QUI LICATA
"Festa della Legalità", istituzioni e sindaci dell'Agrigentino a Favara.
A Favara, ieri, ha avuto luogo la Festa ella Legalità, alla quale hanno partecipato istituzioni e sindaci di vari Comuni agrigentini.
Ecco il comunicato stampa diffuso dal Libero Consorzio dei Comuni.
"Impegno istituzionale del Presidente Giuseppe Pendolino che ha partecipato alla festa della Legalità nel territorio di Favara.
La manifestazione, giunta alla sua 17^ edizione e' organizzata dall'Amministrazione di Favara con la presenza delle massime autorità civili e militari e soprattutto con la partecipazione di tutte le scuole e cittadini comuni.
La città di Favara e' stata attraversata da un lungo corteo per testimoniare l'impegno di tutti a favore della legalità e nel ricordo delle tantissime vittime della criminalità organizzata.
E' doveroso non dimenticare i tanti servitori dello Stato, ha dichiarato il Presidente Pendolino, che sono stati uccisi dalla criminalità organizzata come Mario Francese, Ninni Cassarà, Antonino Saetta, l'appuntato Calogero Cicero, il carabiniere Fedele De Francisca e Peppino Impastato.
Durante la manifestazione e' stata, altresì, inagurata l'opera artistica 'La Scaletta della Legalità' realizzata dal maestro Lillo Todaro in corso Vittorio Veneto e consegnato il V Trofeo 'G. Tuzzolino/G. Parello' alla città di Agrigento in presenza del Sindaco Francesco Miccichè".
IL FATTO QUOTIDIANO
Ad Agrigento è già emergenza siccità: interruzioni dell'acqua fino a 10 giorni e tornano le autobotti
In provincia ripartono le assemblee pubbliche, l'assessore: "Costretti a elemosinare un diritto fondamentale". E arriva la beffa: gli aumenti delle bollette.
L'acqua due volte nel mese di maggio, nonostante un autunno di piogge prolungate. Ritornano le autobotti ad Agrigento, anche se forse non hanno mai lasciato la provincia. Tra le strade però si fanno più frequenti gli avvistamenti perché in piena primavera la provincia già boccheggia e in alcuni paesi l'acqua è un miraggio. "Siamo disperati", dicono i cittadini di Aragona, paese in provincia di Agrigento, che in una assemblea pubblica hanno chiesto come sia possibile che i turni dell'acqua saltino così spesso, lasciando le famiglie con i rubinetti a secco. "Non è più possibile tollerare questo stato di cose - spiega l'assessore Angelo Galluzzo che ha organizzato l'assemblea pubblica - Non possiamo, nel 2025, essere costretti a elemosinare un diritto fondamentale. Assistiamo a turnazioni esasperanti di 8-10 giorni e, spesso, a interruzioni ancora più lunghe. L'acqua che arriva è insufficiente perfino a soddisfare i bisogni minimi di una famiglia".
Tra coloro che assistono anche le famiglie di persone disabili che non hanno la possibilità di garantire igiene alle persone di cui si prendono cura. Quello che preoccupa molti è la situazione in vista dell'estate, considerando che tra i temi al centro della questione c'è anche quello di una distribuzione iniqua tra comuni della stessa provincia. La preoccupazione è tanta perché dall'estate passata alla storia per essere quella delle dighe a secco a quella alle porte è passato un anno, ma gli interventi fattivi per migliorare la situazione della provincia di Agrigento, Caltanissetta ed Enna sono ancora un miraggio. Se l'unica cosa che non può controllare la Regione Siciliana è la pioggia, anche quando questa c'è, dell'acqua che arriva non si salva neanche la metà: se, infatti, una parte si perde nelle dighe mai manutenute, o non collaudate o non sicure, un'altra metà si perde nelle condotte idriche. Le dighe vuote, in cui la scorsa estate sono morti pure i pesci, potevano essere un aiuto per ripulirle dal fango che non permette il riempimento in tempo di piogge, anzi limita di molto la raccolta dell'acqua piovana, nessun intervento del genere è stato fatto.
