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GIORNALE DI SICILIA 

Cambiano i concorsi nella Pubblica amministrazione, spazio anche ai diplomati.

Regioni, Province, Città Metropolitane ed Enti locali potranno assumere, come funzionari, anche i diplomati degli Its Academy, gli istituti tecnologici superiori. Nuove norme in arrivo sul reclutamento nella pubblica amministrazione. Nelle Funzioni centrali (ministeri, agenzie fiscali e enti pubblici non economici) il reclutamento dei dirigenti, delle figure professionali comuni e delle elevate professionalità - secondo quanto prevede il decreto promosso dal ministro Zangrillo e approvato dal Consiglio dei ministri - si svolgerà «mediante concorsi pubblici unici organizzati dal Dipartimento della funzione pubblica. Questo «avvalendosi della Commissione per l'attuazione del progetto di riqualificazione delle pubbliche amministrazioni (Ripam). Non saranno quindi più le singole amministrazioni a bandirli e, nell'ottica di un migliore utilizzo del personale, si rafforza anche l'utilizzo della mobilità tra le amministrazioni.
«Il testo approvato dal Consiglio dei ministri - spiega Zangrillo - prevede misure necessarie e urgenti volte, da un lato, a rendere il settore pubblico più attrattivo per le giovani generazioni e, dall'altro, a garantire la funzionalità delle pubbliche amministrazioni».
Il decreto inoltre consente a Regioni, Province, Città Metropolitane ed Enti locali di assumere, come funzionari, diplomati degli ITS Academy (gli istituti tecnologici superiori). L'obiettivo è quello di attrarre le nuove generazioni al settore pubblico e, allo stesso tempo, dotare le amministrazioni di personale tecnico qualificato. I giovani, assunti a tempo determinato, potranno proseguire il loro percorso professionale dopo aver conseguito la laurea, anche grazie al contributo economico previsto dal progetto Pa 110 e lode, e una valutazione positiva del lavoro svolto.
Tra gli interventi per semplificare il reclutamento c'è la sospensione per le graduatorie del 2024-25 della norma «taglia idonei». In pratica in questi due anni non varrà la misura che prevede che siano idonei in un concorso solo il 20% dei candidati oltre i posti messi a concorso. In pratica a fronte di un un concorso di 100 posti sono idonei solo i 20 candidati che seguono in graduatoria i 100 vincitori. La sospensione della norma semplifica lo scorrimento della graduatoria. Per quanto riguarda gli enti locali vengono riassegnate le risorse già stanziate e non utilizzate da quei comuni che hanno fatto domanda per accedere al contributo relativo alla spesa da sostenere per i segretari comunali. Inoltre, sono previste misure specifiche in materia di personale nei territori colpiti dal sisma del 2009 e del 2016 e per quelli dell'Emilia-Romagna, Marche e Toscana colpiti dagli eventi alluvionali verificatisi da maggio 2023. Per quanto riguarda i salari è autorizzata la spesa di 2 milioni di euro per adeguare le retribuzioni del personale a contratto assunto all'estero ed è prevista una graduale armonizzazione dei trattamenti economici accessori delle amministrazioni centrali.
«Il decreto - ha concluso il ministro Zangrillo - pone al centro le nostre persone promuovendone la crescita personale e professionale, contribuendo al miglioramento dell'efficienza organizzativa».

ILSICILIA

Province, Cateno De Luca risponde a Fratelli d'Italia: "Io e Sud Chiama Nord faremo strade diverse"

