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GIORNALE DI SICILIA 

Giuseppe Parello è il nuovo direttore generale della fondazione Agrigento capitale italiana della cultura.

Giuseppe Parello è il nuovo direttore generale della fondazione Agrigento capitale italiana della cultura: prende il posto di Roberto Albergoni che si era dimesso lo scorso 25 marzo in aperta polemica con l'intero Cda.
La decisione è stata presa in mattinata dopo che era stata concordata nei giorni scorsi con l'avallo dell'attuale presidente della fondazione ed ex prefetto di Palermo, Maria Teresa Cucinotta. Quest'ultima aveva preso il posto di Giacomo Minio, anche lui dimissionario.
Parello, dirigente regionale, ex direttore del Parco archeologico Valle dei templi, oggi ne è presidente del consiglio ed è anche direttore del museo archeologico Salinas.


LIVESICILIA

Province, nel centrodestra restano le divisioni. Sei sfide ai raggi XI casi di Caltanissetta, Agrigento, Siracusa e Ragusa.

PALERMO - Neanche gli ultimi giorni che hanno preceduto la presentazione delle liste sono serviti al centrodestra per ricucire gli strappi maturati per le elezioni nelle ex Province. La maggioranza che a Palermo viaggia compatta a sostegno del governo Schifani, sui territori si è sfaldata a causa dei veti incrociati e degli interessi locali dei vari big della coalizione nei sei Liberi consorzi che eleggeranno anche il loro presidente.
Ex province, centrodestra spaccato in 4 realtà
Il centrodestra registra divisioni e incomprensioni in almeno quattro delle sei ex Province che andranno al voto di secondo livello. Da Agrigento a Siracusa, passando per Caltanissetta e Ragusa, il patto di coalizione non ha retto. L'accordo annunciato più volte in occasione delle riunioni del tavolo regionale, che prevedeva un candidato presidente per ciascuno dei sei partiti, è saltato.
Ad ammetterlo è anche il coordinatore regionale Udc Decio Terrana: "In queste elezioni si è scomposto il quadro politico del centrodestra facendo emergere forse più gruppi di potere che unità di intenti", dice Terrana che parla senza mezzi termini di "fallimento del bipolarismo siciliano".
Le scelte di Italia viva
Ne è venuto fuori un quadro frammentario che LiveSicilia aveva già raccontato e che ora, con il deposito delle candidature, è realtà. Una situazione che potrebbe portare qualche sorpresa nel voto che per il 27 aprile chiama in causa sindaci e consiglieri comunali. Nelle ultime ore si è aggiunta anche la variabile Italia viva: il partito di Renzi ha reso note le sue preferenze per le elezioni nelle ex Province.
La sfida di Caltanissetta
La spaccatura più evidente a Caltanissetta, dove il centrodestra si divide su due candidati alla presidenza della ex Provincia: il sindaco del capoluogo, Walter Tesauro, e il primo cittadino di Niscemi, Massimiliano Conti. Il primo è sostenuto dal deputato forzista locale, Michele Mancuso, da Grande Sicilia e da un pezzo di FdI che fa riferimento al parlamentare regionale Salvatore Scuvera. Dall'altra parte della barricata i meloniani vicini all'ex deputato regionale Giuseppe Catania e il resto della coalizione.
Una contrapposizione nella quale cercherà di incunearsi il candidato progressista Terenziano Di Stefano, sindaco di Gela. Nella provincia nissena, infatti, si è concretizzato il cartello 'L'Alternativa', con dentro Pd, M5s, Avs e Controcorrente.
Provincia di CaltanissettaLa Provincia di Caltanissetta
Gli schieramenti in campo a Ragusa
Due candidati per il centrodestra anche alle elezioni del Libero consorzio di Ragusa. Qui la frattura ha portato Democrazia cristiana e Noi moderati a sostenere il sindaco di Acate Gianfranco Fidone, espressione del deputato regionale Ignazio Abbate. Forza Italia, FdI, Grande Sicilia e Lega hanno scelto invece la sindaca di Comiso (città del capogruppo dei meloniani all'Ars Giorgio Assenza) Maria Rita Schembari.
In quest'ultimo fronte anche quattro sindaci ragusani. Sono Peppe Cassì (Ragusa) Maria Monisteri (Modica), Mario Marino (Scicli) e Giuseppe Dimartino (Santa Croce Camerina).
Provincia RagusaLa Provincia di Ragusa
La 'battaglia' di Agrigento
Grande Sicilia e Forza Italia a braccetto in provincia di Agrigento, a sostegno dell'ex di Iv Giuseppe Pendolino, oggi sindaco di Aragona. All'ombra dei templi il Partito democratico si è inabissato non presentando il proprio simbolo né quello de L'Alternativa. Nel territorio del capogruppo all'Ars Michele Catanzaro, un pezzo consistente dei Dem ha deciso di sostenere le liste civiche del candidato proposto dall'autonomista Roberto Di Mauro, attuale assessore regionale all'Energia. Pendolino è sostenuto anche dal duo forzista Riccardo Gallo Afflitto-Margherita La Rocca Ruvolo.
Dc, Noi Moderati, FdI, Lega e Udc si schierano invece al fianco del sindaco di Palma di Montechiaro, Stefano Castellino. Quest'ultimo è espressione della frangia meloniana vicina al deputato nazionale Calogero Pisano. La vittoria finale resterà comunque un affare di famiglia per il centrodestra dal momento che nessuna candidatura è arrivata dall'area progressista.
provincia agrigentoLa Provincia di Agrigento
I nomi in corsa a Siracusa
Divisioni anche per il centrodestra siracusano. Qui è Azione a dare le carte, grazie al sindaco di Siracusa Francesco Italia. Il suo capo di gabinetto, Michelangelo Giansiracusa, sindaco di Ferla, ha raccolto tra i suoi compagni di viaggio Grande Sicilia, rappresentata in provincia dal deputato autonomista Giuseppe Carta. Della comitiva anche Carlo Auteri, deputato regionale eletto in FdI ma al momento al Misto dopo la sua sospensione.
Forza Italia, Noi Moderati e Fratelli d'Italia hanno presentato le loro liste senza collegarle tuttavia a Giansiracusa. L'area tra i meloniani aretusei è pesante per via della contrapposizione tra Auteri e il parlamentare nazionale Luca Cannata. Il Pd, che per diversi giorni è sembrato sul punto di sposare ufficialmente la candidatura di Giansiracusa, ha virato sul sindaco di Carlentini, Giuseppe Stefio.
Provincia di SiracusaLa Provincia di Siracusa
Le partite di Trapani ed Enna
Le uniche due competizioni nelle quali il centrodestra appare a ranghi compatti sono quelle di Trapani ed Enna. Nella provincia più occidentale della Sicilia il nome scelto dalla coalizione è quello di Giovanni Lentini sindaco di Castelvetrano. C'è però l'incognita rappresentata da Stefano Pellegrino, capogruppo di Forza Italia all'Ars che avrebbe preferito un accordo con il sindaco di Mazara del Vallo Salvatore Quinci.
Quest'ultimo, che ha ufficializzato la sua candidatura sotto le insegne del civismo ma che governa Mazara anche grazie al centrodestra, è stato appoggiato ufficialmente da Pd, M5s, Psi e Controcorrente i quali però non presentano lista. A Enna centrodestra con schema classico a sostegno del sindaco di Nissoria, Rosario Colianni. La sfida in questo caso è con il primo cittadino di Calascibetta, Piero Capizzi.



