Di Sicilia
Due assunzioni per sistemare l'Orto botanico
Selezione di 2 unità di personale a tempo determinato già in servizio alla Provincia di Agrigento da destinare, con il profilo di operaio per 24 ore settimanali al servizio manutenzione dell'orto botanico e dalle altre aree verdi. Li stanza potrà essere presentata entro il 15 febbraio.. Il giardino è diventato un fiore all'occhiello della Provincia. Contiene anche piante esotiche.
Oggi un Consiglio straordinario sul futuro dell'ente
Oggi verrà celebrato, anche ad Agrigento un Consiglio Provinciale straordinario per discutere sul futuro delle Province. L'eventuale risparmio economico rischierebbe di essere intaccato dal passaggio del personale e delle funzioni ai comuni. Ma anche dai diverso inquadramento economico e giuridico del personale negli enti di destinazione. Preoccupazione esprime il Presidente Eugenio D'Orsi.
Mpa e Pid, si riapre il dialogo Faccia a faccia per la giunta
I deputati regionali Roberto Mauro e Salvatore Cascio sono incontrati con il sindaco
Rosario Manganella e il suo vice, Angelo Messinese.
Prove tecniche di riavvicinamento. Nel tardo pomeriggio di ieri in un albergo di Villaggio Mosè i vertici di Mpa e Pid hanno cercato di trovare una via d'uscita alla crisi comunale che da alcuni mesi blocca il normale corso della vita amministrativa. I deputati regionali Roberto Di Mauro e Salvatore Cascio si sono, infatti, incontrati con il sindaco Rosario Manganella e il suo vice, Angelo Messinese, e i capigruppo consiliari del Mpa, Paolo Alaimo e del Pid Rino Scalia. Quest'ultimo è stato accompagnato dal collega Totò Broccia. «Abbiamo discusso - ha detto Cascio - in pieno spirito collaborativo.
Anche Di Mauro è convinto che una soluzione si troverà. «Entro le prossime 48 ore ha puntualizzato dobbiamo dare risposte che possano confortare la città di Favara. Manganella era stato eletto nella primavera scorsa sostenuto da quattro partiti, Pdl, Mpa, Pid, Forza del Sud (che inglobava anche il movimento del sindaco, Primavera Favarese'), e due liste civiche "Per Favara", "Favara Futura". Uno schieramento notevole di forze che si aggiudicò a mani basse la maggioranza in consiglio comunale stentando a battere nel ballottaggio il candidato sindaco del Fli, Carmelo Vitello. La luna di miele, però, durò il volgere il quattro mesi perché alla prima prova importante, quella del 30 novembre scorso, ultimo giorno utile per approvare le variazioni di bilancio, le proposte dell'esecutivo furono tutte cassate prevalendo gli emendamenti proposti dalla nuova maggioranza costituitasi in consiglio e capeggiata da Antonio Fallea, fuoriuscito dal Pdl. Manganella è stato messo nuovamente in minoranza due settimane fa quando gli inquilini dell'aula "Falcone e Borsellino" bocciarono le proposte per aderire ai distretti turistici delle miniere e della valle dei templi. Un muro contro muro che ha già provocato danni tanto da interessare i deputati agrigentini Di Mauro e Cascio che stanno tentando di riprendere le briglie in modo da ridare nuova linfa all'azione amministrativa di una città che non può più perdere tempo, sopraffatta da una crisi economica senza uguali e con un centro storico che mette a repentaglio la vita di chi lo abita.
Pdl:«Avviare un'analisi dentro i partiti»
Sull'attuale situazione politica, il Pdl , prima forza politica della coalizione di governo cittadino, aveva ritenuto improcrastinabile l'avvio di una seria e accurata analisi all'interno dei partiti. Proprio nella giornata di domenica aveva ribadito, con un documento, la piena fiducia e il convinto sostegno al sindaco Manganella, auspicando il chiarimento (che già è stato avviato) ma anche un confronto con le forze politiche della "coalizione di responsabilità", quella che ha portato alla vittoria Manganella nella primavera scorsa.
Sole 24 ore
Per tutti i dirigenti tetto agli stipendi a 3O4mila euro
Nella pubblica amministrazione non si potrà guadagnare più di 304mila euro. Senza alcuna eccezione. A prevederlo è il presidente del Consiglio che il Governo ha messo a punto a tempo di record e inviato alle Camere.
