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rassegna stampa del 30 settembre 2025


GRANDANGOLO

Riqualificazione stradali, dal Mit in arrivo oltre 8 milioni di euro per Agrigento.

La cifra complessiva per la Sicilia è di 93 milioni.
Dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono stati ripartiti un totale di 93milioni di euro per la regione Sicilia, per interventi di riqualificazione delle infrastrutture stradali. Si tratta di fondi che saranno utilizzabili dalle province, nell’ambito di una strategia nazionale che ha assegnato oltre un miliardo di euro dal nord al sud d’Italia. Una cifra ingente che tiene conto delle effettive esigenze di adeguamento della rete stradale gestita dalle province, frutto di un provvedimento fortemente voluto dal vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, dice il Mit.
Le risorse assegnate alle province della regione Sicilia sono state così ripartite: Agrigento 8.088.526,79 Caltanissetta 6.259.643,74 Catania 16.442.729,87 Enna 5.512.581,13 Messina 16.978.932,94 Palermo 17.088.440,35 Ragusa 5.715.182,20 Siracusa 8.970.915,25 Trapani 8.602.004,24.
“Queste risorse consentiranno di migliorare la sicurezza e la qualità della rete viaria provinciale del nostro territorio, messa a dura prova dalla cattiva eredità della riforma Delrio e che ora finalmente vedrà, invece, interventi necessari. Un investimento significativo che arriva dal Mit e che rafforza la capacità delle province di garantire infrastrutture moderne, con ricadute anche per il tessuto economico”. Così il senatore Nino Germanà, segretario della Lega Sicilia. 



TELEACRAS

Agrigento, domani “La voce del silenzio”

Ad Agrigento mercoledì primo ottobre innanzi alla Prefettura dalle ore 10 alle 12 la sezione agrigentina dell’Associazione italiana familiari vittime della strada, presieduta da Carmelina Nobile, ha organizzato una manifestazione pubblica intitolata “La voce del silenzio”. L’obiettivo della manifestazione è esprimere vicinanza e sostegno alle famiglie recentemente colpite da tragedie stradali nel territorio provinciale e sostenere con forza la prevenzione degli incidenti stradali.



SICILIANEWS

Dal Ministero dei Trasporti 93,7 milioni di euro alla Sicilia per le strade provinciali.

Ecco come sono state ripartite le risorse assegnate alle ex Province
Dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono stati ripartiti un totale di 93.658.956 euro per la regione Sicilia, per interventi di riqualificazione delle infrastrutture stradali.
Si tratta di fondi che saranno utilizzabili dalle province, nell’ambito di una strategia nazionale che ha assegnato oltre un miliardo di euro dal nord al sud d’Italia.
In particolare, le risorse assegnate alle province sono state così ripartite: Agrigento 8.088.526,79 euro; Caltanissetta 6.259.643,74; Catania 16.442.729,87; Enna 5.512.581,13; Messina 16.978.932,94; Palermo 17.088.440,35; Ragusa 5.715.182,20; Siracusa 8.970.915,25; Trapani 8.602.004,24 euro.



QUIFINANZA

Aumenti sul contratto, 2.500 euro in busta paga ai dipendenti delle Pa locali.

