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Ex Province, il toto-nomi nel centrodestra in vista del voto di aprile

PALERMO - Mancano oltre due mesi alle elezioni provinciali di secondo grado nel centrodestra siciliano si inizia a ragionare sulle candidature. Primo obiettivo la guida dei sei Liberi consorzi, dove si voterà sia per il presidente che per il Consiglio. La corsa per le 6 ex Province Accantonato per il momento il 'sogno' del voto diretto, si guarda alle scelte che sindaci e consiglieri comunali dovranno effettuare domenica 27 aprile. Sei candidati alla presidenza per i sei partiti che compongono la coalizione: così è stato stabilito nell'ultimo vertice che si è occupato del dossier Provinciali. Faide interne e candidature
Il centrodestra, che è maggioranza in molte realtà locali, sta cercando di individuare i nominativi migliori per non spaccare la coalizione. Il rischio è che in alcune province, dove le faide interne per il predominio territoriale sono fortissime, il voto segreto e la doppia scheda per consigliere e presidente finiscano per agevolare chi potrebbe pugnalare alle spalle il candidato designato. In gioco, tra l'altro, c'è una carica che darà visibilità e questo potrebbe frenare alcune scelte dei partiti che, in chiave Regionali 2027, guardano con sospetto al dinamismo di alcuni sindaci. A complicare il tutto, inoltre, ci sono le alleanze locali, spesso non coerenti con la classica definizione dei due blocchi contrapposti centrodestra-centrosinistra. La tagliola degli ultimi 18 mesi
Altro elemento da prendere in considerazione in vista del voto fissato per domenica 27 aprile è la tagliola degli ultimi 18 mesi di mandato. La legge, infatti, impedisce ai sindaci che hanno davanti l'ultimo anno e mezzo di governo di candidarsi alla guida dell'ex Provincia. Forza Italia, Fratelli d'Italia, Democrazia cristiana, Mpa, Noi Moderati e Lega avrebbero dovuto sedersi nuovamente lunedì pomeriggio per iniziare a ragionare sulle candidature ma il vertice è stato rinviato su richiesta di alcuni alleati. Il sistema elettorale Nel frattempo i partiti discutono al loro interno, come Forza Italia che lunedì ha riunito a Palermo i propri coordinatori provinciali per una riunione tecnica: si è parlato soprattutto del sistema elettorale, che prevede il voto ponderato con diverse fasce di classificazione dei comuni in base alla popolazione. Bisognerà prendere in considerazione anche questo fattore nella composizione del puzzle secondo le linee guida emerse all'ultimo vertice di coalizione.Ex Province, il quadro a Ragusa. A Ragusa, provincia dove andranno al voto in 222 tra consiglieri comunali e sindaci, l'incognita principale riguarda il sindaco del capoluogo, Peppe Cassì. L'ex cestista sarebbe in procinto di approdare a Forza Italia e questo potrebbe aumentare le sue chance di candidatura alla presidenza del Libero consorzio sulla quale, però, ha posato gli occhi FdI. A Ragusa Fratelli d'Italia punterà sulla sindaca di Comiso, città del capogruppo dei meloniani all'Ars Giorgio AssenzaMaria Rita Schembari. La sensazione è che prevarranno i meloniani. Qualche chance di candidatura anche per il sindaco di Santa Croce Camerina, Giuseppe Dimartino. In corsa anche la Dc, rappresentata dal deputato regionale Ignazio Abbate, che può giocare la carta Gianfranco Fidone (sindaco di Acate). In forte ribasso Maria Monisteri: fu eletta con il partito di Totò Cuffaro ma i rapporti con la casa madre non sono più dei migliori. La sede del Libero consorzio di Ragusa.La situazione all'ex Provincia di Agrigento. Se il tavolo del centrodestra dovesse assegnare Ragusa al partito di Giorgia Meloni, la Democrazia cristiana potrebbe portare il testimone della coalizione per la ex Provincia di Agrigento. Le opzioni per i centristi, nella provincia di Cuffaro e del capogruppo all'Ars Carmelo Pace, non mancano: dal sindaco di Cianciana, Francesco Martorana, a quelli di Castrofilippo e Campobello di Licata, Gioacchino Baio e Vito Terrana.Trivio Mpa: Siracusa, Enna o Caltanissetta Il Movimento per l'autonomia riflette su tre province: Enna, Siracusa e Caltanissetta. Gli autonomisti preferirebbero puntare su Siracusa, dove il voto ponderato classificherà i Comuni in sei fasce di merito. Non ci sarà la candidatura del sindaco del capoluogo, Francesco Italia, che non è organico al centrodestra ma che intende convergere sul primo cittadino di Ferla, Michelangelo Giansiracusa, suo capo di gabinetto. Spettatori interessati proprio gli autonomisti, che sostengono Italia a Palazzo Vermexio.Se Raffaele Lombardo, invece, dovesse optare per il Libero consorzio di Enna, territorio dove il Movimento per l'autonomia è ben rappresentato, la candidatura potrebbe essere un affare a due tra Luigi Bonelli (sindaco di Nicosia) e Maria Greco (Agira).La sede del Libero consorzio di Siracusa
Il quadro a Trapani
Situazione frastagliata in provincia di Trapani, dove si registra l'iperattivismo del sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, rieletto nel giugno 2024 per il secondo mandato con una coalizione composita dove figurava anche una parte di Fratelli d'Italia. Quinci potrebbe essere il nome su cui potrebbero convergere diversi partiti, Forza Italia compresa.In alternativa, gli azzurri potrebbero proporre la candidatura del sindaco di Valderice Francesco Stabile. La Lega, invece, valuta il nome del sindaco di Castelvetrano, Giovanni Lentini. Su Trapani, come su Caltanissetta, sono puntati anche gli occhi di Noi Moderati.
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LENTEPUBBLICA 

