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AGRIGENONOTIZIE.IT  

Elezioni provinciali, via alla presentazione delle liste: confermata la sfida Castellino-Pendolino.
Il tentativo di creare una terza candidatura in seno al centrosinistra c'è anche stato ma non è stato trovato qualcuno disponibile a immolarsi per una battaglia di testimonianza senza alcuna reale speranza di vittoria


Sono iniziate questa mattina alle 8, le procedure per la presentazione delle liste dei candidati per le elezioni del presidente e dei consiglieri del Libero consorzio comunale di Agrigento che si terranno il prossimo 27 aprile.L'ufficio elettorale sarà attivo fino alle 12 di domani e al momento, non ha ancora raccolto alcuna proposta di candidatura. I due sindaci che tenteranno la guida dell'ente di area vasta dopo 12 anni di commissariamenti infatti presenteranno gli atti tra stasera e domani.
Come ampiamente annunciato i candidati sono l'attuale sindaco di Palma di Montechiaro Stefano Castellino (sostenuto dalle liste di Fratelli d'Italia, Dc e Lega, e l'apporto anche di Udc e Noi moderati) e il primo cittadino di Aragona Giuseppe Pendolino, che è candidato con il supporto di tre liste (Mpa, Forza Italia e Partito democratico e Movimento 5 stelle).L'elezione sarà un importante banco di prova anche per il Centrodestra, che giunge diviso - nonostante gli appelli - al voto, con gli Autonomisti che hanno sfoderato un'inedita alleanza con il Pd, che pure appunto ha creato una lista con il Movimento 5 stelle rimanendo però a sostegno di un sindaco sicuramente non di sinistra nonostante gli interventi durissimi e inequivocabili del segretario regionale Anthony Barbagallo. Il tentativo di creare una terza candidatura in seno al centrosinistra c'è anche stato, ma senza che si riuscisse a tirar fuori un nome sostenibile né, più semplicemente, senza che si trovasse qualcuno disponibile a immolarsi per una battaglia di testimonianza senza alcuna reale speranza di vittoria.E intanto sul tema sulle elezioni (seppure di secondo livello) che interesseranno i Liberi consorzi interviene sui social l'ex presidente Eugenio D'Orsi, l'ultimo a governare l'ex provincia regionale di Agrigento con parole durissime soprattutto sulla scelta da parte dello Stato di ricorrere ad elezioni di secondo livello, cioè senza il voto dei cittadini. "Fu il presidente della regione Crocetta che, intervistato da Giletti, anticipò al mondo intero che avrebbe eliminato l'Ente che lui definiva inutile e diede vita alla più grande pagliacciata messa in opera da un improvvido e sprovveduto amministratore della cosa pubblica. Finalmente saranno eletti i presidenti e i consiglieri. Ma chi dovrà votarli? I consiglieri comunali e i sindaci in carica e le loro preferenze sono quantificate in quozienti, ossia l'amministratore camastrese conterà per lo 0,65,mentre quello di palma 2,60 e quello di Agrigento quasi il doppio.E la gente? E il popolo sovrano? E il diritto di essere rappresentati da chi eleggiamo? Circa 700 amministratori decideranno per noi (il popolo) chi sarà il presidente. Depauperati di un diritto costituzionale e nessuno si vergogna! Cancellare la legge Delrio e ridare ai veri elettori il sacrosanto diritto di esercitare l'unico mezzo che ha di contare, dovrebbe rappresentare, per tutti i politici, nessuno escluso, un dovere etico e rispettoso per tutta la gente che ama la democrazia e la competizione trasparente ed effettiva.Chi verrà eletto rappresenterà la gente o il capo politico che lo ha designato?". 





LENTEPUBBLICA

Protezione Civile, l' UPI al Ministro Musumeci: "Si restituisca alle Province un ruolo chiaro".


I dettagli dell'intervento dell'UPI agli Stati Generali della Protezione civile a Roma.
"L'aver cancellato le Province dalle autorità di Protezione civile ha aperto un vuoto che è stato evidente in tutti gli eventi di crisi che si sono verificate in questi anni.Tant'è che nelle emergenze i Presidenti delle Province sono stati sempre in prima linea, chiamati dalle prefetture nelle cabine di crisi al fianco della Protezione civile e dei Sindaci, anche in assenza di un riconoscimento formale. E' evidente però che una questione così essenziale per la stessa incolumità dei cittadini, come la certezza delle funzioni dei ruoli di ciascuno nelle catastrofi, deve essere regolato, secondo un modello nazionale condiviso in tutte le Regioni.
Non si tratta di immaginare una sovrapposizione con quanto di competenza delle Prefetture o dei Sindaci, ma di riconoscere il lavoro delle Province durante le fasi di emergenza soprattutto al fianco dei piccoli comuni.
Al Ministro Musumeci chiediamo di aprire al più presto un tavolo con UPI per arrivare a una proposta condivisa, ma chiediamo sostegno anche al Dipartimento della Protezione civile, a cui ci lega una forte di collaborazione."
Lo ha detto il presidente della Provincia di Latina, Gerardo Stefanelli, intervenendo in rappresentanza di UPI agli Stati Generali della Protezione civile in corso a Roma.



