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rassegna stampa dell'11 novembre 2025


GRANDANGOLO

Tutela ambientale, al via le giornate informative con le scuole al Libero Consorzio di Agrigento.

Il primo sarà tenuto mercoledì 12 novembre alle ore 9:30 con il Liceo Scientifico “Leonardo”.Riprendono gli incontri organizzati dal Libero Consorzio Comunale di Agrigento con le scuole agrigentine sulle attività di tutela ambientale svolte dall’Ente. Il primo sarà tenuto mercoledì 12 novembre alle ore 9:30 con il Liceo Scientifico “Leonardo” nella sede di via Cimarra, ove gli alunni incontreranno i funzionari del Settore Ambiente per conoscere le attività di tutela ambientale svolte dal Libero Consorzio e i problemi causati dall’abbandono dei rifiuti sull’intero territorio. Ad introdurre la giornata informativa sarà il consigliere provinciale delegato all’Ambiente dr. Antonino Amato. Gli incontri sono stati programmati con la piena collaborazione dei dirigenti scolastici di vari Istituti delle scuole secondarie di primo e secondo grado che hanno aderito all’iniziativa del Libero Consorzio, impegnato su diversi fronti in attività di controllo del territorio, e in particolare sulla bonifica delle strade provinciali e delle aree adiacenti sistematicamente invase da rifiuti di ogni tipo (compresi quelli pericolosi). Un problema dalle gravi conseguenze non solo sull’ambiente ma anche sullo stesso bilancio dell’Ente, costretto a spese sempre più impegnative per la bonifica e il risanamento di aree molto estese.
Agli alunni e ai docenti sarà distribuito un pieghevole realizzato dal Settore Ambiente per illustrare i danni conseguenti all’abbandono dei rifiuti e le buone pratiche per mantenere puliti territorio e città. “E’ opportuno far conoscere le nostre attività per migliorare la sensibilità delle nuove generazioni verso un problema che rischia di compromettere la qualità dell’ambiente” afferma il Presidente Giuseppe Pendolino “e per questo motivo abbiamo programmato anche per l’anno scolastico in corso un calendario di incontri con le scuole”.



ILSICILIA

Sicilia cresce più della media del Paese: in rialzo Pil, occupazione, reddito famiglie e fatturato imprese

Nel primo semestre del 2025 l’attività economica in Sicilia, seppure in leggero rallentamento, ha continuato a espandersi: in base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) elaborato dalla Banca d’Italia, il prodotto interno lordo è aumentato dell’1,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. La crescita regionale si è confermata superiore a quella media nazionale e a quella del Mezzogiorno.
Nell’industria e nei servizi privati non finanziari le aziende con fatturato in aumento nei primi nove mesi dell’anno hanno prevalso su quelle che ne hanno registrato un calo; i risultati reddituali si sono confermati positivi per la maggior parte delle imprese, alimentando ampie disponibilità liquide. Le aspettative a breve termine sono cautamente positive. Nell’edilizia l’attività si è mantenuta sui livelli elevati degli ultimi anni, sospinta dalla realizzazione di lavori pubblici e dalla ripresa del mercato immobiliare.
Nel primo semestre le esportazioni di merci sono diminuite nel complesso (-11,2 per cento), ma sono risultate in aumento (15,2 per cento) al netto della componente petrolifera, la cui incidenza è scesa a circa la metà del totale. La diminuzione dei prestiti al comparto produttivo si è attenuata fino quasi ad annullarsi nei mesi estivi; vi ha contribuito la riduzione del costo del credito alle imprese di 0,7 punti percentuali tra dicembre del 2024 e giugno del 2025.
L’occupazione ha continuato ad aumentare (2,9 per cento), sebbene con un’intensità inferiore rispetto al 2024 (4,3 per cento), mostrando comunque un tasso di crescita più elevato di quello osservato sia nella media nazionale sia nel Mezzogiorno. Il tasso di attività ha registrato un ulteriore incremento; il numero di persone in cerca di lavoro si è lievemente ridotto, ma il tasso di disoccupazione (13,7 per cento) si è confermato su livelli doppi rispetto al dato italiano.
È proseguita la crescita del reddito delle famiglie siciliane e della spesa per consumi, aumentati entrambi in misura superiore alla media nazionale. I finanziamenti alle famiglie consumatrici hanno accelerato al 2,5 per cento (erano cresciuti dell’1,5 per cento nel 2024) per effetto della dinamica dei nuovi mutui, le cui erogazioni nel primo semestre del 2025 sono aumentate di circa un terzo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il credito al consumo ha continuato a espandersi a ritmi sostenuti (4,9 per cento).
Nel complesso la rischiosità del credito bancario alla clientela residente in regione è rimasta contenuta: il tasso di deterioramento è lievemente diminuito e l’incidenza dei crediti deteriorati sul totale è rimasta stabile (4,9 per cento al lordo delle rettifiche di valore). I depositi bancari delle famiglie e delle imprese sono aumentati (2,9 per cento), beneficiando dell’afflusso di liquidità nei conti correnti. Ha continuato a crescere anche il valore dei titoli detenuti presso il sistema bancario (9,9 per cento); all’espansione hanno contribuito con diversa intensità tutte le principali forme di investimento.



