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rassegna stampa dell'8 luglio 2025

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PA più puntuali nei pagamenti: aumentano le fatture saldate nei tempi

Negli ultimi tre anni, le PA italiane hanno compiuto progressi significativi nei tempi dei pagamenti che adesso risultano maggiormente puntuali, con una netta accelerazione nel 2024: aumentano le fatture saldate senza ritardi, ecco i dati della Ragioneria Generale di Stato.
A guidare questo miglioramento sono soprattutto gli enti locali, che si distinguono per la rapidità nel saldare le fatture. I dati evidenziano una riduzione costante dei tempi medi di pagamento e un aumento delle percentuali di fatture regolarmente pagate entro le scadenze previste.Indice dei contenuti
Pagamenti più rapidi e meno ritardi
Nel 2024 il tempo medio per saldare una fattura si è attestato a 26 giorni, con un ritardo medio di soli 7 giorni. Un dato in netto miglioramento rispetto agli anni precedenti, grazie anche a un'efficace gestione dei flussi finanziari. Complessivamente, sono state registrate 30,4 milioni di fatture per un ammontare complessivo di 207,2 miliardi di euro, di cui 198 miliardi risultano effettivamente esigibili.
A fronte di queste fatture, i pagamenti effettuati entro il marzo 2025 hanno raggiunto quota 189,8 miliardi, pari al 95,9% dell'importo dovuto. Il dato evidenzia non solo una maggiore puntualità, ma anche un'efficienza complessiva nel sistema.Anticipi nei versamenti: la media è di oltre due settimane prima della scadenzaIl tempo medio di pagamento ponderato - che tiene conto anche dell'importo delle fatture - è sceso a 29,6 giorni, con un anticipo medio di 14,6 giorni rispetto alla scadenza. Escludendo il settore sanitario, dove i tempi concessi possono estendersi fino a 60 giorni, il tempo medio scende ulteriormente a 25,6 giorni.Questo significa che, nella maggior parte dei casi, le Amministrazioni riescono oggi a liquidare le fatture ben prima del termine previsto, un cambiamento sostanziale rispetto a uno scenario che fino a pochi anni fa era segnato da ritardi cronici.
Performance in crescita in tutti i comparti
I dati raccolti dalla Ragioneria Generale di Stato dal 2022 al 2024 mostrano una tendenza positiva su tutti i fronti. Nel 2022 il tempo medio di pagamento era di 35,2 giorni, sceso a 33,4 giorni nel 2023 e ulteriormente ridotto a 29,6 nel 2024. In parallelo, anche i tempi di ritardo medi hanno registrato miglioramenti, passando da 11,2 a 14,6 giorni di anticipo sulla scadenza.Nel complesso, l'81,5% dell'importo totale delle fatture emesse nel 2024 è stato saldato nei termini, rispetto al 77,8% del 2022. Una tendenza che sottolinea una maggiore affidabilità del settore pubblico nei confronti dei fornitori.Comuni in prima linea, Stato e Regioni seguonoTra gli enti che più hanno contribuito a questo miglioramento spiccano i Comuni, passati da una percentuale di pagamento puntuale del 73,2% nel 2022 all'80,9% nel 2024. Risultati positivi anche per le Amministrazioni centrali dello Stato, che nello stesso periodo hanno guadagnato circa 9 punti percentuali. Più contenuti, ma comunque significativi, gli avanzamenti registrati da Regioni, Province autonome, enti sanitari e organismi pubblici nazionali.In particolare, i servizi sanitari e le autonomie regionali mostrano tempi medi di pagamento ancora più rapidi rispetto ad altri comparti, con anticipi medi di rispettivamente 23,3 e 17,7 giorni rispetto alle scadenze.