La dispersione continua nelle condotte: la provincia che più perde l'acqua nelle tubature è Agrigento, capace di sprecare il 50% delle risorse idriche a causa di una rete vetusta. Anche in questo caso dopo anni di stop e presunti illeciti (come il caso di Girgenti Acque) i lavori alla rete idrica, che ridurranno le perdite, sono partiti solo ad aprile e dureranno almeno un anno e mezzo, quindi almeno altre due estati. Di questa situazione carente, però, il governatore Renato Schifani, che ha inaugurato i lavori con tanto di taglio del nastro, ha sempre dato la colpa ai governi precedenti, cioè al suo predecessore, oggi ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, che a sua volta dà la colpa della crisi idrica a chi ha amministrato la Sicilia in questi anni, e così via.
La nuova rete, un investimento di 30 milioni di euro, arriverà quindi nel 2027. La Sicilia quindi potrà fare leva solo sui dissalatori, ma per questa estate, però, non saranno pronti neanche questi i cui lavori sono appena partiti. In questo caso, non si andranno a riprendere i vecchi dissalatori arrugginiti che moriranno alle porte del mare cristallino di quella che è chiamata La costa del mito, ma ne sorgeranno di nuovi. I comuni siciliani chiedono la proroga dello stato d'emergenza. Quello che cambia sono però le tariffe, da Enna ad Agrigento, infatti si annunciano aumenti delle bollette che vanno dal 5% al 7%, per una distribuzione che, di fatto, non c'è. "Erano illegittime le tariffe sinora attuate - dice Salvatore Licari, della Consulta di Aica, l'organo di controllo all'interno del gestore del servizio idrico ad Agrigento - Questo aumento dell'acqua è un abuso e un arbitrio non suffragato da norme di legge, un atto di forza illegittimo per cui andremo a lottare in tutte le sedi". Intanto le strutture turistiche della provincia tremano, pensando di ripetere un'altra stagione come quella dello scorso anno, dove i b&b dovevano ricorrere ad autobotti, proprio nell'anno in cui si attende l'exploit, considerando che proprio Agrigento è capitale della cultura italiana.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/11/agrigento-siccita-emergenza-acqua-interruzioni-autobotti...
CANICATTI WEB
Libero Consorzio di Agrigento, dalla Regione oltre 10 milioni di euro.
La Regione assegna 108 milioni di euro a Città metropolitane e Liberi consorzi comunali della Sicilia per garantirne la piena funzionalità amministrativa e operativa, soprattutto per quanto riguarda servizi fondamentali come viabilità provinciale ed edilizia scolastica. La ripartizione è stata effettuata con un decreto firmato dagli assessori regionali alla Funzione pubblica e alle autonomie locali, Andrea Messina, e all'Economia, Alessandro Dagnino.
I criteri di suddivisione delle risorse hanno preso in considerazione la popolazione residente, il numero delle classi scolastiche presenti nel territorio, l'estensione territoriale e la lunghezza della rete viaria di competenza. Nel dettaglio si tratta di 57.348.275,45 euro per le tre Città metropolitane (22.568.394,92 euro a Palermo, 15.166.110,47 euro a Messina e 19.613.770,06 euro a Catania) e di 50.651.724,55 euro per i Liberi Consorzi di Agrigento (10.454.806,58 euro), Caltanissetta (7.486.021,83 euro), Enna (6.593.323,54 euro), Ragusa (6.674.878,84 euro), Siracusa (9.780.982,05 euro) e Trapani (9.661.711,71 euro). Le risorse consentiranno agli enti di esercitare in modo efficace le funzioni fondamentali loro attribuite dalle norme, assicurando continuità e qualità nei servizi ai cittadini, in una fase cruciale per il rilancio delle autonomie locali in Sicilia.
"Si tratta di un provvedimento strategico - dice l'assessore Messina - che conferma l'impegno della Regione nel sostenere gli enti intermedi. Con il recente rinnovo degli organi dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane, peraltro, si apre una nuova fase politica e amministrativa: queste risorse offrono fin da subito ai nuovi rappresentanti provinciali la possibilità concreta di intervenire in modo tempestivo e mirato, rispondendo ai bisogni dei territori. Investire nella funzionalità di questi enti significa garantire la continuità nei servizi essenziali delle comunità, dalla manutenzione delle strade provinciali alla gestione delle scuole superiori".
