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ESPERONEWS

Il decreto del governo Schifani sulle elezioni nelle ex province è illegittimo.

"Con la firma del Presidente della Regione, Renato Schifani, su proposta dell'assessore regionale alle Autonomie locali e alla funzione pubblica, Andrea Messina al decreto sulle elezioni di secondo livello nelle ex Province si aggiunge confusione a quella generata dalla legge Delrio, il tutto in un contesto di illegittimità".Ad affermarlo è IRD - Italia Repubblica Democratica, Movimento per la Democrazia e la Libertà,I sindaci metropolitani sono stati dichiarati illegittimi con la sentenza della Corte Costituzionale n. 240/2021, proprio perché non legittimati dal voto popolare e secondo la Corte in contrasto con il principio di uguaglianza del voto e che pregiudica la responsabilità politica del vertice dell'ente nei confronti degli elettori."Un provvedimento che è un concentrato di desideri e compromessi diversi dei singoli gruppi politici, ma che sicuramente non è riconducibile al progetto politico originario del centro destra, quel programma sottoposto al voto degli elettori e che nei fatti viene disatteso.Con la mancata elezione diretta e nel voler ripiegare sulle elezioni di secondo livello per la composizione del consiglio, mantenendo in vita i sindaci metropolitani, non eletti da nessuno, si materializzano due fatti estremamente gravi: quello che si disattende la sentenza della Corte Costituzionale e l'altro che si continua a dare credito alla volontà politica del centro sinistra, oggi in Sicilia opposizione, grazie anche all'espressa volontà compiacenza del partito Fratelli d'Italia.Quando una legge si definisce per sentenza incostituzionale, la legge scompare dall'ordinamento. Il Parlamento, figurarsi l'Assemblea Regionale Siciliana, può deliberarne un'altra in sostituzione, ma naturalmente non potrà emanare una disposizione identica a quella già dichiarata.Ripiegare, in un contesto di confusione generale, sulle leggi disastro Crocetta prima e Delrio dopo, che in 10 anni non hanno trovato mai piena applicazione, per celebrare le elezioni nelle ex Province, mette in evidenza l'incapacità del governo Schifani e della sua maggioranza, di produrre un disegno di legge in grado di assegnare, com'è giusto che sia, una maggiore responsabilità agli eletti nella gestione degli enti, che solo l'elezione diretta può garantire, così come sentenziato dalla Corte e di non mantenere fede ad un impegno con i propri elettori".



MERIDIONENEWS

Agrigento, il progetto dell'aeroporto ignorato da Enac e Schifani. Oltre 200 giorni di silenzio e l'iter burocratico è bloccato.

Fino a un paio d'anni fa l'idea di un aeroporto ad Agrigento faceva sorridere, come una richiesta un po' visionaria e un po' propagandistica di un gruppetto sparuto di personalità locali che mai avrebbe visto la luce. Era addirittura stata creata la società di gestione, un passo quantomai azzardato, visto che in ogni caso, anche a realizzare davvero l'aeroporto della valle dei templi il servizio sarebbe comunque stato assegnato previa gara d'appalto, non di certo per autoproclama. E invece, col tempo, grazie anche all'intervento di alcuni parlamentari nazionali agrigentini, l'istanza è stata presa sul serio dal governo di Roma, che nel Dl Sud, nel 2023, aveva inserito un articolo che impegnava il libero consorzio di Agrigento a presentare il progetto, dando una deadline di 120 giorni per farlo.
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Scadenza rispettata, anzi, l'ex provincia agrigentina di giorni ce ne aveva messi 118, con un progetto che ricalcava per grandi linee quello che già si trovava nel cassetto dell'ente per uno scalo nella piana di Licata, a una decina di chilometri dal capoluogo. Da lì in poi tutto sarebbe stato in discesa, si sarebbe dovuti partire con il parere dell'Enac, l'ente nazionale aviazione civile, poi si sarebbe andati avanti con la richiesta di inserimento del futuro aeroporto nel piano di aviazione civile, portare a termine uno studio di fattibilità progettuale ed economica, realizzazione del progetto esecutivo e infine, dopo un iter che sarebbe dovuto durare attorno ai cinque anni, finalmente l'inizio dei lavori. In pratica, neanche i meno realisti si aspetterebbero di vedere atterrare aerei con vista tempio della Concordia prima del 2030. Cosa che sarebbe comunque considerata un successo, dal momento che, dal giorno in cui è stato richiesto il parere dell'Enac è passato quasi un anno di completo silenzio.
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«Sono passati più di duecento giorni dalla data in cui il libero consorzio di Agrigento ha trasmesso all'Enac gli studi integrativi richiesti per il rilascio del parere sulla realizzazione dello scalo aeroportuale nella piana di Licata - spiega a MeridioNews Rino La Mendola, presidente dell'ordine degli architetti di Agrigento - Confermiamo di essere pronti a offrire il nostro sostegno e la nostra collaborazione al libero consorzio, alla Regione, al comitato civico promotore dello scalo, ai sindaci e ai parlamentari che, a prescindere dai colori politici, siano impegnati a promuovere la concreta realizzazione di un'infrastruttura fondamentale per lo sviluppo socioeconomico non solo della città dei templi, ma dell'intera Sicilia centro-meridionale».
E dire che l'argomento era tornato d'attualità con la nomina di Agrigento a capitale della Cultura 2025, tanto che era stato anche oggetto di una diretta sui social del ministro delle Ingrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che all'inizio di quest'anno aveva dichiarato che quella dell'aeroporto «è una delle proposte che sono arrivate, stiamo studiando il piano di fattibilità e sostenibilità». Il punto tuttavia è che al progetto, a questo punto onirico, di realizzare uno scalo aeroportuale per la valle dei templi, manca una spinta politica, quella decisiva: da anni infatti la risposta di Renato Schifani, presidente della Regione siciliana, ogni volta che viene interpellato sull'aeroporto, è un secco «non è tra le nostre priorità». La sensazione è che finché non ci sarà un cambiamento di posizione in questo senso, il sogno dell'aeroporto Valle dei templi, rimarrà soltanto tale.


