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rassegna stampa dal 28 al 30 giugno 2025

gds.it
Via libera al ddl sul merito nella P.A: meno burocrazia per gli avanzamenti di carriera


Fare carriera nella pubblica amministrazione deve essere più una questione di merito che di burocrazia. Almeno questo è quello che vuole il governo che valorizza il raggiungimento degli obiettivi, dunque dei risultati. Il consiglio dei ministri ha infatti dato il via libera definitivo al disegno di legge sulla misurazione e valutazione della performance e lo sviluppo di carriera nella Pa. Ora il testo andrà in Parlamento.Il provvedimento, già approvato in sede preliminare il 13 marzo scorso, ha ottenuto il 12 giugno il parere favorevole della Conferenza unificata dove è stato deciso che le nuove disposizioni si possano applicare anche alle Regioni, alle province e ai comuni, alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e Bolzano.Nel rilevare «un ulteriore passo avanti nell'iter di questo provvedimento», il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo spiega che «passiamo da un approccio 'burocraticò a uno per 'obiettivì in cui contano i risultati raggiunti. Ai dirigenti viene attribuita la responsabilità dicreare ambienti di lavoro ancora più dinamici e stimolanti per offrire servizi sempre più in linea alle esigenze dei nostri utenti, cittadini e imprese».
Il provvedimento rende «più moderni ed efficienti gli assetti organizzativi delle pubbliche amministrazioni a cui collegare prospettive di carriera capaci di valorizzare il merito». In sostanza, il nuovo sistema punta «a perfezionare l'efficacia della misurazione e valutazione della performance dei dipendenti pubblici, modalità e tempi di assegnazione degli obiettivi di mestiere a cui si aggiunge la valutazione dei comportamenti organizzativi e cioè di quelle capacità, tra cui la leadership. A questo innovativo sistema si affianca un percorso di sviluppo della carriera improntato sul merito per accedere alla dirigenza».Oltre al concorso, attraverso un meccanismo che rispetta i principi di imparzialità, pubblicità e trasparenza, i funzionari, in servizio da almeno cinque anni, partecipando a specifici bandi pubblicati dall'amministrazione, sono valutati sulla base della performance, sullo svolgimento di una prova e di una relazione dettagliata, sottoscritta dal dirigente sovraordinato al candidato.
La valutazione, secondo il ddl, è affidata a una Commissione indipendente composta da 7 membri che può assegnare un incarico temporaneo per una durata non superiore a 3 anni. Si potrà accedere alla dirigenza soltanto dopo aver superato un periodo di osservazione di almeno 4 anni e una valutazione positiva svolta da una nuova Commissione, sempre per garantire il rispetto dei principi di trasparenza e imparzialità.



lentepubblica.it
Il taglio del cuneo fiscale ha davvero "arricchito" i dipendenti pubblici?

