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AGRIGENTONOTIZIE.IT

Libero consorzio, possibile intesa sulla presidenza: il centrodestra vira su un candidato di Fratelli d'Italia?
Lo scenario agrigentino appare decisamente meno incerto rispetto al caos che regna negli altri capoluoghi dell'isola. Martedì una nuova riunione.

È giunto il momento di stabilire chi e dove. E nel turbinio politico volto alla spartizione di incarichi e poltrone, il Centrodestra siciliano sembra avere più di un'incertezza. Dappertutto, ma a quanto pare non ad Agrigento dove, secondo indiscrezioni, Forza Italia ed Mpa non avrebbero alcuna remora a sposare l'idea di un candidato presidente, per il Libero consorzio comunale, di Fratelli d'Italia. Una decisione che, stando sempre al chiacchiericcio politico, andrebbe bene anche alla Dc che in questo caso otterrebbe Ragusa.     Per lo scenario agrigentino uno dei nomi che veniva fatto fra i "papabili", la scorsa settimana era quello del primo cittadino di Licata Angelo Balsamo, sostenuto dall'autonomista Roberto Di Mauro e dal forzista Riccardo Gallo. Difficile pensare alla candidatura di Silvio Cuffaro, sindaco di Raffadali, o di Vito Terrana di Campobello di Licata. Venerdì la prima riunione del Centrodestra per definire i nomi di tutti i candidati alle elezioni di secondo livello per Città metropolitane e Liberi consorzi. Definizione alla quale non s'è affatto arrivati perché intese e ipotizzati accordi sono saltati. Gli incarichi sulle 9 province quelli sono e le compagini non hanno saputo trovare - a livello regionale - unità. L'unica mezza certezza ha riguardato Agrigento e la possibile convergenza su un candidato presidente espressione di Fratelli d'Italia.Tutto è stato comunque aggiornato a martedì 4 marzo: sarà quello il giorno in cui i nodi dovrebbero essere sciolti. La certezza, momentanea e squisitamente locale, è che in pole position, per l'Agrigentino, rimarrebbe un candidato espressione di Fratelli d'Italia. Ma i repentini cambi di rotta, si sa, fanno parte dei "giochi" politici.


LIVESICIIA.IT 

Province, centrodestra lontano dall'intesa: Ragusa, lotta a tre Nella provincia iblea uno degli scontri più accesi.

Tre pretendenti per una poltrona, quella di presidente del Libero consorzio.
 
Nel centrodestra che non riesce a trovare la quadra per i candidati nelle elezioni di secondo grado delle ex Province, c'è un territorio che è l'emblema di queste divisioni: Ragusa.Il puzzle delle candidatureLa provincia iblea è stato uno dei pomi della discordia al vertice del centrodestra segnato da un nulla di fatto. Fa gola a FdI, Mpa e adesso anche alla Dc. Il puzzle, quindi, è di difficile composizione considerando che le regole d'ingaggio prevedono una candidatura alla presidenza dei sei Liberi consorzi per ognuno dei partiti che compongono la coalizione: FI, FdI, Lega, Mpa, Dc e Noi Moderati. Il problema non si pone per le Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina che rinnoveranno soltanto i Consigli.Ex Province, il nodo RagusaFratelli d'Italia da tempo di potere rappresentare la coalizione con il nome della sindaca di Comiso, città del capogruppo dei meloniani all'Ars Giorgio AssenzaMaria Rita Schembari
Alla corsa però, come rivela il quotidiano 'La Sicilia', si è aggiunto anche il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì. Da tempo l'ex cestista flirta con Forza Italia ma la novità sarebbe l'avvicinamento anche da parte del Mpa di Raffaele Lombardo che si è unito agli azzurri nella proposta.Oggi rompe gli indugi anche Ignazio Abbate, uomo forte della Dc nel Ragusano, che, come previsto, schiera la carta Gianfranco Fidone, sindaco di Acate. "Non si può perdere altro tempo - dice Abbate -. Auspichiamo l'unità del centrodestra ma intanto andiamo avanti con il nostro progetto". La candidatura di Fidone si è concretizzata a Modica, patria di Abbate, in un incontro con "svariate decine fra sindaci, assessori, presidenti e vice presidenti di consiglio e consiglieri comunali -. dice una nota - di tutti i 12 comuni della provincia di Ragusa, non soltanto aderenti alla Dc".Tensioni anche a CaltanissettaAcque agitate anche a Caltanissetta, dove Forza Italia vorrebbe schierare il sindaco del capoluogo nisseno Walter Tesauro. La Lega, però, avrebbe individuato la candidatura del sindaco di Niscemi Massimiliano Conti.Nodi che bloccano, a cascata, la definizione delle candidature unitarie in tutti gli altri Liberi consorzi. Una riunione di carattere provinciale si è tenuta anche a Trapani ma dalla nota diffusa, al di là del politichese, si evince un nulla di fatto anche per la provincia più occidentale della Sicilia. Un nuovo vertice regionale, tuttavia, è stato fissato per questa settimana.
https://livesicilia.it/ex-province-centrodestra-lontano-dallintesa-ragusa-lotta-a-tre/



