GIORNALE DI SICILIA
Reti stradali e trasporti: «Serve piano
urgente»
Un documento programmatico che sottolinea l'urgenza di un piano integrato per modernizzare le reti
stradali e i collegamenti interprovinciali è stato consegnato dagli esponenti di Confcommercio al
presidente del Libero consorzio comunale, Giuseppe Pendolino. Tra i partecipanti anche una
delegazione dell'organizzazione datoriale guidata dal presidente provinciale, Giuseppe Caruana.
«Agrigento attende da troppo tempo una risposta concreta sul fronte della mobilità e dei trasporti - ha
dichiarato Caruana -. Le infrastrutture sono cruciali per la competitività e l'attrattività economica del
nostro territorio. Senza collegamenti efficienti, il rilancio del territorio sarà solo una promessa». Il
presidente Pendolino ha confermato che importanti interventi infrastrutturali sono già programmati
dall'ente, con attività di manutenzione e iniziative come un piano di laboratori scolastici
professionalizzanti per facilitare l'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. All'incontro era
presente anche il direttore Antonio Giardina e Francesco Picarella, vicepresidente regionale di
Federalberghi che ha esortato a un maggiore coinvolgimento dell'ente provinciale nella promozione
turistica del territorio, anche attraverso la partecipazione a fiere internazionali. Pendolino ha
assicurato il supporto dell'ente provinciale per garantire alle imprese locali una presenza significativa
nelle fiere nazionali e internazionali per promuovere turismo e commercio. (*PAPI*)
strade provinciali
In gara la manutenzione delle statali 115
e 189
È stata pubblicata la gara d'appalto per il terzo lotto funzionale dei lavori di manutenzione
straordinaria dell'asse viario che collega la statale 115 (bivio Borgo Bonsignore) alla statale 189, nel
tratto tra la provinciale 5 e la provinciale 34 bivio Tamburello-Bivona. L'importo complessivo è di
4.251.627,84 euro, finanziati interamente dalla Regione tramite il Psr, il piano di sviluppo e coesione
2014-2020. Le offerte dovranno essere presentate entro le 12 dell'1 settembre tramite la piattaforma
telematica Maggioli. L'apertura delle buste avverrà in seduta pubblica il 2 settembre alle 8.30 nella
sede del Libero consorzio comunale. Il presidente Giuseppe Pendolino esprime soddisfazione per
l'impegno dell'ente nel miglioramento della rete viaria interna.
GRANDANGOLO
Lavori di manutenzione del collegamento tra le SS 115 e 189, al via gara d'appalto di 4 milioni di euro.
Il bando riguarda i lavori sul tratto compreso tra la SP NC n. 05 (collegamento SSPP 32-34) e la SP n. 34 Bivio Tamburello-Bivona
Il Presidente de Libero Consorzio Comunale di Agrigento Giuseppe Pendolino esprime grande soddisfazione per l'impegno dell'Ente nel miglioramento della rete viaria interna, dimostrato con l'accesso alle diverse linee di finanziamento in grado di fornire adeguate risposte all'intera comunità del territorio. Un ulteriore tassello si aggiungerà con l'espletamento della gara d'appalto riguardante il terzo lotto funzionale dei lavori di manutenzione straordinaria dell'asse di collegamento tra la S.S. 115 (bivio Borgo Bonsignore) e la S.S. 189, il cui bando è stato pubblicato sulla home page istituzionale. Il termine di presentazione delle istanze di partecipazione è' stato fissato alle ore 12:00 del prossimo 1 settembre 2025 e la procedura di gara sarà gestita in modalità telematica tramite la piattaforma certificata Maggioli in uso al Libero Consorzio.
Il bando riguarda i lavori sul tratto compreso tra la SP NC n. 05 (collegamento SSPP 32-34) e la SP n. 34 Bivio Tamburello-Bivona. L'importo complessivo della gara è di 4.251.627,84 euro (compresi 85.032,56 euro per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso) interamente finanziati dalla Regione Sicilia con i fondi destinati al Piano di Sviluppo e Coesione (PSC) 2014-2020 (Sezione Speciale 2, giusto D.G.R. n. 520/2022). I lavori dovranno essere ultimati entro 18 mesi lavorativi continuativi dalla data di consegna. L'apertura delle offerte telematiche è in programma in seduta pubblica alle ore 8:30 del 2 settembre 2025 nella sala gare del Gruppo Contratti del Libero Consorzio Comunale di Agrigento (Via Acrone, 27 - Agrigento).