Con il mese di giugno 2025, i dipendenti pubblici italiani hanno visto concretizzarsi un atteso intervento previsto dalla Legge di Bilancio: la riduzione del cuneo fiscale. Ma il beneficio è davvero così significativo? Il provvedimento, operativo con effetto retroattivo dal 1° gennaio, si propone di rafforzare il potere d'acquisto dei lavoratori del settore pubblico, in particolare di quelli con redditi medio-bassi. Ma il beneficio è davvero così significativo? La domanda che ci si pone è: sarà sufficiente per contrastare la perdita salariale generata da anni di inflazione?
Un intervento strutturale ma selettivo.
La nuova manovra economica ha esteso la platea dei destinatari rispetto al passato: se nel 2024 la soglia di reddito si fermava a 35 mila euro, per il 2025 il limite è stato innalzato a 40 mila. L'incentivo si articola in due modalità distinte: una riduzione dei contributi previdenziali per chi guadagna fino a 20 mila euro annui e una detrazione fiscale progressiva per coloro che si collocano tra i 20.001 e i 40.000 euro lordi. La misura è stata resa strutturale, senza limiti temporali.I benefici sono visibili a partire dal cedolino di giugno, che comprende anche gli arretrati dei primi cinque mesi dell'anno. Il risultato, secondo le stime ufficiali, si traduce in un incremento mensile netto di circa 80 euro per i lavoratori interessati e un accredito una tantum fino a 400 euro di arretrati.Il taglio del cuneo fiscale ha davvero "arricchito" i dipendenti pubblici? Chi guadagna davvero (e chi no)I principali destinatari dell'intervento sono insegnanti, collaboratori scolastici e personale amministrativo tecnico ausiliario (ATA), inquadrati nella fascia tra i 20.000 e i 40.000 euro annui. Nello specifico, i neoassunti o i lavoratori con contratti precari — come i supplenti brevi — possono beneficiare delle percentuali di sgravio più alte.Il bonus contributivo varia infatti in base alla fascia di reddito:Fino a 8.500 euro: sgravio del 7,1%Tra 8.500 e 15.000 euro: 5,3%Tra 15.000 e 20.000 euro: 4,8%Sopra i 20.000 euro, il vantaggio assume la forma di una detrazione, che parte da 1.000 euro per chi guadagna fino a 32.000 e si riduce progressivamente fino ad azzerarsi per chi supera i 40.000. Un esempio: un lavoratore con reddito annuo di 36.000 euro avrà diritto a una detrazione di 500 euro.Come funziona in busta pagaLe somme saranno erogate in modo automatico dal sistema NoiPA, che gestisce gli stipendi pubblici. Gli importi verranno evidenziati nel cedolino con la dicitura "Bonus Art. 1 c. 4 L. 207/24" per il contributo previdenziale e "Ulteriore Detrazione Art. 1 c. 6 L. 207/24" per la detrazione fiscale.
Nel caso in cui un dipendente ritenga di superare i limiti previsti (ad esempio a causa di altri redditi o incarichi accessori), potrà rinunciare al beneficio accedendo alla piattaforma NoiPA e compilando la sezione "Gestione detrazioni" o "Rinuncia benefici contributivi". In questo modo eviterà di dover restituire le somme percepite al momento del conguaglio fiscale di fine anno.La revoca della rinuncia è comunque possibile in qualsiasi momento, rendendo l'opzione reversibile entro l'anno solare.
Le ombre dietro al bonusNonostante l'entusiasmo iniziale, non mancano i punti critici. Anzitutto, l'aumento di 80 euro mensili rappresenta un sollievo modesto in rapporto all'inflazione accumulata negli ultimi anni. Il personale scolastico, tra i più penalizzati da una stagnazione retributiva decennale, difficilmente può considerare questo intervento come una reale valorizzazione del proprio lavoro.In secondo luogo, la misura esclude una fetta significativa del pubblico impiego, come coloro che superano di poco la soglia dei 40.000 euro, o chi percepisce redditi misti che, sommati, fanno sforare i limiti. Inoltre, il fatto che il sistema NoiPA non consideri automaticamente redditi extra (come collaborazioni con ritenuta d'acconto) obbliga il lavoratore a monitorare costantemente la propria posizione fiscale per evitare spiacevoli sorprese.
Un primo passo, non una svolta
Il taglio del cuneo fiscale per i dipendenti pubblici rappresenta senza dubbio un passo avanti rispetto al passato, soprattutto per chi si trova nelle fasce retributive più basse. Tuttavia, appare più come un intervento tampone che come una strategia complessiva per la rivalutazione del lavoro nel pubblico impiego.La struttura del provvedimento, benché automatizzata, resta macchinosa per i casi più complessi e richiede un grado di attenzione fiscale non sempre alla portata di tutti. Inoltre, senza una politica salariale più ampia, il rischio è che questi interventi restino percepiti come bonus temporanei, incapaci di compensare la perdita di potere d'acquisto subita negli ultimi anni.












































































































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