GIORNALE DI SICILIA 

Fondi Ue a rischio, vertice al ministero: progetti a rilento per dighe, ferrovie e rifiuti.

La giunta regionale dovrà salvare i contributi europei del piano Fesr 2021-2027 per evitare la restituzione a Bruxelles.
In ballo ci sono i finanziamenti per opere fondamentali per combattere la crisi idrica e per superare l'emergenza rifiuti. E poi anche i finanziamenti per strade e ferrovie e quelli per aiutare le imprese. C'è tutto questo nel miliardo e mezzo di contributi europei del piano Fesr 2021-2027 che la giunta dovrà salvare per evitare la restituzione a Bruxelles.
L'allarme è scattato dopo che sul tavolo del presidente Schifani è arrivata una relazione della Programmazione che individua dei ritardi nell'avanzamento di alcuni progetti la cui scadenza invece si avvicina. Ce ne sono due ormai dietro l'angolo.



LENTEPUBBLICA

Richiesta permessi legge 104 per il 2025: la guida completa.

Ecco una guida completa alla Legge 104 e alle disposizioni per la richiesta dei permessi legge 104 in vigore per i 2025: scopriamone di più.
L'Italia ha introdotto una delle normative più avanzate in Europa per garantire l'integrazione sociale e la tutela delle persone con disabilità. La legge n. 104 del 1992 rappresenta un punto di svolta, introducendo una serie di misure a sostegno dei lavoratori con disabilità o di coloro che assistono un familiare in condizioni di grave handicap.
Diritti e agevolazioni previsti dalla legge 104/92
Questa normativa assicura una serie di diritti che spaziano dall'ambito lavorativo all'istruzione, fino ad agevolazioni fiscali. Per poter accedere ai benefici, è necessario che la condizione di disabilità sia certificata dalle commissioni mediche delle ASL, con l'eventuale riconoscimento dello stato di "handicap grave".
Maggiori informazioni sono disponibili in questo approfondimento.
Tra le principali misure previste, vi sono permessi lavorativi retribuiti per i lavoratori con disabilità o per coloro che assistono un familiare in difficoltà. Questi permessi, coperti da contribuzione figurativa, incidono anche sul calcolo pensionistico. Inoltre, la legge consente la possibilità di orari di lavoro ridotti per i dipendenti con gravi patologie, garantendo una maggiore flessibilità per conciliare esigenze lavorative e sanitarie.
Come ottenere il riconoscimento dell'handicap
La procedura per il riconoscimento dello stato di disabilità grave prevede l'invio di una domanda all'INPS, accompagnata da un certificato medico rilasciato dal Servizio Sanitario Nazionale. Dal 2010, tutta la documentazione deve essere inoltrata telematicamente. L'accertamento è svolto da una commissione medica dell'ASL, integrata con un medico INPS, il cui verbale necessita della convalida del dirigente medico-legale dell'ente previdenziale.
Se la commissione non si esprime entro 90 giorni, il medico specialista può rilasciare una certificazione provvisoria, sufficiente per l'accesso ai benefici fino all'emissione del verbale definitivo. È importante ricordare che la certificazione medica ha validità di 90 giorni e che la domanda amministrativa deve essere presentata entro tale termine per non decadere dal diritto.
Riconoscimento dell'handicap e invalidità civile: le differenze
È fondamentale distinguere tra invalidità civile e handicap grave. L'invalidità civile, disciplinata dalla legge n. 118/1971, riguarda la capacità lavorativa generica, mentre lo stato di handicap si riferisce a una condizione di svantaggio sociale e ambientale. Una persona può essere riconosciuta invalida al 100% senza che questo implichi automaticamente il riconoscimento dello stato di grave handicap, necessario per accedere ai permessi lavorativi previsti dalla legge 104.
Disposizioni per i malati oncologici e altre categorie tutelate
