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Rassegna stampa del 7/8/9 luglio 2012

 7 luglio - sabato
 

GIORNALE DI SICILIA
 

PROVINCE, CHE SIA LA VOLTA BUONA PER I TAGLI
Il rinvio è di poco di più di un mese, ma questa volta dovremmo farcela. Parliamo delle province che dovrebbero presto essere accorpate con un decreto del governo che sarà varato entro agosto. Ne rimarranno solo 61, anche con la nascita di 10 città metropolitane. Naturalmente gli interrogativi continuano ad essere sempre presenti perché sappiamo bene quanto i partiti tengano agli organismi intermedi, anche se adesso saranno di secondo livello (con un altro bel risparmio). Il totale, dovrebbe essere di 61, escludendo le regioni a statuto speciale, che dovranno a loro volta deliberare in proposito. In Sicilia un progetto di riforma si è arenato con la crisi del governo Lombardo.
L'unica regione che ha deciso di dimezzare,dopo un referendum, è la Sardegna. Anzi è
proprio quella consultazione popolare che ha incoraggiato il governo ad andare avanti sul piano nazionale. Certo, anche in questo caso, vi sono regioni, come l'Emilia Romagna (2 ,invece di 9) e Toscana (solo 1 invece di 10), seguite dal Piemonte (4, invece di 8), che dovranno tagliare di più. Il Mezzogiorno sarà meno "penalizzato", rispetto al nord, a parte le Marche (da5 a3),che vedrà cancellate la provincia di Ascoli Piceno, insieme alla neonata provincia di Fermo ("era una rivendicazione che risaliva al '500", mi aveva detto il presidente). I criteri che il ministro Patroni Griffi ha "escogitato" sono tre: per essere una provincia si dovrà avere non meno di 350 mila abitanti e almeno 50 comuni del "proprio" territorio. In altre parole,visto che le province non si potranno sciogliere tutte, come avrebbe voluto Monti con una legge costituzionale, si sta cercando almeno di dimezzane, ridimensionandone anche il ruolo politico. Gli enti superstiti saranno di secondo livello (i consiglieri verranno nominati dai consigli comunali). Questo "taglio" e ristrutturazione comporterà un risparmio di almeno 5 miliardi di euro l'anno. Ma forse si riuscirà a ottenere di più, alienando il patrimonio degli enti defunti e con la riduzione del personale (i pensionati che non verranno sostituiti e i dimissionari che non vorranno trasferirsi). La novità di questo nuovo progetto è che l'Upi (l'Unione delle province) è, questa volta, favorevole. Il presidente e battagliero Giuseppe Castiglione avrà pensato "è meglio conservare l'istituto delle province, anche se in numero più ridotto, piuttosto che rischiare l'abolizione totale".
Idea saggia,anche perché l'attuale presidente ha altri progetti politici da perseguire, a cominciare dalle prossime elezioni regionali. Progetti personali a parte, credo sia importante questa "svolta", anche perché, dopo tante proposte, polemiche e percorsi schizofrenici, si comincia a fare qualcosa di veramente concreto per il taglio della spesa pubblica e per la razionalizzazione dell'organizzazione amministrativa dello Stato. Forse il governo Monti potrà essere ricordato anche per questo. Speriamo che questo "modello" della pubblica amministrazione possa investire, con adeguati ridimensionamenti e accorpamenti, anche i comuni, le regioni e tutto quello sterminato sistema intermedio di governo nel territorio.
 

PROVINCIA
Crisi, Eugenio D'Orsi invita Monti a un tavolo tecnico
 Il Presidente della Provincia Eugenio D'Orsi e il Vice Presidente e Assessore allo Sviluppo Econmico Paolo Ferrara invitano ad Agrigento il Presidente del Consiglio Mario Monti, il Ministro allo Sviluppo economico Corrado Passera e il Presidente della Regione Raffaele Lombardo ad essere presenti per presenziare un tavolo tecnico sulla grave crisi economico-occupazionale della nostra provincia. La nota è stata inviata anche ai Prefetto di Agrigento Francesca Ferrandino.
 