QDS

Elezione metropolitana di secondo livello, anche il Tar di Catania si chiama “fuori”Città metropolitana di Catania

Rigettato il ricorso di Filippo Drago: la sezione amministrativa etnea dichiara il difetto di giurisdizione. L’oggetto riguardava il diritto dei cittadini a poter esprimere un voto per l’ex Provincia
CATANIA – Un altro nulla di fatto per l’annosa vicenda dell’elezione di secondo livello per il rinnovo delle cariche della Città metropolitana. La prima sezione del Tribunale amministrativo di Catania ha deciso di non decidere sui ricorsi presentati dall’ex deputato nazionale, ex assessore del Comune di Catania ed ex sindaco di Acicastello, Filippo Drago tramite il suo legale, prof. Agatino Cariola, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Catania, perché definiti inammissibili per “difetto di giurisdizione”.
Il Tar ha motivato che “pur non trovando applicazione la disciplina regolata dall’art. 130 C.P.A, in considerazione dell’introduzione del giudizio r.g.n. n. 180/25 ai sensi della predetta disposizione, manda alla segreteria di Sezione di comunicare la presente decisione al sindaco della città metropolitana di Catania e al prefetto di Catania”. Insomma nonostante i ripetuti ricorsi dell’ex deputato Drago e di altri esponenti della provincia etnea, presentati sempre tramite il prof. Cariola, sembra che nessun organi giudiziario sia intenzionato a far valere diritti sanciti dalla Costituzione come quello dell’eguaglianza delle persone anche in materia di voto elettorale.
L’oggetto dirimente, di cui ci siamo occupati in precedenti articoli, riguarda il diritto dei cittadini a poter esprimere un voto anche per l’elezione dei rappresentanti della città metropolitana, ex Provincia, esponenti invece nominati soltanto attraverso votazione di secondo livello, con suffragio espresso solo dalle cariche elettive in vigore nei Comuni e nei consigli comunali di appartenenza dei sindaci dei Comuni consorziati.
L’ex sindaco Drago aveva chiesto l’annullamento delle elezioni del Consiglio metropolitano della città di Catania
Nel ricorso n. 1343 del 2025 l’ex sindaco Drago, col supporto del prof. Cariola, chiedeva l’annullamento delle elezioni del Consiglio metropolitano della città di Catania e del verbale delle operazioni dell’ufficio elettorale del 28 aprile 2025 che ha sancito l’elezione dell’attuale Consiglio metropolitano. L’ex sindaco, premettendo di essere cittadino italiano, osservava al riguardo – nel testo del ricorso – che “costituisce principio ormai consolidato quello secondo il quale il cittadino elettore è legittimato a far valere il suo diritto a un assetto organizzativo coerente con i principi costituzionali, essendo ammesse, conseguentemente, azioni di accertamento di una situazione normativa di illegittimità, così come stabilito dalla Corte di Cassazione con sentenza n. 12060/2013 e dalla Corte costituzionale con le sentenze n 1/2014, 35/2017 e 240/2021”.
Drago ha inoltre fatto presente ai giudici amministrativi di aver già “spiegato azione di accertamento di illegittimità costituzionale, dinnanzi al Tribunale ordinario di Catania, per far dichiarare il contrasto con il principio di eguaglianza della soluzione che fa di diritto sindaco metropolitano il sindaco del Comune capoluogo”. E ricordando che “la Corte costituzionale con sentenza n. 240/2021 ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte d’Appello di Catania pur evidenziando che la coincidenza tra sindaco del Comune capoluogo e sindaco metropolitano si pone in contrasto con il principio di eguaglianza tra i cittadini”.
Drago ha inoltre fatto presente, che “il legislatore non è intervenuto neanche a seguito della sentenza della Corte costituzionale”. Drago infine ha fatto rilevare alla sezione Tar di Catania di “aver impugnato tale decreto di nomina dinanzi al Tar Palermo e con sentenza n. 550 del 12 marzo 2025 il Tar ha dichiarato l’inammissibilità della suddetta impugnativa per difetto di giurisdizione del giudice amministrativo”.
Il voto ponderato, una procedura che non si concilierebbe con la rappresentanza politica
Scendendo nel particolare il ricorrente, col supporto del professore di Diritto costituzionale, ha criticato l’incongruenza della legge Delrio che si riferisce al “voto ponderato” in base al quale i sindaci e i consiglieri comunali, codiddetti grandi elettori per la formazione degli organi di vasta area, è attribuito un voto diversificato a seconda dei Comuni in cui sono stati eletti. Una procedura che non si concilierebbe con la rappresentanza politica e inoltre non assicurerebbe l’eguaglianza e la segretezza del voto. Infine il ricorrente si è soffermato anche sulla legge che non assicura alcuna rappresentanza ai Comuni i cui manchi un vertice dell’ente locale, come nel caso specifico dei comuni commissariati per mafia o per altre problematiche che hanno portato allo scioglimento e cioè, nel caso specifico della provincia catanese, nei Comuni di Castiglione, Palagonia, Mascali (presente solo il sindaco), Raddusa, Ramacca, Randazzo, Tremestieri.
Dopo aver fatto un lungo excursus, la prima sezione del Tar è giunta alla medesima conclusione dei collegio del Tar Palermo giudicando inammissibili i motivi del ricorso per difetto di giurisdizione. E motivando che: “…La giurisdizione del giudice amministrativo sul “contenzioso elettorale” ha ad oggetto le sole operazioni elettorali, ossia la regolarità delle forme procedimentali di svolgimento delle elezioni, alle quali fanno capo, nei singoli, posizioni che hanno la consistenza dell’interesse legittimo, non del diritto soggettivo. Benché tali operazioni non si esauriscano nelle attività di votazione, ma si estendano al procedimento elettorale preparatorio per le elezioni regionali e comprendano tutti gli atti del complesso procedimento, resta tuttavia attribuita all’autorità giudiziaria ordinaria la cognizione delle controversie nelle quali si fanno valere posizioni di diritto soggettivo, quali quelle che si riconnettono al diritto di elettorato attivo e che concernono ineleggibilità, decadenze e incompatibilità…”.



SICILIAONPRESS

Riprendono le giornate informative con le scuole sulla tutela ambientale del Libero Consorzio

