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rassegna stampa del 4 febbraio 2025

GRANDANNGOLO.IT

Agrigento2025, Schifani convoca tavolo operativo: "Si cambi passo" Un tavolo operativo si è svolto a Palermo per fare il punto su Agrigento Capitale della cultura 2025Coivolto il Libero Consorzio comunale di agrigento.

"La Regione siciliana ha preso un impegno per Agrigento Capitale della cultura e intende rafforzarlo, ma servono delle dinamiche organizzative che rassicurino. La Fondazione rappresenta il nostro riferimento per la buona riuscita culturale dell'evento ma occorre da parte del Comune e di tutti gli attori coinvolti un'assunzione di responsabilità e un miglior coordinamento che fino ad ora non c'è stato. Da oggi si cambia, perché esiste una sinergia istituzionale». Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, in apertura del tavolo operativo su Agrigento Capitale Italiana della Cultura convocato e presieduto questo pomeriggio a Palazzo d'Orléans insieme al presidente della Fondazione Agrigento 2025, l'ex prefetto Maria Teresa Cucinotta. Schifani ha espresso orgoglio e fiducia per la recente nomina alla presidenza della Fondazione dell'ex prefetto di Palermo Cucinotta e ha ribadito gli sforzi che la Regione sta portando avanti anche con gli assessorati ai Trasporti e ai Beni culturali. «Anche per quanto riguarda le risorse - ha detto il governatore - la Regione è pronta a trovare nuovi fondi oltre ai sette milioni già stanziati ma servono certezze anche sulle coperture relative agli eventi del programma presentato a Roma». Per quanto riguarda le iniziative in calendario, Schifani ha ribadito «la necessità di un'attività di promozione, che rappresenta un asset fondamentale. È necessario he tutti gli appuntamenti, come quello di prestigio con il concerto di Giovanni Allevi, siano diffusi e fatti conoscere». Cucinotta ha messo in luce le criticità esistenti in termini di logistica e personale della struttura. Per questo, parallelamente alle attività che l'ente metterà in campo, il presidente Schifani ha chiesto al Libero Consorzio di Agrigento di dare sostegno, sotto gli aspetti logistici, alla fondazione. Alla riunione hanno partecipato anche gli assessori ai Beni culturali e alle Infrastrutture, Francesco Paolo Scarpinato e Alessandro Aricò, il prefetto di Agrigento Salvatore Caccamo, i dirigenti dei dipartimenti regionali coinvolti, il sindaco Francesco Miccichè con i componenti della giunta interessati, il direttore del Parco archeologico della Valle dei Templi Roberto Sciarratta, e l'avvocato generale della Regione, Giovanni Bologna, in qualità di commissario straordinario del Libero consorzio di Agrigento.


AGRIGENTONOTIZIE.IT

Agrigento capitale italiana della cultura, Schifani: "Serve cambio di passo" Il presidente della Regione ha presieduto un nuovo tavolo operativo: "Necessario un maggiore coordinamento"

"La Regione siciliana ha preso un impegno per Agrigento capitale della cultura e intende rafforzarlo, ma servono delle dinamiche organizzative che rassicurino. La fondazione rappresenta il nostro riferimento per la buona riuscita culturale dell'evento ma occorre da parte del Comune e di tutti gli attori coinvolti un'assunzione di responsabilità e un miglior coordinamento che fino a ora non c'è stato. Da oggi si cambia, perché esiste una sinergia istituzionale".Lo ha detto il presidente della Regione, Renato Schifani, in apertura del tavolo operativo su Agrigento capitale italiana della cultura convocato e presieduto questo pomeriggio a palazzo d'Orléans insieme al presidente della fondazione Agrigento 2025, Maria Teresa Cucinotta.Alla riunione hanno partecipato anche gli assessori ai Beni culturali e alle Infrastrutture, Francesco Paolo Scarpinato e Alessandro Aricò, il prefetto di Agrigento Salvatore Caccamo, i dirigenti dei dipartimenti regionali coinvolti, il sindaco Francesco Miccichè con i componenti della giunta interessati, il direttore del Parco archeologico della Valle dei Templi Roberto Sciarratta, e l'avvocato generale della Regione, Giovanni Bologna, in qualità di commissario straordinario del Libero consorzio di Agrigento. Nel corso del suo intervento, il presidente Schifani ha espresso orgoglio e fiducia per la recente nomina alla presidenza della fondazione dell'ex prefetto Cucinotta e ha ribadito gli sforzi che la Regione sta portando avanti anche con gli assessorati ai Trasporti e ai Beni culturali. "Anche per quanto riguarda le risorse - ha detto il governatore  -, la Regione è pronta a trovare nuovi fondi oltre ai sette milioni già stanziati ma servono certezze anche sulle coperture relative agli eventi del programma presentato a Roma"."Per quanto riguarda le iniziative in calendario, Schifani ha ribadito "la necessità di un'attività di promozione, che rappresenta un asset fondamentale. È necessario  - ha aggiunto - che tutti gli appuntamenti, come quello di prestigio con il concerto di Giovanni Allevi, siano diffusi e fatti conoscere".Nel corso della riunione, il presidente della fondazione Cucinotta ha messo in luce le criticità esistenti in termini di logistica e personale della struttura. Per questo, parallelamente alle attività che l'ente metterà in campo, il presidente Schifani ha chiesto al Libero Consorzio di Agrigento di dare sostegno, sotto gli aspetti logistici, alla fondazione.



GIORNALE DI SICILIA 

Non solo la diga Trinità, Sos per trenta invasi in Sicilia.