Cateno De Luca non sarà della partita alle prossime elezioni provinciali. Sud Chiama Nord invece si, ovviamente da compagine d'opposizione all'attuale Governo Regionale. L'ormai ex segretario nazionale del partito è intervenuto a Palermo, parlando ai microfoni de ilSicilia.it sui principali temi di attualità politica. Come è noto, il 27 aprile si terranno le elezioni di secondo livello per nominare gli organi di Città Metropolitane e Liberi Consorzi. Dopo oltre un decennio di commissariamento, la Sicilia ritroverà i propri enti locali di raccordo. Anche se, ad eleggerli, non saranno i cittadini ma bensì gli amministratori locali. Messina rimarrà, almeno come presidenza, sotto il controllo di Sud Chiama Nord, con Federico Basile chiamato ad esercitare il ruolo di sindaco metropolitano. Per tutto il resto, bisognerà organizzarsi.
Un quadro difficile da analizzare e che permetterà di comprendere alcuni equilibri all'interno del centrodestra. Terreno da gioco sul quale il capogruppo di Fratelli d'Italia Giorgio Assenza ha chiamato recentemente in causa proprio Cateno De Luca. Durante l'ultima puntata di Bar Sicilia, il deputato ragusano ha chiesto all'ex leader di Sud Chiama Nord una chiara presa di posizione. Parole alle quali il sindaco di Taormina ha risposto, sostanzialmente, chiamandosi fuori dall'agone politico: "Cateno De Luca non avrà un percorso elettorale per le Provinciali. Sud Chiama Nord invece si organizzerà".
I fondi per il 70° anniversario della convenzione di Messina
Un'intervista, quella rilasciata ai microfoni de ilSicilia.it, che è stata l'occasione anche per parlare di altri temi. Fra questi l'emendamento, apportato al secondo stralcio del Collegato, che alloca 500.000 euro per l'organizzazione degli eventi celebrativi del 70° anniversario della convenzione di Messina. Un'iniziativa accolta positivamente dallo stesso Cateno De Luca. "Una delle costole di quella che oggi è l'Unione Europea è nata a Taormina e Messina il 2-3 giugno del 1955. Oggi, a settant'anni dalla fondazione della fondazione della CECA, la Sicilia ritorna protagonista di quello scenario alla cui base c'era, una volta, un luminare quale Gaetano Martino. Personalità che ha voluto fortemente l'incontro informale a Taormina e, successivamente, la conferenza di Messina. L'intervento del presidente della Regione è stato fondamentale. Una manifestazione che richiamerà la centralità della Sicilia nel Mediterraneo".
Cause e soluzioni al dissesto idro-geologico
Parlando di attualità, l'esponente di Sala d'Ercole ha analizzato un tema di forte interesse per la Sicilia, ovvero quello del dissesto idro-geologico. Proprio il territorio della provincia di Messina è stato uno dei più colpiti dall'ultima ondata di maltempo. Ma i danni di oggi sono frutto anche dell'impasse regnato negli anni. Una stasi figlia, a giudizio di Cateno De Luca, anche e soprattutto dall'eccessiva farraginosità della burocrazia dell'Isola. "Ci sono meccanismi riguardo al dissesto idro-geologico che non corrispondono ai tempi della burocrazia. Rispetto ai fenomeni in questione, spesso si interviene in ritardo. E questo crea altri problemi. Nello specifico, con riguardo al territorio di Messina, ci sono emergenze note a tutti. L'erosione delle coste cresce di gravità. E l'abbandono della zona montana crea un ulteriore fenomeno che porta ad una difficoltà reale per l'entroterra. Il dissesto viene oggi certificato con grande ritardo, anche se la macchina politica è in una situazione di grande ritardo".
Il focus sulle Provinciali
Il focus passa poi al piatto forte dell'agenda politica, ovvero le prossime elezioni provinciali di fine aprile. Da Fratelli d'Italia sono giunte a Cateno De Luca richieste di chiarimenti rispetto alla sua futura posizione politica. Domande alle quali il sindaco di Taormina ha dato la sua personale risposta. "Sulle Provinciali, Assenza deve rivolgersi agli organi di Sud Chiama Nord. Ho lasciato il mio ruolo di segretario nazionale del partito perchè parto con un progetto che va al di là degli steccati politici, anche in relazione alla mia cultura di amministratore e di sindaco. Capisco la sollecitazione di Assenza, ma credo che Sud Chiama Nord saprà ben valutare, anche in virtù dell'essere opposizione in Parlamento. Una scelta che, prescindendo dalla mia posizione, tale rimane".
"De Luca non avrà percorso su Provinciali, Sud Chiama Nord si"
In pratica, Cateno De Luca e la sua creatura, ovvero Sud Chiama Nord, divideranno le proprie strade sulla questione provinciali. "Ho deciso di assumere le vesti di architetto e costruttore di una nuova fase, attraverso la piattaforma "TiAmo Sicilia". Un progetto apolitico e che punta a coinvolgere gli amministratori di buona volontà, che vogliono fare le cose e non vogliono fare le guerra per non fare le cose. Cateno De Luca non avrà un percorso elettorale per le Provinciali. Sud Chiama Nord invece si. Cateno De Luca organizzerà un percorso di proposte legislative concrete che porteranno, soprattutto le compagini politiche, ad abbandonare la propria posizione manichea e a fare le cose. Ai territori e ai sindaci non interessano le beghe politiche, spesso necessarie a giustificare l'esistenza di qualcuno, bensì i risultati".