Permessi Legge 104: si può uscire con il familiare disabile? La risposta che non ti aspetti. 

I lavoratori dipendenti che assistono un familiare con disabilità grave possono usufruire di permessi retribuiti previsti dalla Legge 104/1992, nello specifico dall'articolo 33: ma possono uscire con il familiare disabile durante il periodo di assistenza? Scopriamolo.
Questi permessi offrono la possibilità di assentarsi dal lavoro per garantire un adeguato supporto alla persona in difficoltà e possono essere fruiti in due forme: attraverso due ore di permesso al giorno o mediante tre giornate intere al mese.
L'intento della normativa è quello di agevolare il lavoratore nel compito di assistenza, consentendogli di dedicarsi concretamente al benessere del familiare senza subire ripercussioni economiche o professionali.
Cosa prevede la normativa in merito all'assistenza?
Un aspetto spesso oggetto di interpretazioni riguarda la modalità con cui deve essere fornito il supporto al familiare disabile durante il permesso. La legge, infatti, non impone che l'assistenza sia continua per tutta la giornata, né che il lavoratore debba restare costantemente accanto al congiunto. Numerose sentenze hanno chiarito che ciò che conta è che l'aiuto sia reale ed effettivo, senza la necessità di essere esclusivo. In altre parole, chi usufruisce dei permessi può allontanarsi per brevi momenti, purché il suo impegno nei confronti del familiare sia concreto e significativo.
È possibile uscire con il familiare disabile durante i permessi delle Legge 104?
Molti si chiedono se sia lecito, durante una giornata di permesso, organizzare un'uscita o un'attività ricreativa con il familiare assistito. La risposta è positiva: accompagnarlo in una passeggiata, al cinema o semplicemente in un luogo diverso dall'abitazione non è considerato un abuso del diritto, bensì un modo per migliorarne la qualità della vita e favorirne l'integrazione sociale.
Anche la giurisprudenza ha più volte ribadito che l'assistenza non si esaurisce tra le mura domestiche. Anzi, può includere il sostegno nelle attività quotidiane e la partecipazione a momenti di svago, sempre nell'ottica di garantire il benessere della persona con disabilità.
Cosa dicono i tribunali
Le sentenze in materia hanno contribuito a delineare più chiaramente il confine tra un uso corretto e uno scorretto dei permessi previsti dalla Legge 104.
Il Tribunale di Roma, con la sentenza n. 10959/2016, ha stabilito che l'assistenza non è necessariamente legata alla permanenza in casa, ma può comprendere diverse attività, come l'acquisto di medicinali o il disbrigo di commissioni.
Anche la Corte d'Appello di Roma, con la decisione n. 1937/2024, ha chiarito che il lavoratore ha diritto ai permessi purché l'assistenza sia preminente, escludendo l'idea che debba essere esclusiva o ininterrotta per tutta la giornata. L'abuso si verifica soltanto se il supporto è del tutto assente.
Quanto tempo deve essere dedicato all'assistenza?
Non esiste un'indicazione precisa sul numero di ore in cui il lavoratore deve prestare assistenza durante il giorno di permesso. L'unico elemento fondamentale è che vi sia un nesso concreto tra l'assenza dal lavoro e il supporto al familiare disabile.
Su questo punto, diverse pronunce giurisprudenziali hanno fornito chiarimenti.
