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agrigentonotizie.it

Abbandono dei rifiuti per strada, la Cassazione mette un punto fermo: "No al sequestro dell'auto"
La suprema corte si è pronunciata su un ricorso della Procura in seguito all'introduzione del reato ma ha bocciato definitivamente la tesi sui sigilli alla vettura

Multa e sanzione penale sì ma niente sequestro: la cassazione mette un punto fermo sancendo un principio su un caso che arriva da Agrigento dove il fenomeno dell'abbandono dei rifiuti è sempre stato particolarmente attuale.Lo scorso ottobre una donna era stata sorpresa ad abbandonare rifiuti in aperta campagna, fra Piano Gatta e Montaperto, e la polizia provinciale, sulla base di una nuova normativa che aveva introdotto un reato specifico, non si era limitata alla sanzione amministrativa ma l'aveva denunciata. La Procura della Repubblica è andata oltre disponendo il sequestro che, tuttavia, non è stata convalidato dal gip e dal tribunale del riesame."Scarsa educazione civica e inesistente rispetto per l'ambiente dell'indagata", ha sottolineato il giudice bocciando tuttavia la tesi secondo cui la disponibilità dell'auto potesse aggravare il rischio di reiterazione del reato.La questione, infine, è approdata davanti alla suprema corte che, di recente, ha pubblicato le motivazioni con cui è stato dichiarato inammissibile il ricorso della Procura di Agrigento sancendo, così, un precedente giurisprudenziale.



lentepubblica.it
pubblico impiego
Gli incarichi "di fiducia" nei Comuni saranno legati al mandato del vertice dell'Ente   In Conferenza Unificata arriva l'ok a diverse proposte dell'Anci in materia di riforma della dirigenza pubblica: in modo particolare, da adesso in poi, gli incarichi "fiduciari" nei Comuni saranno legati al mandato del Sindaco.L'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci) ha espresso parere positivo all'accoglimento da parte della Conferenza Stato-Regioni delle proposte di emendamento sul disegno di legge per la riforma della carriera dirigenziale e del sistema di valutazione delle performance nella Pubblica Amministrazione. Proposte che per l'associazione erano ritenute fondamentali per garantire una maggiore coerenza tra il sistema statale e quello degli enti locali.In particolare, è stato sottolineato come la nuova normativa contribuisca a colmare il divario tra i dirigenti statali e quelli comunali, equiparandone finalmente lo status giuridico.Gli incarichi di "fiducia" nei Comuni saranno legati al mandato del Sindaco
Uno dei nodi centrali affrontati dal disegno di legge riguarda la durata degli incarichi fiduciari assegnati dagli enti locali in base all'articolo 110 del Testo unico degli enti locali (TUEL).
Si tratta di quelle posizioni dirigenziali a tempo determinato che i sindaci possono assegnare in base a criteri "di fiducia", spesso a figure esterne all'amministrazione. Finora, la normativa aveva creato non pochi problemi interpretativi, soprattutto dopo una sentenza della Corte di Cassazione del 2014 che aveva stabilito come anche per questi incarichi dovesse valere la durata minima triennale prevista per i dirigenti di ruolo.Tale orientamento giurisprudenziale aveva di fatto vincolato i primi cittadini a tenere in organico, per almeno tre anni, dirigenti scelti da precedenti amministrazioni, anche quando la loro permanenza risultava incompatibile con le nuove linee programmatiche. Questo ha generato negli anni situazioni paradossali, in cui nuovi sindaci appena eletti si sono trovati costretti a lavorare fianco a fianco con dirigenti di fiducia dei predecessori, a scapito della coerenza e dell'efficacia dell'azione amministrativa.
L'emendamento proposto dall'Anci e approvato in Conferenza Unificata rappresenta quindi una svolta. Stabilisce chiaramente che gli incarichi fiduciari non possono durare oltre il mandato del sindaco che li ha conferiti, rimuovendo ogni ambiguità normativa. La durata dell'incarico sarà quindi strettamente legata al ciclo politico-amministrativo dell'ente, ripristinando il principio per cui la responsabilità politica si accompagna anche alla possibilità di scegliere la propria squadra dirigenziale.Un risultato definito strategico per l'autonomia decisionale dei Comuni. "Finalmente - ha dichiarato il vicepresidente Anci Roberto Pella - viene data una risposta concreta a una questione che da anni limitava l'efficacia dell'azione amministrativa locale. È un segnale importante di rispetto per la volontà popolare e per la piena legittimità delle scelte dei sindaci appena eletti."