Allo studio del Governo i rinnovi dei contratti ai dipendenti degli enti locali, che potrebbero portare a un'una tantum da 2.500 euro
Una tantum da 2.500 euro sugli stipendi dei dipendenti degli enti locali. L’aumento arriverebbe dal recupero degli arretrati grazie alle novità sulle trattative tra sindacati e Governo relativi i contratti: l’apertura del tavolo sul rinnovo del nuovo triennio è all’orizzonte e potrebbe sbloccare a traino gli accordi ancora mancati del triennio 2022/24.
Adeguamenti che riguardano circa un milione e mezzo di impiegati pubblici dei comparti di Istruzione e ricerca e delle Funzioni locali, vale a dire il personale di Regioni, Province, Città, Comuni e Camere di commercio.
Gli aumenti in busta paga
Le stime prevedono che dall’incastro tra i due rinnovi i dipendenti delle Pa locali possano ricevere in busta paga 2.500 euro di arretrati.
La partita sul contratto 2022/24 si gioca soprattutto sulla distanza sugli aumenti tra Governo e sindacati. Il rinnovo dello scorso triennio per la Funzioni locali si è arenato per l’opposizione di Cgil e Uil, che in questo comparto hanno la maggioranza.
Le sigle chiedono risorse adeguate a far fronte al 14% di inflazione fatto segnare nei tre anni e rifiutano l’incremento del 6% proposto dallo Stato. Un divario impossibile da colmare, dato che un adeguamento integrale all’aumento del costo della vita porterebbe a uno stanziamento insostenibile da 32 miliardi di euro sulla Pubblica amministrazione.
Come riferito da Il Sole 24 Ore, la via d’uscita potrebbe dunque essere legata alle trattative per i rinnovi 2025/27 che, in vista della certificazione della nuova rappresentatività dei sindacati nei rispettivi comparti del 4 novembre, sono pronte a partire.
Per la contrattazione del nuovo triennio le risorse sono già state individuate nella scorsa Manovra e le sigle chiedono di destinarne una parte a colmare quanto manca per disincagliare il contratto precedente.
I rinnovi sui contratti degli Enti locali
Si tratterebbe un’evoluzione complicata dal punto vista contabile, ma che non sarebbe da escludere. Sui rinnovi, gli ultimi contatti tra il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, e sindacati risalgono a due giorni fa, nell’incontro con il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri, che ha mostrato segnali di apertura:
Il contratto ha uno stanziamento importante, che in altri tempi non c’è stato, ma serve uno sforzo in più: prendiamo tutte le risorse che sono già previste fino al 2027 e domani mattina firmiamo i contratti
Al momento la proposta allo studio del Ministero per i contratti 2025/27 dovrebbe prevedere un aumento mensile intorno ai 190 euro da quest’anno, per salire verso i 230 nel 2026 e i 280 euro a regime dal 2027.
Il titolare della Funzione pubblica dal canto suo, starebbe discutendo con il ministro Giancarlo Giorgetti di mettere in conto nella prossima legge di Bilancio il “fondo di perequazione” da 100-150 milioni di dotazione iniziale per aiutare gli enti locali in difficoltà economica.
Un intervento già previsto dall’ultimo decreto sulla Pubblica amministrazione per permettere alle amministrazioni in regola di potenziare il salario accessorio.



CANICATTIWEB

Tutto pronto per la terza edizione del premio “Aragonesi nel mondo”: ecco i cinque premiati.

Dalla tecnologia aerospaziale al design delle calzature reali passando per la ricerca universitaria, l’arte scenografica e l’eccellenza militare. Aragona celebra i suoi figli più illustri con la terza edizione del premio “Aragonesi nel mondo” in programma venerdì 3 ottobre alle 19,30 nella chiesa Madre. Un riconoscimento che rende omaggio a chi, partendo dal piccolo centro dell’Agrigentino, ha saputo affermarsi sulla scena nazionale e internazionale portando con sé le radici della propria comunità.
Il premio, organizzato dall’associazione culturale Aragonesi nel mondo presieduta da Vincenzo Di Giacomo, si svolge con il patrocinio del Comune di Aragona, del Libero consorzio comunale di Agrigento, della Bcc San Francesco di Canicattì e della Cva Canicattì.
La giuria, presieduta da Alfonso Pinto e composta dall’arciprete Angelo Chillura, da Alfonso Tedesco, da Vincenzo Di Giacomo e da Giuseppe Lorenzano, ha individuato cinque personalità da premiare
Gioacchino (Jack) Latino, responsabile dei settori aerospaziale, governativo e tecnologico in Canada per FedEx
Francesco Buscemi, maggiore pilota collaudatore sperimentale e capo sezione velivoli da trasporto e rifornimento in volo dell’Aeronautica militare
Calogero Conti, già rettore del Politecnico di Mons e dell’Università di Mons
Renzo Bellanca, scenografo e artista, docente all’Accademia di belle arti di Firenze
Tony Gaziano, titolare del calzaturificio Gaziano Girling e calzolaio di re Carlo d’Inghilterra.
La serata sarà presentata dal giornalista Luigi Mula e si aprirà con i saluti istituzionali del sindaco e presidente del Libero consorzio comunale di Agrigento Giuseppe Pendolino, del presidente dell’associazione Aragonesi nel mondo Vincenzo Di Giacomo e del presidente della giuria Alfonso Pinto.
Il programma proseguirà sabato 4 ottobre, alle 10,30, con un incontro-dibattito al teatro Armonia sul tema “Sviluppo del territorio: condividere le esperienze con le future generazioni”. Un momento di confronto che vedrà i premiati dialogare con gli studenti dell’Ipia Enrico Fermi di Aragona portando esempi concreti di professionalità e successi maturati oltre i confini locali.




