/ Rassegna stampa » 2025 » Marzo » 5 » rassegna stampa del 5 marzo 2025
 

BLOGSICILIA.IT

Salta ancora il vertice di maggioranza, cambia la geografia delle richieste dei partiti, tutto aggiornato al 12 marzo. Il 12 marzo potrebbe essere richiesta la partecipazione di Schifani.

Salta ancora il vertice di maggioranza fra i partiti che devono decidere le candidature per le presidenze dei sei Liberi Consorzi di Comuni ma adesso c'è di nuovo voglia di trovare soluzioni a livello regionale ed evitare il "liberi tutti" temuto negli ultimi giorni dai partiti della coalizione.
Vertice aggiornato al 12 marzo
La riunione è durata meno di mezz'ora in ordine sparso ed è stata aggiornata al 12 marzo. Una data che non sembra casuale visto che l'11 marzo il tar si pronuncerà sulle richieste di sospensiva del decreto che indice le elezioni di secondo livello. Che le elezioni possano essere bloccate dando respiro ai partiti che non riescono a mettersi d'accordo è una eventualità, a dire il vero, abbastanza remota. ma quantomeno il 12 marzo si saprà se è giunta una decisione in un senso o nell'altro. Se fosse una partita calcistica si potrebbe dire che l'eventualità di andare ad elezioni può contare su due risultati utili su tre: se il Tar dice no alla sospensiva si va avanti, ma anche se il Tar non si pronuncia e rinvia tutto alla seduta di merito, si va avanti con le elezioni. Ci si ferma solo se il Tar pronuncia sospensiva.Cosa non permette di chiudere comunque un accordoIn ogni caso la suddivisione dei candidati presidenti dei sei Liberi Consorzi è cambiata e ci sono due o tre elementi di disaccordo. Innanzitutto Noi Moderati non avrà la ex Provincia di Caltanissetta come si era detto fino all'ultima volta. I centristi esprimeranno, invece, il candidato a Siracusa dove la guerra in corso in casa Forza Italia e in casa Fratelli d'Italia consiglia di evitare che sia uno dei due partiti cugini a dare il nome.Primo problema è Ragusa  dove il candidato viene chiesto sia da Fratelli d'Italia che dalla Dc che ha abbandonato l'idea Agrigento. Ma per lasciare Ragusa FdI chiede Enna che invece dovrebbe spettare al Movimento per l'Autonomia che vuole mettere il sindaco di Nicosia a candidato presidente. A Caltanissetta c'è l0altro incrocia di richiesta fra Forza Italia e Lega ma gli azzurri in quel territorio hanno già tutte le cariche elettive e di sottogoverno.
Gli alleati, inoltre, spingono per portare la Lega verso Trapani dove si vorrebbe pesare gli uomini e le donne dell'assessore Mimmo turano che alle ultime amministrative hanno votato per un civico di sinistra ovvero per il sindaco Tranchida.Una mediazione da SchifaniI prossimo otto giorni serviranno per ulteriori approfondimenti nei territori ma in campo c'è anche la proposta dell'ex Presidente Raffaele Lombardo di coinvolgere il Presidente della Regione Renato Schifani al quale chiedere di fare sintesi. Insomma l'eventuale presenza di Schifani mediatore viene vista come una opportunità per trovare un accordo.Il tempo non è più tanto visto che il 12 marzo mancherà esattamente un mese e mezzo alle consultazioni. Sullo sfondo un centrosinistra che, invece, si è ritrovato compatto nella sua riunione anche se ha scelto di tenere chiuso il perimetro aprendo alle sole liste civiche che non abbiano avuto contatti col centrodestra. Una scelta che riporta al minimo proprio la possibilità di aggregazione con i "civici"


BLOGSICILIA.IT

Centrosinistra compatto alle provinciali, il campo progressista ci prova e chiama dentro le liste civiche

Mentre a destra non si trova la quadra, in silenzio il centrosinistra ci prova. Il campo progressista sarà compatto con M5s, PD e Avs per le elezioni provinciali di secondo livello, in programma in Sicilia il prossimo 27 aprile.
Questo è stato stabilito ieri nel corso di una riunione tra il coordinatore regionale M5S Nuccio Di Paola, il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo, Pierpaolo Montalto e Mauro Mangano, rispettivamente segretario regionale di Sinistra italiana e portavoce regionale di Europa Verde. L'obiettivo, in vista di un cammino comune, è quello di allargare il campo Sicilia per coinvolgere le forze politiche e civiche che non si riconoscono nelle politiche del centro-destra.Il documento ufficiale "Insieme le forze politiche del campo progressista - dicono - hanno concordato sull'urgente necessità di costruire un' alternativa reale a chi ha dimostrato e continua a dimostrare di governare malissimo la nostra isola. Alternativa che non solo è possibile, ma che è pure un preciso dovere morale nei confronti dei siciliani e deve essere messa in campo nel migliore dei modi possibili, aggregando tutte quelle forze e quelle risorse che non vedono l'ora di chiudere una delle più brutte pagine della storia politica siciliana. Siamo inoltre - aggiungono - radicalmente alternativi a Schifani ed al centrodestra oltre che per le sue politiche disastrose, anche perché siamo distanti anni luce dal modo di scegliere i rappresentanti che parteciperanno a questa competizione elettorale, considerando che da oltre otto anni le Province Regionali sono commissariate e che in questo modo i cittadini siciliani sono esclusi dalla scelta democratica dei propri rappresentanti".Infine, le forze politiche del campo progressista hanno concordato sulla volontà comune di valorizzare i territori e i piccoli comuni e che il perimetro del fronte progressista avrà come protagonisti realtà politiche e civiche che si sono sempre collocate all'opposizione delle destre." In questo quadro valuteremo - concludono - nelle singole province la possibilità di costituire liste comuni e comunque in uno schema di condivisione".



