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agrigentonotizie.it

Fondazione Agrigento 2025, manca il bilancio: bloccate anche le procedure di assunzione
Nei giorni scorsi era stato pubblicato un bando per individuare un consulente legale del neo presidente, ma tutto è stato ritirato in attesa del voto

Nemmeno i bilanci per provvedere a rinforzare la struttura amministrativa, almeno per il momento.
La fondazione Capitale cultura 2025, nonostante l'ottimismo obbligatorio che circola la gestione dopo le dimissioni per nulla volontarie del presidente Giacomo Minio e il subentro dell'ex prefetto Maria Teresa Cucinotta sembra ancora arrancare rispetto all'operatività che invece si dovrebbe chiedere a chi sta organizzando l'evento più importante degli ultimi anni per il territorio con i primi 2 mesi praticamente trascorsi senza svolte visibili.Adesso, e a quanto pare ancora per alcuni giorni, a bloccare tutto è l'assenza di bilanci approvati, che impedisce all'ente di poter avere potere di spesa. Per questo, ad esempio, nei giorni scorsi è stato annullato l'avviso pubblicato il 20 febbraio scorso per individuare un professionista che si facesse carico della collaborazione e assistenza giuridico-amministrativa del presidente Cucinotta affinché la affiancasse nelle scelte amministrative.Il Cda quindi lo scorso 26 febbraio "pur condividendo l'oggetto e la finalità dell'incarico è stata rilevata l'opportunità di differire la decisione all'approvazione del bilancio di previsione 2025 della Fondazione". Ma non è l'unica procedura di reperimento del personale che è al momento congelata. L'ente, infatti, nei mesi scorsi aveva svolto alcuni colloqui per alcune figure, ma anche rispetto a queste procedure non si registra alcun passo indietro. Anzi. Alcuni dei diretti interessati si sono anche rivolti alla stampa lamentando il silenzio piombato sulla vicenda. Va detto che quelle procedure, per propria natura, potevano anche non portare a un'aggiudicazione, ma c'è da comprendere come la Fondazione oggi possa svolgere le proprie attività senza alcune figure che sarebbero essenziali per gestire progetti così strutturati.Già, i progetti: al momento all'orizzonte si vede poco o nulla di operativo e in alcuni casi nulla si vedrà. Già perché alcuni degli eventi inseriti nel dossier e nel relativo programma infatti potrebbero non venire mai alla luce. Questo perché, gira voce, non vi sono i tempi per poter completare le procedure burocratiche oppure perché chi doveva realizzarla si è tirato indietro. Così si spiega, ad esempio, l'avviso che qualche giorno fa campeggiava sul sito della fondazione che voleva il programma in aggiornamento.Del resto, c'è tempo. 



agrigentooggi.it

Arrivano oltre un milione e 300mila euro per lavori sulle strade provinciali agrigentine.


