori economici si comportano reciprocamente nel rispetto dei principi di buona fede e di tutela dell'affidamento». In tal modo, viene ribadito lo specifico e reciproco obbligo di correttezza sia da parte della stazione appaltante che dell'operatore economico e, riferendosi in modo particolare alla tutela dell'affidamento, pone uno speciale focus sulla parte di natura precontrattuale.
Senza nulla innovare, al comma 2 si stabilisce che «nell'ambito del procedimento di gara, anche prima dell'aggiudicazione, sussiste un affidamento dell'operatore economico sul legittimo esercizio del potere e sulla conformità del comportamento amministrativo al principio di buona fede», recependo i principi sulla tutela dell'affidamento incolpevole, giuste sentenze di cui sopra. Si ribadisce ad ogni modo e nuovamente come l'affidamento rappresenti un vero e proprio limite all'esercizio del potere amministrativo, il quale dovrà in ogni caso essere conforme alla suddetta clausola generale.
Al comma 3 è sancito che «in caso di aggiudicazione annullata su ricorso di terzi o in autotutela, l'affidamento non si considera incolpevole se l'illegittimità è agevolmente rilevabile in base alla diligenza professionale richiesta ai concorrenti. Nei casi in cui non spetta l'aggiudicazione, il danno da lesione dell'affidamento è limitato ai pregiudizi economici effettivamente subiti e provati, derivanti dall'interferenza del comportamento scorretto sulle scelte contrattuali dell'operatore economico». Vengono qui poste le condizioni di risarcibilità del danno scaturente da provvedimento favorevole poi annullato, in pieno recepimento delle sentenze gemelle nella parte in cui la norma, esclude il carattere incolpevole dell'affidamento in caso di illegittimità agevolmente rilevabile in base alla diligenza professionale richiesta ai concorrenti.
Detto danno risarcibile, è quello scaturente dalle conseguenze negative cagionate dalla scorrettezza della pubblica amministrazione sulle scelte contrattuali fatte dall'operatore economico. In termini di quantum la risarcibilità si riferisce ai costi inutilmente sostenuti per partecipare alla gara, la c.d. chance contrattuale alternativa e, di conseguenza, al c.d. interesse negativo. Tali danni devono essere effettivi e provati.
Il comma 4 prende spunto da un'altra sentenza dell'Adunanza Plenaria, la n. 2 del 2017, e scaturisce dall'esigenza di esplicitare un rimedio, ossia l'azione di rivalsa, che consenta, appunto, di ritrasferire in tutto o almeno in parte il danno risarcito dall'amministrazione sull'aggiudicatario dichiarato illegittimo che, a ben vedere, in assenza tale meccanismo di rivalsa beneficia di un arricchimento ingiusto. Il comma 4 infatti recita: «ai fini dell'azione di rivalsa della stazione appaltante o dell'ente concedente condannati al risarcimento del danno a favore del terzo pretermesso, resta ferma la concorrente responsabilità dell'operatore economico che ha conseguito l'aggiudicazione illegittima con un comportamento illecito».
ILSOLE24ORE
Autonomia differenziata, dopo il no al referendum che cosa succede ora?
Respiro di sollievo a Palazzo Chigi: Meloni non sarà costretta a difendere una legge divisiva. Ora si torna in Parlamento per la riscrittura della legge delega sui Lep, ma con calma. E il premierato slitta a fine legislatura.Diciamo pure subito, senza timore di essere smentiti, che una campagna elettorale con le regioni del Nord e quelle del Sud le une contro le altre armate non era una prospettiva troppo gradita nei due palazzi che si fronteggiano sul Colle più alto di Roma, il Quirinale e la Consulta. Ma naturalmente la decisione dei giudici costituzionali di stoppare il referendum abrogativo sulla legge Calderoli, legge ordinaria in attuazione dell'articolo 116 della Costituzione sull'autonomia differenziata, ha una ragione giuridica evidente: dopo la sentenza della stessa Corte costituzionale 192 del 14 novembre scorso in seguito al ricorso di quattro regioni a guida centrosinistra - sentenza che ha di fatto smontato la legge impugnata cancellandone 7 punti e riscrivendone in modo "costituzionalmente corretto" altri 5 - della Calderoli resta ben poco.
Lo stop della Consulta: no a un referendum su una legge che non c'è più
«La Corte ha rilevato che l'oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari. Ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell'elettore», recita la nota serale della Consulta per la stampa, in attesa del deposito delle motivazioni. Come a dire: se non c'è più l'oggetto, su cosa si vota? Non solo. Proprio perché a restare in piedi è di fatto solo il principio dell'autonomia differenziata, principio contenuto nell'articolo 116 con la riforma del Titolo V voluta dall'allora centrosinistra nell'ormai lontano 2001, «il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta dell'autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull'articolo 116, terzo comma della Costituzione; il che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale».
