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rassegna stampa del 17 ottobre 2025


AGRIGENTONOTIZIE

Fiera dell'artigianato a Milano, l'invito alle imprese agrigentine a partecipare: come presentare le domande

Il Libero consorzio comunale mette a disposizione uno stand al centro fieristico di Rho Pero. Priorità alle aziende del settore agroalimentare, artistico e tipico del territorio
C’è tempo fino al 27 ottobre per presentare le istanze di partecipazione ad “Artigiano in fiera”, la manifestazione nazionale dedicata all’eccellenza artigiana in programma al Centro Fieristico di Milano-Rho Pero dal 6 al 14 dicembre prossimi.
L’iniziativa, considerata una delle più prestigiose e seguite del settore, rappresenta un’importante vetrina per le imprese artigiane della provincia. Il Libero consorzio comunale di Agrigento, guidato dal presidente Giuseppe Pendolino, ha acquistato uno stand all’interno della fiera offrendo così alle aziende locali la possibilità di esporre e promuovere i propri prodotti in uno spazio dedicato.
“Si tratta di un segnale concreto di sostegno alle attività artigianali della nostra provincia – sottolinea Pendolino – che rappresentano il cuore pulsante dell’economia locale e una risorsa preziosa per la promozione del territorio". Saranno selezionate con priorità le imprese artigiane del settore agroalimentare, artistico e tipico, oltre a strutture associative impegnate nella valorizzazione delle produzioni locali.
Le imprese interessate, con sede legale e operativa nel territorio provinciale, dovranno inviare la domanda di partecipazione entro le ore 10 del 27 ottobre 2025 tramite pec all’indirizzo protocollo@pec.provincia.agrigento.it.
Un’occasione per portare le eccellenze artigiane agrigentine in uno dei più importanti appuntamenti fieristici italiani dedicati alla creatività e al saper fare.


TELEMONTEKRONIO

Pioggia e fango sulle strade delle aree interne. Disagi soprattutto a Cammarata

Seconda ondata di maltempo in questi giorni
in Sicilia dopo quella registrata lo scorso 1 ottobre e che, com'è noto, a Favara, ha portato alla tragica scomparsa di Marianna Bello, dispersa ormai da quindici giorni. A causa delle piogge delle ultime ore le operazioni di ricerca sono state sospese in attesa che la Prefettura decida nuovamente il da farsi.
Secondo i soccorritori in azione a Favara l'acqua piovana ha sicuramente cambiato gli scenari su cui si stava lavorando: o avrà contribuito a smuovere il terreno e far emergere qualcosa oppure avrà ulteriormente complicato la situazione. Le ricerche della sfortunata signora sono poi riprese nella tarda mattinata di oggi nonostante il maltempo.
Il maltempo delle ultime ore ha determinato notevoli disagi e preoccupazioni nelle aree interne, lungo i Comuni che si affacciano sulle province di Agrigento, Palermo e Trapani. Strade allagate, fango e detriti vengono segnalati in più parti, ad esempio sulla provinciale Cammarata – Vallelunga e sulla statale 189 della Valle del Platani.
Forti precipitazioni si sono registrate a Cammarata, Santo Stefano Quisquina, ma anche a Lercara Friddi, Partinico, Prizzi, Salemi, Corleone e altre località. La Cammarata – Vallelunga, all'altezza del bivio Casalicchio, inizialmente è stata chiusa al traffico veicolare con i conducenti dirottati su percorsi alternativi e successivamente è stata riaperta ma soltanto su una carreggiata. Al lavoro uomini e mezzi dell'Anas e del Libero Consorzio Comunale di Agrigento che stanno intervenendo per sgombrare da fango e detriti le strade provinciali Bivio Tumarrano - Vallelunga, di Cammarata e la Cattolica Eraclea- Cianciana, dopo i forti temporali che hanno interessando il territorio provinciale.
“I mezzi – fanno sapere dal Libero Consorzio - stanno cercando di riaprire le strade e renderle percorribili e sicure”. I sindaci dei Comuni interni invitano tutti alla massima prudenza e di spostarsi solo in caso di urgenza o necessità.
Le previsioni meteo indicano un miglioramento parziale soltanto a partire dalla giornata di venerdì.