AGRIGENTONOTIZIE

Elezioni provinciali, ammesse tutte le liste presentate: oggi il sorteggio per l'assegnazione dei numeri progressivi.

Lo ha confermato a presidente dell'ufficio elettorale Roberta Marotta che, insieme ai componenti Michele Giuffrida, Pietro Librici e Antonio Insalaco, ha concluso le operazioni di controllo
Sono state tutte ammesse tutte le 6 liste elettorali presentate ieri mattina  all'Ufficio elettorale del Libero consorzio comunale di Agrigento. A confermarlo è la presidente dell'ufficio elettorale Roberta Marotta che, insieme ai componenti Michele Giuffrida, Pietro Librici e Antonio Insalaco, ha concluso le operazioni di controllo delle liste stesse.
Elezioni provinciali, presentate le liste dei candidati: tutti i nomi
Le operazioni elettorali si svolgeranno nell'intera giornata del 27 aprile, dalle 8 alle 22 nell'aula "Giglia" della sede centrale del Libero consorzio comunale in piazza Ugo La Malfa. 
Intanto oggi, mercoledì 9 aprile, la commissione elettorale è impegnata ad effettuare il sorteggio per assegnare a ciascuna lista e a ciascun candidato alla carica di presidente un numero progressivo che rappresenterà l'ordine con il quale le liste e i candidati saranno iscritti nelle schede di votazione. 



GRANDANGOLO

Ex Province: Agrigento, Cdx spaccato e nessun candidato Csx.

Il tentativo di creare una terza candidatura nel Csx c'è stato, ma di fronte a una inevitabile sconfitta, nessuno ha voluto immolarsi.
Centrodestra diviso e nessun candidato nella coalizione "rivale" del centrosinistra. Giochi fatti ad Agrigento in vista delle elezioni di secondo livello per il Libero consorzio di Agrigento in programma il 27 aprile. I candidati sono l'attuale sindaco di Palma di Montechiaro Stefano Castellino (sostenuto dalle liste di Fratelli d'Italia, Dc e Lega, e l'apporto anche di Udc e Noi moderati) e quello di Aragona Giuseppe Pendolino, candidato con il supporto di tre liste (Mpa, Forza Italia e Partito democratico e Movimento 5 stelle).
L'elezione sarà un importante banco di prova anche per il Centrodestra, che giunge diviso - nonostante gli appelli - al voto, con gli Autonomisti che hanno sfoderato un'inedita alleanza con il Pd, che pure appunto ha creato una lista con il Movimento 5 stelle rimanendo però a sostegno di un sindaco sicuramente non di sinistra.
Il tentativo di creare una terza candidatura nel centrosinistra c'è stato, ma di fronte a una inevitabile sconfitta, non è stato trovato nessuno disposto a immolarsi.



SCRIVOLIBERO

Elezioni al Libero Consorzio comunale di Agrigento, oggi il sorteggio per l'assegnazione dei numeri progressivi alle singole liste.

 
Sono state tutte ammesse, le sei liste elettorali presentate all'Ufficio elettorale del Libero Consorzio Comunale di Agrigento.
A darne notizia, la presidente dell'Ufficio elettorale dott.ssa Roberta Marotta che insieme ai componenti Michele Giuffrida, Pietro Librici e Antonio Insalaco hanno concluso le operazioni di controllo delle liste stesse.
Le operazioni elettorali si svolgeranno nell'intera giornata del 27 aprile, dalle 8 alle 22 nell'Aula "Giglia" della sede centrale del Libero Consorzio comunale di Piazza Ugo La Malfa.
Intanto, oggi, mercoledì 9 aprile alle ore 9, la Commissione Elettorale procederà al sorteggio per assegnare a ciascuna lista e a ciascun candidato Presidente, un numero progressivo che rappresenterà l'ordine con il quale le liste ed i candidati a Presidente saranno iscritti nelle schede di votazione.


SCRIVOLIBERO

Elezioni al Libero Consorzio comunale di Agrigento: ammesse tutte le liste presentate.