IL MODERATORE
Agrigento: il neo Presidente del Libero Consorzio Comunale Pendolino incontra il Col. t.ST Edoardo Moro della Guardia di Finanza.
Visita istituzionale alla caserma di via Atenea: focus su evasione fiscale, spesa pubblica e criminalità organizzata.
Questa mattina Giuseppe Pendolino, neo Presidente del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, ha effettuato una visita ufficiale alla caserma della Guardia di Finanza di via Atenea, dove è stato ricevuto dal Comandante Provinciale, Colonnello t. ST Edoardo Moro.
Durante l'incontro, il Col. Moro ha illustrato l'intensa attività quotidiana svolta dal Corpo sul territorio provinciale, sottolineando il ruolo cruciale della Guardia di Finanza nel contrasto all'evasione fiscale, alle frodi e alla distorsione della concorrenza, nonché nella prevenzione e repressione degli illeciti legati alla spesa pubblica e al rischio di infiltrazioni mafiose nel sistema economico locale.
"Il nostro obiettivo - ha dichiarato Moro - è garantire un ambiente sano e competitivo per le imprese, proteggendo al contempo i cittadini da forme di illegalità che minano la fiducia nello Stato".
Il Presidente Pendolino ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto dal Corpo e ha ringraziato per l'accoglienza ricevuta. "È fondamentale - ha affermato - costruire un rapporto di sinergia tra enti locali e forze dell'ordine, per affrontare in maniera concreta le sfide del territorio. Da parte mia, piena disponibilità a una collaborazione leale e produttiva".
L'incontro segna l'avvio di un dialogo interistituzionale mirato al rafforzamento della legalità e della trasparenza amministrativa, elementi considerati prioritari per lo sviluppo sociale ed economico della provincia di Agrigento.
LENTEPUBBLICA
Certificazione medica non idonea: dipendente pubblico va licenziato.
È legittimo il licenziamento del dipendente pubblico in caso di esibizione di certificazione medica non idonea per congedo per cure connesse allo stato di invalidità.
L'assenza priva di valida giustificazione prevista dall'art. 55 quater, lett. b), del d.lgs. n. 165 del 2001 sussiste, nell'ipotesi di congedo per cure di cui all'art. 7, comma 1, del d.lgs. n. 119 del 2011, qualora la relativa domanda non sia accompagnata, ai sensi del successivo comma 2 del citato art. 7, da richiesta del medico convenzionato con il Servizio sanitario nazionale o appartenente ad una struttura sanitaria pubblica dalla quale risulti la necessità di tali cure in relazione all'infermità invalidante riconosciuta, a nulla rilevando la documentazione che eventualmente si limiti ad attestarne, successivamente, l'avvenuta erogazione.
Il caso
Agli "Ermellini" è stato sottoposto il ricorso presentato da una dipendente di un'azienda sanitaria locale, finalizzato alla cassazione della sentenza resa dalla corte territoriale competente, che aveva respinto il gravame interposto nei confronti della pronuncia resa dal giudice di prime cure, con la quale era stata rigettata la doglianza avverso il licenziamento irrogato (con richiesta di reintegra nel posto di lavoro) a seguito di assenza ingiustificata dal servizio in relazione alla quale non erano stati trasmessi idonei giustificativi, con conseguente irrogazione della predetta sanzione espulsiva con preavviso di quattro mesi, non essendo stata accolta la prospettazione difensiva avanzata consistente nell'aver inviato istanza di congedo per cure ex art. 7 del d.lgs. n. 119/2011, con indicazione del periodo di fruizione del congedo e con successiva produzione di certificato attestante l'effettuazione delle cure rilasciato da un centro di fisioterapia.
I motivi di ricorso
La censura avverso la pronuncia resa dal giudice d'appello è stata affidata a due motivi.
