GRANDANGOLO
Approvato progetto del Ponte sullo Stretto: "Attraversamento tra il 2032 ed il 2033″Il Cipes ha approvato il progetto definitivo che comprende la documentazione presentata da Matteo Salvini.
Il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS), alla presenza del Presidente del CIPESS, Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e del Segretario del CIPESS, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alessandro Morelli, ha approvato il progetto definitivo del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria (Ponte sullo Stretto di Messina).
«Questo non è un punto di arrivo ma un punto di partenza che arriva dopo due anni e mezzo di lavoro costante e riunioni a tutti i livelli. È un'emozione perché non si è mai arrivati al progetto definitivo e sarà il ponte a campata unica più lungo al mondo». Lo ha detto il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini durante la conferenza stampa sull'approvazione del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. "Sarà un acceleratore di sviluppo perché il ponte sarà una parte della risoluzione dei problemi nel Mezzogiorno in Italia. Oggi i treni ci mettono dai 120 ai 180 minuti per il trasporto merci, ora impiegheranno 15 minuti. Il tempo medio per le auto tra i 70 e i 100 minuti si ridurrà a 10 minuti», ha concluso Matteo Salvini.
Il costo dell'opera è di 13,532 miliardi di euro, interamente coperto con finanziamenti pubblici già disponibili a seguito delle leggi di bilancio 2024 e 2025. L'opera, lungamente attesa, era già prevista da una norma del 1971 ed è stata riavviata dal Governo nel 2022. Darà vita al ponte a campata unica più lungo del mondo, di 3.300 metri, sostenuta da due torri di 399 metri di altezza. Ospiterà 3 corsie stradali per senso di marcia, di cui una di emergenza, 2 corsie di servizio e 2 binari ferroviari con marciapiedi laterali pedonabili. I collegamenti saranno assicurati da circa 40 km di raccordi viari e ferroviari (l'80% dei quali sviluppati in galleria) che collegheranno il ponte, dal lato Calabria, all'autostrada del Mediterraneo e alle stazioni ferroviarie di Villa S. Giovanni e Reggio Calabria e, dal lato Sicilia, alle autostrade Messina-Catania e Messina-Palermo nonché alla nuova stazione di Messina.
ll Ponte sullo Stretto di Messina è un'opera "frutto di un lungo processo progettuale e normativo - i primi progetti risalgono alla fine degli anni Sessanta - che questo governo ha scelto di riavviare ufficialmente nel 2023, dopo la sospensione decisa dal governo Monti nel 2012, di questo ringrazio il ministro Salvini per il coraggio e la determinazione". Così, secondo quanto si apprende, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la riunione del Cipess, sottolineando che ora si potrà avviare "la costruzione di un'opera tanto imponente quanto all'avanguardia dal punto di vista tecnico e ingegneristico". Il Ponte, ha aggiunto la premier, è una "infrastruttura dai tanti primati, a partire da quello che lo renderà il ponte sospeso a campata unica più lungo del mondo". Ma il progetto "non si limita alla costruzione del ponte in senso stretto. Sono previsti infatti oltre 40 chilometri di raccordi stradali e ferroviari per connettere l'infrastruttura". "Lo facciamo - ha rimarcato Meloni - per dare lavoro e opportunità oggi, visto il moltiplicatore che un'opera di questa imponenza può generare sul nostro tessuto economico e produttivo, e per lasciare alle generazioni future un'eredità concreta: un'Italia più connessa, più competitiva, più coesa".