ILSICILIA.IT

Ex Province, al voto il 27 aprile. Nel 2008 en plein del centrodestra

Il sogno per il centrodestra siciliano del ritorno all'elezione diretta delle Province è al momento accantonato. Finché sarà in vigore la legge "Del Rio" qualsiasi tentativo risulterà vano. Non è un mistero che il governo Meloni sia proiettato verso la reintroduzione del voto a suffragio universale, ma ad oggi non è stato fatto, concretamente, alcun passo avanti.
Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, dopo ben 18 rinvii, tre diversi governi regionali e più di un rimprovero da parte della Corte Costituzionale, ha fissato la data per le elezioni di secondo livello per domenica 27 aprile, per eleggere i presidenti e i consiglieri dei Liberi consorzi comunali di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani e i componenti delle assemblee delle Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Presidenti sono, per legge, i sindaci metropolitani Roberto Lagalla, Enrico Trantino e Federico Basile.
Voteranno i sindaci e i consiglieri eletti di ogni comune, ma con un'eccezione: i sindaci che hanno davanti gli ultimi 18 mesi di mandato non potranno candidarsi alla guida dell'ex Provincia.
La legge prevede il voto ponderato con diverse fasce di classificazione dei comuni in base alla popolazione, suddivise, stando alla legge, in: comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti; comuni con popolazione superiore a 3.000 e fino a 5.000 abitanti; comuni con popolazione superiore a 5.000 e fino a 10.000 abitanti; comuni con popolazione superiore a 10.000 e fino a 30.000 abitanti; comuni con popolazione superiore a 30.000 e fino a 100.000 abitanti;  comuni con popolazione superiore a 100.000 e fino a 250.000 abitanti; comuni con popolazione superiore a 250.000 e fino a 500.000 abitanti; comuni con popolazione superiore a 500.000 e fino a 1.000.000 abitanti; comuni con popolazione superiore a 1.000.000 abitanti.
Per quanto concerne, invece, la ripartizione dei seggi nei consigli metropolitani e dei Liberi consorzi, basandoci sugli ultimi dati a disposizione, spetteranno 18 consiglieri rispettivamente per Palermo e Catania, 14 per Messina, 12 per Agrigento, Ragusa, Siracusa, e Trapani e infine 10 per Enna e Caltanissetta.
Questo è, a oggi, il quadro attuale. Ma tornando indietro nel tempo, le ultime elezioni provinciali di primo livello si tennero nell'ormai lontano 2008 quando il centrodestra, a trazione PdL, si impose su tutte e nove le province.
Partendo dal capoluogo, a Palermo prevalse Giovanni Avanti con il 72,30%; a Catania Giuseppe Castiglione con il 77,62%, oggi deputato alla Camera per FI; a Messina Nanni Ricevuto con il 75,39%; ad Agrigento Eugenio Benedetto D'Orsi con il 67,88%; a Ragusa Franco Antoci con il 65,40% (si votò anticipatamente l'anno prima); a Siracusa Nicola Bono con il 68,55%, a Trapani Mimmo Turano con il 65,79%, attuale assessore regionale dell'Istruzione e della Formazione Professionale nel governo Schifani; a Caltanissetta Giuseppe Federico con il 63,50% e infine ad Enna Giuseppe Monaco con il 53,87%, con un'affluenza totale del 64,46%.
Sono passati 17 anni da allora, ma con buona probabilità non cambierà la sostanza. Palermo e Catania sono già a guida centrodestra, a Messina Sud chiama Nord si è avvicinato al governatore Schifani e nei 6 Liberi consorzi la tendenza è nettamente favorevole ai partiti della coalizione di governo.
Si vociferano già i primi nomi, come quello del sindaco di Comiso Maria Rita Schembari per la provincia di Ragusa, ma certamente, come da prassi, per trovare una quadra definitiva ci vorrà tempo. Saranno settimane movimentate quelle che ci separeranno dal fatidico 27 aprile.



LIVESICILIA

Ex Province, il totonomi nel centrodestra in vista del voto di aprile.