BLOGSICILIA.IT

Disastro ex province, centrodestra verso il "liberi tutti" alle elezioni del 27 aprile vertice nella sede della regione in via magliocco. 

Centrodestra verso la resa e la scelta di un disastroso "liberi tutti". I partiti della maggioranza torneranno a vedersi martedì dopo che giovedì scorso sono saltati tutti i pre accordi. La strada che sembrava intrapresa per trovare un modo per stare insieme quantomeno sulle candidature a Presidente nei sei Liberi Consorzi siciliani, adesso non c'è più.
Se prima c'era la spartizione fra partiti delle candidatura dei presidenti adesso non c'è più neanche quello e gli incontri nei territori di questo fine settimana che dovevano servire ai segretari di partito per tornare con una idea precisa, non sembrano dare indicazioni utili, almeno fino ad ora,Il tavolo di maggioranzaSul piatto c'è arrivata la richiesta di FdI di esprimere il candidato a Ragusa (e fin qui era una delle due opzioni possibili) ma anche quella della Lega di puntare su Caltanissetta anziché Trapani. Il risultato è che Forza Italia non sembra intenzionata a rimanere con il cerino in mano a Siracusa dove la situazione in casa azzurri è abbastanza difficile. Se la Lega vuole Caltanissetta scombina, a cascata, i piani di tutti i centristiIl precedente mezzo accordoUn primo pezzo di accordo risalente al primo lunedì di febbraio sembrava ormai essere cosa scontata. Prevedeva un candidato presidente di Libero Consorzio per ciascuno dei sei partiti della coalizione. In particolare Agrigento alla Dc, Caltanissetta a Noi Moderati, Enna al MpA, Trapani alla Lega mentre Fratelli d'Italia e Forza Italia avrebbero dovuto dividersi Siracusa e Ragusa.Ma adesso, con la Lega a Caltanissetta, a Noi Moderati potrebbe essere offerta Enna ma questo creerebbe problemi con il Movimento per l'Autonomia. Inoltre ad Agrigento far votare tutti per un candidato di Dc è complesso viste le pressioni di FdI che l' esprime un assessore regionale, Giusi Savarino, ma anche di Forza Italia che ha deputati rilevanti nel territorio. Perché Agrigento è una provincia variegata, basti considerare solo Sciacca e il circondario oltre al capoluogo.Un voto "impossibile"Sullo sfondo di queste beghe di piccolo cabotaggio generale c'è molto altro: leggasi difficoltà ad andare al voto con una elezione di secondo livello che nessuno vuole. Ma ad una elezione bisognerà arrivare presto perché un rinvio non è più pensabile e da Roma non si procederà alla riforma complessiva degli enti locali prima del prossimo anno.Parola ai territoriAlla luce di tutto ciò c'è già chi pensa di proporre, al tavolo di martedì, il liberi tutti. Ovvero spostare le trattative da un livello centralizzato ai livelli locali. Insomma i partiti si vedano con i loro responsabili nelle singole province ed esprimano il candidato del territorio. Una cosa da fare al più presto perché il tempo stringe ma con un limite importate: occorre trovare equilibrio fra i candidati espressi. Il rischio, infatti, è che alla fine qualcuno abbia due candidati e qualcun'altro non ne abbia nessuno.


