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Ex provincia Agrigento: non ci sono assessori, non si giura e... tante altre curiosità.
Dopo che l'Ufficio Elettorale ha proclamato eletti Giuseppe Pendolino alla carica di presidente del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, ha pure proceduto alla proclamazione quali consiglieri dei 12 candidati aventi diritto alla carica. Secondo l'ordine basato sulla cifra individuale maggiore, i consiglieri sono: Anna Triglia, Gioacchino Nicastro, Vito Terrana, Giuliano Traina, Giuseppe Ambrogio, Domenico Scicolone, Gaspare Castronovo, Anna Alongi, Mirko Cinà, Alessandro Grassadonio, Antonino Amato, Giovanni Cutrera. Entrata in funzione e gratuità delle cariche.Presidente e consiglieri sono entrati in funzione, all'atto della proclamazione degli eletti, tenuto conto che non c'è bisogno di prestare giuramento, avendolo prestato già, nella qualità di sindaci o di consiglieri comunali. Inoltre, gli incarichi di presidente del libero Consorzio comunale e di componente del Consiglio del libero Consorzio comunale sono tutti esercitati (come vedremo anche quello di componente dell'assemblea dei sindaci) a titolo gratuito. In altri termini, non c'è indennità di carica né gettone di presenza.Infatti, i sindaci e i consiglieri comunali che fanno parte degli organi del Libero Consorzio Comunale godono già dell'indennità o dei gettoni dei Comuni di provenienza. La legge non prevede giunta e/o assessoriSia il presidente sia i consiglieri durano in carica 5 anni, ma va subito sgombrato il campo da un equivoco: il presidente non deve nominare giunta e/o assessori. Infatti, gli organi del Libero Consorzio Comunale sono: il presidente, il consiglio e l'assemblea dei sindaci. Non c'è giunta.Il Presidente tuttavia nomina, tra i componenti del consiglio del libero Consorzio Comunale, un vicepresidente, che lo sostituisce nei casi di assenza o Impedimento (qualora anche il vicepresidente sia assente o impedito, assume le funzioni di presidente del libero Consorzio comunale il componente del Consiglio più anziano di età -nel caso di specie, Antonino Amato).Il Presidente Pendolino potrà dunque, eventualmente, assegnare deleghe ai consiglieri, nel rispetto del principio di collegialità, secondo le modalità e nei limiti stabiliti dallo statuto (è solo da vedere se è valido lo statuto in essere o se ne dovrà essere approvato un altro, nuovo e più adeguato alla situazione sopravvenuta- noi siamo del parere che possano essere conferite le deleghe nello stesso numero di quando c'era l'elezione diretta e venivano conferite agli assessori).Ovviamente, le deleghe possono essere revocate, in ogni momento, con provvedimento motivato.Funzioni del presidenteEgli è il legale rappresentante dell'ente; convoca e presiede sia l'Assemblea sia il Consiglio del libero Consorzio comunale; sovrintende al funzionamento dei servizi e degli uffici nonché all'esecuzione degli atti; nomina il segretario del libero Consorzio comunale ed i responsabili dei servizi e degli uffici; attribuisce e definisce gli incarichi dirigenziali e quelli di collaborazione esterna; compie tutti gli atti di amministrazione che dalla legge o dallo statuto non siano specificamente attribuiti ad altri organi, al segretario ed ai dirigenti del libero Consorzio comunale.Funzioni del ConsiglioIl Consiglio del libero Consorzio comunale è l'organo di indirizzo politico e di controllo.Esso, a maggioranza assoluta dei propri componenti, approva il regolamento per il proprio funzionamento; i bilanci di previsione, consuntivi e pluriennali, proposti dal Presidente del libero Consorzio comunale; i regolamenti tutti; i piani ed i programmi; ed ogni ulteriore funzione attribuita dallo statuto.Funzioni dell'Assemblea dei sindaciL'Assemblea dei sindaci approva lo statuto e le sue modifiche, su proposta del Consiglio del libero Consorzio comunale.
Inoltre, l'Assemblea ha poteri propositivi e consultivi, secondo quanto disposto dallo statuto.