GRANDANGOLO

Elezioni provinciali Sicilia: Pd, M5S e Avs insieme

L'obiettivo è quello di allargare il campo Sicilia per coinvolgere le forze politiche e civiche che non si riconoscono nelle politiche del centro-destra

Il campo progressista sarà compatto con M5s, Pd e Avs per le elezioni provinciali di secondo livello, in programma in Sicilia il prossimo 27 aprile. E' stato stabilito in una riunione tra il coordinatore regionale M5S Nuccio Di Paola, il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo, Pierpaolo Montalto e Mauro Mangano, rispettivamente segretario regionale di Sinistra italiana e portavoce regionale di Europa Verde. L'obiettivo, in vista di un cammino comune, è quello di allargare il campo Sicilia per coinvolgere le forze politiche e civiche che non si riconoscono nelle politiche del centro-destra, dice una nota dei segretari.
"Insieme le forze politiche del campo progressista - dicono - hanno concordato sull'urgente necessità di costruire un' alternativa reale a chi ha dimostrato e continua a dimostrare di governare malissimo la nostra isola. Alternativa che non solo è possibile, ma che è pure un preciso dovere morale nei confronti dei siciliani e deve essere messa in campo nel migliore dei modi possibili, aggregando tutte quelle forze e quelle risorse che non vedono l'ora di chiudere una delle più brutte pagine della storia politica siciliana. Siamo inoltre - aggiungono - radicalmente alternativi a Schifani ed al centrodestra oltre che per le sue politiche disastrose, anche perché siamo distanti anni luce dal modo di scegliere i rappresentanti che parteciperanno a questa competizione elettorale, considerando che da oltre otto anni le Province Regionali sono commissariate e che in questo modo i cittadini siciliani sono esclusi dalla scelta democratica dei propri rappresentanti".
Le forze politiche del campo progressista hanno concordato sulla volontà comune di valorizzare i territori e i piccoli comuni e che il perimetro del fronte progressista avrà come protagonisti realtà politiche e civiche che si sono sempre collocate all'opposizione delle destre." In questo quadro valuteremo - concludono - nelle singole province la possibilità di costituire liste comuni e comunque in uno schema di condivisione". 


MERIDIONENEWS

Per le elezioni provinciali in Sicilia «il campo progressista sarà compatto per un'alternativa al centrodestra»

«Il campo progressista sarà compatto con Movimento 5 stelle, Partito democratico e Alleanza Verdi e Sinistra per le elezioni provinciali di secondo livello, in programma in Sicilia il prossimo 27 aprile». Lo fa sapere una nota del Pd siciliano. «È stato stabilito - continua la nota - in una riunione tra il coordinatore regionale del M5s, Nuccio Di Paola, il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo, il segretario regionale di Sinistra italiana, Pierpaolo Montalto, e il portavoce regionale di Europa Verde, Mauro Mangano. L'obiettivo - dice la nota dei segretari - in vista di un cammino comune, è quello di allargare il campo Sicilia per coinvolgere le forze politiche e civiche che non si riconoscono nelle politiche del centrodestra». «In questo quadro - dice la nota in un altro passaggio - valuteremo nelle singole province la possibilità di costituire liste comuni e comunque in uno schema di condivisione».
Voto diretto per le ex province, all'Ars l'ok in commissione Bilancio. Ma dopo lo stop di Falcone arriva quello di Galvagno
«Insieme le forze politiche del campo progressista - dicono - hanno concordato sull'urgente necessità di costruire un'alternativa reale a chi ha dimostrato e continua a dimostrare di governare malissimo la nostra isola». I leader delle forze politiche siciliane del cosiddetto campo progressista aggiungono che «siamo distanti anni luce dal modo di scegliere i rappresentanti che parteciperanno a questa competizione elettorale, considerando che da oltre otto anni le province regionali sono commissariate e che in questo modo i cittadini siciliani sono esclusi dalla scelta democratica dei propri rappresentanti». Il riferimento è al fatto che da molti anni non si svolgono le elezioni provinciali di secondo grado, cioè le elezioni nelle quali sindaci e consiglieri comunali eleggono Consiglio e presidenza della Città metropolitana o del Libero consorzio.
Province, un silenzio assordante. Il governo tace sulla bocciatura della Corte costituzionale e continua a preparare il voto diretto
Le elezioni non si sono svolte a causa dei ripetuti rinvii - bocciati dalla Corte costituzionale - che hanno provocato i commissariamenti a cui accenna il comunicato. Nelle elezioni di secondo grado non vengono chiamati in causa i cittadini, se no si sarebbe trattato di elezioni di primo grado, cioè quelle che si tenevano prima dell'introduzione della riforma Delrio, che ha abolito le province in tutta Italia. In Sicilia a volere la ricostituzione delle province, e quindi il superamento della legge Delrio, è soprattutto il centrodestra, ma anche le forze di opposizione - al netto di alcuni distinguo sulla questione - sembrano abbastanza concordi sul tema. Però, nonostante il suo attivismo per tornare al sistema precedente e le riunioni che si stanno svolgendo in queste settimane, il centrodestra siciliano non ha ancora trovato un accordo per la composizione di liste unitarie nelle ex province; in questi giorni alcuni appelli all'unità della coalizione sono stati fatti da esponenti dei partiti centristi di quello schieramento: Democrazia cristiana Sicilia nuova e Noi moderati.