Gli esperti d'infrastrutture preoccupati per gli altri bacini costruiti prima della normativa antisismica e alle prese con problemi d'interramento e criticità di tenuta.
Continua senza sosta lo svasamento della diga Trinità di Castelvetrano ordinato a metà gennaio dal ministero per ragioni di sicurezza dopo i rilievi effettuati sull'impianto dal Dipartimento regionale Acqua e rifiuti (Dar), giudicati insufficienti dal Mit, e mentre l'assessore all'Energia rispolvera l'idea di utilizzare le acque reflue per sopperire alle esigenze irrigue degli agricoltori trapanesi attivi in quell'area, gli esperti in materia di infrastrutture rilanciano l'allerta su altri invasi dell'Isola, ricordando quanto sottolineato in queste pagine più volte: i problemi dello sversamento dell'acqua, dell'interramento e delle criticità di tenuta non riguardano solo il bacino di Castelvetrano. A ribadirlo è Gianluigi Pirrera, vicepresidente nazionale dell'Associazione italiana per l'ingegneria naturalistica, che parla di «paradosso» in una Sicilia «che soffre la siccità e non riesce ad utilizzare tutta la risorsa idrica accumulata nelle dighe».
Se dei 18 milioni di metri cubi potenziali di Trinità se ne possono utilizzare solo 2 milioni, come tetto di garanzia definito da Roma, i livelli minimi di invaso riguardano, solo per fare degli esempi, anche la diga Rubino, sempre nel Trapanese, o la diga Disueri a Gela, mentre dai dati ministeriali in mano al nostro giornale, una trentina delle 47 costruzioni sparpagliate fra le varie province hanno più di 40 anni di vita e sono state dunque costruite prima della normativa nazionale in materia antisismica. Tra queste, inoltre, il 39% insiste in zona sismica 2 e l'11% in zona 1 - la più pericolosa - e solo il 14% risulta progettato per resistere a un terremoto.
C'è poi il problema dell'interrimento, che acutizza ancor di più le problematiche tecniche degli impianti, rischiando di otturare i canali di scarico quando l'acqua viene sversata a mare.



GIORNALE DI SICILIA 

Agrigento Capitale della Cultura, Schifani: si cambi passo.

Il presidente della Fondazione Agrigento 2025, Maria Teresa Cucinotta, ha messo in luce le criticità esistenti in termini di logistica e personale.
«La Regione Siciliana ha preso un impegno per Agrigento Capitale della Cultura e intende rafforzarlo, ma servono delle dinamiche organizzative che rassicurino. La Fondazione rappresenta il nostro riferimento per la buona riuscita culturale dell'evento ma occorre da parte del Comune e di tutti gli attori coinvolti un'assunzione di responsabilità e un miglior coordinamento che fino ad ora non c'è stato. Da oggi si cambia, perché esiste una sinergia istituzionale». Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, in apertura del tavolo operativo su Agrigento Capitale Italiana della Cultura convocato e presieduto questo pomeriggio a Palazzo d'Orléans insieme al presidente della Fondazione Agrigento 2025, l'ex prefetto Maria Teresa Cucinotta.
Alla riunione hanno partecipato anche gli assessori ai Beni culturali e alle Infrastrutture, Francesco Paolo Scarpinato e Alessandro Aricò, il prefetto di Agrigento Salvatore Caccamo, i dirigenti dei dipartimenti regionali coinvolti, il sindaco Francesco Miccichè con i componenti della giunta interessati, il direttore del Parco archeologico della Valle dei Templi Roberto Sciarratta, e l'avvocato generale della Regione, Giovanni Bologna, in qualità di commissario straordinario del Libero consorzio di Agrigento.
Nel corso del suo intervento, il presidente Schifani ha espresso orgoglio e fiducia per la recente nomina alla presidenza della Fondazione dell'ex prefetto Cucinotta e ha ribadito gli sforzi che la Regione sta portando avanti anche con gli assessorati ai Trasporti e ai Beni culturali. «Anche per quanto riguarda le risorse - ha detto il governatore  -, la Regione è pronta a trovare nuovi fondi oltre ai sette milioni già stanziati ma servono certezze anche sulle coperture relative agli eventi del programma presentato a Roma».
Per quanto riguarda le iniziative in calendario, Schifani ha ribadito «la necessità di un'attività di promozione, che rappresenta un asset fondamentale. È necessario  - ha aggiunto - che tutti gli appuntamenti, come quello di prestigio con il concerto di Giovanni Allevi, siano diffusi e fatti conoscere».
Nel corso della riunione, il presidente della fondazione Cucinotta ha messo in luce le criticità esistenti in termini di logistica e personale della struttura. Per questo, parallelamente alle attività che l'ente metterà in campo, il presidente Schifani ha chiesto al Libero Consorzio di Agrigento di dare sostegno, sotto gli aspetti logistici, alla fondazione.



LENTEPUBBLICA

Obbligo di protocollo nella Pubblica Amministrazione: come funziona?