In ballo Trapani (nella foto), Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa e Siracusa.
PALERMO - Mancano oltre due mesi alle elezioni provinciali di secondo grado nel centrodestra siciliano si inizia a ragionare sulle candidature. Primo obiettivo la guida dei sei Liberi consorzi, dove si voterà sia per il presidente che per il Consiglio.
La corsa per le 6 ex Province
Accantonato per il momento il 'sogno' del voto diretto, si guarda alle scelte che sindaci e consiglieri comunali dovranno effettuare domenica 27 aprile. Sei candidati alla presidenza per i sei partiti che compongono la coalizione: così è stato stabilito nell'ultimo vertice che si è occupato del dossier Provinciali.
Faide interne e candidature
Il centrodestra, che è maggioranza in molte realtà locali, sta cercando di individuare i nominativi migliori per non spaccare la coalizione. Il rischio è che in alcune province, dove le faide interne per il predominio territoriale sono fortissime, il voto segreto e la doppia scheda per consigliere e presidente finiscano per agevolare chi potrebbe pugnalare alle spalle il candidato designato.
In gioco, tra l'altro, c'è una carica che darà visibilità e questo potrebbe frenare alcune scelte dei partiti che, in chiave Regionali 2027, guardano con sospetto al dinamismo di alcuni sindaci. A complicare il tutto, inoltre, ci sono le alleanze locali, spesso non coerenti con la classica definizione dei due blocchi contrapposti centrodestra-centrosinistra.
La tagliola degli ultimi 18 mesi
Altro elemento da prendere in considerazione in vista del voto fissato per domenica 27 aprile è la tagliola degli ultimi 18 mesi di mandato. La legge, infatti, impedisce ai sindaci che hanno davanti l'ultimo anno e mezzo di governo di candidarsi alla guida dell'ex Provincia. Forza Italia, Fratelli d'Italia, Democrazia cristiana, Mpa, Noi Moderati e Lega avrebbero dovuto sedersi nuovamente lunedì pomeriggio per iniziare a ragionare sulle candidature ma il vertice è stato rinviato su richiesta di alcuni alleati.
Il sistema elettorale
Nel frattempo i partiti discutono al loro interno, come Forza Italia che lunedì ha riunito a Palermo i propri coordinatori provinciali per una riunione tecnica: si è parlato soprattutto del sistema elettorale, che prevede il voto ponderato con diverse fasce di classificazione dei comuni in base alla popolazione. Bisognerà prendere in considerazione anche questo fattore nella composizione del puzzle secondo le linee guida emerse all'ultimo vertice di coalizione.
Ex Province, il quadro a Ragusa
A Ragusa, provincia dove andranno al voto in 222 tra consiglieri comunali e sindaci, l'incognita principale riguarda il sindaco del capoluogo, Peppe Cassì. L'ex cestista sarebbe in procinto di approdare a Forza Italia e questo potrebbe aumentare le sue chance di candidatura alla presidenza del Libero consorzio sulla quale, però, ha posato gli occhi FdI.
A Ragusa Fratelli d'Italia punterà sulla sindaca di Comiso, città del capogruppo dei meloniani all'Ars Giorgio Assenza: Maria Rita Schembari. La sensazione è che prevarranno i meloniani. Qualche chance di candidatura anche per il sindaco di Santa Croce Camerina, Giuseppe Dimartino. In corsa anche la Dc, rappresentata dal deputato regionale Ignazio Abbate, che può giocare la carta Gianfranco Fidone (sindaco di Acate). In forte ribasso Maria Monisteri: fu eletta con il partito di Totò Cuffaro ma i rapporti con la casa madre non sono più dei migliori.
La sede del Libero consorzio di Ragusa
La situazione all'ex Provincia di Agrigento
Se il tavolo del centrodestra dovesse assegnare Ragusa al partito di Giorgia Meloni, la Democrazia cristiana potrebbe portare il testimone della coalizione per la ex Provincia di Agrigento. Le opzioni per i centristi, nella provincia di Cuffaro e del capogruppo all'Ars Carmelo Pace, non mancano: dal sindaco di Cianciana, Francesco Martorana, a quelli di Castrofilippo e Campobello di Licata, Gioacchino Baio e Vito Terrana.
Trivio Mpa: Siracusa, Enna o Caltanissetta
Il Movimento per l'autonomia riflette su tre province: Enna, Siracusa e Caltanissetta. Gli autonomisti preferirebbero puntare su Siracusa, dove il voto ponderato classificherà i Comuni in sei fasce di merito. Non ci sarà la candidatura del sindaco del capoluogo, Francesco Italia, che non è organico al centrodestra ma che intende convergere sul primo cittadino di Ferla, Michelangelo Giansiracusa, suo capo di gabinetto. Spettatori interessati proprio gli autonomisti, che sostengono Italia a Palazzo Vermexio.
Se Raffaele Lombardo, invece, dovesse optare per il Libero consorzio di Enna, territorio dove il Movimento per l'autonomia è ben rappresentato, la candidatura potrebbe essere un affare a due tra Luigi Bonelli (sindaco di Nicosia) e Maria Greco (Agira).
Provincia di Siracusa La sede del Libero consorzio di Siracusa
Il quadro a Trapani
Situazione frastagliata in provincia di Trapani, dove si registra l'iperattivismo del sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, rieletto nel giugno 2024 per il secondo mandato con una coalizione composita dove figurava anche una parte di Fratelli d'Italia. Quinci potrebbe essere il nome su cui potrebbero convergere diversi partiti, Forza Italia compresa.
In alternativa, gli azzurri potrebbero proporre la candidatura del sindaco di Valderice Francesco Stabile. La Lega, invece, valuta il nome del sindaco di Castelvetrano, Giovanni Lentini. Su Trapani, come su Caltanissetta, sono puntati anche gli occhi di Noi Moderati. Nel primo caso è possibile che gli uomini di Saverio Romano facciano il nome di Carmelo Palermo, sindaco di Poggioreale.


LENTEPUBBLICA

Il Consiglio dei Ministri vara il decreto per il reclutamento nella PA per il 2025.