ILSICILIA

Programmato il nuovo vertice di maggioranza.

La corsa contro il tempo della Finanziaria: dovrà essere approvata in giunta entro ottobre. Ecco le prime anticipazioni
Proprio fino a qualche giorno fa ci interrogavamo su come la Regione Siciliana intendesse spendere i 2 miliardi di avanzo all’interno della Finanziaria. Un quesito, che a quanto pare, troverà presto risposta. Anzi, molto prima di quanto potessimo mai immaginare.
Seppur appaia ancora lontana la fine dell’anno, i tempi per far andare in porto la legge di Stabilità, in realtà, sono molto stretti. La manovra è stata al centro del vertice di maggioranza di lunedì 13 ottobre. Dalle fratture che dividono la coalizione di centrodestra all’emergenza sicurezza a Palermo, tanti sono stati i temi al vaglio in oltre tre ore di confronto serrato tra le mura di Palazzo d’Orléans. A catturare l’attenzione, più di qualsiasi altro aspetto, è certamente l’annuncio di voler costituire un tavolo tecnico-politico per avviare sin da subito un confronto sui temi rimasti in sospeso nella manovra quater. Ma che significa “subito”? 
Cerchiamo così di dare alcuni riferimenti temporali. Incastrando le indiscrezioni e le voci che corrono tra i corridoi di Palazzo dei Normanni, potremmo riuscire a comporre un mini-cronoprogramma della prossima Finanziaria. Il testo, infatti, come ribadito ed evidenziato a più riprese dal presidente della Regione Renato Schifani, dovrà essere approvato entro il 31 dicembre, sulla scia dei due anni precedenti. Il ddl dovrà dunque essere approvato entro la fine di ottobre in giunta, massimo i primissimi giorni di novembre. Il tavolo tecnico dovrà così aprirsi e chiudere i battenti in appena una quindicina di giorni. Per scongiurare i malumori andati in scena nell’ultima seduta a Sala d’Ercole, i partiti verranno così coinvolti nella stesura e siederanno allo stesso tavolo per condividere le proprie idee e richieste, che si uniranno così alle proposte avanzate dagli assessori. La chiave di volta dell’intera Manovra.
Una corsa contro il tempo che inizierà a prendere forma da lunedì 20 ottobre. E’ stato infatti convocato un nuovo vertice di maggioranza, che riunirà Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Democrazia Cristiana, Mpa e Noi Moderati, questa volta in via Magliocco a Palermo. 
Conosciamo il valore del cospicuo bacino di risorse, le rigide tempistiche, ma non ancora il contenuto degli articoli che comporranno la Finanziaria. Provare a ricostruire ed anticipare qualche argomento non è poi così difficile. Come diramato da Palazzo d’Orléans l’accordo raggiunto dai partiti della maggioranza è quello di riservare particolare attenzione alle politiche economiche a sostegno di famiglie e imprese, alla riduzione del costo del lavoro e a misure volte a favorire la crescita del reddito pro capite e dello sviluppo produttivo della Sicilia. Proprio dall’ultimo incontro una proposta sarebbe già stata avanzata: una sorta di reddito minimo, proposto del gruppo di Noi Moderati. Una misura dispendiosa, che richiederebbe una certa attenzione, struttura e programmazione, ma che permetterebbe un aumento in busta paga ai siciliani e garantirebbe qualcosa come 24mila posti di lavoro in più. Ancora nulla di certo, solo una fase embrionale, ma che racchiude l’idea di progettualità che il governo regionale intende mettere in piedi.
Un’altra cosa è certa. Saranno ripresi tutti gli aggiuntivi di carattere generale, tanto a cuore alla maggioranza, ma stralciati dalla variazione di bilancio per inserirli proprio all’interno della legge di Stabilità. Parliamo così di south working, laghetti aziendali in agricoltura ed editoria. Ma non solo. Tra i temi più gettonati ci sono i fondi da destinati al sostegno alle imprese, alla Crias e alla sanità. Non saranno dimenticati neanche i Comuni, con risorse che dovrebbero essere destinate all’aumento delle ore del personale. Fari puntati anche sull’emergenza idrica e in particolar modo sul monitoraggio delle reti idriche colabrodo, causa principale del mancato approviggiormaneto in alcuni territori dell’Isola. Viste le ultime notizie e le recenti battaglie in campo di precariato, qualche passaggio potrebbe essere dedicato proprio a quest’ultima categoria.
Il vertice di maggioranza in via Magliocco avrà anche un altro obiettivo: completare il puzzle delle nomine di sottogoverno. Dopo aver rinfrescato i vertici di Consorzi universitari, Iacp ed Enti parco ben presto si tornerà a parlare anche di altri enti, che riguardano per esempio i settori dell’Agricoltura o della Famiglia. Anche da queste passerà e deriverà la serenità e il buon dialogo del centrodestra.  