E' disponibile sulla home page www.provincia.agrigento.it il bando di gara per l'affidamento dell'accordo quadro biennale con un solo operatore economico per la manutenzione straordinaria delle strade provinciali della zona ovest. Si tratta di lavori interamente finanziati da fondi regionali e destinati a Liberi Consorzi e Città metropolitane della Sicilia per interventi sulle strade di loro competenza. La procedura di gara verrà effettuata integralmente in modalità telematica e con inversione procedimentale, e le offerte dovranno essere presentate entro le ore 12 del prossimo 3 aprile 2025 dagli interessati esclusivamente per mezzo della piattaforma digitale certificata Maggioli in uso al Libero Consorzio, L'appalto ha un importo complessivo di 1.318.000 euro più Iva (compresi 39.540 euro per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso).Gli interventi dovranno essere eseguiti entro 730 giorni consecutivi e continui dalla data del verbale di consegna dei lavori su indicazioni dei tecnici del Settore Infrastrutture Stradali. I lavori prevedono, tra gli altri, l'eliminazione di cedimenti e frane, il rifacimento e messa in sicurezza di vari tracciati e la posa di nuova segnaletica verticale e orizzontale. Le offerte telematiche saranno aperte alle ore 8:30 del 4 aprile 2025 nella sala gare del Gruppo Contratti del Libero Consorzio Comunale di Agrigento (Via Acrone, n. 27)Queste le strade principali della zona ovest interessate dagli interventi: Sp 4 - Strada Valle dei Templi (Panoramica); Sp 27 - Realmonte - Capo Rossello; Sp 29 A - Montallegro- Cattolica Eraclea; Sp 30 - Cattolica Eraclea - SS 115 - Rovine di Eraclea Minoa; Sp 32 - Ribera (Ss 115) - Cianciana (Ss 118); Sp 33 - Ribera - Secca Grande (Ss 115); Sp 35-A - Portella di Sciacca - Lucca Sicula; Sp 35-B - Lucca Sicula - bivio Ss 386; Sp 36 - Bivio Ss 115 - S. Anna - Bivio Caltabellotta; Sp 37 - Sciacca - Caltabellotta - San Carlo; Sp 39 - dalla Ss 624 (ex Ss 188) alla Sp 79 (ex Ss 115 dir. Ponte Carboj); Sp 40 - Menfi (bivio Sp 79 ex Ss 115) - Porto Palo; Sp 41 - Menfi - bivio Misilbesi; Sp 42 - Menfi-Partanna; Sp 43 - Montevago - alla Menfi Partanna; Sp 44-A - Sambuca - bivio Spadolilli - Ss 624 (stazione Gulfa) - Santa Margherita di Belice; Sp 44-B - Santa Margherita di Belice - Salaparuta; Sp 45 - n. 9 di Veneria alla SP 44 B Santa Margherita di Belice - Salaparuta; Sp 47 - S.Anna - Villafranca Sicula.Ed ancora: Sp 48 - SS 115 alla Sp Menfi Partanna; Sp 49 - dalla Sp 79 (ex Ss 115) alla stazione Maragani; Sp 50 - dalla Sp 79 (ex Ss 115 ponte Carboj) alla Sp 40 Porto Palo; Sp 54 - Sciacca - Monte Kronio; Sp 57 - Ribera (bivio Sp 61) - Borgo Bonsignore; Sp 61 - Montallegro - Ribera; Sp 68 - Realmonte - Punta Grande - Capo Rossello; Sp 69 - Sambuca - Adragna; Sp 70 - Sambuca - Stazione Gulfa; Sp 76 - Sciacca - Salinella ( Ss 115 bivio S.Anna); Sp 79-A - Sciacca - Menfi; Sp 79-B - Menfi - conf. prov. Trapani; Sp 83 - dalla SP 44-A S.M.Belice- Salaparuta alla Ss 624 (confine prov. di Palermo); Sp 86 - Ribera - Magone Ss 115; Sp 87 - Montallegro - Bovo Marina; Sp 88 - dalla Sp 36 (km 5.000) alla Sp 47 S. Anna Villafranca.



GIORNALE DI SICILIA 

Rifiuti, ora la Sicilia deve voltare pagina «Con le discariche piene i cittadini pagano bollette sempre più alte»

