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AGRIGENTONOTIZIE.IT 

elezioni nei Liberi Consorzi della Sicilia
Risultati impietosi per le quote rosa alle elezioni provinciali, Giambona: "Disparità di genere troppo evidente"
Il vicepresidente del gruppo parlamentare del Pd all'Ars commenta uno degli aspetti più significativi all'indomani dello spoglio: "Su 9 enti, soltanto uno ha visto l'elezione di una presidente donna"

"La politica in Sicilia continua a non parlare al femminile. I dati emersi dalle elezioni di secondo livello dei liberi consorzi delineano un quadro sconfortante, che evidenzia una profonda carenza di rappresentanza di genere". Mario Giambona, vicepresidente del gruppo parlamentare del Partito democratico all'Ars, commenta con amarezza i dati delle recenti votazioni dei liberi consorzi. "Sui 9 enti provinciali - dice - soltanto uno ha visto l'elezione di una presidente donna. Ma il dato più allarmante riguarda la composizione dei consigli, dove la presenza femminile è desolante: a Palermo sono soltanto 2 le donne elette su 18 consiglieri; a Catania 3 su 14; a Trapani 1 su 12; a Messina 3 su 14; a Ragusa 1 su 12; a Siracusa 2 su 12; ad Agrigento 2 su 12; a Caltanissetta 1 su 12 e a Enna 3 su 12.Numeri che impongono una riflessione seria e urgente. Considerando che la preferenza di genere ha già aumentato la presenza delle donne nei consigli comunali, è necessario un cambio culturale profondo. Dobbiamo creare spazi reali per la partecipazione politica delle donne favorendo un confronto più inclusivo che induca a un autentico rinnovamento della classe dirigente. Il Partito democratico - conclude il deputato regionale - continuerà a lavorare per garantire il raggiungimento del 40 per cento di rappresentanza femminile nelle giunte e per approvare anche in Sicilia la legge sulla doppia preferenza di genere".

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Libero consorzio comunale, due funzionari firmano il contratto a tempo indeterminato
Si tratta dell'ingegnere Angela Rizzo e del funzionario contabile Salvator Marrella, rispettivamente in servizio nell'ufficio tecnico e di ragioneria dell'ente

Contratto a tempo indeterminato per due funzionari del  Libero consorzio comunale. Si tratta dell'ingegnere Angela Rizzo e del funzionario contabile Salvator Marrella. La prima in servizio all'ufficio tecnico, il secondo in forza all'Ufficio Ragioneria dell'Ente.
I due dipendenti, già vincitori del concorso pubblico bandito dal Ministero della Funzione pubblica, hanno siglato il contratto a tempo indeterminato alla presenza della dottoressa Maria Antonietta Testone, dirigente del settore risorse umane. "Il Libero consorzio di Agrigento - ha detto Maria Antonietta Testone - si è così dotato di due giovani professionalità che contribuiranno senza dubbio al processo di crescita, di arricchimento e anche di svecchiamento dell'amministrazione".




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Province, ritorno al voto segnato da trasversalismi e strane alleanze