LENTEPUBBLICA

Enti locali: in arrivo arretrati e nuovi aumenti in busta paga.

Buone notizie per oltre un milione e mezzo di lavoratori degli enti locali, che presto potrebbero ricevere fino a 2500 euro una tantum sugli stipendi.
In un periodo in cui il rinnovo del CCNL delle Funzioni Locali è uno degli argomenti di discussione più “caldi” e più “sentiti” per i dipendenti delle nostre amministrazioni locali, forse sta iniziando a muoversi qualcosa per appesantire le buste paga di chi lavora in prima linea negli uffici comunali e non solo.
Il nodo degli arretrati 2022-2024
Il rinnovo del contratto relativo al triennio 2022/2024 è ancora sospeso: il confronto tra sindacati e Governo si è arenato dinanzi al divario sugli incrementi salariali.
Le organizzazioni sindacali (Cgil e Uil, che rappresentano la maggioranza nel comparto) chiedono un adeguamento in grado di compensare l’inflazione del 14% registrata negli ultimi tre anni. La proposta dell’Esecutivo, invece, si ferma a un incremento del 6%, giudicato insufficiente dalle sigle.
Un riallineamento totale al costo della vita comporterebbe per le casse dello Stato uno stanziamento da circa 32 miliardi di euro, ritenuto insostenibile.
L’apertura sul nuovo triennio 2025-2027
Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, la soluzione potrebbe consistere nelle nuove trattative per il triennio 2025/2027. Il tavolo di confronto è atteso dopo il 4 novembre, data in cui sarà certificata la rappresentatività sindacale.
Le risorse economiche per il nuovo ciclo contrattuale sono già state stanziate dalla precedente Legge di Bilancio. Le sigle spingono affinché una parte di questi fondi venga utilizzata anche per colmare il gap lasciato in sospeso dal triennio precedente.
Gli aumenti previsti
Il Ministero della Pubblica Amministrazione guidato da Paolo Zangrillo sta valutando un piano di aumenti progressivi:
circa 190 euro al mese già dal 2025;
circa 230 euro nel 2026;
fino a 280 euro mensili a regime dal 2027.
Parallelamente, il Ministero di Zangrillo sarebbe in contatto con il titolare del MEF, Giorgetti, per istituire un fondo di perequazione (tra i 100 e i 150 milioni di euro), volto a sostenere gli enti locali in maggiore difficoltà finanziaria. Questo strumento, già inserito nell’ultimo decreto sulla PA, permetterebbe di rafforzare le voci del salario accessorio, garantendo maggiore equità tra le diverse amministrazioni.
Le prospettive
Il clima delle ultime interlocuzioni tra il ministro Zangrillo e i vertici sindacali lascia intravedere spiragli di apertura. Pierpaolo Bombardieri (Uil) ha sottolineato la disponibilità a firmare un accordo anche “domani mattina” qualora venissero messe sul tavolo tutte le risorse già programmate fino al 2027.
Per i dipendenti degli enti locali – dai Comuni alle Regioni, passando per Province e Camere di commercio – lo scenario che si profila è quindi duplice: da un lato il riconoscimento degli arretrati fino a 2.500 euro, dall’altro un incremento strutturale della retribuzione nei prossimi tre anni.



LENTEPUBBLICA

Dipendenti pubblici: anche lo straordinario non autorizzato va pagato.