TELEACRAS.IT 

Elezioni Provinciali, verso il "liberi tutti"

Saltato il tavolo dell'accordo sulla scelta dei candidati presidenti delle Province in Sicilia. Domani altro vertice di maggioranza. Il rischio "liberi tutti".
A parte la pendenza di un ricorso al Tar per presunta illegittimità costituzionale, in Sicilia le elezioni Provinciali indirette di secondo grado, ovvero votano solo sindaci e consiglieri comunali, sono ancora in calendario domenica 27 aprile. Nel corso dei precedenti vertici di maggioranza è stato deciso di scegliere unanimemente, come coalizione, i candidati presidenti di Provincia, in sei province, perché a Palermo, Catania e Messina il presidente della Provincia è per legge il sindaco delle tre città metropolitane. Invece, per i candidati consiglieri provinciali, ciascun partito componente del centrodestra avrebbe presentato liste autonome di candidati. Ebbene adesso tale accordo è in bilico, tanto che domani, martedì 4 marzo, è stato convocato un altro vertice di maggioranza. E il rischio, ritenuto fondato, è il "liberi tutti": ciascun partito gareggia con propri candidati consiglieri e presidenti. Il "tavolo" dell'accordo sarebbe saltato perché si sono scatenate zuffe sui candidati presidenti, ossia la corsa ad accaparrarsi le Province più appetibili sotto il profilo politico, amministrativo ed elettorale, a discapito delle minori. Secondo quanto trapelato sotto traccia, le sei Province in palio si sarebbero distribuite così: Agrigento alla Democrazia Cristiana, Caltanissetta a Noi Moderati, Enna al Movimento per l'Autonomia, Trapani alla Lega, e poi Fratelli d'Italia e Forza Italia avrebbero dovuto dividersi Siracusa e Ragusa. Ecco perché domani sarà forse proposto il "liberi tutti", e ciascun partito procederà autonomamente affidandosi poi al conteggio dei voti dopo il 27 aprile.


TELEACRAS.IT 

Aeroporto Agrigento: per il progetto fattibilità servono 5 milioni di euro.

Si è riunita alla Provincia di Agrigento la Commissione "Sviluppo strategico". E' stato discusso anche l'argomento aeroporto. I dettagli.

Alla Provincia di Agrigento si è riunita la Commissione Sviluppo strategico. E' stato discusso anche l'argomento aeroporto. I partecipanti all'incontro riferiscono che il ministero delle Infrastrutture e Trasporti ha espresso un primo parere favorevole alla scelta del sito dove costruire l'aeroporto. Il presidente della Commissione, Stefano Castellino, ha spiegato che adesso bisogna occuparsi della redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica dell'aeroporto. Si tratta di un lavoro che costa intorno ai 5 milioni di euro. Come procedere? I partecipanti alla riunione riferiscono che la Commissione ha incaricato gli uffici competenti a ricercare delle soluzioni, che poi saranno indirizzate al Commissario della Provincia, che poi adotterà i provvedimenti di competenza, e poi sarà il Presidente della Provincia eletto ad occuparsene. Castellino ha proposto anche che il progetto sia affidato lanciando una manifestazione di interesse, quindi una gara. L'ingegnere Piero Hamel ha proposto che la Provincia anticipi i soldi per il progetto, che poi recupererà quando il progetto sarà finanziato. Applaudono agli esiti della riunione i deputati nazionali agrigentini Calogero Pisano e Ida Carmina, e il rappresentante del Comitato Aeroporto di Agrigento, Angelo Principato. Insieme a loro sono stati presenti, oltre al presidente Castellino e ai tecnici della Provincia, i componenti della Commissione Salvatore Acri da Alessandria della Rocca, Dario Gaglio da Camastra, Giuseppe Picone da Porto Empedocle, e Fabio Termine da Sciacca. In riferimento allo stato dell'arte attuale, il Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti ha chiesto alla Provincia di Agrigento ulteriori dati e informazioni sul progetto dell'aeroporto nella piana di Licata. Si tratta dell'analisi costi/benefici, il dettaglio dei costi e la loro sostenibilità economico-finanziaria, e l'effettivo traffico aereo ragionevolmente prevedibile nello scalo in relazione anche a quello degli altri aeroscali dell'isola. Il ministro Matteo Salvini già il mese scorso ha affermato: "Quella dell'aeroporto agrigentino è una delle proposte che sono arrivate, stiamo studiando il piano di fattibilità e sostenibilità". E adesso su tale piano di fattibilità e sostenibilità sono stati chiesti ulteriori dati e informazioni.