SICILIATV
Forza Azzurri è la prima forza politica della provincia di Agrigento.
Con la pubblicazione dei dati ufficiali della Prefettura, la lista Forza Azzurri, promossa da Forza Italia e fortemente voluta dall'on. Riccardo Gallo e dall'on. Margherita La Rocca Ruvolo, consolida e conferma il suo ruolo di prima forza politica nella provincia di Agrigento.
Con 22.445 voti ponderati, Forza Azzurri si attesta al primo posto tra tutte le liste in competizione, superando nettamente tutte le altre forze politiche, comprese Fratelli d'Italia (15.394), la Dc (22.157), Insieme per la Provincia (18.831), la Lega (5.512) e Uniti per Agrigento (11.543).
"Un risultato straordinario, che rafforza ulteriormente la legittimità politica della strategia azzurra e testimonia la forza del progetto costruito sul territorio attorno a uomini e idee concrete", si legge in una nota diffusa dalla lista Forza Azzurri.
A suggellare il successo è stata anche l'elezione di Giuseppe Pendolino, sindaco di Aragona, alla presidenza del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, figura autorevole e condivisa, sostenuta convintamente da Forza Azzurri come sintesi di equilibrio istituzionale e capacità amministrativa.
"Questo risultato è il frutto di un lavoro lungo e meticoloso", ha dichiarato l'on. Riccardo Gallo, regista dell'intera operazione politica. "Abbiamo costruito una rete territoriale forte, con candidati di valore, ed oggi raccogliamo quanto seminato negli anni. Forza Azzurri non solo vince, ma convince, dimostrando di essere il riferimento politico più credibile e radicato in provincia."
ILSICILIA
Tantillo: "Voto ex Province aiuterà i Comuni. Scontri con Amenta? Nell'Anci coesistono sensibilità politiche diverse"
Presidente del Consiglio comunale di Palermo, ma anche vicepresidente del Consiglio regionale dell'Anci e coordinatore della Conferenza Nazionale dei Consigli comunali dell'Anci. Intervistato da ilSicilia.it, Giulio Tantillo ha affrontato diversi temi legati alle difficoltà e alle fragilità degli Enti locali siciliani, parlando anche del suo ruolo all'interno dell'Anci e degli scontri avuti con il presidente dell'Anci Sicilia Paolo Amenta.
Presidente Tantillo, la settimana appena trascorsa ha lasciato un segno indelebile per la politica Sicilia, con il voto di secondo livello per eleggere i componenti del Consiglio metropolitano. Da vicepresidente del Consiglio regionale dell'Anci ha avuto modo di comprendere le criticità che affliggono i Comuni. Quali sono e come cambia adesso la situazione?
"Le criticità principali dei Comuni sono legate alla sostenibilità finanziaria e alla carenza di personale.
Le entrate tributarie insufficienti, unite ai vincoli di spesa sempre più stringenti, limitano gli investimenti in servizi essenziali. Il blocco del turnover ha lasciato amministrazioni sottodimensionate, costrette a gestire competenze complesse con organici inadeguati. A ciò si aggiunge che negli ultimi anni, soprattutto per i Comuni più piccoli per i quali l'esistenza di un'amministrazione di area vasta era essenziale, l'eliminazione delle provincie ha di fatto sovraccaricato i municipi senza però garantire adeguate risorse umane ed economiche. I sindaci e i Consigli comunali, che restano la prima interfaccia dello Stato di fronte ai cittadini, si sono trovati a dover gestire problematiche ampie, senza avere però gli strumenti adeguati.
Il voto per i Consigli metropolitani e per il presidenti dei Liberi Consorzi, certamente contribuirà a migliorare la situazione: la loro ricostituzione permette di ricostruire progressivamente le funzioni e le capacità delle ex provincie e questo, soprattutto per alcuni servizi ai cittadini come la gestione di rifiuti, la mobilità e alcuni servizi per le categorie più fragili, renderà possibile ottimizzare le risorse in un'ottica di scala, alleggerendo i Comuni. L'Anci non potrà che favorire l'indispensabile dialogo tra sindaci e nuovi presidenti per creare sinergie concrete, senza dimenticare ovviamente la sinergia e la collaborazione con il Governo regionale e con quello nazionale. L'obiettivo è trasformare questa complessa architettura istituzionale in azioni, anteponendo l'efficienza alle logiche di parte".