Nell'approfondimento odierno si parla dell'obbligo di protocollo nella Pubblica Amministrazione: ecco alcune indicazioni sulle sue specifiche e su come funziona.
L'azione della Pubblica amministrazione è finalizzata al perseguimento dei fini determinati dalla legge ed "è retta da criteri di economicità, di efficacia, di imparzialità, di pubblicità e di trasparenza secondo le modalità previste dalla presente legge e dalle altre disposizioni che disciplinano singoli procedimenti, nonché dai principi dell'ordinamento comunitario." Così cita l'art. 1, co. 1 (Principi generali dell'attività amministrativa) della legge sul procedimento amministrativo, l. 241/90.
Proprio l'esigenza di garantire il perseguimento di tali obiettivi impone che gli atti e i documenti adottati dalle Pubblica Amministrazione siano soggetti ad una serie di condizioni e a un obbligo specifico, quello del protocollo, anche al fine di tutelare le esigenze dei cittadini con cui la P.A. interagisce quotidianamente, i quali necessitano che l'azione amministrativa sia incardinata secondo precisi schemi, ma soprattutto che non sia viziata da inefficienza o mancanza di trasparenza.
Che cosa si intende per protocollo?
Il legislatore, per rispondere a tali esigenze, ha introdotto l'obbligo di protocollo dei documenti amministrativi. La disciplina di tale istituto è contenuta principalmente nel Testo Unico della Documentazione amministrativa (D.P.R. 445/2000) e nel Codice dell'Amministrazione digitale (d.lgs. 82/2005), dagli artt. 40 e ss.
Il protocollo è concepito come un sistema di certificazione e registrazione della corrispondenza mediante il quale si monitora il percorso dei documenti dall'esterno all'interno. Se il procedimento tradizionale di protocollazione si limita a documenti esclusivamente redatti su supporto cartaceo e gestiti manualmente, il protocollo informatico inaugura un iter digitale che interessa sia documenti cartacei che elettronici. Questi ultimi sono, per lo più, archiviati in formato digitale e, in situazioni d'emergenza, in forma cartacea, al fine di garantire la funzionalità del sistema in presenza di criticità tecniche.
La gestione delle pratiche protocollari viene solitamente demandata a un apposito ufficio dedicato, il quale si occupa di acquisire la documentazione in ingresso e in uscita fornita dall'ente, escludendo esplicitamente i documenti interni, e provvede a inserirla nel registro ufficiale.
La registrazione all'interno del protocollo deve riportare informazioni inequivocabili: non sono ammesse omissioni, cancellature o correzioni ed ogni eventuale errore deve essere debitamente vidimato, garantendo così la certezza dei dati annotati.
L'obbligo del protocollo nella Pubblica Amministrazione
Come anticipato, l'obbligo del protocollo nella Pubblica Amministrazione è sancita dal Testo Unico della Documentazione Amministrativa, che si applica non solo con riferimento ai cittadini italiani e agli appartenenti all'Unione europea, ma anche alle persone giuridiche, alle società di persone, alle pubbliche amministrazioni e agli enti, nonché alle associazioni e ai comitati aventi sede legale in Italia o in uno degli Stati membri dell'UE.
In particolare, l'art. 53, co. 5, del DPR 445/2000 delimita l'ambito applicativo dell'obbligo di protocollazione, individuando specificamente quali documenti sono ad esso soggetti. Esso dispone che sono oggetto di registrazione obbligatoria "i documenti ricevuti e spediti dall'amministrazione e tutti i documenti informatici. Ne sono esclusi le gazzette ufficiali, i bollettini ufficiali e i notiziari della pubblica amministrazione, le note di ricezione delle circolari e altre disposizioni, i materiali statistici, gli atti preparatori interni, i giornali, le riviste, i libri, i materiali pubblicitari, gli inviti a manifestazioni e tutti i documenti già soggetti a registrazione particolare dell'amministrazione."
Il concetto di documento amministrativo
Prima di procedere con l'analisi delle procedure di protocollazione, è opportuno soffermarsi brevemente sul concetto di documento amministrativo.
L'art. 1 del D.P.R. 445/2000 definisce il documento amministrativo quale "ogni rappresentazione, comunque formata, del contenuto di atti, anche interni, delle pubbliche amministrazioni o, comunque, utilizzati ai fini dell'attività amministrativa". Si parla invece di documento informatico con riferimento alla "rappresentazione informatica di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti".
La procedura di protocollazione
L'operazione di registrazione e l'apposizione della segnatura sul documento devono avvenire simultaneamente e seguendo modalità rigorose stabilite da specifiche disposizioni tecniche. Ogni documento, che sia in ingresso o in uscita dalle pubbliche amministrazioni, viene registrato attraverso la memorizzazione delle seguenti informazioni:
numero di protocollo: generato automaticamente dal sistema e inserito in maniera non modificabile;
data di registrazione: anch'essa assegnata automaticamente dal sistema, in forma invariabile;
mittente o destinatario: per i documenti in arrivo, il mittente, mentre per quelli in partenza, il destinatario o i destinatari, registrati in modo definitivo;
oggetto del documento: annotato in maniera permanente;
data e numero di protocollo del documento ricevuto: qualora tali dati siano disponibili;
impronta digitale del documento informatico: nel caso di trasmissione telematica, costituita da una sequenza di simboli binari in grado di identificare in modo univoco il contenuto, anch'essa registrata senza possibilità di modifica.
Segnatura di protocollo
Contemporaneamente alla registrazione del protocollo viene altresì effettuata, ai sensi dell'art. 55 del T.U., la segnatura di protocollo, che consiste "nell'apposizione o associazione all'originale del documento, in forma permanente non modificabile, delle informazioni riguardanti il documento stesso. Essa consente di individuare ciascun documento in modo inequivocabile".
La segnatura deve contenere alcune informazioni minime, ossia:
il progressivo di protocollo;
la data di protocollo;
l'identificazione in forma sintetica dell'amministrazione o dell'area organizzativa.
Registro di protocollo
Il registro di protocollo, considerato un documento pubblico dotato di fede privilegiata, attesta in modo ufficiale tutte le informazioni relative all'elenco dei protocolli inseriti nell'arco di una medesima giornata. Tale registro è soggetto ai requisiti di pubblicità e alle tutele previste per situazioni giuridicamente rilevanti.
Generato in maniera automatica dal sistema e-prot, il registro assegna a ciascun documento registrato un numero identificativo e la data di protocollazione. In conformità con l'art. 57 del Testo Unico, il numero di protocollo deve essere composto da almeno sette cifre numeriche.
La numerazione applicata alle registrazioni è univoca e segue un ordine progressivo: essa si conclude il 31 dicembre di ogni anno per ripartire il 1° gennaio con il numero 0000001. Ogni numero attribuito si riferisce in via esclusiva a un singolo documento.
Infine, non è ammessa l'identificazione di documenti tramite l'assegnazione manuale o informatizzata di numeri già attribuiti dal sistema ad altri documenti, anche qualora questi risultino collegati tra loro.
Il diritto alla ricevuta
Il cittadino che consegna un documento a un ente pubblico ha il diritto di ricevere una conferma, ovvero una ricevuta, che viene generata indipendentemente dalla modalità (telematica o cartacea) con cui il procedimento viene avviato. Tale ricevuta può includere alcune delle informazioni essenziali utilizzate per la segnatura, quali:
i dati minimi identificativi;
un riferimento numerico progressivo per l'identificazione del documento;
l'oggetto trattato;
la data di registrazione;
l'identità del mittente o del destinatario.
Il protocollo riservato
Infine, si introduce il concetto di "protocollo riservato". Sebbene il registro di protocollo costituisca un atto pubblico, per alcuni documenti che presentano caratteristiche di particolare riservatezza, alcuni enti hanno istituito un registro speciale, detto appunto "protocollo riservato".
I documenti sottoposti a questa specifica procedura comprendono:
atti relativi a procedimenti amministrativi che richiedono una particolare tutela della riservatezza di soggetti terzi, persone, gruppi, imprese o associazioni, la cui divulgazione simultanea potrebbe arrecare danno a terzi o compromettere il corretto funzionamento dell'attività amministrativa;
atti contenenti informazioni riservate, classificate o soggette a segreto di Stato;
documenti inerenti a vicende personali o eventi di natura privata e specifica;
documenti di natura politica e direttiva che, se resi di dominio pubblico, potrebbero ostacolare il raggiungimento degli obiettivi prefissati;
i documenti individuati dall'art. 24 l. 241/1990;
documenti che includono dati sensibili, giudiziari o relativi a informazioni personali, secondo quanto definito dal Codice per la protezione dei dati personali;
documenti concernenti segnalazioni previste dall'art. 54-bis del d.lgs. 165/2001, comunemente noti come whistleblowers.
Questo registro viene gestito esclusivamente dalle alte sfere dell'ente, bypassando l'Ufficio Protocollo e il personale ordinario, salvo che vi sia una specifica autorizzazione. Ad esempio, in un Comune l'accesso al registro riservato è generalmente riservato al Sindaco ed eventualmente agli assessori, mentre in una prefettura l'accesso è limitato al Prefetto.