A dare l'annuncio è stata ieri una nota di Palazzo Chigi. «Il contenimento dei costi della burocrazia ha sottolineato il comunicato contribuirà a rafforzare il credito di fiducia che i Paesi dell'Eurozona e gli investitori internazionali decideranno di accordare all'Italia nei mesi a venire. Per questo motivo ha aggiunto in tempi considerevolmente inferiori a quelli indicati dal decreto- legge approvato dal Parlamento lo scorso dicembre, e fissati in 90 giorni, il presidente Mario Monti ha trasmesso al presidente del Senato, Renato Schifani, e al presidente della Camera, Gianfranco Fini, lo schema di provvedimento».
Il Dpcm in 6 articoli che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare attua la stretta sulle retribuzioni dei grand commis statali contenuta nell'articolo 23-ter della manovra di Natale. Sancendo «il livello remunerativo massimo omnicomprensivo annuo degli emolumenti spettanti a ciascuna Fascia o categoria di personale che riceva a carico delle finanze pubbliche emolumenti o retribuzioni nell'ambita di rapporti di lavoro dipendente o autonomo» con Pa allo stesso livello dello stipendio del primo presidente della Cassazione. Che lo stesso provvedimento fissa in 304.951.95 euro nel 2011. Qualsiasi corrispettivo spiega l'articolo 3 «se superiore si riduce al predetto limite».
Nel computo rientreranno «in modo cumulativo le somme comunque erogate all'interessato a carico del medesimo o di più organismi, anche nel caso di pluralità di incarichi conferiti da uno stesso organismo nel corso dell'anno. Tra i destinatari vengono esplicitamente indicati anche i presidenti delle Authority. Ogni interessato, entro un mese dalla pubblicazione del Dpcm, dovrà presentare una relazione con i posti occupati e le relative retribuzioni. A regime tale documento dovrà pervenire entro il 30novembre.
Il testo prevede anche una stretta sui doppi incarichi (e relativi doppi stipendi) dei grand commis con un ruolo direttivo in un ministero. Ad esempio i consiglieri di Stato che diventano capi di gabinetto. Ebbene, della vecchia retribuzione potranno mantenere solo il 250 o, ferma restando la soglia dei 3O4mila euro totali. Tutti i risparmi prodotti da queste norme, conclude l'articolo 6, con- fluiranno in un fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato.
«Art 18: né priorità, né tabù»'
Fornero convoca le parti sociali per giovedì - No ad accordi al ribasso
L'incontro tra governo e parti sociali ci sarà giovedì. Ad annunciano, il ministro del Welfare Eisa Fornero, durante la trasmissione "Otto e mezzo" su La7. Una convocazione che partirà da Palazzo Chigi, a riprova che la riforma del mercato del lavoro, ha sottolineato il ministro, fa pienamente parte della strategia della fase due avviata dal governo.
E sull'articolo 8, principale pomo della discordia, Fornero non esclude interventi: «Non è preminente, ma non deve essere nemmeno un tabù». Aggiungendo: «Su tre possibili interventi almeno due possono essere valutati con i sindacati, per esempio trovare una norma
che regoli in modo diverso le cause di lavoro, incidendo sulle incertezze gravose che hanno le imprese». Al tavolo, quindi, si parlerà di flessibilità in uscita (fermi restando i diritti acquisiti),
aspetto speculare a quello della flessibilità in entrata. Contratto unico? «Un contratto unico mi sembra anche eccessivo, l'obiettivo è una stabilizzazione del contratto di lavoro, rendendolo appetibile anche per i datori di lavoro, con incentivi a scommettere su un contratto a lungo termine». Bisogna mantenere ciò che serve, è in sostanza la posizione del ministro. Che comunque è anche convinto che le forme di flessibilità in entrata debbano costare di più:
«L'azienda che vi ricorre deve farlo perché ha vere esigenze di produttività. Non perché ci sia una convenienza nei rapporti precari».
Il governo, quindi, punta alla riforma entro marzo. Con il dialogo, ha sottolineato ieri Fornero, aggiungendo però che «l'importante è che la riforma ci sia e che sia incisiva». Lasciando intendere che si cercherà l'accordo, ma non a tutti i costi, con una riforma al ribasso. E sul rap
porto con gli altri ministri, in particolare con quello dello Sviluppo, Corrado Passera, dice:
«C'è dialettica, lui è un po' più ottimista, io con i piedi per terra. Ma è un bene».
