LA SICILIA
PROVINCIA REGIONALE
Chiusa la ludoteca dell'ente, mobili in una caverna
FRANCESCO DI MARE
La ludoteca della Provincia regionale, realizzata all'interno del giardino botanico in via Demetra, è stata chiusa dopo appena 3 anni di attività. I dipendenti, evidentemente, preferivano far trascorrere momenti di gioco ai loro figli altrove, spingendo l'ente a chiudere la struttura. Ma quello che lascia perplessi, è il luogo scelto per depositare gli arredi e le suppellettili che componevano lo spazio ludico per i piccini, figli di impiegati provinciali e non solo. Fino a ieri mattina, il materiale rimosso dalla sede della ludoteca è stato ammassato in una caverna. Proprio così, in una delle cave che caratterizzano il costone sotto il quale si snoda il giardino botanico. Per evitare che qualcuno possa entrare nell'anfratto, l'ufficio tecnico dell'ente provinciale ha fatto realizzare una porta in legno, chiusa con un lucchetto, ma al contempo aperta. Non si tratta infatti di una chiusura a presa stagna, visto che l'aria, la polvere e la pioggia spinta dal vento non hanno problemi a penetrare. Logico interrogarsi sul perché, materiale acquistato dall'ente Provincia con soldi pubblici, possa essere ammassato in questo modo decisamente inusuale, in un luogo altrettanto decisamente curioso. Sulla chiusura della ludoteca, il responsabile (da due mesi) Giovanni Butticè si è limitato ad attribuire la decisione alla mancanza di bambini. Sull'aspetto del trasloco dell'arredamento, l'ingegnere Piero Hamel, cuore dell'ufficio tecnico provinciale, mette alcuni paletti: «Si tratta di una collocazione decisamente temporanea. Avendo dovuto lasciare la sede del Viale della Vittoria, l'ente sta cercando di sistemare al meglio molti arredi di altri uffici. In settimana tutto sarà collocato in luoghi idonei». Dove c'era la ludoteca, oggi c'è la sede della polizia provinciale.
PIANO TARIFFARIO, NIENTE DA FARE
( c.man.) Nulla di fatto all'Ato idrico di Agrigento ieri pomeriggio. Il Cda avrebbe dovuto discutere e approvare la nuova struttura tariffaria proposta da Girgenti Acque. Una iniziativa che è stata oggetto di una raccolta firme di Idv, che denuncia una riformulazione del costo dell'acqua assolutamente svantaggiosa per i cittadini. Ma, come dicevamo, è venuto a mancare, il numero legale. Presente il 53% dei votanti, a fronte del 67% necessario per statuto per approvare il piano delle nuove tariffe. Presente il cartello delle associazioni dei consumatori, che ha consegnato un atto formale di richiesta di una riunione di concertazione all'Ato Idrico sul nuovo piano tariffario.
REGIONE. Il governatore non vuole il referendum dei democratici sul suo governo
Lombardo: o il Pd frena o i suoi assessori lascino
Dura replica di Lupo: non comprendi il valore della democrazia
LILLO MICELI
Se non è una dichiarazione di guerra, poco ci manca. Comunque, la replica del segretario del Pd, Giuseppe Lupo, al presidente della Regione, Raffaele Lombardo, che aveva sollecitato i dirigenti del Partito democratico a depennare dal referendum indetto per il 12 febbraio, il quesito sull'appoggio al governo regionale, è la dimostrazione di un'alleanza al limite della rottura. «Il Pd - aveva detto Lombardo - faccia tutti i referendum che vuole, ma non ha nulla da esprimere sul governo regionale. Tolgano il quesito sul governo, altrimenti dirò agli assessori che si sentono espressione dei democratici di lasciare la giunta. Mi auguro che il Pd faccia chiarezza entro 48 ore». Ovviamente, il messaggio è rivolto solo a quella parte del Pd che non ha mai nascosto la contrarietà
al sostegno al governo Lombardo. Infatti, lo stesso presidente della Regione ha sottolineato che nel Pd, «ci sono esponenti seri e competenti che lavorano per le riforme dentro e fuori dal Parlamento. Alcuni dirigenti del Pd sono stati catturati dal genio del male. Sembrano in balia di qualche inventore di quotidiane camarille». Furibonda la replica del segretario del Pd, Lupo: «Le parole in libertà del presidente della Regione sono incomprensibili quanto inaccettabili. Non si permetta di parlare del "genio del male" nel Pd. Probabilmente sarà stata una battuta ironica. Se così non fosse, sarebbe opportuno che il presidente si guardasse allo specchio. Mi rendo conto che Lombardo, non conoscendo il valore della democrazia partecipata non comprenda la decisione del Pd di chiedere ai propri iscritti ed elettori cosa ne pensino