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rassegna stampa del 31 ottobre 2025


LIVESICILIA

Sicilia prima in Italia per aumento del Pil, Schifani:” Crescita solida”

Il Report Ambrosetti presentato a Palazzo Branciforte di Palermo
di Redazione
PALERMO – La Sicilia si posiziona come la prima economia del Paese per crescita del Pil (+23,5% nel periodo 2019-2023) e dell’occupazione (+5,6% nel periodo 2019-2024), mantenendo però la penultima posizione per Pil pro capite, con un valore di 20,7mila euro nel 2023 (rispetto ai 32,6mila euro nella media italiana). Permangono, inoltre, “criticità” con riferimento alla partecipazione femminile e giovanile al mercato del lavoro, per cui la Sicilia si posiziona terzultima in Italia in entrambi i casi (rispettivamente 34,9% e 23,5% contro una media italiana di 53,3% e 34,4%). Sono i dati emersi a Palazzo Auditorium Branciforte di Palermo nel corso del il Forum di presentazione dei lavori della terza edizione dell’Act Tank Sicilia, la piattaforma permanente che TEHA Group ha lanciato nel 2021 con l’obiettivo di suggerire azioni per dare un impulso alla crescita della Sicilia e che è organizzata da The European House Ambrosetti.
L’edizione 2025 dell’Act Tank Sicilia
L’iniziativa vede il coinvolgimento della Regione Siciliana e di un pool di sostenitori privati (BAPS, Gruppo Arena, Lactalis e Confindustria Siracusa) in un percorso annuale che si concentra sulle sfide per l’Isola e le sue imprese. L’edizione 2025 dell’Act Tank Sicilia ha affrontato i temi dello sviluppo industriale e si è focalizzata su alcuni dei fattori abilitanti che il territorio deve valorizzare per promuovere una crescita solida e sostenibile. In occasione del Forum è stato, inoltre, presentato l’aggiornamento del cruscotto di monitoraggio regionale, che misura lo stato di salute dell’economia regionale rispetto a metriche e indicatori economici strategici per il territorio.
Al centro dell’evento, al quale hanno partecipato rappresentanti del mondo politico, istituzionale e della business community dalla Sicilia, dal resto d’Italia e anche da altri Paesi (come la Tunisia) , vi è la presentazione della terza edizione del Rapporto i cui contenuti sono stati elaborati alla luce delle indicazioni raccolte da un ciclo di interviste riservate con gli stakeholder chiave del territorio.
“La fotografia della Sicilia restituisce un quadro ambivalente, caratterizzato da alcuni determinanti primati di crescita ma anche da diversi punti di attenzione nei principali indicatori socio-economici”, dicono gli organizzatori dell’evento.
Tre filiere strategiche per la Sicilia
La Sicilia, però, può contare su tre filiere strategiche “ad alto potenziale”: economia del mare, agroalimentare e vino, meccatronica e Ict, secondo le analisi del report Ambrosetti. La Regione si colloca al terzo posto in Italia per numero di imprese blu attive, con un totale di 28.807 e quinta per occupati della filiera. Tra le eccellenze troviamo il polo cantieristico navale di Siracusa, che nel 2024 ha superato i 22 milioni di euro di export.
Nell’agroalimentare, i 14 distretti siciliani hanno contribuito per il 7,3% al valore aggiunto della filiera italiana, con un valore di 5 miliardi di euro. La Sicilia, con oltre 151ila occupati è la seconda per numero di addetti nel settore. Meccatronica e Ict, invece, hanno generato un valore aggiunto complessivo di 2,4 miliardi di euro, il 2,6% del totale delle imprese regionali. “Palermo e Catania si distinguono per un’elevata concentrazione di imprese e addetti, configurandosi come polo di riferimento per l’innovazione digitale” dice il report. Infine, grazie alla sua posizione al potenziale delle energie rinnovabili, la Sicilia si candida a diventare un hub energetico del Mediterraneo.
Per misurare lo stato di salute dell’economia regionale in un unico strumento di natura organica è stato realizzato e aggiornato il cruscotto di monitoraggio (Tableau de Bord) delle esigenze strategiche della Sicilia, che analizza la performance ottenute dalla Regione in diverse aree chiave dello sviluppo socioeconomico: la Sicilia, infatti, ha migliorato o mantenuto stabili le proprie performance in 39 dei 50 indicatori considerati rispetto all’anno precedente, pari al 78% del totale.
Schifani: “Fase di crescita solida”
“I dati del Rapporto 2025 confermano che la Sicilia sta vivendo una fase di crescita solida”, ha commentato il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani. “Il miglioramento del 78% degli indicatori è il risultato del lavoro portato avanti dai governi regionali di centrodestra, con politiche mirate a sostenere imprese, occupazione e sviluppo – ancora Schifani -. Dopo gli anni difficili segnati dalla pandemia, in cui i progressi sono stati rallentati, oggi la Sicilia mostra una ripresa vigorosa e si colloca ai vertici nazionali per crescita del Pil e dell’occupazione. Proseguiremo su questa strada, affrontando con responsabilità le criticità ancora presenti, dal divario infrastrutturale alla scarsa partecipazione di donne e giovani al mondo del lavoro, per consolidare una crescita duratura e inclusiva, all’altezza delle potenzialità della nostra Isola”.
De Molli:” Sicilia nella top ten per le rinnovabili”
“La Sicilia è nella top ten in Italia sul piano delle energie rinnovabili”, ha detto Valerio De Molli, managing partner e Ceo di Thea Group e di The European House Ambrosetti. “Si garantisce, attraverso la Regione Siciliana, la sicurezza energetica di tutta l’Europa, con un contributo di crescita sulla transizione green, su cui è la prima in Italia, con un ampio spazio di miglioramento”, ha continuato.
“Lo scorso settembre – ancora De Molli – è stato affidato l’incarico per la progettazione dei due termovalorizzatori a Palermo e Catania, per un valore di 22 milioni di euro. Gli impianti tratteranno circa 300 mila tonnellate annue di combustibile solido secondario e produrranno 50 megawatt di energia elettrica. Sul piano dei dissalatori, a giugno, sono entrati in funzione quelli di Gela, Porto Empedocle e Trapani, finanziati dalla Regione per 100 milioni di euro”.



