risoluto.it
Dipendenti pubblici locali, in arrivo aumenti fino a 300 euro al mese: chi ne ha diritto e a quale condizione
Nuove opportunità economiche in arrivo per molti dipendenti pubblici locali: un emendamento alla legge di conversione del decreto P.A., approvato il 17 aprile 2025 in Commissione, introduce la possibilità di aumentare gli stipendi fino a 300 euro mensili. Ma non tutti ne beneficeranno: il diritto all'aumento è subordinato a una condizione fondamentale legata alla situazione finanziaria degli enti locali.Chi riceverà gli aumenti fino a 300 euro
Gli aumenti interesseranno il personale con contratto presso:ComuniCittà MetropolitaneProvinceRegioni
Restano esclusi:Camere di Commercio e Unioni Comunali
Altri enti del comparto funzioni locali non espressamente menzionatiCosa prevede l'emendamento al decreto P.A.
L'emendamento consente di:innalzare la componente stabile del fondo delle risorse decentrate;incrementare le posizioni organizzative fino al 48% della spesa complessiva per le retribuzioni 2023;superare il tetto al trattamento accessorio previsto dall'art. 23, comma 2, del D. Lgs. 75/2017.L'obiettivo è ridurre il divario retributivo tra il personale degli enti locali e quello delle amministrazioni centrali, spesso più attrattive a livello salariale.La condizione per ottenere l'aumento
L'aumento non è automatico.
Le risorse economiche per finanziare l'incremento dovranno essere reperite internamente da ciascun ente locale.In sintesi:Comuni e Regioni dovranno finanziare gli aumenti con fondi propriNiente stanziamenti aggiuntivi dallo StatoSolo gli enti con bilanci in equilibrio potranno procedere con l'aumento.
livesicilia.it
Province, Sbardella: "Nel centrodestra troppi egoismi, da FI piglio sbagliato"Colloquio con il commissario di Fratelli d'Italia in Sicilia
"Troppi personalismi" e "troppi egoismi" nel centrodestra siciliano per le elezioni provinciali. Un voto "complessivamente positivo per i partiti" ma che ha fatto registrare "gelosie e veti" nella coalizione. Luca Sbardella, da due mesi commissario regionale di Fratelli d'Italia, analizza il voto di domenica 27 aprile per i Liberi consorzi e lancia una critica precisa a Forza Italia: "Dal partito del presidente ci saremmo aspettati un atteggiamento diverso".Lei è arrivato nei primi giorni di marzo ed è stato subito catapultato sul tavolo regionale per le Province.
"Un tavolo che era partito bene, almeno apparentemente. Con una regola ben precisa che era anche un atto di generosità da parte dei partiti più grandi: una candidatura per ogni forza che compone la coalizione. Poi...".
Poi cosa è accaduto?
"Troppo spesso i personalismi, gli egoismi e i veti incrociati hanno prevalso sullo spirito di coalizione. Con alleanze estese e coese si riesce a vincere ma se si lasciano pezzi per strada e si cede alle gelosie, con partiti che si frammentano in due o tre pezzi che vanno ciascuno per conto loro si finisce per compromettere il risultato".
I partiti del centrodestra, presi singolarmente, hanno avuto un buon risultato.
"Assolutamente, abbiamo preso il 75% dei voti e come FdI siamo contenti della vittoria a Ragusa. Le elezioni sono andate bene, a prescindere dalla coalizione".
E si ritorna a quel tavolo di coalizione...
"Sono arrivato in Sicilia quando era già stato avviato. Abbiamo accettato la regola di un candidato per ogni partito ma avremmo potuto rivendicare maggiore spazio in quanto FdI è il partito più forte della coalizione. Abbiamo chiesto una tra le province di Agrigento, Ragusa ed Enna. Ma a quel punto c'è stato un atteggiamento 'poco educato' di Forza Italia".In che senso?
"Hanno chiesto perentoriamente la candidatura a Caltanissetta, provincia che era nei piani anche della Lega. Alla fine sappiamo com'è andata nel Nisseno, con coalizione e partiti spaccati".
Sembra che parlando di FI lei abbia un po' il dente avvelenato.
"Ha al suo interno una serie di anime in competizione tra loro ma non esiste uno spirito unitario di partito. Nessuno in Forza Italia è disposto a fare un passo indietro per il compagno di partito di un'altra provincia. Questo ha messo in fibrillazione un tavolo che già aveva altri problemi, come le tensioni tra Cuffaro e Lombardo. Con queste premesse era normale che gli accordi raggiunti fossero deboli e a geometrie variabili".
Messa così sembra che più di qualcosa non abbia funzionato.
"La coalizione ha dimostrato poca amalgama. Personalmente mi sarei aspettato maggiore impegno da parte del presidente Schifani nel cercare una quadra, così anche da parte di Forza Italia".
Lei ritorna a Forza Italia...