TELEACRAS.IT 

Elezioni Provinciali: "campo largo progressista"
Le elezioni Provinciali del 27 aprile. Saltato il vertice di maggioranza. Patto tra Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra. Gli interventi.

E' saltato il vertice di maggioranza del centrodestra convocato per tentare di risolvere il nodo legato alle elezioni Provinciali del 27 aprile, alle modalità di presentazione dei candidati consiglieri e alle scelte dei candidati presidenti. Nel frattempo, dall'altra parte delle barricate, le forze d'opposizione hanno stretto un patto. Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra insieme al voto dell'ultima domenica di aprile: così è emerso da una riunione tra i segretari regionali del Pd, dei Cinque Stelle e di Avs: Anthony Barbagallo, Nuccio Di Paola, Pierpaolo Montalto (Sinistra) e Mauro Mangano (Verdi). L'alleanza è estendibile alle forze politiche e civiche che non si riconoscono nelle politiche del centrodestra. E a conclusione del vertice è stata diffusa una nota congiunta in cui si legge: "Insieme le forze politiche del campo progressista hanno concordato sull'urgente necessità di costruire un' alternativa reale a chi ha dimostrato e continua a dimostrare di governare malissimo la nostra isola. Alternativa che non solo è possibile, ma che è pure un preciso dovere morale nei confronti dei siciliani e deve essere messa in campo nel migliore dei modi possibili, aggregando tutte quelle forze e quelle risorse che non vedono l'ora di chiudere una delle più brutte pagine della storia politica siciliana. Siamo inoltre radicalmente alternativi a Schifani e al centrodestra, oltre che per le sue politiche disastrose, anche perché siamo distanti anni luce dal modo di scegliere i rappresentanti che parteciperanno a questa competizione elettorale, considerando che da oltre otto anni le Province Regionali sono commissariate, e che in questo modo i cittadini siciliani sono esclusi dalla scelta democratica dei propri rappresentanti".


GIORNALE DI SICILIA 

Nuovo assessore nella giunta Schifani, in pole Luigi Genovese.

È iniziata in meno di 24 ore la trattativa per sostituire l'assessore all'Acqua, ai Rifiuti e all'Energia. Di Mauro ha confidato appena lunedì scorso ai fedelissimi l'intenzione di dimettersi.
Sul tavolo di Renato Schifani ci sono da ieri almeno due nomi per la successione a Roberto Di Mauro. Il leader dell'Mpa, Raffaele Lombardo, ha detto al presidente di voler puntare sull'ennese Francesco Colianni o sul messinese Luigi Genovese.
Una terza via l'ha indicata proprio il presidente della Regione e porta a Massimo Russo, le cui chance però sono bassissime perché il magistrato ed ex assessore alla Sanità non sarebbe più al centro della galassia autonomista. Colianni però in serata si è tirato fuori, in pole resta dunque Genovese.
È iniziata in meno di 24 ore la trattativa per sostituire l'assessore all'Acqua, ai Rifiuti e all'Energia. Di Mauro ha confidato appena lunedì scorso ai fedelissimi l'intenzione di dimettersi lunedì prossimo.
Il navigato politico agrigentino si è mostrato stanco, provato da una fase difficilissima in assessorato: caratterizzata dal rischio di perdere centinaia di milioni di fondi europei e dai problemi legati alla gestione delle dighe nel pieno di una siccità senza precedenti. Tutti problemi che Schifani, pur col suo stile diplomatico, non ha mancato di sottolineare con forza nelle ultime settimane.