Il sospiro di sollievo di Palazzo Chigi, che evita lo scontro su tema divisivo
Il primo grande sospiro di sollievo arriva da Oltre Oceano, ed è quello di Giorgia Meloni. La premier, impegnata nella cerimonia di insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump, si evita infatti una campagna elettorale insidiosissima, campagna che la avrebbe costretta a difendere una legge che non ha mai sentito sua e che la avrebbe costretta a subire la propaganda di un'opposizione per una volta unita attorno alla bandiera dell'unità del Paese contro la legge "spacca Italia". E tutto sommato a tirare un sospiro di sollievo è la stessa Lega. Che con il governatore del Veneto Luca Zaia sostiene che «la Corte ha prima affermato la costituzionalità della legge, suggerendo i correttivi, e oggi pone la parola fine al referendum togliendo incertezza alla fase operativa».
E ora? Primo step nuova legge delega sui Lep. Ma con calma
Fase operativa che, tuttavia, dopo l'intervento della Consulta con la sentenza 192 del 2024 avrà per forza di cose tempi lunghi. Le Camere, hanno dettato i giudici costituzionali, si devono poter esprimere compiutamente su tutti i passaggi fondamentali della riforma, dai provvedimenti che fissano gli ormai famosi quanto ancora imprecisati Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) fino alle intese con le singole regioni, che potranno essere emendate dal Parlamento a differenza di quanto previsto fin qui dalla legge quadro. Inoltre ad essere trasferite non potranno essere le materie in blocco ma solo singole funzioni. Dulcis in fundo, va preventivamente calcolato l'impatto dei Lep e del loro finanziamento integrale su saldi di finanza pubblica che difficilmente possono sopportare nuova spesa, e che ora sono stati fissati in un Piano strutturale di bilancio non più modificabile a meno di eventi eccezionali.
I tempi lunghi investiranno per par condicio anche il premierato
Nell'immediato il primo passaggio obbligato è la riscrittura in modo puntuale e non generico della legge delega sui Livelli essenziali di prestazione (Lep). «La Corte ha detto che la delega deve essere chiara, non può essere generica, e ha chiesto un maggior coinvolgimento del Parlamento. Faremo in modo che le Camere possano emendare le intese», conferma il presidente meloniano della commissione Affari costituzionali Alberto Balboni. Ma né Meloni né Forza Italia hanno voglia di riaprire subito la questione («scriveremo una legge equilibrata», dice il vicepremier e leader azzurro Antonio Tajani). Insomma, tempi lunghi. Che investiranno anche - per par condicio - l'altra riforma costituzionale in campo, quella del premierato. Tanto che la stessa premier, nella conferenza stampa di inizio anno, ha evocato il referendum confermativo sulla "sua" riforma dopo le prossime elezioni politiche.
Le opposizioni: la legge Calderoli è stata «rasa al suolo»
La lettura delle opposizioni, dal Pd al M5s, è che il referendum è stato stoppato dalla Corte perché la legge Calderoli era già stata «rasa al suolo» dalla stessa sentenza di fine anno. «Esortiamo quindi il centrodestra a evitare forzature sulle intese con le regioni, che vanno bloccate immediatamente, e a non tentare furbate e blitz in Parlamento, dove faremo muro contro ogni eventuale tentativo di aggirare i principi chiarissimi fissati dalla Consulta», avverte per tutti il senatore dem Dario Parrini. E se la segretaria dem Elly Schlein aveva puntato sul referendum per farne una palestra di unità per la futura coalizione di centrosinistra, è anche vero che la Consulta evita al principale partito di opposizione il rischio, alto in tempi di disaffezione dal voto soprattutto al Sud, di andare a sbattere contro il muro del mancato raggiungimento del quorum del 50% più uno degli aventi diritto.
Via libera ai referendum sulla cittadinanza e sul Jobs act, ma incombe il quorum
Contestualmente alla bocciatura del referendum sull'autonomia, dalla Consulta arriva il via libera al quesito sulla cittadinanza presentato da Più Europa (5 anni invece di 10 per poter richiedere la cittadinanza italiana) e ai 4 quesiti per abolire quel che resta del renziano Jobs act voluti dalla Cgil di Maurizio Landini (indennità di licenziamento nelle piccole imprese, contratti di lavoro a termine e responsabilità solidale del committente negli appalti). Ma senza il traino dell'autonomia e senza concomitanti elezioni amministrative (il governo ha per tempo accorpato tutte le comunali al 2026, mentre per le regioni in scadenza si voterà in autunno) il quorum è una chimera. Al Pd a questo punto converrebbe restare in disparte, visto che per di più i 5 Stelle non hanno firmato il quesito sulla cittadinanza.
QUILICATA
Politica Agrigento: cintura di sicurezza e protezione civile in occasione del Presidente della Repubblica.