Sono state tutte ammesse, le sei liste elettorali presentate ieri mattina all'Ufficio elettorale del Libero Consorzio Comunale di Agrigento.
A darne notizia, la presidente dell'Ufficio elettorale dott.ssa Roberta Marotta che insieme ai componenti Michele Giuffrida, Pietro Librici e Antonio Insalaco hanno concluso le operazioni di controllo delle liste stesse.
Le operazioni elettorali si svolgeranno nell'intera giornata del 27 aprile, dalle 8 alle 22 nell'Aula "Giglia" della sede centrale del Libero Consorzio comunale di Piazza Ugo La Malfa.
Intanto, domani, mercoledì 9 aprile alle ore 9, la Commissione Elettorale procederà al sorteggio per assegnare a ciascuna lista e a ciascun candidato Presidente, un numero progressivo che rappresenterà l'ordine con il quale le liste ed i candidati a Presidente saranno iscritti nelle schede di votazione.



QDS

Ex Province: stress test per partiti e coalizioni.

Spaccature e divisioni tra i gruppi politici nella partita delle candidature in vista delle elezioni di secondo livello. Frizioni in FdI nel siracusano. Alternativa non presenta candidati ad Agrigento e nascono attriti con Avs e 
PALERMO - Le elezioni di secondo livello per Presidenze e Consigli delle ex Province stanno causando uno stress test tra i partiti che in Sicilia devono mettere in atto accordi e conteggi dei voti tutt'altro che scontati. Spaccature e crepe stanno infatti caratterizzando le coalizioni, malgrado sul piano regionale la politica ha messo da parte le attività legislative all'Ars per concentrarsi interamente sul territorio, sugli accordi, sugli elettori di secondo livello. Frizioni in Fratelli d'Italia nel siracusano tra Carlo Auteri e il resto della delegazione meloniana per alcune scelte fatte nella provincia. Francesco Implatini, dirigente regionale del partito della premier interviene sull'uscita dell'autosospeso deputato regionale ricordando il suo ruolo e chi lo ha portato a Palazzo dei Normanni.
Poco distante la provincia di Ragusa, dove è la coalizione questa volta che manifesta divisione. La Democrazia cristiana di Totò Cuffaro è con il candidato sponsorizzato dal deputato regionale Ignazio Abbate, mentre il resto del centrodestra che governa la Regione ha scelto un'altra candidatura, esattamente come nella provincia di Agrigento.
In quest'ultimo caso però a dividersi non è soltanto la maggioranza di governo ma anche l'opposizione. L'Alternativa. Nel Libero Consorzio comunale di Agrigento, la lista progressista non ha presentato un proprio candidato. Si sfideranno quindi Stefano Castellino e Giuseppe Pendolino. Il primo sostenuto dalla Dc di Cuffaro e il secondo dal resto del centrodestra ma non solo. Perché secondo le segreterie regionali di Avs e Controcorrente, "in tanti, troppi territori però l'unità del campo progressista è crollata davanti alle ambizioni di alcuni esponenti locali".
Così, con una nota congiunta firmata da Pierpaolo Montalto, segretario regionale Sinistra italiana, Antonella Ingianni e Mauro Mangano co-portavoce regionale di Europa verde e il deputato regionale e presidente del movimento Controcorrente Ismaele La Vardera, affermano che ad Agrigento "dove, nonostante non si sia presentata ufficialmente la lista alternativa del campo progressista, sia il Pd che il M5s hanno presentato loro candidature autorevoli nella lista a sostegno del sindaco di Aragona Pendolino e riteniamo questa scelta un grandissimo errore per la confusione che si ingenera in un elettorato siciliano sempre più disilluso e per il venire meno di qualsiasi coerenza con quanto dichiarato congiuntamente dal campo progressista, tutto appena poche settimane fa".
Montalto, La Vardera, Ingianni e Mangano, sottolineano: "Abbiamo condiviso con il M5s e con il Pd un percorso per le provinciali cercando di costruire una colazione unita e credibile e una lista chiamata Alternativa. Lo stesso nome contiene la mission del progetto: sostenere candidati che rappresentino l'alternativa vera al governo fallimentare di Schifani".
Ma il candidato alla presidenza della ex Provincia di Agrigento, il sindaco di Aragona Giuseppe Pendolino, è sostenuto da Forza Italia e dal partito di Miccichè, Lagalla e Lombardo, e questo non sta bene ad Avs e Controcorrente che però precisano che "nelle altre province, invece, la coalizione è riuscita a rimanere compatta e ci auguriamo che proprio partendo da queste esperienze si possa finalmente definire un quadro politico chiaro attorno a cui costruire il futuro dell'alternativa progressista". Stando a quanto affermato da Avs e Controcorrente, la motivazione di Alternativa sarebbe quella di non far vincere Totò Cuffaro ad Agrigento.
Da un lato quindi arriva ieri l'invito di Avs e La Vardera a Pd e M5s "a fare un passo indietro rispetto al sostegno a candidati come quello di Agrigento e a fare tesoro di quanto sta accadendo in vista dei futuri importantissimi appuntamenti elettorali in Sicilia".
Dall'altro si contrappone l'invito del coordinatore regionale del Movimento 5 stelle, poche ore prima della presentazione delle liste, alla coesione anche solo per piazzare "nuove sentinelle nei territori". In questo caso, sarebbero sentinelle nel Consiglio del Libero Consorzio presieduto dal candidato di Forza Italia e Grande Sicilia. "Non ci piacciono queste elezioni in cui i cittadini non possono esprimersi direttamente, cercheremo comunque di dargli voce attraverso i consiglieri eletti, le sentinelle che manderemo a vigilare sull'operato delle amministrazioni", aveva detto lunedì Nuccio Di Paola.



ILSICILIA

Provinciali, Avs e Controcorrente: "Ad Agrigento tradita l'alternativa al governo Schifani".