CONTI DELL'ITALIA
RISPARMIO DI 26 MILIARDI IN TRE ANNI. SLITTA L'AUMENTO DELL'IVA, STOP AI TAGLI ALL'UNIVERSITÀ
In Sicilia chiuderanno 5 tribunali
Saltano i tagli ai mini-ospedali
Addio al posto fisso per gli statali: mobilità obbligatoria. Andranno a casa in 300 mila
ROMA
Saltano i tagli ai mini-ospedali e quelli ai fondi per le università, ma è confermata la riduzione del personale della Pubblica amministrazione, il taglio delle Province e l'accorpamento dei tribunali più piccoli. Via libera dunque l'altro ieri notte al decreto sulla Spending review, la revisione della spesa pubblica, che consentirà risparmi di 4,5 miliardi per il 2012, di 10,5 miliardi nel 2013 e di 11 miliardi per il 2014. In tal modo sono garantite le risorse per lo stop all'incremento dell'Iva fino al primo luglio del 2013 e quelle per la salvaguardia di altri 55 mila esodati.
Impiegati pubblici
Taglio del 10% del personale e del 20% della dirigenza. La riduzione potrebbe superare le 300miia unità e arriverà attraverso un sistema di mobilità obbligatoria all'80% dello stipendio, che accompagnerà i più anziani verso la pensione, derogando ai requisiti della riforma Fornero. Riduzione dello spazio previsto per ogni impiegato, tra i 12 e i 20 metri quadrati a persona, buoni pasto a 7 euro e non si potrà rinunciare alle ferie in cambio di compenso economico.
Acquisti centralizzati
Gli acquisti della Pa avverranno soprattutto tramite la Consip, la centrale unica per gli acquisti. Le amministrazioni potranno «rescindere contratti di lungo periodo non più convenienti che dovessero risultare troppo onerosi».
Auto blu
Quelle della Pa saranno ridotte del 50%. Tagliate anche quelle della Autorità di garanzia.
Affitti
Stop all'adeguamento lstat degli affitti pagati dallo Stato e avvio della rinegoziazione delle locazioni per ridurre del 15% i canoni.
Ministeri
Tagli per 1,5 miliardi per il 2012 e 3 miliardi a partire dal 2013.
Sindacati
In caso di revisione degli organici i sindacati saranno solo informati. Saranno tagliati del 10% i permessi retribuiti per assentarsi dal lavoro per attività sindacali. I compensi ai Caf scendono da 14 a 13 euro per dichiarazione.
Meno militari
Riduzione almeno del 10% degli organici delle forze annate. Gli alloggi della Difesa saranno ce- doti con maggior facilità. Il budget della Difesa sarà ridotto di un miliardo tra 2012 e 13. Si taglia il fondo per le missioni di pace (-8,9 milioni); il Fondo per gli armamenti (100 milioni); quello per le vittime dell'uranio impoverito (-10 milioni).
Province
L'obiettivo è dimezzarle passando dalle attuali 107 a una cinquantina. Entro 20 giorni il governo fisserà i criteri che comunque si baseranno su popolazione ed estensione territoriale. In Sicilia a rischio sono Caltanissetta, Enna e Ragusa. Nasceranno anche sul territorio nazionale 10 città metropolitane. Per tutti gli enti locali i trasferimenti dello Stato saranno ridotti di 7 miliardi in tre anni.
Scuola
Salta taglio ai bidelli. Arriva la pagella on line, già da quest'anno. Stanziati 103 milioni per la gratuita dei libri di testo nella scuola secondaria di primo grado.
Giustizia
Approvato il decreto per l'accorpamento degli uffici giudiziari. Soppressi 37 tribunali (5 in Sicilia), 38 procure, 220 sezioni distaccate e 674 giudici di pace. Il totale dei personale così recuperato ammonta a 7.603 unità, di cui 2.454 giudici, pm e magistrati ordinari.
Intercettazioni
Non saranno ridotte ma saranno appaltate tramite gara unica nazionale, con risparmi a regime di oltre 60 milioni di euro anno
Sanità
Non saranno subito soppressi i piccoli ospedali, ma in ogni caso, entro il 30 novembre si dovrà raggiungere Io standard di 3,7 posti letto per 1000 abitanti, arrivando a un taglio stimato in circa I8rni- la letti tra pubblico e privato accreditato, con una quota di pubblico che deve essere "non inferiore al 40% del totale" .11 trasferimenti alle Regioni per la sanità saranno ridotti di un miliardo nel 2012 e due nel 2013, decisi tagli alle spese farmaceutiche e per l'acquisto di beni e servizi. R.G.C.
 