SICILIATV

Elezioni provinciali: i candidati sono Castellino e Pendolino.

Presentate le liste dei candidati per le elezioni del presidente e dei consiglieri del Libero Consorzio Comunale di Agrigento che si terranno, tra venti giorni, domenica 27 aprile. E' stato attivato l'ufficio elettorale. I due sindaci candidati che tenteranno la guida dell'ente dopo 12 anni di commissariamenti sono l'attuale primo cittadino di Palma di Montechiaro, Stefano Castellino, sostenuto da Fratelli d'Italia, Dc, Lega, Udc e Noi moderati, e il sindaco di Aragona, Giuseppe Pendolino, che è candidato con il supporto di Mpa, Forza Italia, Partito democratico e Movimento 5 stelle.



REPORTSICILIA

Elezioni Libero Consorzio: obblighi per i candidati.


Elezioni al Libero Consorzio di Agrigento: obbligo di pubblicazione online per curriculum e certificati penali dei candidati
AGRIGENTO - In vista delle elezioni del 27 aprile 2025 per il rinnovo del Presidente e del Consiglio del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, sono state rese note nuove disposizioni obbligatorie per tutti i candidati in corsa.
Secondo quanto comunicato dall'Ufficio Stampa del Libero Consorzio, ogni partito, movimento politico o lista dovrà provvedere alla pubblicazione online del curriculum vitae e del certificato del Casellario Giudiziale di ciascun candidato.
Scadenze da rispettare
 Entro domenica 13 aprile 2025
Ogni lista dovrà pubblicare sul proprio sito web i documenti (CV e certificato penale) dei candidati
Il link alla pagina web dovrà essere trasmesso all'indirizzo PEC: protocollo@pec.provincia.agrigento.it
Entro domenica 20 aprile 2025
Trasparenza come principio guida
Le disposizioni, previste nel rispetto della normativa vigente, puntano a garantire la trasparenza e la tracciabilità dei profili candidati, offrendo agli amministratori locali, ai sindaci e ai consiglieri comunali aventi diritto di voto tutte le informazioni necessarie per una scelta consapevole e responsabile.
Conclusione:
Il Libero Consorzio Comunale di Agrigento richiama tutte le liste al rispetto delle tempistiche e delle procedure di trasmissione, sottolineando l'importanza della trasparenza nella selezione degli amministratori provinciali.
Per ulteriori informazioni è possibile contattare:
Palazzo della Provincia, Piazzale Aldo Moro n.1 - Agrigento
0922 593752 - 📠 0922 404147




GRANDANGOLOAGRIGENTO.IT 

Elezioni provinciali ad Agrigento, sarà sfida tra Castellino e Pendolino. Sono iniziate oggi le procedure per la presentazione delle liste dei candidati per le elezioni che si terranno il 27aprile