Tra le difficoltà maggiori riscontate dai Comuni siciliani vi sono certamente quelle legate all'approvazione dei bilanci di previsione. Secondo gli ultimi dati del Centro Studi Enti Locali in Sicilia solo il 32% dei Comuni è riuscito a rispettare i termini. Quali sono secondo lei le cause?
"Come ho detto, quello della situazione finanziaria è appunto il primo problema dei Comuni siciliani. Il dato che lei ha citato parla da solo e dimostra come questo problema sia del tutto trasversale e talmente diffuso da non poter essere addebitato, al netto ovviamente delle specifiche situazioni locali, a presunte incapacità degli amministratori o dei Consigli comunali. È evidente che c'è un problema strutturale, che deriva come dicevo da un sistema di regole che a livello nazionale appare troppo ingessato, bloccando spesso risorse o rendendo difficile la programmazione.
In Sicilia abbiamo poi un problema atavico, divenuto in qualche modo strutturale, che è quello della difficoltà di esazione delle imposte o della riscossione dei tributi o delle sanzioni. È un fenomeno che presenta in Sicilia punte di evasione clamorose, oltre il 60%, e che inevitabilmente ricade interamente sulle finanze comunali innescando un circolo vizioso: il mancato pagamento determina la difficoltà a garantire servizi e i servizi inefficienti incentivano l'evasione.
Da un lato il passaggio delle competenze all'Agenzia delle Entrate - Riscossione renderà possibile aumentare il tasso di riscossione, ma è evidente che vi è anche un fenomeno che è lo specchio della crisi economica che colpisce famiglie e imprese. Occorre ripensare il sistema, anche modificando le norme nazionali dando ai Comuni una maggiore flessibilità nella gestione delle risorse e nella predisposizione dei bilanci".
Ricoprendo anche il ruolo di coordinatore della Conferenza Nazionale dei Consigli comunali dell'Anci ha certamente una visione più ampia di quelle che sono le differenze e le similitudini tra le realtà siciliane e del resto d'Italia. Sulla base di ciò, quali soluzioni potrebbero adottare i Comuni siciliani per risollevare le proprie sorti?
"Quella siciliana è certamente una situazione particolare, con una sofferenza in capo ai Comuni che si riscontra in molte regioni del Sud. Come detto, vi è certamente alla base anche una situazione complessiva di criticità economica.
Vi è tuttavia un netto miglioramento, come dimostrano i recenti dati sull'occupazione giovanile e femminile, con la Sicilia che mostra un aumento dell'occupazione più alto rispetto alla media nazionale, e il rapporto di UnionCamere sulla nascita di nuova imprenditoria nelle diverse regioni, con la Sicilia seconda solo al Lazio per numero di nuove imprese registrate nell'ultimo anno. In questo quadro è evidente che la risposta non può essere affidata alle singole amministrazioni né ai Comuni siciliani. Serve un approccio istituzionale che veda insieme un impegno del Governo e del Parlamento nazionale. Sul fronte regionale, i dati che citavo prima confermano che vi un netto miglioramento".
In più di un'occasione, nei mesi scorsi, ha contestato e si è dissociato da alcune dichiarazioni del presidente dell'Anci Paolo Amenta. Come prosegue oggi il dialogo?