VIVIENNA.IT 

Elezioni ex Province, il solito pasticcio alla siciliana

In Sicilia si sta sperimentando l'«intelligenza differenziata», un mix di «autonomia differenziata» e «intelligenza artificiale», che abilita la pirandelliana classe politica regionale a fare tutto e il contrario di tutto, facendolo passare per normalità. In forza di tale performance, il legislatore siciliano è riuscito a sostituire le Province regionali con i Liberi Consorzi comunali e con le Città metropolitane, commissariandone la governance. Le elezioni a dicembre di secondo livello Dopo una tentata introduzione dell'elezione diretta dell'organo di governo stoppata dalla Corte costituzionale, si è sperimentata una lunga fase di commissariamento, anch'essa censurata dalla Corte costituzionale. Per arrivare alla data del 15 dicembre 2024, data individuata dal Governo regionale per consentire l'elezione degli organi di governo di tali enti con l'elezione di 2° grado.Il ddl della Regione. Ma poiché gli eccipienti della somministrata «intelligenza differenziata» sono a rilascio lento, ecco spuntare dal cilindro di alcune forze politiche un disegno di legge miracoloso finalizzato a bloccare la programmata elezione, nel temerario tentativo di reintrodurre l'elezione diretta degli organi di governo nei Liberi consorzi comunali che, com'è ormai noto, sono enti strumentali dei Comuni e come tali sprovvisti di autonomia politica.Il caso del Friuli Venezia Giulia"Così è se vi pare", avrebbe chiosato Pirandello, ma nel frattempo la consorella Regione a statuto speciale Friuli Venezia Giulia, che gode della sola «autonomia differenziata», fa approvare alla Camera dei Deputati la modifica al proprio statuto (di rango costituzionale) finalizzata all'introduzione degli enti di area vasta
nell'ordinamento regionale.Il tutto, mentre si attende la decisione della Corte costituzionale, chiamata dal Tar di Palermo, a seguito del ricorso presentato dal Comune di Enna, a valutare la legittimità dell'ultima proroga del nominato Commissario straordinario del Libero Consorzio comunale di Enna. Siamo pronti a scommettere che i colpi di scena non sono cessati.


GIORNALE DI SICILIA 

Pnrr, in Sicilia ancora 11 miliardi da spendere.

La piattaforma di rendicontazione di misure e lavori rivela un balzo in avanti rispetto a due mesi fa, l'Isola si avvicina alla media nazionale.
Ancora indietro, nel confronto con altre regioni e più in generale rispetto alla meta finale da superare entro il 2026, ma il balzo in avanti c'è stato, tanto da avvicinare il territorio alla media italiana.
È il ritmo con cui la Sicilia sta utilizzando le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con riferimento, in particolare, ai pagamenti destinati alle imprese per realizzare i 20.634 progetti previsti nell'Isola attraverso i circa 15 miliardi di euro disponibili: un andamento che, secondo il tachimetro aggiornato a febbraio, segna quota 25%, con 3,7 miliardi di risorse messe a terra.
A dirlo sono i numeri registrati su Regis, la piattaforma governativa attraverso cui le amministrazioni centrali e territoriali devono adempiere agli obblighi di rendicontazione delle misure e dei lavori finanziati dal Pnrr.


GIORNALE DI SICILIA 

Sostenibilità e inclusione, aumentano i fondi Ue per enti pubblici, associazioni e imprese.