GIORNALE DI SICILIA 

Le denunce di Schifani: «Ricorsi sui termovalorizzatori fermi in assessorato, la Corte dei Conti blocca l'azione pubblica»


«Era prevedibile che su un tema così sensibile come i termovalorizzatori, il percorso fosse a ostacoli. Ciò che mi preoccupa è che i ricorsi giacciano in assessorato. Lo abbiamo scoperto grazie alla stampa che ci ha consentito di apprenderlo e di resistere prendendo i necessari provvedimenti». Lo ha detto il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, nel corso di una conferenza stampa.
«C'è anche un ricorso di Legambiente e una richiesta di sospensiva della famosa Sicula Trasporti al Tar del Lazio che deve intanto esprimersi sulla competenza territoriale. Mi terrorizza una lacuna così... che possa svegliarmi una mattina e scoprire che non abbiamo resistito in tempo a un ricorso».
«La vicenda della Corte dei Conti mi rattrista. Fino a che punto la sua attività di controllo, che nessuno contesta, può travalicare la capacità dell'azione amministrativa? Ho fortemente e sempre creduto nelle istituzioni e nel rapporto tra poteri dello Stato. In queste occasioni non tutto brilla. Secondo me il rapporto tra organi dello Stato si è sempre caratterizzato dalla compostezza, dal riserbo e dalla sobrietà della comunicazione», ha continuato Schifani parlando del botta e risposta di questi giorni tra Regione e Corte dei Conti partita da una nota dei giudici che hanno contestato la realizzazione dei posti letto di terapia intensiva in Sicilia, con i fondi del Pnrr.
«Il tentativo è quello di congestionare da parte della corte dei conti l'attività pubblica e amministrativa. Questo è un tema che merita approfondimento», conclude Schifani.



GIORNALE DI SICILIA 

Pd, M5S e Avs insieme alle elezioni provinciali in Sicilia.


Il campo progressista sarà compatto con M5s, Pd e Avs per le elezioni provinciali di secondo livello, in programma in Sicilia il prossimo 27 aprile. È stato stabilito in una riunione tra il coordinatore regionale M5S Nuccio Di Paola, il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo, Pierpaolo Montalto e Mauro Mangano, rispettivamente segretario regionale di Sinistra italiana e portavoce regionale di Europa Verde. L'obiettivo, in vista di un cammino comune, è quello di allargare il campo Sicilia per coinvolgere le forze politiche e civiche che non si riconoscono nelle politiche del centro-destra, dice una nota dei segretari.
«Insieme le forze politiche del campo progressista - dicono - hanno concordato sull'urgente necessità di costruire un' alternativa reale a chi ha dimostrato e continua a dimostrare di governare malissimo la nostra isola. Alternativa che non solo è possibile, ma che è pure un preciso dovere morale nei confronti dei siciliani e deve essere messa in campo nel migliore dei modi possibili, aggregando tutte quelle forze e quelle risorse che non vedono l'ora di chiudere una delle più brutte pagine della storia politica siciliana. Siamo inoltre - aggiungono - radicalmente alternativi a Schifani ed al centrodestra oltre che per le sue politiche disastrose, anche perché siamo distanti anni luce dal modo di scegliere i rappresentanti che parteciperanno a questa competizione elettorale, considerando che da oltre otto anni le Province Regionali sono commissariate e che in questo modo i cittadini siciliani sono esclusi dalla scelta democratica dei propri rappresentanti».
Le forze politiche del campo progressista hanno concordato sulla volontà comune di valorizzare i territori e i piccoli comuni e che il perimetro del fronte progressista avrà come protagonisti realtà politiche e civiche che si sono sempre collocate all'opposizione delle destre.» In questo quadro valuteremo - concludono - nelle singole province la possibilità di costituire liste comuni e comunque in uno schema di condivisione».



LENTEPUBBLICA

La qualificazione degli incarichi di ingegneria e architettura come appalti di servizi: profili normativi e giurisprudenziali.