AGRIGENTONOTIZIE

Troppi controlli e burocrazia stringente: sempre più b&b si trasformano in affitti brevi.

Il dato è stato fornito dal Libero consorzio: a oggi il numero delle strutture turistiche classiche rappresenta meno del 50% del totaleCambia radicalmente il mercato del turismo anche in provincia di Agrigento. A fornire i dati è il Libero consorzio, che, dopo la notizia pubblicata sabato della chiusura di sei strutture ricettive in un solo mese, interviene attraverso il proprio osservatorio turistico.
Precisato che, a parere degli uffici, "il fatto che diverse strutture ricettive comunichino la chiusura chiedendo la cancellazione dagli archivi delle strutture classificate non è assolutamente un segnale non positivo", nella nota inviata questa mattina alla stampa si apre a una valutazione su una (probabile) trasformazione in altra tipologia di forma di gestione.
Infatti il Libero consorzio, pur non chiarendo se le sei strutture che hanno comunicato la chiusura rientrino nella fattispecie individuata, evidenzia come il settore del mercato ricettivo vada verso una trasformazione a causa della nascita di numerose strutture extralberghiere come gli affitti brevi.
Succederebbe quindi che spesso (ma, appunto, non si ha alcuna sicurezza che le strutture chiuse andranno incontro a questo destino) i gestori di B&b decidano di chiudere l'attività per riaprirla come affitto breve, perché questo, dice il Libero consorzio, "consente maggiore elasticità gestionale, meno pastoie burocratiche ed una qualità misurata dalle recensioni. La chiusura di alcuni B&B è solo tecnica perché alcuni si trasformano in affittacamere o case per vacanze e ciò comporta una chiusura ed una nuova riapertura". 
I dati indicherebbero questo trend in modo abbastanza chiaro: in provincia sono censiti oltre 2200 alloggi come fitti brevi e rimangono appena circa 750 strutture ricettive classificate comprese le stesse strutture alberghiere.


BLOGSICILIA

Nodo province non più rinviabile, appello alla coalizione "Elezione diretta o almeno liste unitarie" 
la proposta di noi moderati.