ILSICILIA

Il giorno della Finanziaria in giunta, cresce l’attesa per l’approdo del testo all’Ars

Tutti ai nastri di partenza. A Palazzo d’Orléans arriva il giorno della Finanziaria. Nella giornata di oggi, infatti, il presidente della Regione Renato Schifani riunirà la sua squadra di assessori per incassare il primo disco verde al testo della legge di Stabilità.
Prima il vertice di maggioranza, poi la conferenza dei capigruppo all’Ars, si sono rivelati necessari per scandire tempistiche e modalità della Manovra. Alcuni punti essenziali sono stati già anticipati nei giorni scorsi. Un documento snello, composto da pochi articoli e con tre pilastri fondanti: lavoro, sviluppo e crescita economica. Un ruolo centrale sarà riservato alla decontribuzione per le imprese che assumono nuovo personale, misura considerata strategica per stimolare la creazione di posti di lavoro e sostenere concretamente il tessuto produttivo dell’Isola. L’obiettivo è favorire una crescita economica duratura attraverso un aumento ancora più significativo dell’occupazione, rafforzando così la competitività delle aziende siciliane e migliorando le prospettive per i lavoratori. Per tale misura dovrebbero essere previsti circa 200 milioni di euro. Tra gli altri interventi più sostanziosi e corposi, circa 100 milioni saranno invece destinati alle spese obbligatorie degli assessorati. Per il resto bisognerà attendere ancora per qualche ora.
Il prossimo appuntamento alla corte di Schifani
La coalizione di centrodestra (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Democrazia Cristiana, Mpa e Noi Moderati) tornerà a riunirsi martedì 4 novembre alle ore 11:00. Ogni singolo gruppo ha avuto così una settimana di tempo per confrontarsi e accordarsi sui temi principali da portare avanti. Proposte che dovranno essere condivise al tavolo e che una volta trovato il consenso, il più ampio possibile, saranno assunte e ripresentate in Commissione come emendamenti governativi. In tal senso, è chiaro che i riflettori saranno puntati su temi di carattere generale. Vengono così in mente gli Asacom, l’agricoltura, l’emergenza siccità, l’occupazione, il peso degli extracosti per i Comuni, le attività produttive e così via. Da non dimenticare ci sono anche gli emendamenti accantonati dall’ultima variazione di bilancio (CLICCA QUI). Il grosso del lavoro verrà così portato avanti nel corso dell’iter tra le Commissioni.
Le proposte dei partiti
Mentre i gruppi di maggioranza sono già al lavoro, tra le stanze di Palazzo dei Normanni anche gli altri partiti scaldano i motori. Non mancheranno Sud chiama Nord, Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Controcorrente, che avanzeranno le loro proposte.
Mercoledì, ad esempio, Cateno De Luca e gli atri colleghi deputati hanno incontrato il governatore per presentare le loro proposte, già illustrate, la scorsa settimana, nel corso di una conferenza stampa all’Ars: dagli Enti locali al trasporto, dai servizi al demanio marittimo e fluviale, dalla promozione turistica alla semplificazione amministrativa (CLICCA QUI).
Il M5S, come anticipato dal vicepresidente dell’Ars Nuccio Di Paola ai microfoni de ilSicilia.it, punterà su sanità, lavoro e sicurezza (CLICCA QUI). L’obiettivo però sarà quello di unire le forze con il PD per portare avanti proposte unitarie. Una strada che fungerà da legame e per stringere un rapporto più forte e solido in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. All’orizzonte le amministrative del 2026, ma anche le regionali del 2027. In tal senso, novembre potrebbe rivelarsi un mese chiave.
Il calendario della Finanziaria
Il testo sbarcherà all’Ars entro mercoledì 5 novembre con il parere del revisore dei conti.
Il percorso tra le Commissioni di merito dovrà prendere il via il giorno successivo, giovedì 6, per poi concludersi entro domenica 16. La nuova settimana verrà dunque inaugurata con l’avvio dell’esame di II Commissione Bilancio, che per circa 20 giorni sarà l’assoluta protagonista. Venerdì 5 dicembre, infatti, la legge di Stabilità dovrà incassare il disco verde ed essere incardinata in aula per la settimana successiva. Martedì 9 e mercoledì 10 la discussione generale, mentre la scadenza per la presentazione degli emendamenti è fissata per giovedì 11. 
Solo lunedì 15 prenderà il via la votazione. Un cerchio che, secondo cronoprogramma, se le date del governo dovessero essere rispettate, dovrebbe chiudersi entro domenica 21 dicembre, quarantacinquesimo e ultimo giorno per regolamento.
L’obiettivo, in realtà, difficile, ma non impossibile da realizzare, è quello di archiviare la pratica della Finanziaria entro giovedì 18 dicembre. 


LIVESICILIA

No della Corte dei conti al Ponte sullo Stretto: riunione di governo a Palazzo Chigi