Sindaci e consiglieri comunali della provincia - 584 in tutto - sono chiamati alle urne per scegliere il nuovo presidente del Libero Consorzio di Agrigento e il nuovo Consiglio. La modalità di voto è caratterizzato dal cosiddetto "indice di ponderazione" che viene regolato in relazione alla popolazione del Comune. Per intenderci, chi vorrà sedere sul più alto scranno di Sala Giglia dovrà conquistare 55 voti per i Comuni fino a 3 mila abitanti, 82 voti per i Comuni fino a 5mila, 177 per quelli fino a 10mila, 265 voti per i Comuni fino a 30mila abitanti e 280 per quelli fino a 100mila abitanti. La provincia di Agrigento dovrà eleggere 18 consiglieri provinciali. .L'ufficio elettorale è attivo da questa mattina alle 8 fino alle 20 di questa sera e domani, lunedì 7 aprile dalle 8 alle 12 presso la sede del Libero Consorzio Comunale in Agrigento di Piazza Aldo Moro,1 (terzo piano).A meno di colpi di scena che comunque non ci sentiamo di escludere, i candidati a guidare la provincia sono due: Stefano Castellino, sindaco di Palma di Montechiaro e Giuseppe Pendolino, primo cittadino di Aragona.
In ogni caso, almeno sulla carta, il centrodestra corre diviso. Da una parte il sindaco di Palma di Montechiaro, Stefano Castellino, sostenuto da Fratelli d'Italia, Democrazia Cristiana, Lega e con il contributo di Udc e Noi Moderati. Dall'altra, il primo cittadino di Aragona, Giuseppe Pendolino, appoggiato da una coalizione trasversale composta da Mpa, Forza Italia, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Il sindaco di Aragona, in realtà, raccoglierebbe consensi anche dal cosiddetto fronte progressista con il deputato e capogruppo all'Ars, Michele Catanzaro, che in tempi non sospetti si era mosso in favore di Pendolino nonostante le proposte del segretario regionale Anthony Barbagallo, che alla direzione regionale del Pd ha invocato "scelte chiare, nette e coerenti" per "segnare la differenza" dal centrodestra. Insomma, niente accordi "contro natura". La corsa a due tra Castellino e Pendolino sembra ormai cosa fatta ma la situazione è in continuo divenire a tal punto da non escludere la possibilità che alcuni sindaci, che non vogliono né uno né l'altro, facciano emergere una "maggioranza silenziosa" proponendo un terzo nome autorevole al di fuori delle logiche di partito.


SICILIAONPRESS.IT 

Giochi di potere a porte chiuse: il grande silenzio delle elezioni provinciali tra alchimie politiche e disinteresse collettivo, un ritorno alla rappresentanza o un esperimento senza pubblico?

C'è qualcosa di emblematico - e per certi versi paradossale - nelle elezioni provinciali che si stanno celebrando in Sicilia in questi giorni. Un passaggio formale, previsto dall'ordinamento, ma che sembra consumarsi nel silenzio generale, nell'indifferenza dell'opinione pubblica, e in una distanza crescente tra la politica e il territorio. Si vota, ma quasi nessuno lo sa. Si eleggono i Presidenti dei Liberi Consorzi e i Consigli Provinciali, ma non sono i cittadini a farlo: il diritto di voto, in questa tornata, è riservato ai sindaci e ai consiglieri comunali in carica. È la logica del "secondo livello", retaggio di una riforma - quella della legge Delrio del 2014 - che ha cercato di superare le Province senza realmente abolirle, svuotandole di funzioni e visibilità, ma lasciandole formalmente in vita.
Il ritorno della politica, ma senza il popolo
Eppure, al netto di tutte le perplessità sul meccanismo elettorale, il dato politico è rilevante: dopo anni di gestione commissariale, la governance  degli enti intermedi torna ad essere affidata a rappresentanti del territorio. Non più tecnici nominati, ma amministratori eletti - seppur indirettamente - che conoscono le dinamiche locali e hanno spesso maturato esperienze nei propri Comuni. Ed è proprio questa la nota forse più confortante dell'intera vicenda: per una volta, vengono valorizzati gli amministratori locali e le loro competenze. Persone che ogni giorno affrontano con pragmatismo i problemi dei cittadini, che conoscono la macchina amministrativa, che si misurano con bilanci, emergenze, e scelte difficili. È un buon segnale, in netta controtendenza rispetto alla prassi - ormai troppo frequente - di designare o eleggere figure che non hanno mai amministrato nemmeno un condominio o rappresentato una classe di scuola elementare. Il ritorno al merito dell'esperienza, almeno in questo, rappresenta un punto fermo da cui ripartire. Il caso Agrigento: coalizioni in frantumi e strategie trasversali
Se però allarghiamo lo sguardo alle dinamiche interne, ciò che sta accadendo ad Agrigento merita una riflessione più profonda. Le tradizionali coalizioni di centrodestra e centrosinistra sembrano essersi sgretolate. I confini ideologici appaiono sfocati, le appartenenze superate da logiche di posizionamento personale o da accordi trasversali che sfuggono alle consuete griglie interpretative.
Non è solo una frammentazione, è una vera e propria liquefazione del quadro politico locale. In questo scenario, la competizione non sembra orientata da visioni programmatiche, ma da calcoli numerici, intese parallele, dinamiche che ricordano più un congresso di partito che una competizione elettorale in grado di produrre visione per il territorio.
Un'elezione che si consuma nel silenzio
Ma il dato più sconcertante resta il silenzio. Quasi nessuno tra i cittadini è realmente consapevole che si stia votando. Nessuna campagna di comunicazione istituzionale, nessun coinvolgimento dell'opinione pubblica, nessun dibattito reale. È come se si trattasse di una partita a porte chiuse, giocata tra pochi addetti ai lavori, lontana da occhi indiscreti. E questo è forse l'aspetto più grave: la distanza crescente tra la politica e le comunità. Mentre i territori chiedono risposte su infrastrutture, mobilità, servizi sociali e scolastici, la politica si chiude in stanze sempre più insonorizzate, dove prevalgono logiche autoreferenziali, alleanze temporanee e accordi di vertice. Giochi di potere e di palazzo, mentre i territori attendono risposte. Non è un'esagerazione parlare, con garbo ma con chiarezza, di giochi di potere e di palazzo. Quello che si sta osservando è l'esercizio di una politica che ha smarrito il contatto con le piazze, con le strade, con i bisogni quotidiani dei cittadini. Una politica che fatica a generare partecipazione, consenso, entusiasmo. E che appare, giorno dopo giorno, sempre più distante.
Ecco allora che questa tornata elettorale, pur così poco percepita, diventa un banco di prova. Un esperimento - forse l'ennesimo - per testare se le istituzioni intermedie possono ancora rappresentare un livello utile di governo del territorio, o se invece rischiano di trasformarsi in meri strumenti di gestione del potere, sganciati da qualsiasi legittimazione popolare autentica.
Riconnettere politica e territorio: una sfida non più rinviabile. Il nodo vero è questo: riconnettere la politica ai territori. Non solo con buone leggi e nuovi assetti istituzionali, ma con un cambio di paradigma culturale. Servono amministratori capaci, certo, ma anche visione, progettualità, trasparenza, comunicazione. Serve che le istituzioni tornino ad essere luoghi vivi, attraversati da domande vere e non da giochi autoreferenziali. Se questo passaggio elettorale potrà servire, anche solo in parte, a ridare dignità alla rappresentanza locale, sarà un risultato importante. Ma se dovesse ridursi all'ennesimo regolamento di conti interno tra correnti, sarà l'ulteriore prova di una politica sempre più chiusa su sé stessa e sempre meno all'altezza delle attese del proprio popolo. Perché, in fondo, i territori chiedono una sola cosa: che chi decide per loro abbia la capacità di ascoltarli, di comprenderli, e soprattutto di rappresentarli.