Arriva il via libero del Consiglio dei Ministri al nuovo decreto dedicato al reclutamento nella PA per il 2025: novità importanti in materia di assunzioni e concorsi.
Si tratta, come sottolineato dal Ministro Paolo Zangrillo, di  misure necessarie e urgenti volte, da un lato, a rendere il settore pubblico più attrattivo per le giovani generazioni e, dall'altro, a garantire la funzionalità delle pubbliche amministrazioni.
«Il decreto - ha aggiunto il ministro Zangrillo - pone al centro le nostre persone promuovendone la crescita personale e professionale, contribuendo al miglioramento dell'efficienza organizzativa. Come annunciato, siamo passati all'attuazione concreta di un percorso che garantisce al Paese una pubblica amministrazione moderna, innovativa e più vicina a cittadini e imprese».
Scopriamo dunque quali sono tutte le novità approvate.
Il Consiglio dei Ministri approva il decreto per il reclutamento nella PA per il 2025
Il provvedimento si articola in tre parti: reclutamento, organizzazione e funzionalità per rispondere in modo concreto alle esigenze delle nostre amministrazioni e rafforzare il rapporto con gli utenti, cittadini e imprese.
Il testo definiitivo decreto non è ancora disponibile, ma verrà messo presto a disposizione prima di passare all'esame del Parlamento e delle due Camere. Nel frattempo per leggere la bozza del decreto potete consultare il documento in allegato alla fine di questo articolo.
Assunzioni
Tra i numerosi interventi, emerge la disposizione che consente a Regioni, Province, Città Metropolitane ed Enti locali di assumere, come funzionari, diplomati degli ITS Academy. L'obiettivo è quello di attrarre le nuove generazioni al settore pubblico e, allo stesso tempo, dotare le amministrazioni di personale tecnico qualificato. I giovani, assunti a tempo determinato, potranno proseguire il loro percorso professionale dopo aver conseguito la laurea e una valutazione positiva del lavoro svolto. Per sostenere il percorso formativo, attraverso la stipula di un protocollo d'intesa tra le amministrazioni coinvolte e il Dipartimento della funzione pubblica, gli interessati potranno ottenere un contributo economico grazie al progetto "PA 110 e lode".
Concorsi pubblici
A questo si aggiunge la necessità di garantire una maggiore efficienza per lo svolgimento dei concorsi. Infatti, in considerazione della nuova e imponente fase di reclutamento - ripresa dopo il blocco del turnover - e dell'esigenza di assumere profili sempre più qualificati, si prevede un rafforzamento delle competenze della Commissione RIPAM a cui è affidata la fase di selezione del personale pubblico.
Turnover
Sulla stessa materia dei concorsi pubblici si prevedono disposizioni volte a chiarire la disciplina in merito all'utilizzo delle graduatorie vigenti. Si stabilisce che, per contenere gli effetti derivanti dal turnover, per le graduatorie del 2024 e del 2025 è sospesa l'applicazione della norma "taglia idonei".
Funzionamento degli enti locali
Un'attenzione particolare è dedicata al funzionamento degli enti locali. Vengono riassegnate le risorse già stanziate e non utilizzate da quei comuni che hanno fatto domanda per accedere al contributo relativo alla spesa da sostenere per i Segretari comunali. Inoltre, sono previste misure specifiche in materia di personale nei territori colpiti dal sisma del 2009 e del 2016 e per quelli dell'Emilia-Romagna, Marche e Toscana colpiti dagli eventi alluvionali verificatisi da maggio 2023.
Adeguamento delle retribuzioni
Sempre con una attenzione al personale pubblico, tra le altre misure, è autorizzata la spesa di 2 milioni di euro per adeguare le retribuzioni del personale a contratto assunto all'estero. Prevista, poi, una graduale armonizzazione dei trattamenti economici accessori delle amministrazioni centrali.



ILSOLE24ORE

Manager e tecnici, competenze digitali avanzate aumentano del 7% la possibilità di trovare lavoro.

