/ Rassegna stampa » 2025 » Novembre » 20 » rassegna stampa del 21 novembre 2025
 

rassegna stampa del 21 novembre 2025



AGRIGENTONOTIZIE

Manutenzione della strada statale 115, il Tar conferma l'esclusione di un'impresa

Il Libero consorzio potrà procedere all’aggiudicazione del progetto da 5,3 milioni
La sezione I del Tar Sicilia – Palermo ha respinto il ricorso presentato da un'impresa contro il provvedimento con cui il Libero consorzio comunale di Agrigento l'aveva esclusa dalla gara per l’affidamento dei lavori di manutenzione straordinaria dell’asse viario tra la strada statale 115, in prossimità del bivio Borgo Bonsignore, e la strada statale 189 in contrada Tumarrano. L’intervento ha un valore complessivo di oltre 5,3 milioni di euro.
Il collegio giudicante, presieduto da Salvatore Veneziano con relatore Francesco Mulieri, ha accolto le tesi difensive del Consorzio Artigiani Romagnolo Società Cooperativa, rappresentato dall’avvocato Gabriele Giglio, e dell’amministrazione provinciale, assistita dagli avvocati dell’ufficio legale Diega Alaimo Martello e Antonino Cammalleri.
Secondo i giudici, l’esclusione dell’impresa è risultata corretta poiché la documentazione di gara e l’offerta economica erano state firmate digitalmente non dal legale rappresentante, come richiesto, ma dal socio di maggioranza. Il Tar ha chiarito che il cosiddetto “soccorso istruttorio” – la possibilità di integrare la documentazione in caso di carenze formali – può essere applicato solo in presenza di irregolarità minori che non generino incertezze sull’identità del firmatario o sull’utilizzo della piattaforma telematica. Nel caso in esame, la mancanza della firma digitale del legale rappresentante costituiva invece un vizio sostanziale, non sanabile.
Con la decisione del Tar, il Libero consorzio comunale di Agrigento potrà procedere all’aggiudicazione definitiva dei lavori al Consorzio Artigiani Romagnolo Società Cooperativa e alla successiva stipula del contratto. L’esecuzione dell’intervento sarà affidata alla consorziata Evotec, che potrà così avviare i lavori su una tratta considerata strategica per la viabilità provinciale.



GRANDANGOLO

Messa in sicurezza di ponti e viadotti tra Montallegro, Cattolica e Raffadali: pubblicata la gara.

Gli interventi, dal valore di quasi mezzo milione di euro, rimuoveranno i rischi per la circolazione
È stato pubblicato il bando di gara per l’affidamento di un accordo quadro annuale finalizzato alla messa in sicurezza di ponti e viadotti lungo le strade provinciali n. 29-A e n. 29-B, gestite dal Libero Consorzio Comunale di Agrigento. Gli interventi riguarderanno specificamente la SP 29-A, che collega Montallegro a Cattolica Eraclea, e la SP 29-B, nel tratto tra Cattolica Eraclea e Raffadali. Queste due arterie interne sono caratterizzate da un notevole flusso veicolare, rendendo prioritari gli interventi strutturali.
L’importo posto a base d’asta per l’accordo quadro, che sarà stipulato con un unico operatore economico, ammonta a 490.000 euro, oltre Iva. Tale cifra include 14.700 euro destinati agli oneri di sicurezza, i quali non sono soggetti a ribasso d’asta. Il progetto, elaborato dallo staff tecnico del Settore Infrastrutture Stradali, prevede che i lavori siano completati entro 365 giorni lavorativi continuativi a partire dalla data di consegna. Il finanziamento per l’opera deriva da fondi statali erogati in base al D.M. del 5 maggio 2022, rientrando nel programma sessennale 2024/2029.
Le imprese interessate dovranno presentare le proprie offerte entro le ore 12:00 del prossimo 15 dicembre 2025. La procedura di gara è interamente telematica e si svolge con inversione procedimentale, pertanto la presentazione delle offerte deve avvenire esclusivamente tramite la piattaforma digitale certificata Maggioli in uso al Libero consorzio. L’apertura delle offerte telematiche è fissata per le ore 8:30 del 16 dicembre 2025, e si terrà presso la sala gare del Gruppo Contratti del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, in via Acrone, 27 ad Agrigento. Il bando completo di tutti gli allegati tecnici è disponibile per la consultazione sulla home page istituzionale del Libero Consorzio all’indirizzo www.provincia.agrigento.it, all’interno della sezione “Gare e Appalti”.