Se proprio non si riesce a fare la riforma per tempo e giungere ad elezione diretta, che almeno per le elezioni dei liberi consorzi ci siano liste unitarie del centrodestra per ribadire unità e prospettive comuni.
La proposta di Noi Moderati alla coalizione
E' la proposta che il coordinatore regionale del partito di centro Noi Moderati, Massimo Dell'Utri, avanzerà formalmente in occasione del prossimo vertice regionale.
"Auspichiamo - hanno commentato Saverio Romano coordinatore politico nazionale, Marianna Caronia deputato di Noi Moderati all'Ars e Massimo Dell'Utri segretario in Sicilia - l'elezione diretta dei rappresentanti nei liberi consorzi ma, in caso contrario di elezione indiretta, chiediamo che il centrodestra componga liste unitarie e non per motivi strategici o convenienze elettorali ma per ribadire l'unità politica della coalizione in un momento in cui si registrano violenti attacchi e strumentalizzazioni".
La vicenda province
La vicenda province agita da tempo il centrodestra siciliano. Nell'ultimo vertice di maggioranza Saverio Romano era stato delegato, insieme ad uno dei due coordinatori mdi FdI, Salvo Pogliese, a portare a Roma il tema. Alla camera erano stati presentati ben 4 emendamenti al decreto emergenza per tentare di superare sia il pronunciamento della Corte Costituzionale che considera non più rinviabili le elezioni, sia la voglia di FdI a livello nazionale di parlarne solo dal 2026. Si trattava di quattro diversi emendamenti redatti in modo da offrire diverse soluzioni agli alleati: il 7,01 della Lega a firma Carrà, Sudano, Minardo; il 7.02 dei deputati di Forza Italia Calderone e Pella; il 7.03 di Francesco Gallo di Sud Chiama Nord e il 7.04 di Saverio Romano di Noi Moderati.  Sarebbe bastato rendere ammissibile una delle quattro tesi per evitare il rischio frammentazione in Sicilia. Ma per tutti è scattato il pronunciamento di inammissibilità ribadendo l'intenzione di non far deroghe. Una scelta che ha messo nei guai il centrodestra siciliano fra le pressioni di Lombardo che vuole mani libere e i timori di Cuffaro sul dilaniarsi della coalizione. Adesso la proposta che tende a stanare tutti dopo che FdI ha messi in chiaro (se mai ce ne fosse stato bisogno) la propria posizione.
Non solo province
Nel corso del coordinamento sono stati elaborati programmi e iniziative del partito in Sicilia alla luce delle nuove adesioni nei Comuni e del rafforzamento del Centro nella coalizione di centrodestra.



TELEACRAS 

Agrigento e provincia, tra B&b e fitti brevi.

Agrigento e provincia i Bed and breakfast non chiudono ma si trasformano in affittacamere o case vacanze: le precisazioni dell'Osservatorio turistico provinciale.
L'Osservatorio turistico provinciale di Agrigento interviene a fronte e a precisazione di alcune recenti notizie stampa sulla chiusura di diversi Bed and breakfast. E spiega: "Il fatto che diverse strutture ricettive comunichino la chiusura, chiedendo la cancellazione dagli archivi delle strutture classificate, non è assolutamente un segnale non positivo. Il mercato ricettivo locale (ma la questione è anche nazionale) attraversa un significativo mutamento che va verso la de-regolamentazione della classifica delle strutture ricettive diffuse sul territorio, definite impropriamente extralberghiere, segnata dalla volontà dello Stato di liberalizzare i fitti brevi che forniscono servizi similari a quelli extralberghieri. Basti pensare che in provincia di Agrigento sono censiti oltre 2200 alloggi come fitti brevi, e rimangono appena circa 750 strutture ricettive classificate, comprese le stesse strutture alberghiere. Molti gestori, imprenditori, ma anche semplici proprietari di immobili, preferiscono abbandonare il titolo di struttura classificata con le stelle per riaprire come fitti brevi perché ciò consente maggiore elasticità gestionale, meno pastoie burocratiche e una qualità misurata dalle recensioni. La chiusura di alcuni Bed and breakfast è solo tecnica, perché alcuni si trasformano in affittacamere o case per vacanze, e ciò comporta una chiusura ed una nuova riapertura. In termini di presenze i dati degli anni 2023 e 2024 nella città di Agrigento e in provincia segnano significativi incrementi, sia nel comparto alberghiero che extralberghiero, che fanno ben sperare per l'anno 2025."



ILSICILIA

Elezioni delle Province, la palla passa al vertice di maggioranza: i dubbi sul voto di secondo livello.