"Abbiamo condiviso con il M5S e con il Pd un percorso per le provinciali cercando di costruire una colazione unita e credibile e una lista chiamata 'Alternativa'.
Lo stesso nome contiene la mission del progetto: sostenere candidate/i che rappresentino l'alternativa vera al governo fallimentare di Schifani". Lo dichiarano, in una nota congiunta, le segreterie regionali di Avs e Controcorrente Pierpaolo Montalto, segretario regionale Sinistra Italiana Antonella Ingianni e Mauro Mangano co-portavoce regionale Europa Verde, Ismaele La Vardera, deputato regionale e presidente del movimento Controcorrente.
"In tanti, troppi, territori però l'unità del campo progressista è crollata davanti alle ambizioni di alcuni esponenti locali. Il caso più eclatante - proseguono -  si verifica ad Agrigento dove, nonostante non si sia presentata ufficialmente la lista alternativa del campo progressista, sia il Pd che il M5S, hanno presentato loro candidature autorevoli nella lista a sostegno del sindaco di Aragona Pendolino e riteniamo questa scelta un grandissimo errore per la confusione che si ingenera in un elettorato siciliano sempre più disilluso e per il venire meno di qualsiasi coerenza con quanto dichiarato congiuntamente dal campo progressista tutto appena poche settimane fa".
"Il sindaco Pendolino, infatti, è sostenuto da Forza Italia e dal partito di Miccichè, Lagalla e Lombardo. Dire 'abbiamo fatto questa scelta per non fare vincere Cuffaro' riteniamo non sia sufficiente, perché la scelta per cambiare la Sicilia non deve essere basata sul meno peggio, ma orientata alla scelta migliore costruita con un programma chiaro, coerente, costruito nella e con la società e radicalmente alternativo a quello delle destre".
"In altre province - proseguono - la coalizione è riuscita a rimanere compatta e ci auguriamo che proprio partendo da queste esperienze si possa finalmente definire un quadro politico chiaro attorno a cui costruire il futuro dell'alternativa progressista. Invitiamo quindi il Pd e il M5S a fare un passo indietro rispetto al sostegno a candidati come quello di Agrigento e a fare tesoro di quanto sta accadendo in vista dei futuri importantissimi appuntamenti elettorali in Sicilia", concludono.




LIVESICILIA

Le elezioni alla Provincia di Agrigento agitano le acque del campo largo.

PALERMO - Il campo progressista non è ancora nato ma già vacilla. A minare il cartello del centrosinistra che in occasione delle elezioni nelle ex Province si è riunito sotto il nome de 'L'Alternativa' è il caso Agrigento, dove l'ala oltranzista della coalizione chiede un passo indietro a Pd e M5s.
Province, il caso Agrigento
All'ombra dei templi il voto del 27 aprile sarà un affare tutto interno al centrodestra, che si è spaccato: da un lato il candidato di Dc, Noi Moderati, FdI, Lega e Udc, il sindaco di Palma di Montechiaro Stefano Castellino, dall'altro quello di Mpa e Forza Italia, Giuseppe Pendolino, primo cittadino di Aragona sostenuto informalmente anche da pezzi di Pd e M5s.
Il flirt che non va giù agli alleati di Pd e M5s
Ed è proprio questo flirt sotto mentite spoglie, che va avanti da settimane, a non andare giù all'ala più estremista del campo largo. "Abbiamo condiviso con il M5s e con il Pd un percorso per le provinciali cercando di costruire una colazione unita e credibile e una lista chiamata 'Alternativa' osserva una nota -. In tanti territori, però, l'unità del campo progressista è crollata davanti alle ambizioni di alcuni esponenti locali".
La nota è firmata da Controcorrente, il movimento fondato da Ismaele La Vardera, dalla segreteria regionale di Avs, dal segretario regionale Sinistra italiana Pierpaolo Montalto e dai portavoce di Europa verde Antonella Ingianni e Mauro Mangano.
"Un errore il sostegno a Pendolino"
Il caso Agrigento, dove il centrosinistra non ha presentato alcuna lista, è espressamente citato. "Sia il Pd che il M5S hanno presentato loro candidature autorevoli nella lista a sostegno del sindaco di Aragona Pendolino e riteniamo questa scelta un grandissimo errore - spiegano gli esponenti della sinistra - per la confusione che si ingenera in un elettorato siciliano sempre più disilluso e per il venire meno di qualsiasi coerenza con quanto dichiarato congiuntamente dal campo progressista appena poche settimane fa".
Pendolino, infatti, "è sostenuto da Forza Italia e dal partito di Miccichè, Lagalla e Lombardo", fanno notare i firmatari della nota dai quali parte un invito: "Pd e M5s facciano un passo indietro rispetto al sostegno a candidati come quello di Agrigento e facciano tesoro di quanto sta accadendo in vista dei futuri importantissimi appuntamenti elettorali in Sicilia".

https://livesicilia.it/elezioni-provincia-agrigento-la-vardera-pd-m5s/



GIORNALE DI SICILIA 

Regione, lascia l'assessore Di Mauro: l'Mpa ha scelto Colianni.