LA SICILIA
 

Proposto un tavolo tecnico dal presidente della Provincia
Eugenio D'Orsi scrive a Monti "Venga da noi»
Dopo le mazzate al tabellone sulla questione aeroporto, il presidente della Provincia Eugenio D'Orsi ha invitato ad Agrigento il presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti, il ministro per lo sviluppo economico Corrado Passera e 11 presidente della Regione Raffaele Lombardo. Non per una visita turistica, ma per essere protagonisti di un tavolo tecnico sulla crisi occupazionale della provincia. Sull'aeroporto che non si crea, sull'Italcementi che chiude, sull'Italkali che non può svilupparsi, su Moncada che «emigra)), sul turismo a parole.
«La provincia - scrive D'Orsi - gode di un patrimonio artistico-paesaggistico architettonico, tra i primi posti, soffre di una grave crisi economico- occupazionale, specchio della recessione che ha colpito l'intero Paese, ma ancor dì più la Sicilia. Un apparato economico che per diverse cause ha prodotto una morsa, che ha condotto questo territorio alla chiusura di aziende, imprese produttive e commerciali dall'agricoltura, al commercio, dall'edilizia alla pubblica istruzione. La stabilità del tessuto economico agrigentino - scrive D'Orsi col vice presidente dell'ente Paolo Ferrara - costituita in gran parte, dai dipendenti della Pubblica Amministrazione è stata minata dalle avvedute scelte del Governo Nazionale e Regionale e dai tagli agli Enti Loca
Il nostro territorio, carente di un apparato industriale, che abbia privilegiato le potenzialità locali con la creazione di componenti produttivi ad ampio raggio e, della poca oculata politica dei precedenti decenni, ha vestito Agrigento della maglia nera, collocandola tra le 5 provincie più povere d'italia, in un contesto territoriale come quello siciliano già fortemente depresso. La difficile situazione costituita dai tagli in ogni settore: dalla spesa pubblica, alla pesca, dall'artigianato al turismo, alla cultura e, per ultimo la crisi del settore edilizio che minaccia la chiusura dell'Italcementi di Porto Empedocle, ha determinato una situazione di stallo, Una provincia scrigno di cultura millenaria, votata al turismo, che non riesce a decollare a causa di una politica deterrente della sua crescita, in cui mancano le infrastrutture, il tanto agognato aeroporto, collegamenti stradali, marittimi e ferroviari ormai obsoleti». D'Orsi e Ferrara attendono risposte.
FRANCESCO Dl MARE
 