La qualificazione degli incarichi professionali nel settore dell'ingegneria e dell'architettura come appalti di servizi è una questione centrale nel dibattito giuridico-amministrativo: focus del Dott. Luca Leccisotti.
La Corte dei Conti, Sezione regionale di controllo per l'Emilia-Romagna, con la deliberazione n. 135 dell'11 dicembre 2024, ha sostenuto una tesi che distingue tra incarichi di lavoro autonomo e appalti di servizi, riaprendo un tema già discusso in passato.
Secondo le linee guida della magistratura contabile, le caratteristiche soggettive del prestatore e la natura intellettuale della prestazione determinerebbero l'applicabilità del Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. 36/2023). Tale impostazione, però, sembra contraddire la normativa vigente e le direttive europee, che non operano distinzioni basate sulla forma giuridica o sulla qualificazione soggettiva del prestatore. Questo commento giuridico intende analizzare criticamente tali posizioni, evidenziando i profili normativi e giurisprudenziali rilevanti.
Il Quadro Normativo: Il D.Lgs. 36/2023 e le Direttive Europee
La Definizione di Operatore Economico
L'articolo 1, comma 1, lettera l), dell'Allegato I.1 al D.Lgs. 36/2023, recependo le direttive europee, definisce l'"operatore economico" come qualsiasi persona o ente, indipendentemente dalla forma giuridica, che offra sul mercato prestazioni di lavori, servizi o forniture. Tale definizione include:
Persone fisiche, quali professionisti singoli;
Società tra professionisti e società di ingegneria;
Consorzi e raggruppamenti temporanei.
Disciplina degli Appalti di Servizi di Ingegneria e Architettura
L'articolo 66 del D.Lgs. 36/2023 stabilisce che:
Sono ammessi a partecipare alle procedure di affidamento diversi prestatori di servizi, senza discriminazioni basate sulla forma giuridica o sulla qualificazione soggettiva;
Le prestazioni di ingegneria e architettura, comprendenti progettazione, calcoli strutturali e direzione lavori, rientrano tra gli appalti di servizi.
La Nozione di Prodotto Finale
A differenza degli incarichi di consulenza o ricerca, che producono un "prodotto intermedio" (es. pareri o studi), le prestazioni di ingegneria e architettura sono finalizzate a un "prodotto finale", ossia un progetto o un calcolo tecnico direttamente utilizzabile dalla stazione appaltante.
Le Linee Guida della Corte dei Conti Emilia-Romagna: Analisi Critica
La Tesi della Corte dei Conti
Secondo la Corte dei Conti, la qualificazione di una prestazione come appalto di servizi o incarico di lavoro autonomo dipenderebbe da:
L'assenza o presenza di un'organizzazione di mezzi e capitali;
La qualità soggettiva del prestatore (imprenditore vs professionista).
Questa impostazione si basa su una distinzione ormai superata dalla normativa europea, che non limita la nozione di operatore economico alla figura dell'imprenditore.
Contraddizioni con il D.Lgs. 36/2023
L'impostazione della Corte non considera che:
Il Codice dei Contratti Pubblici qualifica come appaltatore qualsiasi operatore economico, inclusi i professionisti singoli;
Le prestazioni di ingegneria e architettura, producendo un risultato vincolante per la PA, non possono essere assimilate a incarichi di lavoro autonomo.
Rischi di Applicazione Distorta
La tesi della Corte rischia di:
Ridurre la trasparenza e la competitività nelle procedure di affidamento;
Incentivare l'utilizzo improprio degli incarichi di lavoro autonomo, eludendo le garanzie previste dal Codice dei Contratti.
Profili Giurisprudenziali: Il Superamento delle Distinzioni Soggettive
La Giurisprudenza del Consiglio di Stato
Il Consiglio di Stato ha chiarito che
Le prestazioni di ingegneria e architettura rientrano tra gli appalti di servizi, indipendentemente dalla qualificazione soggettiva del prestatore (Sez. VI, sentenza n. 1851/2023);
La natura intellettuale della prestazione non esclude l'applicazione del Codice, purché vi sia un risultato vincolante per la stazione appaltante.
Compatibilità con le Direttive Europee
Le direttive UE 2014/24/UE e 2014/25/UE promuovono:
La più ampia partecipazione degli operatori economici alle gare pubbliche;
L'abolizione di criteri soggettivi che possano limitare l'accesso alle procedure di affidamento.
Implicazioni Operative per le Stazioni Appaltanti
Redazione dei Bandi di Gara
Le stazioni appaltanti devono:
Indicare chiaramente che le prestazioni di ingegneria e architettura sono oggetto di appalto di servizi;
Evitare riferimenti a qualificazioni soggettive non previste dal Codice.
Controlli sulla Qualificazione dei Partecipanti
Per garantire il rispetto dei principi di trasparenza e parità di trattamento, è necessario:
Verificare la qualificazione tecnica e professionale dei partecipanti;
Assicurare che tutti gli operatori economici siano valutati secondo criteri oggettivi.
Conclusioni e Prospettive Future
La deliberazione della Corte dei Conti Emilia-Romagna solleva questioni rilevanti, ma appare in contrasto con il quadro normativo e giurisprudenziale vigente. Il D.Lgs. 36/2023, in linea con le direttive europee, promuove un approccio inclusivo e trasparente, superando distinzioni soggettive non più giustificate.
Per garantire un'applicazione uniforme della normativa, è auspicabile:
L'emanazione di linee guida interpretative da parte dell'ANAC;
Un monitoraggio costante delle prassi applicative da parte delle autorità di vigilanza.
Il riconoscimento delle prestazioni di ingegneria e architettura come appalti di servizi rappresenta una garanzia per la trasparenza e la competitività nelle procedure pubbliche, a beneficio dell'intero sistema amministrativo.



LENTEPUBBLICA

Il dissesto Finanziario degli Enti Locali in Sicilia e "Agrigento Capitale della Cultura 2025"