L'appuntamento è fissato in primavera. Così come stabilito dall'emendamento votato sul ddl Urbanistica, poi impugnato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, entro aprile si dovrà procedere alla nomina dei consiglieri e dei presidenti dell'ex Province. A votare non saranno i cittadini. Si tratterà infatti di elezioni di secondo livello, ovvero consultazioni che vedranno esprimersi consiglieri comunali e sindaci dei 391 comuni dell'Isola. Una sorta di "grandi elettori" in salsa siciliana nelle mani dei quali viene riposto il futuro degli enti locali di raccordo, rimasti fino ad oggi commissariati dal lontano 2014. Anno nel quale entrò in vigore la legge Delrio.
Elezioni di secondo livello, un'arma a doppio taglio
Per il centrodestra si tratta di una scelta obbligata, ma rappresenta anche un'arma a doppio taglio. Se da un lato con il ritorno al voto si darà operatività a Città Metropolitane e Liberi Consorzi, dall'altro c'è un problema politico da affrontare. In molti sono rimasti insoddisfatti da tutti i ritardi accumulati in questi anni. Diversi amministratori locali aspiravano ad un salto di qualità ad oggi rimasto negato. Per questo, l'accordo nelle coalizioni per decidere liste e candidati non sarà facile da trovare. E qualcuno rimasto fuori potrebbe ricorrere a liste civiche, patti federativi o ad alleanze trasversali.
L'alternativa era una sola, ovvero quella di trovare un escamotage normativo che permettesse di aggirare la legge Delrio. Il tentativo, seppur velleitario, è stato effettuato alla Camera dei Deputati. Buona parte del centrodestra (Lega, Forza Italia e Noi Moderati), con l'aggiunta di Sud Chiama Nord, aveva presentato un emendamento al "decreto emergenze" per chiedere la deroga necessaria a ripristinare l'elezione diretta delle Province. Una proposta alla quale non c'è mai stato un sostegno diretto di Fratelli d'Italia. Fatto che faceva pensare ad un fallimento dell'operazione, poi puntualmente verificatosi nelle commissioni camerali. Il testo infatti è stato dichiarato "inammissibile per materia". E seppur è stato annunciato il ricorso da parte dei proponenti, le possibilità che il testo venga reinserito nei lavori al decreto emergenze sono minime. E, a cascata, questo "no" romano vanifica il lavoro fatto sul disegno di legge prima in Commissione Affari istituzionali condotto dal presidente Ignazio Abbate (Dc) e poi depositato all'Ars da tutti i capigruppo di maggioranza.
La palla passa al vertice di maggioranza
La realtà oggi si chiama "elezioni di secondo livello". Ed è proprio la differenza di vedute fra Fratelli d'Italia e il resto del centrodestra isolano a rappresentare il primo elemento su cui le forze della coalizione a sostegno del presidente della Regione Renato Schifani dovranno confrontarsi. Un faccia a faccia che avverrà al prossimo vertice di maggioranza. La riunione, inizialmente, era stata programmata per lunedì 3 febbraio. Salvo poi essere posticipata al 6 febbraio. Non è però da escludere un ulteriore rinvio dettato dalle celebrazioni della festa di Sant'Agata a Catania. Evento che vedrà impegnati diversi esponenti politici etnei.
D'altro canto, c'è tempo fino a fine febbraio per convocare i comizi elettorali. Prima però bisognerà decidere le regole del gioco. Non è ancora tempo di parlare di candidature e di liste, anche se alcuni nomi già girano fra i corridoi di Palazzo dei Normanni. La scelta su Palermo potrebbe andare a Forza Italia. A Catania la Lega avrebbe già opzionato lo scranno della presidenza, mentre su Messina spetterebbe a Fratelli d'Italia scegliere il nome del candidato presidente. Ma si tratta chiaramente di rumors suscettibili di stravolgimenti nelle prossime settimane. Prima, come sopra ricordato, bisognerà dettare i confine della competizione elettorale.
Il tema del voto ponderato
A cominciare dal ricorso al voto ponderato. Si tratta di un meccanismo nel quale il voto del singolo consigliere o del sindaco viene calcolato in base alla popolazione rappresentata. Il problema era stato posto già ad ottobre 2024, ovvero quando si iniziò a parlare di elezioni di secondo livello. I partiti di maggioranza avevano chiesto ulteriori approfondimenti agli uffici e alle varie Prefetture. Una tipologia di preferenza che, nelle grandi città, dà un potere quasi incontrastabile ai consiglieri comunali del capoluogo della Città Metropolitana di riferimento. Discorso diverso vale per i Liberi Consorzi. Lì la fetta di popolazione rappresentata è minore. Molti comuni hanno un peso simile se non praticamente uguale. E quindi le differenze fra i consiglieri e i sindaci dei vari comuni è minore. Fatto che renderà più difficile scegliere la rosa dei candidati per le coalizioni coinvolte.



ILSICILIA.IT 

Al vaglio della V Commissione Ars.

I progetti della Regione sul turismo, i punti cardine del programma di sviluppo triennale 2025-2027.
Il futuro del turismo in Sicilia nel prossimo triennio. Mentre il ddl di riforma del settore è rimasto bloccato nel suo ultimo miglio a Sala d'Ercole, il Governo regionale ha in questi giorni inoltrato la bozza del programma di sviluppo 2025-27. Oggi, il documento sarà trattato dalla V Commissione Ars, ma già filtrano alcuni dettagli su quello che sarà il concept degli investimenti futuri di Palazzo d'Orleans. Tre i settori strategici individuati: l'attrattività della Sicilia come destinazione turistica, la competitività degli stakeholders del settore e la funzionalità del quadro normativo. Un documento che ha l'obiettivo di rendere attrattivo il mercato ricettivo siciliano per dodici mesi all'anno, concretizzando la tanto auspicata destagionalizzazione dei flussi.
I pro e i contro del turismo in Sicilia
Secondo quanto si legge nel documento infatti, il turismo siciliano rimane ad oggi legato soprattutto alle località balneari e alle principali mete urbane. Anche se, negli ultimi anni, si è registrato un certo incremento delle presenze sui piccoli borghi montani. Fette di mercato importanti ma che non coprono il totale fabbisogno turistico. Al momento infatti, la Sicilia non riesce ancora ad intercettare quel turismo congressuale o di alto profilo su cui altre aree d'Italia fondano parte della loro economia. L'Isola si rivela poi carente sotto il profilo del turismo del benessere, in campo sportivo e sul fronte del cineturismo. Criticità legate soprattutto alla carenza di strutture. Fatto per il quale la Regione Siciliana sta programmando una serie di investimenti nel triennio.
Gli investimenti del programma triennale: internazionalizzazione
Molte risorse impiegate nel programma triennale di sviluppo turistico fanno riferimento a capitoli di spesa alimentati con fondi-extraregionali. Come i 7 milioni di euro pescati fra le pieghe dei fondi PR-FESR relativi al sostegno a piccole e medie imprese per la crescita sui mercati di tutto il Mondo. L'internazionalizzazione del brand Sicilia costituisce infatti uno dei capisaldi del documento. Un obiettivo da perseguire attraverso "appositi segmenti ad alta vocazione attrattiva, esercitata anche attraverso la modalità del sostegno alla partecipazione delle imprese turistiche". Elementi che rappresentano "la finalità dei principali appuntamenti fissi di incontri business to business fra l'offerta dei territori partner e la domanda dei grandi buyer internazionali".
Il ruolo dell'innovazione
L'altro termine chiave è "innovazione". Una parola già rievocata più volte nel disegno di legge sulla promozione degli investimenti in Sicilia e che conferma la sua centralità anche in ambito turistico. A giocare un ruolo chiave in questo senso saranno i fondi FSC 2021-27. Capitolo nel quale vengono allocati ben 135 milioni di euro per "investimenti produttivi nel settore turistico tesi ad ampliare, ammodernare, ristrutturare o comunque riattivare strutture turistiche esistenti o realizzarne di nuove ma attraverso interventi di manutenzione straordinaria e/o consolidamento, restauro e risanamento conservativo di immobili esistenti".
Le Attività Produttive e le produzioni cinematografiche
Turismo vuol dire anche attività produttive. E proprio al suddetto dipartimento verrà affidata la "promozione dell'imprenditorialità attraverso il sostegno all'attrazione e alla nascita di nuove PMI". In tal senso è previsto un fondo da 40 milioni di euro da poter impiegare per il cofinanziamento dei Contratti di Sviluppo attivabili in ambito turistico. Infine, merita menzione anche la norma che destina 15 milioni di euro al settore cinematografico ed audiovisivo. Area d'interesse strategico per la promozione delle bellezze culturali e naturalistiche dell'Isola. In tal senso verrano sostenuti progetti per realizzare "film, serie tv, documentari e cortometraggi, proseguendo nell' utilizzo del "location placement" che consenta la collocazione in contesti centrali del territorio dell'Isola di opere cinematografiche/televisive di particolare rilievo dal punto di vista commerciale e distributivo"