PUBBLICO IMPIEGO. Mobilità e prepensionamenti per il 10% dei dipendenti, rigidi controlli sugli sprechi
Statali, in Sicilia l5mila i posti a rischio "Forbici" anche per Regione e Comuni?
MARIO BARRESI
CATANIA. Nell'isola dove essere un dipendente regionale è considerata una pacchia, adesso sono le scrivanie degli statali a tremare. Calcolare quanti siano i siciliani alle dipendenze dello Stato non è operazione facile, ma una stima alquanto credibile è di oltre l58mila, pari all' 8,63% dei 1.835.279 a livello nazionale (3.311.582 è invece il totale dei dipendenti pubblici, comprendendo Servizio sanitario, Regioni, università ed enti locali). Si tratta degli ultimi dati ufficiali sul monte-dipendenti, aggiornati alla fine del 2009, fonte la Ragioneria generale dello Stato, Altre stime più aggiornate fanno scendere il numero a 3 milioni e 25Omila unità.
Ma quanti di questi, in Sicilia, non dormiranno più sonni tranquilli nel lettone del posto fisso a vita? Secondo l'obiettivo dichiarato dal governo i tagli riguardano il 10%. E di questi potrebbero arrivare anche a oltre l5mila i dipendenti statali siciliani a rischio di mobilità odi prepensionamento. Sul piede di guerra i sindacati. A livello nazionale è stato già invocato lo sciopero generale, mentre in Sicilia il settore pubblico si popola di nuovi fantasmi: «Mi sembra una versione più ridicola della "politica dei fannulloni" di Brunetta - sbotta Maurizio Bernava, segretario regionale della Cisl - perché è un approccio sbagliato per raggiungere uno scopo giusto. Ridurre i costi strutturali del pubblico impiego non è possibile con tagli sui lavoratori, ma si deve pensare, a maggior ragione in Sicilia, a un piano industriale della pubblica amministrazione, con obiettivi, risorse e misurazione dei risultati. Questa sarebbe la vera spending review, non una sforbiciata sul lavoro di gente onesta, che adesso si è umiliata prima ancora che impaurita».
Ma c'è un altro aspetto del dl sui tagli che riguarda i dipendenti pubblici siciliani e in particolare quelli di Regioni ed enti locali, Il governo ha infatti annunciato che fisserà dei "parametri di virtuosità" per disciplinare i tagli al personale delle amministrazioni periferiche. Chi supera del 20% la media nazionale della spesa per il personale rispetto alla popolazione avrà il blocco delle assunzioni; chi invece "sgarra" del 40% dovrà applicare la medesima stretta (10% di impiegati e 20% di dirigenti) già fissata per gli statali. L'ipotesi del ministro Filippo Patroni Criffi era quella di un "patto" governo-regioni: riduzione della pianta organica soltanto facoltativa, in cambio di incentivi per prepensionamenti e mobilità. Ma il ministero dell'Economia ha optato per il "tutto&subito". Naturalmente un argomento controverso come l'estensione dei tagli delle piante organiche agli enti locali si presta a un potenziale contenzioso con le Regioni, in primis quelle a Statuto speciale. Sarebbe legittima un'intrusione dello Stato? I ricorsi già pronti a partire.
Ma è ovvio che nella terra dove la Presidenza della Regione ha più dipendenti del Cabinet Office del premier inglese sono in molti a tremare. Compresi i 22.500 precari che aspirano a una stabilizzazione con un sostanziale assenso bipartisan nell'Ars. Oggi il rapporto fra dipendenti e popolazione, in Sicilia, è di 13,8 ogni 1.000 abitanti, superiore del 38% alla media nazionale. Con la stabilizzazione, questo indice schizzerebbe a 18,3: +83% rispetto alla media nazionale. Più del doppio di quanto basterà a Monti per far scattare il "copia e incolla" della spending review nazionale alla Sicilia. E allora in bilico sarebbe il 10% dei 17.955 dipendenti e il 20% dei 1.836 dirigenti. Ma questi sono fanta-tagli, nel paradiso dei travet intoccabili.
 