Le elezioni nel Libero consorzio di Agrigento. 
Le sfide nei sei Liberi consorzi

Ci sono le vittorie 'in coabitazione', come quella di Agrigento, e quelle dove il sospetto del "tradimento" viene messo su pubblica piazza dagli stessi protagonisti, come nel caso di Enna. Trasversali furono le alleanze per le elezioni provinciali nei sei Liberi consorzi della Sicilia, e tali sono stati anche i risultati provenienti dalle urne che hanno segnato il ritorno al voto per gli enti di area vasta.Province, le alleanze variabiliL'esito dell'elezione che ha coinvolto sindaci e consiglieri comunali dice che i partiti in campo hanno subito le decisioni dei big locali. Ben poco peso hanno avuto le alleanze canoniche e ancor meno sono valsi gli scenari che a livello regionale descrivono un centrodestra al governo e un centrosinistra all'opposizione.
Quando la politica si cala sui territori a vincere è la ragion di Stato, la necessità di scommettere sul cavallo vincente e di passare all'incasso, magari in futuro, con un proprio referente alla ex Provincia. In questo scenario le alleanze per le elezioni nelle province si sono fatte fluide e i loro confini difficilmente individuabili. Le coalizioni si sono divise e speso anche gli stessi partiti si sono spaccati.Enna, accuse di tradimento in Forza ItaliaAccade così che persino in una disputa apparentemente chiara come quella per la ex Provincia di Enna, la contea più 'rossa' di Sicilia e regno dell'ex senatore Pd Mirello Crisafulli oltre che del deputato regionale Dem Fabio Venezia, arrivi il sospetto di un "tradimento".
 Una voce nel fronte che sosteneva il sindaco di Nissoria Rosario Colianni, sconfitto da Piero Capizzi, lancia un'accusa pesante. L'indice puntato è quello dall'europarlamentare di Forza Italia Marco Falcone, contro la deputata regionale del proprio partito Luisa Lantieri.Falcone contro Lantieri"Il risultato delle Provinciali a Enna è stato chiaramente condizionato da alleanze innaturali e dal consociativismo non più occulto che, purtroppo, caratterizza la gestione di Forza Italia in quel territorio", mette a verbale l'ex assessore regionale all'Economia. Falcone cita espressamente Lantieri: "Non ha mai reciso i legami con il Pd, il partito in cui militava fino a poco tempo fa".La replica non si è fatta attendere: "Sono sconcertata dalla reazione scomposta di Falcone. Accuse ingiuste, guardi ai dati, a Colianni mancano decine di voti e neanche io avrei potuto controllare ogni singola preferenza. Chi oggi grida al tradimento dovrà rispondere alla base degli elettori".Le strane alleanze di AgrigentoEmblema del trasversalismo la sfida di Agrigento, dove Giuseppe Pendolino, sindaco di Aragona diventa presidente del Libero consorzio grazie a un'alleanza anomala tra il tandem Grande Sicilia-Forza Italia e pezzi di Pd e M5s, con la regia dell'ex assessore regionale Roberto Di Mauro (Grande Sicilia) e del capogruppo Pd all'Ars Michele Catanzaro che in questo modo rafforza la sua posizione interna ai Dem in chiave congressuale. Dentro c'è anche Italia viva, che ha festeggiato il "suo" candidato presidente.Un accordo contro il quale a lungo si battuta la Dc di Totò Cuffaro, che nella sua roccaforte non è riuscita a candidare un proprio nome. Sconfitto Stefano Castellino, candidato di Fratelli d'Italia sostenuto dal resto del centrodestra. Lo stesso aveva fatto, ma dall'altro campo, Controcorrente con il deputato Ismaele La Vardera che aveva criticato apertamente Pd e M5s per la scelta di piazzare alcuni candidati nelle liste di Pendolino.
Quinci vince a Trapani ma non è solo civismoSalvatore Quinci vince a Trapani e ma la sua candidatura civica, sostenuta dal centrosinistra e rivendicata dal segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo, contiene spinte provenienti dal centrodestra. Pezzi di FdI e di FI hanno voltato le spalle al candidato ufficiale del centrodestra, il sindaco di Castelvetrano Giovanni Lentini, che non l'ha presa bene: "Una parte importante di Forza Italia ha votato contro la mia candidatura". In provincia di Trapani Forza Italia ha due correnti, una fa capo al coordinatore provinciale del partito Tony Scilla (vicino a Lentini) e un'altra, invece, al deputato regionale azzurro Stefano Pellegrino. Quinci, tuttavia, non ha la maggioranza in Consiglio.Caltanissetta, centrodestra e FdI divisiCentrodestra spaccato anche a Caltanissetta, dove il sindaco del capoluogo Walter Tesauro vince grazie all'apporto di Forza Italia e Grande Sicilia, e con il sostegno dei meloniani nisseni.
FdI Caltanissetta aveva infatti contestato la scelta dei vertici regionali del partito di schierarsi con l'altro candidato del centrodestra, Massimiliano Conti. A Caltanissetta il centrosinistra era in campo con uno schema classico ma Terenziano Di Stefano, sindaco di Gela, non è comunque riuscito ad approfittare delle divisioni dell'altro campo.Anche a Ragusa centrodestra spaccatoCosì è stato anche per il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, che ha assistito alla vittoria di Maria Rita Schembari, prima cittadina di Comiso, per l presidenza del Libero consorzio di ragusa. Anche in questo caso il centrodestra era diviso, con Dc e Noi moderati che sostenevano Gianfranco Fidone, sindaco di Acate.Siracusa, sorridono Azione e Grande SiciliaA Siracusa Azione brinda alla vittoria del sindaco di Ferla, Michelangelo Giansiracusa, capo di gabinetto dell'uomo forte di Carlo Calenda in Sicilia, Francesco Italia, che guida Palazzo Vermexio. Superato il concorrente del centrosinistra, Giuseppe Stefio, sindaco di Carlentini, grazie soprattutto al sostegno di Grande Sicilia e di pezzi di Forza Italia.
https://livesicilia.it/elezioni-province-sicilia-alleanze/


