agrigentonotizie.it
Pirandello e accademia musicale: doppio appuntamento nel weekend al Teatro dell'Efebo
Al Teatro dell'Efebo venerdì 12 settembre alle 21 andrà in scena "L'altro figlio", adattamento della celebre commedia di Pirandello che affronta temi universali come identità, verità, menzogna, destino e relazioni umane. Lo spettacolo, proposto dall'associazione Concordia con la regia di Pippo Alvaro, si distingue per scenografie, costumi, luci ed effetti che accompagnano il pubblico in un percorso tra realtà e illusione. Sul palco Francesco Brocato, Lina Gueli, Laura Di Fede, Patrizia Cordaro, Vanessa Bordino, Gabriele Onolfo, Franco Curto e Andrea Balletti. Domenica 14 settembre, sempre alle 21, il giardino botanico ospiterà invece il concerto dell'accademia musicale Free Melody Aps-Ets insieme alle Colonne Sinfoniche 2025. "Una stagione intensa che regala fino alla fine appuntamenti di notevole valore artistico", sottolinea il presidente del Libero consorzio Giuseppe Pendolino.Biglietteria e informazioni su www.giardinoefebo.it o al box office di via Imera 0922.20500.
reportsicilia.it
Crisi dell'editoria e trasformazione del lavoro giornalistico, al Libero Consorzio di Agrigento un convegno promosso da SAGI e Conflavoro
"Crisi dell'editoria e trasformazione del lavoro giornalistico" è il tema del convegno promosso dal Sindacato Autonomo dei Giornalisti Italiani e da Conflavoro che si terrà sabato 13 settembre ad Agrigento.
A ospitare i lavori, coordinati dalla giornalista Valentina Alaimo, sarà l'Aula Giglia del Libero Consorzio di Agrigento, a partire dalle 10:30.
L'evento vedrà quali relatori Nino Randisi e Giuseppe Pullara, rispettivamente segretario nazionale del SAGI e vicepresidente nazionale e coordinatore regionale di Conflavoro.
Previsto inoltre l'intervento di Giuseppe Pendolino, presidente del Libero Consorzio di Agrigento.
Al convegno parteciperanno editori locali e operatori dell'informazione.
QDS.it
Pensioni, anche nel 2026 c'è la possibilità di andarci prima: ecco le condizioniMarco Cavallaro In questo articolo, una breve panoramica su come fare, quali sono le possibilità e quali sono i requisiti di cui essere in possesso.
Una conferma tanto attesa quanto importante per quel che riguarda le pensioni nel 2026. Come nell'aria da tempo infatti, anche dal prossimo anno si potrà andare in pensione prima dei tradizionali 67 anni - e dunque con la formula della "vecchiaia" - ma solo se si soddisfano alcune particolari condizioni di vita e lavorative.
Quali sono? E soprattutto, nel 2026 come si potrà andare in pensione in anticipo rispetto ai 67 anni previsti? In questo articolo, una breve panoramica su come fare, quali sono le possibilità e quali sono i requisiti di cui essere in possesso.
Come andare in pensione in anticipo nel 2026. Le tre diverse opzioni
Negli ultimi anni, complici numerose riforme e misure a sostegno delle pensioni, il quadro dell'età media dei pensionati in Italia si è notevolmente abbassato. Oggi infatti, la quota gira attorno ai 64 anni. Un trend che sarà confermato con grande probabilità anche nel 2026, quando diverse modalità di "pensione anticipata" saranno fornite a chi ne garantisce i giusti requisiti richiesti.
In sostanza, sono tre i casi in cui - anche a partire dal prossimo anno - si potrà andare in pensione prima rispetto ai 67 anni "standard". Quali? Parliamo di:
Pensione anticipata ordinaria: nessun limite per ciò che riguarda l'età, basta aver versato 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne. L'assegno decorre dopo una finestra di 3 mesi e viene calcolato con le regole generali del sistema previdenziale.
