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Agrigento capitale della Cultura, si cambia, l'ex prefetto Cucinotta alla guida della Fondazione
di Manlio Viola
L'ex prefetto di Palermo Maria Teresa Cucinotta guiderà la Fondazione Agrigento Capitale della cultura 2025. La nomina è arrivata nelle ultime ore della serata di oggi, lunedì 27 gennaio. Sostituisce il dimissionario Giacomo Minio che ha lasciato la fondazione con una lettera elegantemente polemica nella serata di venerdì scorso, 24 gennaio, dopo evidenti pressioni in questo senso.
La nomina della Cucinotta nel Cda della Fondazione, chiamata a gestire gli eventi legati ad Agrigento Capitale Italiana della Cultura, spetta al consorzio universitario della città dei templi e dunque viene ufficializzata proprio in questo modo ma è evidente che si tratta di una nomina fortemente sponsorizzata dal Presidente della Regione Renato Schifani. Lo stesso governatore aveva informalmente pressato per le dimissioni di Minio e continua a chiedere le dimissioni dell'intero CdA a fronte dell'intervento diretto della stessa regione per mettere "pezze" alle tan te figuracce. Minio aveva annunciato le sue dimissioni "su richiesta del sindaco per favorire un avvicendamento politico" ma nella sua lettera aveva ringraziato tutti ad eccezione, e non era apparso un caso, della regione siciliana.
Chi è il nuovo presidente.
Maria Teresa Cucinotta, che ha iniziato la sua carriera nell'amministrazione civile dell'Interno nel 1985, ha prestato servizio per tre anni presso la prefettura di Messina. Dal 1988 e sino al 2007 ha lavorato per la prefettura di Palermo. Dal 12 novembre 2007 al 2 settembre 2010 ha svolto l'incarico di vice prefetto vicario di Siracusa e dal 3 settembre 2010 ha assunto l'incarico di vice della prefettura di Palermo. Il 30 dicembre 2013 è stata nominata prefetto: dal 5 gennaio 2015 è stata a Caltanissetta; dal 15 ottobre 2018 è stata prefetto a Lecce e poi a Catanzaro prima di arrivare a Palermo, dove ha ricoperto l'incarico di prefetto fino all'ottobre del 2023.I papabiliI papabili per quell'incarico fino ad ieri erano anche altri. Fra i possibili presidenti erano indicati anche due ex magistrati e uno di questi è stato, in carriera, anche assessore regionale. Si tratta di Giovanni Ilarda. Il suo nome era stati fatto circolare fino a 24 ore fa insieme ad un secondo magistrato. Ma in realtà sio pensava già a Cucinotta.
Il nuovo percorso. la nomina della Cucinotta, di fatto, avvia un percorso nuovo ma per dare il via alle attività che sono ancora da mettere in campo bisognerà aspettare il CdA. A lungo, prima del'inaugurazione, sim era parlato di un commissariamento che, però, non è mai avvenuto anche per le oggettive difficoltà a mettere in campo un provvedimento del genere. sono state le pressioni politiche ad avere la meglio ed anche se non c'è un commissario, la Capitale della cultura, adesso, è commissariata di fatto.
