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Niente "listone unico" del centrodestra per le province, vertice per spartire i candidati presidente.
Non sembra ci sarà il listone unico del centro destra nelle ex province al voto il prossimo 27 aprile. Nonostante l'ipotesi sarebbe logica e opportuna in virtù delle regole, dettate dall'elezione di secondo livello, i partiti non sembrano intenzionati a cercare la difficile quadra.
Domani il vertice di coalizione Mentre si aspetta il vertice di coalizione che oggi, lunedì 17 febbraio, dovrebbe definire l'accordo sui 6 candidati presidente, quelli sì unici, nei Liberi Consorzi, i partiti danno segnali chiari di volere presentare le liste ciascuno per proprio conto nonostante il rischio dato da due elementi: la massiccia presenza di "indipendenti" nei Consiglio comunali eletti con liste civiche e che non rispondono ai partiti, e l'elezione dimezzata nelle Città metropolitane dove non si vota il Presidente visto che la figura corrisponde già con il sindaco del capoluogo. La Lega pronta a presentare liste in tutte le province. Il primo segnale ufficiale viene dalla lega che ieri a Catania ha riunito "lo stato maggiore" con all'ordine del giorno le prossime elezioni per le province e le città metropolitane, previste il 27 aprile prossimo. Il sistema elettorale, con il voto di secondo livello, è stato al centro della direzione regionale convocata dal segretario siciliano, Nino Germana. "La lega è fortemente impegnata nella preparazione delle liste per le elezioni di secondo livello - si legge in una nota della Lega Sicilia - che coinvolgerà sindaci e consiglieri comunali di tutta la Sicilia". Nel confermare l'accordo sui presidenti la nota della Lega dica chiaramente che non si andrà oltre nell'unitarietà "Per quanto ci riguarda, le nostre liste saranno presenti in tutti i collegi con l'obiettivo di rafforzare la maggioranza politica che in atto governa anche la nostra regione. Come partito, però, non possiamo sottrarci ad una riflessione ad alta voce, considerando che il sistema migliore per rilanciare le province e le città metropolitane è quello del suffragio universale". Differenze di vedute nei partiti della coalizione" Abbiamo riscontrato recentemente alcune differenze nei partiti della maggioranza e tale situazione non ha consentito di far varare una norma nazionale per il superamento della legge Delrio nella nostra regione che, ricordiamo, ha potestà normativa esclusiva in materia di leggi elettorali riguardo anche gli enti locali. Tanto che l'elezione diretta del sindaco è stata introdotta in Sicilia prima della riforma nazionale" conclude la nota leghista. Una rivendicazione che normativa appare superata dai pronunciamenti della Corte Costituzionale ma che pone il tema, invece, della divergenza con Fratelli d'Italia che non è da sottovalutare nella valutazione generale del centrodestra guardando ai prossimi mesi.
TELEACRAS
Elezioni Provinciali, no al "listone" unico.
Oggi altro vertice della maggioranza di centrodestra per la scelta dei candidati presidenti delle Province. Tramontata l'ipotesi del listone unico per i candidati consiglieri.
Dopo essersi stretta la mano intorno alla data del 27 aprile per elezioni Provinciali in Sicilia di secondo livello, ossia voteranno solo consiglieri comunali e sindaci, adesso, già da oggi lunedì 17 febbraio, i vertici della maggioranza di centrodestra confabulano intorno allo stesso tavolo inseguendo un accordo anche sulle candidature. E non si tratta solo dei candidati presidenti, per i quali è facile, e non eccessivamente traumatico, sceglierne uno per ciascuna delle Province tranne Palermo, Catania e Messina dove il presidente è il sindaco delle tre città metropolitane, bensì dei candidati consiglieri provinciali. A tal proposito sarebbe tramontata l'ipotesi del "listone unico" del centrodestra. Infatti, i partiti sarebbero intenzionati a presentare proprie liste autonome di candidati consiglieri, anche se ciò li espone al rischio dei tanti consiglieri comunali eletti con liste civiche e altrettanto autonome che non rispondono agli ordini di scuderia, dei partiti. Tuttavia così si intenderebbe procedere, e ciò lo testimonia già la Lega, che ha appena riunito la direzione regionale. E al termine il segretario regionale, Nino Germanà, ha affermato: "La Lega è fortemente impegnata nella preparazione delle liste per le elezioni di secondo livello che coinvolgeranno sindaci e consiglieri comunali di tutta la Sicilia. Per quanto ci riguarda, le nostre liste saranno presenti in tutti i collegi con l'obiettivo di rafforzare la maggioranza politica che in atto governa anche la nostra regione. Come partito, però, non possiamo sottrarci ad una riflessione ad alta voce, considerando che il sistema migliore per rilanciare le Province è quello del suffragio universale, ovvero il voto dei cittadini, le elezioni dirette".