"Sì perché da parte loro mi sarei aspettato maggiore responsabilità e senso di coalizione, invece sono stati quelli che spesso hanno creato più problemi. A Enna e Trapani hanno litigato tra di loro e ad Agrigento direi che ha vinto il centrosinistra con l'appoggio di un pezzo del centrodestra".Effetti di una legge che probabilmente non aiuta sotto il profilo della tenuta delle coalizioni.
"La Delrio è stata soltanto un'operazione di propaganda. Non hanno soppresso le Province ma soltanto il voto dei cittadini".Si arriverà alla 'controriforma'? In Sicilia il centrodestra ci ha provato ma con scarsi risultati.
"Si sta affrontando il problema a livello nazionale. Si sta cercando un accordo tra tutte le forze in Parlamento per riformare questa legge. In Sicilia ci hanno accusato di non volere il ritorno alle elezioni dirette ma FdI ha sempre sostenuto che non bisognava fare fughe in avanti era necessario proseguire il percorso insieme con il resto d'Italia".
Queste Provinciali potrebbero avere ripercussioni a livello regionale?
"Al momento non ci sono fibrillazioni ma non siamo riusciti a trasmettere a livello provinciale ciò che invece esiste al livello superiore. Non so se tutto questo possa generare un preallarme sullo scenario regionale o se si può ridurre ad un fenomeno locale".
"I sei partiti del centrodestra devono avere un senso di coalizione in contemporanea e non asimmetrico. Sedersi, chiarirsi e trovare un nuovo spirito di unità per affrotnare le prossime sfide è sempre positivo. Meglio una riunione e un confronto, anche aspro, in più, piuttosto che tenersi il broncio senza parlarsi".
https://livesicilia.it/province-sicilia-sbardella-centrodestra/
buttanissimasicilia.it
Almeno rattoppate le strade. L'enigma delle nuove province
Le bandierine dei partiti non bastano. Strade, scuole e personale: quanti soldi servono e chi può spenderli? Restano troppi interrogativi sugli enti d'area vasta
Costantino Muscarà
Dopo oltre un decennio di commissariamenti e incertezza istituzionale, ci voleva un'elezione - sebbene riservata alla sola "casta" - a riaccendere il dibattito sulle ex province. Domenica scorsa, infatti, sono stati rinnovati i consigli dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane, con oltre 120 poltrone in palio. E mentre in queste ultime rimarranno al timone i sindaci delle grandi città, a Ragusa, Siracusa, Agrigento, Caltanissetta, Enna e Trapani, al termine di una battaglia fratricida fra schieramenti della stessa coalizione, sono stati eletti i nuovi presidenti. Una medaglia in più da appuntarsi (con qualche eccezione, tipo Forza Italia, che nelle ultime ore sta registrando una forte scossa di assestamento).
Per la prima volta dal 2012, quando il governo Crocetta avviò il controverso processo di abolizione delle Province, questi enti tornano ad avere organi politici e non più soli funzionari prefettizi o commissari straordinari al timone. Ma cosa comporta, concretamente, questo ritorno alla normalità? Ma soprattutto: quali ricadute avrà sulla manutenzione delle scuole, delle strade e sulle casse della Regione?
Nel corso degli ultimi dodici anni, l'assenza di una governance stabile ha avuto effetti tangibili sul territorio. Le strade provinciali siciliane, circa 14 mila chilometri, versano in condizioni spesso disastrose: buche, frane, segnaletica assente o superata, ponti pericolanti. Una rete secondaria ma fondamentale, soprattutto per i collegamenti interni e per l'accesso ai centri rurali. Allo stesso modo, molti edifici scolastici secondari di secondo grado - che rientrano nella competenza delle ex province - sono rimasti senza interventi strutturali, con manutenzioni affidate solo a progetti sporadici o a finanziamenti regionali e statali ad hoc. La riattivazione dei Consigli e la presenza di Presidenti eletti potrebbero imprimere una nuova spinta programmatica, ma il nodo resta sempre lo stesso: le risorse.