Riprendono gli incontri organizzati dal Libero Consorzio Comunale di Agrigento con le scuole agrigentine sulle attività di tutela ambientale svolte dall’Ente.
Il primo sarà tenuto mercoledì 12 novembre alle ore 9:30 con il Liceo Scientifico “Leonardo” nella sede di via Cimarra, ove gli alunni incontreranno i funzionari del Settore Ambiente per conoscere le attività di tutela ambientale svolte dal Libero Consorzio e i problemi causati dall’abbandono dei rifiuti sull’intero territorio.
Ad introdurre la giornata informativa sarà il consigliere provinciale delegato all’Ambiente dr. Antonino Amato. Gli incontri sono stati programmati con la piena collaborazione dei dirigenti scolastici di vari Istituti delle scuole secondarie di primo e secondo grado che hanno aderito all’iniziativa del Libero Consorzio, impegnato su diversi fronti in attività di controllo del territorio, e in particolare sulla bonifica delle strade provinciali e delle aree adiacenti sistematicamente invase da rifiuti di ogni tipo (compresi quelli pericolosi).
Un problema dalle gravi conseguenze non solo sull’ambiente ma anche sullo stesso bilancio dell’Ente, costretto a spese sempre più impegnative per la bonifica e il risanamento di aree molto estese.
Agli alunni e ai docenti sarà distribuito un pieghevole realizzato dal Settore Ambiente per illustrare i danni conseguenti all’abbandono dei rifiuti e le buone pratiche per mantenere puliti territorio e città.
“E’ opportuno far conoscere le nostre attività per migliorare la sensibilità delle nuove generazioni verso un problema che rischia di compromettere la qualità dell’ambiente” afferma il Presidente Giuseppe Pendolino “e per questo motivo abbiamo programmato anche per l’anno scolastico in corso un calendario di incontri con le scuole”.