Egregio Direttore,
la ringrazio per l'editoriale lucido e incisivo ("Alto interesse, basso cabotaggio", 6 marzo 2025) che offre una visione chiara e senza pregiudizi su un tema cruciale per il futuro della nostra Regione. E lo faccio anche a nome di tutti quei siciliani che credono in una loro migliore qualità della vita. Il Giornale di Sicilia ha sempre sostenuto, con coerenza e responsabilità, la necessità di dotare la nostra terra di impianti moderni per la gestione dei rifiuti, un tema troppo spesso ostaggio di posizioni ideologiche, interessi particolari e ritardi ingiustificabili.
La Sicilia, purtroppo, vive da decenni un'emergenza che sembra diventata strutturale. Il mio governo ha individuato fin dalla campagna elettorale questo come un obiettivo primario, consapevole che la gestione dei rifiuti non è solo un problema ambientale, ma anche sociale ed economico. Abbiamo ereditato una situazione di stallo, con un sistema fondato su discariche ormai al collasso, senza un'efficace pianificazione e con una raccolta differenziata ancora insufficiente.
E soprattutto, mancava uno strumento fondamentale: il Piano rifiuti, indispensabile per poter programmare e realizzare qualsiasi intervento strutturale. Lo abbiamo speditamente adottato nel novembre scorso, dopo un grande lavoro di squadra che ha coinvolto vari organi istituzionali preposti al ramo.
Sapevamo che sarebbe stato un percorso difficile, sia dal punto di vista normativo che politico. E a volte avvertiamo una condizione di solitudine, nel dover difendere un'idea di sviluppo che dovrebbe essere patrimonio comune, ma che invece incontra resistenze incomprensibili e a volte ambigue. Non cori da stadio, ma silenzi a volte trasversali e imbarazzanti.
Non è un caso che il tema dei termovalorizzatori in Sicilia sia presente nel dibattito pubblico da oltre vent'anni, senza mai trovare una concreta soluzione. In tutto questo tempo, mentre in altre regioni italiane e in Europa si realizzavano impianti di ultima generazione per trasformare i rifiuti in energia, in Sicilia si continuava a rinviare, accumulando ritardi su ritardi e lasciando che il problema si aggravasse. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: città invase dai rifiuti, discariche sature, costi di smaltimento sempre più elevati e una dipendenza dall'estero per l'invio della spazzatura che pesa sulle tasche dei cittadini siciliani per oltre cento milioni all'anno.
Ciò che trovo più preoccupante è la rassegnazione diffusa tra i siciliani. Dopo decenni di annunci e promesse mancate, molti ormai non credono più che il cambiamento sia possibile. Ma io dico che questa volta è diverso. Questa volta il governo regionale ha fatto una scelta chiara e irreversibile: realizzare gli impianti e dare finalmente alla Sicilia una gestione moderna ed efficiente dei rifiuti. E per questo obiettivo dedico due pomeriggi al mese per monitorare di persona il percorso, spesso complesso ma che ci sforziamo di velocizzare. Per non parlare dei numerosi ricorsi presentati contro il mio piano per bloccare il tutto. A questi ci opporremo con fermezza e competenza.
Una domanda sorge spontanea: perché, dopo vent'anni di dibattiti e promesse mancate, ancora oggi qualcuno si oppone alla realizzazione di impianti di termovalorizzazione? L'esperienza europea dimostra che questi impianti sono una soluzione efficiente e sicura per chiudere il ciclo dei rifiuti, trasformando ciò che non può essere riciclato in energia pulita. Eppure, in Sicilia si è continuato a rinviare, mentre le discariche si riempiono e i cittadini pagano bollette sempre più alte per smaltire i rifiuti altrove.
È davvero un problema di tutela ambientale? No, perché i moderni termovalorizzatori sono progettati per garantire emissioni praticamente nulle, rispettando i più severi standard europei. Parlare di inquinamento è oggi fuori luogo: in molte città del Nord Italia, in Europa e nel mondo, questi impianti convivono con i centri abitati senza alcun impatto sulla qualità dell'aria.
Forse si vuole difendere il business delle discariche? È un dubbio legittimo. Il sistema attuale, infatti, ha spesso alimentato interessi economici poco trasparenti, in alcuni casi perfino legati alla criminalità organizzata. E di questo ho parlato in occasione della mia audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle ecomafie.
Il nostro governo ha scelto di realizzare i termovalorizzatori con risorse pubbliche, stanziando 800 milioni di euro attraverso il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc). Questo per evitare che il costo di ammortamento potesse ricadere sui cittadini attraverso tariffe esorbitanti. Noi vogliamo evitare questo errore e garantire un sistema sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale. Non solo.
I termovalorizzatori rappresentano una grande opportunità anche per il nostro sistema energetico. In un periodo storico in cui i costi dell'energia sono sempre più elevati e la transizione ecologica è una priorità globale, trasformare i rifiuti in energia significa rendere la Sicilia più autonoma, ridurre la dipendenza da fonti fossili e creare un sistema. Il nostro cronoprogramma: entro questo marzo/aprile bando per progettazione; entro settembre 2026 inizio lavori (durata diciotto mesi). La Sicilia non può più permettersi di rimanere prigioniera dell'emergenza, della precarietà, dell'inerzia.
È il momento di agire con coraggio e senso del dovere. Chi si oppone abbia almeno l'onestà di dire chiaramente perché e di assumersi la responsabilità di condannare questa terra al degrado e all'inefficienza. Non possiamo accettare che il futuro della Sicilia venga bloccato da interessi di parte, da vecchie logiche a volte ambigue. Non possiamo più tollerare un sistema che penalizza i cittadini, le imprese e l'ambiente.
La nostra Regione merita di voltare pagina. Merita un futuro fatto di pulizia, decoro e sostenibilità. Noi andremo avanti, con determinazione e con la convinzione che questa sia l'unica strada possibile. Anche se in salita. In tutti i sensi. Perché la Sicilia merita di più.