I pazienti oncologici hanno diritto a un'accelerazione delle procedure di accertamento, che devono concludersi entro 15 giorni dalla richiesta. Inoltre, possono accedere alle agevolazioni lavorative già con il verbale rilasciato dall'ASL, anche prima della validazione definitiva dell'INPS.
Le persone affette da sindrome di Down non devono sottoporsi all'accertamento sanitario: è sufficiente la certificazione del medico di base, unitamente alla copia del cariotipo, per ottenere i permessi lavorativi.
Requisiti per la richiesta dei permessi retribuiti della legge 104 per il 2025
Per poter usufruire dei permessi retribuiti è necessario rispettare alcuni criteri:
Ricovero e condizioni particolari: la persona disabile non deve essere ricoverata a tempo pieno in strutture sanitarie, salvo particolari eccezioni come terapie esterne certificate o condizioni di prognosi infausta. Se il disabile è in una struttura sanitaria ma necessita di assistenza continuativa del familiare per ragioni certificate dalla direzione medica, il permesso può comunque essere concesso.
Parentela e condizioni familiari: l'assistenza deve essere prestata da un familiare entro il secondo grado di parentela (genitori, figli, fratelli, nonni). Il diritto si estende ai parenti di terzo grado (zii, nipoti, bisnonni) solo se i genitori o il coniuge della persona disabile sono deceduti, ultra 65enni o affetti da gravi patologie invalidanti che impediscono loro di fornire assistenza.
Residenza e convivenza: non è richiesta la convivenza tra l'assistito e il familiare richiedente, purché quest'ultimo sia in grado di garantire un'assistenza effettiva e continuativa. Tuttavia, è necessario dimostrare la concreta attività di cura attraverso documentazione o dichiarazioni formali.
Rapporto di lavoro: il richiedente deve avere un rapporto di lavoro dipendente attivo, sia nel settore pubblico che privato. I lavoratori autonomi o parasubordinati non hanno diritto ai permessi retribuiti.
Condizioni di salute e gravità della disabilità: le patologie considerate invalidanti ai fini dell'accesso ai permessi devono comportare una perdita di autonomia tale da richiedere assistenza costante. Tra queste rientrano condizioni neurologiche degenerative (come la SLA), disabilità psichiche gravi, patologie oncologiche avanzate, paraplegie e tetraplegie, nonché altre condizioni certificate di grave compromissione delle capacità motorie e cognitive.
Esclusività dell'assistenza: il diritto ai permessi lavorativi è riconosciuto a un solo familiare per ciascun disabile assistito, salvo casi eccezionali previsti dalla normativa, come nel caso di figli con disabilità grave che necessitano dell'assistenza di entrambi i genitori.
Documentazione necessaria e modalità di richiesta
Per ottenere i permessi retribuiti, è indispensabile presentare due moduli:
Modulo di richiesta: disponibile sul sito dell'INPS o presso gli enti di patronato. Deve essere compilato dal lavoratore richiedente, indicando i dati anagrafici, il rapporto di parentela con il disabile assistito e il tipo di permesso richiesto. Qui il modulo.
Certificazione medica: deve essere rilasciata da un medico accreditato del Servizio Sanitario Nazionale e trasmessa telematicamente all'INPS. Questo documento attesta la condizione di disabilità grave ai sensi dell'art. 3, comma 3, della legge 104/92.
L'INPS verifica la documentazione e, in caso di esito positivo, autorizza i permessi. La mancanza di uno dei due documenti comporta l'annullamento della domanda.
Se il paziente è non trasportabile, la visita di accertamento può essere effettuata a domicilio. In questo caso, il medico curante deve segnalare la condizione di intrasportabilità nella richiesta e l'INPS provvede a organizzare la visita domiciliare.