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Decreto legge PA: la nota sintetica dell'Anci per gli enti locali.

Disponibile adesso la nota sintetica dell'Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) dedicata al decreto legge PA, con un focus specifico sulle misure destinate al personale degli enti locali.
Il documento esplicativo fa riferimento al decreto legge 14 marzo 2025 n. 25 recante "disposizioni urgenti in materia di reclutamento delle pubbliche amministrazioni".
Il testo del provvedimento contiene infatti una pluralità di misure in materia di personale, rilevanti per Comuni e Città metropolitane, alcune delle quali recepiscono specifiche richieste dell'Anci.
Più opportunità per i diplomati ITS: il 15% delle assunzioni riservato
Una delle principali novità riguarda l'ingresso nel settore pubblico dei diplomati degli Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy). Comuni, Città metropolitane, Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano potranno destinare fino al 15% delle loro possibilità assunzionali ai titolari di diplomi tecnici avanzati, a fronte del 10% previsto in precedenza. Questa quota si affianca a quelle già previste per i giovani con contratto di apprendistato (20%) e per quelli inseriti in percorsi di formazione lavoro (altri 20%).
I contratti saranno inizialmente a tempo determinato, con inquadramento nell'area dei funzionari. Tuttavia, qualora i candidati dimostrino di possedere tutti i requisiti richiesti per l'impiego pubblico — inclusa la laurea — e abbiano ottenuto una valutazione positiva del lavoro svolto, sarà possibile trasformare il rapporto in un contratto a tempo indeterminato, nei limiti delle capacità assunzionali disponibili.
Stabilizzazioni degli assistenti sociali prorogate fino a fine 2025
Per quanto riguarda il personale precario, il decreto prevede una proroga fino al 31 dicembre 2025 delle misure di stabilizzazione degli assistenti sociali assunti a tempo determinato. L'intervento risponde alle esigenze manifestate dai Comuni, che potranno così garantire maggiore continuità nella gestione dei servizi sociali, con risorse già stanziate dalla Legge di Bilancio 2018.
Mobilità volontaria: nuove regole operative dal 2026
Un'altra innovazione di rilievo è la riscrittura della disciplina della mobilità volontaria, ovvero il trasferimento di personale tra amministrazioni prima dell'avvio di nuovi concorsi. A partire dal 2026, le amministrazioni saranno tenute a destinare almeno il 15% delle proprie possibilità assunzionali a questi trasferimenti. Priorità sarà data ai dipendenti già in servizio presso altri enti da almeno un anno e con valutazioni positive, superando l'obbligo generalizzato di pubblicare avvisi di mobilità.
Per l'anno 2025, però, resta in vigore il regime transitorio che consente ai Comuni di gestire le assunzioni secondo le vecchie regole, vista l'imminente programmazione dei fabbisogni e dei piani occupazionali.
Graduatorie concorsuali: validità triennale e uso esteso
Il decreto ristabilisce la durata triennale delle graduatorie nei concorsi banditi dagli enti locali, recuperando quanto previsto dal Testo Unico degli Enti Locali (TUEL). Inoltre, viene ampliata la possibilità di scorrere le graduatorie esistenti: non solo in caso di rinuncia o mancato superamento della prova, ma anche per coprire qualsiasi esigenza dell'ente. È possibile attingere non solo dalle proprie liste, ma anche da quelle di altre amministrazioni, a seguito di specifici accordi.
Viene infine chiarito che l'utilizzo di una graduatoria si intende valido quando, prima della sua scadenza, sono stati individuati i candidati da convocare, a prescindere dalla data di firma del contratto.
Riserve, precedenze e trasparenza nei concorsi
Il decreto introduce anche una regolamentazione più rigorosa sulle preferenze e precedenze nelle procedure concorsuali. Le commissioni saranno tenute a rispettare criteri di trasparenza e a garantire che i diritti dei candidati con riserve e preferenze vengano applicati correttamente. Le amministrazioni, anche nel caso di utilizzo di graduatorie di altri enti, dovranno individuare per tempo i nominativi dei candidati prescelti, evitando così la decadenza delle opportunità a causa di ritardi burocratici. Per una panoramica completa sulle novità relative ai concorsi leggi questo articolo.
Copertura temporanea dei posti vacanti per aspettativa
Infine le Pubbliche Amministrazioni avranno ora la possibilità di sostituire temporaneamente il personale in aspettativa non retribuita tramite contratti a termine, per un massimo di 36 mesi e comunque non oltre la durata effettiva dell'assenza. Il servizio prestato in questo periodo sarà riconosciuto nei concorsi pubblici, con la possibilità di prevedere una riserva di posti, fino al 10% del totale.