LENTEPUBBLICA

Agli enti locali non piace la Legge di Bilancio 2026

La nuova Legge di Bilancio 2026, approvata di recente dal Consiglio dei Ministri all’interno del quadro di governance economica europeo, apre una stagione di tensioni tra Governo ed enti locali, cui non piace l’impianto generale della nuova manovra.
Le associazioni che rappresentano Comuni e Province, intervenute in audizione parlamentare, hanno espresso un giudizio fortemente critico sulla struttura della Manovra, giudicata troppo prudente e incapace di sostenere la macchina dei servizi essenziali sul territorio.
Secondo l’impianto della legge, l’obiettivo primario resta il rientro del deficit, da raggiungere attraverso il rispetto del limite alla cosiddetta “spesa netta”. Un percorso che vincola la possibilità per lo Stato di utilizzare una quota più ampia di risorse e impone scelte selettive. Una prudenza contabile che, pur rispondendo agli impegni assunti con Bruxelles, finisce però per sacrificare ciò che gli enti territoriali considerano essenziale: investimenti, servizi sociali e sostenibilità della spesa corrente.
Cosa preoccupa in particolare?
La decisione dell’Esecutivo di destinare la quasi totalità delle risorse disponibili a misure una tantum, evitando interventi programmati e strutturali, è il punto che più preoccupa le autonomie locali. L’assenza di un piano che sostenga gli investimenti rischia infatti di bloccare decine di opere pubbliche già in fase di progettazione e di compromettere la continuità dello slancio economico generato negli ultimi anni dal PNRR.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha rappresentato un volano per l’economia italiana, sostenendo migliaia di cantieri e contribuendo in modo determinante a limitare il peso del deficit sul PIL. Con la fine della sua spinta nel 2026, secondo le associazioni locali, la Manovra avrebbe dovuto introdurre strumenti capaci di garantire stabilità e prospettiva, evitando il rischio di un rallentamento strutturale.
I timori dei Comuni: il peso crescente della spesa sociale
A sollevare le contestazioni più serrate è l’ANCI, che da mesi segnala il deterioramento della spesa corrente nelle amministrazioni comunali. Il nodo principale riguarda i servizi rivolti ai minori, un comparto che negli ultimi anni ha visto un aumento significativo dei costi, al punto da mettere in difficoltà numerosi bilanci locali.
Il primo fronte riguarda i minori affidati per decisione dell’autorità giudiziaria. I Comuni, chiamati a garantire assistenza immediata e completa, sostengono spese che ANCI definisce “obbligatorie e non comprimibili”. L’istituzione, nel 2025, di un fondo da 100 milioni annui ha rappresentato un passo avanti, ma non sufficiente: solo nel 2024 la spesa complessiva registrata dai Comuni è stata di circa 460 milioni di euro. Per il 2026 la legge di bilancio prevede altri 150 milioni, ma le amministrazioni chiedono che tale sostegno diventi stabile, perché senza coperture adeguate numerosi Comuni — soprattutto di piccole dimensioni — rischiano il dissesto.
Studenti con disabilità e minori non accompagnati
Il secondo fronte critico riguarda il servizio di assistenza agli studenti con disabilità della scuola primaria e secondaria di primo grado. I Comuni finanziano direttamente oltre 600 milioni di euro l’anno, cui si aggiunge un contributo statale che, secondo le associazioni, resta insoddisfacente. Le richieste di assistenza sono quasi raddoppiate in molte realtà locali e le sentenze dei tribunali confermano costantemente che il diritto allo studio non può essere limitato da vincoli di bilancio. Ne deriva un onere sempre crescente a carico degli enti, che denunciano la mancanza di strumenti strutturali e continuativi per rispondere alle esigenze delle famiglie.