Tutto pronto per il cambio nella giunt. L'ex vice sindaco di Enna raccoglierà la pesante eredità della delega all'Energia e ai Rifiuti. All'inizio della prossima settimana l'ufficialità
Alla fine di una giornata lunghissima, l'assessore ai Rifiuti Roberto Di Mauro è arrivato a Palazzo d'Orleans insieme a Francesco Colianni. E ha comunicato al presidente della Regione Siciliana prima di tutto che firmerà le proprie dimissioni lunedì mattina e poi che il suo partito, l'Mpa, vorrebbe indicare per la successione proprio il giovane ex vice sindaco di Enna.
Schifani non ha opposto obiezioni e dunque la staffetta è stata decisa e diventerà ufficiale all'inizio della prossima settimana. Si chiude così una crisi che era iniziata un mese fa, quando Di Mauro aveva fatto sapere di voler lasciare l'assessorato dicendosi stanco, anche se sulla decisione ha influito molto il pressing che proprio Schifani aveva fatto segnalando ritardi nella spesa dei fondi europei e nella gestione delle dighe.
Francesco Colianni è un quarantenne molto impegnato nell'Ennese per l'Mpa. È stato in passato vicesindaco del capoluogo, poi ha fallito di poco l'elezione all'Ars nel 2022. È figlio di Paolo, l'ex assessore regionale alla Famiglia recentemente condannato in primo grado a 5 anni e 4 mesi per abusi su minori.



LENTEPUBBLICA

Il Comune non può negare i permessi per gli impianti fotovoltaici.

Il Consiglio di Stato dà ragione ai cittadini e boccia la decisione del Comune e della Soprintendenza: prioritario il diritto alle energie rinnovabili, non si possono negare i permessi per gli impianti fotovoltaici.
Con una Sentenza che potrebbe aprire un nuovo capitolo nel delicato equilibrio tra tutela del paesaggio e sviluppo delle energie rinnovabili, il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di una famiglia fiorentina contro il diniego all'installazione di pannelli fotovoltaici sul tetto della propria abitazione.
Il caso
Il verdetto, pubblicato il 2 aprile 2025 riguarda il caso di due coniugi i quali avevano chiesto l'autorizzazione per installare un impianto fotovoltaico su un immobile situato a Firenze, all'interno di un'area vincolata per il suo valore storico e ambientale.
Nel 2021, la Commissione per il Paesaggio del Comune di Firenze e la competente Soprintendenza avevano bocciato il progetto. A loro avviso, i pannelli risultavano eccessivamente visibili e privi di adeguate soluzioni di integrazione ambientale, rendendoli incompatibili con il contesto architettonico e paesaggistico della zona. La Commissione aveva inoltre fatto riferimento al vincolo imposto nel 1952 a tutela del Massiccio di Monte Morello e alla vicinanza del sito al sistema delle Ville Medicee, riconosciuto patrimonio Unesco.
Il ricorso e il primo rigetto
I proprietari dell'immobile avevano quindi presentato ricorso al TAR della Toscana, sostenendo che la decisione fosse basata su valutazioni relative a un progetto precedente, diverso da quello effettivamente sottoposto all'attenzione degli enti. Contestavano inoltre la mancanza di una vera motivazione tecnica e la scarsa considerazione delle modifiche progettuali introdotte per limitare l'impatto visivo dei pannelli, come l'uso di materiali non riflettenti, la scelta di un colore simile al tetto e il loro posizionamento su falde non visibili dalla strada.
Il TAR, tuttavia, aveva respinto l'istanza, ritenendo corretta l'istruttoria condotta dagli enti locali e riconoscendo la legittimità del diniego.
La svolta nel processo: il Comune non può negare i permessi per gli impianti fotovoltaici
La situazione si è capovolta con il ricorso al Consiglio di Stato. I giudici amministrativi di secondo grado hanno ribaltato la decisione, ritenendo fondati i rilievi dei ricorrenti. Nella sentenza si legge chiaramente come l'interesse pubblico a incentivare l'uso delle fonti rinnovabili non possa essere considerato subordinato in modo automatico alla tutela del paesaggio. Al contrario, occorre una valutazione equilibrata e caso per caso, soprattutto quando i progetti prevedono accorgimenti mirati a ridurre l'impatto ambientale.
Il Consiglio di Stato ha inoltre evidenziato che gli enti locali non hanno tenuto conto delle modifiche significative introdotte nella nuova proposta, né hanno esaminato in modo adeguato l'effettiva compatibilità dell'intervento con il contesto circostante.
La recente decisione giurisprudenziale segna un passaggio significativo nel delicato equilibrio tra tutela del paesaggio e promozione delle energie rinnovabili. Si afferma un principio importante: la necessità di conciliare i vincoli paesaggistici con l'urgenza della transizione ecologica, soprattutto nell'ambito dell'edilizia residenziale.
Non si tratta di aprire la strada a un'autorizzazione indiscriminata degli impianti fotovoltaici, ma di valutare con maggiore flessibilità e consapevolezza le soluzioni progettuali capaci di integrarsi nel contesto ambientale, anche laddove esistano restrizioni. Il messaggio lanciato è chiaro: la protezione dell'ambiente non può più prescindere dall'adozione delle energie pulite.
Ma si aprono anche scenari critici
Tuttavia, proprio la spinta alla semplificazione rischia di generare un cortocircuito normativo, mettendo in discussione l'effettiva tenuta dei vincoli paesaggistici. C'è il rischio concreto che la rilettura "in chiave ecologica" delle tutele possa diventare un pretesto per allentare i controlli o accelerare interventi non sempre coerenti con le caratteristiche del territorio.
In un Paese come l'Italia, dove il patrimonio paesaggistico rappresenta una risorsa culturale ed economica fondamentale, il rischio è che l'urgenza della transizione ecologica venga strumentalizzata o mal gestita, alimentando tensioni tra istituzioni, cittadini e operatori del settore. La sentenza invita sì le amministrazioni pubbliche a un cambio di prospettiva, più aperto alle innovazioni sostenibili, ma solleva anche interrogativi su come garantire trasparenza, qualità progettuale e reale compatibilità ambientale.
In definitiva, si apre una nuova stagione interpretativa che, se da un lato può accelerare la riconversione energetica, dall'altro richiede strumenti di valutazione più rigorosi e un'effettiva capacità di pianificazione, per evitare che la sostenibilità si trasformi in una parola d'ordine svuotata di senso.