Una riunione di governo sul Ponte sullo Stretto si terrà in mattinata a Palazzo Chigi, all’indomani della decisione della sezione centrale di controllo della Corte dei conti che ha negato il visto di legittimità alla delibera del Cipess sull’opera.
La nota della Corte
“Il rispetto della legittimità è presupposto imprescindibile per la regolarità della spesa pubblica, la cui tutela è demandata dalla Costituzione alla Corte dei Conti. Le sentenze e le deliberazioni della Corte dei conti non sono certamente sottratte alla critica che, tuttavia, deve svolgersi in un contesto di rispetto per l’operato dei magistrati”. Lo sottolinea in una nota la Corte dei Conti.
La nota di Palazzo Chigi
Si è svolto questa mattina a Palazzo Chigi un incontro tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vicepresidenti Matteo Salvini e Antonio Tajani e i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, dedicato al progetto del Ponte sullo Stretto. Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi, spiegando che “all’esito della riunione, si è convenuto di attendere la pubblicazione delle motivazioni della delibera adottata ieri dalla Corte dei Conti. Solo dopo averne esaminato nel dettaglio i contenuti – viene chiarito -, il Governo provvederà a replicare puntualmente a ciascun rilievo, utilizzando tutti gli strumenti previsti dall’ordinamento. Rimane fermo l’obiettivo, pienamente condiviso dall’intero Esecutivo, di procedere con la realizzazione dell’opera”.
I commenti
matteo-salvini “Attendiamo con estrema tranquillità i rilievi della Corte dei Conti a cui siamo convinti di poter rispondere punto su punto. Mi sarebbe piaciuto partire con i cantieri a novembre”, invece “partiremo a febbraio“. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini al termine della riunione sul Ponte sullo Stretto a Palazzo Chigi.  “Aspettiamo con tranquillità i rilievi della Corte dei Conti a cui siamo convinti di poter rispondere punto su punto perché abbiamo rispettato tutte le normative. E’ un’opera che l’Italia e il mondo attende. Mi sarebbe piaciuto partire con i cantieri a novembre, se dobbiamo tornare in consiglio dei ministri ai primi di dicembre, rimandando in Corte dei conti tutte le nostre motivazioni lo faremo. A quel punto vuol dire che arriverà il passaggio definitivo delle sezioni riunite della Corte dei Conti a inizio gennaio. Il che vuole dire che anziché partire con i lavori a novembre, partiremo a febbraio”, conclude.
Alla riunione di governo a Palazzo Chigi sul Ponte sullo Stretto ha partecipato anche l’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, che al termine ha spiegato di aver espresso una serie di rassicurazioni. A chi gli domandava se sarà necessaria una nuova delibera, ha risposto che “dipenderà da quali sono le motivazioni della Corte dei conti. Noi riteniamo di aver risposto a tutti quanti i rilevi – ha aggiunto –. Da queste risposte, vediamo quelle che non hanno convinto la Corte. In base a questo tipo di motivazioni possiamo valutare il passo successivo, convinti e fiduciosi di poter avere assolutamente una registrazione”.
“Noi siamo convinti, tecnicamente, e io sono un tecnico, non sono un politico, di aver rispettato tutte le normative italiane e europee al massimo dell’impegno – ha continuato Ciucci -. E credo, senza retorica, che nessun progetto infrastrutturale italiano ha avuto tanta attenzione a tutte le procedure, comprese quelle procedure ambientali ed europee, le valutazioni di incidenza, e tutti i siti protetti. Nessun progetto ha avuto un’attenzione di questo genere”




LENTEPUBBLICA

Enti locali: le risorse non usate diventano bonus per le performance?