Primo motivo: insussistenti le assenze ingiustificate
Con la prima doglianza la parte ricorrente ha ritenuto come insussistenti le assenze ingiustificate contestatele, atteso che, nonostante la mancata presentazione della richiesta del medico attestante la necessità della cura, non era esclusa la possibilità che il lavoratore potesse produrre, a giustificazione dell'assenza, anche un'attestazione cumulativa, rappresentando, comunque, che, pur in mancanza di un riscontro esplicito da parte dell'amministrazione datrice di lavoro, aveva ritenuto, anche alla luce della prassi seguita in passato in casi del genere, che l'istanza di congedo fosse stata accolta implicitamente.
Il rigetto dei giudici del primo motivo di ricorso
Ai giudici di Piazza Cavour il motivo di doglianza interposto è stato ritenuto infondato alla luce del disposto recato sia dall'art. 55-quater, lett. b), del d.lgs. n. 165/2001, sia dall'art. 7, commi 1, 2 e 3, del d.lgs. n. 119/2011, alla cui lettura si fa rinvio.
Al riguardo, alla pronuncia in disamina è bastato affidarsi a precedenti arresti degli "Ermellini" per non accogliere il motivo avanzato.
I precedenti giuridici
Ed invero, è stato rammentato che la suprema magistratura di legittimità (Cass., Sez. L, n. 17335 del 25 agosto 2016) ha chiarito che, "ai sensi dell'art. 55 quater, lett. b), del d.lgs. n. 165 del 2001, l'assenza per malattia è priva di rilievo disciplinare non se è solo 'esistente od è (anche) comunicata', ma quando è 'giustificata' nelle forme, inderogabili, previste dall'art. 55 septies, comma 1, sicché solo se sia stata attestata da certificazione medica rilasciata da una struttura sanitaria pubblica o da un medico convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale" e che (Cass., Sez. L, n. 17600 del 21 giugno 2021), "in tema di pubblico impiego privatizzato, l'assenza priva di valida giustificazione per un numero di giorni, anche non continuativi, superiore a tre nell'arco di un biennio, consente l'intimazione della sanzione disciplinare del licenziamento, ai sensi dell'art. 55 quater, lett. b), del d.lgs. n. 165 del 2001, purché non ricorrano elementi che assurgano a 'scriminante' della condotta tenuta dal lavoratore, tali da configurare una situazione di inesigibilità della prestazione lavorativa, in relazione sia all'adempimento della prestazione principale sia agli obblighi strumentali di correttezza e diligenza".
L'assenza della documentazione
Declinando nella fattispecie concreta sub iudice le predette coordinate giurisprudenziali, è stato osservato nella pronuncia in disamina che la corte d'appello territorialmente competente ha accertato che la prevista documentazione medica mancava, così come risultava che il datore di lavoro non aveva neppure accordato formalmente il permesso in argomento, a nulla rilevando il successivo invio, da parte della ricorrente, del certificato rilasciato da un centro di fisioterapia, certificato che poteva eventualmente provare la sottoposizione alle cure, ma non poteva sostituire l'intervento preventivo di una struttura sanitaria pubblica o di un medico convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale.
Secondo motivo di ricorso: omessa valutazione in concreto
Con il secondo motivo di censura la parte ricorrente si è lamentata della ritenuta omessa valutazione in concreto, da parte della corte territoriale, della gravità del fatto contestato e della proporzionalità tra condotta e sanzione comminata, non essendosi data rilevanza, ad avviso dell'interessata, al fatto che le cure erano state comunque sostenute e che dalla documentazione depositata risultava che le sue azioni erano giustificate.
Il rigetto dei giudici del secondo motivo di ricorso
La doglianza è stata ritenuta inammissibile, in quanto il giudice del gravame aveva svolto un giudizio di proporzionalità e, comunque, lo stesso aveva svolto una valutazione di merito, non sindacabile in sede di legittimità, dalla quale era emerso come la dipendente, nonostante fosse stata più volte richiesta di giustificarsi, non avesse mai ottemperato alle sollecitazioni ricevute, tanto da non presentarsi mai per rendere chiarimenti davanti all'organo competente e da far considerare al giudice del merito tutta la vicenda come caratterizzata da un'inescusabile negligenza della lavoratrice.
