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rassegna stampa del 31 ottobre 2025

agrigentonotizie.it
Stabilizzazioni tardive dei precari del Libero consorzio: la cassazione apre ai risarcimenti
La corte di appello aveva riformato la sentenza del tribunale ritenendo sufficiente l'assunzione definitiva
La corte di cassazione ha accolto il ricorso di 41 lavoratori precari contro il Libero consorzio comunale di Agrigento in merito alla liquidazione di danni per la reiterazione di contratti a termine. La sentenza della Corte d’appello di Palermo, che aveva escluso il diritto al risarcimento in considerazione della stabilizzazione avvenuta tramite concorso riservato, è stata annullata con rinvio per un nuovo esame. In primo grado il tribunale di Agrigento aveva liquidato a ciascun ricorrente un risarcimento pari a 12 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto. Secondo la Suprema Corte, la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, pur successiva a procedure concorsuali riservate, non può considerarsi automaticamente idonea a cancellare le conseguenze dell’abuso di contratti a termine e a escludere il risarcimento. La corte di appello di Palermo, quindi, dovrà quindi valutare nuovamente la questione, anche con riferimento alle spese di giudizio.

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Stabilizzazioni tardive dei precari del Libero consorzio: la cassazione apre ai risarcimenti
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AGRIGENTONOTIZIE

Si apre il cantiere / Casteltermini
Viabilità, l'annuncio di Forza Italia: "Via ai lavori sulla Casteltermini–San Biagio Platani"
Riccardo Gallo e Margherita La Rocca Ruvolo: "Un segnale concreto per la provincia"
Il vice coordinatore regionale di Forza Italia e coordinatore provinciale di Agrigento, Riccardo Gallo, insieme alla deputata regionale Margherita La Rocca Ruvolo, accolgono con favore l’aggiudicazione del bando per la manutenzione straordinaria e la messa in sicurezza della strada provinciale 20 Casteltermini–San Biagio Platani. L’intervento, del valore complessivo di 3,5 milioni di euro, sarà interamente coperto dai fondi del Piano di Sviluppo e Coesione della Regione Siciliana.
“Si tratta di un risultato importante per la rete viaria interna e per la sicurezza di chi percorre quotidianamente questa arteria – dichiarano Gallo e La Rocca Ruvolo –, Forza Italia continua a lavorare per rispondere alle esigenze infrastrutturali del territorio agrigentino, sostenendo progetti che migliorano la mobilità e la qualità della vita dei cittadini. Un plauso al Libero Consorzio e ai tecnici per l’impegno e la professionalità dimostrati”.



LIVESICILIA 

Cgia, rispetto al pre-Covid la Sicilia guida la crescita Schifani: "Ulteriore conferma"