"L'Anci è per sua natura un'associazione all'interno della quale coesistono e devono coesistere culture e sensibilità politiche diverse. Rappresentare tutti i sindaci della Sicilia è un po' come rappresentare tutti i consiglieri comunali di una città: bisogna saper mettere da parte, ovviamente senza rinunciarvi o negandoli, i propri convincimenti e le proprie posizioni di parte e di partito, per dare voce e rappresentanza a tutte quelle sensibilità e culture. L'Anci è la voce di tutti i sindaci e di tutti i Comuni e nel farlo deve prendere sempre e comunque posizione a favore dei sindaci e dei Comuni, in un'ottica di dialogo costruttivo con tutte le istituzioni nazionali e regionali. Questo ovviamente non esclude che a volte si possano o si debbano prendere posizioni forti, anche rispetto alle altre istituzioni, ma questo deve avvenire solo dopo un confronto aperto, un dibattito chiaro e soprattutto dopo decisioni assunte dagli organi collegiali dell'Associazione. Altrimenti, paradossalmente, si rischia proprio di danneggiare i Comuni, facendo apparire l'Anci come un soggetto di parte e quindi negandole spazi di agibilità e dialogo che sono invece indispensabili".
Oltre a ricoprire un ruolo chiave all'interno dell'Anci, lei è uno degli esponenti di spicco di Forza Italia, stesso partito del presidente della Regione Siciliana Renato Schifani. In un certo senso, possiamo affermare che riveste anche una figura di ponte, di dialogo, tra Anci e la Regione?
"Nel momento in cui si assumono incarichi istituzionali di garanzia, come è quello del presidente del Consiglio comunale, ovviamente non si cancella la propria storia politica e soprattutto non si cancellano i propri valori di riferimento. E non si cancellano anche i rapporti personali e la propria credibilità istituzionale.
In tanti abbiamo affermato da sempre che la storia personale ed istituzionale del presidente Schifani sia uno degli elementi "di garanzia" che hanno permesso al suo Governo regionale di raggiungere importanti risultati per la Sicilia e di instaurare un dialogo ed una collaborazione senza precedenti con il Governo nazionale. Dico questo per sottolineare che quando si amministra si deve mettere a disposizione della propria comunità ogni risorsa ed ogni competenza, anche quelle personali, legate a rapporti politici ed umani. La mia storia politica, inscindibile da quella di Forza Italia in Sicilia e nel Paese, mi lega umanamente e politicamente al presidente Schifani, questo solido rapporto è un ulteriore strumento a servizio delle nostre comunità".
LENTEPUBBLICA
Ecco come cambierà la PA con il disegno di legge Zangrillo per il 2025.
Il disegno di legge promosso dal Ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, a partire dal 2025 in corso ha intenzione di cambiare il volto del settore pubblico: scopriamo quali sono tutte le novità previste in questo approfondimento.
Obiettivi misurabili, soft skill, merito e trasparenza: la nuova PA punta sulla performance reale e sull'evoluzione professionale strutturata. Un provvedimento che promette di trasformare in modo radicale il modo in cui vengono valutati i dipendenti pubblici e si sviluppano le loro carriere. Il cuore della proposta risiede nell'introduzione di un sistema meritocratico in grado di premiare concretamente chi dimostra impegno, competenza e capacità, segnando un passaggio deciso da una cultura burocratica a una cultura del risultato.
Come cambia il volto della PA a partire dal 2025 con il disegno di legge Zangrillo?
La riforma interviene su due pilastri fondamentali:
da un lato, un rinnovato sistema di valutazione della performance individuale e collettiva;
dall'altro, nuove modalità di accesso e avanzamento nei ruoli dirigenziali.
L'obiettivo dichiarato è duplice:
migliorare l'efficienza delle amministrazioni pubbliche
e rendere più attrattivo l'impiego nella PA per le nuove generazioni di lavoratori qualificati.
Una svolta nel sistema di valutazione
Il primo e forse più importante cambiamento riguarda la modalità con cui verranno misurate le prestazioni dei dipendenti pubblici. Non si tratterà più solo di verificare se siano stati portati a termine determinati compiti, ma di valutare anche come questi obiettivi sono stati raggiunti. In altre parole, alla misurazione dei risultati professionali si affiancherà l'osservazione di qualità trasversali, come l'attitudine alla collaborazione, la capacità di guidare un gruppo, la propensione all'innovazione e la responsabilità individuale.