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Le fasce orarie per le visite fiscali dei dipendenti pubblici nel 2025
Ecco il riepilogo sulle fasce orarie per le visite fiscali dei dipendenti pubblici nel 2025, con tutte le regole e le eventuali sanzioni in caso di assenza ai controlli.A partire dall'anno scorso una grande novità ha cambiato le carte in tavola per quanto riguarda i controlli sulle malattie dei lavoratori dipendenti: l'uniformità tra pubblico e privato, che rappresenta un passo avanti nella gestione delle assenze ed è mirato a garantire maggiore equità e trasparenza nel controllo delle assenze dal lavoro. Che cos'è la visita fiscale?La visita fiscale è un accertamento medico domiciliare disposto dall'INPS per verificare lo stato di salute di un lavoratore in malattia e la sua effettiva incapacità lavorativa. Questo controllo può essere effettuato sia per i dipendenti pubblici che per quelli privati, su iniziativa del datore di lavoro o dell'INPS stesso. I lavoratori in malattia sono tenuti a rispettare specifiche fasce orarie di reperibilità, durante le quali devono essere presenti presso il proprio domicilio per consentire il controllo medico.Le norme che regolavano le visite fiscali, fino al 2023, erano contenute nel D.lgs. n. 165/2001 per i dipendenti pubblici e nel D.lgs. n. 81/2015 per quelli privati, oltre che nei regolamenti dell'INPS. Come abbiamo anticipato all'inizio dell'articolo invece, a seguito della sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio l'INPS ha dovuto rivedere le modalità di controllo, introducendo le nuove fasce di reperibilità "uniformate".L'obiettivo della visita fiscale è prevenire eventuali abusi e garantire che l'assenza dal lavoro sia giustificata da reali motivi di salute.Le fasce orarie per le visite fiscali dei dipendenti pubblici nel 2025Pertanto, a partire dal 2024, le fasce orarie di reperibilità per malattia sono state uniformate tra il settore pubblico e quello privato. Le nuove regole prevedono controlli 7 giorni su 7, compresi fine settimana e giorni festivi, garantendo un monitoraggio costante delle assenze per motivi di salute.Le attuali fasce orarie di reperibilità per i dipendenti pubblici sono le seguenti:Mattina: dalle 10:00 alle 12:00 (in precedenza 9:00 - 13:00)Pomeriggio: dalle 17:00 alle 19:00 (in precedenza 15:00 - 18:00)Questa modifica ha ridotto l'intervallo di reperibilità rispetto al passato, con l'obiettivo di armonizzare le procedure di controllo e renderle più efficaci.I lavoratori del settore pubblico sono dunque tenuti a rispettare questi orari per consentire l'eventuale visita del medico fiscale, pena il rischio di sanzioni e decurtazioni dello stipendio in caso di assenza ingiustificata. In caso di assenza durante le fasce di reperibilità, il lavoratore può incorrere in provvedimenti disciplinari che vanno dalla semplice ammonizione alla sospensione dello stipendio. Inoltre, l'INPS potrebbe revocare l'indennità di malattia per l'intero periodo dell'assenza se l'assenza non è giustificata da motivi validi, come documentazione medica attestante l'impossibilità di rispondere alla visita.
Quali sono le conseguenze per chi risulta assente ai controlli?
L'assenza ingiustificata alla visita fiscale da parte dei dipendenti pubblici può determinare una serie di conseguenze, che spaziano da richiami disciplinari a sanzioni economiche significative.
Richiamo, sospensione dello stipendio e procedimento disciplinareI
nizialmente, il lavoratore che non si fa trovare durante le fasce orarie di reperibilità stabilite può ricevere un richiamo formale o una lettera di contestazione disciplinare dal proprio datore di lavoro. Questa segnalazione potrebbe influire negativamente sulla valutazione della condotta professionale del dipendente, compromettendone l'immagine e le prospettive di carriera all'interno dell'amministrazione pubblica. In caso di reiterazione dell'assenza senza giustificazioni adeguate, possono essere applicate misure più severe, tra cui la sospensione dello stipendio per i giorni di malattia non coperti dalla visita fiscale.Nei casi più gravi, il mancato rispetto delle disposizioni può portare all'avvio di un procedimento disciplinare che, a seconda della gravità della condotta, potrebbe culminare nella sospensione dal servizio o, in situazioni estreme, nel licenziamento per giusta causa. Tale eventualità rappresenta la conseguenza più severa, riservata ai casi in cui venga accertata una condotta reiterata e intenzionale di elusione dei controlli.
Potere di revoca da parte dell'INPS.