LIVESICILIA

Liberi consorzi, Noi moderati: "Liste unitarie nel centrodestra".

Riunione di coordinamento del partito.
PALERMO - "Elezione dei liberi consorzi: liste unitarie del centrodestra per ribadire unità e prospettive comuni".
È la proposta che il coordinatore regionale del partito Massimo Dell'Utri avanzerà formalmente in occasione del prossimo vertice regionale.
Liberi consorzi, l'intervento
"Auspichiamo - hanno commentato Saverio Romano, coordinatore politico nazionale, Marianna Caronia deputato di Noi Moderati all'Ars e Massimo Dell'Utri segretario in Sicilia - l'elezione diretta dei rappresentanti nei liberi consorzi".
"In caso contrario di elezione indiretta - aggiungono - chiediamo che il centrodestra componga liste unitarie e non per motivi strategici o convenienze elettorali, ma per ribadire l'unità politica della coalizione in un momento in cui si registrano violenti attacchi e strumentalizzazioni".
"Nel corso del coordinamento - concludono - sono stati elaborati programmi e iniziative del partito in Sicilia alla luce delle nuove adesioni nei Comuni e del rafforzamento del Centro nella coalizione di centrodestra".



LASICILIA.IT

Il reportage  L'autostrada "scalcagnata" che allontana Agrigento dal resto d'Italia  In viaggio sulla A19 da Catania alla Capitale italiana della cultura: nel tratto "centrale" di circa 80 km, 30 si percorrono a una sola corsia con 10 cantieri