Bando di gara e allegati sono consultabili al link: https://www.provincia.agrigento.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/16
QDS
Autonomia fiscale, attrarre investimenti e pensionati per fermare lo spopolamento
Sicilia come il Portogallo: Regione potrà modulare le tasse. L'assessore Dagnino: leva per capitali esteri. Bianchi (Svimez): puntare sui giovani. Armao (Cts): sostegno anche per le nostre imprese
La Sicilia come il Portogallo, le Azzorre, le Baleari. La Sicilia come paradiso fiscale, ma senza scivolare negli aspetti ombrosi che si accompagnano a questa definizione. Con l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto legislativo sull'ampliamento dell'autonomia della Regione in materia di tributi, com'è naturale che fosse è iniziata la corsa a immaginare un futuro diverso per l'isola.
Da una parte c'è la voglia di recuperare i gap che confinano la regione nei bassifondi delle classifiche sullo sviluppo economico all'interno dell'Unione europea, dall'altra la necessità di contrastare gli effetti di fenomeni - per esempio, lo spopolamento - che da anni avanzano inarrestabili. Il tutto senza dimenticare le rivendicazioni di quello Statuto che, pur precedente alla Costituzione italiana, non è mai stato applicato nella sua interezza. Insomma, motivi per chiedersi come i governi che da qui in avanti - a partire dall'attuale a guida Renato Schifani - sfrutteranno le ultime novità provenienti da Roma ce ne sono parecchi. Tutto starà adesso nel vedere come dalla teoria si passerà alla pratica.
Partiamo dalla teoria: un decreto legislativo del Consiglio dei ministri, prossimo alla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, ha modificato l'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica con cui nel 1965 si definirono le norme di attuazione dello Statuto della Regione siciliana in materia finanziaria. Nello specifico, ai due commi esistenti ne sono stati aggiunti altri due che recitano: "La Regione, relativamente ai tributi erariali per i quali lo Stato ne prevede la possibilità, può, in ogni caso, e comunque nel rispetto delle norme dell'Unione europea, modificare le aliquote in aumento entro i valori di imposizione stabiliti dalla normativa statale o in diminuzione fino ad azzerarle, prevedere esenzioni, detrazioni e deduzioni, con particolare riguardo a interventi diretti a promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale - si legge -. La Regione può concedere, nel rispetto delle norme dell'Ue sugli aiuto di Stato, incentivi e contributi che possono essere utilizzati anche in compensazione previa stipula di una convenzione con l'Agenzia delle Entrate. I fondi necessari per la regolazione contabile delle compensazioni sono posti a esclusivo carico della Regione".
La Regione può modificare le aliquote "in aumento" o "in diminuzione fino ad azzerarle"
La parte più interessante è senz'altro quella riguardante la possibilità per la Sicilia di muoversi con ampia autonomia nella definizione di quali debbano essere le aliquote che verranno pagate nell'isola. E, in particolar modo, la possibilità di azzerarle. Fare dell'isola una regione in cui si pagano meno tasse - traguardo reso possibile nel prossimo futuro anche grazie al processo di azzeramento del disavanzo che sembra ormai arrivato a conclusione - significa aumentare i fattori attrattivi nei confronti di chi vive all'estero. Partono da qui i paragoni con altri luoghi come il Portogallo, dove già diversi anni fa si è sfruttata la fiscalità di sviluppo per fare arrivare nel paese persone da fuori. Specialmente pensionati e giovani.
Un progetto che la Sicilia ha caldeggiato già nella precedente legislatura Musumeci e che ha avuto in Gaetano Armao, allora assessore all'Economia, uno dei maggiori sostenitori. E fu proprio il governo Musumeci ad avviare l'accordo con lo Stato sulla base del quale, oggi, si è arrivati all'approvazione del decreto legislativo.
"È un tema di cui da professore di contabilità pubblica mi occupo da ben prima di fare l'assessore - dichiara Armao, contattato dal Quotidiano di Sicilia -. L'idea è quella di attrarre investimenti immobiliari, imprese che vengono in Sicilia ma anche che nascono da noi. Nel tempo la Regione ha introdotto leve fiscali di sostegno ma sempre negoziandole con Roma - penso al credito d'imposta che ottenne risultati eccezionali -, adesso si potranno fare in autonomia. Starà al legislatore regionale scegliere come utilizzare queste opportunità in base alle risorse disponibili".