Nel complesso panorama della contrattazione nel pubblico impiego, la gestione delle risorse decentrate rappresenta un tema di grande rilievo per le amministrazioni.
Una recente interpretazione fornita dall’Aran con il parere n. 35353 del 2025 offre un chiarimento significativo in merito alla possibilità di destinare alla performance le somme stabili non utilizzate, inizialmente assegnate ad altri istituti contrattuali come turnazioni o reperibilità.
Il tema si inserisce nel più ampio contesto della contrattazione integrativa, che costituisce lo strumento attraverso il quale le amministrazioni pubbliche declinano a livello locale le previsioni del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), adattandole alle specifiche esigenze organizzative e gestionali.
La questione: cosa succede alle risorse non utilizzate
Ogni anno, in sede di contrattazione integrativa, gli enti pubblici stabiliscono i criteri di riparto delle risorse decentrate, cioè di quei fondi destinati a remunerare istituti economici accessori legati a produttività, indennità e premialità del personale. Una parte di queste somme è definita “stabile”, in quanto garantita e ricorrente nel tempo; un’altra parte, “variabile”, può invece dipendere da fattori contingenti o da stanziamenti straordinari.
Può tuttavia accadere che una quota delle risorse stanziate per specifiche finalità – come il lavoro su turni, la reperibilità o altre indennità accessorie – non venga interamente utilizzata nell’esercizio di riferimento. Da qui nasce il quesito che molte amministrazioni si sono poste: è possibile destinare tali importi residui ad altri istituti, in particolare al sistema di valutazione della performance, che premia i risultati individuali e collettivi raggiunti dal personale?
Il parere dell’Aran: ampia autonomia alla contrattazione integrativa
L’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (Aran), con il parere n. 35353/2025, ha chiarito che nulla osta all’introduzione, in sede di contrattazione integrativa annuale, di una clausola che consenta di destinare le risorse stabili non liquidate alla performance, purché ciò avvenga nel rispetto delle regole fissate dal CCNL di riferimento.
Il fondamento di questa interpretazione si trova nell’articolo 7, comma 4, lettera a), del CCNL del comparto Funzioni Centrali del 16 novembre 2022, il quale attribuisce espressamente alla contrattazione integrativa la prerogativa di definire i criteri di ripartizione delle risorse del fondo per il trattamento accessorio. In virtù di tale autonomia, i soggetti negoziali a livello decentrato possono disciplinare in modo flessibile l’utilizzo delle somme, purché restino nei limiti delle destinazioni previste dal contratto nazionale e delle norme di legge.
In altri termini, la possibilità di inserire nel Contratto Collettivo Integrativo (CCI) una clausola che preveda il riversamento delle somme non utilizzate a favore della performance non è esclusa, ma deve essere formalizzata nell’ambito della contrattazione annuale, garantendo trasparenza e tracciabilità del processo decisionale.
Il quadro normativo di riferimento
La materia delle risorse decentrate è regolata da un insieme articolato di norme e principi. La base giuridica si trova nel decreto legislativo n. 165 del 2001, che disciplina l’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche. In particolare, l’articolo 40 del decreto stabilisce che la contrattazione collettiva integrativa deve operare nel rispetto dei vincoli di bilancio e dei limiti previsti dai contratti nazionali, potendo intervenire solo sugli aspetti economici e organizzativi demandati dalla contrattazione nazionale.