Agrigentoflash
 

Consiglio Provinciale, discusse interrogazioni e proposta di variazione statuto CUPA.
Seduta del Consiglio Provinciale di Agrigento, ieri sera, caratterizzata dalla discussione di alcuni dei 10 punti all'ordine del giorno. Ad inizio dei lavori l'Assessore Provinciale all'Ambiente, Francescochristian Schembri, ha comunicato che il Presidente D'Orsi si trovava a Palermo per discutere del problema dei precari. Schembri ha anche comunicato l'avvio del servizio di pulizia delle spiagge del litorale agrigentino, per il quale la Provincia ha stanziato 200 mila euro grazie all'intesa con le tre società d'ambito rifiuti (Dedalo Ambiente, GesaAg e Sogeir) e con alcuni Comuni. Il consigliere Mario Lazzano (PdL) ha invece illustrato una mozione sull'aumento della RcAuto deciso dalla Giunta D'Orsi, che verrà inserita al prossimo ordine del giorno. Lazzano ha anche ribadito che il primo impegno in sede di discussione del bilancio 2012 dovrà riguardare i precari della Provincia. Il Consiglio, presieduto da Raimondo Buscemi, ha quindi discusso due interrogazioni. La prima, presentata da Roberto Gallo (Destra), ha avuto come oggetto la nomina che lo stesso Gallo ha definito "fantasma" dell'Assessore Alfonso Montana. Secondo Roberto Gallo in questi casi è d'obbligo un certo rigore istituzionale. "Mi chiedo - ha concluso - quali siano i retroscena di questa nomina". Il Vicepresidente della Provincia, Paolo Ferrara, ha ribadito che il problema è ormai superato e che non è imputabile all'Amministrazione e al Presidente D'Orsi alcuna caduta di stile. Gallo ha replicato che la risposta di Ferrara è inaccettabile perché il fatto ha costituito una mancanza di rispetto per i cittadini e le Istituzioni.
La seconda interrogazione è stata presentata da Maurizio Masone (PD) sui tagli operati da Trenitalia sui collegamenti ferroviari. "Siamo sempre più isolati e penalizzati da queste scelte" ha detto Masone "inoltre la nostra provincia non dispone di un piano dei trasporti". Il Vicepresidente Ferrara ha condiviso appieno le preoccupazioni di Masone, chiarendo che la Giunta si farà carico della problematica attraverso una iniziativa comune con le Province Regionali di Enna e Caltanissetta, altrettanto penalizzate dalle scelte di Trenitalia.
Il Consiglio ha successivamente discusso la proposta di approvazione del nuovo schema dello statuto del Consorzio Universitario. La votazione finale (16 si, 2 astenuti, 6 no) ha consentito l'approvazione delle linee guida della Commissione Affari Generali, da sottoporre all'attenzione del CUPA. In precedenza era stata respinta la proposta di rinvio del punto da parte del cons. Salvatore Montaperto. Il Consiglio ha anche preso atto della relazione semestrale del Presidente D'Orsi (1° semestre 2011), già ampiamente discussa nella seduta precedente.
Successivamente il Consiglio, dopo un ampio dibattito, ha deciso di rinviare i lavori al 16 luglio (ore 19.00) per la trattazione del Bilancio di Previsione 2012, del Piano Triennale delle Opere Pubbliche 2012-2014 e del Piano delle alienazioni e valorizzazione di alcuni beni della Provincia. La decisione è stata presa su input della Commissione Bilancio in quanto il prossimo 9 luglio sarà in discussione al Parlamento la situazione dei lavoratori precari, e alcune delle 25 proposte di emendamento allo schema di Bilancio già approvato dalla Giunta vertono proprio sulla delicata situazione dei precari dell'Ente. Il termine di approvazione dello stesso bilancio, peraltro, è stato differito al 31 agosto. La proposta di rinvio al 16 luglio, esplicitata dal cons. Angelo Bennici, è stata accolta con 13 voti favorevoli, 5 contrari e 4 astensioni.
 