LICATANET
Libero Consorzio, approvato programma triennale Opere pubbliche.
Approvato il programma triennale delle Opere Pubbliche 2025-2027 dal Commissario straordinario del Libero Consorzio Comunale di Agrigento.
Il Libero Consorzio Comunale di Agrigento con Determina Commissariale n. 08 del 10.02.2025, con i poteri dell'Assemblea e la partecipazione del Segretario Generale Pietro Amorosia, ha approvato il programma triennale delle opere pubbliche in provincia di Agrigento per il periodo 2025/2027.
Il provvedimento redatto dal Dirigente del settore Infrastrutture stradali, Edilizia scolastica e manutenzione, Michelangelo Di Carlo prevede numerosi interventi articolati e diversificati per ogni anno e la relativa fonte di finanziamento, l' elenco di opere precedenti non completate ed altri interventi da pianificare nel triennio 2025-2027.
Il programma delle opere pubbliche, pubblicato presso l'albo pretorio dell'Ente, con relativi allegati, sarà pubblicato, altresì, nel sito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e presso l'Osservatorio Regionale dei Contratti Pubblici.
Sono numerosi i lavori di programmazione sulle infrastrutture stradali di proprietà dell'Ente, sugli immobili scolastici dislocati nel territorio della Provincia ed altri interventi da realizzare sul patrimonio immobiliare dell'Ente.
Nello specifico si tratta di opere di adeguamento di Istituti scolastici, di manutenzione straordinaria di strade nel territorio provinciale e sul patrimonio immobiliare di proprietà dell'Ente.
Il programma triennale delle opere pubbliche 2025/2027 e l'elenco annuale del 2025 sono già pubblicati nel sito istituzionale dell'Ente per 30 giorni e nella banca nazionale dei contratti pubblici del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, come previsto dal decreto legislativo 36 del 2023.
MERIDIONENEWS
Riforma elettorale in Sicilia, chi la vorrebbe e chi no. Perché se approvata avrebbe effetti devastanti sul centrodestra.
Nella politica siciliana al momento l'attenzione è catalizzata dalla corsa verso le elezioni provinciali. Ci sarebbe stato tutto il tempo di prepararsi per il voto di secondo livello, ma fino all'ultimo si è cercato inutilmente di riportare i cittadini al voto anziché sindaci e amministratori locali, pur sapendo che era strada che mai avrebbe potuto spuntare. C'è però un'altra questione elettorale che cova sotto le ceneri e che tra qualche mese rischia di deflagrare come una bomba, quella che riguarda la riforma elettorale per le prossime elezioni regionali. Al momento è solo un'idea, un pour parler, non c'è niente nero su bianco, men che meno una proposta di legge, ma ci sarà.