Certificazione medica non idonea: dipendente pubblico va licenziato
In conclusione, per i giudici di Piazza Cavour la mancata produzione delle certificazioni normativamente previste per il congedo per cure connesse allo status di invalidità rende la richiesta di congedo viziata ab imis, con l'effetto di far scattare l'ipotesi del licenziamento per assenza priva di valida giustificazione ex art. 55-quater, lettera b) del richiamato d.lgs. m. 165/2001.
GIORNALE DI SICILIA
Trattativa a Roma sui conti: la Regione chiede 500 milioni di euro.
Si apre la partita per compensare i minori incassi dall'Irpef. Se Schifani non otterrà mezzo miliardo dovrà modificare il piano per le due Finanziarie in arrivo all'Ars.
È una partita che vale almeno 500 milioni, forse 700. E dall'esito della quale dipende il programma di breve-medio periodo della Regione. È iniziato il confronto col governo nazionale per le compensazioni dei minori incassi dell'Irpef.
Sulla carta è un passaggio quasi burocratico: lo Stato si è impegnato a versare alle Regioni a statuto speciale somme che coprono le perdite derivanti dalla riforma che ha modificato gli scaglioni dell'Irpef. La Sicilia nei giorni scorsi ha comunicato al ministero dell'Economia a quanto ammonta la perdita: almeno 700 milioni.
Si tratta di stime sufficienti a fornire i parametri della trattativa. La legge nazionale prevede infatti che i 7/10 di quanto incassato restino nell'Isola: dunque la perdita netta per Palazzo d'Orleans sarebbe di oltre 500 milioni.
Su queste basi il dipartimento Finanze dell'assessorato all'Economia, guidato da Silvio Cuffaro, nei giorni scorsi ha avviato il confronto coi tecnici del ministero. Ora però al tavolo siederanno il presidente Schifani e l'assessore Alessandro Dagnino, visto che la partita è tutta politica. Per illustrarla Cuffaro fa riferimento a quanto accaduto l'anno scorso di questi tempi.
GIORNALE DI SICILIA
Crisi idrica in Sicilia, Webuild propone impianti di dissalazione: «Pronti a investire 900 milioni».
Un investimento interamente privato da quasi 900 milioni di euro per risolvere in due anni l'emergenza idrica in Sicilia. È la proposta avanzata dal gruppo Webuild, attivo anche nella realizzazione del Ponte sullo Stretto, che ha consegnato alla Regione un piano in partenariato pubblico-privato per la costruzione di nuovi impianti di dissalazione.
«Nell'arco di due anni - ha dichiarato l'amministratore delegato Pietro Salini - è possibile rendere l'acqua disponibile al rubinetto di casa senza limiti ai cittadini siciliani, con un investimento completamente privato. Questa proposta rappresenta una soluzione pratica all'emergenza idrica». Salini ha ricordato che gli impianti già realizzati dal gruppo servono ogni giorno 20 milioni di persone nel mondo: «Siamo pronti a farlo anche in Sicilia - ha aggiunto - e abbiamo appena consegnato una proposta in partenariato pubblico privato sviluppata a titolo gratuito».
Il piano ha già raccolto consensi: «Siamo certi che l'impegno industriale annunciato da Salini sia non solo credibile, ma attuabile - ha affermato la Lega Sicilia -. Conosciamo la determinazione del presidente Renato Schifani nel voler superare l'emergenza idrica e siamo convinti che la proposta sarà presa in seria considerazione».
Per il vicepresidente della Camera ed esponente di Forza Italia, Giorgio Mulè «la proposta di Webuild alla Regione di realizzare impianti per contribuire a risolvere l'emergenza idrica va accolta col favore che si deve a un'iniziativa positiva per i cittadini dell'Isola». Anche il deputato Alessandro Cattaneo (FI) chiede attenzione: «Credo si debba valutare con attenzione la proposta presentata da Webuild. Può rappresentare una soluzione per garantire l'accesso all'acqua potabile a tutti i cittadini siciliani entro due anni». Dello stesso tenore le parole della sottosegretaria Matilde Siracusano: «È un dramma che ogni anno assilla centinaia di migliaia di siciliani e che mette in ginocchio attività agricole, industriali e zootecniche. Il Ponte sullo Stretto si conferma un attrattore per ulteriori investimenti e opere infrastrutturali. Questa è una grande occasione per la Sicilia».