SICILIATV

C’è ancora tempo per presentare le istanze di partecipazione ad “Artigiano in fiera” a Milano

Dovranno essere presentate entro il prossimo 27 ottobre le istanze di partecipazione ad “Artigiano in Fiera”, importante manifestazione a livello nazionale in programma al Centro Fieristico di Milano-Rho Pero dal 6 al 14 dicembre 2025, riservato alle imprese artigiane di gran parte dei settori produttivi.
Trattandosi della fiera più prestigiosa e potenzialmente più utile a far conoscere i prodotti al grande pubblico, il presidente del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, Giuseppe Pendolino, invita le imprese della provincia ad inoltrare le istanze di partecipazione avendo a disposizione uno stand all’interno del Centro Fieristico, acquistato dal Libero Consorzio di Agrigento.
Saranno selezionate, in via prioritaria, le imprese artigiane del settore agroalimentare, artistico e tipico del territorio o di strutture associative che promuovono gli stessi prodotti. Il Presidente Giuseppe Pendolino e tutti i consiglieri delegati hanno voluto così dare un segnale concreto da parte del Libero Consorzio nel sostegno alle attività artigianali della provincia che rappresentano il cuore pulsante della nostra economia.
Le imprese interessate, con sede legale ed operativa sul territorio provinciale, potranno presentare istanza di partecipazione tramite PEC all’indirizzo protocollo@pec.provincia.agrigento.it entro le ore 10 del 27 ottobre 2025.
Per ulteriori dettagli consultare l’avviso su: https://www.provincia.agrigento.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/16348