SCRIVOLIBERO

Allerta meteo in Sicilia: Protezione Civile del Libero Consorzio attiva sala operativa e numero verde per le emergenze

Il Dipartimento Regionale della Protezione Civile ha emanato l’avviso di rischio meteo-idrogeologico e idraulico, segnalando dalla mezzanotte di oggi e per tutta la giornata di domani, venerdì 21 novembre, il livello di allerta Gialla per la Sicilia centrale, compresa la zona E che include gran parte del territorio provinciale di Agrigento, incluso il comune capoluogo, e di allerta Arancione per la zona D che include i comuni della parte più occidentale della provincia Agrigento e del Trapanese). Per questo motivo il Libero Consorzio Comunale di Agrigento ha attivato a partire da oggi e per tutta la giornata di domani la sala operativa di Protezione Civile, gestita dal personale dello stesso Ufficio. Per qualsiasi segnalazione di criticità o emergenze i cittadini possono chiamare il numero verde 800-315555 del Libero Consorzio Comunale di Agrigento.
Si prevedono precipitazioni da sparse a diffuse, anche a carattere di rovescio o temporale, intensa attività elettrica e venti dai settori occidentali da forti a burrasca, con mareggiate sulle coste esposte.
Il Libero Consorzio, tramite il proprio personale stradale, effettuerà come di consueto il costante monitoraggio della rete viaria provinciale.
In previsione delle condizioni meteo instabili si raccomanda prudenza in caso di spostamenti in auto sulla tutta la rete viaria interna (strade provinciali, ex consortili ed ex regionali), nei pressi di torrenti e valloni, sui ponti e negli attraversamenti a rischio esondazione, nei pressi dei cantieri attivati per lavori di manutenzione e in presenza di fango e detriti sulle carreggiate.




ILSICILIA

Manovra finanziaria, Schifani: “Con duecento milioni sosteniamo l’assunzione dei giovani siciliani”

“Abbiamo puntato su una manovra che guarda molto al sociale, al mondo d’impresa, alle agevolazioni per le assunzioni: con 200 milioni sosteniamo finanziariamente la decontribuzione in occasione delle nuove assunzioni di giovani siciliani”. Lo sottolinea il presidente della Regione Renato Schifani a margine dell’Assemblea pubblica di Sicindustria, tenutasi a Villa Igiea a Palermo. “Questo è un ulteriore stimolo a una crescita ormai consolidata – aggiunge Schifani – UniCredit, che sistematicamente versa la quota Irpef alla Regione, un anno fa ha versato 80 milioni mentre quest’anno sono 102. L’economia cresce e produce più interessi: oltre alla decontribuzione in manovra puntiamo sul South Working, che poche ore fa è stato votato all’unanimità in commissione e permetterà ai nostri ragazzi di lavorare a distanza in Sicilia dando un contributo alle imprese del nord che accettano questa condizione. Questa manovra guarda al mondo d’impresa ma anche alle famiglie, al sociale, alle infrastrutture: la decontribuzione è spalmata su tre anni, quindi non può essere una misura spot ma strategica per il mio governo”. Lo sottolinea il presidente della Regione Renato Schifani a margine dell’Assemblea pubblica di Sicindustria, tenutasi a Villa Igiea a Palermo.
Il presidente ha sottolineato l’impegno del governo verso la semplificazione, la sburocratizzazione e una maggiore efficacia della macchina amministrativa che “deve passare anche da una nuova cultura: chi lavora – ha detto – deve mettersi in discussione. Ho trovato un moloch con il quale mi confronto ogni giorno ed è una battaglia, in senso positivo, che porto avanti fin dal giorno del mio insediamento, perché da una burocrazia più veloce nel dare le risposte passa lo sviluppo”.
“Oggi la Sicilia è attrattiva dal punto di vista industriale e un aspetto che mi incoraggia è l’aumento delle entrate tributarie, numeri che mostrano in maniera inequivocabile come l’economia stia crescendo» ha commentato il presidente Schifani. La crescita ha comportato, tra l’altro, un aumento delle entrate fiscali testimoniato anche dal versamento delle imposte di Unicredit per il fatturato che l’istituto bancario realizza in Sicilia, pur avendo sede legale fuori dall’Isola: per il 2025 la banca ha versato nelle casse della Regione 102,4 milioni di euro, ovvero il 25 per cento in più rispetto all’anno scorso.
Dopo aver ricordato il clima di collaborazione istituzionale con il governo nazionale, il presidente della Regione ha ribadito che «la crescita è una scommessa che dobbiamo portare avanti, sono determinato a proseguire su questo percorso nonostante gli ostacoli. Ho sempre creduto nel confronto costruttivo col mondo delle imprese”.