LENTEPUBBLICA

Focus sui profili di responsabilità erariale nell'esecuzione di lavori pubblici.

Le responsabilità
Nella gestione del ciclo di vita (quasi un essere umano) di un appalto (dalla sua ideazione al collaudo) il RUP svolge un ruolo fondamentale nella sua gestione, sicché ogni modificazione in corso di esecuzione (perizia di variante) esige un'istruttoria a sua giustificazione: compito precipuo del RUP (obblighi istituzionali) è quello di effettuare i dovuti controlli, che consistono nel verificare la correttezza e la legittimità degli atti tecnici e amministrativi relativi al procedimento di cui è responsabile: responsabilità propria, mentre nel caso di valenza esterna affidata ad altro soggetto (il dirigente) siamo in presenza di una responsabilità in vigilando [1].
In modo similare, si può ritenere illegittimo un affidamento, disposto in asserito regime di somma urgenza, di incarichi professionali, caratterizzato sia dalla mancata verifica, all'interno dell'ente, dell'esistenza di risorse idonee a svolgere le medesime attività (oggetto dell'affidamento), sia dalla mancanza di una previa regolare procedura contrattuale [2], tale da garantire la trasparenza, l'imparzialità e l'economicità della scelta del contraente (specie ove il RUP cumula anche le funzioni di responsabile dei servizi finanziari), oltre all'accertamento concreto dell'esistenza dei motivi (c.d. presupposti) della somma urgenza, che devono, per loro natura, riguardare l'intervento di messa in sicurezza al fine di eliminare l'imminente pregiudizio, non potendo coinvolgere l'esecuzione di interventi, ordinariamente volti ad eliminare il degrado dello stesso che, in quanto implicanti interventi di mera manutenzione, non potranno che essere affidati con le usuali procedure ad evidenza pubblica [3].
Il rapporto esistente
Non va tralasciato che non è indefettibile la qualità di pubblico dipendente ai fini della responsabilità erariale, quanto l'esistenza del rapporto di servizio, quale relazione funzionale configurabile allorquando un soggetto, benché estraneo alla Pubblica Amministrazione, venga investito, anche di fatto, dello svolgimento di una determinata attività in favore della medesima Amministrazione [4], nella cui organizzazione, perciò, si inserisce, assumendo particolari vincoli ed obblighi funzionali ad assicurare il perseguimento delle esigenze generali, cui l'attività medesima nel suo complesso è preordinata (vedi, ad es. la direzione lavori esterna o altro ruolo tecnico abilitato) [5].
Medesime considerazioni possono assimilarsi per l'esecuzione di lavori da parte di privati (oggetto di contributi pubblici) il cui scopo sia "alterato" con la realizzazione di opere diverse: in tale ottica, è stato ormai da tempo puntualizzato dalla giurisprudenza che, essendo determinante ed inderogabile il rigido vincolo di scopo cui è subordinata l'attribuzione del finanziamento, il soggetto privato, qualificabile agente pubblico, che abbia disposto della somma ricevuta in modo diverso da quello preventivato nel provvedimento di concessione, o che abbia posto in essere i presupposti per la sua illegittima percezione o che abbia perpetrato la sua indebita omessa destinazione alla finalità specificamente individuata, determina uno sviamento dallo scopo perseguito dall'Amministrazione, cagionando con siffatta condotta illecita un pregiudizio erariale [6].
In dipendenza di ciò, si può debitamente affermare che, quando una risorsa pubblica viene utilizzata per una finalità diversa rispetto all'obiettivo presupposto, sussiste un qualificato rapporto di servizio che si instaura tra il privato beneficiario e l'Amministrazione danneggiata consistente nella relazione tra percettore di provvidenze finanziarie pubbliche e il soggetto pubblico erogatore delle stesse, anche quando la condotta antigiuridica consistente nell'aver dichiarato falsamente la sussistenza delle prescritte condizioni per ottenerne il saldo, in corrispondenza di un documentato avanzamento e completamento della spesa nella misura e nella tempistica prevista [7].
E in questo senso, per fondare la giurisdizione contabile, il requisito del rapporto di servizio tra Amministrazione danneggiata e soggetto danneggiante va valutato in senso ampio, sussistendo ogni qualvolta un soggetto, pubblico o privato, sia vincolato alla "gestione di pubblico denaro" secondo un programma imposto dalla pubblica amministrazione: l'esistenza di un rapporto di servizio viene affermata ogni qual volta si instauri una relazione funzionale con la PA caratterizzata dall'inserimento del soggetto privato esterno nell'iter procedimentale della Pubblica Amministrazione come compartecipe dell'attività a fini pubblici, essendo irrilevante che tale soggetto sia una persona fisica o una persona giuridica, pubblica o privata [8].
In sostanza, il rapporto di servizio è ravvisabile in tutte le ipotesi in cui il privato, estraneo alla Pubblica Amministrazione, risulti assoggettato all'osservanza di un programma amministrativo, con inserimento funzionale nel procedimentale pubblicistico e con il compito di porre in essere, in luogo della stessa Amministrazione, un'attività tesa al perseguimento di una specifica finalità di interesse generale.
Danno da disservizio
La giurisprudenza contabile definisce il danno da disservizio come categoria di sintesi di una serie di condotte disfunzionali, incidenti negativamente sull'azione amministrativa in termini quantitativi (c.d. danno da mancata resa del servizio), qualitativi (c.d. danno da disservizio in senso stretto) o di efficienza, ovvero i costi sostenuti per il ripristino della legalità, del servizio o della funzione, ivi comprese le attività straordinarie di indagine, verifica o controllo svolte dall'Amministrazione per l'accertamento dell'illecito erariale.