La pensione anticipata contributiva: riservata a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996. Permette di uscire dal mercato del lavoro a 64 anni, ma solo se si hanno almeno 25 anni (effettivi) di contributi versati. Questi, diventeranno 30 dal 2030. Inoltre, tra le condizioni da rispettare c'è la condizione dell'assegno maturato. Questo infatti, deve essere superiore di tre volte all'importo dell'assegno sociale. Questa soglia, garantisce questo percorso a chi ha avuto una carriera stabile e di livello alto, meno altre fasce;
La Quota 41: Ideata e pensata per i lavoratori precoci, cioè chi ha almeno un anno di contributi versati prima dei 19 anni. Si può andare con 41 anni di contributi versati, indipendentemente dall'età ma solo con condizioni come disoccupazione, invalidità, attività gravose o assistenza a familiari disabili.
GRANDANGOLO
Teatro dell'Efebo, venerdì 12 e domenica 14 settembre alle ore 21 due nuovi appuntamentiIl 12 settembre alle ore 21:00 andrà in scena "L'altro figlio", opera basata sull'omonima commedia di Pirandello mentre il 14 settembre spazio alla musica con l'atteso concerto dell'Accademia Musicale Free Melody APS-ETSDa RedazioneAl Teatro dell'Efebo venerdì 12 settembre alle ore 21:00 andrà in scena "L'altro figlio", opera basata sull'omonima commedia di Pirandello di straordinaria profondità, che invita a riflettere su temi eterni come l'identità, la verità, la menzogna, il destino e il rapporto con gli altri. Un'opera che, ancora oggi, risuona potente e universale, invitando ogni spettatore a interrogarsi sul senso profondo della propria esistenza e dei legami che la definiscono.
La regia dello spettacolo, portato in scena dall'Associazione Concordia, è di Pippo Alvaro, con un eccellente contributo di scenografia, costumi, luci ed effetti sonori in grado di trasmettere questa oscillazione tra il reale e l'illusorio, creando uno spazio che permette al pubblico di entrare in sintonia con il dramma psicologico dei personaggi. Nel cast Francesco Brocato, Lina Gueli, Laura Di Fede, Patrizia Cordaro, Vanessa Bordino, Gabriele Onolfo, Franco Curto e Andrea Balletti.
Domenica 14 settembre, invece, sempre alle ore 21:00 nell'antica cavea del Giardino Botanico, spazio alla musica con l'atteso concerto dell'Accademia Musicale Free Melody APS-ETS e le Colonne Sinfoniche 2025. "Una stagione intensa che riserva anche negli ultimi appuntamenti del cartellone eventi di grande qualità artistica" afferma il Presidente del Libero Consorzio Giuseppe Pendolino. Biglietteria e informazioni su www.giardinoefebo.it o al box office di via Imera 0922 20500 .
LIVESICILIA
Elezioni regionali, spunta l'idea della riforma elettorale in SiciliaIl tema lanciato dal M5s con Di Paola
Non c'è stata una vera e propria discussione dei capigruppo all'Assemblea regionale siciliana, ma avere posto il tema in modo formale durante la riunione di ieri ha sdoganato la questione della riforma della legge elettorale regionale. A porla è stato il vice presidente dell'Ars e leader del M5s in Sicilia Nuccio Di Paola.
La sortita di Di Paola
L'esponente pentastellato ha colto l'assist fornito dalla discussione durante la capigruppo sulla norma per l'introduzione del deputato supplente all'Assemblea regionale siciliana che Forza Italia sta portando avanti a livello nazionale poiché serve una modifica allo Statuto speciale. E per supportare l'azione dei parlamentari azzurri a Roma, il capogruppo di Fi all'Ars, Stefano Pellegrino, ha chiesto, a nome del partito, che l'Assemblea regionale si pronunci sull'argomento. Preso atto della richiesta, Di Paola ha allargato il tiro: "A questo punto l'Ars affronti la riforma complessiva della legge elettorale".