AGRIGENTONOTIZIE

Più imprese e occupati in Sicilia: Agrigento tra le 5 province virtuose dell'isolaSecondo l'osservatorio economico di Unioncamere, si registra un tasso di crescita significativo ed il numero delle aperture di attività supera quello delle chiusure

La Sicilia vede la ripresa dell'economia in questo avvio di 2025, soprattutto nei settori innovativi. E Agrigento figura tra le 5 province virtuose dell'isola. In un'Italia che nel primo trimestre di quest'anno registra un calo di 3.061 unità nel numero di imprese, la Sicilia  è la seconda regione, dopo il Lazio, con il "segno più" e con la maggiore vitalità delle attività produttive. Secondo l'osservatorio economico di Unioncamere Sicilia, da gennaio a marzo il saldo tra imprese iscritte e cessate è positivo per 712 aziende. Il dato è anche  in controtendenza rispetto al primo trimestre del 2024, quando il bilancio si chiuse con un saldo negativo di ben -9.338 imprese.
DOSSIER. Storie di successo al femminile: le cinque imprenditrici agrigentine da conoscere e da seguire
Ma il tasso di crescita delle imprese (+0,15%) non è l'unico dato positivo di inizio anno: infatti, rispetto al primo trimestre del 2024 è aumentato anche il numero di occupati, salito da 1.206.865 addetti a un milione 1.211.297 con un incremento di 4.432 unità. Il fenomeno quest'anno rappresenta una novità particolare perché non è dovuto, come in passato, solo alle partite Iva cancellatesi a fine anno e reiscritte con l'anno nuovo. Sono così 5 le province che hanno visto un aumento più significativo di imprese nate rispetto a quelle chiuse:
Agrigento (+62), Catania (+186), Palermo (+310), Siracusa (+203) e Trapani (+49). In tutte il dato è positivamente influenzato dal volume di iscrizioni nei settori innovativi.
DOSSIER. Prodotti a km zero, turismo e mental coaching: chi sono gli under 35 che stanno conquistando Agrigento
"Segno - commenta Giuseppe Pace, presidente di Unioncamere Sicilia - che l'isola sta reagendo all'impatto dei dazi Usa grazie alle politiche economiche del governo regionale guidato dal presidente Renato Schifani, che bene si integrano con quelle del governo nazionale rafforzandole. In particolare le imprese stanno cogliendo le opportunità offerte dalla transizione ecologica, digitale ed energetica in vista dei grandi investimenti che saranno favoriti dalle risorse territorializzate del Pnrr, dalla rimodulazione dei fondi di coesione in capo alla Regione e dagli incentivi della Zes unica del Sud".
DOSSIER. Di chi sono i cinque centri commerciali che hanno rivoluzionato il mercato dell'Agrigentino
"Prevediamo nel corso del 2025  -  aggiunge Santa Vaccaro, segretario generale di Unioncamere Sicilia - anche una crescita del comparto turistico legata agli eventi di quest'anno, come Agrigento Capitale della cultura e la Sicilia Capitale europea dell'enogastronomia, e agli investimenti privati che scommettono sullo sviluppo della rete dei trasporti e sulle iniziative che valorizzano le tipicità dei territori".


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Pause sul lavoro e buoni pasto: l'Aran chiarisce i limiti per i dipendenti pubblici.