L'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), responsabile delle verifiche fiscali, ha il potere di revocare o ridurre l'indennità di malattia per l'intero periodo di assenza non giustificata. Ciò comporta un impatto diretto sulle entrate economiche del lavoratore, che si troverà a dover affrontare un'improvvisa riduzione del proprio reddito mensile.Inoltre, in caso di inadempienza reiterata, l'INPS potrebbe segnalare l'irregolarità agli organi di controllo interni dell'amministrazione pubblica, con possibili conseguenze negative per il futuro professionale del dipendente.
Variazioni di domicilioPer prevenire tali situazioni, è essenziale che il lavoratore comunichi con tempestività eventuali variazioni di domicilio o altre condizioni che potrebbero influire sulla sua reperibilità. La comunicazione deve essere effettuata con congruo anticipo agli uffici competenti, fornendo documentazione adeguata per giustificare l'eventuale assenza. In estrema sintesi solo un atteggiamento proattivo e trasparente può consentire di evitare sanzioni e garantire un rapporto di fiducia con l'ente di appartenenza.
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Il vuoto calendario dell'Ars
E' la stessa storia da mesi: le uniche cose che Sala d'Ercole vorrebbe fare subiscono slittamenti umiliantiAlberto PaternòLa riforma della dirigenza dalla porta di Sala d'Ercole non è mai passata: s'è fermata prima, su richiesta del presidente Schifani che non voleva correre il rischio di ritrovarsi l'ennesima norma confezionata ad hoc per qualche (rac)comandato; ma anche la riscrittura del disegno di legge sulle province è rimasto fuori dal dibattito, in attesa di capire se e come il parlamento nazionale concederà una deroga alla Sicilia. L'altro rinvio con cui deve fare i conti l'Assemblea regionale è la riforma dei forestali, al centro di una protesta la settimana scorsa: non s'è ha da fare (per il momento) nonostante le promesse seminate dal centrodestra in questi anni.
Anche questa, a palazzo dei Normanni, rischia di essere una settimana infruttuosa. Si comincerà, oggi, dalle comunicazioni e della discussione di un disegno di legge sulla disciplina delle strutture ricettive. Nulla che possa dare un impulso deciso alle fortune di questa regione. La Sicilia attende che i 70 deputati offrano qualcosa di concreto all'agenda della legislatura, ma la carne al fuoco - per usare una vecchia espressione del presidente Galvagno - rimane pochina. I tentativi prodotti in questi mesi dal parlamento siciliano, al netto della sessione finanziaria che ha portato in dote una manovra da quasi un miliardo (e un maxiemendamento parlamentare da 80 milioni), non hanno condotto a niente.
E' a un punto fermo anche la reintroduzione del voto diretto nelle ex province, dopo che la Corte Costituzionale ha impugnato l'emendamento al ddl urbanistica con cui l'Ars ha rinviato ulteriormente le elezioni di secondo livello (già previste il 15 dicembre) e prorogato i commissari. Sarà l'ultima proroga, giurano da Fratelli d'Italia. Il nuovo disegno di legge c'è ed è fermo in commissione Affari istituzionali all'Ars: questa volta, però, nessuno oserà tirarlo fuori finché da Roma non scioglieranno l'arcano della deroga alla Legge Delrio (cioè quella che impone di celebrare le elezioni facendo votare sindaci e consiglieri comunali). Nell'emendamento presentato in commissione Bilancio e Ambiente, a Montecitorio, dalla leghista Sudano, pur di giustificare il ritorno diretto alle urne si tira in ballo una "migliore e più efficace gestione delle emergenze" siciliane, a partire dalla siccità: anche se non è chiaro il legame fra la proposta di redistribuire 300 poltrone e l'acqua carente negli invasi. Le competenze sulla rete idrica sono della Regione - che ha creato persino una cabina di regia - e tutt'al più dei consorzi di bonifica.