Quando, tuttavia, tali attività non assumono carattere straordinario rispetto alle ordinarie mansioni del personale impiegato, la giurisprudenza contabile ritiene non possa parlarsi di danno da disservizio, in quanto lo svolgimento di tali attività non rappresenta, di fatto, uno sviamento dell'azione amministrativa e quindi non determina per l'Amministrazione un maggiore costo, causalmente collegato ai fatti oggetto di indagine [9].
L'insieme porta a ritenere che da una condotta illecita possono conseguire delle attività per ripristinare la contabilità dei lavori a fronte dell'alterazione dei documenti contabili (falsi stati di avanzamento, ad esempio), dovendo essere attinte risorse.
Questa evenienza, costituisce un disservizio, ovvero uno spreco di risorse, incidendo in negativo su efficienza, efficacia e produttività della Pubblica Amministrazione in termini di maggiori costi per il personale e risorse economiche impiegate: un danno da disservizio come categoria di sintesi di una serie di condotte colpevolmente disfunzionali che incidono sulla qualità del servizio [10].
Da non confondere con il danno da disservizio, la figura del danno da lesione del rapporto sinallagmatico concernente la distrazione delle energie lavorative del dipendente dai suoi compiti istituzionali ad attività di carattere illecito di rilievo penale, con la conseguente disutilità della relativa spesa.
Infatti, quando il dipendente agisca non a favore ma in pregiudizio dell'ente pubblico, si verifica un'alterazione del nesso sinallagmatico tra le prestazioni lavorative e la retribuzione, che diventa in tutto o in parte priva di causa [11]; sotto il profilo della quantificazione, non dev'essere valutato soltanto in base al tempo impiegato nella perpetrazione delle condotte illecite, in quanto la persistente reiterazione criminosa produce innegabilmente "effetti sistemici", tali da impattare direttamente sul contratto di lavoro e minare la fiducia nel dipendente da parte dell'Amministrazione datoriale.
Esimente e profili di riforma del danno erariale
Occorre osservare che nelle decisione dell'organo elettivo, l'intervento di un organo tecnico non può ex se determinare una generalizzata forma di irresponsabilità per gli atti rientranti nell'ambito delle loro specifiche competenze: ogni decisione di spesa deve essere improntata alla prudente ponderazione degli effetti patrimoniali, che ne possono derivare, in confronto ai requisiti di legalità della fattispecie trattata, richiedendo - in ogni caso - una valutazione e non una mera presa d'atto [12].
Invero, la presenza del parere favorevole di legittimità, espresso da un funzionario, notoriamente chiamato ad assicurare l'imprescindibile funzione ausiliaria di garante della legalità e della correttezza amministrativa dell'ente locale [13], nonché la presenza dei pareri di regolarità tecnica e contabile, non può che contribuire a radicare negli amministratori il convincimento di adottare un provvedimento scevro da profili di danno, salvo si possa dimostrare la consapevolezza della realizzazione di lavori manifestamente eccedenti la misura rilevata dai tecnici.
Sotto questo ultimo profilo, per contrastare la c.d. burocrazia difensiva (paura della firma o fuga dalla firma), il disegno di legge (AC 1621, primo firmatario Foti), Modifiche alla legge 14 gennaio 1994, n. 20, al codice della giustizia contabile, di cui all'allegato 1 al decreto legislativo 26 agosto 2016, n. 174, e altre disposizioni in materia di funzioni di controllo e consultive della Corte dei conti e di responsabilità per danno erariale, intende estendere il campo di applicazione delle fattispecie che limitano la responsabilità amministrativa soltanto ai fatti e alle omissioni che siano sostenuti dall'elemento soggettivo del dolo.
Introducendo forme di copertura assicurativa per danno erariale, ampliando il novero dei contratti di appalto sottoponibili al controllo preventivo di legittimità della Corte dei conti, escludendo la responsabilità erariale - da parte degli organi politici - in presenza di pareri preventivi della Corte dei conti o dei tecnici.
Una presunzione ex lege di buona fede, salvo prova contraria (consolidando, altresì, lo "scudo erariale", rendendo il potere riduttivo obbligatorio e rivedendo il termine di prescrizione: la decorrenza quinquennale scatterà dalla data in cui si è verificato il fatto dannoso, indipendentemente dal momento della sua conoscenza del danno, salvo doloso occultamento, ossia con condotta attiva).
Il pronunciamento
La sez. III centrale della Corte dei conti, con la sentenza n. 41 del 27 marzo 2025 (relatore Comite), conferma la decisione della sez. territoriale sul danno d'immagine [14] provocato dalla condotta illecita (reati di associazione a delinquere, concussione, turbata libertà degli incanti, violenza e minaccia, con vincolo della continuazione) di alcuni soggetti (uno dei quali tratto in arresto con una busta contenente una tangente) nel richiedere (una dazione) il dieci per cento sui lavori di appalti assegnati, pena il mancato affidamento (do ut des).
Il quantum del danno determinato in sede equitativa (commisurato alla tangente + il 10%, non operando il criterio legale del duplum) [15] ha tenuto conto della gravità della condotta (reati accertati), degli elementi soggettivi (dolo nella cosciente volontà), del clamore suscitano nell'opinione pubblica (clamor  o strepitus fori) [16], dell'entità delle tangenti e/o utilità percepite, dell'avidità e del desiderio di ottenere un facile arricchimento (con riferimento alla qualifica rivestita) [17].
L'irregolare assegnazione di appalti
La sentenza conferma che la condotta ha violato i canoni costituzionali dell'imparzialità e del buon andamento (ex artt. 54 e 97 Cost.), oggetto di tutela e fonte del danno all'immagine (lesione al prestigio) [18], estendibile anche oltre ai reati contro la PA [19], rilevando che le sentenze di applicazione della pena su richiesta (assurge a valida condizione di procedibilità, ex art. 445, comma 1 bis cpp della legge "Cartabia"), da ricomprendere tra le sentenze irrevocabili di condanna [20].