Soddisfatto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani che dichiara: Una svolta storica verso la realizzazione di un'opera strategica, attesa da decenni e capace di rivoluzionare il futuro della Sicilia e del Mezzogiorno. Non posso non ricordare con orgoglio che il Ponte - continua - e' stato un sogno di Silvio Berlusconi e una battaglia storica di Forza Italia, che oggi vede finalmente compiersi un passaggio decisivo grazie all'impegno del governo e, in particolare, del ministro Matteo Salvini. La Sicilia non puo' piu' permettersi l'isolamento infrastrutturale. Il Ponte rappresenta una grande opportunita' di crescita, sviluppo e connessione con il resto d'Italia ed Europa". "La Regione Siciliana - conclude - fara' la sua parte con responsabilita' e visione, affinche' questo grande progetto proceda nel rispetto del territorio, delle comunita' locali e delle regole. Il Ponte sullo Stretto non e' piu' solo una visione: oggi e' un obiettivo concreto"
SCRIVOLIBERO
Pierdavide Carone e il Coro Lirico Siciliano incantano il Teatro dell'Efebo con l'omaggio a Lucio Dalla
Un Pierdavide Carone particolarmente ispirato e il Coro Lirico Siciliano hanno aperto martedì sera al Teatro dell'Efebo la Rassegna del Teatro d'Autore e Musica. Tutto esaurito già da diversi giorni, per "L'anno che verrà - Lucio Dalla Tribute", con il pubblico entusiasta per la performance del cantante romano e dell'orchestra diretta da Francesco Costa, che hanno proposto una corposa selezione dei brani più celebri del cantautore bolognese, da "Piazza Grande" a "L'anno che verrà" passando per gli impegnativi "Come è profondo il mare" ed "Anna e Marco" e così via. arrangiati mirabilmente e ben supportati dal Coro Lirico Siciliano già apprezzato lo scorso anno con il tributo ad Ennio Morricone,
"E' stato l'ennesimo successo per gli eventi proposti dal Libero Consorzio di Agrigento al Teatro dell'Efebo" afferma il Presidente Giuseppe Pendolino "che conferma la bontà delle nostre scelte e il lavoro dello staff che da mesi lavora a questo cartellone. Per noi è una scommessa vinta, ma lavoreremo per migliorare ulteriormente l'offerta nella prossima stagione. Agrigento e l'intera provincia hanno fame di cultura, e continueremo su questa strada per una scelta degli eventi in grado di attirare anche i turisti".
L'attenzione si sposta adesso sulla Settimana Pirandelliana, che grazie all'impegno del Libero Consorzio di Agrigento tornerà di scena dopo diversi lustri di assenza con tre eventi di altissimo livello (16, 23 e 30 agosto) che saranno presentati lunedì prossimo dal Presidente Giuseppe Pendolino nel corso di una conferenza stampa.
LENTEPUBBLICA
Abuso d'ufficio, la Consulta conferma: l'abrogazione non viola la Convenzione ONU
Con la sentenza 95/2025, la Consulta ha dichiarato infondate le questioni di legittimità sollevate contro l'aborgazione del reato di abuso d'ufficio, sancita dalla legge 114/2024.
Secondo la Consulta, la scelta del Parlamento non viola gli obblighi internazionali dell'Italia, in particolare la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, meglio nota come Convenzione di Mérida.
Al centro della discussione vi era il timore che la soppressione di questa fattispecie penale potesse creare un vuoto nella lotta contro le condotte illecite nella pubblica amministrazione. Tuttavia, i giudici costituzionali hanno chiarito che spetta al legislatore valutare e modulare gli strumenti più adatti per prevenire e contrastare gli abusi dei pubblici ufficiali, senza che la Corte possa sostituirsi a tale giudizio con una propria valutazione di merito.
Abuso d'ufficio, la Consulta conferma: l'abrogazione non viola la Convenzione ONU
Nelle sue motivazioni, la Corte Costituzionale ha affrontato in modo puntuale uno dei nodi centrali del dibattito: il possibile contrasto tra l'abrogazione dell'abuso d'ufficio e gli obblighi derivanti dalla Convenzione ONU contro la corruzione, firmata a Mérida nel 2003 e ratificata dall'Italia nel 2009. Secondo i giudici, tale eliminazione non compromette gli impegni internazionali del nostro Paese, poiché la Convenzione non impone in modo tassativo l'esistenza di una specifica fattispecie penale come quella abrogata. Piuttosto, il trattato richiede agli Stati aderenti di dotarsi di strumenti adeguati per prevenire e punire atti di corruzione, lasciando ampi margini di discrezionalità sul piano normativo.
La Corte ha chiarito che il suo ruolo non è quello di valutare se il nuovo impianto legislativo sia più o meno efficace nella lotta agli illeciti della pubblica amministrazione. Tali giudizi rientrano nella sfera della politica legislativa e non possono essere oggetto di sindacato costituzionale. In altri termini, i giudici non possono sostituirsi al Parlamento nel determinare quali reati debbano essere previsti, né possono esprimersi sull'opportunità politica di mantenerli o sopprimerli, salvo che la scelta non violi esplicitamente diritti fondamentali o trattati internazionali vincolanti.
Anche di fronte ai potenziali effetti collaterali dell'abrogazione - come il possibile ridimensionamento della capacità punitiva dell'ordinamento penale verso determinati comportamenti scorretti di pubblici ufficiali - la Corte ha ribadito la netta distinzione tra controllo di legittimità e valutazione politica. È compito del legislatore, infatti, bilanciare le esigenze di repressione degli abusi con quelle di certezza del diritto, efficienza amministrativa e semplificazione normativa.