La Corte d'Appello di Brescia, nella sentenza n. 337/2016, ha affermato che il permesso e l'assistenza devono coincidere, ma senza necessità di rispettare gli stessi orari di lavoro.
Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (sentenza n. 925/2023) ha invece precisato che il supporto non può essere marginale o puramente simbolico, sebbene la normativa non imponga vincoli temporali rigidi.
Anche la Corte di Cassazione, in varie sentenze, ha ribadito che l'assistenza non deve coprire l'intera giornata e che l'abuso si configura soltanto quando il lavoratore utilizza il permesso per scopi totalmente estranei.
In questo senso, è ammesso che il dipendente svolga alcune attività personali durante la giornata, come dedicarsi alla cura dei figli o svolgere brevi commissioni, a patto che ciò non pregiudichi l'assistenza al familiare.
Quali attività rientrano nell'assistenza?
Le attività considerate valide ai fini della fruizione dei permessi 104 sono state delineate nel tempo da diverse pronunce giudiziarie. Tra queste rientrano l'accompagnamento del familiare a visite mediche, terapie o percorsi riabilitativi, così come l'acquisto di farmaci e beni di prima necessità. Anche l'aiuto nello svolgimento di pratiche burocratiche, come il pagamento di bollette o la gestione di pratiche amministrative, è riconosciuto come parte dell'assistenza.
Rientrano inoltre tra le attività consentite i momenti di socializzazione e svago, come passeggiate o uscite ricreative, che contribuiscono al benessere psicologico della persona disabile. Infine, l'aiuto nelle azioni quotidiane, come la vestizione o l'igiene personale, è considerato a pieno titolo un'attività di assistenza.
Quali comportamenti non sono consentiti?
Non tutte le attività possono essere giustificate con la necessità di assistenza. È considerato un utilizzo illecito del permesso l'impiego del tempo per svolgere un secondo lavoro, così come partire per una vacanza senza alcuna finalità di supporto al familiare disabile. Anche dedicarsi esclusivamente a hobby personali o riposarsi a casa propria senza fornire alcun aiuto non è consentito.
Quali sono le regole fondamentali?
Perché l'utilizzo dei permessi sia corretto, è necessario che l'assistenza rappresenti l'attività principale della giornata, anche se non l'unica. Non è richiesto un supporto ininterrotto, ma è fondamentale che l'aiuto fornito sia concreto e prevalente rispetto ad altri impegni personali. L'abuso si verifica nel momento in cui l'assistenza diventa secondaria o del tutto inesistente.
L'accompagnamento del familiare disabile in attività fuori casa è perfettamente legittimo, a patto che contribuisca al suo benessere e rientri nell'ottica di un'assistenza effettiva. L'aiuto prestato deve essere tangibile, ma non per forza continuativo o rigidamente legato a determinati orari. Il lavoratore che usufruisce dei permessi della Legge 104 deve agire con correttezza e trasparenza, ponendo l'assistenza al centro della giornata di permesso. Eventuali attività personali sono consentite solo nella misura in cui non pregiudicano l'effettiva cura del familiare disabile. L'abuso, infatti, si configura solo se l'assistenza viene completamente trascurata o ridotta a un ruolo marginale.