Terzo tema caldo è quello dei minori stranieri non accompagnati. I Comuni aspettano il rimborso di circa 200 milioni di euro per i servizi erogati nel triennio 2023-2025. Risorse che il Ministero dell’Interno non ha ancora trasferito per mancanza di fondi e la cui mancata erogazione — secondo ANCI — rappresenta un grave squilibrio, dato che molte amministrazioni stanno coprendo di fatto funzioni che dovrebbero essere esercitate dallo Stato.
Il caso dell’imposta di soggiorno e l’“extragettito sottratto”
Tra le misure contestate appare anche la modifica all’imposta di soggiorno. Se da un lato l’ANCI aveva appoggiato la possibilità di mantenere per il 2026 la maggiorazione di 2 euro applicata alle strutture ricettive nelle città più visitate, dall’altro rifiuta con forza il meccanismo di “compartecipazione al contrario” introdotto nella Manovra.
La norma stabilisce infatti che il 30% dell’extragettito generato dalla maggiorazione, anziché rimanere ai Comuni, venga trasferito allo Stato per finanziare i fondi destinati ai minori affidati e agli studenti con disabilità. Una scelta giudicata distorsiva perché sottrae risorse ai territori che più sostengono i costi legati ai flussi turistici — dai trasporti alla raccolta rifiuti, fino alla sicurezza urbana. Per i Comuni attrattivi, l’imposta di soggiorno rappresenta praticamente l’unica entrata compensativa per i maggiori servizi richiesti dai visitatori.
Asili nido, LEP e monitoraggi: un cantiere aperto
Il tema dei Livelli essenziali delle prestazioni (LEP) rappresenta un altro nodo irrisolto. L’ANCI denuncia che la Manovra considera già soddisfatti i requisiti per i LEP sociali, escludendo ulteriori finanziamenti, fatta eccezione per un intervento mirato alle assunzioni di educatori e psicologi. Un’impostazione considerata prematura e priva di una valutazione condivisa. L’associazione chiede di proseguire il percorso di analisi e di riforma e di alleggerire la burocrazia dei monitoraggi, attualmente eccessivamente frammentata.
Anche sul fronte degli asili nido, pur riconoscendo i progressi registrati nel raggiungimento della soglia del 33% di copertura, i Comuni sollecitano un intervento di razionalizzazione delle risorse e di aggiornamento degli obiettivi alla luce dei dati demografici più recenti. Il Mezzogiorno e le aree interne, dove è più diffusa l’anticipazione dell’ingresso nella scuola dell’infanzia, faticano infatti a raggiungere i target prefissati.
Province: l’allarme dell’UPI sul rischio paralisi
Le Province, rappresentate dall’UPI, esprimono un giudizio altrettanto negativo. Pur apprezzando l’assenza di nuovi tagli, lamentano che il Governo abbia ignorato le richieste più urgenti. I nodi aperti riguardano lo squilibrio strutturale dei bilanci provinciali, la mancanza di risorse per proseguire gli investimenti infrastrutturali avviati grazie al PNRR e l’assenza di misure per il rafforzamento del personale. Inoltre, l’UPI evidenzia che le Province sono state escluse dalle norme che alleggeriscono i costi contrattuali del personale negli enti locali, lasciando gli aumenti salariali completamente a carico dei propri bilanci.
I nodi da sciogliere
In conclusione la sensazione condivisa da Comuni e Province è che la Manovra, pur rispettosa dei vincoli europei, non tenga conto del necessario equilibrio tra rigore e coesione territoriale. Le amministrazioni locali chiedono quindi un confronto più ampio e interventi correttivi che permettano di assicurare servizi essenziali e investimenti strategici, senza compromettere la stabilità dei conti pubblici.
Agli enti locali non piace la Legge di Bilancio 2026: i documenti in audizione di ANCI e UPI