A livello contrattuale, i CCNL definiscono la composizione e la finalità del fondo per la contrattazione decentrata, specificando quali istituti possono essere finanziati e in quale misura. Tra questi rientrano, oltre alle indennità per turni e reperibilità, le somme destinate alla performance individuale e organizzativa, che rappresentano uno degli strumenti principali per incentivare l’efficienza e la produttività del personale pubblico.
È quindi nell’ambito del CCI che si concretizzano le scelte operative: la contrattazione integrativa ha il compito di declinare le linee generali del contratto nazionale, distribuendo le risorse in base alle esigenze dell’ente e agli obiettivi di performance stabiliti. In questo quadro, la possibilità di reindirizzare somme non utilizzate verso la performance appare coerente con il principio di valorizzazione del merito e di ottimizzazione dell’uso dei fondi pubblici.
Performance e premialità: il ruolo strategico degli incentivi
Il sistema di misurazione e valutazione della performance è uno degli strumenti cardine della riforma della pubblica amministrazione avviata con il decreto legislativo n. 150 del 2009, conosciuto come “riforma Brunetta”. Esso mira a collegare la retribuzione accessoria ai risultati effettivamente conseguiti dai dipendenti, promuovendo una cultura organizzativa orientata all’efficacia e alla trasparenza.
In tale contesto, la destinazione di risorse residue al fondo della performance consente di rafforzare il sistema premiale, evitando che somme non utilizzate vadano perse o rimangano improduttive. Tuttavia, è necessario che tale operazione avvenga nel rispetto dei criteri di equità e imparzialità previsti dalle norme, e previa verifica dell’effettiva disponibilità dei fondi, al fine di garantire la corretta imputazione contabile delle risorse.
La gestione dei residui: principi di responsabilità e trasparenza
Il riutilizzo delle risorse stabili non liquidate deve comunque avvenire con modalità coerenti con i principi contabili e con i limiti posti dalla normativa in materia di finanza pubblica. Le somme che rimangono inutilizzate al termine dell’esercizio finanziario possono essere riportate a residuo, ma solo se correttamente accertate e vincolate a specifiche finalità.
La destinazione alla performance, dunque, deve essere frutto di una decisione negoziale consapevole e documentata, che rispetti la trasparenza nei confronti del personale e degli organi di controllo. È inoltre necessario che l’ente motivi adeguatamente la scelta di riassegnare i fondi, dimostrando che la misura contribuisce a migliorare i risultati organizzativi e non comporta un uso distorto delle risorse pubbliche.
Le implicazioni per le amministrazioni
Il chiarimento fornito dall’Aran offre alle amministrazioni un margine di flessibilità nella gestione del fondo per il trattamento accessorio, consentendo una più efficiente allocazione delle risorse. Allo stesso tempo, richiama la responsabilità dei soggetti negoziali nel garantire un uso corretto e trasparente dei fondi, evitando sovrapposizioni o impropri spostamenti di somme tra istituti.
La possibilità di valorizzare la performance con risorse residue può contribuire a rafforzare la motivazione del personale e a migliorare la qualità dei servizi, ma richiede una contrattazione integrativa attenta e coerente con gli obiettivi di programmazione dell’ente. È quindi essenziale che ogni scelta in tal senso sia supportata da una pianificazione accurata e da una valutazione costante dei risultati ottenuti.