ENTILOCALI online

La Direzione centrale per la Finanza locale del Ministero dell'Interno rende noto che è disponibile il Decreto che ripartisce le risorse del "Fondo" di 20 milioni di Euro, per l'anno 2024, per il contributo alle Province e Città metropolitane, ad esclusione di Roma Capitale, per la riduzione del gettito di Ipt e Rc Auto.

Il Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari interni e territoriali - Direzione centrale per la Finanza locale, ha diffuso il Comunicato 17 febbraio 2025, con il quale informa che è stato pubblicato il Decreto del Ministro dell'Interno, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, 10 dicembre 2024, corredato dell'Allegato "A", recante: "Riparto del 'Fondo', con una dotazione pari a 20 milioni di Euro, per l'anno 2024, in favore delle Province e delle Città metropolitane delle Regioni a Statuto ordinario, della Regione siciliana e della regione Sardegna, ad esclusione della Città metropolitana di Roma Capitale, che hanno subìto una riduzione percentuale del gettito dell'Imposta provinciale di trascrizione (Ipt) o dell'Imposta sulle Assicurazioni contro la responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore (Rc Auto)", previsto dall'art. 17, comma 2-bis, del Decreto-legge 9 agosto 2024, n. 113, convertito con modificazioni dalla Legge 7 ottobre 2024, n. 143, registrato alla Corte dei conti in data 11 febbraio 2025 al n. 496, è stato diffuso nella Sezione "I Decreti" ed il relativo Avviso è in corso di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.


LENTEPUBBLICA

Scandalo TFS/TFR dei dipendenti pubblici: fino a 7 anni per riceverlo.

A lanciare l'allarme sono i sindacati, che parlano di un vero e proprio "sequestro" di queste somme: i dipendenti pubblici devono aspettare anche 7 anni per ricevere TFS e TFR.
Un trattamento economico che non garantisce il potere d'acquisto nel tempo e un ritardo nell'erogazione della liquidazione che penalizza migliaia di lavoratori pubblici: questi i temi al centro del convegno svoltosi a Roma sul Trattamento di Fine Servizio (TFS) e Trattamento di Fine Rapporto (TFR) per i dipendenti della Pubblica Amministrazione. L'iniziativa, promossa da diverse sigle sindacali tra cui Cgil, Uil, Cgs, Cse, Cosmed, Cida e Codirp, ha acceso i riflettori su una disparità considerata inaccettabile rispetto al settore privato.
Un ritardo che costa caro
Secondo i dati presentati durante l'incontro, la discriminazione tra lavoratori pubblici e privati in merito alla liquidazione resta inaccettabile. Mentre nel settore privato il TFR viene corrisposto in tempi ragionevoli, i dipendenti pubblici si vedono costretti ad attendere per anni (si stima fino a un massimo di 7), subendo gli effetti dell'inflazione che ne riduce il valore. Le stime indicano una perdita media di oltre 11.700 euro su un trattamento di circa 82.400 euro, corrispondente a una svalutazione del 14,3%. Complessivamente, per i lavoratori pubblici andati in pensione nel 2022 e 2023, il danno economico legato a questi ritardi ha superato i 2,1 miliardi di euro.
Il differimento della liquidazione incide pesantemente sulle condizioni economiche dei pensionati, costringendoli a far fronte a un lungo periodo senza poter disporre di somme che spettano loro di diritto. Il ritardo nell'erogazione, oltre a ridurre il potere d'acquisto a causa dell'inflazione, obbliga molti ex dipendenti pubblici a ricorrere a prestiti o anticipazioni, con costi aggiuntivi in termini di interessi e oneri finanziari. Questo meccanismo genera una situazione paradossale: i lavoratori, dopo anni di servizio, si trovano a dover affrontare difficoltà economiche proprio nel momento in cui dovrebbero poter godere del proprio trattamento di fine servizio.
Un problema che si aggrava con il tempo
Oltre al differimento del TFS/TFR, anche i tempi di attesa per coloro che hanno aderito ai Fondi di previdenza complementare di tipo negoziale si sono allungati in modo significativo. Per il Fondo Perseo Sirio, che interessa gran parte della Pubblica Amministrazione, si registrano quasi 5.000 pratiche in sospeso, per un valore totale di circa 38 milioni di euro. L'Inps, a causa di difficoltà organizzative e carenza di personale, impiega ormai oltre 15 mesi per completare le liquidazioni, rendendo ancora più complessa la situazione per i lavoratori in attesa delle loro spettanze.
Per come la pensano i sindacati l'accumulo di pratiche inevase e i ritardi nei pagamenti dimostrano una chiara inefficienza gestionale che grava interamente sui lavoratori. Il problema non riguarda solo l'Inps, ma anche la mancata volontà politica di intervenire con misure che garantiscano tempi certi e parità di trattamento rispetto al settore privato. Senza un intervento concreto, il differimento del TFS/TFR rischia di trasformarsi in una penalizzazione sistematica per i dipendenti pubblici, minando ulteriormente la fiducia nella gestione previdenziale del settore.
Contratti e salari adeguati per evitare il declino economico
Il segretario nazionale della Funzione Pubblica Cgil, Florindo Oliverio, ha sottolineato come la mancata rivalutazione degli stipendi in linea con l'inflazione incida negativamente non solo sulle retribuzioni correnti, ma anche sulle future pensioni e sulla liquidazione. "Se non si interviene sui contratti di lavoro, si rischia un impoverimento sistematico per i dipendenti pubblici" ha dichiarato Oliverio, evidenziando inoltre il problema del blocco parziale del turnover e l'invecchiamento della forza lavoro.
La richiesta dei sindacati è chiara: garantire condizioni di equità tra lavoratori pubblici e privati, rimuovendo il differimento del TFS/TFR e assicurando salari adeguati per evitare che il lavoro nella Pubblica Amministrazione diventi sinonimo di precarietà economica dopo il pensionamento.



