AGRIGENTO - E' venuto il momento di fare un reale e concreto processo alla cultura. In Francia si discute con accanimento su come rinnovare il sapere mentre in Italia gli intellettuali non hanno il coraggio di cambiare, così tutto ristagna annegato dai troppi festival e dalle poche idee.
Mi ha colpito quest'ampio reportage pubblicato dal Giornale su come la Francia ha avviato un acceso e profondo dibattito sulla scuola, l'università, il cinema, gli spettacoli la cultura in genere mentre da noi è tutto il contrario. Gli sprechi dei contributi pubblici al teatro ed allo spettacolo in generale non tengono minimamente conto del merito ma alimentano solo la mediocrità.
La nostra cultura è molto provinciale e soprattutto è povera di nuove e brillanti idee. Oggi la cultura sembra un affare di élite, di salotti, di circoli di cricche e seppure in un recente passato, di controllo ideologico ad opera del fascismo prima e del partito comunista poi, contaminando l'esercizio della libertà intellettuale nel nostro Paese. Questo pensiero di Luca Doninelli, espresso nel reportage induce a profonde riflessioni: da noi non esiste, come in Francia, un ripensamento sulla nostra cultura incapace di abbracciare insieme letteratura, spettacolo, beni culturali ed università pensandoli come unico problema.
Da noi vige l'arte dell'uovo oggi piuttosto che la gallina domani. Noi siamo proiettati a riempire il territorio di premi e festival pensando (ahimè) che la cultura gode di un ottimo stato di salute.
Nel libro di Morrison-Compagnon (due grandi intellettuali europei) vengono avanzate ipotesi arditissime quali l'azzeramento dei contributi pubblici allo spettacolo, ipotesi questa che in Italia farebbe gridare allo scandalo, all'oscurantismo, ad una aggressione verso la cultura. Insomma tutti intellettuali e pseudo tali griderebbero allo scandalo.
L'impietosa analisi che fa questo coraggioso giornalista de "Il Giornale" dà anche dei precisi punti su cui riflettere ed operare.
E' venuto a mio modesto parere il momento di interrogarci seriamente sul valore della cultura ed avere il coraggio e la serenità di discutere, ripensare e progettare il futuro della nostra cultura affinché tutte le cose positive che produciamo possano acquistare quella forza di potersi proporre al mondo.
Ormai non si può più pretendere in questa gravissima crisi economica (recessione) continuare ad alimentare queste pseudo forme di cultura che non hanno alcun riflesso a carattere internazionale. Dobbiamo avere il coraggio di dire basta a forme provincialistiche che sotto l'egida di attività culturali macinano soldi pubblici che potrebbero essere reinvestiti in iniziative più serie che consegnare una statuina, oppure leggere delle tesine su Luigi Pirandello o scimmiottare le grandi manifestazioni internazionali sul cinema.
E' ora di dire basta a questa vecchie idee ed interrogarci tutti insieme su quelle che dovrebbero essere le idee per una vera cultura che travalichi i confini.
Il Presidente della Provincia di Agrigento
Eugenio D'Orsi