AGRIGENTONOTIZIE.IT  


Programmato nuovo vertice
Integrazione oraria full-time e progressioni: assemblea sindacale congiunta per i dipendenti del Libero consorzio

Integrazione oraria full-time per i dipendenti a part-time, progressioni verticali in deroga e ordinarie, buoni pasto e formazione professionale. Sono stati questi i temi trattati questa mattina nell'aula Pellegrino del Libero consorzio comunale nel corso di un'affollata assemblea sindacale congiunta tra i rappresentanti provinciali della Cisl, Cgil, Uil e Csa della Funzione pubblica le Rsu dell'ex Provincia, i dipendenti e l'amministrazione provinciale. 
 È stato il presidente Giuseppe Pendolino, ascoltate le relazioni dei sindacalisti, a impegnarsi per trovare le soluzioni economico-finanziarie necessarie per procedere all'integrazione oraria dei dipendenti che egli stesso aveva promesso nei mesi scorsi nel corso di un incontro con la stampa poco tempo dopo la sua elezione. Il presidente si è inoltre impegnato a convocare e ricevere le organizzazioni sindacali entro la metà del mese di novembre per illustrare loro quelle che saranno le novità in questo senso. I sindacati, così come i lavoratori, hanno preso atto dell'impegno del presidente Pendolino e si sono riservati di rimandare eventuali decisioni di ulteriori assemblee e quant'altro, alla convocazione e all'incontro con l'amministrazione delle prossime settimane. All'incontro erano presenti anche il vicepresidente con delega alle Risorse umane Domenico Scicolone, il consigliere delegato Alessandro Grassadonio e i dirigenti Maria Antonietta Testone e Fabrizio Caruana.



LENTEPUBBLICA

Firmati il rinnovo del CCNL Funzioni Centrali e della Presidenza del Consiglio dei Ministri 