Renato Schifani 
Presidente della Regione Siciliana


MERIDIONENEWS

Un nuovo protocollo contro mafia e corruzione negli enti pubblici: «Servono leggi innovative».

«Nella lotta alle infiltrazioni mafiose e alla corruzione negli enti locali il primo ostacolo da oltrepassare è proprio il complicato quadro legislativo». Ne sono convinte l'associazione Avviso pubblico e Anci Sicilia - l'associazione dei Comuni siciliani - che hanno sottoscritto un protocollo di collaborazione con un programma di azioni per tentare di prevenire questi fenomeni ancora troppo diffusi nell'Isola. Anci Sicilia e Avviso pubblico - realtà che, dal 1996, collega tra loro gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità - hanno intrapreso «un percorso condiviso - spiega a MeridioNews Paolo Amenta, presidente dell'associazione dei Comuni siciliani - per trovare insieme strumenti più adeguati per pianificare buone pratiche da attuare in difesa dei nostri territori e dei cittadini». Un percorso che muoverà i primi passi a Trapani già a partire dal 21 marzo, in occasione della Giornata nazionale della memoria e dell'impegno per tutte le vittime delle mafie.
Gli appalti alla base dei Comuni sciolti per mafia in Sicilia. «Il disordine amministrativo agevola l'infiltrazione»
Non tanto l'organizzazione di un paio di appuntamenti l'anno per diffondere e promuovere la cultura della legalità, che spesso lasciano il tempo che trovano. Il protocollo tra Anci e Avviso pubblico prevede soprattutto percorsi di formazione permanenti per amministratori e dipendenti pubblici su questioni pratiche. Anche, per esempio, sul riutilizzo dei beni confiscati alla mafia. «In un contesto difficile come quello della Sicilia - ammette il presidente di Avviso pubblico, Roberto Montà - dobbiamo cercare di rafforzare reti di legalità organizzata, attraverso alleanze istituzionali ma anche con i sindacati, con gli ordini professionali e con le categorie sociali». Nessuno escluso, dunque, quando l'obiettivo è presidiare i territori per tentare di giocare d'anticipo contro fenomeni e reati in cui la criminalità organizzata infiltra gli enti locali. Una realtà che anche negli ultimi giorni si è confermata una piaga nell'Isola, con inchieste che hanno coinvolto deputati regionali, sindaci, consiglieri e assessori comunali.
La Sicilia è la regione con più amministratori pubblici minacciati. E c'è un caso Agrigento
«Figure che - sottolinea il segretario generale dell'Anci Sicilia, Mario Emanuele Alvano - dovrebbero essere la vera barriera contro i condizionamenti della criminalità̀. C'è, però, un'incertezza normativa diventata terreno fertile per corruzione e infiltrazioni mafiose nei Comuni». Ed è per questo che entrambe le associazioni concordano sul fatto che un cambiamento debba passare anche dalla riforma delle leggi che riguardano questi reati contro la pubblica amministrazione e, quindi, ai danni della collettività. «È indispensabile la riforma del Testo unico degli enti locali - chiarisce Amenta - Non solo per snellire gli iter burocratici, ma anche per evitare che le amministrazioni locali soccombano sotto il peso di norme stringenti che non consentono di opporsi con determinazione alla criminalità organizzata». Il presidio dei territori, le azioni di formazione degli amministratori e dei dipendenti non bastano. «Bisogna creare norme innovative per agevolare gli enti locali nella battaglia contro mafia e corruzione - conclude il presidente di Avviso pubblico, Roberto Montà - Dobbiamo rafforzare gli organici delle pubbliche amministrazioni, rendere più̀ chiari alcuni adempimenti, ma soprattutto rivedere alcuni strumenti normativi».