Rispetto all’anno pre-Covid (2019), la Sicilia è la regione italiana che fino a oggi è cresciuta più di tutte
le altre. Lo rileva la Cgia.
Se tra il 2019 e il 2025 il nostro Pil reale è aumentato del 6,4%, in Francia è salito del 5 e in Germania dello 0,2. Solo la Spagna può contare su una variazione positiva superiore alla nostra che ha raggiunto il 10% La media dei paesi dell’Area dell’Euro si è attestata al +6,2%.
La Sicilia ha visto aumentare nel periodo 2019-2025 il proprio Pil reale del 10,9%, meglio di tutte le regioni, questo grazie all’andamento delle costruzioni, del turismo e dell’industria. Settori che hanno potuto beneficiare degli effetti “innescati” dal Superbonus, dalla ZES Unica e dal PNRR. Seconda è la Lombardia con il +9%, lpoi a Puglia (+8,9), l’Abruzzo (+8,1) e la Campania (+7,7).
Il Mezzogiorno è primo con una crescita dell’8,1%. Poi il Nordovest (+7,2), il Nordest (+5) e il Centro (+3,8).
A livello provinciale svetta Siracusa, con una variazione positiva più importante: tra il 2019 e il 2025: il Pil reale aumenta del 44,7%. Seguono Caltanissetta (+13,5), Milano (+12,9), Taranto (+12,6) e Teramo (+12,1). Delle 107 province otto non hanno ancora recuperato la caduta provocata dalla pandemia e dagli effetti negativi che essa ha causato. Le situazioni più critiche sono a Genova (-2,2), Frosinone (-2,6) e Firenze (-2,9).
Sebbene Prometeia Firenze è destinata a registrare la crescita del Pil più elevata (+1%). Seguono Venezia (+0,9), Siracusa, Modena, Brescia, Varese, Parma e Bergamo (tutte con il +0,8).  Nessuna area provinciale dovrebbe presentare una cresciuta negativa, anche se a Gorizia, Siena e Imperia la variazione percentuale del Pil rispetto al 2024 dovrebbe essere pari allo zero. Però dall’analisi della ricchezza pro capite relativa al 2025 le distanze rimangono ancora molto forti. Se a Nordovest il Pil per abitante è pari a 46.817 euro, nel Mezzogiorno si attesta a 25.637. A livello provinciale l’area più ricca è la Città Metropolitana di Milano co un Pil per abitante pari a 75.127 euro, quasi tre volte superiore a quello di Napoli (25.823 euro).Segue Bolzano (62.717 euro), Bologna (51.422 euro), Roma (50.560 euro) e Aosta (49.387 euro). Prima realtà territoriale del Mezzogiorno è Cagliari (36.869 euro) al 4/o posto. Le realtà più povere le province di Sud Sardegna (20.972 euro), Barletta-Andria-Trani (20.865 euro) e Cosenza (20.636 euro).
Schifani: “Ulteriore conferma di Sicilia che cresce”
“I dati diffusi oggi dalla CGIA di Mestre, insieme alle analisi recenti, tra gli altri, di Bankitalia, Istat, Unioncamere, Svimez e The European House – Ambrosetti, certificano una Sicilia che guida la crescita tra tutte le regioni italiane. Con un +10,9% di PIL rispetto al 2019, che si aggiunge al calo del 25% delle ore di cassa integrazione, si conferma l’efficacia delle politiche economiche portate avanti dagli ultimi governi regionali di centrodestra. Entrate tributarie in aumento, disavanzo azzerato, aumento delle imprese e dell’occupazione e una crescita superiore alla media nazionale dimostrano che la direzione intrapresa è quella giusta: un ulteriore stimolo per continuare ad andare avanti con sempre maggiore determinazione perché è il percorso vincente”, lo afferma il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.
“Siamo consapevoli – prosegue – delle criticità strutturali ataviche che restano e che c’è ancora molto da fare, ma abbiamo invertito la rotta. Anche la manovra finanziaria approvata ieri in Giunta, con 300 milioni di euro per incentivare le assunzioni, stimolare gli investimenti nelle super Zes e potenziare gli interventi privati in edilizia, va proprio in questa direzione: consolidare la crescita e creare lavoro vero in Sicilia”.



GRANDANGOLO

Aggiudicati lavori manutenzione Sp20 Casteltermini – San Biagio Platani, Forza Italia: “passo importante per la viabilità” La nota del vice coordinatore regionale di Forza Italia e coordinatore provinciale di Agrigento, onorevole Riccardo Gallo, e la deputata regionale di Forza Italia, Margherita La Rocca Ruvolo

Il vice coordinatore regionale di Forza Italia e coordinatore provinciale di Agrigento, onorevole Riccardo Gallo,  e la deputata regionale di Forza Italia, Margherita La Rocca Ruvolo, esprimono apprezzamento a seguito dell’aggiudicazione del bando di gara per l’affidamento dei lavori di manutenzione straordinaria e messa in sicurezza della strada provinciale 20 Casteltermini-San Biagio Platani, per un importo complessivo di gara di 3.500.000 euro, interamente finanziati dalla Regione Sicilia con i fondi destinati al Piano di Sviluppo e Coesione.
“Quest’opera rappresenta un passo fondamentale per migliorare la viabilità interna della provincia di Agrigento e garantire una maggiore sicurezza per gli utenti della strada” – affermano Gallo e La Rocca Ruvolo, e aggiungono: “Forza Italia continua a dimostrare il proprio impegno per le esigenze infrastrutturali del territorio agrigentino, sostenendo ogni iniziativa che possa contribuire a un miglioramento delle condizioni di vita e della mobilità nella nostra provincia. Un ringraziamento al Libero Consorzio provinciale e, in particolare, al personale tecnico per l’impegno costante e la dedizione profusa in questo progetto, che è di fondamentale importanza per la nostra comunità.”