L'Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (Aran) ha recentemente chiarito un punto cruciale in materia di pause sul lavoro e diritto ai buoni pasto per i dipendenti pubblici.Il chiarimento, contenuto in una risposta ufficiale datata 14 ottobre 2024, riguarda l'applicabilità dell'articolo 35, comma 10, del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) del 16 novembre 2022, in particolare in relazione alla collocazione della pausa lavorativa.Il quesito, avanzato da un ente locale, chiedeva se fosse possibile applicare la norma anche al personale con orario giornaliero continuato — nello specifico 7 ore e 12 minuti — distribuito tra mattina e pomeriggio ma non organizzato in turni. Il nodo riguardava la possibilità di spostare la pausa pranzo all'inizio o alla fine della giornata lavorativa, senza perdere il diritto al buono pasto.Il diritto al buono pastoIl diritto ai buoni pasto per i dipendenti pubblici si riferisce alla possibilità per questi lavoratori di ricevere un beneficio sostitutivo del servizio mensa, sotto forma di un ticket (cartaceo o elettronico) utilizzabile per l'acquisto di pasti o generi alimentari presso esercizi convenzionati.A cosa serve il buono pasto?Il buono pasto ha la funzione di contribuire alle spese sostenute dai lavoratori per i pasti durante l'orario di lavoro, soprattutto nei casi in cui l'amministrazione non offra direttamente un servizio mensa. È quindi un beneficio economico e sociale, pensato per tutelare il benessere dei dipendenti pubblici, in particolare quelli che svolgono orari prolungati o che rimangono in servizio oltre la fascia antimeridiana.È un diritto soggettivo?Non propriamente. Il buono pasto non è un diritto automatico, ma un beneficio accessorio che l'amministrazione può riconoscere secondo le proprie disponibilità finanziarie e nei limiti degli accordi contrattuali. Inoltre, anche se previsto dal contratto nazionale, la sua effettiva erogazione spesso dipende da quanto stabilito nella contrattazione integrativa decentrata.Pause sul lavoro e buoni pasto: le regole per i dipendenti pubblici secondo l'AranSecondo quanto precisato dall'Aran, questa possibilità resta circoscritta esclusivamente ai dipendenti sottoposti a regime di turnazione. La normativa contrattuale, infatti, permette agli enti di prevedere — tramite la contrattazione integrativa — pause di durata e collocazione differenti rispetto a quelle standard (cioè non inferiori a 30 minuti), ma solo per specifiche categorie di lavoratori impiegati su turni. In questo contesto, la pausa può essere posizionata anche all'inizio o alla fine del turno, senza compromettere l'accesso al buono pasto.La ratio della disposizione è chiaramente funzionale al mantenimento dei servizi pubblici, specialmente in ambiti dove l'interruzione dell'attività per una pausa tradizionale potrebbe compromettere la continuità delle prestazioni. Per questo motivo, l'Aran sottolinea come il riferimento esplicito a "ciascun turno di lavoro" non lasci spazio a interpretazioni estensive: il beneficio si applica solo a chi lavora secondo una turnazione formalmente riconosciuta.


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Almeno rattoppate le stradeLe bandierine dei partiti non bastano. Strade, scuole e personale: quanti soldi servono e chi può spenderli?Costantino Muscarà