La legittimità della legge
I benefici che il Parlamento ha indicato nei lavori preparatori della legge, come il contrasto all'abnorme ricorso all'abuso d'ufficio come strumento d'indagine e il timore paralizzante della firma nei funzionari pubblici, rientrano - secondo la Consulta - in una visione politica legittima.
Se tali vantaggi riusciranno o meno a compensare le lacune lasciate dall'eliminazione del reato, non è una questione che può essere sottoposta al vaglio della Corte Costituzionale.
In ultima analisi, per i giudici, la riforma si colloca entro i limiti fissati dalla Costituzione e dal diritto internazionale. L'abrogazione dell'abuso d'ufficio, pur suscitando divisioni nel dibattito pubblico e tra gli operatori del diritto, rappresenta una scelta legislativa che non infrange né i principi fondamentali dell'ordinamento repubblicano né gli impegni assunti dall'Italia sul piano internazionale.
Rimane quindi integro il potere del Parlamento di definire - e ridefinire - l'architettura penale nel settore della pubblica amministrazione, con l'assunzione della piena responsabilità politica delle proprie decisioni.
LENTEPUBBLICA.IT
Sud penalizzato nella gestione finanziaria degli enti locali: Sicilia e Calabria restano indietro
La relazione della Corte dei Conti sulla gestione finanziaria degli enti locali svela una geografia a due velocità tra Nord e Sud: in Sicilia e Calabria, crescono i ritardi nell'attuazione dei progetti, le difficoltà di riscossione e le fragilità di bilancio.
Nonostante i segnali di miglioramento nel quadro economico nazionale, il Mezzogiorno - e in particolare la Sicilia e la Calabria - continua a vivere una situazione di persistente affanno nella gestione finanziaria dei propri enti locali. È quanto emerge dalla Relazione della Corte dei Conti sulla gestione finanziaria di Comuni, Province e Città metropolitane per il triennio 2022-2024, che fotografa un'Italia divisa, dove l'efficienza amministrativa del Centro-Nord convive con le croniche difficoltà del Sud.
Disavanzi, riscossioni al palo e scarsa capacità di spesa
In Calabria e Sicilia, la situazione appare critica su più fronti. Il peso dei crediti non riscossi resta elevatissimo, soprattutto nelle entrate extratributarie, come multe, affitti, concessioni e servizi a domanda individuale: in queste Regioni, la quota incassata dai Comuni è spesso inferiore al 50% di quanto previsto. Una fragilità che, di fatto, svuota i bilanci locali e impone il ricorso ad accantonamenti crescenti, limitando la capacità di programmare nuovi interventi.
Il cosiddetto "tax gap" - cioè la differenza tra quanto i Comuni dovrebbero incassare e quanto effettivamente entra nelle casse - tocca punte del 30% per la Tari e del 20% per l'Imu. Si tratta di cifre che mettono in seria difficoltà i bilanci locali, soprattutto quando i servizi, come lo smaltimento dei rifiuti, devono essere garantiti indipendentemente dalle entrate effettive.
I fondi ci sono, ma il Sud non riesce a spenderli
La relazione evidenzia che, sebbene le Regioni meridionali abbiano ricevuto una quota significativa delle risorse del PNRR - il 40%, come previsto dalla normativa - l'attuazione concreta dei progetti arranca. In Sicilia e Calabria, solo il 60% dei fondi assegnati risulta impegnato, contro percentuali che superano l'85% in territori come Friuli-Venezia Giulia e Toscana.
Il risultato è un blocco degli investimenti, con progetti che restano sulla carta e infrastrutture che non si realizzano. A farne le spese sono soprattutto i cittadini, che continuano a convivere con servizi insufficienti, scuole non ristrutturate, trasporti carenti e reti sociali inadeguate.
Non è un caso che, nel 2023, la spesa sociale pro capite nel Sud sia stata di 162 euro, nettamente inferiore rispetto ai 189 euro del Centro e ai 187 del Nord. Una disparità che si traduce in meno asili nido, meno interventi per la disabilità e minori risorse per contrastare l'esclusione sociale.
Liquidità in crescita, ma equilibri fragili
Paradossalmente, i Comuni del Sud registrano un aumento della liquidità di cassa nel triennio, dovuto in gran parte alla spinta degli anticipi legati ai fondi PNRR. Ma questa liquidità è spesso vincolata e non utilizzabile liberamente. Inoltre, il meccanismo di finanziamento legato al PNRR - che prevede spese anticipate da parte degli enti e successivi rimborsi - espone i Comuni meridionali a tensioni di cassa significative, soprattutto in assenza di strutture amministrative solide e personale qualificato.