LENTEPUBBLICA

Progressioni di carriera negli enti locali: chiarimenti sulle scadenze

Un recente orientamento interpretativo dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) ha fornito un chiarimento significativo riguardo alle progressioni di carriera negli enti locali.
Si tratta di un tema centrale per molti dipendenti del comparto Funzioni Locali, che l’Agenzia affronta tramite il parere numero 35345/2025.
La questione ruota attorno al termine del 31 dicembre 2025, fissato dal contratto collettivo nazionale del 16 novembre 2022, entro il quale le amministrazioni possono realizzare le progressioni di carriera di natura valutativa, anche in deroga ai titoli di studio previsti.
L’interpretazione resa dall’Agenzia specifica che, per rispettare la scadenza prevista dal contratto, non è necessario che l’intera procedura di avanzamento si concluda entro la fine del 2025. È sufficiente, infatti, che l’ente abbia avviato formalmente la procedura, pubblicando l’avviso relativo entro il termine indicato. In altre parole, ciò che conta non è la conclusione del percorso, ma la sua attivazione entro la data stabilita.
Si tratta di una precisazione tutt’altro che marginale, poiché risponde a un dubbio operativo che molti enti locali avevano espresso negli ultimi mesi. Le progressioni tra le Aree rappresentano infatti uno strumento fondamentale per valorizzare le professionalità interne, ma al tempo stesso richiedono tempi tecnici lunghi e procedure complesse, spesso condizionate da limiti di bilancio e da criteri di valutazione non sempre uniformi.
Che cosa sono le progressioni tra le Aree
Nel sistema del pubblico impiego locale, le progressioni di carriera si dividono in due grandi categorie: quelle orizzontali, che comportano un passaggio a una posizione economica superiore all’interno della stessa area professionale, e quelle verticali, che invece consentono il passaggio da un’area all’altra (ad esempio da “Istruttore” a “Funzionario”).
Il contratto collettivo del 2022 ha introdotto una novità di rilievo in materia: fino al 31 dicembre 2025, le amministrazioni possono procedere alle progressioni verticali anche in deroga al requisito del titolo di studio, purché la selezione sia fondata su criteri di valutazione legati alla competenza, all’esperienza e alla performance. Questa disposizione è stata pensata per favorire la crescita professionale del personale interno, riconoscendo il valore dell’esperienza maturata negli anni, anche in assenza di titoli accademici specifici.
L’interpretazione dell’Aran e i suoi effetti pratici
Il chiarimento dell’Aran stabilisce dunque che, entro la fine del 2025, gli enti locali devono avviare le procedure, e non necessariamente completarle. Questo significa che, una volta pubblicato l’avviso entro la scadenza, sarà possibile concludere l’iter anche nel 2026, senza incorrere in violazioni contrattuali.
La distinzione può sembrare puramente formale, ma ha effetti molto concreti. Molte amministrazioni, infatti, si trovavano nell’incertezza su come pianificare i tempi dei bandi, temendo che il mancato completamento delle selezioni entro dicembre 2025 potesse vanificare gli sforzi organizzativi. Con questa interpretazione, si concede un margine di flessibilità utile a garantire la piena attuazione del principio di valorizzazione del personale previsto dal contratto.
Un sistema in evoluzione
Le progressioni verticali costituiscono da anni uno degli strumenti più dibattuti all’interno della pubblica amministrazione. L’obiettivo è duplice: da un lato, motivare il personale premiando il merito e la professionalità; dall’altro, ottimizzare le risorse interne, riducendo il ricorso a nuove assunzioni quando all’interno dell’ente esistono già competenze adeguate. Tuttavia, la loro applicazione è spesso ostacolata da vincoli finanziari, limiti di spesa del personale e interpretazioni discordanti delle norme contrattuali.
Il CCNL del 2022 ha cercato di semplificare il sistema, introducendo un modello più dinamico e meritocratico. La possibilità di procedere “in deroga al titolo di studio” fino al 2025 rappresenta un’occasione straordinaria per riconoscere il valore di chi, pur privo di determinati requisiti formali, ha accumulato negli anni competenze tecniche e gestionali di alto livello.
Le sfide per gli enti locali
Nonostante il chiarimento dell’Aran, restano aperte comunque ancora alcune sfide. Gli enti dovranno predisporre criteri di valutazione chiari e trasparenti, capaci di misurare in modo oggettivo le competenze del personale. Inoltre, servirà una pianificazione accurata delle risorse economiche, poiché ogni progressione incide sui costi complessivi del personale e deve rispettare i limiti di spesa fissati dalle normative vigenti.
Un altro punto critico riguarda la gestione delle aspettative: la finestra temporale concessa dal contratto, infatti, si chiuderà alla fine del 2025, e non è ancora chiaro se in futuro saranno previste ulteriori deroghe o proroghe. Ciò potrebbe generare tensioni all’interno degli enti, dove molti dipendenti sperano di poter accedere a una progressione prima della scadenza.