LA TGR 

Santa Margherita di Belice: non approvato il dissesto ed avviata la procedura di scioglimento del Consiglio Comunale.

Oggi, martedì 18 febbraio 2025, si è conclusa una seduta del Consiglio Comunale di Santa Margherita di Belice che segna un punto di svolta per l'Ente. I consiglieri comunali sono stati chiamati a deliberare su una misura straordinaria di risanamento finanziario, come previsto dalla legge. All'ordine del giorno vi era la "Dichiarazione di dissesto dell'Ente ai sensi degli articoli 244 e 246 del TUEL". Il Commissario ad acta, contestualmente, ha avvertito che la mancata discussione e approvazione della delibera entro il termine del 18 febbraio 2025 avrebbe comportato l'attivazione dei poteri sostitutivi da parte dello stesso e l'avvio della sanzione prevista dello scioglimento del Consiglio Comunale. Di fronte a una decisione così importante, che avrebbe richiesto la massima assunzione di responsabilità da parte di tutti i consiglieri comunali, l'opposizione ha scelto di non esserci, sottraendosi al proprio ruolo e disertando ancora una volta la seduta consiliare. Il gruppo di maggioranza "Santa Margherita Viva" ha invece affrontato con serietà e consapevolezza questo passaggio cruciale per il futuro della città, rimanendo in aula e partecipando al dibattito. "Abbiamo ereditato una situazione contabile disastrosa," dichiarano i consiglieri di maggioranza, "e ci siamo impegnati a portarla alla luce. Quanto da noi evidenziato è stato confermato da due distinti organi di revisione contabile e da dati incontrovertibili che testimoniano la pessima gestione finanziaria del Comune negli anni precedenti al nostro insediamento.""Il dissesto finanziario non è una scelta, ma una conseguenza inevitabile di gestioni passate irresponsabili. La nostra astensione, seppur sofferta, è coerente con il percorso intrapreso," affermano i consiglieri. "Non possiamo ignorare l'evidenza dei dati contabili e, nonostante i tentativi di ostacolare l'accertamento della verità, siamo riusciti a riportare la gestione dei bilanci dell'Ente su un binario di legalità."
"Continueremo a profondere il massimo impegno concentrandosi come sempre sui problemi veri della comunità, continuando l'opera di risanamento ed affrontando col massimo senso di responsabilità questa difficile transizione."