L'esca l'ha lanciata Nuccio Di Paola, vicepresidente dell'Ars e referente del Movimento 5 stelle in Sicilia, che ha subito trovato sponda utile in Ismaele La Vardera, ma il punto non è questo: non si tratterebbe infatti della classica proposta di opposizione, perché l'idea di Di Paola e soci stuzzica e non poco anche alcune parti della maggioranza. E non parti qualsiasi, ma Fratelli d'Italia, entità che all'interno della coalizione di Renato Schifani ha più e più volte dimostrato di sapere ottenere ciò che vuole quando punta i piedi. E gli effetti potrebbero in potenza essere devastanti. La riforma elettorale, così come sarebbe stata concepita, infatti, punterebbe soprattutto su un aspetto: l'abolizione del listino collegato al presidente, una lista di nomi che vengono eletti in automatico, in determinate condizioni, insieme al nuovo presidente della Regione.
Ora come ora, il premio di listino scatta nel momento in cui, terminato lo scrutinio, la coalizione vincente non dovesse raggiungere i 42 seggi su 70, numero necessario per avere la maggioranza in sala d'Ercole, cosa che fino ad ora si è sempre verificata, anche nell'ultima tornata elettorale che ha visto trionfare Renato Schifani e i suoi. In questo caso, dunque, vengono eletti dal listino bloccato tanti deputati quanti ne servono alla maggioranza per raggiungere i 42 seggi. E se alle ultime elezioni, giusto per fare qualche nome, la corsia preferenziale del listino bloccato è stata un fatto di mero prestigio per Gaetano Galvagno, visto che il futuro presidente dell'Ars sarebbe comunque stato eletto in quanto uno dei più votati in assoluto del suo partito, lo stesso non si può dire di Serafina Marchetta, in listino in quota Udc, eletta nonostante gli appena 11 voti ricevuti. E qui sta proprio il punto.
Ufficialmente infatti la proposta di Di Paola nascerebbe per dare maggiore rappresentanza territoriale ai collegi più piccoli come Enna o Agrigento, evitando i eccessivi blocchi di deputati da Palermo, Catania e Messina. Di fatto tuttavia, questo, in un contesto come quello del centrodestra attuale, andrebbe a scapito dei partiti più piccoli, come visto con l'Udc, appunto, ma anche con sigle come Democrazia cristiana e Noi Moderati, che non solo perderebbero la certezza di avere almeno un deputato in parlamento, ma rischierebbero addirittura di non entrare nemmeno a palazzo dei Normanni, visto che per i partiti meno forti il listino aveva costituito una sorta di assicurazione. Ovviamente questo non potrà che scatenare l'ennesima faida fratricida a tutto campo nell'alveo del centrodestra, che non è affatto nuovo a crisi del genere. Al momento siamo ancora nel mondo fatato delle ipotesi, ma una notizia del genere avrebbe il peso per mettere a dura prova i legami di coalizione.
E le ipotesi potrebbero diventare presto realtà, visto che, perché la riforma possa essere efficace ed entrare in vigore in tempi utili, dovrebbe arrivare sui banchi dell'Ars quanto meno subito dopo la pausa estiva, per avere tutto il tempo di organizzarsi a dovere.
CANICATTIWEB
Stop ai concorsi nelle ex Province, le elezioni bloccano le assunzioni.
Stop ai concorsi indetti nelle nove ex Province, ovvero i 6 Liberi consorzi e le tre città metropolitane di Palermo, Messina e Catania. Almeno questa è l'idea che circola all'Ars punta a fermare tutto in vista delle elezioni provinciali di secondo livello che si terranno il 27 aprile.
L'ordine del giorno
Sospendere le procedure concorsuali avviate dai commissari straordinari dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane in attesa che arrivino i nuovi vertici degli enti di area vasta è infatti, l'obiettivo dichiarato di un Ordine del giorno presentato da numerosi deputati di maggioranza e di opposizione all'Ars e rivolto al presidente della Regione Renato Schifani. Il documento è stato poi votato all'unanimità da Sala d'Ercole. Si punta a fermare le procedure negli enti che andranno alle elezioni di secondo grado nel mese di aprile per lasciare la possibilità a chi sarà eletto, quando si insedierà, di decidere come procedere rispetto a questi atti.