Conclusa con successo la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sabato 18 gennaio presso il Teatro Pirandello di Agrigento. Ecco il comunicato stampa:
"Superata benissimo la prova che ha visto la presenza del Capo dello Stato e di tutte le personalità istituzionali presenti alla cerimonia inaugurale di Agrigento, capitale 2025.
Una imponente cintura di protezione e sicurezza che ha coinvolto anche la protezione civile del Libero Consorzio Comunale di Agrigento in piena sintonia con il Dipartimento Regionale della Protezione civile, le forze dell'ordine e le numerose associazioni di volontariato dell'intera provincia agrigentina attivate per l'occasione.
"Abbiamo impiegato tutte le forze ha sottolineato il Presidente della Regione Siciliana insieme al Commissario del Libero Consorzio Comunale di Agrigento e gli uffici competenti affinché la città ed il suo territorio sia stato accogliente e sicuro durante la visita e per l'intero anno 2025.
In questa fase, tutte le strutture interessate di protezione civile regionale e dell'intera provincia agrigentina hanno agito con professionalità e senso di responsabilità ed a loro va il ringraziamento del governo regionale.
Il Libero Consorzio comunale di Agrigento continuerà a fare tutto quanto sia nelle nostre disponibilità nella convinzione che questo importante riconoscimento diventi una importante occasione di valorizzazione della città di Agrigento e soprattutto del territorio della Provincia".
SICILIAONPRESS
Imponenti le misure di sicurezza durante la visita del Presidente Mattarella.
Conclusa con successo la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sabato 18 gennaio presso il Teatro Pirandello di Agrigento.
Superata benissimo la prova che ha visto la presenza del Capo dello Stato e di tutte le personalità istituzionali presenti alla cerimonia inagurale di Agrigento, capitale 2025.
Una imponente cintura di protezione e sicurezza che ha coinvolto anche la protezione civile del Libero Consorzio Comunale di Agrigento in piena sintonia con il Dipartimento Regionale della Protezione civile, le forze dell'ordine e le numerose associazioni di volontariato dell'intera provincia agrigentina attivate per l'occasione.
"Abbiamo impiegato tutte le forze ha sottolineato il Presidente della Regione Siciliana insieme al Commissario del Libero Consorzio Comunale di Agrigento e gli uffici competenti affinchè la città ed il suo territorio sia stato accogliente e sicuro durante la visita e per l'intero anno 2025.
In questa fase, tutte le strutture interessate di protezione civile regionale e dell'intera provincia agrigentina hanno agito con professionalità e senso di responsabilità ed a loro va il ringraziamento del governo regionale.
Il Libero Consorzio comunale di Agrigento continuerà a fare tutto quanto sia nelle nostre disponibilità nella convinzione che questo importante riconoscimento diventi una importante occasione di valorizzazione della città di agrigento e sopratutto del territorio della Provincia.
QDS
Ex Province: una barzelletta tutta siciliana con 10 anni di nulla e uno spreco miliardario.
"Abolite" da Crocetta, le ex Province continuano a costare care ai cittadini: oltre un miliardo soltanto nel 2023/2024
PALERMO - Non c'è davvero pace per le ex Province regionali della Sicilia, ancora in cerca di stabilità dopo la monca riforma varata dall'ex Governo regionale di Rosario Crocetta, che di fatto svuotò gli Enti di funzioni e risorse, pur mantenendo in piedi gli apparati, con tutti i relativi costi. Da allora quelle che sono diventate Città Metropolitane e Liberi Consorzi di Comuni hanno vissuto situazioni a dir poco paradossali, incapaci di svolgere quelle che sono le principali competenze (ovvero la manutenzione di scuole e strade) a causa di una riorganizzazione mai realmente portata a compimento, con elezioni di secondo livello rinviate di volta in volta e commissariamenti infiniti. Il tutto anche a causa di quanto avvenuto a livello nazionale.
L'ultima puntata di questa telenovela risale proprio a pochi giorni fa, quando il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, ha esaminato venticinque leggi regionali deliberando di impugnarne due siciliane tra cui "la legge della Regione Siciliana n. 27 del 18/11/2024, recante 'Disposizioni in materia di urbanistica ed edilizia. Modifiche di norme', in quanto talune disposizioni, eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di elezione dei presidenti dei Liberi Consorzi comunali e dei Consigli metropolitani, violano gli articoli 1, 3, 5 e 114 della Costituzione".
La legge della Regione Siciliana 18 novembre 2024, n. 27, è "censurabile relativamente ad alcune disposizioni" perché queste "eccedono dalle competenze statutarie riconosciute alla Regione Siciliana dallo Statuto Speciale"...
LIVESICILIA
Agrigento 2025, Schifani convoca e presiede un tavolo operativo.
Sono emersi interventi urgenti che saranno completati nei prossimi giorni.