Dipendenti pubblici: anche lo straordinario non autorizzato va pagato

Lavoro straordinario per i dipendenti pubblici, una recente sentenza della Cassazione sostiene che va pagato anche nei casi in cui non risulti autorizzato: la decisione ruota attorno al concetto di "consenso implicito".Una recente ordinanza della Suprema Corte fa chiarezza sul diritto al compenso per le ore extra lavorate nei giorni festivi, anche in assenza di una formale autorizzazione. Al centro della decisione, il principio del consenso implicito e il rispetto delle esigenze della Pubblica Amministrazione.Una tutela importante per i lavoratori del settore pubblico, che svolgono attività oltre l'orario ordinario in contesti organizzativi in cui la formalizzazione preventiva non sempre risulta possibile.
Dipendenti pubblici: anche lo straordinario non autorizzato va pagatoCon l'ordinanza n. 13661 del 21 maggio 2025, la Corte di Cassazione - Sezione Lavoro - ha ridefinito i confini giuridici della retribuzione per lavoro straordinario nel pubblico impiego, affrontando il tema dell'"arricchimento senza causa" da parte dell'amministrazione quando un dipendente presta servizio oltre l'orario ordinario.La decisione della Suprema Corte segna un punto fermo nella giurisprudenza sul lavoro pubblico: il diritto al compenso per lo straordinario non può essere negato solo perché manca un atto formale, se l'amministrazione era a conoscenza delle prestazioni e non vi si è opposta.
Il principio guida: niente compensi per iniziativa personale, ma...Secondo l'orientamento consolidato della giurisprudenza, la retribuzione per il lavoro straordinario presuppone una previa autorizzazione da parte del datore di lavoro pubblico. Tale autorizzazione - si legge - serve a garantire che le ore aggiuntive siano effettivamente necessarie e utili, in coerenza con le esigenze della struttura e sotto la supervisione di un dirigente.Tuttavia, la Cassazione ha chiarito che il diritto al pagamento sussiste anche quando l'autorizzazione non risulta formalizzata per iscritto, purché il servizio avvenga con il consenso, anche tacito, dell'amministrazione. Non è dunque necessaria un'approvazione esplicita, se l'ente datore di lavoro è consapevole e non si oppone all'attività svolta fuori orario.Straordinario nei festivi: il nodo del contenzioso
Il caso giunto all'attenzione della Corte riguardava una serie di prestazioni lavorative effettuate nei giorni festivi, per le quali era stata negata la remunerazione, in assenza di una specifica autorizzazione formale. Il Ministero competente aveva distinto, già in appello, tra straordinario feriale e straordinario festivo, sostenendo che solo il primo fosse da ritenersi autorizzato.
La Suprema Corte ha respinto questa impostazione, ritenendo che la distinzione non rappresenti una nuova eccezione processuale tardiva, ma un'articolazione legittima della difesa sui fatti. Dunque, si ritiene corretto che la Corte territoriale avesse affrontato la questione, esaminando separatamente le due tipologie di lavoro extra.Il consenso implicito e l'irrilevanza dell'assenza di ordine scritto
Nel secondo e terzo motivo di ricorso, il lavoratore ha sostenuto che, poiché il servizio reso nei giorni festivi era considerato essenziale e obbligatorio, si dovesse ritenere implicita l'autorizzazione, senza ulteriori verifiche. La Cassazione ha escluso che tale deduzione possa valere come fatto non contestato, rientrando piuttosto tra le valutazioni istruttorie del giudice.
Ma è proprio sul terzo punto che la Corte ha accolto le argomentazioni del ricorrente: sebbene l'autorizzazione formale manchi, il fatto che i lavoratori abbiano svolto servizio nei festivi con la consapevolezza del datore di lavoro implica il consenso implicito. Di conseguenza, il compenso per quelle ore risulta dovuto, in applicazione di precedenti sentenze (Cass. n. 23506/2022 e n. 18063/2023), secondo cui la mancanza di opposizione da parte dell'ente è sufficiente a configurare l'autorizzazione necessaria alla remunerazione.

















































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