Dopo oltre un decennio di commissariamenti e incertezza istituzionale, ci voleva un'elezione - sebbene riservata alla sola "casta" - a riaccendere il dibattito sulle ex province. Domenica scorsa, infatti, sono stati rinnovati i consigli dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane, con oltre 120 poltrone in palio. E mentre in queste ultime rimarranno al timone i sindaci delle grandi città, a Ragusa, Siracusa, Agrigento, Caltanissetta, Enna e Trapani, al termine di una battaglia fratricida fra schieramenti della stessa coalizione, sono stati eletti i nuovi presidenti. Una medaglia in più da appuntarsi (con qualche eccezione, tipo Forza Italia, che nelle ultime ore sta registrando una forte scossa di assestamento).Per la prima volta dal 2012, quando il governo Crocetta avviò il controverso processo di abolizione delle Province, questi enti tornano ad avere organi politici e non più soli funzionari prefettizi o commissari straordinari al timone. Ma cosa comporta, concretamente, questo ritorno alla normalità? Ma soprattutto: quali ricadute avrà sulla manutenzione delle scuole, delle strade e sulle casse della Regione?Nel corso degli ultimi dodici anni, l'assenza di una governance stabile ha avuto effetti tangibili sul territorio. Le strade provinciali siciliane, circa 14 mila chilometri, versano in condizioni spesso disastrose: buche, frane, segnaletica assente o superata, ponti pericolanti. Una rete secondaria ma fondamentale, soprattutto per i collegamenti interni e per l'accesso ai centri rurali. Allo stesso modo, molti edifici scolastici secondari di secondo grado - che rientrano nella competenza delle ex province - sono rimasti senza interventi strutturali, con manutenzioni affidate solo a progetti sporadici o a finanziamenti regionali e statali ad hoc. La riattivazione dei Consigli e la presenza di Presidenti eletti potrebbero imprimere una nuova spinta programmatica, ma il nodo resta sempre lo stesso: le risorse.Con il ritorno alla piena operatività degli enti intermedi, c'è il rischio che i costi ricadano - almeno in parte - sulla Regione Siciliana. Se, infatti, la riforma Delrio ha svuotato le Province di una parte delle risorse fiscali, in Sicilia il problema è stato acuito dalla natura speciale della Regione e dalla sua competenza esclusiva in materia. La soppressione delle province non è mai stata completata a livello costituzionale, ma ha generato un limbo in cui i Liberi consorzi hanno continuato a esistere senza risorse certe né potere politico. Ora, con il ritorno degli organi elettivi, serviranno fondi per il personale, per l'esercizio delle funzioni e per gli investimenti minimi.E qui il timore è concreto: la Regione, già sotto pressione per i trasferimenti ai Comuni (che dispongono di dotazioni sempre minori, con buona pace dell'Anci, e non riescono ad approntare neppure i bilanci di previsione) e per una spesa pubblica spesso allegra - tra contributi a fondazioni, associazioni culturali e "mance" varie - rischia di ritrovarsi con un nuovo "peso" sulle spalle. Saranno necessari trasferimenti strutturali? O si tornerà alla politica dei contributi straordinari, a seconda dell'emergenza del momento?La storia recente non aiuta a essere ottimisti. In molti casi, prima del commissariamento, questi enti erano diventati strumenti di consenso e di distribuzione di incarichi più che veri motori di sviluppo territoriale. Tuttavia, è altrettanto vero che una macchina, per quanto inefficiente, garantiva almeno un presidio amministrativo e decisionale. In questi anni di assenza, molti territori - soprattutto le aree interne - hanno visto acuirsi le disuguaglianze infrastrutturali. Il ritorno delle province potrebbe rappresentare l'occasione per ricucire queste fratture, ma serviranno rigore, visione strategica e un chiaro disegno finanziario. E servirà inoltre del personale adeguato, di cui attualmente non possono disporre nemmeno gli uffici regionali: basti vedere la moria di dirigente e funzionari che ha causato le dimissioni di Di Mauro dall'assessorato all'Energia, o i ritardi nell'approntare i progetti previsti dal Pnrr, motivo per cui Schifani ha suonato la sveglia ai direttori di 15 dipartimenti regionali.Nel breve periodo, è probabile che i nuovi organi si concentrino sul riordino interno e sulla mappatura delle priorità, a partire da scuole e viabilità. Alcuni presidenti già eletti hanno annunciato audit e piani urgenti di manutenzione. Ma senza un rifinanziamento organico e trasparente, il rischio è che le province tornino ad avere gli stessi problemi di prima, aggravati da un decennio di abbandono.La Regione dovrà quindi affrontare una scelta politica: continuare a gestire i fondi in modo frammentario (dando respiro agli enti intermedi solo in prossimità di manovre e manovrine finanziarie), o costruire un quadro normativo e finanziario stabile. Un'operazione non solo contabile, ma di visione istituzionale. Per i siciliani, il ritorno delle Province potrà essere un'opportunità solo se non si limiterà a una restaurazione, ma si tradurrà in servizi migliori, strade percorribili e scuole più sicure. Altrimenti sarà solo un altro giro di valzer nel labirinto della burocrazia regionale. In cui tutti i partiti dicono di aver vinto: in realtà potrebbero aver perso in partenza.

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