Bene, anche,la proposta di Josè Barroso, presidente Commissione Ue, di inviare una task force in alcuni paesi, tra cui l'Italia, per creare occupazione anche usando fondi Ue non spesi. Indicazioni importanti, quelle del ministro: saranno un punto di riferimento per l'incontro informale che le parti sociali, Confindustria e sindacati, avranno domani. Giovedì si darà anche il via ai quattro tavoli, flessibilità, formazione e apprendistato, ammortizzatori sociali, forme contrattuali, individuati settimana scorsa.
Ieri il ministro ha detto che «non bisogna rinunciare all'ottica di lungo periodo». E questo vale soprattutto per gli ammortizzatori sociali. Su questo punto la presidente di Confindustria,
Emma Marcegaglia, anche nei giorni scorsi ha ripetuto che per circa due anni è meglio mantenere il sistema attuale, mentre a medio termine si può sperimentare una nuova architettura. Quanto all'articolo 18, la linea che sta maturando in Confindustria è di puntare sulla durata dei ricorsi, dando certezze alle imprese sui tempi della giustizia, e meglio definire la giusta causa, per evitare il ricorso all'articolo i8 (reintegro per licenziamenti discriminatori e senza giusta causa).
E la disoccupazione la maggiore preoccupazione. Lo ha detto ieri il senatore Pietro Ichino, lo ha affermato Luigi Angeletti, numero uno della Uil, l'argomento più «spinoso» sono i disoccupati che l'Italia rischia di avere. «Le voci sull'articolo 18 inquinano il clima», è anche il parere di Bonanni. Si vedrà giovedì al tavolo, quando il governo scoprirà le sue carte.
«Priorità alla legge elettorale»
«Bene l'appello di Napolitano sulla crisi, non solo per uscire dalla crisi ma per recuperare una democrazia compiuta e solida. La crisi economica è figlia della debolezza della democrazia e della governance europea e mondiale». Luigi Zanda, Pd, ha firmato con Quagliariello la proposta di riforma dei regolamenti parlamentari e segue da anni per il suo partito il tema delle riforme istituzionali. «Il governo Monti è un'occasione unica per i partiti dice. Il senso della riforma da noi presentata va oltre la questione dei regolamenti. E il seguo che volendo fare si può.
Ma da dove si comincia? La cornice, come vuole il Pdl, o l'odiato Porcellum?
La questione delle questioni è la legge elettorale, la politica non può permettersi di riportare gli italiani alle urne con questo sistema dopo averlo tanto criticato. I punti deboli sono due: bisogna restituire ai cittadini il potere di eleggere i propri parlamentari, come indica anche il capo dello Stato. E bisogna intervenire sull'abnorme premio di maggioranza, che costringe ad ampie coalizioni forzate non garantendo in questo modo la stabilità. Anzi. Lo si è visto in questa legislatura: dal dopoguerra non si era mai visto un governo con una maggioranza così ampia come quello Berlusconi, eppure è andata a finire come sappiamo.
Non è che vi incagliate su questioni procedurali (prima le riforme istituzionali o prima la legge elettorale) e alla fine il processo non parte?
Occorre mettere mano a varie parti del sistema: il rapporto Governo-Parlamento, la riduzione del numero dei parlamentari, l'articolo 8i l'equilibrio di bilancio), i regolamenti parlamentari e appunto la legge elettorale. I binari devono partire tutti insieme perché non resta molto tempo alla fine della legislatura. Quindi è probabile che verranno incardinate anche riforme che non si farà in tempo a completare, ma è comunque utile farlo. Non si può rischiare che per fare tutto non si fa nulla, e il Porcellum va cambiato.
Quale modello, si va verso il tedesco?
Noi, come Pd, abbiamo una nostra proposta fortemente maggioritaria basata sui collegi uninominali. Naturalmente siamo disponibili a trovare un accordo. E i modelli di cui si sta parlando (tedesco e spagnolo) hanno il vantaggio di avere una buona parte deputati eletta attraverso i collegi. Questo per noi è irrinunciabile: il parlamentare eletto nel collegio è scelto direttamente dagli elettori, ed è anche un modo per selezionare la qualità della rappresentanza politica.
Quindi niente ritorno delle preferenze, i collegi le sostituiscono?
Sì, i collegi sono meglio delle preferenze. Si evita in questo modo il gravissimo rischio di ordine pubblico, ossia l'in- filtrazione della criminalità organizzata come accaduto in passato. E si controllano meglio i costi delle campagne elettorali, che con le preferenze sono altissimi.