Uno studio della Fondazione Bruno Kessler e dell'Università di Trento su Italia, Germania e Regno Unito evidenzia che la probabilità cresce sia per ruoli manageriali (+7,6%) che tecnici ( +6,7%).
Chi ha competenze digitali avanzate tra tecnici e manager ha più probabilità di trovare lavoro? A quanto pare sì, stando ai dati emersi dall'indagine "Digital economy, technological competencies and the job matching process" realizzata dalla Fondazione Bruno Kessler (Centro per la Ricerca valutativa sulle politiche pubbliche) e dall'Università di Trento (Center on Social Inequality Studies) su Italia, Germania e Regno Unito. Nel caso dei ruoli manageriali i ricercatori hanno osservato un aumento delle possibilità del 7,6%, mentre nel caso dei tecnici del 6,7%. A questo si aggiunga che queste competenze influenzano la valutazione dei recruiter più del possesso della laurea (+3%).
Le competenze digitali avanzate
Al centro dello studio non ci sono generiche competenze digitali, come l'uso di sistemi operativi Office o Windows, dei social network e di Internet, ma abilità specifiche come la capacità di usare linguaggi di programmazione avanzata, l'utilizzo di software scientifico-statistici, la gestione di progetti e social media, piattaforme di cloud computing e tecnologie di elaborazione dei Big Data, conoscenza di algoritmi, strutture dati e basi dei sistemi distribuiti.
Il coinvolgimento di oltre 2mila recruiter in 3 Paesi
I ricercatori hanno coinvolto oltre 700 recruiter e human resource manager in ciascuno dei tre Paesi per valutare quattro diversi profili professionali e tre livelli di padronanza delle competenze digitali, ossia avanzato, intermedio e base.
Paolo Barbieri, professore di Sociologia economica all'Università di Trento e coordinatore CSIS, promotore della ricerca, assieme al professor Antonio Schizzerotto spiega che «il lavoro fa luce su una questione a lungo dibattuta, purtroppo spesso in modo ideologico, che ha a che vedere col supposto ruolo distruttivo di occupazione delle nuove tecnologie. Lungi dal creare disoccupazione tecnologica, l'innovazione e le competenze digitali aiutano a creare lavoro qualificato e a favorire il matching fra domanda e offerta di lavoro. È un risultato importante, dal punto di vista di policy, perché fornisce indicazioni chiare sull'importanza di fornire ai nostri studenti (di scuola secondaria e terziaria) quelle competenze che li aiuteranno a farsi strada in un mercato del lavoro che non solo è sempre più globale ma anche sempre più qualificato». Alessio Tomelleri, ricercatore di FBK-IRVAPP, aggiunge che «nel profilo di un candidato, la padronanza delle digital skill è un fattore determinante per la buona riuscita del processo di selezione. Soprattutto in un contesto globale che vede crescere le aziende che utilizzano la tecnologia e investono nel digitale. Entro il 2030 l'intelligenza artificiale varrà il 3,5% del Pil mondiale, mentre aumenteranno i posti di lavoro in settori quali artificial intelligence, big data, coding, cybersecurity, internet of things e sviluppo di applicazioni mobili». All'indagine ha partecipato anche la ricercatrice Anna Zamberlan, CSIS e Università Ludwig Maximilian di Monaco.
Cosa condiziona le scelte dei recruiter
Agli oltre 2mila professionisti che sono stati coinvolti, ricercatori e ricercatrici hanno inviato un questionario con quattro diversi profili di candidati e candidate da valutare, ciascuno con caratteristiche assegnate in modo random, tra cui genere, età, titolo di studio, posizione lavorativa, livello di competenze digitali, precedenti episodi di disoccupazione. È stato poi chiesto loro di stimare con quale probabilità avrebbero assunto l'uno o l'altro candidato/a, se per l'una o l'altra posizione, su una scala da 0 a 10 punti. In tutti e tre i Paesi è emerso che le competenze digitali avanzate aumentano sempre e considerevolmente le probabilità di assunzione, mentre le competenze intermedie avvantaggiano solo nel caso in cui il candidato si stia proponendo per un ruolo manageriale e, in generale (effetto medio complessivo nei tre paesi) - in termini di effetti sulla riuscita positiva del processo di selezione - possono essere paragonate al possesso di un titolo di studio pari alla laurea. I risultati dello studio mostrano, inoltre, effetti maggiori delle competenze digitali nel Regno Unito (+10,21%) dove c'è un mercato del lavoro flessibile, orientato alla valutazione delle abilità pratiche e specifiche e meno alla valorizzazione del titolo formale. Nell'Europa continentale, invece, il titolo di studio gioca ancora un ruolo protagonista nel processo di selezione del personale, soprattutto in Italia e le competenze aiutano solo quando si tratta di competenze digitali avanzate che si rivelano un potente strumento compensativo nei casi di mismatch educativo-occupazionale, a favore del candidato nel caso di gap tra percorso di studio e professione.



LENTEPUBBLICA

Troppe visite fiscali possono essere considerate mobbing.