SICILIA24H

La Giunta regionale ha approvato la Finanziaria 2026 – 2028La giunta regionale ha approvato la Finanziaria 2026 – 2028, adesso attesa in Assemblea per l’esame e l’approvazione definitiva entro il 31 dicembre. Il testo prevede nuovi interventi per circa 300 milioni di euro, anche se complessivamente ammonta circa 1,2 miliardi di euro se si considera la conferma degli stanziamenti in favore degli Enti locali: in particolare, 350 milioni di euro a titolo di trasferimenti ordinari e 115 milioni a titolo di contributi per gli investimenti ai Comuni, e poi 108 milioni a titolo di trasferimenti ordinari a favore delle ex Province. E le risorse per il personale esterno della Regione. Il presidente della Regione, Renato Schifani, commenta: “Il lavoro e il mondo produttivo sono il cuore della manovra. Puntiamo a fare crescere ancora di più il numero degli occupati a tempo indeterminato facendo diminuire il costo del lavoro sopportato dalle imprese. Allo stesso tempo continuiamo a sostenere chi realizza investimenti in Sicilia siano imprese o cittadini, mentre non ci sfugge l’attenzione per il sociale con, tra le altre, una misura per avviare attività nelle aree ad alto disagio sociale.”


TELEACRAS

Tre nuovi assunti alla Provincia di Agrigento

Alla Provincia di Agrigento sono stati assunti tre nuovi funzionari a tempo indeterminato con i fondi del Pnrr. Si tratta di due funzionari contabili, Giovanni Sorce e Loris Maria Balistreri. E l’ingegnere Benedetto Cuttitta. I tre funzionari sono risultati vincitori del concorso Coesione, bandito dalla commissione Ripam nell’ottobre del 2024 della presidenza del Consiglio dei ministri. Il presidente della Provincia, Giuseppe Pendolino, afferma: “Queste nuove figure professionali rafforzano le capacità professionali della Provincia in due settori strategici come quello finanziario e quello tecnico. Il nostro obiettivo è quello di creare un parco progetti capace di intercettare fondi e rendere il territorio dinamico ed efficiente.”