AGRIGENTO - Nuovo tavolo operativo alla Regione per Agrigento Capitale della Cultura italiana 2025. Lo ha convocato questa mattina e lo ha presieduto già nel primo pomeriggio di oggi il presidente Renato Schifani per affrontare nel dettaglio alcune delle questioni più urgenti ancora aperte.
"Dobbiamo dare riposte immediate al territorio su temi indifferibili che riguardano lo svolgimento di questo anno così speciale. Le questioni da affrontare sono tante e serve la massima collaborazione istituzionale. Abbiamo chiesto al Comune - ha detto Schifani - di lavorare a testa bassa fino al pieno raggiungimento dell'obiettivo".
"Noi, da parte nostra, non ci stiamo risparmiando e stiamo mettendo in campo ogni struttura regionale interessata e ogni risorsa economica e finanziaria disponibile. Non si parla solo di Agrigento, infatti, ma si tratta di qualcosa che riguarda la Sicilia nella sua interezza. Abbiamo tutta l'intenzione di sfruttare questa straordinaria opportunità per dare lustro alla nostra terra".
I problemi emersi durante la riunione
Tra gli interventi più urgenti emersi durante la riunione: la risoluzione dei problemi di approvvigionamento idrico delle strutture ricettive del centro storico, la sistemazione e la realizzazione di aree parcheggio e l'organizzazione di un servizio navette, ma non solo.
Tra i problemi vi è anche la manutenzione della viabilità e dell'illuminazione stradale, la bonifica di micro discariche presenti in aree pubbliche, la pulizia delle strade, la realizzazione di un sistema di bagni pubblici e la sistemazione del verde e dell'arredo urbano, comprese l'installazione di alcune pensiline.
Per alcuni di questi obiettivi, la Regione ha dato la propria disponibilità a intervenire direttamente e subito, affidandosi a servizi in house, così da operare con la massima celerità.
Nello specifico, la Protezione civile regionale si occuperà del migliore approvvigionamento idrico per le strutture ricettive del centro storico; il dipartimento dello Sviluppo rurale provvederà alla pulizia delle aree verdi e del ciglio delle strade; infine, l'assessorato delle Infrastrutture stipulerà convenzioni con società di trasporto per l'attivazione dei servizi di navetta.
Alla riunione hanno partecipato, oltre all'assessore regionale alle Infrastrutture alla mobilità Alessandro Aricò, anche numerosi dirigenti generali dei dipartimenti che saranno direttamente interessati negli interventi da mettere in campo e, in videoconferenza, i rappresentanti dell'amministrazione comunale di Agrigento.
La riunione è stata aggiornata a giovedì prossimo.
https://livesicilia.it/agrigento-2025-schifani-convoca-e-presiede-un-tavolo-operativo/
INFORMAZIONE.IT
Agrigento: cintura di sicurezza e protezione civile in occasione del Presidente della Repubblica.
Conclusa con successo la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sabato 18 gennaio presso il Teatro Pirandello di Agrigento. Ecco il comunicato stampa: "Superata benissimo la prova che ha visto la presenza del Capo dello Stato e di tutte le personalità istituzionali presenti alla cerimonia inaugurale di Agrigento, capitale 2025. Una imponente cintura di protezione e sicurezza che ha coinvolto anche la protezione civile del Libero Consorzio Comunale di Agrigento in piena sintonia con il Dipartimento Regionale della Protezione civile, le forze dell'ordine e le numerose associazioni di volontariato dell'intera provincia agrigentina attivate per l'occasione.
Anche un ritratto in dono per il presidente Mattarella. Il tema è "Il lato bello e utile del rifiuto", organizzata da Fondazione Agrigento 2025, Comune di Agrigento, Gruppo Hera - che ha stabilimento anche a Santa Croce e Pisa - e Seap.
Come succede in via Atenea, fra caffè e brioches del Gambrinus, quando l'elicottero presidenziale non è ancora atterrato sul campo sportivo, sopra un tappeto verde, un finto prato steso a rotoli. S'è imbellettata la vecchia Girgenti, provando a non sfigurare con il Presidente Mattarella, anche a costo di attrarre qualche amara ironia.
Non lo dice chiaramente, ma durante la cerimonia di inaugurazione di Agrigento Capitale della cultura 2025 arriva comunque la sferzata del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: sperare che il titolo vinto dalla città dei templi non si riveli un'occasione sprecata ("Un tesoro da investire per il domani ...
«Capitale della cultura è l'occasione per migliorare la qualità della vita. La Regione deve essere corresponsabile e poteva accorgersi prima delle difficoltà
Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la cerimonia di inaugurazione di Agrigento Capitale della Cultura 2025. "In un luogo, come Agrigento, ove il patrimonio monumentale è dominante, potrebbe prevalere la convinzione che cultura sia ammirazione delle vestigia del passato.