Ma non è il solo interrogativo che affligge l'Ars. Dopo vent'anni di profonde anomalie e varie pronunce da parte degli organi preposti (dal Tribunale del Lavoro alla Corte Suprema di Cassazione) nessun governo ha provveduto a eliminare la cosiddetta terza fascia dirigenziale (che non esiste in nessun'altra regione d'Italia). Nell'accordo Stato-Regione del 2021, quello che serviva a riscrivere i termini del rientro dal disavanzo da parte della Regione siciliana, fra i compiti a casa che il governo Musumeci avrebbe dovuto svolgere c'era una richiesta esplicita: "eliminare le distinzioni tra la prima e la seconda fascia dei dirigenti di ruolo, superare la terza fascia dirigenziale avente natura transitoria con l'inquadramento nell'istituenda unica fascia dirigenziale, agli esiti di una procedura selettiva per titoli ed esami (...) con espresso divieto a regime di inquadramenti automatici o per mezzo di concorsi riservati per l'accesso alla dirigenza". Oggi, a distanza di tempo, quella indicazione è rimasta lettera morte. Fino a qualche settimana fa, quando si è deciso di ripescarla.
Ma se la politica vorrebbe tener fede alla fascia unica, i sindacati spingono per averne due, così da garantire il transito dalla terza alla seconda (oggi svuotata) a tutti i dirigenti che negli anni - pur non potendo - hanno assunto la guida dei dipartimenti apicali. E sono davvero tanti, quasi tutti. Il risultato è un'altra stasi e la situazione è addirittura peggiorata da quando qualche furbetto ha provato ad agganciare alla proposta legislativa un emendamento per consentire la stabilizzazione all'assessorato alla Salute di alcuni dirigenti (molti medici e farmacisti) comandati da altri enti. Gli uffici della burocrazia fanno gola, ma Schifani ha stoppato il tentativo e ottenuto dall'assessore alla Funzione pubblica, Andrea Messina, di "congelare" (ma non ancora ritirare) la discussione. Un rallentamento è necessario perché la proposta della fascia unica, stando ai bene informati, sarebbe andata incontro a una infelice bocciatura dell'aula con l'ausilio del voto segreto, lo stesso che ha rotto le uova nel paniere della maggioranza la prima volta che si era parlato di province (un anno fa).
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Riforma delle Province, Galvagno: "Senza deroga nazionale si voterà con elezioni di secondo livello" CLICCA PER IL VIDEOPietro MinardiComunque vada a Roma, bisognerà andare a votare per le ex Province. Anche se questo vorrà dire farlo con le elezioni di secondo livello. E' questo il pensiero del presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana Gaetano Galvagno. L'esponente di Fratelli d'Italia è intervenuto ai microfoni de ilSicilia.it in occasione della visita istituzionale tenuta da una delegazione politica al comune di Giardini Naxos. Fra i temi affrontati c'è stato quello relativo al famoso emendamento romano al "decreto emergenze". Testo con il quale parte del centrodestra sta provando a creare una deroga alla legge Delrio per le Regioni a Statuto Speciale, come la Sicilia, in modo che le stesse possano procedere all'elezione diretta dei rappresentanti di Città Metropolitane e Liberi Consorzi.
Tutto passa da Roma
Un passaggio senza il quale, ha ricordato nei giorni scorsi Renato Schifani, sarebbe impossibile ridare la parola ai cittadini. Bisognerebbe quindi passare dalle tanto vituperate elezioni di secondo livello, mai tenute in Sicilia in questi dieci anni. In pratica, a decidere il futuro delle Province sarebbero gli attuali amministratori locali (sindaci e consiglieri comunali). Una sorta di gruppo di "grandi elettori" in salsa siciliana, con tutti i rischi del caso di alleanze trasversali per entrambe le coalizioni. Uno scenario che non piace a nessuno, da destra a sinistra.