Anomalie in alcune province
"Una iniziativa che nasce dalle anomalie che si sono registrate in alcune province - spiega il deputato ragusano del Partito democratico Nello Dipasquale -. La decisione più corretta e di buonsenso è quella di lasciare che siano i futuri organismi, che presto si insedieranno alla guida delle ex Province, a decidere quali siano le esigenze degli enti che vanno ad amministrare e, di conseguenza, come comportarsi rispetto a queste procedure. Una scelta - conclude Dipasquale - che garantisce la massima trasparenza e la regolarità della competizione elettorale".
Il riferimento è al concorso bandito in provincia di Ragusa dove le polemiche si incentrano sulla vicenda del direttore generale che avrebbe proposto di bandire un concorso per assumere un dirigente per poi partecipare a quel concorso come unico concorrente dopo che gli altri sette sono stati tutti esclusi. Una polemica in corso in quella provincia e rispetto alla quale l'interessato nega tutto e minaccia querele
L'impegno bipartisan
L'impegno è bipartisan ma non tiene in debito conto le differenze fra Liberi Consorzi e Città metropolitane. Mentre nei primi 6 si andranno ad eleggere presidenti e consigli, nelle tre città metropolitane si eleggeranno solo mi Consigli mentre i presidenti resteranno in carica trattandosi dei sindaci dei capoluoghi ai quali il ruolo è attribuito dalla stessa legge che dispone le elezioni di secondo livello. Un vulnus che rischia di bloccare procedure concorsuali senza un ragionevole motivo
ENTILOCALI online
Il 12 febbraio 2025 si è tenuta una Seduta della Conferenza Stato-Città e Autonomie locali, presieduta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con all'Ordine del giorno diversi Provvedimenti riguardanti la Finanza locale e i Servizi.
Come si apprende dal Report pubblicato sulla Pagina web della Conferenza Stato-Città e Autonomie locali, si è tenuta il 12 febbraio 2025 una Seduta della Conferenza Stato-Città e Autonomie locali, presieduta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con all'Ordine del giorno diversi Provvedimenti riguardanti la Finanza locale e i Servizi pubblici gestiti dagli Enti territoriali. Si riportano di seguito i principali punti approvati e i relativi impatti per Comuni, Province e Città metropolitane.
Intesa sul Contributo alla Finanza pubblica degli Enti Locali
Uno dei punti discussi nel corso della Seduta ha riguardato il Contributo aggiuntivo alla Finanza pubblica a carico di Comuni, Province e Città metropolitane, nonché delle Regioni a Statuto speciale Sicilia e Sardegna. Il Provvedimento, stabilito dall'art. 1, comma 788, della "Legge di bilancio 2025" (Legge n. 207/2024), ha ricevuto l'Intesa della Conferenza.
Parere sui Modelli di Certificazione dei costi dei Servizi pubblici
È stato inoltre espresso Parere positivo sullo Schema di Decreto del Ministero dell'Interno relativo alla Certificazione dei costi sostenuti nel 2022 per:
"Servizi a domanda individuale";
"Gestione dei rifiuti urbani";
"Servizio di acquedotto".
Il Decreto riguarda gli Enti Locali soggetti a controlli centrali sulla copertura del costo di determinati Servizi pubblici, in base all'art. 243, comma 4, del Dlgs. n. 267/2000 (Tuel).
Riparto di 5 milioni di Euro per il 2025 a favore degli Enti Locali
Infine, è stato espresso Parere favorevole sullo Schema di Decreto del Ministero dell'Interno, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, relativo alla distribuzione del Contributo di 5 milioni di Euro destinato agli Enti Locali per il 2025, come previsto dall'art. 1, comma 755, della "Legge di bilancio 2025".
GIORNALE DI SICILIA
Il dossier dei Fondi Europei alla Regione, Schifani convoca quattro assessori.