LENTEPUBBLICA

Progressioni di carriera negli enti locali: chiarimenti sulle scadenze

Un recente orientamento interpretativo dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) ha fornito un chiarimento significativo riguardo alle progressioni di carriera negli enti locali.
Si tratta di un tema centrale per molti dipendenti del comparto Funzioni Locali, che l’Agenzia affronta tramite il parere numero 35345/2025.
La questione ruota attorno al termine del 31 dicembre 2025, fissato dal contratto collettivo nazionale del 16 novembre 2022, entro il quale le amministrazioni possono realizzare le progressioni di carriera di natura valutativa, anche in deroga ai titoli di studio previsti.
L’interpretazione resa dall’Agenzia specifica che, per rispettare la scadenza prevista dal contratto, non è necessario che l’intera procedura di avanzamento si concluda entro la fine del 2025. È sufficiente, infatti, che l’ente abbia avviato formalmente la procedura, pubblicando l’avviso relativo entro il termine indicato. In altre parole, ciò che conta non è la conclusione del percorso, ma la sua attivazione entro la data stabilita.
Si tratta di una precisazione tutt’altro che marginale, poiché risponde a un dubbio operativo che molti enti locali avevano espresso negli ultimi mesi. Le progressioni tra le Aree rappresentano infatti uno strumento fondamentale per valorizzare le professionalità interne, ma al tempo stesso richiedono tempi tecnici lunghi e procedure complesse, spesso condizionate da limiti di bilancio e da criteri di valutazione non sempre uniformi.
Che cosa sono le progressioni tra le Aree
Nel sistema del pubblico impiego locale, le progressioni di carriera si dividono in due grandi categorie: quelle orizzontali, che comportano un passaggio a una posizione economica superiore all’interno della stessa area professionale, e quelle verticali, che invece consentono il passaggio da un’area all’altra (ad esempio da “Istruttore” a “Funzionario”).
Il contratto collettivo del 2022 ha introdotto una novità di rilievo in materia: fino al 31 dicembre 2025, le amministrazioni possono procedere alle progressioni verticali anche in deroga al requisito del titolo di studio, purché la selezione sia fondata su criteri di valutazione legati alla competenza, all’esperienza e alla performance. Questa disposizione è stata pensata per favorire la crescita professionale del personale interno, riconoscendo il valore dell’esperienza maturata negli anni, anche in assenza di titoli accademici specifici.
L’interpretazione dell’Aran e i suoi effetti pratici
Il chiarimento dell’Aran stabilisce dunque che, entro la fine del 2025, gli enti locali devono avviare le procedure, e non necessariamente completarle. Questo significa che, una volta pubblicato l’avviso entro la scadenza, sarà possibile concludere l’iter anche nel 2026, senza incorrere in violazioni contrattuali.
La distinzione può sembrare puramente formale, ma ha effetti molto concreti. Molte amministrazioni, infatti, si trovavano nell’incertezza su come pianificare i tempi dei bandi, temendo che il mancato completamento delle selezioni entro dicembre 2025 potesse vanificare gli sforzi organizzativi. Con questa interpretazione, si concede un margine di flessibilità utile a garantire la piena attuazione del principio di valorizzazione del personale previsto dal contratto.
Un sistema in evoluzione
Le progressioni verticali costituiscono da anni uno degli strumenti più dibattuti all’interno della pubblica amministrazione. L’obiettivo è duplice: da un lato, motivare il personale premiando il merito e la professionalità; dall’altro, ottimizzare le risorse interne, riducendo il ricorso a nuove assunzioni quando all’interno dell’ente esistono già competenze adeguate. Tuttavia, la loro applicazione è spesso ostacolata da vincoli finanziari, limiti di spesa del personale e interpretazioni discordanti delle norme contrattuali.
Il CCNL del 2022 ha cercato di semplificare il sistema, introducendo un modello più dinamico e meritocratico. La possibilità di procedere “in deroga al titolo di studio” fino al 2025 rappresenta un’occasione straordinaria per riconoscere il valore di chi, pur privo di determinati requisiti formali, ha accumulato negli anni competenze tecniche e gestionali di alto livello.
Le sfide per gli enti locali
Nonostante il chiarimento dell’Aran, restano aperte comunque ancora alcune sfide. Gli enti dovranno predisporre criteri di valutazione chiari e trasparenti, capaci di misurare in modo oggettivo le competenze del personale. Inoltre, servirà una pianificazione accurata delle risorse economiche, poiché ogni progressione incide sui costi complessivi del personale e deve rispettare i limiti di spesa fissati dalle normative vigenti.
Un altro punto critico riguarda la gestione delle aspettative: la finestra temporale concessa dal contratto, infatti, si chiuderà alla fine del 2025, e non è ancora chiaro se in futuro saranno previste ulteriori deroghe o proroghe. Ciò potrebbe generare tensioni all’interno degli enti, dove molti dipendenti sperano di poter accedere a una progressione prima della scadenza.


LENTEPUBBLICA

Niente permessi retribuiti per i dipendenti pubblici che studiano all’università telematica