Troppe visite fiscali possono costituire mobbing? Ecco un approfondimento relativo al quadro normativo e giurisprudenziale.
Il controllo dello stato di malattia del lavoratore è un diritto del datore di lavoro, ma cosa accade quando le visite fiscali diventano eccessivamente frequenti? Quando l'invio reiterato del medico fiscale può essere considerato un abuso? E in quali circostanze potrebbe configurarsi come una forma di mobbing o straining? Attraverso l'analisi della normativa vigente e della giurisprudenza, esamineremo i criteri che determinano la legittimità di queste richieste e i possibili profili di responsabilità per il datore di lavoro.
L'invio del medico fiscale: un diritto del datore di lavoro
Il datore di lavoro ha facoltà di richiedere la visita fiscale per accertare lo stato di malattia del dipendente, in conformità con l'art. 5 dello Statuto dei Lavoratori, l. 300/1970. Tuttavia, la richiesta non garantisce automaticamente l'effettuazione della visita, poiché l'INPS procede compatibilmente con la disponibilità del proprio personale medico.
Esiste un limite al numero di visite fiscali?
Non vi è un tetto massimo stabilito dalla normativa per il numero di controlli che il datore può richiedere. Tuttavia, il principio di correttezza e buona fede deve sempre essere rispettato. Se l'invio ripetuto delle visite ha un intento punitivo o intimidatorio - ad esempio, con controlli quotidiani non giustificati da esigenze concrete - la condotta potrebbe risultare illegittima e configurare una forma di pressione indebita assimilabile al mobbing, ossia una condotta sistematica e reiterata nel tempo, posta in essere dal datore di lavoro o dai colleghi (nel caso del mobbing orizzontale), con lo scopo di emarginare, danneggiare o umiliare un lavoratore. Affinché sia configurabile, devono sussistere tre elementi fondamentali:
continuità e durata: non è sufficiente un singolo episodio, ma una serie di atti vessatori protratti per un periodo significativo (indicativamente almeno sei mesi);
intento persecutorio: deve emergere un intento deliberato di nuocere al lavoratore;
danno effettivo: la condotta deve aver provocato un danno concreto alla salute fisica o psichica del dipendente o alla sua dignità professionale.
Differenza tra mobbing e straining
Lo straining è una forma attenuata di mobbing che si manifesta attraverso episodi di forte stress lavorativo, anche isolati, ma di particolare gravità. A differenza del mobbing, in questo caso non è necessario dimostrare l'intento persecutorio del datore di lavoro, potendo derivare anche da disorganizzazione o negligenza.
L'invio ripetuto del medico fiscale può costituire mobbing o straining?
L'esercizio del diritto di controllo datoriale, di per sé, non costituisce un illecito. Tuttavia, può assumere rilevanza patologica se accompagnato da elementi di vessazione, quali:
ripetitività ingiustificata: visite fiscali richieste con frequenza eccessiva senza un reale motivo, come controlli quotidiani per malattie di breve durata o immediatamente successivi alla comunicazione dell'assenza;
condotte vessatorie concomitanti: oltre alle visite fiscali, il lavoratore subisce contestazioni disciplinari pretestuose, demansionamento o isolamento;
finalità persecutoria: l'obiettivo del datore di lavoro sembra essere quello di dissuadere il dipendente dal fruire del diritto alla malattia o punirlo per averlo esercitato.
Le tutele riconosciute
Il lavoratore che subisce mobbing gode di una serie di tutele riconosciute dall'ordinamento giuridico.
Il lavoratore che intende ottenere il risarcimento dei danni derivanti dal mobbing può agire in giudizio facendo valere la responsabilità contrattuale o extracontrattuale del datore di lavoro o dei colleghi responsabili delle condotte vessatorie.
L'art. 2087 c.c. impone al datore di lavoro l'obbligo di tutelare l'integrità fisica e morale del lavoratore, adottando tutte le misure necessarie per garantire un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso. Qualora il datore di lavoro ometta di vigilare e prevenire comportamenti vessatori nei confronti di un dipendente, si configura un inadempimento contrattuale.
Quando il mobbing è perpetrato da colleghi di pari grado o superiori diversi dal datore di lavoro, il lavoratore può agire per responsabilità extracontrattuale ai sensi dell'art. 2043 c.c.
In questo contesto, il lavoratore può anche agire contro il datore di lavoro per responsabilità indiretta ex art. 2049 c.c., se il mobbing è stato perpetrato da dipendenti sotto la sua direzione.
Risarcimento
Il risarcimento può riguardare sia il danno patrimoniale che quello non patrimoniale.
I danni patrimoniali comprendono le spese mediche sostenute per le conseguenze psicofisiche del mobbing, la perdita di retribuzione, i mancati avanzamenti di carriera o altre perdite economiche subite a causa delle condotte vessatorie. I danni non patrimoniali invece includono il danno biologico, il danno morale e il danno esistenziale.
Oltre all'azione risarcitoria, il lavoratore ha a disposizione ulteriori strumenti per difendersi dal mobbing, che variano a seconda della gravità della situazione.
In primo luogo, può chiedere al giudice di emettere un provvedimento d'urgenza ex art. 700 c.p.c. per la cessazione immediata delle condotte vessatorie.
Dimissioni per giusta causa
Se il mobbing rende insostenibile la prosecuzione del rapporto di lavoro, il lavoratore può rassegnare dimissioni per giusta causa, conservando il diritto all'indennità di preavviso e all'accesso alla NASpI (indennità di disoccupazione).
Il lavoratore può inoltre rivolgersi a:
responsabile dei lavoratori per la sicurezza (R.L.S.), per segnalare situazioni di rischio psico-sociale;
Comitato Unico di Garanzia (C.U.G.), nelle pubbliche amministrazioni, per la tutela contro discriminazioni e molestie;
Ispettorato del Lavoro, per avviare ispezioni e verifiche.
L'orientamento della giurisprudenza
La tesi prevalente ritiene che la richiesta di visite fiscali, in sé, non costituisca mobbing. Tuttavia, è pur sempre necessario effettuare una valutazione in concreto, tenendo conto del contesto complessivo e delle modalità con cui il controllo viene esercitato.
Ad esempio, il Tribunale di Monza, con la sentenza n. 139/2021, ha chiarito che l'invio ripetuto del medico fiscale non può essere automaticamente considerato una forma di mobbing, a meno che non sia rivolto in maniera selettiva contro un singolo lavoratore. Se tali controlli rientrano in una prassi aziendale applicata indistintamente a tutti i dipendenti, la condotta del datore di lavoro è da considerarsi legittima.
Diversamente, il Tribunale di Teramo, nella sentenza n. 248/2023, ha evidenziato come anche atti apparentemente leciti, come le visite fiscali, possano assumere una connotazione persecutoria qualora si inseriscano in un più ampio disegno volto a isolare o danneggiare il dipendente. In questi casi, il reiterato ricorso a controlli medici potrebbe costituire un elemento rilevante per configurare il mobbing.
Infine, il Tribunale di Mantova, con la sentenza n. 17/2020, ha sottolineato che non è sempre necessaria una serie di comportamenti per integrare una condotta illecita. Anche un singolo episodio, se particolarmente gravoso o lesivo per il lavoratore, può essere sufficiente a configurare lo straining.