LIVESICILIA 

Il voto segreto come prova di fedeltà al governo, l’azzardo nel centrodestra

ul quale si sviluppa l’ultimo dibattito della politica siciliana. Le opposizioni difendono lo strumento parlamentare, la maggioranza si dice “unanime” nel volerne la cancellazione. Nel campo del centrodestra, però, il tema potrebbe presto diventare uno strumento per stanare definitivamente eventuali nemici interni del governo.
Il Pd: “Voto segreto sul voto segreto”
Dalle parti dell’opposizione il Partito democratico difende il voto segreto, costato caro all’Esecutivo in occasione della manovra quater. I dem, con il capogruppo Michele Catanzaro, annunciano che in una eventuale votazione chiederebbero, manco a dirlo, il voto segreto. Sull’altra sponda del fiume Forza Italia, Fratelli d’Italia e Dc spingono per l’abolizione.
Centrodestra unanime
Tutto è nato dall’ultimo vertice di maggioranza, dal quale è emersa una posizione unanime: “No al voto segreto”. Una decisione ufficializzata con una nota diffusa da Palazzo d’Orleans e condivisa dalle forze politiche protagoniste del vertice. A quella posizione ha replicato Catanzaro: “Il voto segreto è garanzia di libertà”. Il capogruppo Pd a sua volta ha ricevuto le controrepliche del suo omologo in Forza Italia, Stefano Pellegrino, e del commissario dei meloniani in Sicilia Luca Sbardella.
Voto segreto, il guanto di sfida della Dc
Nel centrodestra siciliano, però, di questi tempi la diffidenza è un fiume che continua a scavare voragini carsiche e così, tra le diverse prese di posizione, spunta la proposta della Democrazia cristiana che suona come un aut aut. “Di fronte all’ultima acrobazia del Pd, l’Aula dia prova di maturità, trasparenza e sensibilità istituzionale con un voto consapevole che metta fine ai giochetti e agli inciuci sulla pelle dei siciliani – le parole del capogruppo Carmelo Pace -. Se, invece, il voto segreto sarà confermato (probabilmente col voto segreto), con tutto ciò che ne consegue in termini di credibilità di questo Parlamento e dei suoi rappresentanti, chiediamoci, tutti insieme, se esistano ancora i presupposti per il prosieguo della legislatura”.
Parole che arrivano dall’ala lealista della maggioranza, quella che ha seguito gli ordini di scuderia durante la manovra quater abbandonando Sala d’Ercole. Facile intravedere nelle parole del capogruppo della Dc un alert rispetto ai livelli di sopportazione delle beghe che hanno caratterizzato la coalizione nelle ultime settimane. Un modo per chiedere ai nemici interni fino a dove siano pronti a spingersi con le loro manovre e allo stesso governatore, Renato Schifani, quanto sia disposto a sopportare il rischio continuo delle imboscate.
Uno dei partiti più fedeli al presidente della Regione, quindi, chiede chiarezza agli alleati e lo fa spingendosi fino alla ‘prova finale’ sulla fedeltà all’Esecutivo: il gioco di parole diventerebbe così un gioco d’azzardo per governo e centrodestra, che farebbero all in in una sola mano di poker.
https://livesicilia.it/ars-voto-segreto-azzardo-nel-centrodestra/


LENTEPUBBLICA

Riforma della dirigenza pubblica: le nostre proposte per un vero cambio di passo.