GIORNALE DI SICILIA 

Depuratori e reti fognarie, in Sicilia restano al palo 11 cantieri.

È una corsa contro il tempo: i lavori devono partire entro il 2025 per evitare le procedure di infrazione che costano una quarantina di milioni all'anno di sanzioni.
La sfida è far partire gli ultimi undici cantieri finora al palo prima della fine del 2025. Solo così la Regione potrà imboccare la via d'uscita da tre procedure di infrazione comunitarie per i depuratori e le reti fognarie che costano una quarantina di milioni all'anno di sanzioni.
E fra le opere che la struttura commissariale nominata dal governo nazionale sta provando a spingere ci sono soprattutto quelle che rivoluzioneranno il sistema fognario di Palermo. Di più, la madre di tutti gli appalti è il sistema che fa perno intorno a Fondo Verde e che vale 60 milioni e 975 mila euro. «Contiamo di aprire il cantiere entro fine anno» anticipa Toto Cordaro, sub commissario che si occupa degli appalti in Sicilia Occidentale.
Per bloccare le procedure di infrazione (la prima risalente al 2004, la seconda al 2009 e l'ultima a pochi giorni fa) il governo nazionale ha stanziato 667 milioni per le province di Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta e il governo Schifani ha aggiunto 350 milioni di fondi comunitari. Quella per la depurazione è una partita che vale un miliardo, almeno in Sicilia Occidentale.



LENTEPUBBLICA

Il Ministro Zangrillo promette stipendi più alti per i dipendenti comunali.