Con il ritorno alla piena operatività degli enti intermedi, c'è il rischio che i costi ricadano - almeno in parte - sulla Regione Siciliana. Se, infatti, la riforma Delrio ha svuotato le Province di una parte delle risorse fiscali, in Sicilia il problema è stato acuito dalla natura speciale della Regione e dalla sua competenza esclusiva in materia. La soppressione delle province non è mai stata completata a livello costituzionale, ma ha generato un limbo in cui i Liberi consorzi hanno continuato a esistere senza risorse certe né potere politico. Ora, con il ritorno degli organi elettivi, serviranno fondi per il personale, per l'esercizio delle funzioni e per gli investimenti minimi.E qui il timore è concreto: la Regione, già sotto pressione per i trasferimenti ai Comuni (che dispongono di dotazioni sempre minori, con buona pace dell'Anci, e non riescono ad approntare neppure i bilanci di previsione) e per una spesa pubblica spesso allegra - tra contributi a fondazioni, associazioni culturali e "mance" varie - rischia di ritrovarsi con un nuovo "peso" sulle spalle. Saranno necessari trasferimenti strutturali? O si tornerà alla politica dei contributi straordinari, a seconda dell'emergenza del momento?La storia recente non aiuta a essere ottimisti. In molti casi, prima del commissariamento, questi enti erano diventati strumenti di consenso e di distribuzione di incarichi più che veri motori di sviluppo territoriale. Tuttavia, è altrettanto vero che una macchina, per quanto inefficiente, garantiva almeno un presidio amministrativo e decisionale. In questi anni di assenza, molti territori - soprattutto le aree interne - hanno visto acuirsi le disuguaglianze infrastrutturali. Il ritorno delle province potrebbe rappresentare l'occasione per ricucire queste fratture, ma serviranno rigore, visione strategica e un chiaro disegno finanziario. E servirà inoltre del personale adeguato, di cui attualmente non possono disporre nemmeno gli uffici regionali: basti vedere la moria di dirigente e funzionari che ha causato le dimissioni di Di Mauro dall'assessorato all'Energia, o i ritardi nell'approntare i progetti previsti dal Pnrr, motivo per cui Schifani ha suonato la sveglia ai direttori di 15 dipartimenti regionali.
Nel breve periodo, è probabile che i nuovi organi si concentrino sul riordino interno e sulla mappatura delle priorità, a partire da scuole e viabilità. Alcuni presidenti già eletti hanno annunciato audit e piani urgenti di manutenzione. Ma senza un rifinanziamento organico e trasparente, il rischio è che le province tornino ad avere gli stessi problemi di prima, aggravati da un decennio di abbandono.
La Regione dovrà quindi affrontare una scelta politica: continuare a gestire i fondi in modo frammentario (dando respiro agli enti intermedi solo in prossimità di manovre e manovrine finanziarie), o costruire un quadro normativo e finanziario stabile. Un'operazione non solo contabile, ma di visione istituzionale. Per i siciliani, il ritorno delle Province potrà essere un'opportunità solo se non si limiterà a una restaurazione, ma si tradurrà in servizi migliori, strade percorribili e scuole più sicure. Altrimenti sarà solo un altro giro di valzer nel labirinto della burocrazia regionale. In cui tutti i partiti dicono di aver vinto: in realtà potrebbero aver perso in partenza.
agrigentooggi.it
Aeroporto Sì: Il Comitato Civico Infrastrutture Rinnova l'Impegno e la Speranza per la Realizzazione dell'Aeroporto Agrigentino
Il futuro dell'aeroporto della Fascia Centro Meridionale della Sicilia è stato al centro delle attenzioni, con un significativo messaggio di speranza e collaborazione lanciato dal Comitato Civico Infrastrutture ed Aeroporto della Fascia Centro Meridionale della Sicilia. In una nota ufficiale, il presidente del comitato, Angelo Principato, ha espresso le sue più sentite congratulazioni per la recente elezione del neo presidente del Libero Consorzio dei Comuni Agrigentini, sottolineando la disponibilità a collaborare con la nuova amministrazione.
Nel suo comunicato, il comitato ha confermato la volontà di continuare a lavorare al fianco della nuova leadership per migliorare le infrastrutture, con particolare attenzione alla realizzazione dell'aeroporto agrigentino. Il presidente del comitato ha dichiarato di non aver ricevuto segnali contrari riguardo alla priorità di portare avanti il progetto, e ha ribadito la necessità di un impegno congiunto per superare le sfide legate alla sua sostenibilità e operatività."Desideriamo collaborare con Lei, come abbiamo fatto con i Suoi predecessori, per contribuire alla realizzazione di quelle iniziative che possano migliorare le infrastrutture del nostro territorio, tra le quali l'aeroporto della Fascia Centro Meridionale", ha scritto il comitato, riconoscendo l'importanza strategica del sito per lo sviluppo socio-economico della provincia.
Con un richiamo all'importanza di un lavoro sinergico, il comunicato esprime l'auspicio che il nuovo presidente e il suo staff possano dare nuova linfa alle questioni infrastrutturali, con particolare focus su investimenti e sviluppo. La risposta del neo presidente, infatti, sembrerebbe essere stata favorevole, con parole di apertura che lasciano ben sperare per il futuro.
Il comitato, che da anni lavora per sensibilizzare le istituzioni locali sulla necessità di garantire un aeroporto che possa servire come punto di riferimento per l'intero sud della Sicilia, ha anche annunciato la sua disponibilità per un incontro per aggiornare e fare il punto sulla situazione.L'attesa è ora rivolta alla possibilità di intraprendere nuovi percorsi con l'amministrazione del Libero Consorzio, per giungere a soluzioni concrete che possano far decollare definitivamente il nostro aeroporto, facendo di Agrigento un crocevia fondamentale per il turismo e lo sviluppo economico regionale.