Agrigento, 26 gennaio 2012
La Provincia Regionale di Agrigento a sostegno delle rivendicazioni di autotrasportatori, agricoltori e pescatori siciliani.
Il presidente Eugenio D'Orsi interviene sulla protesta del movimento dei "Forconi" e dei camionisti di "Onda d'urto", alla luce dell'esito positivo dell' incontro di ieri a Palazzo Chigi, tra il Governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, ed il Presidente del Consiglio, Mario Monti.
"L'istituzione di un tavolo tecnico sul "caso Sicilia" - ha detto D'Orsi - è un primo passo per avviare interventi fondamentali per la crescita del territorio. Il presidente Lombardo si è fatto portavoce dei problemi dell'Isola, a sostegno di una protesta di cui condividiamo i motivi, ma da cui prendiamo le distanze per il metodo duro che ha portato tensione sulle strade e gli scontri di ieri a Roma tra pescatori e Forze dell'ordine. La promessa di contrattazione su accise, sanità e federalismo, e la disponibilità manifestata dal premier Mario Monti necessitano di attenta riflessione sul proseguo della protesta da parte dei leder dei diversi movimenti. I blocchi di questi giorni hanno danneggiato settori nevralgici della nostra provincia: contiamo ancora i danni alle primizie della Piana di Licata, al comparto della pesca, agli agrumi di Ribera. I raduni di ieri a Roma e Palermo, che hanno, altresì,coinvolte in molte piazze della Sicilia sigle di movimenti studenteschi inneggianti slogan contro il Governo, è il segnale inquietante di un forte malessere sociale pronto ad esplodere. È doveroso da parte delle Istituzioni registrarlo, ascoltarlo e monitorarlo affinché non sfoci in atti violenti che potrebbero portare alla chiusura del dialogo. Rivolgo, per questo motivo - conclude - un appello ai leader della protesta, affinché continui a prevalere l'alto senso di responsabilità sociale e civile. Le interviste che abbiamo visto nei telegiornali ci hanno mostrato i volti della nostra gente di Sicilia, scavati dal sole e dalle mani abituati a lavorare. Gente semplice che chiede solo sicurezza economica per le proprie famiglie. I motivi del contendere sono chiarissimi, li rispettiamo, ma non possiamo permettere che il protrarsi della protesta, rallenti le nostre produzioni con il rischio di bloccare un sistema economico già fortemente penalizzato dalla crisi."