GRANDANGOLO

Agrigento 2025, Cucinotta: "Al lavoro con grande impegno e senza spreco di energie".

Nei giorni scorsi si è svolto un tavolo di lavoro tra FondazioneAgrigento2025, Comune di Lampedusa e Comune di Agrigento.
"Sono qui da un mese e non mi dica che lavoro lentamente, anzi sto lavorando con grande impegno e senza spreco di energie". Cosi l'ex prefetto di Palermo, Maria Teresa Cucinotta da qualche mese alla guida della Fondazione Agrigento 2025 dopo le dimissioni di Giacomo Minio. "Adesso abbiamo una sede, abbiamo sistemato i locali presso l'ex Provincia e ringrazio il commissario straordinario del Libero Consorzio e il Presidente della Regione che ci continua a supportare", continua la Cucinotta. "Cerchiamo con grande impegno di portare avanti questa grande opportunità che rappresenta un volano non solo per Agrigento ma per tutta la Sicilia", ha concluso la presidente della Fondazione2025.
Intanto nella giornata di martedì 4 marzo si è svolto un tavolo di lavoro tra Fondazione Agrigento2025, il Comune di Lampedusa con in testa il sindaco Filippo Maninno e l'assessore Laura Casano e il Comune di Agrigento rappresentato dal sindaco Francesco Miccichè, oltre che del direttore della Fondazione Roberto Albergoni, e di Giuseppe Ferro e Giuseppe Viola consiglieri del Cda.
"Abbiamo ripreso i progetti e le iniziative inserite nel dossier di Capitale della Cultura 2025, e stiamo cercando, visto i tempi un pò stretti, di portare avanti le iniziative realizzabili. Stiamo lavorando inoltre al progetto di candidatura ai Beni Unesco dell'isola di Lampedusa", ha dichiarato il sindaco di Lampedusa e Linosa Filippo Mannino. Da metà aprile a Lampedusa si svolgerà un festival, Re-Esistenze, che celebra la resilienza e il rinnovamento attraverso workshop e incontri comunitari con Tanjia Boukal a cura di Tina Teufel; e poi a settembre verrà inaugurata la mostra di Rafael Y. Herman dal titolo "Sky Reserve"; l'artista trasforma Lampedusa in un faro globale per la protezione del cielo notturno. In uno dei pochi luoghi liberi da inquinamento luminoso, un'installazione di land art celebra la bellezza della notte incontaminata, esplorando l'p.



AGRIGENTONOTIZIE

Oltre un milione di euro per lavori sulle strade della zona ovest: offerte entro il 3 aprile.