Disavanzi persistenti e incapacità strutturali
Il Mezzogiorno è anche l'area con il maggior numero di Comuni in disavanzo. Il report evidenzia che su quasi 1.000 enti locali con saldo negativo, molti si concentrano proprio nelle Regioni meridionali. Le cause sono note: un mix di scarsa capacità di riscossione, fragilità organizzativa e ritardi nell'attuazione delle riforme finanziarie, cui si aggiungono difficoltà croniche come la gestione delle anticipazioni di liquidità o il riaccertamento dei residui.
In particolare, la Sicilia presenta ritardi diffusi nell'esecuzione dei progetti e una gestione contabile spesso poco trasparente. La Calabria, invece, si distingue per un tasso di riscossione tra i più bassi d'Italia, con un accumulo crescente di crediti difficili da incassare.
Nord efficiente, Sud rallentato: la frattura territoriale si allarga
Se nel Nord la capacità di progettare, attuare e rendicontare gli investimenti è ormai consolidata, nel Sud la macchina amministrativa resta lenta e spesso impreparata a fronteggiare le sfide imposte dalle nuove regole europee. Le norme più stringenti introdotte con la legge di bilancio 2025 - come il nuovo equilibrio di bilancio e i vincoli alla spesa - rischiano di colpire proprio gli enti più fragili, ampliando ulteriormente il divario territoriale.
La stessa Corte dei Conti sottolinea la necessità di rafforzare l'assistenza tecnica e il supporto organizzativo, soprattutto nei Comuni con strutture deboli e personale ridotto all'osso. Senza un intervento strutturale, il rischio è che il Sud resti ancora una volta indietro, vanificando gli sforzi di riequilibrio territoriale previsti dai fondi europei.
L'Italia dei Comuni è ancora spezzata
La fotografia scattata dalla Corte dei Conti conferma che, nonostante i progressi registrati a livello macroeconomico, l'Italia dei territori resta profondamente diseguale. Mentre alcuni Comuni si avviano verso una gestione virtuosa, altri - soprattutto nel Sud - combattono con limiti strutturali che rallentano ogni tentativo di rilancio.
Per Sicilia e Calabria, la strada verso una finanza pubblica solida appare ancora lunga. Servono investimenti non solo in opere, ma anche in competenze, strumenti digitali, risorse umane. Perché senza una pubblica amministrazione locale efficiente, nessun piano di sviluppo potrà davvero colmare il divario tra Nord e Sud.
GRANDANGOLOAGRIGENTO.IT
Pierdavide Carone e il Coro Lirico Siciliano incantano il Teatro dell'Efebo con l'omaggio a Lucio Dalla
Un Pierdavide Carone particolarmente ispirato e il Coro Lirico Siciliano hanno aperto ieri sera al Teatro dell'Efebo la Rassegna del Teatro d'Autore e Musica. Tutto esaurito già da diversi giorni, per "L'anno che verrà - Lucio Dalla Tribute", con il pubblico entusiasta per la performance del cantante romano e dell'orchestra diretta da Francesco Costa, che hanno proposto una corposa selezione dei brani più celebri del cantautore bolognese, da "Piazza Grande" a "L'anno che verrà" passando per gli impegnativi "Come è profondo il mare" ed "Anna e Marco" e così via. arrangiati mirabilmente e ben supportati dal Coro Lirico Siciliano già apprezzato lo scorso anno con il tributo ad Ennio Morricone,"E' stato l'ennesimo successo per gli eventi proposti dal Libero Consorzio di Agrigento al Teatro dell'Efebo" afferma il Presidente Giuseppe Pendolino "che conferma la bontà delle nostre scelte e il lavoro dello staff che da mesi lavora a questo cartellone. Per noi è una scommessa vinta, ma lavoreremo per migliorare ulteriormente l'offerta nella prossima stagione. Agrigento e l'intera provincia hanno fame di cultura, e continueremo su questa strada per una scelta degli eventi in grado di attirare anche i turisti".L'attenzione si sposta adesso sulla Settimana Pirandelliana, che grazie all'impegno del Libero Consorzio di Agrigento tornerà di scena dopo diversi lustri di assenza con tre eventi di altissimo livello (16, 23 e 30 agosto) che saranno presentati lunedì prossimo dal Presidente Giuseppe Pendolino nel corso di una conferenza stampa.