Negli ultimi anni, il dissesto finanziario degli enti locali è diventato un tema di crescente preoccupazione in Italia, in particolare in Sicilia, in questo momento, rappresenta la "querelle par excellence", evidenziando una situazione particolarmente critica. A causa di una combinazione, gioco - forza, di fattori economici, gestionali e istituzionali, molti Comuni siciliani si trovano in una spirale di indebitamento e difficoltà economiche che mette a rischio i servizi pubblici ed il benessere dei cittadini. Secondo i dati forniti dal Ministero dell'Interno, negli ultimi cinque anni, il numero di Comuni in stato di dissesto finanziario è aumentato significativamente.
La Sicilia, in particolare, ha visto un incremento notevole di enti locali che hanno dichiarato dissesto finanziario, con un saldo totale che supera il 20% dei comuni dell'isola stessa. Semplicisticamente e "tout court" potremmo affermare questo trend preoccupante sia il risultato di una gestione inefficace delle risorse, della mancanza di pianificazione strategica e dell'assenza di politiche fiscali sostenibili.
Le radici del dissesto finanziario degli Enti locali
 Ma andiamo alle radici del problema: le cause di un "dissesto finanziario", infatti, sono sempre molteplici e complesse.  Tra i classici fattori principali e concause si annoverano:
 La Gestione inefficace delle risorse: Molti enti locali hanno accumulato debiti a causa di una cattiva amministrazione e di spese eccessive. La mancanza di controllo sui bilanci e l'assenza di una programmazione a lungo termine hanno contribuito a generare questa situazione.
Riforme fiscali inadeguate: Le politiche fiscali nazionali hanno spesso penalizzato le piccole e medie città, privandole di fondi e risorse necessarie per mantenere i servizi essenziali.
Corruzione e malaffare: In Italia purtroppo, nonostante  da più parti si affermi che, nel presente momento storico,  siano in calo alcuni reati, ha visto invece l'incremento di un alto tasso di corruzione, il quale ha portato a sperperi di denaro pubblico e progetti fallimentari.
Le conseguenze per i cittadini
Quali sono, dunque, allo stato attuale le conseguenze per i cittadini: I servizi pubblici, già spesso insufficienti, subiscono tagli "draconiani" che influiscono sulla qualità della vita. Strade malandate, servizi di raccolta dei rifiuti inefficaci, mancanza di manutenzione degli edifici pubblici e difficoltà nell'accesso ai servizi sociali sono solo alcune delle problematiche che i cittadini siciliani si trovano ad affrontare quotidianamente. La sanità ed i servizi ivi connessi in declino. V' quindi da dire che il dissesto ha generato un clima di sfiducia nelle istituzioni, con un conseguente aumento dell'astensionismo alle elezioni e una crescente disaffezione verso la politica.
Le difficoltà dei Comuni siciliani
Il dissesto finanziario degli enti locali, specie in Sicilia, rappresenta una sfida complessa che richiede l'impegno congiunto di istituzioni, cittadini e forze politiche. Solo attraverso una gestione oculata delle risorse, una riforma delle politiche fiscali e un impegno concreto nella lotta alla corruzione sarà possibile invertire la rotta e garantire un futuro migliore per le comunità locali. La stabilità finanziaria degli enti locali non è solo una questione di numeri, ma un elemento fondamentale per la qualità della vita dei cittadini e per la coesione sociale dell'intera Regione.
In Sicilia 250 Comuni, su un totale di 391, non hanno chiuso il bilancio consuntivo 2023 e questo significa che sono vicini al dissesto finanziario. Altri 150 Comuni, inoltre, non hanno ancora approvato il bilancio di previsione 2024. Al 4 settembre 2024 erano 44 i Comuni siciliani coinvolti in una procedura di riequilibrio finanziario(processo che si articola su più anni e può durare fino al 2040 in alcuni casi). Secondo i dati della Corte dei Conti siciliana e delle recenti relazioni del Ministero dell'Interno, la provincia di Agrigento, ad esempio, ha visto un aumento significativo ed esponenziale dei Comuni in stato di dissesto. I casi sono emblematici di una situazione che coinvolge una fetta significativa del territorio. Le difficoltà economiche hanno portato all'impossibilità di garantire servizi essenziali, incidendo direttamente sulla qualità della vita dei cittadini. Affrontare il dissesto finanziario richiede, certamente, un approccio integrato e multidimensionale.
Possibili soluzioni
Alcune possibili soluzioni includono:
Riforma della gestione finanziaria: È fondamentale implementare pratiche di gestione finanziaria più trasparenti e responsabili, con controlli rigorosi sui bilanci e sull'uso delle risorse.
Piani di risanamento: Gli enti locali dovrebbero redigere piani di risanamento dettagliati, con obiettivi chiari e misurabili per ridurre il debito e migliorare la sostenibilità finanziaria.
Incentivi per la legalità: Promuovere iniziative che incoraggino la legalità e combattano la corruzione, coinvolgendo attivamente la società civile e le associazioni locali.
Decentramento delle risorse: È necessario garantire che i fondi pubblici siano distribuiti in modo equo, permettendo ai Comuni più piccoli di accedere a risorse adeguate per i loro servizi.
Le cause storiche
Storicamente le cause del dissesto nei Comuni siciliani sono state molteplici:
Gestione inefficace delle risorse;
Enti locali che hanno accumulato debiti a causa di una cattiva amministrazione, con bilanci spesso in disavanzo;
La mancanza di pianificazione finanziaria e di trasparenza nella gestione delle risorse ha contribuito a questa situazione;