La Sicilia un posto in cui scegliere di andare a vivere
Le possibilità in ballo, come detto, sono tante. A partire dal cercare di fare in modo che la Sicilia non diventi più un luogo da cui partire per cercare miglior sorte altrove, ma diventi un posto in cui scegliere di andare a vivere. "Si potrà intervenire sulle aree interne e i comuni montani, penso alla possibilità di favorire gli investimenti dei privati nei piccoli centri. Per certi aspetti sono misure che già nella scorsa legislatura abbiamo proposto. Le faccio un esempio: nel 2019 una norma cosiddetta 'Portogallo' fu presentata dal governo Musumeci, ma fu bocciata dall'Assemblea con il voto segreto", ricorda Armao.
L'ex assessore, che oggi è consulente di Schifani oltre che essere presidente della commissione tecnica-specialistica che si occupa delle valutazioni ambientali, sottolinea come le opportunità riguarderanno anche chi in Sicilia ci vive da sempre. "Le scelte in materia fiscale riguarderanno potenzialmente tutti. Bisognerà capire il legislatore come vorrà esercitare queste nuove facoltà. Anche qui però - sottolinea Armao - mi sento di dire che esistono misure già sperimentate in passato, come nel caso dell'iniziativa Resto in Sicilia, che riguardava le imprese dei giovani siciliani".
Il parere di Luca Bianchi, direttore di Svimez
A rimarcare come, fatta la legge, adesso bisognerà essere bravi a sfruttarla nell'interesse della collettività è anche Luca Bianchi, il direttore di Svimez, l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno. "La proposta della Regione di utilizzare la propria autonomia fiscale per introdurre misure di fiscalità di vantaggio è un segnale importante di attenzione al rilancio economico e sociale dell'isola. Si tratta però di strumenti che per produrre effetti positivi e duraturi - avverte Bianchi, nel cui curriculum c'è anche un'esperienza da assessore all'Economia nel governo Crocetta - devono seguire una logica di selettività, oltre che di efficacia e sostenibilità: incentivi fiscali non generalizzati, ma mirati a obiettivi chiari e valutabili. Le priorità dovrebbero essere il rafforzamento dell'apparato produttivo innovativo, il sostegno alle imprese ad alta intensità di conoscenza e l'attrazione e permanenza dei giovani qualificati".
A riguardo Bianchi si sofferma sulla necessità di puntare a invertire il fenomeno della fuga dei cervelli. "Nonostante il buon recupero occupazionale degli ultimi anni, la Sicilia continua a registrare una forte emorragia di competenze. Tra il 2002 e il 2023 ha perso oltre 219 mila giovani, di cui 66 mila laureati. Per invertire questa tendenza - spiega il direttore di Svimez - gli incentivi fiscali andrebbero orientati verso chi può costruire il futuro dell'isola: i giovani con competenze, le startup innovative, le imprese che domandano lavoro qualificato. La fiscalità di vantaggio può essere uno strumento utile, se inserita in una visione strategica che metta al centro l'innovazione, le competenze e l'inclusione, per fare della Sicilia - conclude Bianchi - un luogo in cui valga la pena restare o tornare".
Vantaggi pensionati non residenti, Ue avvia procedura di infrazione
La Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per non aver adeguato la normativa relativa ai vantaggi fiscali sulla tassa municipale sugli immobili (Imu) e quella sui rifiuti (Tari) destinati ai pensionati non residenti ai principi del diritto Ue relativi alla libertà di movimento e di stabilirsi in un altro Paese.
Nel dettaglio, la normativa italiana consente ai pensionati non residenti di accedere ai benefici su Imu e Tari solo se risiedono nello Stato estero che eroga loro la pensione e se hanno effettuato versamenti sia al sistema previdenziale italiano che estero, a patto che tra gli Stati esista una convenzione internazionale in vigore. Tali condizioni valgono anche per chi ha contribuito a sistemi previdenziali di organizzazioni internazionali.
Secondo la Commissione, questi requisiti rendono meno favorevole per i pensionati non residenti l'acquisto o il mantenimento di un immobile in Italia, penalizzando chi esercita il diritto di trasferirsi in un altro Stato membro dell'Unione europea o dello Spazio economico europeo, o chi ha lavorato per organizzazioni internazionali.
La lettera di messa in mora inviata dall'esecutivo Ue rappresenta il primo passo della procedura di infrazione; l'Italia ha ora due mesi di tempo per fornire una risposta e adottare le modifiche necessarie, pena la possibile emissione di un parere motivato.