Premi per chi segnala la corruzione nella Pa
Un sistema di premi per i dipendenti pubblici che segnalano i casi di corruzione. In analogia «con regimi in vigore in altri paesi (per esempio gli Stati Uniti)». E una delle novità del rapporto della commissione voluta dal ministro della Funzione Pubblica, Antonio Patroni Griffi, per la trasparenza e la lotta alla corruzione: due temi «priorità dell'azione di governo» secondo lo stesso ministro.
Il sistema degli incentivi agli statali che denunciano si fonda dunque su esperienze già esistenti (whistleblowing) negli Usa e in Gran Bretagna. Nella proposta della commissione si prevede «la corresponsione di una somma di denaro - al dipendente che porta alla luce le illegalità - parametrata in termini percentuali a quella oggetto di recupero a seguito della sentenza di condanna della Corte dei conti». Nel documento si sottolinea anche la necessità di una specifica tutela nei confronti del dipendente che si espone nella denuncia (nel gergo anglosassone whistleblower, «soffiatore nel fischietto»).
Nello studio viene suggerito al Governo di «prevedere e imporre l'adozione da parte delle singole amministrazioni di adeguati piani interni con la finalità di prevenzione». I piani, ispirati ai modelli di "risk management", serviranno a individuare «i settori nei quali più si annida il rischio corruttivo» in modo da avviare «mappature e programmi strategici, mezzi di promozione della cultura del rischio all'interno dell'organizzazione, sistemi di identificazione degli eventi rilevanti, previsione di strutture di auditing, ruolo del 'risk manager'. I piani organizzativi devono essere adottati da tutti i livelli delle pubbliche amministrazioni, compresi gli enti locali. E in questo senso va individuato il soggetto responsabile della mappatura dei rischi di corruzione. Il rapporto poi sostiene la necessità di avviare un monitoraggio dei rapporti tra l'amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulano i contratti o che sono interessati in procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici. Si suggerisce anche di intensificare la rotazione degli incarichi nei gangli procedimentali più a rischio. Ed è necessario rafforzare - dice la Commissione - Io strumento disciplinare integrando le ipotesi di licenziamento disciplinare.
Il rapporto propone poi di regolare i rapporti tra i titolari degli incarichi amministrati- vie gli interessi esterni ponendo divieti laddove finiscano per influire negativamente sull'indipendenza del funzionario. Non solo: la Commissione chiede di rendere pubblici «i dati relativi ai titolari di incarichi politici, di carattere elettivo o comunque di esercizio di poteri di indirizzo politico, di livello statale, regionale e locale: dati quanto- meno riguardanti la situazione patrimoniale complessiva del titolare al momento dell'assunzione della carica, la titolarità di imprese, le partecipazioni azionarie proprie, del coniuge e dei congiunti fino al secondo grado di parentela». Viene anche chiesto di rendere pubblici i dati reddituali e patrimoniali almeno dei dirigenti.
La Sicilia
Province, Consiglio straordinario sul rischio soppressione
Questo pomeriggio alle 18 nell'aula Silvia Pellegrino di via Acrone, verrà celebrato, un Consiglio Provinciale straordinario per discutere sul futuro delle Province.
Una soppressione che, a detta degli addetti ai lavori, potrebbe e far risparmiare molto poco alle casse dello Stato e verrebbe comunque intaccato dal passaggio del personale e delle funzioni ai comuni.
Preoccupazione sul destino del personale delle Province la esprime il Presidente Eugenio D'Orsi, secondo il quale: «Il decreto "Salva Italia" - chiarisce semplicemente il fatto che, trasferite le competenze alle regioni ed ai comuni, i dipendenti provinciali dovranno essere posti in mobilità. Il decreto, però, non chiarisce le modalità ed i tempi di attuazione. L'eventuale passaggio del personale ai Comuni - spiega ancora il Presidente - rischierebbe di creare disappunto nei sindaci che dovrebbero gravare le casse dell'ente per servizi non rivolti direttamente ai propri cittadini. Al contrario, se il personale, come ipotizzato già dal Governo Berlusconi, dovesse essere spostato alle Regioni, costerebbe per ragioni contrattuali il 25% in più, per via dei maggior costo del contratto dei dipendenti regionali rispetto a quelli provinciali».
Spero che tutto questo - conclude D'Orsi - non si traduca in un equivoco tutto italiano così come è accaduto ai dipendenti esodanti da Poste Italiane, rimasti senza salario e senza pensione