Ad oggi, gli enti locali di raccordo vivono in una sorta di limbo fatto di commissari e di autonomia limitata. Solo le Città Metropolitane (Palermo, Catania e Messina) hanno avuto qualche margine in più dettato dalla presenza del "sindaco metropolitano", il quale poi coincide con il sindaco del capoluogo di riferimento. Eppure ciò sembra non bastare in una regione come la Sicilia nella quale le strade extraurbane di competenza delle ex Province, tanto per dirne una, sono ridotte ad un colaborodo. Il tema non è più procrastinabile. E il centrodestra dovrà trovare una quadra interna, ad oggi raramente esistita dalle parti di Sala d'Ercole.
Solo l'emendamento al ddl Urbanistica, con il quale sostanzialmente si rinviavano le elezioni di secondo livello in primavera, ha avuto successo. Ma lo stesso è stato impugnato proprio da Roma, in particolare dalla presidenza del Consiglio dei Ministri. Tutto passa dalla capitale. E la visita di Renato Schifani effettuata nelle scorse settimane è un chiaro segnale in tal senso. Ma quale partito ha le chiavi in mano sulla questione? Se in Sicilia c'è una sostanziale parità numerica fra Forza Italia e Fratelli d'Italia, dalle parti di Montecitorio e Palazzo Madama lo scenario è ben diverso.
Galvagno: "Pronti a votare legge all'Ars se arriva deroga da Roma"
Il partito di Giorgia Meloni è largamente la compagine di maggioranza relativa. Fatto che, in pratica, mette nelle mani di Fratelli d'Italia il destino della riforma delle Province in Sicilia. Ad oggi la speranza è legata ad un emendamento presentato alla Camera ed allegato al "decreto emergenze". A sostenerlo ci sono Forza Italia, Lega e Noi Moderati. La posizione di Fratelli d'Italia rimane complessa. Fra i meloniani, in passato, si sono registrate sensibilità diverse sull'argomento.
A cercare di fare ordine è lo stesso presidente dell'Ars Gaetano Galvagno, il quale ribadisce il ruolo centrale del Parlamento Nazionale sulla questione. "Fratelli d'Italia è assolutamente favorevole all'elezione di primo livello delle Province - ha evidenziato Galvagno -. Il presidente Schifani ha dichiarato all'Ars che senza una deroga nazionale per le Regioni a Statuto Speciale sulla legge Delrio non si andrà avanti. Nel momento in cui ci sarà questa deroga da parte del Parlamento Nazionale, certamente potremmo operare all'Ars per votare una legge regionale che preveda l'elezione diretta delle Province".
In alternativa si procederà con le elezioni di secondo livello
"Diversamente - ha aggiunto Galvagno - voteremo con le elezioni di secondo livello". Una concetto che il deputato regionale ricollega alla necessità di garantire l'operatività degli organi intermedi, scrivendo la parola fine sui commissariamenti che vanno avanti in Sicilia da oltre dieci anni. "È impensabile che ancora oggi non esista un organo intermedio fra i comuni e la Regione. Le Province sono necessarie. Le problematiche sono tante. E la politica regionale deve essere attenta e responsabile".
QDS
Rinnovo vertici di 17 dipartimenti: c'è l'ok dal governo Schifani per l'atto di interpelloSimone Olivelli A firmare il provvedimento è stata Carmen Madonia, la dirigente alla guida del dipartimento Funzione pubblica, il cui incarico rientra tra quelli in scadenza nelle prossime settimane.Imminente tornata di conferimenti di incarichi di vertice nella burocrazia regionale. Nei giorni scorsi, il governo Schifani ha votato la delibera che dà mandato all'assessorato della Funzione pubblica di avviare la procedura di interpello per l'affidamento dei ruoli di dirigente generale in oltre una quindicina di dipartimenti. Al voto della giunta ha fatto seguito l'indomani la pubblicazione dell'avviso pubblico rivolto al personale interno alla Regione. A firmare il provvedimento è stata Carmen Madonia, la dirigente alla guida del dipartimento Funzione pubblica, il cui incarico rientra tra quelli in scadenza nelle prossime settimane.