Una recente pronuncia della Corte di Cassazione ha chiarito un punto controverso nel rapporto tra diritto allo studio e lavoro pubblico.
Con l’ordinanza n. 25038 del 2025, la Sezione Lavoro ha stabilito che i dipendenti pubblici iscritti a università telematiche non possono beneficiare dei permessi retribuiti per motivi di studio, a meno che non dimostrino che le lezioni da seguire si svolgano in orari coincidenti con il proprio servizio.
La decisione, destinata a incidere su centinaia di lavoratori del pubblico impiego, ribalta le valutazioni dei giudici di primo e secondo grado, che avevano invece riconosciuto ai dipendenti il diritto a utilizzare tali permessi anche per corsi online, senza dover fornire ulteriori giustificazioni sull’orario delle lezioni.
Il caso: un conflitto tra flessibilità didattica e regole contrattuali
La vicenda trae origine da un contenzioso tra alcuni dipendenti dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e la loro amministrazione. I lavoratori avevano chiesto di usufruire dei permessi previsti dall’articolo 48 del Contratto collettivo nazionale del comparto Agenzie fiscali per seguire corsi universitari erogati da atenei telematici.
L’amministrazione aveva però negato il beneficio, sostenendo che, trattandosi di corsi online, non esistevano orari di lezione rigidi e quindi non vi fosse alcuna necessità di assentarsi dal lavoro durante l’orario di servizio. Secondo l’ente, i permessi studio sono concepiti per consentire la frequenza di corsi che si svolgono in momenti precisi e coincidenti con l’orario lavorativo, condizione che non si verifica nel caso delle lezioni telematiche, accessibili in qualsiasi momento.
I giudici del Tribunale e della Corte d’appello di Milano avevano tuttavia dato ragione ai lavoratori, interpretando la normativa contrattuale in senso più ampio: il diritto allo studio, secondo le prime due sentenze, non può essere limitato dal formato del corso universitario, purché lo studente sia regolarmente iscritto e sostenga gli esami previsti.
La Cassazione ribalta le decisioni: “assenze giustificate solo se l’orario coincide”
La Cassazione ha invece accolto il ricorso dell’Agenzia delle Dogane, sostenendo una lettura più restrittiva del contratto collettivo. I giudici supremi hanno chiarito che i permessi retribuiti per studio hanno una funzione ben precisa: giustificare l’assenza dal lavoro per la partecipazione a lezioni o attività didattiche che si svolgono durante l’orario di servizio.
Secondo la Corte, questa condizione non si verifica nei corsi erogati da università telematiche, dove la fruizione delle lezioni avviene in modalità asincrona, cioè senza un vincolo di orario. Gli studenti possono accedere ai contenuti quando desiderano, anche al di fuori dell’orario lavorativo.
In assenza di una coincidenza temporale tra l’attività formativa e l’orario di lavoro, viene meno – spiega la sentenza – il presupposto stesso per concedere il permesso retribuito. “Il permesso – si legge nel provvedimento – serve a giustificare l’assenza dal servizio per la partecipazione a corsi coincidenti con l’orario di servizio, non per attività di studio o preparazione agli esami.”
La necessità di certificazioni e il richiamo alla disciplina contrattuale
La Corte richiama anche quanto previsto dall’articolo 46 del CCNL Funzioni Centrali 2016-2018, che regola il diritto allo studio nel pubblico impiego. Tale disposizione prevede la possibilità di usufruire fino a 150 ore annue di permesso retribuito, ma stabilisce che il lavoratore debba presentare documentazione idonea: certificato di iscrizione, attestato di partecipazione ai corsi e, al termine, quello relativo agli esami sostenuti.
La Cassazione sottolinea che, nel caso delle università telematiche, il dipendente dovrebbe fornire un’ulteriore prova: una certificazione dell’ateneo che attesti che le lezioni possono essere seguite esclusivamente in determinati orari coincidenti con l’orario di servizio. In mancanza di tale dimostrazione, il permesso non può essere riconosciuto.
Il principio, già espresso in precedenti decisioni della stessa Corte (sentenze n. 10344/2008 e n. 17128/2013), viene così ribadito: il permesso non copre genericamente lo studio personale, ma solo la frequenza effettiva di lezioni o attività didattiche che si sovrappongono all’orario di lavoro.
Università telematiche e diritto allo studio: un equilibrio difficile
La sentenza affronta un nodo cruciale del lavoro contemporaneo, in cui l’accesso all’istruzione superiore è sempre più legato alla formazione online. Le università telematiche, nate per garantire flessibilità e inclusione, consentono agli studenti di conciliare impegni professionali e percorsi accademici. Tuttavia, proprio questa flessibilità rappresenta, secondo la Cassazione, il motivo per cui i permessi retribuiti non possono essere concessi automaticamente.
Il principio enunciato dalla Corte mira a evitare che il diritto allo studio si trasformi in un privilegio non giustificato. Se lo studente può scegliere liberamente quando seguire le lezioni, non vi è motivo – spiegano i giudici – per giustificare un’assenza retribuita dal lavoro. L’onere della prova ricade dunque sul dipendente, che deve dimostrare che la frequenza sia effettivamente incompatibile con l’orario di servizio.
La decisione pone però anche un interrogativo di fondo: il modello delle università telematiche, basato su lezioni registrate e fruibili in qualunque momento, può realmente essere equiparato a quello tradizionale? E se sì, fino a che punto il lavoratore-studente può dirsi penalizzato rispetto a chi frequenta corsi in presenza?
Le conseguenze della pronuncia
Con l’accoglimento del ricorso dell’amministrazione, la Corte ha respinto la domanda originaria dei lavoratori e ribadito un principio che potrebbe avere effetti significativi su future controversie.
Da un lato, le amministrazioni pubbliche vedono confermata la necessità di una gestione rigorosa dei permessi studio, limitandoli ai casi in cui vi sia un’effettiva sovrapposizione tra le lezioni e l’orario di servizio. Dall’altro, i dipendenti iscritti a corsi telematici potrebbero trovarsi in una posizione di svantaggio, poiché la possibilità di studiare in orari flessibili viene paradossalmente interpretata come motivo per negare l’accesso ai benefici previsti per il diritto allo studio.
Le spese legali dei precedenti gradi di giudizio sono state compensate, vista la complessità e la novità della questione, mentre quelle relative alla fase di legittimità seguono il principio della soccombenza.
Un precedente destinato a fare scuola
La pronuncia della Cassazione si inserisce in un contesto normativo in evoluzione, dove la formazione a distanza è sempre più diffusa anche nel settore pubblico. La questione solleva riflessioni più ampie sull’adattamento delle norme contrattuali a un mondo del lavoro in trasformazione, in cui la distinzione tra tempo di lavoro e tempo di studio diventa sempre più sfumata.
In assenza di un aggiornamento della contrattazione collettiva o di linee guida ministeriali specifiche, la decisione della Suprema Corte potrebbe rappresentare un punto di riferimento stabile per le amministrazioni pubbliche e per i lavoratori che intendano conciliare studio e impiego.
Resta però aperto il dibattito su come garantire pari opportunità a chi sceglie percorsi formativi online, evitando che la modalità telematica, nata per ampliare l’accesso all’istruzione, diventi invece un ostacolo al pieno esercizio del diritto allo studio.