CANICATTIWEB

Oltre 23 miliardi di euro e un tesoretto da 585 milioni in arrivo, i numeri del bilancio di previsione 2026

Quasi 585 milioni di euro. E’ il saldo attivo previsionale per il 2026 della Regione siciliana. E’ il più alto degli ultimi 5 anni e uno dei più alti in assoluto in epoca euro. La Sicilia incassa fra tasse ed entrate di altra natura, sempre di più e la possibilità di spesa dell’isola cresce soprattutto guardando agli investimenti.
I numeri sono quelli dello studio del servizio bilancio dell’Ars che accompagna nel percorso d’aula il bilancio preventivo 2026. Il saldo attivo previsionale, di fatto è quella parte delle entrate che sarebbe disponibile dopo aver coperto tutte le spese fisse e prevedibili ed aver calcolato il valore complessivo delle leggi di impegno di spesa. Di fatto la Sicilia nel 2026 dovrebbe poter contare su questo ulteriore tesoretto.
Le somme complessive in bilancio
Nel complesso il bilancio della Regione vale 23 miliardi e 300 milioni di euro, ancora in crescita rispetto all’anno precedente quando valeva ben un miliardo meno (22,35). Sarà il punto massimo della crescita rispetto alle previsioni attuali. Dal 2027 si trova sotto i 22 miliardi (21,9).
Il trend di discesa degli anni seguenti non è, comunque, un fatto acclarato. I bilancio corrente, infatti, ha superato di 7 miliardi le previsioni del 2024.
Il tesoretto da 200 milioni
In attesa che il nuovo tesoretto previsto dalle statistiche si concretizzi la Regione può utilizzare quello già concreto da 200 milioni. 41 sono già stati impegnati per i forestali e per i precari storici stabilizzati.
“Sulla finanziaria abbiamo già un quadro abbastanza delineato, con 200 milioni che come maggioranza abbiamo destinato a diversi interventi sociali, per sostenere la crescita economica della Sicilia” dice Salvo Geraci, capogruppo della Lega all’Assemblea regionale siciliana.
Le altre voci di spesa del tesoretto
“La manovra darà molta attenzione anche al precariato storico con risorse per l’aumento delle giornate lavorative degli operai forestali (41 milioni). Abbiamo voluto dare respiro anche alle iniziative delle imprese artigiane destinando 10 milioni per la Crias per i contributi a loro favore. I comuni siciliani potranno contare anche su ulteriori 10 milioni per la pulizia dei centri urbani e la videosorveglianza, così come su 15 milioni per gli extra costi dei rifiuti”.
Una legge di bilancio espansiva
“Sarà una legge di bilancio espansiva grazie all’aumento del gettito e alla crescita de Pil. Sosterremo anche l’export delle imprese siciliane con 15 milioni di euro. E poi, come ha ricordato il presidente Schifani, mettiamo a terra 200 milioni per la decontribuzione a favore delle imprese che assumono lavoratori siciliani” conclude Geraci.



LENTEPUBBLICA

TS/TFR dipendenti pubblici: un’altra beffa dalla Manovra 2026?