LENTEPUBBLICA

ANAC Parere 3938/2025: obblighi di comunicazione dei dati dei dirigenti pubblici

Approfondimento a cura della Dott.ssa Valentina Vasta sugli obblighi di comunicazione dei dati patrimoniali dei dirigenti pubblici come indicato da ANAC Parere 3938/2025.
(ANAC) Fascicolo n. 3938/2025 (Parere del 22 ottobre 2025) relativo agli obblighi di comunicazione dei dati per i titolari di incarichi dirigenziali.
Il parere riguarda una richiesta di chiarimento circa gli obblighi di comunicazione dei dati patrimoniali e reddituali, di cui all’art. 14, comma 1, lett. f) del Decreto Legislativo 33/2013, applicabili ai titolari di incarichi dirigenziali.
Quadro normativo:
L’art. 14 del d.lgs. 33/2013 prevede che le pubbliche amministrazioni rendano pubblici — tra gli altri — i dati relativi alla situazione patrimoniale e reddituale dei dirigenti (“lett. f)”);
tuttavia, l’intervento della Corte Costituzionale, con sentenza n. 20/2019, ha ritenuto incostituzionale l’obbligo indiscriminato di pubblicazione di questi dati per tutti i dirigenti (salvi quelli di cui art. 19, comma 3 e 4 del Decreto Legislativo 165/2001) per ragioni di proporzionalità;
si attende l’adozione di un regolamento ai sensi dell’art. 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400 che provveda a graduare gli obblighi di pubblicazione – regolamento ancora non adottato.
Sospensione della pubblicazione, mantenimento della comunicazione
In attesa dell’adozione del regolamento sopra menzionato, l’ANAC chiarisce che gli obblighi di pubblicazione dei dati patrimoniali e reddituali per i dirigenti (diversi da quelli di cui art. 19, co. 3 e 4 del d.lgs. 165/2001) sono temporaneamente sospesi, anche con riferimento ai dirigenti sanitari. Rimane invece fermo l’obbligo di  comunicazione  dei dati patrimoniali e reddituali all’amministrazione di appartenenza, come previsto dall’art. 13, comma 3, del D.P.R. 16 aprile 2013, n. 62 e come confermato anche dalla giurisprudenza per fini di prevenzione del conflitto di interessi.
Incertezze applicative e indicazioni operative dell’ANAC Parere 3938/2025
Sulla stessa linea anche il Consiglio di Stato, con la sentenza 267/2025, che ammette l’inclusione anche dei redditi da altre amministrazioni o privati, rilevando che, anche sulla scorta delle osservazioni formulate dalla Corte e sopra riferite,  si ritiene ancora vigente l’obbligo di comunicazione dei dati reddituali e patrimoniali quale si ricava dall’art. 14, comma 1, del d.lgs. n. 33 del 2013, in via del tutto autonoma dall’art. 14, comma 1-bis del medesimo decreto legislativo (dichiarato costituzionalmente illegittimo), e dall’articolo 13, comma 3, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 62 (richiamato dall’art. 1, comma 7, lett. a), del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, come convertito dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8, il quale ha stabilito che resta fermo «per tutti i titolari di incarichi dirigenziali l’obbligo di comunicazione dei dati patrimoniali e reddituali» di cui al citato art. 13, comma 3, del codice di comportamento dei dipendenti pubblici). Tale dichiarazione è da presentare non solo all’atto della assunzione ma da rinnovare di anno in anno.
L’Autorità ribadisce inoltre le due diverse finalità degli obblighi: l’obbligo di pubblicazione ha funzione di trasparenza verso l’esterno, l’obbligo di comunicazione, invece, ha funzione di controllo interno all’amministrazione, soprattutto in chiave anticorruzione e prevenzione del conflitto di interessi.
A livello operativo, la mancanza del Regolamento ha generato diverse incertezze applicative.  In attesa che la questione venga approfondita, il recente parere stabilisce che:
le amministrazioni che hanno dirigenti diversi da quelli di cui art. 19, co. 3 e 4 d.lgs. 165/2001 non devono al momento mettere in pubblicazionei dati reddituali/patrimoniali ai sensi dell’art. 14, lett. f) d.lgs. 33/2013, fino a che il Regolamento non venga adottato;
le amministrazioni devono in ogni caso garantire che i dirigenti comunichino internamente tali dati (situazione reddituale, patrimoniale, partecipazioni, interessi finanziari, etc) all’amministrazione di appartenenza; la violazione dell’obbligo di comunicazione può configurare una violazione di dovere di trasparenza/integrità e dare luogo a procedimenti disciplinari;
le amministrazioni devono predisporre procedure interne (codice di comportamento, controlli, verifiche) affinché la comunicazione sia effettuata e le eventuali variazioni tempestivamente segnalate.
Verifiche sugli obblighi di comunicazione dati ancora vigenti
È  importante verificare se nell’amministrazione siano presenti dirigenti che rientrano nelle eccezioni dell’art. 19, comma 3-4 d.lgs. 165/2001, per i quali l’obbligo di pubblicazione potrebbe essere ancora vigente, anche in applicazione del criterio di equiparazione funzionale elaborato dall’Anac e dalla giurisprudenza.