L'impianto della riforma stabilisce che gli obiettivi debbano essere assegnati entro il primo trimestre di ogni anno, in modo chiaro e con indicatori oggettivi. A cambiare è anche la struttura del processo valutativo, che non sarà più solo verticale - cioè affidato al superiore diretto - ma coinvolgerà una pluralità di soggetti, interni ed esterni all'ente. Si tratta di un passo avanti verso una valutazione più partecipativa e bilanciata, in linea con le buone pratiche internazionali.
Per evitare che tutti i dipendenti ottengano giudizi di eccellenza - come avviene attualmente in circa il 98% dei casi, secondo i dati forniti dallo stesso ministro - il nuovo sistema prevede che solo una quota limitata, non superiore al 30% del totale, possa accedere alla fascia di valutazione più alta. Questo vincolo dovrebbe stimolare una reale competizione basata sul merito e incentivare comportamenti virtuosi all'interno delle organizzazioni.
Una carriera costruita sulle competenze
Accanto alla riforma del sistema valutativo, il disegno di legge introduce anche un modello innovativo per la crescita professionale, in particolare per l'accesso alla dirigenza. L'idea è quella di valorizzare l'esperienza e le capacità dimostrate sul campo, integrando - e in parte superando - i meccanismi concorsuali tradizionali.
Per accedere alla dirigenza di seconda fascia, sarà possibile riservare fino al 30% dei posti disponibili a funzionari con almeno cinque anni di anzianità o a dipendenti con due anni nell'area dell'alta qualificazione. Si tratta di una via alternativa che punta a riconoscere i meriti maturati nel tempo, introducendo una procedura di selezione articolata in più fasi: una prima, comparativa, per individuare i candidati idonei a un incarico temporaneo, e una seconda, basata sull'osservazione e valutazione del lavoro svolto, per l'eventuale conferma definitiva nel ruolo.
Il percorso per la dirigenza di prima fascia seguirà un modello analogo, con l'assegnazione del 50% dei posti attraverso la nuova procedura, che coesisterà con gli altri due canali già esistenti: il corso-concorso organizzato dalla Scuola Nazionale dell'Amministrazione (SNA), che continuerà a coprire metà dei posti, e i concorsi ordinari banditi dalle singole amministrazioni, ai quali resterà il restante 20%.
Commissioni indipendenti e nuove garanzie
Per garantire imparzialità, trasparenza e pari opportunità, il disegno di legge prevede che le selezioni per l'assegnazione degli incarichi dirigenziali siano gestite da commissioni autonome, composte da sette membri. Quattro di essi saranno dirigenti generali della stessa amministrazione, mentre gli altri tre verranno scelti tra esperti esterni provenienti da altre PA o dal settore privato, uno dei quali svolgerà il ruolo di presidente. Non mancano le cautele per evitare conflitti di interesse: i commissari saranno estratti a sorte e non potranno far parte della commissione per due mandati consecutivi. Inoltre, non avranno diritto di voto né il dirigente sovraordinato al candidato né il componente dell'organismo indipendente di valutazione che parteciperanno ai lavori in qualità di osservatori.
Un Albo nazionale di esperti in valutazione del personale, istituito presso il Dipartimento della Funzione Pubblica, faciliterà l'individuazione dei professionisti da coinvolgere nelle commissioni.
Le prove di selezione
Il nuovo modello di selezione prevede due fasi iniziali. Nella prima, si analizzerà la performance pregressa del candidato e il suo comportamento organizzativo. Saranno determinanti sia un colloquio motivazionale-attitudinale sia una relazione dettagliata, firmata dal dirigente superiore, che illustri le capacità di leadership dimostrate.
Seguirà una seconda prova, di natura esperienziale, pensata per valutare la capacità di affrontare situazioni complesse e prendere decisioni efficaci. Solo chi supererà entrambe le fasi potrà accedere a un incarico dirigenziale a tempo determinato, con durata massima di tre anni, eventualmente rinnovabile una sola volta, e sempre subordinato a una nuova valutazione favorevole.
L'inserimento definitivo nella dirigenza avverrà solo dopo quattro anni di incarico e previa ulteriore verifica positiva della qualità del lavoro svolto. In questo modo, l'accesso alla leadership pubblica sarà il frutto di un percorso concreto di crescita e responsabilità.