La discussione sulla Manovra 2026 sta assumendo toni sempre più accesi, soprattutto dopo la denuncia avanzata da diverse strutture della Cgil in merito al trattamento riservato ai dipendenti pubblici in materia di TS/TFR.
Al centro della polemica c’è l’articolo 44 della Manovra, presentato dal Governo come un intervento pensato per velocizzare il pagamento delle liquidazioni. Tuttavia, secondo i sindacati, ciò che viene descritto come un miglioramento nasconde in realtà un meccanismo capace di sottrarre nuove risorse a una categoria che negli ultimi anni ha già dovuto fare i conti con ritardi, svalutazioni e continui sacrifici.
La promessa di un “anticipo” che non risolve nulla
L’esecutivo ha annunciato un’anticipazione di tre mesi nel pagamento di TFS e TFR, ma soltanto per chi accede alla pensione di vecchiaia. Una modifica che, a prima vista, potrebbe sembrare un passo avanti. In realtà, raccontano le organizzazioni sindacali, si tratta di un intervento marginale, che non elimina il problema principale: i tempi di erogazione continuano a essere molto più lunghi rispetto a quelli riconosciuti ai lavoratori privati.
Il divario era già stato evidenziato dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 130 del 2023, che aveva invitato il legislatore a cancellare un’asimmetria definita “irragionevole”. La risposta del Governo, però, non va nella direzione indicata. Il differimento resta, e rimangono anche le rateizzazioni che in alcuni casi possono protrarsi fino a sette anni. Di fatto, l’anticipo di tre mesi non modifica il quadro generale e non rimuove la disuguaglianza che la Consulta aveva giudicato incompatibile con un sistema equo.
Il nodo nascosto: la perdita della detassazione
Se la mancata soluzione del problema dei tempi di pagamento appare già di per sé una questione delicata, c’è un aspetto ulteriore che ha alimentato l’indignazione dei sindacati. La cosiddetta “relazione tecnica”, allegata alla Manovra, rivela che l’anticipazione di tre mesi fa venire meno automaticamente la possibilità di usufruire della detassazione prevista per le liquidazioni corrisposte almeno dodici mesi dopo la cessazione dal servizio.
Poiché, con la nuova tempistica, la soglia dei dodici mesi non risulterebbe più raggiunta, ogni lavoratore perderebbe un beneficio fiscale pari a circa 750 euro. Considerando i pensionamenti per vecchiaia previsti (poco più di 30 mila persone), l’erario incasserebbe un risparmio di circa 22,6 milioni di euro, una cifra ottenuta – denunciano i sindacati – sottraendo denaro direttamente dalle liquidazioni dei dipendenti pubblici.
Un intervento che dunque, lungi dal rappresentare un “aiuto”, diventa nei fatti un modo per reperire risorse a scapito di chi sta per lasciare il lavoro, dopo anni di servizio e in un contesto già segnato dal progressivo deterioramento delle condizioni economiche legate al TFS/TFR.
Inflazione e perdita di valore: liquidazioni sempre più leggere
Il quadro si fa ancora più preoccupante se si considera l’effetto dell’inflazione e del mancato rendimento sulle liquidazioni. Secondo le elaborazioni sindacali, negli ultimi anni la combinazione di aumento dei prezzi e assenza di rivalutazioni adeguate ha generato una perdita che può superare i 40 mila euro.
Chi percepisce un TFS/TFR di circa 30 mila euro avrebbe perso quasi 18 mila euro di potere d’acquisto; per chi si colloca intorno ai 40 mila euro, la riduzione supererebbe i 25 mila euro; mentre per retribuzioni di 60 mila euro la svalutazione potrebbe oltrepassare i 41 mila euro. Un impoverimento progressivo che si somma ai ritardi nei pagamenti, creando un effetto cumulativo considerato “inaccettabile” dalle organizzazioni dei lavoratori.
Una strategia che penalizza il lavoro pubblico
Secondo la Cgil, quanto accade non può essere considerato un episodio isolato. La Manovra 2026 si inserirebbe, infatti, in una più ampia tendenza alla svalutazione del lavoro pubblico, evidente non solo nella gestione delle liquidazioni, ma anche nella politica sui contratti. Gli ultimi rinnovi del triennio 2022-2024, non firmati dalla Fp Cgil e dalla Flc Cgil, avrebbero comportato una perdita salariale media superiore al 10%. Una percentuale significativa, che riflette l’assenza di investimenti adeguati per riconoscere economicamente e professionalmente chi opera quotidianamente nei servizi pubblici.
A ciò si aggiunge l’assenza, secondo i sindacati, di misure capaci di valorizzare il personale, rilanciare gli organici, garantire continuità amministrativa e assicurare servizi efficienti ai cittadini. Una situazione che appare ancora più critica se letta alla luce delle difficoltà che affliggono la pubblica amministrazione: blocchi del turnover, carichi di lavoro crescenti, stipendi fermi e un’età media dei dipendenti sempre più alta.
Previdenza: tra annunci e realtà
Il Governo continua a rivendicare di voler superare la riforma Monti-Fornero, ma per le sigle sindacali gli annunci non trovano riscontro nei provvedimenti. La flessibilità in uscita continua a ridursi, i requisiti contributivi e anagrafici aumentano, e le pensioni risultano sempre più distanti e più leggere.
Un altro elemento contestato è il taglio retroattivo alle aliquote di rendimento per alcuni fondi pensionistici (Cpdel, Cps, Cpi, Cpug), che colpirebbe chi ha anche una sola annualità di contribuzione antecedente al 1995. Una misura che si descrive ome un ulteriore colpo per migliaia di lavoratrici e lavoratori, e che i sindacati intendono contrastare anche nelle sedi giudiziarie.
Verso lo sciopero del 12 dicembre
In questo clima di tensione crescente, Cgil, Fp, Flc e Spi hanno annunciato una mobilitazione nazionale fissata per il 12 dicembre.
L’obiettivo dichiarato è affermare che il lavoro pubblico non può essere trattato come un costo da ridurre, ma come un patrimonio da tutelare. Le richieste includono:
pensioni dignitose;
parità nei tempi di erogazione del TFS/TFR tra pubblico e privato;
contratti rinnovati con risorse adeguate;
una riforma previdenziale che ristabilisca equità e sostenibilità.