C'è l'obbligo di accelerare la spesa di un miliardo e mezzo di contributi comunitari che altrimenti si rischia di perdere fra la fine di quest'anno e il 2026
Renato Schifani incontrerà oggi i vertici della Lega per individuare il sostituto di Carmelo Ricciardo. E in attesa di riempire l'ultima casella del puzzle della nuova dirigenza il presidente si prepara ad aprire il delicato dossier Fondi Europei: domani, martedì 18 febbraio, riunirà quattro assessori sui quali pende l'obbligo di accelerare la spesa di un miliardo e mezzo di contributi comunitari che altrimenti si rischia di perdere fra la fine di quest'anno e il 2026.
A Palazzo d'Orleans si attendono che già oggi il segretario della Lega, Nino Germanà, e il plenipotenziario Luca Sammartino, comunichino il nome di un altro dirigente a loro vicino per prendere le redini del dipartimento Istruzione, dopo che Ricciardo è stato costretto a rinunciare per via del processo che lo vede imputato per turbativa d'asta e corruzione in alcuni appalti sui lavori nei porti siciliani.
GIORNALE DI SICILIA
Nomine dei superburocrati alla Regione, la bufera delle vicende giudiziarie.
Coinvolti in inchieste anche Letizia Di Liberti e Salvatore Cocina. Palazzo d'Orléans: vicende diverse, legate a fatti amministrativi. Intanto Carmelo Ricciardo ha rinunciato subito all'incarico a capo del dipartimento IstruzioneBufera alla Regione per il caso del dirigente generale in pectore del dipartimento Istruzione, Carmelo Ricciardo, imputato per turbativa d'asta e corruzione in un'inchiesta del 2019, in un giro di mazzette per alcuni lavori di riqualificazione di vari porti siciliani, tra cui quello di Riposto. Dopo l'articolo sul Giornale di Sicilia di ieri, Ricciardo, una delle 5 new entry tra i 17 dirigenti appena nominati, fa un passo indietro e rinuncia al nuovo incarico. «Ringrazio per la fiducia l'assessore all'Istruzione Mimmo Turano - dice in una nota - ma le condizioni contingenti non mi consentono di continuare. Non accetto di essere al centro di polemiche che danneggiano l'azione del governo Schifani, impegnato su grandi cose per la Sicilia».
Come anticipato dal nostro giornale, all'architetto venivano contestati dalla Procura di Catania sette capi d'accusa, cinque dei quali archiviati dai magistrati di Palermo, sede in cui il procedimento è stato trasferito circa due anni fa per competenza territoriale. Ricciardo è a giudizio e la prossima udienza è fissata per il 27 febbraio. Il governatore, appresa la notizia, si era molto irritato per non essere stato informato. A proporre Ricciardo era stato il leghista Turano che, da noi interpellato, aveva detto di non sapere nulla della vicenda giudiziaria, pur assumendosi la responsabilità della designazione.
A stretto rigore non ci sarebbero cause di inconferibilità dell'incarico, visto che non c'è una sentenza, nemmeno di primo grado, ma da Palazzo d'Orleans filtra che Schifani avrebbe esercitato una garbata opera di moral suasion e di aver trovato la massima disponibilità a non accettare l'incarico. Nell'opera di mediazione sarebbero intervenuti anche i leghisti Nino Germanà e Luca Sammartino, con cui il presidente Schifani è in ottimi rapporti. Il passo indietro di Carmelo Ricciardo «dimostra senso di responsabilità e attenzione verso l'azione del governo regionale - commenta il presidente della Regione -. A Ricciardo va il mio apprezzamento per il servizio reso all'amministrazione. Ribadisco la mia fiducia nella magistratura affinché presto possa fare piena chiarezza». Naturalmente si pone ora il problema della sostituzione di Ricciardo, dopo che la lista era stata appena chiusa a costo di numerose polemiche nella maggioranza che possono riaprirsi. Sullo sfondo della maxi rotazione c'è la direttiva dell'Anac che, per le norme anticorruzione, impone di sostituire chi ha incarichi dirigenziali nello stesso ufficio da cinque anni, specie nelle aree ad elevato rischio.