qds.it
Ex Province, la Regione batte cassa: ecco le mosse per recuperare i creditiSimone Olivelli  |
Per le ex Province è giunto il momento di risanare i debiti contratti con la Regione SicilianaSono passati meno di due mesi dall'elezione dei nuovi consigli metropolitani - e nel caso dei liberi consorzi anche dei presidenti oltre che dei consigli - e per le ex Province è giunto il momento di risanare i debiti contratti con la Regione Siciliana.Il risultato negativoDetta così potrebbe sembrare il primo risultato negativo della restituzione agli enti di area vasta della rappresentanza politica, dopo un decennio di commissariamento seguito alla riforma abortita dell'era Crocetta.In realtà si tratta di una misura in linea con le previsioni normative regionali che nel 2016 - nell'ambito della legge di stabilità - ha introdotto una disposizione secondo cui "per i crediti non riscossi nei confronti degli enti locali, a qualsiasi titolo, la Regione procede alla riduzione dei trasferimenti ordinari".
La legge prevede che sia l'assessore regionale agli Enti locali a siglare il provvedimento che restringe il rubinetto nei confronti delle amministrazioni periferiche, in questo caso le ex Province. Nei giorni scorsi, l'assessore Andrea Messina ha firmato una circolare per esplicitare le modalità con cui i vari rami della pubblica amministrazione regionale dovranno comunicare i vari crediti vantati.La circolare
La nota siglata da Messina è stata indirizzata anche alla Corte dei conti. "Al fine dell'attuazione per il corrente anno della norma in relazione ai crediti vantati dalla Regione nei confronti dei Liberi Consorzi comunali e delle Città metropolitane - si legge nella circolare - con il decreto assessoriale. n. 270 del 28 maggio 2025 è stata stabilita nel 2,50 per cento dell'ammontare delle attribuzioni determinate con riparto disposto con il decreto assessoriale n. 229 del 9 maggio 2025, la misura massima delle riduzioni dei trasferimenti regionali da applicare per l'eventuale recupero dei predetti crediti regionali".
Prima di procedere alla riduzione dei trasferimenti, i singoli rami della pubblica amministrazione regionale dovranno occuparsi di accertare "la sussistenza di crediti nei confronti delle Città metropolitane e dei Liberi Consorzi comunali dell'Isola per un ammontare non superiore" alla quota prevista in relazione alle somme di cui ogni singola ex Provincia dovrebbe beneficiare."Al fine di consentire il loro recupero a valere sui trasferimenti ordinari determinati per il corrente anno è indispensabile che gli uffici competenti alla gestione delle relative entrate attestino, mediante apposita dichiarazione del dirigente responsabile - si legge nella circolare - che i crediti sono stati registrati nella contabilità regionale, precisando gli estremi del provvedimento di accertamento, dell'entrata e della relativa registrazione; che di tali crediti sono stati informati gli enti locali debitori, al fine di consentire ai medesimi di tenerne conto in sede di predisposizione del bilancio, precisando gli estremi della relativa comunicazione e - infine - che i crediti in questione non sono stati in alcun modo contestati dall'ente debitore".Debiti di importi superiori
Nel caso le somme da recuperare siano maggiori al 2,50 per cento dei trasferimenti previsti per le ex Province, la circolare prevede che "il recupero sarà effettuato dando priorità ai crediti il cui accertamento risulta più remoto". Gli uffici regionali avranno tempo fino all'11 luglio per comunicare nel dettaglio i crediti da recuperare.I trasferimenti
Tenendo conto della quota del 2,50 per cento, sono queste le somme che potrebbero essere trattenute per ogni singola provincia in caso di debiti: 490.344,25 euro per la Città metropolitana di Catania; 379.152,76 euro per la Città metropolitana di Messina; 564.209,87 euro per la Città metropolitana di Palermo; 261.370,16 euro per il Libero consorzio di Agrigento; 187.150,55 euro per il Libero consorzio di Caltanissetta; 164.833,09 euro per il Libero consorzio di Enna; 166.871,97 per il Libero consorzio di Ragusa; 244.524,55 euro per il Liberto consorzio di Siracusa e, infine, 241.542,79 euro per il Libero consorzio di Trapani.

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