Si va verso la conclusione della stagione contrattuale 2022–2024 con la firma definitiva del nuovo CCNL per l’Area Funzioni Centrali e quello per il comparto della Presidenza del Consiglio dei Ministri.Le intese, siglate nella giornata del 28 ottobre 2025 con l’intesa tra Aran e rappresentanze sindacali, rappresentano un segnale di ripartenza per un settore che negli ultimi anni ha affrontato profonde trasformazioni, tra riforme organizzative, digitalizzazione e cambiamenti generazionali nel personale.I due contratti, pur riguardando platee differenti, condividono un obiettivo comune: modernizzare la pubblica amministrazione rendendola più efficiente, inclusiva e capace di valorizzare le competenze interne. Al centro delle nuove disposizioni ci sono il rafforzamento del dialogo tra amministrazioni e sindacati, una nuova visione della gestione del personale in chiave generazionale e un forte investimento sulla formazione, con un’attenzione particolare all’intelligenza artificiale e alle tecnologie emergenti.Funzioni Centrali: un nuovo equilibrio tra esperienza e innovazioneIl CCNL dell’Area Funzioni Centrali 2022–2024 introduce una serie di novità che puntano a rendere più dinamico e partecipativo il rapporto tra amministrazioni e rappresentanze dei lavoratori. La revisione delle modalità di confronto e contrattazione integrativa intende infatti rendere più fluido il dialogo tra le parti, migliorando la qualità delle relazioni sindacali e favorendo una maggiore condivisione nelle scelte organizzative.Age managementTra le innovazioni più significative c’è l’introduzione del cosiddetto age management, un insieme di politiche pensate per valorizzare le diverse fasce d’età presenti negli uffici pubblici. L’idea è di costruire un nuovo equilibrio intergenerazionale, dove le competenze dei più esperti diventino un punto di riferimento per i colleghi più giovani, attraverso percorsi di mentoring, mentre le nuove generazioni possano a loro volta trasferire conoscenze digitali ai lavoratori di maggiore anzianità, in una forma di reverse mentoring.Questo approccio, già sperimentato in alcune grandi amministrazioni europee, punta a contrastare la perdita di know-how dovuta ai pensionamenti e a promuovere uno scambio di competenze continuo, utile ad affrontare le sfide della transizione tecnologica.FormazioneGrande spazio viene riservato anche alla formazione, considerata la chiave per accompagnare la modernizzazione della macchina pubblica. Le nuove disposizioni prevedono percorsi di aggiornamento mirati, soprattutto nell’ambito della digitalizzazione e dell’uso dell’intelligenza artificiale. Una parte delle risorse stanziate dal Governo sarà destinata infatti alla formazione sul corretto utilizzo dei sistemi basati su Large Language Models, strumenti che sempre più spesso supportano l’attività amministrativa nella gestione dei dati, nella redazione di atti e nell’assistenza agli utenti.L’obiettivo è duplice: da un lato aumentare la produttività e la qualità dei servizi, dall’altro ridurre il divario digitale all’interno della PA, rendendo ogni lavoratore protagonista della trasformazione in corso.


TELEACRAS

Agrigento Capitale Cultura: il “redde rationem” della Corte dei Conti
La Corte dei Conti bacchetta Agrigento Capitale della Cultura 2025. A due mesi dal 31 dicembre sono 8 i progetti conclusi sui 44 del dossier.

La Corte dei Conti bacchetta Agrigento Capitale della Cultura 2025. A due mesi dal 31 dicembre sono 8 i progetti conclusi sui 44 del dossier vittorioso al ministero retto dal napoletano Gennaro Sangiuliano inteso Genny. Dei 44 sono 31 gli operativi, di cui 14 in svolgimento e 17 in allestimento. E 5 in affidamento. I soldi trasferiti sui progetti sono 3.289.300 euro, con un avanzamento di 913.297 euro. Secondo la Corte occorrono interventi per accelerare l’attuazione dei progetti, e nel frattempo pianificare la liquidazione della Fondazione Agrigento 2025. I magistrati di controllo già a settembre hanno rimproverato Agrigento, pretendendo giustificazioni, che adesso sono state rese da Comune e Fondazione, ma sono state ritenute insufficienti, e quindi la Corte, pur riconoscendo un miglioramento, ha confermato le criticità gestionali già sollevate, tra ritardi e deficit organizzativi, che pregiudicano il raggiungimento dell’obiettivo primario dell’evento, ovvero un impulso per lo sviluppo sociale, economico e civile di tutto il territorio provinciale. Poi la Corte dei Conti punta il dito contro il rendiconto delle somme stanziate, regionali e nazionali, e denuncia separazione e confusione anziché cooperazione e coordinamento tra Fondazione e Comune, laddove alla Fondazione spetta occuparsi dei progetti, e al Comune delle iniziative infrastrutturali a favore della qualità della vita e dell’accoglienza turistica. E poi manca una struttura amministrativa di regia dei progetti, nonostante la Fondazione sia stata concepita come strumento per la gestione complessiva. E poi manca un sistema di controlli interni capace di monitorare la coerenza tra attività e obiettivi strategici, la congruità dei costi e i risultati delle iniziative culturali, come la partecipazione del pubblico o l’impatto turistico.

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