Tavolo sulla crisi economico-occupazionale agrigentina, D'Orsi e Ferrara invitano anche Monti
Il Presidente della Provincia Eugenio D'Orsi e il Vice Presidente e Assessore allo Sviluppo Economico Paolo Ferrara invitano ad Agrigento il Presidente del Consiglio Mario Monti, il Ministro allo Sviluppo economico Corrado Passera e il Presidente della Regione Raffaele Lombardo ad essere presenti per presenziare un tavolo tecnico sulla grave crisi economico-occupazionale della nostra provincia. La nota è stata inviata anche al Prefetto di Agrigento Francesca Ferrandino.
Di seguito il testo della lettera inviata ieri:
Illustrissime autorità,
desideriamo richiamare la Vostra attenzione sulla grave crisi economica che attanaglia la Provincia di Agrigento.
La provincia di Agrigento (la cui città capoluogo è stata definita :" La più bella città dei mortali") gode di un patrimonio artistico-paesaggistico architettonico, collocato tra i primi posti nell'elenco delle località italiane, soffre di una grave crisi economico- occupazionale, specchio della recessione che ha colpito l'intero Paese, ma ancor di più la Sicilia. Un apparato economico che per diverse cause ha prodotto una morsa, che ha condotto, pian piano, questo territorio alla chiusura di numerosissime aziende, imprese ed attività produttive e commerciali in ogni campo: dall'agricoltura, al commercio, dall'edilizia alla pubblica istruzione. Alterando gli assetti economici della gran parte delle famiglie, che, pian piano sono calati nella povertà assoluta. La ferrata stabilità del tessuto economico agrigentino, costituita in gran parte, dai dipendenti della Pubblica Amministrazione è stata minata dalle avvedute scelte del Governo Nazionale e Regionale e dai tagli agli Enti Locali. Il nostro territorio, carente di un apparato industriale , che abbia privilegiato le potenzialità locali con la creazione di componenti produttivi ad ampio raggio e, della poca oculata politica dei precedenti decenni, ha vestito Agrigento della maglia nera, collocandola tra le 5 provincie più povere d'Italia, in un contesto territoriale come quello siciliano già fortemente depresso. La difficile situazione costituita dai tagli in ogni settore produttivo : dalla spesa pubblica, alla pesca, dall'artigianato al turismo, alla cultura e, per ultimo la crisi del settore edilizio che minaccia la chiusura dell'Italcementi, di Porto Empedocle, ha determinato una situazione di stallo per il territorio che rappresentiamo, bloccando la crescita di un territorio che ha insite numerose potenzialità. Una provincia scrigno di cultura millenaria, di bellezze di ogni tipo e votata, soprattutto, al turismo, che non riesce a decollare a causa di una politica deterrente della sua crescita economica, in cui mancano le infrastrutture, il tanto agognato aeroporto, una rete di collegamenti stradali, marittimi e ferroviari ormai obsoleti. La triste realtà induce i nostri giovani ad abbandonare la propria terra per proseguire gli studi al nord Italia o all'estero e, chi non ha la possibilità, ed in cerca di lavoro, viene irretito dalla sacche di micro e macro criminalità.
Per tutto quanto sopra espresso riteniamo che la provincia di Agrigento necessita e merita una profonda attenzione da parte Vostra.
Pertanto, invitiamo le SS.VV. a presenziare un tavolo tecnico composto da ogni rappresentanza sociale, che ponga alla Vostra attenzione la reale situazione in cui versa il nostro comprensorio, ponendo al vaglio i numerosi problemi e le eventuali soluzioni a breve e lungo termine.
Certi della Vostra attenzione e sensibilità, ed in attesa di immediato riscontro, inoltriamo i sensi della nostra più alta stima.
 