Il "modello Portogallo" che dal 2025 punta sui giovani anziché pensionati
Dopo essere stato per anni una delle mete più desiderate dai pensionati, per via delle favorevoli condizioni fiscali offerte, il Portogallo dal 2024 ha deciso di puntare sulla capacità di attirare i giovani. Quello dei cosiddetti nomadi digitali è un fenomeno che ormai si è imposto dal punto di vista sociologico e culturale. Le nuove possibilità offerte dalla tecnologia, l'aumento dei lavori che possono essere svolte da remoto hanno spinto sempre più persone a decidere con maggior libertà il posto in cui vivere.
In uno scenario del genere è chiaro che tra i fattori che incidono nelle scelte c'è anche quello riguardante le tasse che si pagano. Da quest'anno, il Portogallo ha presentato il nuovo modello Irs Jovem che prevede un regime fiscale impostato sull'esenzione - totale o parziale - sui redditi da lavoro dipendente e da lavoro autonomo. Il piano è rivolto a tutte le persone di età fino a 35 anni che, non risultando più a carico del nucleo familiare di origine, risiedono in Portogallo. L'iniziativa non tiene conto del livello di istruzione e si sviluppa su un periodo temporale di dieci anni.
L'esenzione ha un limite di reddito di poco inferiore ai 29mila euro e si articola in maniera decrescente con il passare degli anni: nel primo anno di guadagni in Portogallo prevede il cento per cento di esenzione sui guadagni, dal secondo al quarto anno il 75 per cento, dal quinto al settimo anno il 50 per cento, mentre tra l'ottavo e il decimo anno la percentuale di esenzione scende al 25 per cento. L'esenzione, inoltre, non si applica negli anni in cui non vengono percepiti redditi da dipendente o lavoratore autonomo, per poi riprendere nel momento in cui si torna a lavorare.
Per quanto riguarda i pensionati, fino al 31 dicembre 2023 il Portogallo aveva adottato una politica che prevedeva, per chi arrivava dall'estero, la possibilità di usufruire di un'aliquota ridotta del 10 per cento per un periodo di dieci anni per coloro che risultavano iscritti al regime dei residenti non abituali. Quest'ultimo prevedeva, per chi non era pensionato, la possibilità di pagare un'aliquota fissa del 20 per cento sul reddito da lavoro o imprenditoriale altamente qualificato. Solo alcuni degli esempi di fiscalità agevolata che potrebbero - il condizionale è d'obbligo perché poi stata al governo regionale prendere delle decisioni - essere adottate in Sicilia, trasformandola da meta per le vacanze a luogo in cui decidere di vivere.
LENTEPUBBLICA
Verifica anomalia gare pubbliche: limitata ai casi di effettivo sospetto di ribasso eccessivo
Introduzione: il quadro normativo sulla verifica dell'anomalia dell'offerta
Il tema della verifica dell'anomalia nelle gare pubbliche è da sempre uno dei più discussi nell'ambito del diritto amministrativo degli appalti. Il nuovo Codice dei contratti pubblici (D.lgs. 36/2023) ha confermato l'impostazione normativa già presente nel previgente D.lgs. 50/2016, stabilendo all'articolo 108, comma 1 che la verifica della congruità dell'offerta non è automatica, ma può essere attivata solo in presenza di elementi specifici che facciano apparire l'offerta anormalmente bassa.
La recente sentenza del TAR Toscana n. 79/2025, nel rigettare il ricorso di un'impresa che contestava l'assenza di verifica di anomalia sull'offerta dell'aggiudicataria, ha ribadito un principio chiave: non è sufficiente un generico sospetto per attivare i controlli sulla congruità dell'offerta, ma è necessario fornire un principio di prova sulla non correttezza dei valori espressi in gara.
Tale pronuncia assume un valore significativo per le stazioni appaltanti e gli operatori economici, in quanto riafferma il principio della discrezionalità tecnica dell'amministrazione nell'individuazione delle offerte potenzialmente anomale, impedendo un controllo indiscriminato che paralizzerebbe la competitività del mercato.
La decisione del TAR Toscana e l'interpretazione dell'art. 108 del D.lgs. 36/2023
La controversia nasce da un ricorso presentato dal secondo classificato in una gara d'appalto per servizi pubblici, il quale sosteneva che l'aggiudicatario avesse formulato un'offerta incongrua, in particolare rispetto al costo del personale. Secondo il ricorrente, la stazione appaltante avrebbe dovuto attivare la verifica di anomalia dell'offerta in via automatica.
Il TAR Toscana ha rigettato il ricorso, affermando che l'obbligo di verifica della congruità dell'offerta scatta solo in presenza di specifici indizi di anomalia e non in maniera automatica o sulla base di un semplice raffronto con altre offerte presentate in gara.