GRANDANGOLO.IT


Tre nuovi funzionari al Libero Consorzio comunale di Agrigento Sono stati assunti grazie ai fondi del PNRR della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Sono tre nuovi funzionari a tempo indeterminato che, grazie ai fondi  del PNRR, saranno assunti, a carico del Dipartimento per le politiche di coesione e per il Sud della Presidenza del Consiglio dei Ministri.  Si tratta di due funzionari contabili, Giovanni Sorce e Loris Maria Balistreri e dell’ing. Benedetto Cuttitta, ricevuti , questa mattina dal Presidente del Libero Consorzio Giuseppe Pendolino e dalla Dirigente del settore risorse umane  Maria Antonietta Testone. I tre funzionari hanno accettato l’incarico e prenderanno servizio nei prossimi giorni presso il Settore della Ragioneria e presso il Settore Tecnico  ed infrastrutture. I tre funzionari sono risultati vincitori del Concorso Coesione, bandito dalla Commissione Ripam nell’ottobre del 2024 della Presidenza del Consiglio dei Ministri. “Queste nuove figure professionali – ha commentato il presidente Pendolino – andranno a rafforzare e  ringiovanire  la capacità professionale del Libero Consorzio in due settori strategici  come quello Finanziario e quello Tecnico. Il nostro obiettivo è quello di creare un parco progetti capace di intercettare fondi e  rendere questo territorio dinamico ed efficiente.”







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