L'avviso
Per coloro che ritengono di avere i requisiti e ambiscono a prendere in mano il timone dei singoli rami della pubblica amministrazione regionale ci sarà tempo fino alle ore 23.59 del 3 febbraio per esprimere la propria manifestazione d'interesse all'incarico. A fare il passo avanti - sperando poi di essere selezionati dalla politica - potranno essere i dirigenti che appartengono al ruolo unico della Regione Siciliana e che siano in possesso di titolo di laurea, di sette anni di anzianità nella qualifica di dirigente e che abbiano una formazione professionale e culturale nonché capacità e attitudini ritenute adeguate al profilo prescelto. Quest'ultima considerazione sarà legata alla presentazione del curriculum vitae nel quale dovranno emergere le esperienze in attività di coordinamento e direzione in "uffici o strutture della pubblica amministrazione regionale, nazionale e locale, compresi gli enti sottoposti a vigilanza e controllo da parte della Regione". Non potranno candidarsi i dirigenti che in passato abbiano ricevuto una valutazione negativa come previsto dall'articolo 10 della legge regionale 10 del 2000.
I posti vacanti
L'atto di interpello riguarda gli incarichi di dirigente generale che sono in scadenza il prossimo 14 febbraio. L'elenco è stato riportato nella delibera votata dalla giunta regionale. Si tratta del dipartimento della Protezione civile, della Programmazione, delle Attività produttive, dei Beni culturali, delle Finanze del credito, l'Autorità regionale per l'innovazione tecnologica, della Famiglia, della Funzione pubblica e del personale, delle Autonomie locali, della Formazione, dell'Istruzione, dell'Agricoltura, della Pesca, dello Sviluppo rurale, dell'Ambiente, dell'Urbanistica e infine del Comando del Corpo forestale.
A guidarli, al momento, sono i seguenti dirigenti: Salvo Cocina, Vincenzo Falgares, Carmelo Frittitta, Mario La Rocca, Silvio Cuffaro, Vitalba Vaccaro, Maria Letizia Di Liberti, Carmen Madonia, Salvatore Taormina, Maurizio Pirillo, Giovanna Segreto, Dario Cartabellotta, Alberto Pulizzi, Fulvio Bellomo, Patrizia Valenti, Calogero Beringheli e Giuseppe Battaglia.
Il pantouflage
I futuri dirigenti generali dovranno firmare la clausola riguardante il cosiddetto pantouflage. Conosciuto anche come revolving doors, descrive le norme che il legislatore ha varato nel 2012, per disciplinare i passaggi tra settore pubblico e privato. Nello specifico la norma prevede un periodo entro il quale sia il dipendente pubblico che colui che ha lavorato nel privato non possano cambiare veste operando nello stesso settore per cui si è lavorato in precedenza. "Nell'atto di conferimento dell'incarico dirigenziale - si legge nell'avviso pubblico - è obbligo riportare la clausola ex art. 53, comma 16 ter del d.lgs. 165/2001 (introdotto dalla legge 190/2012), per cui la sottoscrizione del disciplinare obbliga i dipendenti che, negli ultimi tre anni di servizio, hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni a non svolgere, nei tre anni successivi alla cessazione del rapporto di pubblico impiego, attività lavorativa o professionale presso i soggetti privati destinatari - viene sottolineato - dell'attività della pubblica amministrazione svolta attraverso i medesimi poteri".
GRANDANGOLO
Agrigento 2025: anche l'approssimazione può diventare opportunitàLa responsabilità di gestire la res publica impone un bagno di consapevolezza [di Rogero Fiorentino]
Alla fine l'incazzatura su Agrigento al centro del dibattito nazionale l'hanno avuta praticamente tutti. Quelli che prendono le difese della Città (e con essa l'intero sistema politico comunale, provinciale e regionale che la governa) e quelli che denunciano l'approssimazione nella gestione di una grande opportunità come Agrigento 2025 capitale della cultura.