La risposta di Forza Italia
Deputato supplente a parte, il leader siciliano del M5s pone tre questioni sostanziali: l'accorpamento dei collegi minori, l'abolizione del listino collegato al candidato presidente della Regione e la doppia preferenza di genere. "Se ci sono i tempi per introdurre la figura del deputato supplente modificando lo Statuto allora procediamo alla riforma della legge elettorale regionale per migliorarla", dice Di Paola all'Ansa. Sulla proposta, che ha colto un po' di sorpresa, non ci sarebbe stata chiusura da parte del capogruppo di Fi. "Ha dato disponibilità a parlarne", aggiunge il leader M5s.
LENTEPUBBLICA
Rilevazioni presenze sotto accusa: il Garante privacy difende i dipendenti pubblicidi Gianluca Lucarelli
Un recente provvedimento del Garante della Privacy, nell'ambito delle rilevazioni delle presenze dei dipendenti pubblici, ha riacceso il dibattito sul delicato equilibrio tra diritto alla trasparenza e necessità di salvaguardare la riservatezza dei lavoratori.
La questione nasce da una richiesta di accesso civico riguardante le presenze di un dipendente pubblico in un periodo limitato di tempo, con l'obiettivo di ottenere copia dei fogli firma o dei registri elettronici utilizzati dall'amministrazione per rilevare gli orari di ingresso e uscita.
L'istanza è stata respinta dall'ente interessato, che ha motivato il diniego richiamando il rischio concreto di ledere la sfera privata dell'individuo coinvolto. Una decisione che ha generato contestazioni da parte del richiedente, determinando l'intervento dell'Autorità garante, chiamata a chiarire i limiti normativi entro cui si muove la disciplina sulla trasparenza.
Il quadro normativo
La legge sulla pubblicità degli atti amministrativi riconosce a chiunque il diritto di accedere a dati e documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, con l'obiettivo di favorire forme diffuse di controllo sull'operato degli uffici e sull'utilizzo delle risorse collettive. Tuttavia, questo diritto non è assoluto. La stessa normativa stabilisce infatti che l'accesso deve essere negato quando sussista un rischio concreto di pregiudizio per interessi giuridicamente rilevanti, tra i quali spicca la protezione dei dati personali.
Il concetto di "dato personale", definito dal regolamento europeo sulla privacy, include qualsiasi informazione che possa identificare direttamente o indirettamente una persona. Nel caso specifico delle presenze lavorative, si tratta di informazioni che rivelano abitudini quotidiane, routine professionali, orari di spostamento e persino motivazioni legate alle assenze. Dati che, se diffusi senza filtri, potrebbero compromettere la sfera privata e la sicurezza del lavoratore interessato.
Perché la trasparenza trova un limite
L'Autorità ha sottolineato che, a differenza dell'accesso previsto dalla legge sul procedimento amministrativo che richiede la dimostrazione di un interesse diretto e concreto l'accesso civico comporta la pubblicità generalizzata dei documenti. In altre parole, una volta accolto, chiunque potrebbe consultare, utilizzare e riutilizzare le informazioni ottenute.
Questo regime di ampia divulgazione accresce i rischi di un uso improprio dei dati. Conoscere con esattezza gli orari di entrata e uscita di un dipendente, ad esempio, può facilitare intrusioni nella vita privata o persino mettere a repentaglio la sua sicurezza. Inoltre, anche un'eventuale oscuramento parziale dei documenti eliminando, ad esempio, le motivazioni delle assenze non eliminerebbe il problema, poiché elementi come il numero di matricola o altri dettagli contestuali permetterebbero comunque di identificare la persona.