La decisione si inserisce in un solco giurisprudenziale ormai consolidato:
La verifica di anomalia deve essere condotta considerando esclusivamente l'offerta del singolo concorrente e non in relazione alle altre offerte presentate. Un ribasso sostenibile per un'impresa può risultare insostenibile per un'altra, ma ciò non implica necessariamente un'anomalia (Consiglio di Stato, Sez. III, sentenza n. 5798/2018).
Il principio di prova sull'incongruità dell'offerta è a carico del ricorrente, il quale deve dimostrare che la commissione non abbia verificato adeguatamente i valori economici espressi in gara (Cons. Stato, Sez. V, sentenza n. 10886/2023).
L'anomalia deve essere valutata in maniera globale e non solo su singole voci di prezzo, in quanto l'efficienza aziendale può giustificare ribassi significativi (Cons. Stato, Sez. V, sentenza n. 1776/2024).
I parametri della verifica di anomalia: quando scatta l'obbligo per la stazione appaltante?
Il TAR Toscana ha ribadito che, ai sensi dell'art. 108 del D.lgs. 36/2023, la stazione appaltante deve valutare la congruità dell'offerta solo se emergono elementi specifici di sospetto, tra cui:
Un ribasso manifestamente eccessivo rispetto alla base d'asta, che possa compromettere l'equilibrio economico dell'appalto.
L'assenza di giustificazioni credibili sui costi della manodopera e dei materiali, specialmente quando i valori dichiarati sono inferiori ai minimi tabellari ministeriali.
Il rischio di esecuzione in perdita del contratto, che potrebbe portare a un servizio scadente o all'inadempimento contrattuale.
Il TAR ha inoltre precisato che la stazione appaltante non è obbligata a verificare l'anomalia dell'offerta qualora il concorrente abbia formulato la propria proposta in pieno rispetto del disciplinare di gara e non emergano indizi concreti di incongruità.
L'influenza della giurisprudenza amministrativa: continuità con il passato
L'orientamento espresso dal TAR Toscana si colloca nel solco della giurisprudenza precedente all'entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti.
Il Consiglio di Stato aveva già chiarito (Sez. III, sentenza n. 1510/2020) che la verifica di anomalia non può essere attivata sulla base di una generica richiesta del secondo classificato, ma richiede la presenza di indici di squilibrio finanziario dell'offerta.
Il TAR Campania (sentenza n. 493/2024) ha stabilito che il giudizio sulla congruità dell'offerta deve essere globale e sintetico, senza soffermarsi su singole voci di costo.
Il TAR Sicilia-Catania (sentenza n. 4116/2024) ha chiarito che la lex specialis di gara non può consentire ribassi che comportino una violazione evidente dei minimi retributivi stabiliti dai contratti collettivi.
Conclusioni: il principio di discrezionalità tecnica delle stazioni appaltanti
La sentenza in esame conferma un principio fondamentale del diritto degli appalti pubblici: le stazioni appaltanti dispongono di ampia discrezionalità tecnica nella valutazione delle offerte e nella verifica della loro congruità.
Il D.lgs. 36/2023, nel recepire i principi della direttiva 2014/24/UE, ha mantenuto un impianto normativo che tutela la competitività del mercato, evitando che il meccanismo della verifica di anomalia diventi uno strumento di contestazione pretestuosa da parte dei concorrenti non aggiudicatari.
Alla luce di quanto esposto, è possibile trarre le seguenti conclusioni:
La verifica di anomalia non è automatica, ma deve essere attivata solo in presenza di indizi concreti.Le stazioni appaltanti non sono obbligate a confrontare le offerte tra loro, ma devono valutare l'equilibrio economico dell'offerta sulla base di criteri oggettivi.
Il principio di discrezionalità tecnica deve essere rispettato, evitando che le gare pubbliche diventino oggetto di impugnazioni strumentali fondate su mere presunzioni.
L'orientamento espresso dal TAR Toscana conferma quindi un principio essenziale per la gestione efficiente degli appalti pubblici, garantendo un equilibrio tra la tutela della concorrenza e la necessità di non paralizzare le procedure di affidamento con verifiche indiscriminate e prive di fondamento oggettivo.