«Renato Schifani ormai è veramente una macchietta. Qualunque cosa faccia, riesce a scadere nel ridicolo - attacca Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera -. Procede a una rotazione dei burocrati regionali in nome dell'anticorruzione e nomina un burocrate imputato. Noi siamo garantisti ma sinceramente non verificare i procedimenti giudiziari di chi viene nominato è sintomo di inadeguatezza». A chiedere di revocare la nomina era stato anche Nuccio Di Paola, del M5S: «Se è vero che Schifani non era a conoscenza della situazione, è ancora in tempo per tornare sui propri passi». Cosa poi effettivamente avvenuta. Dal punto di vista puramente formale, Ricciardo non era tenuto a dichiarare i carichi pendenti, visto che il modulo che devono compilare gli aspiranti dirigenti generali non prevede tra le cause di inconferibilità l'avere un processo in corso. La legge nazionale a cui fa riferimento la Regione, il decreto legislativo 30 dell'8 aprile 2013, vieta infatti di assegnare incarichi a chi sia stato condannato anche solo in primo grado per reati contro la pubblica amministrazione. Fra l'altro per la vicenda giudiziaria nei suoi confronti non è stato aperto alcun procedimento disciplinare. La questione resta politica e di opportunità.
E non è un caso isolato: altri neo dirigenti sono infatti coinvolti in vicende giudiziarie. Tra i riconfermati c'è ad esempio Letizia Di Liberti, dirigente cuffariana dell'assessorato alla Famiglia, anche lei imputata come Ricciardo, ma per falso ideologico. Nel processo sui dati Covid ritenuti falsi, in cui è coinvolto anche l'ex assessore alla Salute, Ruggero Razza, la posizione della dirigente è stata trasmessa per competenza territoriale a Roma. All'epoca dei fatti Di Liberti era dirigente del Dasoe e, secondo l'accusa, avrebbe fatto caricare dati non veritieri sul monitoraggio dell'epidemia Covid in Sicilia, inducendo in errore il ministero e l'Istituto superiore di Sanità, che classificarono l'Isola a rischio basso e non moderato. La prima udienza del processo nella Capitale, in cui la Regione si è costituita parte civile, è prevista tra la fine di quest'anno e gli inizi dell'anno prossimo. Anche Salvo Cocina, capo della Protezione civile regionale, è imputato nell'ambito dell'inchiesta di Catania (dove La Procura ha chiesto il giudizio per 32 persone) sulla gestione dei rifiuti da parte della Rap di Palermo e dall'Oikos di Catania. Si tratta comunque di reati per fatti amministrativi legati all'incarico. Da Palazzo d'Orleans su questi due casi filtra solo la volontà di «non comportarsi da Torquemada, perché si tratta di reati diversi dalla corruzione e di due dirigenti generali riconfermati e non completamenti nuovi nel puzzle delle nomine». sto il giudizio per 32 persone) sulla gestione dei rifiuti da parte della Rap di Palermo e dall'Oikos di Catania. Si tratta comunque di reati per fatti amministrativi legati all'incarico.
GIORNALE DI SICILIA
Agrigento si prepara al 77° Mandorlo in Fiore: un'edizione speciale tra folklore, musica ed enogastronomia.
Il 77° Mandorlo in fiore, in programma ad Agrigento dall'8 al 16 marzo prossimi, è pronto a tracciare un'impronta significativa in un anno particolare per la città, quello di Capitale Italiana della Cultura 2025. Lo staff della kermesse, proprio con l'intento di celebrare il 2025, intende coinvolgere gli agrigentini e i visitatori che avranno la possibilità di vivere la manifestazione grazie alle iniziative previste tra strade e piazze, anche con eventi musicali, culturali ed enogastronomici.
Il 77° Mandorlo in Fiore, insieme al 67° Festival Internazionale del Folclore e al 22° Festival Internazionale «I Bambini del Mondo», sarà un unico evento capace di accomunare storie e tradizioni: per l'edizione di quest'anno la parola d'ordine sarà «raddoppio»: numerose le novità tra cui un grande Carro allegorico.