LENTEPUBBLICA.IT
Spending review 2025: quasi 8 miliardi di tagli per gli enti locali.
Con la Legge di Bilancio 2025 il Governo ha chiesto un contributo significativo agli enti locali: si calcola una cifra pare agli 8 miliardi di euro di tagli dovuti alla spending review. In parallelo, vengono introdotte regole più rigide sui costi di gestione e sull'utilizzo dei fondi pubblici.A dare forma operativa a queste disposizioni è la circolare della Ragioneria Generale dello Stato che raccoglie e sintetizza tutte le regole da seguire nella predisposizione del bilancio di previsione.Il documento ufficiale conferma che la spesa pubblica nazionale, secondo le stime del Ministero dell'Economia, raggiungerà i 915,8 miliardi di euro entro la fine del 2025. Un livello che impone nuove misure di contenimento, articolate su più fronti.
Spending review 2025: quasi 8 miliardi di tagli per gli enti localiUna stretta sui conti pubblici che coinvolgerà in modo diretto anche le autonomie locali. Secondo quanto previsto dal testo approvato a fine dicembre, Comuni, Regioni e altri enti territoriali dovranno concorrere al risanamento della finanza statale con un contributo di quasi 8 miliardi di euro entro il 2029.Riduzioni nei fondi per investimenti localiLa manovra prevede tagli sostanziali ai fondi destinati agli enti locali per investimenti in infrastrutture e servizi. Tra le misure più rilevanti:Una riduzione di 200 milioni di euro nel 2025 per il Fondo per la progettazione delle opere pubbliche, con ulteriori tagli di 100 milioni annui fino al 2029, per un totale di 600 milioni di euro.Una diminuzione di 200 milioni di euro annui dal 2027 al 2029 per i fondi destinati alla rigenerazione urbana.Un definanziamento di 913,5 milioni di euro per i fondi per investimenti comunali veicolati dalle Regioni nel periodo 2025-2029.Tagli di 400 milioni di euro negli ultimi due anni del quinquennio per le "medie opere" dei Comuni e di 140 milioni di euro per le "piccole opere".Queste riduzioni si sommano a ulteriori tagli previsti per il periodo 2025-2029, che includono:Una diminuzione di 295 milioni di euro per i contributi agli investimenti in materia di rete viaria delle Province.Una riduzione di 1,5 miliardi di euro per la sicurezza stradale, colpendo in particolare le Province e le Città metropolitane.Impatto sui Comuni virtuosi e sui piccoli centriLe misure adottate sembrano penalizzare in modo particolare i Comuni che hanno ottenuto maggiori finanziamenti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Secondo l'Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), i tagli sono proporzionali ai fondi PNRR ricevuti, colpendo maggiormente le amministrazioni che hanno investito in progetti per asili nido, case-famiglia, autobus elettrici e parchi pubblici.I piccoli Comuni, già in difficoltà a causa della riduzione dei trasferimenti statali negli ultimi anni, rischiano di subire ulteriori contraccolpi. La cancellazione di fondi come il "Decreto Crescita" e il "Piccole Opere" potrebbe compromettere la capacità di questi enti di garantire servizi essenziali alla popolazione.Nuove regole su compensi e controlliLa manovra introduce inoltre tetti ai compensi per gli organi di vertice di enti pubblici e organismi che ricevono fondi statali, anche in forma indiretta. Le modalità operative di applicazione di tali limiti saranno definite con un decreto del Presidente del Consiglio, atteso nei primi mesi del 2025.Queste disposizioni si estendono anche agli amministratori di fondazioni e società che beneficiano di contributi pubblici "significativi", come stabilirà un ulteriore provvedimento. Per tali soggetti è previsto un rafforzamento dei controlli interni: gli organi di vigilanza dovranno verificare l'uso corretto dei fondi ricevuti e trasmettere annualmente un resoconto dettagliato al Ministero dell'Economia.A partire dal 1° gennaio 2025, anche questi enti dovranno rispettare i limiti di spesa per l'acquisto di beni e servizi, che non potranno superare la media delle spese sostenute nel triennio 2021-2023, come risultante dai loro bilanci approvati.