BUTTANISSIMA.IT

La casta che elegge la castaLa politica pronta a spartirsi 300 poltrone. Rischi e opportunità. Ma la disaffezione dei siciliani è già notaAlberto PaternòPer uno strano scherzo del destino, in Sicilia "sarà" la casta a eleggere se

stessa. Ci volevano la Legge Delrio (tuttora vigente) e le sentenze della Corte Costituzionale - che ha bocciato un paio di volte le proroghe dei commissari - per riportare al voto le ex province. Ma soprattutto per fare in modo che i politici siciliani si assumano la responsabilità e l'onere di votarsi a vicenda per spartirsi 300 poltrone. Questa volta senza la "complicità" dei cittadini, che sono stati privati non tanto della partecipazione collettiva al rito elettorale, bensì della possibilità di astenersi (alle ultime Regionali, coincidenti con le Politiche, ha votato solo il 48,81%, immaginate adesso...). Il rito pertanto è monco. Quasi una rappresentazione funerea della democrazia partecipata. Ma comunque una buona occasione per rimettersi a tramare e fare in modo che sindaci e consiglieri comunali dei 391 comuni siciliani eleggano i loro rappresentanti negli enti d'area vasta.Il Libero Consorzio di Ragusa, recentemente, è finito in un polverone a causa dell'indizione di un concorso da direttore amministrativo in cui l'unico concorrente ammesso era il Direttore generale dell'ente, il cui mandato è legato al mandato della commissaria: cioè la dirigente regionale Patrizia Valenti, rimasta fuori dall'ultimo valzer dei burocrati. Ciò testimonia che la "casta" trova il modo di insinuarsi anche nei gangli dell'amministrazione, pur in assenza di legittimità popolare. Il concorso è stato prima sospeso e poi revocato a seguito della mozione con cui l'Ars ha impegnato il governo a mettere in ghiaccio tutte le procedure in attesa delle elezioni.Ma questo è solo l'esempio di ciò che potrebbe succedere dopo la data del 27 aprile. Cioè la giornata elettorale che servirà ad eleggere sei presidenti di provincia e nove consigli provinciali. Nelle tre città metropolitane, infatti, la funzione di presidente verrà svolta dai tre sindaci: Roberto Lagalla a Palermo, Enrico Trantino a Catania e Federico Basile a Messina. Le grandi manovre, però, sono cominciate. Sia la Lega che la Democrazia Cristiana, a livello territoriale, hanno convocato sindaci e consiglieri "vicini" per studiare le strategie che condurranno al voto. Dovranno cercare di "acchiappare" anche i rappresentanti civici eletti in molti Consigli comunali, magari promettendo un piatto di lenticchie per sancirne l'apparentamento a questo o a quel partito.Il centrodestra ha già deciso qualche giorno fa di presentare liste separate anziché il listone unico, e di condividere soltanto il candidato alla presidenza (c'è già lo schemino: Enna al Mpa, Caltanissetta a Noi Moderati, Siracusa a Fratelli d'Italia, Agrigento alla DC, in dubbio Ragusa e Trapani); nel centrosinistra - rimasto orfano di Cateno De Luca e Sud chiama Nord - la discussione non è nemmeno cominciata e viene difficile ipotizzare che Pd e Cinque Stelle, con le reciproche diffidenze che si sono sedimentate negli anni (il M5s arrivò a ritirare il sostegno alla Chinnici dopo aver celebrato le primarie, nel 2022), possano condividere profili e percorsi unitari.Ma tant'è. Questo è il gioco a cui bisogna giocare, cercando di non sconfinare nel ridicolo. Le operazioni di voto si svolgeranno in una sola giornata, quella di domenica 27 settembre, dalle 8 alle 22. Sindaci chiamati a eleggere altri sindaci per cercare di replicare un modello 'militare' sulla scorta di maggioranza e opposizione all'Ars. Per ridare manforte, almeno sotto il profilo politico, a un ente intermedio cancellato da Crocetta nel 2013, che non ha più saputo influenzare i processi nelle aree di propria competenza: edilizia scolastica e strade secondarie (soprattutto). Limitandosi solo all'ordinaria amministrazione. La Regione di tanto in tanto ci ha messo i soldi per pagare il personale e evitare il fallimento degli enti, ma con il rinnovo delle cariche elettive tutto potrà cambiare (questa è la tesi della "casta").I cittadini rimarranno a osservare in disparte. All'Ars giace infatti una proposta per reintrodurre il voto diretto, ma Fratelli d'Italia, a Roma, ha ostacolato una serie di emendamenti legislativi (dei partiti della stessa maggioranza di governo) che consentissero alla Sicilia di andare in deroga alla Legge Delrio, per poi sbattere sullo scoglio della Consulta. Neanche le rassicurazioni del ministro Calderoli, in passato, hanno sbloccato l'impasse. Gli ultimi fatti hanno ribadito che la Sicilia, pur dotata di margini decisionali autonomi garantiti dallo Statuto, è come le altre regioni e non fa eccezione. E pazienza se il voto demandato a così pochi rappresentanti non si presta al giochino della campagna elettorale, delle promesse irrealizzabili e dei pacchetti di voti.La casta è talmente distante dai problemi reali del Paese, dell'Isola in questo caso, che finirà per celebrarsi le elezioni da sola. Il potere ai potenti, mentre i cittadini si godono la vista (o se ne andranno al mare come sempre). E' un passaggio cruciale nel percorso di rassegnazione civile ormai in atto.

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