Avendo la Procura erariale dimostrato il danno, con allegazione delle prove dei fatti (riferibili anche in sede penale), ossia la sussistenza di tutti gli elementi costitutivi della responsabilità amministrativa, pena il rigetto della domanda riferibile a fatti ipotetici o indifferenziati, si deve affermare la correttezza del giudizio, con la sussistenza del danno d'immagine, quantificato partendo dal danno da tangente.
Viene così confermata la lesione al prestigio dell'Amministrazione quando un dipendente della stessa che ha agito in virtù di un rapporto di immedesimazione organico alla cui stregua l'azione dell'agente si identifica (all'esterno) con quella dell'ente e l'incisione dell'immagine si prospetta come lesione al buon andamento, in ragione della perdita di affidabilità e credibilità dell'Amministrazione medesima: il suo fondamento giuridico trova collegamento negli artt. 2 e 97 della Costituzione, giacché la Pubblica Amministrazione deve agire de iure a tutela dell'interesse pubblico, secondo i principi di efficacia, efficienza, economicità e imparzialità, come sancito, altresì, dall'art. 1 della legge n. 241/1990 [21].
Si tratta di un danno che può prescindere dal danno patrimoniale ed investe il rapporto che lega la comunità degli amministrati all'ente per il quale il dipendente infedele agisce e postula il venir meno, da parte dei cittadini o anche di una categoria di soggetti (fruitori o prestatori di servizi od opere), del senso di affidamento e di fiducia nel corretto funzionamento dell'apparato della PA (aspetto amplificato dall'estensione mediatica dell'evento: la sua pubblicizzazione), nonché del senso di appartenenza all'istituzione (ex art. 98 Cost.) stessa: si identifica nell'offesa al rispetto di tutte quelle disposizioni poste a tutela delle competenze, delle funzioni e delle responsabilità dei soggetti pubblici e nella conseguente alterazione della sua identità, quale istituzione garante, di fronte alla collettività tutta, di principi di trasparenza, legalità, imparzialità.
Aver assunto una condotta così grave (reato di concussione) nell'esecuzione di un appalto viene considerato ex se una lesione nella percezione dell'effettività e dell'efficienza dell'agere amministrativo, tale da incrinare la fiducia dei cittadini nei confronti delle Istituzioni Repubblicane: una inesorabile perdita del valore pubblico [22].
Alle stesse sorti soggiace il RUP quando utilizza procedure negoziate, già nella fase preliminare della ricerca di mercato, mediante l'individuazione di imprese compiacenti (con una partecipazione di facciata) al fine di predeterminare l'aggiudicazione verso una specifica impresa, assicurando alla stessa un'anomala remunerazione della commessa pubblica mediante l'applicazione di irrisori ribassi rispetto alla base d'asta con danno per le Amministrazioni interessate, oppure suddividendo artificiosamente i valori per stabilire lotti a prezzi inferiori, assegnabili senza gara.
Non sfugge la gravità di assumere (coscientemente) gare "pilotate", con la creazione di veri e propri cartelli tra varie imprese edili, volti a "blindare" le aggiudicazioni di varie opere pubbliche mediante l'adozione di vari escamotage diretti a eludere le prescrizioni del Codice dei contratti pubblici: un inquinamento della scelta del contraente dagli accordi (interlocuzioni) tra i funzionari pubblici infedeli e imprenditori.
La perdita totale del prestigio della PA quando si acclara all'opinione pubblica che il sistema ha avuto origine presso l'Amministrazione, trovando il proprio dominus nel sindaco; sindaco dipendente dell'ufficio che gestiva i fondi poi utilizzati dal Comune: una commistione e ingerenza nella gestione delle procedure di appalto, una dolosa violazione dei doveri d'ufficio e gli obblighi discendenti dal contratto di pubblico impiego, ma anche con la consapevolezza di arrecare pregiudizi patrimoniali agli enti finanziatori dell'intervento, nonché alla concorrenza (assenza di competitività) [23].
Proiezione
L'attività di individuazione del contraente e l'esecuzione negoziale impone il rispetto di regole di trasparenza, nel senso che l'intero apparato di norme ha lo scopo di garantire da una parte, la concorrenza e il miglior offerente (la condotta incide sulla prestazione di qualità inferiore), dall'altra parte, il risultato voluto (la realizzazione del contenuto negoziale), senza alcuna mediazione o accordo con il privato (l'operatore economico) per l'adozione di atti amministrativi ed esecutivi diretti a strumentalizzare e piegare, dietro compenso, le funzioni pubbliche al servizio di quest'ultimo: una violazione cosciente del minimo etico, un danno all'immagine della PA (ex art. 2 e 97 Cost.): una rottura con il patto di fiducia riposto dai cittadini in coloro che la rappresentano (il prestigio delle Istituzioni pubbliche) [24].
L'omissione di controlli [25], l'alterazione delle procedure di gara, le false fatturazioni con prestazioni gonfiate, in cambio di un corrispettivo del mercimonio (o altre indebite utilità, anche sotto forma di costosi orologi o viaggi), segnano un tornaconto economico illecito, espressione di un comportamento delittuoso (cristallizzato in sede penale: il presupposto del danno d'immagine è costituito dall'irrevocabilità della pronuncia in sede penale) [26] con connessa proiezione negativa sulla PA di appartenenza, rendendo ex se operativa la clausola generale contenuta originariamente nell'impostazione dell'art. 2043 c.c., poi fatto lesivo incidente sui diritti fondamentali della persona garantiti dalla Costituzione, ovvero l'immagine della persona giuridica: un danno non patrimoniale risarcibile come "danno-conseguenza", discretivo nei confronti della PA e violazione delle regole di imparzialità: il risarcimento del danno all'immagine.













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