Le aspettative di riservatezza
Un ulteriore punto sollevato riguarda le ragionevoli aspettative di chi fornisce i propri dati. Quando un lavoratore registra le presenze, non può prevedere che quelle informazioni possano diventare di dominio pubblico. Si tratta infatti di dati raccolti per finalità amministrative specifiche, come la gestione del personale e la verifica delle ore lavorate, non certo per essere messi a disposizione della collettività.
Il principio di "minimizzazione dei dati", sancito dal regolamento europeo, prevede che le informazioni raccolte siano pertinenti e non eccedenti rispetto alle finalità per cui vengono trattate. Rendere pubblici orari e registrazioni individuali significherebbe andare ben oltre lo scopo originario.
Cosa deve essere pubblicato
La normativa italiana sulla trasparenza stabilisce già un obbligo preciso per le amministrazioni: pubblicare periodicamente i tassi di assenza del personale, suddivisi per uffici dirigenziali. Si tratta di dati aggregati e anonimi, che permettono di monitorare l'efficienza della macchina pubblica senza compromettere l'identità dei singoli.
Oltre a questa forma di pubblicità, non esistono obblighi di rendere conoscibili i dettagli delle presenze individuali. L'Autorità ha ribadito che qualunque ulteriore diffusione rischierebbe di oltrepassare i limiti fissati dalla legge, trasformandosi in una violazione dei diritti dei lavoratori.
Precedenti e giurisprudenza
La posizione assunta non rappresenta un caso isolato, ma si inserisce in una linea interpretativa costante. Negli ultimi anni, l'Autorità ha più volte respinto richieste di accesso civico a dati sulle timbrature dei dipendenti pubblici, sottolineando come la loro diffusione indiscriminata sia incompatibile con la tutela della riservatezza.
Anche la giurisprudenza amministrativa ha confermato in varie occasioni che informazioni relative ad assenze, permessi o malattie non possono essere considerate di dominio pubblico. Tali dati, se divulgati, potrebbero generare conseguenze negative non solo sul piano professionale, ma anche nelle relazioni sociali e personali degli interessati.
Interessi pubblici e interessi privati
L'Autorità ha inoltre osservato che, nel caso specifico, non sembrava emergere un chiaro interesse collettivo a giustificazione della richiesta. Le ripetute istanze presentate dall'autore della domanda lasciavano piuttosto intravedere motivazioni di natura privata, non collegate alla finalità di controllo diffuso sulle attività dell'amministrazione.
È questo un elemento importante: il diritto all'accesso civico è concepito per rafforzare la partecipazione democratica e vigilare sull'uso delle risorse pubbliche, non per risolvere controversie personali o monitorare i comportamenti di un singolo dipendente.
Le alternative possibili
Il diniego all'accesso civico non significa che i documenti siano del tutto irraggiungibili. Esiste infatti un altro strumento, quello dell'accesso ai documenti amministrativi previsto dalla legge sul procedimento, che può essere utilizzato da chi riesca a dimostrare un interesse diretto e attuale. In quel caso, l'amministrazione valuta caso per caso se consentire la visione dei documenti richiesti, sempre nel rispetto dei principi di proporzionalità e tutela dei dati sensibili.
Una linea di confine da non superare
Il provvedimento in questione ribadisce con chiarezza un punto fondamentale: la trasparenza è un valore essenziale per garantire legalità ed efficienza nella pubblica amministrazione, ma non può trasformarsi in una forma di esposizione indiscriminata dei lavoratori.
La pubblicità dei tassi di assenza, prevista dalla legge, assicura già uno strumento di controllo sull'organizzazione degli uffici. Andare oltre, rendendo accessibili i registri individuali delle presenze, significherebbe compromettere il diritto alla privacy e aprire la strada a potenziali abusi.
La sfida per le amministrazioni, e più in generale per il sistema pubblico, è dunque quella di continuare a promuovere trasparenza e partecipazione senza sacrificare diritti fondamentali. In questo equilibrio sottile si gioca una partita decisiva per la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.