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Sindaci della Valle del Belìce ricevuti da Schifani: "No a mega impianti eolici".

Una delegazione dei sindaci della Valle de Belìce sono stati ricevuti dal presidente della Regione Siciliana. Si tratta di una rappresentanza dei firmatari del Manifesto contro la speculazione del territorio a causa dei grandi impianti di energie rinnovabili. All'incontro erano presenti oltre ai sindaci di Montevago Margherita La Rocca Ruvolo, di Partanna Francesco Li Vigni, di Santa Margherita Belice Gaspare Viola, di Sambuca Giuseppe Cacioppo, di Poggioreale Carmelo Palermo, di Gibellina Salvatore Sutera, di Menfi Vito Clemente anche Gaetano Armao nella qualità di presidente della commissione Via, il capo di gabinetto della Presidenza Salvatore Sammartano e il consulente del Gal valle del Belice Mario Di Giovanna.
I sindaci hanno rappresentato al presidente la loro preoccupazione per quello che loro definiscono "un vero e proprio assalto al nostro territorio". Il presidente della Regione, nelle more dell'individuazione dell'aree idonee e non idonee alla realizzazione degli impianti Fer che al momento è bloccata in attesa della sentenza del Consiglio di Stato, si è impegnato ad approvare un decreto per equiparare le aree in cui non è possibile realizzare impianti fotovoltaici alle stesse aree già individuate con legislazione esistente per gli impianti eolici. Margherita La Rocca Ruvolo, che è anche parlamentare regionale, ha inoltre proposto un'audizione innanzi alla commissione ambiente dell'Ars per discutere degli aspetti tecnici che potranno essere inseriti in future ed urgenti proposte di legge per tutelare il territorio.



LENTEPUBBLICA

Anche nel 2025 assunzioni nella PA possibili senza obbligo di mobilità.

Prorogata la sospensione dell'obbligo di verifica di disponibilità di dipendenti in mobilità volontaria, prima delle assunzioni nella PA, anche per il 2025: la conferma arriva dagli emendamenti del Milleproroghe approvati dal Senato.
La normativa ordinaria, contenuta nel Testo Unico del Pubblico Impiego (Decreto Legislativo n. 165/2001), prevede che le amministrazioni pubbliche debbano verificare preventivamente se i posti vacanti possano essere coperti da personale già in servizio presso altri enti prima di bandire nuovi concorsi.
Tuttavia, questa regola è stata spesso criticata dagli enti pubblici, che la considerano un ostacolo alla rapidità delle procedure di assunzione. Per questa ragione, il legislatore ha scelto di prorogarne la sospensione, con il sostegno trasversale di diverse forze politiche.
Che cosa si intende per mobiità volontaria?
La mobilità volontaria rappresenta uno degli strumenti principali per la gestione delle risorse umane nelle amministrazioni, insieme agli interventi sul reclutamento e alla definizione delle dotazioni organiche. Questo meccanismo, oltre a essere regolato dalla normativa vigente, rientra anche nell'ambito della contrattazione collettiva, poiché incide direttamente sulle condizioni di lavoro del personale pubblico.
Nel dettaglio, i contratti collettivi disciplinano aspetti come:
le procedure e i criteri per l'attuazione della mobilità volontaria;
le modalità di gestione delle eccedenze di personale;
le risorse destinate alla riqualificazione del personale trasferito.
Anche nel 2025 assunzioni nella PA possibili senza obbligo di mobilità
Le Pubbliche Amministrazioni potranno dunque continuare ad assumere personale tramite concorso senza dover prima accertare la disponibilità di dipendenti in mobilità volontaria. La proroga di questa deroga, già in vigore fino alla fine del 2024, è stata estesa per un altro anno grazie a un emendamento al disegno di legge di conversione del decreto Milleproroghe (dl n. 202/2024), approvato dalla commissione Affari costituzionali del Senato.
Questa decisione consente agli enti pubblici di evitare lungaggini burocratiche e di procedere più rapidamente con le assunzioni necessarie per coprire le carenze di organico. Ad esempio, un comune con un elevato numero di pensionamenti in settori strategici, come la polizia locale o l'ufficio tecnico, potrà bandire immediatamente nuovi concorsi senza dover verificare prima la disponibilità di personale proveniente da altri enti. Questo rappresenta un vantaggio significativo, soprattutto per le amministrazioni che operano in contesti con elevate esigenze di personale qualificato.
Un altro esempio pratico riguarda le strutture sanitarie pubbliche, che spesso hanno necessità di personale medico e infermieristico con specifiche competenze. Se la regola della mobilità volontaria fosse pienamente operativa, un'azienda sanitaria locale (ASL) sarebbe obbligata a cercare dipendenti già in servizio presso altre strutture prima di poter assumere nuovi medici o infermieri. Con la proroga della deroga, invece, potrà procedere direttamente alla selezione dei professionisti richiesti, riducendo i tempi di attesa per il potenziamento delle risorse umane.
Anche le scuole pubbliche traggono infine vantaggio da questa misura: un istituto scolastico che necessita di personale amministrativo per il proprio ufficio di segreteria non sarà vincolato a lunghe verifiche di mobilità, ma potrà avviare tempestivamente le procedure concorsuali. Ciò permette di garantire un più rapido inserimento di nuove risorse senza il rischio di blocchi operativi