LENTEPUBBLICA

Addio alle vecchie competenze: cambia la formazione dei dipendenti pubblici.

Ecco quali sono le novità in materia di competenze dei dipendenti pubblici con l'adozione dell'ultima direttiva in materia di formazione.
Il Ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, ha introdotto una nuova direttiva finalizzata a rafforzare la formazione e la valorizzazione del capitale umano nelle amministrazioni pubbliche. Il provvedimento definisce un quadro di riferimento per lo sviluppo delle competenze, delineando principi e obiettivi chiave per accompagnare i processi di trasformazione del settore pubblico.
Si ricorda che le nuove regole impongono 40 ore di formazione minima obbligatoria per tutti: ne abbiamo parlato in questo approfondimento.
La formazione come strumento di cambiamento
Le sfide che le amministrazioni devono affrontare richiedono un aggiornamento continuo delle competenze del personale. Il concetto stesso di "transizione" implica un mutamento profondo, frutto di una serie di processi interconnessi che spaziano dalla digitalizzazione alla sostenibilità ambientale, fino all'innovazione organizzativa. La nuova direttiva stabilisce un percorso strutturato per fornire ai dipendenti pubblici le conoscenze necessarie ad affrontare queste sfide.
L'accento è posto su tre ambiti strategici:
Transizione digitale, con l'obiettivo di diffondere competenze per l'uso efficace delle tecnologie e dell'intelligenza artificiale nel settore pubblico;
Transizione ecologica, per promuovere comportamenti e strategie orientati alla sostenibilità e alla riduzione dell'impatto ambientale;
Transizione amministrativa, volta a migliorare l'efficienza dei processi interni e la qualità dei servizi offerti ai cittadini.
A queste aree si affianca un focus sui principi etici e sui valori fondamentali del servizio pubblico, tra cui trasparenza, integrità, inclusione e contrasto alla corruzione.
Le competenze trasversali: un pilastro per il settore pubblico
Il piano formativo prevede un sistema di competenze articolato su due livelli:
Competenze di base, rivolte a tutti i dipendenti pubblici, finalizzate a creare consapevolezza sui temi strategici e a promuovere una cultura organizzativa coerente con gli obiettivi di cambiamento.
Competenze specialistiche, destinate a figure con ruoli di responsabilità, per garantire una gestione efficace dei processi di innovazione e migliorare le performance individuali e collettive.
Un elemento chiave del nuovo approccio è l'enfasi sulle competenze di leadership e sulle cosiddette soft skills. Il rafforzamento delle capacità manageriali è considerato essenziale per guidare la transizione e garantire che i valori della pubblica amministrazione siano applicati concretamente nei processi decisionali e operativi.
Un linguaggio comune per orientare la formazione
La direttiva si inserisce nel quadro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e punta a definire un linguaggio condiviso per la formazione nel pubblico impiego. Questo consentirà di armonizzare i percorsi di sviluppo professionale e di rendere più efficace la gestione del capitale umano all'interno delle amministrazioni.
L'iniziativa ministeriale non si limita alla sola formazione tecnica, ma promuove anche un cambiamento culturale più ampio. La crescita delle competenze deve andare di pari passo con il consolidamento di valori fondamentali come l'etica professionale, la tutela della privacy, la sicurezza sul lavoro e la parità di genere. In questo contesto, la formazione obbligatoria su temi come la prevenzione della corruzione e la trasparenza diventa un elemento centrale del percorso di trasformazione.

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