della scelta compiuta dagli organismi a sostegno dell'alleanza tra progressisti, moderati ed autonomisti, ma ha il dovere di rispettarla. E' chiaro che il Pd non accetta ultimatum da nessuno, tanto meno dal presidente Lombardo che, incomprensibilmente e incoerentemente, parla prima di governo tecnico e poi di assessori del Pd. La linea politica del nostro partito è chiara ed è quella assunta dai nostri organismi interni e vogliamo adesso rafforzarla attraverso un'ampia consultazione». Anche se in politica si è abituati a darsele oggi di santa ragione e domani risedersi attorno allo stesso tavolo del potere, come faranno Lombardo e Lupo a riprendere il dialogo dopo quello che si sono detti? Addirittura, Lupo ha accusato Lombardo di antidemocraticità. Ed, allora, perché ci si è alleato? Ma per Enzo Bianco è scontato «il successo del no al referendum al quesito sull'appoggio a Lombardo e ciò non potrà che comportare il ritiro dell'appoggio del Pd». Oggi, convocato da Antonello Cracolici si riunirà il gruppo del Pd all'Ars, per affrontare la questione referendum. Cracolici è sempre stato contrario alla consultazione degli iscritti e dei simpatizzanti e contrariamente a Lupo, ha dichiarato di scorgere tanta confusione nel suo partito, perché non c'è una linea politica. Intanto, la macchina organizzativa del referendum, come ha detto lo stesso Lupo, replicando a Lombardo, non si ferma. Cosa accadrà nel Pd in vista del 12 febbraio? Da tempo si parla sotto traccia di una possibile scissione dei filo-governativi. Sarà... Intanto, il presidente della Regione deve fare anche i conti con la «grana Udc». «L'Udc - ha detto Lombardo in proposito - è libero di fare accordi con il Pdl, comincino a Palermo ad allearsi con Cammarata, ma credo che non sarà così. Mi auguro si ripristini un rapporto di collaborazione che serve alla Sicilia. Se serve coccolarlo, lo coccoleremo». Lombardo e D'Alia si incontrano oggi. Invece, a Roma, è previsto un vertice con il segretario del Pd Bersani, di Sel Vendola e Lupo sulla candidatura alle primarie di Palermo di Rita Borsellino.
I GOVERNATORI PIU' AMATI
Raffaele ottavo Primi Errani e Zaia
Sono a pari merito Luca Zaia (Veneto) e Vasco Errani (Emilia Romagna) i presidenti di Regione più apprezzati dai propri concittadini. Scende all'ottavo posto della classifica, invece, il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, che negli anni precedenti si era piazzato sul podio. L'indagine trimestrale svolta da Monitoregione sui dieci presidenti più amati (le interviste sono state realizzate tra il 18 ottobre e il 16 dicembre scorsi), conferma al primo posto Errani con il 60% di consensi, ottenuti per la prima volta anche dal leghista Zaia. Secondo in classifica Enrico Rossi (Toscana) con il 58,8%, che sfila il posto a Roberto Formigoni, sceso al quarto posto dopo tante rilevazioni trionfali. Quanto a Lombardo, con una flessione del 3,5% passa all'ottavo posto ma resta in classifica. Diversamente da Nichi Vendola (Puglia), Catiuscia Marini (Umbria) e Vito De Filippo (Basilicata) che sprofondano tra gli ultimi dieci non rilevati dall'indagine. GA.BE
UN ORGANISMO VARATO DAL GOVERNO PRECEDENTE
Costi della politica, si mette oggi al lavoro la Commissione governo - Regioni - enti locali
Diventa finalmente operativa la «Commissione speciale paritetica mista Governo - Regioni-Enti Locali per il rinnovamento delle istituzioni della Repubblica e per il sostegno e la crescita economica», denominazione decisamente lunga per un organismo varato ufficialmente a settembre scorso dal precedente esecutivo e che sembrava essere entrato definitivamente nel dimenticatoio fino all'improvvisa convocazione, a fine dicembre, da parte del ministro per gli Affari regionali Piero Gnudi. Soddisfatti quindi Comuni e Regioni, comprese le Province, le quali hanno fatto sapere per tempo di voler partecipare alla «prima» della Commissione (domani alle 15 a Via della Stamperia), in deroga all'interruzione dei rapporti istituzionali decisa il 21 dicembre scorso per protestare contro il progetto di riordino contenuto nell'articolo 23 del decreto «salva Italia». Il via libera della Commissione mista viene vista di buon occhio dai responsabili di Regioni e enti locali, soprattutto per i tempi che lo stesso organismo si prefigge, vale a dire 90 giorni, per mettere a punto una riforma condivisa e complessiva in senso federale, «secondo i principi di riduzione degli organi e