Un intervento per colmare le disparità retributive tra dipendenti comunali e quelli delle amministrazioni centrali sarebbe in arrivo: il ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo ha promesso stipendi più alti negli enti locali.
Il titolare del dicastero dedicato alla PA anticipa che nel prossimo decreto legge PA sarà inserita una norma volta ad avviare un percorso di armonizzazione salariale.
Durante l'inaugurazione del ciclo di incontri organizzato dal Dipartimento della Funzione Pubblica - un percorso formativo incentrato sul rafforzamento delle competenze manageriali e sull'ottimizzazione della valutazione delle performance nella Pubblica Amministrazione - il ministro Paolo Zangrillo ha infatti colto l'occasione per affrontare uno dei nodi più spinosi del settore: la disparità salariale tra dipendenti comunali e personale delle amministrazioni centrali.
Il Ministro Zangrillo promette stipendi più alti per i dipendenti comunali
L'iniziativa, realizzata con il supporto operativo di Formez PA, mira a promuovere una cultura della leadership consapevole, con l'obiettivo di migliorare la qualità dei servizi pubblici attraverso una gestione più efficace del capitale umano. Ma, come ha sottolineato lo stesso Zangrillo, la valorizzazione delle risorse passa anche da un riconoscimento economico adeguato. Da qui la denuncia di un divario retributivo ormai strutturale, che penalizza fortemente gli enti locali e rende difficile trattenere personale qualificato.
«Non possiamo continuare ad accettare che un dipendente comunale, a parità di competenze e responsabilità, percepisca uno stipendio significativamente più basso rispetto a un collega che lavora in un ministero», ha affermato il ministro, evidenziando la necessità di un intervento sistemico.
In tal senso, Zangrillo ha annunciato che è già in corso un confronto con il Ministero dell'Economia e delle Finanze per individuare una soluzione concreta attraverso un nuovo e importante emendamento da inserire nel decreto legge sulla Pubblica Amministrazione, la cui discussione è prevista per il 14 aprile. L'obiettivo dichiarato è quello di avviare un processo graduale di allineamento salariale, che possa ridare dignità alle retribuzioni del comparto comunale e, al contempo, aumentare l'attrattività di un settore oggi in forte sofferenza.
L'attenzione riservata al tema durante un evento formativo di alto livello segnala la volontà del governo di non relegare la questione a una mera rivendicazione sindacale, ma di affrontarla come una priorità politica legata al funzionamento stesso delle amministrazioni pubbliche.
I Comuni non attraversano di certo un momento entusiasmante
Il tema è tutt'altro che secondario. I dati raccolti da IFEL - la fondazione dell'ANCI per la finanza locale - mostrano come il personale inquadrato nella Categoria A nei comuni percepisca in media 22.338 euro lordi all'anno, mentre chi ricopre lo stesso ruolo nelle Regioni arriva a guadagnare 26.328 euro. Questa differenza retributiva rappresenta un fattore critico per l'attrattività del lavoro nei comuni, contribuendo all'allontanamento dei lavoratori verso enti che offrono condizioni economiche più vantaggiose.
Il problema, tuttavia, si estende ben oltre le categorie più basse. Secondo lo stesso dossier IFEL, nel 2022 i dirigenti dei comuni nelle regioni a statuto ordinario hanno ricevuto in media poco più di 101mila euro, contro i 105mila delle province e i 113mila delle amministrazioni regionali. Il confronto con ministeri e agenzie fiscali è ancora più impietoso: i dirigenti di prima fascia nei ministeri arrivano a superare i 217mila euro annui, mentre nelle agenzie fiscali si toccano i 230mila. Anche per i livelli intermedi e non dirigenziali, il divario resta marcato: nei ministeri gli stipendi oscillano tra i 28mila e i 37mila euro, nelle agenzie fiscali si va da 29mila a oltre 44mila euro, cifre ben lontane da quelle medie comunali.
Queste disuguaglianze stanno contribuendo a una crisi di tenuta nel comparto degli enti locali. IFEL lancia un campanello d'allarme: se la tendenza attuale non verrà invertita, nei prossimi sette anni i comuni potrebbero perdere circa 175mila dipendenti, tra pensionamenti, dimissioni e trasferimenti. Una vera e propria emorragia di personale che rischia di compromettere seriamente la capacità delle amministrazioni locali di erogare servizi essenziali alla cittadinanza.
Zangrillo manterrà le promesse che sta facendo?
Eppure, parallelamente a questo scenario allarmante, il ministro Zangrillo ha rilanciato un piano di ampio respiro: l'assunzione di un milione di nuovi dipendenti pubblici entro il 2032, con particolare attenzione all'inserimento dei giovani.
Ma perché questa strategia abbia successo, è fondamentale che le condizioni lavorative nei comuni risultino appetibili. Senza un intervento deciso sul fronte delle retribuzioni, sarà difficile invertire la rotta.
In attesa dell'esame parlamentare del decreto, i riflettori restano puntati sull'esecutivo. Il futuro della pubblica amministrazione locale, infatti, dipenderà anche dalla capacità del governo di mantenere l'impegno preso e dare una risposta concreta a un problema strutturale che rischia di minare la funzionalità di intere comunità.






































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