Gli interventi dovranno essere eseguiti entro due anni circa, e prevedono tra le altre cose l'eliminazione di cedimenti e frane
E' stata pubblicata dal Libero consorzio la gara per l'affidamento dell'accordo quadro biennale con un solo operatore economico per la manutenzione straordinaria delle strade provinciali della zona ovest, dal valore di oltre 1 milione e trecentomila euro.
I lavori sono finanziati da fondi regionali destinati proprio alle ex province per interventi sulle strade di loro competenza.
La procedura di gara verrà effettuata integralmente in modalità telematica: le offerte dovranno essere presentate entro le 12 del prossimo 3 aprile 2025  interessati esclusivamente per mezzo della piattaforma digitale certificata Maggioli in uso al Libero consorzio. Gli interventi dovranno essere eseguiti entro due anni circa, e prevedono tra le altre cose l'eliminazione di cedimenti e frane, il rifacimento e messa in sicurezza di vari tracciati e la posa di nuova segnaletica verticale e orizzontale.
Il bando è consultabile a questo link, le strade interessate saranno: Sp 04 - Strada Valle dei Templi (Panoramica); Sp 27 - Realmonte - Capo Rossello; Sp 29 A - Montallegro- Cattolica Eraclea; Sp 30 - Cattolica Eraclea - SS 115 - Rovine di Eraclea Minoa; Sp 32 - Ribera (SS 115) - Cianciana (SS 118); Sp 33 - Ribera - Secca Grande (SS 115); Sp 35-A - Portella di Sciacca - Lucca Sicula; Sp 35-B - Lucca Sicula - bivio Ss 386; Sp 36 - Bivio Ss 115 - S. Anna - Bivio Caltabellotta; Sp 37 - Sciacca - Caltabellotta - San Carlo; Sp 39 - dalla Ss 624 (ex Ss 188) alla Sp 79 (ex Ss 115 dir. Ponte Carboj)
Sp 40 - Menfi (bivio SP 79 ex SS 115) - Porto Palo; Sp 41 - Menfi - bivio Misilbesi; Sp 42 - Menfi-Partanna;  Sp 43 - Montevago - alla Menfi Partanna, Sp 44-A - Sambuca - bivio Spadolilli - Ss 624 (staz. Gulfa) - Santa Margherita di Belice; Sp 44-B - Santa Margherita di Belice - Salaparuta; Sp 45 - n. 9 di Veneria alla SP 44 B Santa Margherita di Belice - Salaparuta; Sp 47 - S.Anna - Villafranca Sicula; Sp 48 - SS 115 alla SP Menfi Partanna; Sp 49 - dalla Sp 79 (ex Ss 115) alla stazione Maragani; Sp 50 - dalla Sp 79 (ex Ss 115 ponte Carboj) alla Sp 40 Porto Palo; Sp 54 - Sciacca - Monte Kronio; Sp 57 - Ribera (bivio SP 61) - Borgo Bonsignore; Sp 61 - Montallegro - Ribera; Sp 68 - Realmonte - Punta Grande - Capo Rossello; Sp 69 - Sambuca - Adragna; Sp 70 - Sambuca - Stazione Gulfa; Sp 76 - Sciacca - Salinella (Ss 115 bivio S.Anna); Sp 79-A - Sciacca - Menfi; Sp 79-B - Menfi - conf. prov. Trapani; Sp 83 - dalla Sp 44-A S.M.Belice- Salaparuta alla SS 624 (confine prov. di Palermo); Sp 86 - Ribera - Magone SS115; Sp 87 - Montallegro - Bovo Marina; Sp 88 - dalla Sp 36 (km 5.000) alla Sp 47 S. Anna Villafranca.