dei costi, di soppressione delle duplicazioni e di semplificazione dei processi decisionali». Un quadro che lascia supporre ai protagonisti delle autonomie locali che già a partire dall'11 aprile prossimo possano essere approvate norme in grado di migliorare la vita delle Regioni e degli enti locali. Nel frattempo sono molte le iniziative messe in campo dalle diverse realtà istituzionali per avviare processi di autoriforma sotto il profilo dei costi. Come si è cominciato a fare (ma in alcuni casi già a partire dal 2010) nella maggior parte delle Regioni italiane per le voci indennità di funzione, vitalizi (ma a partire dalla prossima legislatura), assunzioni e anche riduzione del numero di consiglieri e assessori. Come ha fatto l'altro ieri la Giunta delle Marche, che ha deciso di abbassare il numero di questi ultimi (prevedendo anche una modifica della legge elettorale regionale) e azzerando gli assessorati esterni. Stesso impegno lo ha promesso l'Anci, la quale, attraverso il proprio presidente Graziano Delrio ha auspicato pochi giorni fa, in vista del 2012, il rafforzamento dell'autonomia dei territori e la riforma del Patto di stabilità interno. Percorso più accidentato quello delle Province dopo il processo di riforma avviato dal presidente del Consiglio Monti. «Le Province sono pronte ad avviare riforme vere - ha chiarito pochi giorni fa il presidente dell'Upi Giuseppe Castiglione - ma attendiamo da Governo e Parlamento uguale chiarezza e una riforma organica dell'assetto istituzionale che porti a una drastica riduzione dei costi della politica». Propositi che forse possono trovare posto già domani nella prima seduta della Commissione paritetica Governo-Regioni-Enti locali.
DI SICILIA
PUNTO NASCITA Protestano i consiglieri provinciali Spoto e Avarello ed il vicesindaco Arnone
L'Ostetricia sarà chiusa No unanime dei partiti
Levata di scudi contro una decisione, quella della Regione Siciliana di chiudere il punto nascita di Licata insieme ad altri 27 reparti di Ostetrici di tutta la Regione, tutto sommato non nuova. La scelta era stata già fatta la scorsa estate e quando si era soprasseduto era stato annunciato che si sarebbe solo trattato del rinvio di un anno. Adesso il decreto con il quale anche l'Ostetricia de! San Giacomo d'Altopasso chiude i battenti è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. I consiglieri provinciali di sinistra Nino Spoto e Carmelo Avarello hanno annunciato l'intenzione di chiedere di mettere la questione all'ordine del giorno della prossima assise. "I tempi tecnici concessi ai direttori generali— scrivono i due - delle aziende ospedaliere consentono fino al 30 giugno la possibilità di proporre eventuali deroghe alla chiusura dei reparti con meno di 500 nascite all'anno. Il decreto dell'assessorato alla Salute che assicura nei punti nascita soppressi l'attività relativa all'assistenza alla gravidanza appare — secondo Avarello e Spoto - fortemente contraddittorio nell'azione, poiché le scelte operate contrastano con i principi di tutela della salute e di efficienza dei servizi". Contro il decreto si schiera anche il vice sindaco Giuseppe Arnone che ha chiesto un incontro urgente con il commissario dell'Asp di Agrigento Salvatore Messina. La posizione geografica e le esigenze di una comunità— scrive Arnone - non possono essere tagliati solo da un punto di vista numerico, perché Licata è distante sia da Agrigento sia da Gela. Il decreto prevede che ci sia la possibilità, da parte dei direttori generali delle Asp, di proporre eventuali deroghe per particolari ed eccezionali motivazioni. È ciò che chiediamo'. (AAU)
REFERENDUM Si voterà il prossimo 12 febbraio
Le anime Pd su futuro di Lombardo
Giovanni Panepinto: «Nella nostra provincia il quesito è inutile: tutte le componenti al congresso provinciale si sono già espresse per un'alleanza con Mpa e Terzo Polo».
Lombardo sì, Lombardo no. Il Pd al voto, anche in provincia, il prossimo 12 febbraio. Cinquemila iscritti e tutti gli elettori che preferiscono Bersani sono chiamati al primo referendum mai fatto in Italia per determinare la linea di no partito. Dovranno rispondere a dei quesiti. Con il primo diranno se gradiscono o meno l'alleanza del Pd con il terzo Polo nelle prossime amministrative. Con il secondo dovranno dire se vogliono o no che il Pd dia il proprio sostegno al governo Lombardo. Ma ad Agrigento c'è già chi ritiene che l' appuntamento sia quasi inutile.