Cresce di oltre 488 milioni la dotazione del Programma operativo complementare della Regione 2014-2020, il budget sale a 2,56 miliardi di euro.Cresce di oltre 488 milioni la dotazione finanziaria del Programma operativo complementare della Regione. La giunta regionale, su proposta del presidente Renato Schifani, ha approvato ieri la richiesta di riprogrammazione del Poc 2014-2020, incrementando il budget che sale così a 2,56 miliardi di euro.
Nel dettaglio, aumentano le risorse dell'asse 1 «Sostenere la competitività e la trasformazione digitale, sostenibile e innovativa», che passano da 368 a 373 milioni di euro, mentre l'asse 2 «Sostenere l'attuazione del green deal europeo» cresce da 642 a 808 milioni. Cresce anche la dotazione dell'asse 4 «Migliorare le condizioni di contesto sociale ed economico nei sistemi urbani e territoriali siciliani», che da 146 milioni arriva a 319 milioni. Lo stesso per gli interventi finanziati nell'ambito dell'asse 5 «Rafforzare il capitale umano, promuovere l'occupazione e l'inclusione sociale», i cui fondi da 352 milioni salgono a 498 milioni. Restano invariate le somme previste per l'asse 3 «Sostenere la connessione regionale attraverso il rafforzamento della mobilità e delle infrastrutture di trasporto», che sfiorano quota 515 milioni. Il Programma prevede inoltre 48 milioni per interventi di assistenza tecnica e rafforzamento della capacità amministrativa.
«Incrementando le risorse del Programma operativo complementare - commenta Schifani - forniamo gli strumenti ad enti pubblici, associazioni e imprese per completare interventi già avviati nel ciclo 2007-2013 e avviare nuove azioni, con un forte impulso finanziario ai settori della nostra economia dedicati alla sostenibilità e all'inclusione. Abbiamo adeguato le risorse privilegiando investimenti che segnino un cambio di passo nella trasformazione digitale, nella riduzione delle emissioni e nel miglioramento climatico, nella crescita dei territori, in linea con gli obiettivi europei. Come già apprezzato da diversi indicatori economici - conclude il presidente della Regione - garantiamo il massimo impegno nella spesa di ogni risorsa disponibile per dare solide basi e rafforzare il tessuto economico dell'isola».
Le risorse aggiuntive stanziate dalla giunta saranno destinate prioritariamente: alla copertura di operazioni inizialmente finanziate con il Piano di sviluppo e coesione (Psc) e in particolare a interventi di competenza dei dipartimenti Ambiente (importo aggiornato, 77,6 milioni di euro) e Beni culturali (10,7 milioni) e a progetti relativi alle politiche territoriali (per complessivi 113 milioni); al completamento delle operazioni del Po Fesr 2014-2020 (oltre 150 milioni); al ripristino di risorse pari a 37,8 milioni (derivanti da precedenti rimodulazioni), relative a progetti dei dipartimenti Acqua e rifiuti (22,2 milioni), Beni culturali (14,7 milioni) e Turismo (825 mila euro).
Nel corso di quest'anno sono previsti pagamenti per circa 830 milioni, mentre le stime per l'anno prossimo ammontano a oltre 1 miliardo di euro. Le spese degli interventi finanziati con le risorse del Poc 2014-2020 potranno essere rendicontate fino al 31 dicembre 2026.
Diverse le tipologie di beneficiari del Programma, tra cui imprese, enti pubblici, cooperative sociali, istituti scolastici, università, distretti tecnologici, centri di ricerca, enti di formazione, servizi per l'impiego, asili nido pubblici e privati, servizi sociali dei comuni, servizi di cura e assistenza, associazioni del terzo settore, aziende sanitarie, distretti sociosanitari, Gal, enti locali, scuole pubbliche e paritarie.
La proposta di riprogrammazione approvata dalla giunta segue la precedente deliberazione del dicembre 2024, quando il governo regionale aveva apprezzato le richieste di rimodulazione delle risorse pervenute dalle strutture regionali responsabili dell'attuazione degli interventi finanziati, dando mandato al dipartimento Programmazione (l'Autorità di gestione) di elaborare il nuovo Poc 2014-2020 della Regione con l'allocazione delle somme aggiuntive stabilite da Palazzo d'Orleans.



LENTEPUBBLICA

Straordinari ai dipendenti pubblici anche con la sola testimonianza dei colleghi.