Determinante anche la carenza di fondi (ad esempio la provincia di Agrigento ha subito tagli significativi dai trasferimenti statali e regionali), aggravandone le difficoltà finanziarie.
Inoltre la scarsità di risorse ha reso difficile per i Comuni investire in infrastrutture e servizi pubblici;
La corruzione e mala gestione hanno completato e aggravato il quadro.
Come risolvere il dissesto finanziario
Affrontare il dissesto finanziario, come noto,  richiede un approccio integrato e proattivo. Alcune soluzioni potrebbero includere:
Riforma della gestione finanziaria( sarebbe essenziale che i Comuni adottino pratiche di gestione economica più trasparenti e responsabili). L'implementazione di sistemi di controllo e monitoraggio delle spese è fondamentale e si potrebbe raggiungere attraverso "Piani di Risanamento"  laddove gli Enti locali in dissesto dovrebbero redigere piani dettagliati, con obiettivi chiari al fine di ridurre il debito e migliorare la sostenibilità finanziaria.
Sarebbe poi fondamentale coinvolgere la popolazione in questo processo, per garantire un sostegno condiviso; unire a ciò un rafforzamento promuovendo la legalità, combattendo la corruzione attraverso politiche di trasparenza e responsabilità. Altresì, opportuno risulterebbe coinvolgere la società civile/ le associazioni locali nella vigilanza sulle spese pubbliche e questo potrebbe essere un passo importante.
Infine, dovrebbe incentivarsi la collaborazione tra i Comuni, le istituzioni regionali e nazionali. "Best practice" è certamente quella di creare reti di cooperazione tra i vari enti locali. Progetti intercomunali, invero, possono contribuire ad ottimizzare i costi e migliorare i servizi, come nel caso della gestione dei rifiuti, della manutenzione delle strade e dei servizi sociali.
Il flop della democrazia partecipata in Sicilia
Altro, ulteriore, tasto dolente è rappresentato da quei Comuni siciliani che hanno avviato progetti di partecipazione civica i quali coinvolgono i cittadini nella pianificazione e nella gestione dei servizi pubblici (democrazia partecipata).
Anche in questo caso qualcosa non ha funzionato: il 2023 si affermava fosse l'anno record per la democrazia partecipata in Sicilia ed il 66% dei Comuni siciliani aveva assegnato i fondi messi a disposizione nel 2022 dalla legge regionale che obbligava le amministrazioni locali a destinare una piccola parte del loro budget a progetti scelti e votati dai cittadini. Soldi che poi sono confluiti per finanziare soprattutto eventi (ipotesi che dovrebbe essere esclusa dato che i riferimenti normativi prescrivono debba trattarsi prevalentemente di "servizi durevoli").
Poi ancora altri progetti. I circa 50 Comuni ritardatari che hanno avviato i processi di coinvolgimento della cittadinanza nel 2023 ma non li hanno conclusi. Dunque, per non restituirli erano tenuti ad avviare l'iter di coinvolgimento della cittadinanza entro il 2023. Gli impegni di spesa, invece, potevano essere assunti con più elasticità, entro la quarta trimestralità dei trasferimenti regionali.  Oggi il bilancio definitivo disastroso: Tutti assieme i 159 comuni - che comprendono anche tre "capitali", Agrigento, Messina e Palermo - dovrebbero "restituire" alla Regione 1.398.911,29 euro.
L'IRFIS e il caso "Santa Rita"
Infine, recentissima la notizia ha coinvolto anche l'IRFIS Fin-Sicilia S.p.a, una società partecipata al 100% dalla Regione Siciliana la quale esercita la relativa attività di direzione e coordinamento.  La Società ha per oggetto l'esercizio nei confronti del pubblico dell'attività di concessione di finanziamenti ed è un intermediario finanziario iscritto nell'Albo di cui all'art. 106 del d.lgs. n. 385 del 1° settembre 1993, altresì ha natura di società in house per l'espletamento di servizi in favore della Regione Siciliana.
Secondo l'inchiesta portata avanti dalla Repubblica, al vaglio della Corte dei Conti sarebbe un'operazione complessa e variegata con la quale la società, nel 2018, all'interno di una procedura di cartolarizzazione da 15 milioni, si è ritrovata titolare di crediti per oltre un milione e mezzo emessi per la prima volta dalla "Casa di cura Santa Rita", della provincia di Avellino. Crediti giunti all'IRFIS dopo il passaggio tra diversi veicoli ovvero strumenti finanziari.
I magistrati contabili hanno deciso di verificare le operazioni che hanno portato la società regionale a totale capitale pubblico ad acquistare crediti ritenuti inesistenti del valore superiore al milione e mezzo. Il rischio è che il caso "Santa Rita" non sia l'unico e che, in quella operazione, altri soldi dei siciliani, attraverso l'IRFIS, possano essere stati usati per acquistare crediti inesistenti (La Repubblica - Accursio Sabella - 28/02 e 01/03/2025).
La questione dei fondi per "Agrigento Capitale della Cultura 2025"
La provincia di Agrigento, storicamente ricca di cultura e patrimonio artistico, si trova oggi a un bivio cruciale. L'assegnazione del titolo di "Capitale Italiana della Cultura 2025" alla città rappresenta un'opportunità unica per rilanciare il territorio e attrarre investimenti. Tuttavia, la cattiva gestione dei fondi e delle risorse destinate a questo progetto, insieme alle problematiche legate alle società in house, rischia di compromettere non solo il successo dell'iniziativa, ma anche la stabilità finanziaria degli enti locali.