Una PA più attrattiva e al passo con l'Europa
Secondo il ministro Zangrillo, la portata del disegno di legge è "storica". Il nuovo approccio alla gestione del personale rappresenta un salto di qualità nella cultura organizzativa del settore pubblico, che non solo migliorerà l'efficienza dei servizi offerti ai cittadini, ma contribuirà anche a rendere l'amministrazione più interessante per i giovani talenti.
Infatti, il legame sempre più stretto tra impegno, risultati e opportunità di crescita, accompagnato da valutazioni trasparenti e coerenti, dovrebbe rendere più competitivo il lavoro pubblico rispetto a quello privato. Un cambiamento che, se attuato pienamente, potrà contribuire anche a contrastare il cronico invecchiamento del personale nelle amministrazioni, favorendo un ricambio generazionale qualificato.
Verso una nuova cultura del lavoro pubblico
Il disegno di legge Zangrillo, articolato in 14 articoli, costituisce un tentativo organico di aggiornare e potenziare l'intero sistema delle risorse umane della Pubblica Amministrazione. Con la sua attenzione alle competenze trasversali, la volontà di premiare davvero il merito e la spinta verso una maggiore responsabilizzazione dei dirigenti, il provvedimento si propone di creare ambienti di lavoro più dinamici, motivanti e orientati al risultato.
In definitiva, si tratta di una riforma che mira a restituire centralità al valore delle persone all'interno delle strutture pubbliche. La sfida, ora, sarà quella della concreta attuazione: tradurre le buone intenzioni in pratiche quotidiane che rendano più efficace, giusta e moderna la macchina amministrativa italiana.
ILSOLE24ORE
La Lega va avanti sull'Autonomia, legge delega al prossimo Consiglio dei ministri.
Nel testo vengono individuati - distinti per funzioni e non più per materie, come indicato dalla Consulta - gli standard minimi di servizio pubblico che sono indispensabili a garantire, da Nord a Sud, i diritti civili e sociali che la Costituzione tutela.Con passo da maratoneta, la Lega non molla e va avanti sull'attuazione dell'Autonomia differenziata, sua battaglia storica. Il padrino della riforma, il ministro Roberto Calderoli, è pronto con la legge delega per la determinazione dei Lep, i Livelli essenziali di prestazione. La presenterà al Consiglio dei ministri la prossima settimana, al massimo quella successiva. Il responsabile degli Affari regionali e dell'Autonomia l'ha detto nel suo mini tour tra Trento e Bolzano, dove si vota per le Comunali.
GIORNALE DI SICILIA
Siccità, piogge insufficienti in Sicilia: l'agricoltura torna a tremare.
I coltivatori temono il bis dello scorso anno. Il capo della Protezione civile siciliana Salvo Cocina: «Scatteranno inevitabilmente i razionamenti sulla parte occidentale»
Gli occhi sono sempre puntati al cielo, nella speranza che le previsioni meteo si rivelino giuste e che tra lunedì e martedì della settimana entrante possa piovere, ma il quadro sembra ormai delineato, perché le precipitazioni attese, probabilmente le ultime della primavera se non dell'estate, non muteranno più di tanto l'orizzonte.
Così, anche per questa estate, «scatteranno inevitabilmente i razionamenti del servizio idrico, quantomeno sul versante occidentale dell'Isola, dove ha piovuto molto meno», rimarca il capo della Protezione civile siciliana, Salvo Cocina, ricordando subito che «le riduzioni ci sono sempre state» e che, «anche se la situazione è seria, i territori sotto osservazione riusciranno a traghettare i prossimi mesi senza grossi problemi, anche grazie al revamping dei dissalatori, in particolare quelli di Porto Empedocle, i cui lavori partiranno a giugno, e di Trapani», dove i cantieri slitteranno a luglio a seguito della Valutazione di incidenza ambientale.
La task force regionale anti-siccità timonata dallo stesso Cocina si riunirà mercoledì e giovedì prossimi per un aggiornamento sui volumi invasati nelle dighe trapanesi, agrigentine e palermitane, ma la turnazione appare certa.