Dopo l'arrivo del Presidente Mattarella al Teatro Pirandello per l'apertura ufficiale dell'anno, i giorni a seguire non sono stati certo di quiete. Tra i tanti noti e meno noti, Gian Antonio Stella, penna di punta del Corriere della Sera nonché frequentatore estivo di Siculiana marina, ha puntato la roller della sua penna e le parole del suo pensiero ancora una volta su Agrigento: "La politica locale cosa ha fatto? - ha detto -. Se tu non conservi quello che hai e non lo proietti nel futuro rischi di vantarti di una società estinta"; "Gorizia capitale della cultura europea di quest'anno ha 60 cantieri aperti, Agrigento 0" ha ghigliottinato Stella. Anche all'Ars mercoledì scorso,per toccare qualche corda della politica regionale di uno dei diversi rappresentanti agrigentini, Angelo Cambiano, professandosi "non disfattista" ha parlato nel suo intervento di "scene ridicole" e riferendosi al governatore Schifani e di problemi più ampi come la crisi idrica, pur sempre collegata ad Agrigento capitale della cultura, è andato giù definendo tutto questo una "narrazione continua di una propaganda di governo che non riesce ad incidere sui problemi di questo territorio".
Insomma, pare sia arrivato il tempo di cambiare qualcosa. Agrigento 2025 ha bisogno, oggi più di prima, che i principali "attori protagonisti" di ogni ordine e grado siano pronti ad un bagno di consapevolezza se non di umiltà, per carità.
L'esempio di Matera come capitale della Cultura 2019 è un perfetto paradigma di come una città, inizialmente percepita come in difficoltà e marginale, possa comunque trasformarsi: grazie a un impegno collettivo, alla pianificazione strategica con personalità adeguate e all'investimento in cultura e infrastrutture, anche piccole, durante e dopo il singulari anno. Matera è diventata poi un modello di successo per altre città italiane ed europee che hanno deciso di investire nel turismo culturale e nella rigenerazione urbana, dimostrando come, con un buon piano organizzativo e la determinazione delle amministrazioni locali, sia possibile ottenere risultati straordinari anche a partire da una situazione di partenza difficile come lo è francamente ad Agrigento.
Affrontare polemiche o errori durante un'investitura così importante richiede un approccio trasparente, tempestivo e costruttivo. Credo di interpretare il sentimento di tanti, si attendono risposte anche in questo senso. Vedete, la risposta efficace da parte degli organizzatori può contribuire non solo a migliorare o risolvere la situazione, ma anche a rilanciare l'immagine della Città in questo anno, delle attività future, trasformando dunque una crisi in un'opportunità.
"I big", "la politica", "chi esercita il potere", dovrebbero comunicare in modo chiaro cosa si stia facendo per risolvere certe storture (che vanno certamente oltre i tombini) e come intendono prevenire simili situazioni da qui in avanti con solerzia. Sono gli stessi che fino ad ora con sicurezza e orgoglio hanno portato in pectore l'operato della buona gestione. Servirebbe? Certamente, aiuterebbe a ridurre l'insoddisfazione ed a mostrare un impegno reale per migliorare lo stato dell'arte.
I tanti tomi di sociologia e psicologia sociale ci insegnano che una parte importante dei leader e di chi occupa posizioni di rilievo, stia nell'ascolto. Se le polemiche di questi tempi sono il risultato di disagi o aspettative non soddisfatte, è fondamentale mostrare che l'opinione degli altri, seppur non di parte o allineata agli organizzatori, sia presa in considerazione.