LENTEPUBBLICA
Visita fiscale INPS: il medico può contestare la malattia
Ecco come il medico fiscale può contestare la malattia durante la visita fiscale eseguita tramite il Polo Unico INPS: scopriamone di più su questo importante e interessante argomento.Ammalarsi proprio in estate non è il massimo, caldo in casa e voglia di uscire possono non essere compatibili con il rispetto delle fasce orarie imposte dalle norme e se non si fa attenzione, una visita fiscale INPS di accertamento può sempre essere dietro l'angolo.È importante sapere che nel caso in cui uno stato di malattia determina l'incapacità temporanea al lavoro del dipendente, l'INPS riconosce al lavoratore la c.d. indennità di malattia.
Visita fiscale INPS: il medico può contestare la malattia
Il medico fiscale, deputato a verificare e controllare la veridicità dello stato dichiarato, ha il potere di confermare, ridurre o addirittura non riconoscere la malattia, nel caso in cui ritenga che il lavoratore possa tornare al lavoro, può dichiararlo idoneo anche se il certificato del medico curante dice il contrario. In aggiunta, anche se il lavoratore risulta presente alla visita fiscale, il datore di lavoro può comunque sollevare dubbi sull'autenticità del certificato, soprattutto se emergono comportamenti sospetti.Ma procediamo con ordine e riepiloghiamo i passaggi burocratici della messa in malattia di un lavoratore dipendente. È compito del medico curante redigere l'apposito certificato, quindi trasmetterlo all'Inps in modalità telematica, immediatamente o - al più tardi - il giorno dopo, quando la visita è avvenuta al domicilio. l'Istituto riconosce l'indennità al lavoratore a partire dal giorno di rilascio del certificato medico.I doveri del dipendenteIl primo dovere del dipendente che si senta male, è quello di avvertire tempestivamente il datore di lavoro della sua prossima assenza e recarsi dal medico di base per farsi rilasciare il certificato telematico di malattia. Il certificato, come possibile grazie ai moderni strumenti elettronici, arriverà direttamente dal medico, con il sistema telematico, ad Inps e datore di lavoro.In quasi tutti i contratti nazionali di lavoro si prevede che il dipendente stesso debba inviare via mail o sms all'azienda il codice puc che identifica il certificato telematico di malattia rilasciato dal proprio medico, seppure il certificato telematico di malattia garantisca l'invio automatico dello stesso al datore di lavoro.Contestualmente, solo in questa fase, il medico può andare ad inserire segnalazioni delle eventuali "agevolazioni" per le quali il lavoratore privato o pubblico può risultare esonerato dall'obbligo del rispetto delle fasce di reperibilità, normalmente dalle 10.00 alle 12.00 nella mattina e dalle 17.00 alle 19.00 la sera, e anche eventualmente in quali giornate. Dover svolgere fisioterapia o doversi recare a visite di controllo possono essere una motivazione valida una tantum e su specifici casi.
Alcune patologie escludono obbligo di reperibilitàAlcuni indirizzi operativi risultano esplicitati dall'Inps nella circolare Inps n. 95/2016, che stabilisce alcune tipologie di malattie che permettono l'esclusione dall'obbligo di rispettare le fasce di reperibilità i lavoratori subordinati:patologie sottese o connesse a situazioni di invalidità riconosciuta, in misura pari o superiore al 67%;patologie gravi che richiedono urgenti terapie salvavita, oppure lunghe ore in ospedali o strutture di cura, comprovate da idonea documentazione della Struttura sanitaria;una malattia per la quale sia stata riconosciuta la causa di servizio (solo per alcune categorie di dipendenti pubblici) ascritta alle prime tre categorie della TABELLA A allegata al d.P.R. 30 dicembre 1981, n. 834, ovvero a patologie rientranti nella TABELLA E del medesimo decreto che elencano principalmente patologie gravi e gravissime a livello di amputazione di arti, cecità e gravi danni al sistema nervoso centrale o periferico.Quando il lavoratore può uscire di casa?Si noti bene che il lavoratore in malattia può uscire di casa al di fuori degli orari di reperibilità, per casi specifici come abbiamo elencato, per visite, controlli, esami diagnostici, purché giustificati e dei quali si mantenga tracciabilità, ma non può comunque svolgere delle attività incompatibili con lo stato di malattia tantomeno adottare comportamenti che potrebbero ritardare o compromettere la guarigione.In tal caso, se sorpreso in flagrante, il lavoratore può rischiare un licenziamento per giusta causa, sanzione proporzionata alla gravità della situazione poiché il lavoratore, violando gli obblighi di diligenza e fedeltà e le regole di correttezza e buona fede, ha rotto il rapporto di fiducia tra datore di lavoro e dipendente.