AGRIGENTOOGGI.IT


Incontri del Libero Consorzio su tutela ambientale con le scuole agrigentine.

Riprendono gli incontri organizzati dal Libero Consorzio Comunale di Agrigento con le scuole agrigentine sulle attività di tutela ambientale svolte dall’Ente. Il primo sarà tenuto mercoledì 12 novembre alle ore 9:30 con il Liceo Scientifico “Leonardo” nella sede di via Cimarra, ove gli alunni incontreranno i funzionari del Settore Ambiente per conoscere le attività di tutela ambientale svolte dal Libero Consorzio e i problemi causati dall’abbandono dei rifiuti sull’intero territorio. Ad introdurre la giornata informativa sarà il consigliere provinciale delegato all’Ambiente Antonino Amato.Gli incontri sono stati programmati con la piena collaborazione dei dirigenti scolastici di vari Istituti delle scuole secondarie di primo e secondo grado che hanno aderito all’iniziativa del Libero Consorzio, impegnato su diversi fronti in attività di controllo del territorio, e in particolare sulla bonifica delle strade provinciali e delle aree adiacenti sistematicamente invase da rifiuti di ogni tipo (compresi quelli pericolosi). Un problema dalle gravi conseguenze non solo sull’ambiente ma anche sullo stesso bilancio dell’Ente, costretto a spese sempre più impegnative per la bonifica e il risanamento di aree molto estese.Agli alunni e ai docenti sarà distribuito un pieghevole realizzato dal Settore Ambiente per illustrare i danni conseguenti all’abbandono dei rifiuti e le buone pratiche per mantenere puliti territorio e città. “E’ opportuno far conoscere le nostre attività per migliorare la sensibilità delle nuove generazioni verso un problema che rischia di compromettere la qualità dell’ambiente – afferma il Presidente Giuseppe Pendolino – e per questo motivo abbiamo programmato anche per l’anno scolastico in corso un calendario di incontri con le scuole”.




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