Affrontare le polemiche in modo trasparente, assumersi la responsabilità e dimostrare attraverso azioni concrete di voler migliorare, è fondamentale per rilanciare l'immagine del proprio impegno, del proprio operato, dei prossimi appuntamenti e degli obiettivi infrastrutturali e culturali della Città. Un errore ben gestito può, infatti, trasformarsi in una prova di competenza e di capacità di risolvere problemi, aumentando quantomeno la fiducia dei meno critici e creando un legame diverso con i più scettici.
Lunedì probabilmente qualcuno dei nomi del CdA della Fondazione Agrigento 2025, ufficializzati lo scorso 17 febbraio, verrà sostituito. Rappresenterebbe, "in corsa", il punto di partenza di una possibile rinascita? Lo vedremo, potrebbe avere un senso oltre che a rappresentare un segnale più che un'ammissione di colpe. Rumors accreditati parlano addirittura di una maggiore esposizione dei noti Roberto Di Mauro e Riccardo Gallo, fino ad ora meno in mostra - almeno pubblicamente - rispetto a Calogero Pisano che della proclamazione di Agrigento città della cultura ne ha fatto un cavallo di battaglia oltre che paternità adottiva.
Per avvenimenti unici e di questa caratura, oltre la sacrosanta politica, servono professionalità al posto giusto, perchè sono quelle che con la loro storia e le loro competenze fanno fare il salto di qualità. Sentir dire che si ricoprono certi ruoli determinanti con affermazioni del tipo "perchè la metà dei politici sono miei clienti e mi conoscono" non fa bene né alla politica né all'immagine di Agrigento. Agrigento 2025 capitale della cultura è l'occasione per cambiare rotta e riuscire a far maturare l'idea che Agrigento può e deve diventare una società sana, virtuosa e figlia della legalità. Questa responsabilità spetta a tutti, specie a chi gestisce la res publica.
LENTEPUBBLICA
Contributo a finanza pubblica enti locali 2025: ok da Conferenza Stato-città
Dalla Conferenza Stato-città via libera ai criteri per il contributo alla finanza pubblica degli enti locali per il 2025: ecco tutti i dettagli.
Nell'ultima riunione al Viminale la Conferenza Stato-città ha adottato i criteri attuativi della legge di bilancio 2025 che definiscono i criteri e le modalità del contributo ulteriore richiesto agli enti locali per la tenuta dei conti pubblici.
Arriva il disco verde anche per un altro contributo destinato agli enti locali, che funge da partecipazione statale verticale al finanziamento della perequazione. Risorse che risultano destinate per i Comuni delle regioni a statuto ordinario che risultano meno dotati in base al sistema dei fabbisogni e delle capacità fiscali standard.
Contributo a finanza pubblica enti locali 2025: ok da Conferenza Stato-città
Con riguardo all'anno 2025, l'ammontare di contributo ripartito a carico dei Comuni di Regioni a statuto ordinario, della Sicilia e della Sardegna è pari a 130 milioni di euro, mentre Province e Città metropolitane delle Regioni a statuto ordinario, della Sicilia e della Sardegna contribuiranno con 10 milioni di euro, di cui 3,5 milioni a carico delle Città metropolitane.
Gli importi attribuiti a ciascun ente dovranno essere accantonati sulla parte corrente del bilancio di previsione. Nel corso della riunione, a cui ha partecipato il vicepresidente Roberto Pella, l'Anci ha auspicato che il contributo alla finanza pubblica dei Comuni e delle Città metropolitane possa essere ridotto nei prossimi anni, dato l'aumento degli oneri necessari per il mantenimento e lo sviluppo dei servizi locali e la convergenza della spesa locale rispetto ai criteri della nuova governance economico-finanziaria europea.
Come anticipato sopra la Conferenza Stato-città ha inoltre dato via libera al riparto del contributo di 56 milioni di euro, quale partecipazione statale verticale al finanziamento della perequazione a favore dei Comuni delle regioni a statuto ordinario che risultano meno dotati in base al sistema dei fabbisogni e delle capacità fiscali standard.