Infoagrigento
 

      Crisi: D'Orsi e Ferrara invitano Mario Monti ad Agrigento 
Il Presidente della Provincia Eugenio D'Orsi e il Vice Presidente e Assessore allo Sviluppo Econmico Paolo Ferrara invitano ad Agrigento il Presidente del Consiglio Mario Monti, il Ministro allo Sviluppo economico Corrado Passera e il Presidente della Regione Raffaele Lombardo ad essere presenti per presenziare un tavolo tecnico sulla grave crisi economico-occupazionale della nostra provincia. La nota è stata inviata anche al Prefetto di Agrigento Francesca Ferrandino. Ecco il testo della lettera:
Illustrissime autorità,
desideriamo richiamare la Vostra attenzione sulla grave crisi economica che attanaglia la Provincia di Agrigento.
La provincia di Agrigento (la cui città capoluogo è stata definita :" La più bella citta dei mortali") gode di un patrimonio artistico-paesaggistico architettonico, collocato tra i primi posti nell'elenco delle località italiane, soffre di una grave crisi economico- occupazionale, specchio della recessione che ha colpito l'intero Paese, ma ancor di più la Sicilia. Un apparato economico che per diverse cause ha prodotto una morsa, che ha condotto, pian piano, questo territorio alla chiusura di numerosissime aziende, imprese ed attività produttive e commerciali in ogni campo: dall'agricoltura, al commercio, dall'edilizia alla pubblica istruzione. Alterando gli assetti economici della gran parte delle famiglie, che, pian piano sono calati nella povertà assoluta. La ferrata stabilità del tessuto economico agrigentino, costituita in gran parte, dai dipendenti della Pubblica Amministrazione è stata minata dalle avvedute scelte del Governo Nazionale e Regionale e dai tagli agli Enti Locali. Il nostro territorio, carente di un apparato industriale , che abbia privilegiato le potenzialità locali con la creazione di componenti produttivi ad ampio raggio e, della poca oculata politica dei precedenti decenni, ha vestito Agrigento della maglia nera, collocandola tra le 5 provincie più povere d'Italia, in un contesto territoriale come quello siciliano già fortemente depresso. La difficile situazione costituita dai tagli in ogni settore produttivo : dalla spesa pubblica, alla pesca, dall'artigianato al turismo, alla cultura e, per ultimo la crisi del settore edilizio che minaccia la chiusura dell'Italcementi, di Porto Empedocle, ha determinato una situazione di stallo per il territorio che rappresentiamo, bloccando la crescita di un territorio che ha insite numerose potenzialità. Una provincia scrigno di cultura millenaria, di bellezze di ogni tipo e votata, soprattutto, al turismo, che non riesce a decollare a causa di una politica deterrente della sua crescita economica, in cui mancano le infrastrutture, il tanto agognato aeroporto, una rete di collegamenti stradali, marittimi e ferroviari ormai obsoleti. La triste realtà induce i nostri giovani ad abbandonare la propria terra per proseguire gli studi al nord Italia o all'estero e, chi non ha la possibilità, ed in cerca di lavoro, viene irretito dalla sacche di micro e macro criminalità.
Per tutto quanto sopra espresso riteniamo che la provincia di Agrigento necessita e merita una profonda attenzione da parte Vostra.
Pertanto, invitiamo le SS.VV. a presenziare un tavolo tecnico composto da ogni rappresentanza sociale, che ponga alla Vostra attenzione la reale situazione in cui versa il nostro comprensorio, ponendo al vaglio i numerosi problemi e le eventuali soluzioni a breve e lungo termine.
Certi della Vostra attenzione e sensibilità, ed in attesa di immediato riscontro, inoltriamo i sensi della nostra più alta stima.
 