Il disegno di legge Zangrillo sulla carriera dirigenziale rappresenta un primo segnale di attenzione verso un tema che abbiamo posto all’attenzione del governo da tempo: la necessità di riaprire percorsi di crescita professionale nella pubblica amministrazione dopo decenni di blocchi e disinvestimenti.
Ma un segnale, per quanto importante, non basta. Come FLP abbiamo seguito con interesse l’iter del provvedimento in discussione alla Camera e, nell’audizione dell’8 ottobre scorso, abbiamo voluto essere chiari: condividiamo l’obiettivo, ma il metodo e alcuni contenuti vanno rivisti profondamente.
Una quota troppo timida
La proposta di riservare il 30% delle posizioni dirigenziali allo sviluppo di carriera dei funzionari interni va nella direzione giusta, ma è insufficiente. Chiediamo che questa quota salga al 50%. Non si tratta di una rivendicazione corporativa: nelle amministrazioni lavorano migliaia di professionisti preparati, che conoscono le dinamiche interne, hanno maturato competenze specifiche e meritano di vedere riconosciuto il proprio valore. Lasciare l’altro 50% ai corsi-concorso della Scuola Nazionale dell’Amministrazione garantirebbe comunque l’ingresso di nuove energie e competenze dall’esterno.
Ma dobbiamo smetterla di trattare i nostri funzionari come eterni subalterni, mentre continuiamo a vedere dirigenti paracadutati dall’esterno, spesso senza alcuna preparazione specifica o, peggio ancora, nominati attraverso logiche clientelari con gli incarichi speciali previsti dall’articolo 19 comma 6 del decreto legislativo 165. Proprio la limitazione di questi incarichi potrebbe liberare le risorse necessarie per l’innalzamento della quota riservata ai funzionari interni.
Il rischio del dirigente “intuitu personae”
Ma la nostra preoccupazione maggiore riguarda il meccanismo di selezione previsto dal disegno di legge. Affidare alla relazione del dirigente il primo filtro nella scelta dei candidati significa aprire la porta a pratiche clientelari che pensavamo superate. Il metodo comparativo basato sulla discrezionalità del superiore gerarchico non garantisce né trasparenza né oggettività.
Parliamoci chiaro: questo sistema rischia di escludere a priori migliaia di funzionari competenti, mentre premia chi ha avuto la fortuna di essere gradito al dirigente di turno. E la composizione della commissione – prevalentemente formata da dirigenti di vertice e superiori gerarchici – non attenua certo queste preoccupazioni. Tutto questo avverrebbe, per paradosso, utilizzando gli attuali sistemi di valutazione che lo stesso disegno di legge riconosce implicitamente come inadeguati e da riformare. Come si può selezionare la nuova classe dirigente sulla base di strumenti che si ritengono poco affidabili?
Quattro anni di precarietà
Aggiungiamo poi il “tirocinio” di quattro anni previsto tra l’accesso provvisorio alla funzione e il consolidamento nel ruolo dirigenziale. Questa previsione non solo precarizza ulteriormente la funzione, ma la espone a condizionamenti inaccettabili.
Un aspirante dirigente che per quattro anni deve dimostrare di meritare la conferma sarà davvero libero nelle sue scelte? O cercherà piuttosto di compiacere chi dovrà giudicarlo? Sul contratto individuale, poi, restano troppi punti oscuri: quale trattamento economico e giuridico per questi “aspiranti” dirigenti? Cosa succede se non vengono confermati? Mantengono il posto da funzionario? Sono domande legittime che meritano risposte precise.
L’Area delle elevate professionalità: un’occasione persa
L’Area delle elevate professionalità: un’occasione persa. C’è poi un’assenza che pesa come un macigno: il disegno di legge non dice nulla sull’Area delle elevate professionalità, introdotta dal contratto delle Funzioni Centrali 2019-2021, ma rimasta finora un contenitore vuoto. In molte amministrazioni non è stata nemmeno istituita sulla carta. Serve invece una norma che definisca con urgenza quanti posti destinare a quest’area in ogni amministrazione e preveda procedure in deroga per il personale interno.
C’è una fascia importante di professionalità – funzionari con esperienza nel coordinamento e nella direzione di uffici – che potrebbero ricoprire questi ruoli, alleggerendo così la pressione sulla dirigenza vera e propria, quella con funzioni propriamente manageriali. Gli sbarramenti del decreto legge 80/2021 hanno di fatto reso quest’area accessibile solo agli esterni, in totale contraddizione con lo spirito del provvedimento in discussione. È ora di cambiare.
Performance e percentuali: no all’invasione di campo
L’altra parte del provvedimento, quella sulle performance, è ancora più problematica. Stabilire per legge le percentuali di personale a cui attribuire le valutazioni massime, e perfino le modalità di ripartizione delle risorse della contrattazione integrativa, significa invadere sfacciatamente il terreno della contrattazione collettiva.
Dopo anni di battaglie per ricostruire il ruolo del sindacato e restituire centralità ai contratti nazionali, non possiamo accettare un ritorno alle politiche dirigiste dall’alto che nei decenni scorsi hanno bloccato la contrattazione e limitato l’autonomia delle amministrazioni. Le parti sociali devono avere lo spazio che meritano e i contratti collettivi nazionali restano la sede naturale per regolare questi aspetti.



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