L'assegnazione del titolo di "Capitale della Cultura 2025" è una chance straordinaria al fine di valorizzare il proprio patrimonio culturale e di creare opportunità di sviluppo economico. Tuttavia, per sfruttare appieno questa occasione, è fondamentale una gestione oculata e trasparente delle risorse allocate. I fondi previsti per eventi, infrastrutture e promozione turistica devono essere gestiti in modo efficace per evitare sprechi e inefficienze.
Sfortunatamente, la realtà attuale è segnata da preoccupazioni riguardo alla gestione dei fondi destinati a questo progetto. La Corte dei Conti ha sollevato interrogativi sulla trasparenza e sull'efficacia della spesa pubblica, evidenziando come in passato ci siano stati casi di cattiva amministrazione, in cui i fondi non sono stati utilizzati in modo strategico.
Questo potrebbe non solo compromettere la realizzazione di eventi e iniziative culturali, ma anche minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. La mancanza di un piano chiaro e di obbiettivi ben definiti ha portato a una dispersione delle risorse, con progetti che non sempre rispondono alle esigenze del territorio o che si rivelano poco sostenibili nel lungo periodo. La gestione di eventi culturali, difatti, richiede competenze specifiche e una visione a lungo termine, che al momento sembra mancare.
Il ruolo delle società "in house"
Un altro aspetto critico della gestione dei fondi pubblici in Sicilia, in particolare nella provincia di Agrigento, è il ruolo delle società "in house". A tal proposito parte della politica spinge verso la gestione predetta, ed in alcuni Comuni è già in atto, seppur queste società, create per gestire servizi pubblici, dovrebbero garantire efficienza e trasparenza, ma spesso si trovano ad affrontare problematiche di inefficacia e di mancanza di controllo.
In alcuni casi, difatti, hanno accumulato solo debiti e quindi dimostrato di non essere in grado di gestire i fondi in modo responsabile. La scarsa trasparenza nella gestione delle società "in house" ha sollevato preoccupazioni tra i cittadini e ha alimentato il sospetto di mala gestione.
Dalla manutenzione delle infrastrutture alla realizzazione di eventi culturali, la mancanza di "accountability" ha reso difficile monitorare l'uso delle risorse e garantire che esse siano destinate a scopi utili e necessari. La controversa gestione dei fondi e delle società "in house" ha pertanto avuto dirette conseguenze sulla qualità della vita dei cittadini agrigentini. La mancanza di eventi culturali di qualità, la scarsa manutenzione delle infrastrutture e l'inefficienza dei servizi pubblici contribuiscono a un clima di disaffezione e sfiducia nelle istituzioni locali.
Inoltre, la possibilità di attrarre investimenti e turisti legati al titolo di Capitale della Cultura è messa a rischio. Se i cittadini non percepiscono un reale miglioramento nella loro vita quotidiana e se il territorio non riesce a presentarsi come una meta culturale di rilievo, l'opportunità di sviluppo economico legata a questo riconoscimento potrebbe sfumare.
Il modello del parternariato pubblico-privato in Sicilia
A parere di chi scrive, in un territorio a rischio, come la Sicilia, è preferibile il modello del partenariato pubblico - privato (PPP) rispetto all' "in house" puro.  Per evitare che la cattiva gestione dei fondi comprometta il futuro di Agrigento come Capitale della Cultura, si auspica un fondamentale cambiamento radicale nella gestione e nella pianificazione ovvero:
Maggiore Trasparenza: Implementare pratiche di rendicontazione chiare e accessibili, affinché i cittadini possano monitorare l'utilizzo dei fondi pubblici;
Pianificazione Strategica: Sviluppare un piano di sviluppo culturale e turistico che non solo contempli eventi di richiamo, ma anche iniziative di lungo periodo per la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale. Questo piano dovrebbe coinvolgere esperti del settore, operatori culturali locali e la comunità, al fine di garantire che le azioni intraprese rispondano alle reali esigenze del territorio;
Riforma delle Società "in house": È fondamentale rivedere il modello di gestione delle società di gestione servizi pubblici, assicurando che queste operino con criteri di efficienza e trasparenza. La creazione di organismi di controllo indipendenti può contribuire a garantire che i servizi siano gestiti in modo responsabile e che le risorse siano utilizzate in modo efficace;
Coinvolgimento della comunità: Per ricostruire la fiducia nelle istituzioni locali e nella gestione dei fondi, è essenziale coinvolgere i cittadini. Organizzare incontri pubblici, forum e consultazioni può aiutare a raccogliere idee e proposte, facendo sentire i cittadini parte attiva nel processo decisionale.
Conclusioni
Del resto, vi sono esempi di altri Comuni italiani che hanno saputo gestire in modo virtuoso fondi simili, creando eventi e iniziative di grande successo; comuni che hanno attuato politiche di partnership pubblico-privato, coinvolgendo attivamente le imprese locali nella realizzazione di eventi culturali, hanno ottenuto risultati significativi in termini di partecipazione e attrattività turistica.
Un cambio di rotta nella gestione dei fondi, una pianificazione strategica e il coinvolgimento attivo della comunità possono trasformare il contesto territoriale in un esempio di buona amministrazione e rinascita culturale. Solo attraverso un impegno condiviso e una visione a lungo termine sarà possibile costruire un futuro migliore per i cittadini e valorizzare il patrimonio culturale che rende Agrigento unica.













































Valuta questo sito: RISPONDI AL QUESTIONARIO