LENTEPUBBLICA.IT

L'abuso di congedo parentale costa il licenziamento: lo dice la Cassazione

Con una recente pronuncia la Cassazione ammonisce i lavoratori a non commettere abuso sul congedo parentale: utilizzarlo per scopi non attinenti, infatti, ha conseguenze gravi come il licenziamento. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2618, ha confermato così la legittimità del licenziamento per giusta causa inflitto a un dipendente di ANAS Spa, il quale, durante un periodo di congedo parentale retribuito, ha svolto attività lavorativa in contrasto con le finalità della misura. La decisione ribadisce un principio chiave del diritto del lavoro: il congedo parentale deve essere utilizzato per le esigenze familiari e non per altre attività professionali. Una regola che, ovviamente, vale sia per il dipendente pubblico sia per il dipendente privato. L'accusa: attività lavorativa durante il congedo Il dipendente era stato licenziato il 13 novembre 2020 con l'accusa di aver esercitato un'attività di compravendita di autovetture mentre beneficiava del congedo parentale previsto dall'articolo 32 del Decreto Legislativo n. 151/2001. Secondo il datore di lavoro ciò rappresentava una violazione della normativa sul congedo e delle disposizioni contrattuali che impongono ai dipendenti di comunicare eventuali attività lavorative esterne. Il datore di lavoro ha inoltre fondato la propria contestazione su un'indagine condotta da un'agenzia investigativa, la quale ha raccolto prove sulla sistematicità dell'attività lavorativa durante il periodo di assenza. Le risultanze investigative hanno dimostrato che il dipendente non si era limitato a un'attività occasionale, ma gestiva in modo continuativo la compravendita di automobili attraverso una società privata, di cui era amministratore unico.La difesa del lavoratore e la prima pronuncia della Corte d'AppelloIl lavoratore ha impugnato il provvedimento davanti al tribunale, contestando sia la legittimità delle prove raccolte dall'agenzia investigativa sia l'interpretazione della normativa sul congedo parentale. Tuttavia, la Corte d'Appello di Roma ha ritenuto infondate le obiezioni sollevate dal lavoratore e ha confermato la sentenza di primo grado.Il giudice d'appello ha stabilito che l'attività svolta dal dipendente configurava un uso improprio del congedo parentale, in quanto questo beneficio è finalizzato a garantire la presenza e l'attenzione del genitore per il figlio, e non può essere sfruttato per portare avanti attività professionali remunerate. La sentenza ha inoltre sottolineato come il comportamento del lavoratore violasse i principi di correttezza e buona fede nei confronti del datore di lavoro.Il ricorso in Cassazione e la sentenza definitiva: licenziamento per abuso di congedo parentaleIl dipendente ha successivamente presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basandosi su diverse motivazioni giuridiche. Tra i principali argomenti della difesa figurano la presunta irregolarità delle indagini investigative, la tardività nella presentazione delle prove e la sproporzionalità della sanzione adottata rispetto alla presunta violazione.Uno dei punti contestati riguarda la conformità dell'attività investigativa con la normativa vigente. Secondo la difesa del lavoratore, l'agenzia incaricata da ANAS Spa non avrebbe rispettato le prescrizioni della licenza prefettizia, in quanto l'indagine sarebbe stata condotta da un collaboratore non autorizzato. Tuttavia, i giudici di merito hanno ritenuto che l'acquisizione delle prove fosse regolare e conforme ai criteri previsti dall'ordinamento.Un altro aspetto centrale del ricorso riguarda la proporzionalità della sanzione. Il dipendente ha sostenuto che la sua condotta, seppur contestabile, non giustificasse un licenziamento per giusta causa, ma semmai una sanzione disciplinare meno grave.Tuttavia, con la sentenza n. 2618, la Cassazione ha respinto il ricorso e confermato la legittimità del licenziamento, chiarendo che l'abuso del congedo parentale costituisce un illecito grave e tale da giustificare l'interruzione del rapporto di lavoro.Le implicazioni della pronunciaQuesta decisione della Cassazione rappresenta un caso esemplare nel panorama del diritto del lavoro italiano, ribadendo l'importanza dell'uso corretto degli strumenti di welfare aziendale. Il congedo parentale, infatti, è concepito per consentire ai genitori di dedicarsi ai figli, non per svolgere attività alternative. La sentenza n. 2618 stabilisce un precedente chiaro: l'abuso di tali misure può portare a conseguenze disciplinari severe, fino alla risoluzione del rapporto di lavoro.

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