LENTEPUBBLICA

Crisi dei segretari comunali: le proposte dell'Uncem per salvare i piccoli municipi

La carenza di segretari comunali sta diventando una delle emergenze strutturali più gravi per i piccoli enti locali italiani. Una situazione che mette a rischio la continuità amministrativa di migliaia di Comuni e che, secondo l’Uncem – l’Unione nazionale dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani – richiede interventi immediati da parte dello Stato.
L’associazione, ascoltata in audizione alla Camera dei Deputati, ha presentato un pacchetto articolato di misure da integrare nella prossima legge di bilancio e da utilizzare come base per la futura revisione del Testo unico degli enti locali.
Il punto di partenza è chiaro: senza un rafforzamento della figura del segretario comunale e senza una ridefinizione del suo ruolo all’interno dei sistemi amministrativi sovracomunali – Unioni di Comuni, Unioni montane e Comunità montane – l’intero sistema delle autonomie rischia di perdere efficienza. A maggior ragione nelle aree interne, dove la frammentazione amministrativa e la scarsità di personale rendono difficile anche la gestione ordinaria degli uffici.
I segretari come “manager pubblici” dei territori
Nella visione proposta dall’Uncem, i segretari non devono essere considerati meri garanti di legalità formale, ma figure capaci di coordinare servizi, guidare processi di sviluppo e rafforzare le collaborazioni tra enti diversi. La proposta è di trasformarli in veri e propri manager pubblici, in grado di lavorare in squadra per più Comuni, evitando duplicazioni, razionalizzando le attività tecniche e favorendo la nascita di progetti territoriali condivisi.
Un esempio citato dall’associazione riguarda le Unioni montane composte da una decina di municipalità: in realtà di questo tipo, tre segretari operanti in modalità “di pool” potrebbero seguire contemporaneamente gli uffici locali e quelli dell’Unione stessa, garantendo stabilità e miglior coordinamento. Una soluzione che permetterebbe di superare la logica del singolo Comune isolato e di costruire un’amministrazione più moderna e collaborativa.
Prorogare la deroga per la copertura temporanea delle sedi
Tra le emergenze più pressanti c’è la gestione del regime di deroga introdotto nel 2022, che consente ai segretari di fascia iniziale di essere assegnati a municipi fino a 5.000 abitanti. Questo strumento, nato per affrontare una carenza già allora evidente, rappresenta oggi un elemento indispensabile per evitare la chiusura di molte sedi. Tuttavia, il meccanismo prevede durate limitate e continui passaggi amministrativi che spesso producono vuoti temporanei, con gravi ripercussioni sulle funzioni istituzionali degli enti.
L’Uncem chiede quindi una proroga oltre i 36 mesi attualmente consentiti, il ricorso a procedure di rinnovo automatiche quando le selezioni vanno deserte, tempi certi per l’autorizzazione ministeriale e una norma transitoria per non lasciare scoperti i Comuni che stanno esaurendo il periodo massimo previsto dalla legge. Senza un intervento rapido, avverte l’associazione, dal 2025 molte amministrazioni potrebbero trovarsi senza un segretario a causa della scadenza dei limiti oggi vigenti.
Vicesegretari e funzionari: una risorsa da valorizzare