Lavoro straordinario per i dipendenti pubblici, una recente sentenza della Cassazione sostiene che va pagato anche nei casi in cui non risulti autorizzato: la decisione ruota attorno al concetto di “consenso implicito“.
Una recente ordinanza della Suprema Corte fa chiarezza sul diritto al compenso per le ore extra lavorate nei giorni festivi, anche in assenza di una formale autorizzazione. Al centro della decisione, il principio del consenso implicito e il rispetto delle esigenze della Pubblica Amministrazione.
Dipendenti pubblici: anche lo straordinario non autorizzato va pagato
Con l’ordinanza n. 13661 del 21 maggio 2025, la Corte di Cassazione – Sezione Lavoro – ha ridefinito i confini giuridici della retribuzione per lavoro straordinario nel pubblico impiego, affrontando il tema dell’“arricchimento senza causa” da parte dell’amministrazione quando un dipendente presta servizio oltre l’orario ordinario.
La decisione della Suprema Corte segna un punto fermo nella giurisprudenza sul lavoro pubblico: il diritto al compenso per lo straordinario non può essere negato solo perché manca un atto formale, se l’amministrazione era a conoscenza delle prestazioni e non vi si è opposta.
Il principio guida: niente compensi per iniziativa personale, ma…
Secondo l’orientamento consolidato della giurisprudenza, la retribuzione per il lavoro straordinario presuppone una previa autorizzazione da parte del datore di lavoro pubblico. Tale autorizzazione – si legge – serve a garantire che le ore aggiuntive siano effettivamente necessarie e utili, in coerenza con le esigenze della struttura e sotto la supervisione di un dirigente.
Tuttavia, la Cassazione ha chiarito che il diritto al pagamento sussiste anche quando l’autorizzazione non risulta formalizzata per iscritto, purché il servizio avvenga con il consenso, anche tacito, dell’amministrazione. Non è dunque necessaria un’approvazione esplicita, se l’ente datore di lavoro è consapevole e non si oppone all’attività svolta fuori orario.
Straordinario nei festivi: il nodo del contenzioso
Il caso giunto all’attenzione della Corte riguardava una serie di prestazioni lavorative effettuate nei giorni festivi, per le quali era stata negata la remunerazione, in assenza di una specifica autorizzazione formale. Il Ministero competente aveva distinto, già in appello, tra straordinario feriale e straordinario festivo, sostenendo che solo il primo fosse da ritenersi autorizzato.
La Suprema Corte ha respinto questa impostazione, ritenendo che la distinzione non rappresenti una nuova eccezione processuale tardiva, ma un’articolazione legittima della difesa sui fatti. Dunque, si ritiene corretto che la Corte territoriale avesse affrontato la questione, esaminando separatamente le due tipologie di lavoro extra.
Il consenso implicito e l’irrilevanza dell’assenza di ordine scritto
Nel secondo e terzo motivo di ricorso, il lavoratore ha sostenuto che, poiché il servizio reso nei giorni festivi era considerato essenziale e obbligatorio, si dovesse ritenere implicita l’autorizzazione, senza ulteriori verifiche. La Cassazione ha escluso che tale deduzione possa valere come fatto non contestato, rientrando piuttosto tra le valutazioni istruttorie del giudice.
Ma è proprio sul terzo punto che la Corte ha accolto le argomentazioni del ricorrente: sebbene l’autorizzazione formale manchi, il fatto che i lavoratori abbiano svolto servizio nei festivi con la consapevolezza del datore di lavoro implica il consenso implicito. Di conseguenza, il compenso per quelle ore risulta dovuto, in applicazione di precedenti sentenze (Cass. n. 23506/2022 e n. 18063/2023), secondo cui la mancanza di opposizione da parte dell’ente è sufficiente a configurare l’autorizzazione necessaria alla remunerazione.
La sentenza cassata: ora il giudice dovrà rivalutare il caso
Alla luce di questi principi, la Cassazione ha annullato la decisione della Corte territoriale, chiedendo al giudice del rinvio di esaminare se il lavoro prestato nei giorni festivi rientri tra le tipologie di straordinario previste dal contratto collettivo di comparto (in particolare l’articolo 26 del CCNL del 16 febbraio 1999), e se sussistano quindi i presupposti per riconoscere le differenze retributive richieste.
Le ricadute sul ricorso incidentale del Ministero
La Corte ha infine dichiarato inammissibile il ricorso incidentale presentato dal Ministero, che contestava il pagamento dello straordinario feriale sulla base della sola annotazione nella “banca delle ore”, ritenendo tale registrazione insufficiente in assenza di un’autorizzazione formale o implicita. Il giudizio sulla legittimità di tale compenso resta subordinato alla verifica della concreta sussistenza di una previa approvazione, anche implicita, da parte del datore di lavoro.












































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