Il programma sarà fitto di appuntamenti con un'anteprima venerdì 21 febbraio al Teatro Pirandello di Agrigento, alle ore 20.30. Sul palco l'evento «Aspettando la Sagra-Amuri Amuri. Canti, musiche delle tradizioni popolari agrigentine», con artisti e musicisti del territorio.
LENTEPUBBLICA.IT
Progressioni economiche orizzontali: senza copertura finanziaria sono nulle
Ecco i chiarimenti della Cassazione che, con la sentenza 3518/2024, indica in modo inequivocabile il rapporto tra copertura finanziaria e validità delle progressioni economiche orizzontali. La Corte, con la recente sentenza della Sezione Lavoro, ha ribadito un principio cardine in materia di pubblico impiego contrattualizzato: qualsiasi decisione che incida sul costo del personale e comporti oneri a carico della Pubblica Amministrazione necessita di una copertura finanziaria adeguata. In assenza di tale requisito, gli atti adottati risultano privi di efficacia e non generano diritti per le parti coinvolte. Tuttavia, per i rapporti di lavoro instaurati in violazione della normativa vigente, la retribuzione resta comunque dovuta, in applicazione dell'art. 2126 del Codice Civile e dei principi costituzionali relativi alla tutela del lavoro.
Risorse finanziarie e continuità normativa
Il provvedimento giudiziario si sofferma sulla stabilità delle risorse economiche destinate al personale degli enti locali. Le disponibilità finanziarie definite nel 2003 continuano a valere negli anni successivi con le medesime caratteristiche, integrate dalle previsioni contrattuali nazionali. Tra le fonti di finanziamento richiamate figurano diverse disposizioni dei contratti collettivi nazionali del settore, come il CCNL dell'1 aprile 1999 e quello del 5 ottobre 2001, che prevedono incrementi delle dotazioni organiche e l'utilizzo di risorse decentrate per sostenere le progressioni economiche del personale.
In modo particolare, in questo caso sotto la lente sono finite le progressioni orizzontali, che rappresentano un sistema di avanzamento all'interno di ciascuna categoria o area all'interno di un determinato comparto definito da un apposito CCNL. Più di preciso si tratta dell'attribuzione di uno stipendio più alto a parità di prestazioni lavorative.
Progressioni economiche orizzontali: senza copertura finanziaria sono nulle Un punto chiave della sentenza riguarda le procedure di mobilità all'interno degli enti locali. La normativa statale e i contratti collettivi nazionali stabiliscono l'obbligo di garantire la copertura finanziaria delle spese relative a tali operazioni. Il giudice, nel valutare la validità di un contratto, può rilevare d'ufficio la sua nullità in qualsiasi fase del processo, purché gli elementi di fatto siano già stati accertati e documentati nel corso del giudizio di merito. La Corte ha chiarito che l'assenza di copertura finanziaria rende nulla una procedura di progressione economica, con effetti diretti sulla validità dei contratti stipulati. La nullità può essere riconosciuta d'ufficio anche in appello o in Cassazione, ma solo se i presupposti siano stati dimostrati tempestivamente e le prove siano state acquisite nel rispetto delle preclusioni processuali. Il giudice del merito, pertanto, ha il dovere di esaminare ogni eccezione di nullità sollevata, accertandone la fondatezza sulla base della documentazione disponibile. Nel caso in esame, la Cassazione ha confermato la decisione del tribunale territoriale, che aveva dichiarato invalida la procedura in questione per mancanza di copertura finanziaria. Implicazioni per gli enti pubblici Questa pronuncia rappresenta un monito per le amministrazioni pubbliche, che devono garantire la sostenibilità economica delle proprie scelte gestionali. L'assenza di fondi adeguati non solo inficia la validità delle procedure adottate, ma può anche esporre gli enti a contenziosi complessi, con il rischio di dover comunque corrispondere compensi per rapporti di lavoro instaurati senza il rispetto delle norme vigenti. Il rispetto rigoroso delle disposizioni sulla copertura finanziaria si conferma dunque un elemento imprescindibile per la corretta gestione delle risorse umane nel settore pubblico.