Certo ci sono i tombini prima ricoperti con l'asfalto e poi cercati col metaldetector o i cartelloni sgrammaticati.
Ma il vero inferno per Agrigento Capitale della Cultura comincia cento chilometri prima, più o meno subito dopo Catenanuova, nell'Ennese. E' da qui che la A19, pur conservando il nome di autostrada e le indicazioni di colore verde, diventa una infrastruttura letteralmente da Paese sottosviluppato. Da Catenanuova a San Cataldo - e quindi per una ottantina di chilometri sui 150 che separano Agrigento da Catania - è uno stillicidio di cantieri (la maggior parte dei quali eterni e che sono lì da anni senza che si vedano progressi): ad oggi se ne contano una decina, per un totale (per difetto) di almeno trenta chilometri che si percorrono ad una sola corsia, come la più "scalcagnata" delle Statali. Anzi, peggio: nelle Statali almeno in rettilineo si può superare, in quella che sulla carta è la A19 non si può, manco se trovi il tir che va a 50 all'ora.L'ingegner GodotQuesto accade sia in direzione Catania che in direzione Agrigento. Le differenze sono minime e vale quindi per i turisti ma pure per gli utenti che si spostano in auto per lavoro, per studio, per questioni di salute. Il problema è che la stessa questione - la difficoltà di raggiungere Agrigento - si ripresenta pure per chi arriva da Palermo con la Statale 189 che sembra progettata dall'ingegner Godot con lavori preannunciati e mai (almeno non ancora) terminati.Del resto Michele Guardì, il regista, scrittore e autore televisivo agrigentino proprio su queste pagine pochi giorni fa, parlando della difficoltà di arrivare ad Agrigento, parlava del rischio: «Agrigento - aveva avvertito - è città della cultura, però se non la raggiungi è la città del niente». Il riferimento nella circostanza era alla mancanza di un aeroporto, ma in assenza di uno scalo almeno servirebbero strade "percorribili". Non c'è manco quello.Piccolo libro degli orrori
Il racconto del viaggio da Catania ad Agrigento è un piccolo libro degli orrori con capitoli che si susseguono raccontando la stessa storia: corsia unica e scambi di carreggiata. Da Catania a Catenanuova e da San Cataldo ad Agrigento è sostanzialmente scorrevole. Certo, soprattutto nella nuova Statale 640, in particolare sul versante agrigentino le piazzole di sosta sono spesso delle discariche abusive. Colpa, e ci mancherebbe, degli incivili ma anche colpa di chi non ripulisce con regolarità consentendo che quelle discariche crescano.Da Catenanuova a San Cataldo i chilometri sono all'incirca ottanta. Ci sono - fino a venerdì sera - dieci cantieri e l'itinerario che si percorre ad una sola corsia di marcia è complessivamente di almeno trenta chilometri.I primi tre sulla A19 - in direzione Palermo - sono di circa un chilometro ciascuno. I paletti piantati sulla segnaletica orizzontale (ormai invisibile) dividono le corsie. Basta che becchi un camion e percorri quel tratto a 60 km/h (se va bene), altro che 130. E poi c'è lo svincolo di Enna dove i lavori continuano da anni. Prima una sola carreggiata, poi c'è lo scambio nell'altra come una gimkana. Pure la segnaletica non ha standard esattamente occidentali (sulla Brebemi ad esempio è diversa, diciamo così, ma tant'è). Da Enna fino a Caltanissetta è sostanzialmente un unico e infinito cantiere: il solito salto di carreggiata, l'itinerario a unica corsia, la galleria con un'unica corsia anche se l'altra è almeno in apparenza senza un cantiere in corso ma è delimitata e impercorribile.Il viadottoneE poi c'è il tratto lungo almeno nove chilometri del viadottone che porta allo svincolo per Caltanissetta. E' così da anni, con infiniti lavori sull'altro viadotto parallelo e corsia unica sia in direzione Catania che in direzione Palermo. Se trovi un tir, buonanotte: si va a 50 all'ora e per fare quei 10 chilometri si impiega più del doppio del tempo che si impiegherebbe su una autostrada da Paese sviluppato. Ma la Sicilia si sa è bella, bellissima, ha i tramonti, il mare, i monumenti, la storia ma poi si cozza contro una situazione infrastrutturale che uccide qualunque sogno di sviluppo di queste aree (che di potenzialità ne avrebbero anche tante). E dunque finalmente si abbandona la A19 e - si dirà - si può tirare un sospiro di sollievo. E invece no: perché i lavori nel tratto nisseno del raddoppio della Statale 640 vanno avanti (si fa per dire) da anni e ancora non ci siamo. Lo svincolo per Caltanissetta è un cantiere aperto e fino alla galleria Caltanissetta (appena inaugurata) c'è una lunga teoria di interruzioni con la solita, immancabile, unica corsia.Ed eccoci alla galleria Caltanissetta, quella che passa sotto il capoluogo nisseno e che con i suoi quattro chilometri e passa è la più lunga di tutta la Sicilia. Doveva servire a velocizzare la percorrenza dallo svincolo della A19 fino a San Cataldo e invece i quattro chilometri e passa si fanno a 50 all'ora con una sola corsia. Solo da San Cataldo in poi e fino ad Agrigento la nuova Statale è sostanzialmente scorrevole e senza cantieri.Insomma la caccia ai tombini con metaldetector e i cartelli sgrammaticati fanno ridere, ma questa autostrada fa piangere.


TELEACRAS.IT

Da Schifani un solco tra prima e dopo la Cucinotta
Schifani traccia una linea del Rubicone tra prima e dopo l'avvento della Cucinotta alla presidenza della Fondazione 2025: "Occorre un cambio di passo". Agrigentini bocciati con appello.

A Palermo il presidente della Regione ha convocato la 'cabina di regia' per Agrigento capitale italiana della cultura 2025. Alla sinistra di Renato Schifani, come emerge dalla foto ufficiale della riunione, si è seduta l'ex prefetto di Palermo, Maria Teresa Cucinotta, neo presidente della Fondazione 2025. E alla sua destra l'assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato. Attorno al tavolo tra gli altri anche l'assessore regionale alle Infrastrutture, Alessandro Aricò, il sindaco di Agrigento, Franco Miccichè, alcuni suoi assessori, il prefetto Salvatore Caccamo, il direttore del Parco dei Templi, Roberto Sciarratta, e il commissario della Provincia, Giovanni Bologna. Schifani ha ribadito che la Regione Siciliana ha assunto un impegno di responsabilità per "Agrigento capitale cultura" e intende rafforzarlo, ma occorrono dinamiche organizzative che rassicurino, e non il contrario. E il presidente ha tracciato un prima e un dopo la Cucinotta, tra un prima negativo e un dopo che - si auspica - sia positivo. Infatti Schifani ha ammonito: "La Fondazione 2025 rappresenta il nostro riferimento per la buona riuscita culturale dell'evento ma occorre da parte del Comune e di tutti gli attori coinvolti un'assunzione di responsabilità e un miglior coordinamento che fino ad ora non c'è stato. Da oggi si cambia, perché esiste una sinergia istituzionale". Sintesi: agrigentini bocciati con appello. Poi Schifani ha elogiato ancora doti e virtù della Cucinotta, esprimendo "orgoglio e fiducia" per la nomina alla presidenza della Fondazione 2025. Il presidente ha confermato la disponibilità a reperire nuovi fondi per l'evento, oltre ai 7 milioni di euro già stanziati. E ha rilevato la necessità di promuovere le iniziative in programma, già dal concerto di Giovanni Allevi sabato prossimo al teatro Pirandello (biglietti già esauriti). La Cucinotta ha sollevato le difficoltà logistiche, tra una sede, il personale. E Schifani si è rivolto al commissario della Provincia di Agrigento: "Dottor Giovanni Bologna, ci pensi lei".









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