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Salta il vertice di maggioranza, assenti "per malattia" Lega ed MpA ma l'accordo sulle ex province è comunque lontano. 

Niente vertice di maggioranza ieri sera a Palermo. L'incontro che doveva servire a scegliere i candidati presidenti dei Liberi Consorzi che dovranno presentarsi alle elezioni di secondo livello del 27 aprile, previsto per ieri sera e confermato fino al pomeriggio, alla fine non si è tenuto. Ufficialmente a causare il rinvio è stata l'influenza che ha impedito la partecipazione di Mpa  e Lega.
A casa con  la febbre Fabio Mancuso, indisponibile anche Luca Sammartino e bloccato a Roma Nino Germanà. Di fatto mancando al tavolo 2 partiti su sei era impossibile andare avanti. Così vertice rinviato a giovedì prossimo 20 febbraio anche se già si paventa l'assenza di qualcun'altro in quella data e dunque tutto potrebbe slittare al lunedì successivo, 24 febbraio. L'accordo a metà e le difficoltà. Un primo pezzo di accordo in realtà c'è e risale a lunedì scorso febbraio, integrato da qualche incontro bilaterale. Prevede un candidato presidente di Libero Consorzio per ciascuno dei sei partiti della coalizione. In particolare Agrigento dovrebbe andare alla Dc, Caltanissetta a Noi Moderati, Enna al MpA, Trapani alla Lega mentre Fratelli d'Italia e Forza Italia dovrebbero dividersi Siracusa e Ragusa. Ieri sera doveva cominciare a parlarsi di nomi. Un passo avanti non proprio semplice, tutt'altro.Su cosa non c'è accordoIl passaggio su cui l'accordo non esiste, invece, è un altro e riguarda le liste. Noi Moderati ha chiesto ufficialmente che si proceda con liste uniche e su questo sembravano essere tutti d'accordo ma soltanto per quel che riguarda i sei Liberi Consorzi. Fratelli d'Italia e Forza Italia, invece, non ci stanno alla lista unica nelle tre città Metropolitane di Palermo, Catania e Messina dove il Presidente non si deve eleggere perché coincide col sindaco del capoluogo ma il Consiglio provinciale sì.
E' su questo distinguo che, come si dice in gergo, si sono rotti i telefoni. E' stata la Lega a mettere in chiaro che si andrà a liste unitarie solo se queste riguarderanno tutte e nove le ex province altrimenti ciascuno con la propria lista ovunque. E proprio la Lega era uno dei due partiti assenti al tavolo di ieri sera causa febbre e voto al parlamento nazionale. 


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