Per il riconoscimento degli straordinari ai dipendenti pubblici d'ora in poi non occorrerà più la "prova" dell'avvenuta timbratura: la Cassazione apre alla validità della testimonianza dei colleghi.
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (Sezione Lavoro, n. 4984 del 26 febbraio 2025) segna un ulteriore passo nella definizione dei criteri per il riconoscimento del lavoro straordinario nel settore pubblico. La pronuncia stabilisce che le ore extra possono essere dimostrate anche attraverso la testimonianza di colleghi, senza la necessità di una documentazione scritta.
Il caso: la richiesta di straordinari e altre indennità
Il contenzioso nasce dalla richiesta di un operaio specializzato, in servizio dal 2010 e inquadrato nel IV livello del relativo CCNL, che ha chiesto al Tribunale di Foggia il riconoscimento di compensi per ore di straordinario svolte tra il 2015 e il 2020. In particolare, il lavoratore ha richiesto il pagamento di 17.244,44 euro per il tempo impiegato nel tragitto casa-lavoro e per venti minuti di straordinario giornaliero, oltre a un indennizzo annuo di 1.000 euro per la mancata fornitura di acqua potabile, servizi igienici e spogliatoi adeguati.
Il Tribunale di Foggia, con la sentenza n. 346/2023, ha parzialmente accolto il ricorso, riconoscendo il diritto al pagamento di straordinari per un totale di 3.380,50 euro. Entrambe le parti hanno impugnato la decisione: il lavoratore ha insistito per ottenere anche il risarcimento, mentre il datore di lavoro ha contestato il riconoscimento delle ore extra.
La Corte d'Appello di Bari, con sentenza n. 2397/2023, ha respinto entrambe le impugnazioni, confermando il pronunciamento di primo grado. A seguito di ciò, il dipendente ha presentato ricorso in Cassazione.
La decisione della Cassazione
La Suprema Corte ha analizzato la questione soffermandosi su due aspetti fondamentali:
la legittimità della richiesta di straordinari
e la validità delle prove portate a sostegno della domanda.
Secondo il datore di lavoro, il riconoscimento delle ore extra sarebbe stato subordinato a un'autorizzazione preventiva, come stabilito dalla normativa vigente per il pubblico impiego.
Tuttavia, la Cassazione ha ribadito che, in base a una giurisprudenza consolidata, la retribuzione del lavoro straordinario non può essere negata se il dipendente ha effettivamente svolto le ore in questione e se queste sono state richieste o comunque accettate implicitamente dal datore di lavoro.
L'elemento di novità più rilevante della sentenza riguarda la possibilità di dimostrare l'effettivo svolgimento dello straordinario anche tramite testimonianze di colleghi, senza la necessità di documenti scritti che attestino preventivamente l'autorizzazione.
Implicazioni per il settore pubblico
Questa decisione introduce un'interpretazione più flessibile dei criteri di riconoscimento degli straordinari nel pubblico impiego, aprendo la strada a nuove richieste da parte dei lavoratori. Se da un lato ciò garantisce una maggiore tutela ai dipendenti, dall'altro pone nuove sfide alle amministrazioni pubbliche, che potrebbero trovarsi a gestire un incremento delle controversie in materia.
La sentenza rafforza il principio secondo cui il compenso per il lavoro straordinario deve essere garantito a prescindere da formalità burocratiche, in linea con il dettato dell'art. 36 della Costituzione, che assicura una retribuzione proporzionata e sufficiente alle esigenze del lavoratore.
In un contesto in cui la gestione delle risorse umane nella pubblica amministrazione è sempre più complessa, questa ordinanza potrebbe avere un impatto significativo sulle future interpretazioni giurisprudenziali in tema di straordinari e sulle modalità di organizzazione del lavoro nel settore pubblico.


LENTEPUBBLICA

I Presidenti di ANCI e UPI scrivono al Ministro Zangrillo.

Troppo ampio il gap retributivo tra Comuni, Province e Stato: cosi si aggrava la crisi del personale".
Riduzione del numero di candidati ai concorsi banditi dagli Enti locali, crescente numero di vincitori di concorso che rinunciano all'assunzione, continuo esodo del personale di ruolo verso altre amministrazioni mediante i processi mobilità, difficoltà di attivare adeguati strumenti di welfare aziendale a normativa vigente.
Sono questi i segnali di una crisi che affligge i Comuni, le Province e le Città metropolitane, sempre più in affanno per mancanza di personale.
Lo scrivono in una lettera indirizzata al Ministro della PA, Paolo Zangrillo, il Presidente di ANCI, Gaetano Manfredi, e il Presidente di UPI, Pasquale Gandolfi.
"La principale causa della ridotta capacità attrattiva dei Comuni, delle Province e delle Città metropolitane rispetto alle altre PA - scrivono Manfredi e Gandolfi - risiede in un livello retributivo complessivo minore, anche a fronte di maggiori responsabilità ed incombenze, una circostanza aggravata "da norme destinate ad aumentare il gap di competitività degli Enti locali nei confronti dei Ministeri, come quella che consente il superamento dei limiti ai trattamenti economici accessori solo per dirigenti e dipendenti ministeriali".
Per questo il Presidente di Anci e il Presidente di UPI chiedono al Ministro Zangrillo di "avviare una riflessione insieme al fine di individuare possibili soluzioni, a partire dall'estensione anche agli Enti locali della misura sul superamento dei limiti che bloccano i Fondi al valore del 2016 e dalla previsione di risorse statali dedicate".


































































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