Parallelamente, l’Uncem propone di ampliare le possibilità di impiego dei vicesegretari, soprattutto nei Comuni più piccoli dove la figura del titolare risulta spesso difficile da reperire. L’obiettivo è riconoscere il lavoro svolto finora da molti funzionari che, pur senza essere segretari iscritti all’Albo nazionale, hanno retto sedi vacanti garantando la continuità operativa degli uffici.
Le proposte includono la possibilità, per chi abbia maturato almeno 36 mesi di reggenza e possieda i requisiti formali, di essere ammesso nella prima fascia professionale, e una disciplina più stabile per l’affidamento temporaneo delle funzioni di segretario nei municipi sotto i 5.000 abitanti. Una misura che non comporterebbe costi aggiuntivi, ma che permetterebbe alle amministrazioni di piccola scala di non rimanere prive della loro figura apicale.
Sostegno economico per i Comuni delle aree interne
Il nodo economico rimane uno dei principali ostacoli alla copertura delle sedi. Molti municipi, in particolare quelli montani, non dispongono delle risorse necessarie per sostenere la spesa del segretario. Per questo l’Uncem chiede che lo Stato incrementi e stabilizzi il contributo oggi previsto, rendendolo strutturale e inserendolo nel Fondo di Solidarietà Comunale.
La proposta comprende anche incentivi per le amministrazioni che scelgono di convenzionarsi fra loro, l’estensione del contributo ai Comuni appartenenti alle classi demografiche più alte e la possibilità di mettere a disposizione un alloggio di servizio gratuito per facilitare l’insediamento dei segretari in territori isolati o difficili da raggiungere.
Reggenze e scavalchi: stop agli abusi
Altro tema caldo è quello degli incarichi provvisori “a scavalco”, una soluzione nata per far fronte a situazioni emergenziali, ma che negli anni è diventata pratica ordinaria. L’Uncem propone di limitarne l’uso stabilendo una durata massima di 60 giorni, obblighi di rotazione e verifiche ministeriali sistematiche, così da evitare una precarizzazione cronica della figura del segretario e ristabilire un percorso ordinato di assegnazione degli incarichi.
Verso una riforma del sistema di accesso
Accanto alle misure urgenti, l’Uncem sottolinea la necessità di ripensare l’intero percorso di ingresso nella carriera dei segretari comunali, rendendo il concorso più selettivo, allineandolo ai criteri previsti per i ruoli dirigenziali e rivedendo la suddivisione in fasce professionali. La richiesta è di riportare il livello di formazione richiesto in coerenza con le responsabilità sempre più complesse affidate a questi professionisti.
Tra le ipotesi avanzate ci sono l’innalzamento della soglia demografica per la prima fascia, la definizione di sistemi di progressione basati sull’anzianità effettiva e la valorizzazione dei servizi svolti in sedi disagiate. A ciò si aggiunge la proposta di istituire un Comitato dei garanti che vigili sulle procedure di revoca, così da evitare discrezionalità eccessive e tutelare l’autonomia tecnica del segretario.
Un’urgenza per il futuro delle autonomie locali
La fotografia restituita dall’Uncem è quella di un sistema amministrativo che rischia di fermarsi se non verranno adottate misure tempestive. Senza segretari, o con figure costantemente intercambiabili, Comuni già fragili perderebbero capacità di gestione, programmazione e controllo. Per questo le proposte avanzate rappresentano, secondo l’associazione, non solo un intervento tecnico, ma un investimento strategico per garantire ai cittadini, anche nelle aree più isolate, servizi affidabili e istituzioni solide.















Valuta questo sito: RISPONDI AL QUESTIONARIO