Sicilia24h
 

Crisi economica - occupazionale, D'Orsi e Ferrara invitano Governo ad Agrigento
Il Presidente della Provincia Eugenio D'Orsi e il Vice Presidente e Assessore allo Sviluppo Econmico Paolo Ferrara invitano ad Agrigento il Presidente del Consiglio Mario Monti, il Ministro allo Sviluppo economico Corrado Passera e il Presidente della Regione Raffaele Lombardo ad essere presenti per presenziare un tavolo tecnico sulla grave crisi economico-occupazionale della nostra provincia. La nota è stata inviata anche al Prefetto di Agrigento Francesca Ferrandino.
  Di seguito il testo della lettera inviata ieri:
Illustrissime autorità,
desideriamo richiamare la Vostra attenzione sulla grave crisi economica che attanaglia la Provincia di Agrigento.
La provincia di Agrigento (la cui città capoluogo è stata definita :" La più bella citta dei mortali") gode di un patrimonio artistico-paesaggistico architettonico, collocato tra i primi posti nell'elenco delle località  italiane,  soffre di una grave crisi economico- occupazionale, specchio della recessione che ha colpito l'intero Paese, ma ancor di più la Sicilia. Un apparato economico che per diverse cause ha prodotto una morsa, che ha condotto, pian piano, questo territorio alla chiusura di numerosissime aziende, imprese ed attività produttive e commerciali in ogni campo: dall'agricoltura, al commercio, dall'edilizia alla pubblica istruzione. Alterando gli assetti economici  della gran parte delle famiglie, che, pian piano sono calati nella povertà assoluta. La ferrata stabilità del tessuto economico agrigentino, costituita in gran parte, dai dipendenti della Pubblica Amministrazione è stata minata dalle avvedute scelte del Governo Nazionale e Regionale e dai tagli agli Enti Locali. Il nostro territorio, carente di un apparato industriale , che abbia privilegiato le potenzialità locali con la creazione di componenti produttivi ad ampio raggio e, della poca oculata  politica dei precedenti decenni, ha vestito Agrigento della maglia nera, collocandola tra le 5 provincie più povere d'Italia,  in un contesto territoriale come quello siciliano  già fortemente depresso. La difficile situazione costituita dai tagli in ogni settore produttivo : dalla spesa pubblica, alla pesca, dall'artigianato al turismo, alla cultura e, per ultimo la crisi del settore edilizio che minaccia la chiusura dell'Italcementi, di Porto Empedocle, ha determinato una situazione di stallo per il territorio che rappresentiamo, bloccando la crescita di un territorio che ha insite numerose potenzialità. Una provincia scrigno di cultura millenaria, di bellezze di ogni tipo e votata, soprattutto,  al turismo, che non riesce a decollare a causa di una politica deterrente della sua crescita economica, in cui mancano le infrastrutture, il tanto agognato aeroporto, una rete di collegamenti stradali, marittimi e ferroviari ormai obsoleti. La triste realtà induce i nostri giovani ad abbandonare la propria terra per proseguire gli studi al nord Italia o all'estero e, chi non ha la possibilità, ed in cerca di lavoro, viene irretito dalla sacche di micro e macro criminalità.
Per tutto quanto sopra espresso riteniamo che la provincia di Agrigento necessita e merita una profonda attenzione da parte Vostra.
Pertanto, invitiamo le SS.VV. a presenziare un tavolo tecnico composto da ogni rappresentanza sociale, che ponga alla Vostra attenzione la reale situazione in cui versa il nostro comprensorio, ponendo al vaglio i numerosi problemi e le eventuali soluzioni a breve e lungo termine.
Certi della Vostra attenzione e sensibilità, ed in attesa di immediato riscontro,  inoltriamo
 

Perlacittà
 

Adriano Varisano nominato nuovo assessore provinciale
di Pino Sciumè
Il Presidente della Provincia Regionale di Agrigento ha nominato un nuovo assessore nella sua giunta di governo. Si tratta del favarese Adriano Varisano, 31 anni, che prende il posto del dimissionario Mimmo Alaimo.
Varisano, pur se giovanissimo, ha alle spalle una consistente esperienza  maturata sin dai tempi dell'Università dove ha ricoperto l'incarico di rappresentante studentesco. Da cinque anni è impegnato in  politica all'interno del gruppo che fa capo al Dottor Salvatore Montaperto, esponente di spicco in provincia di Agrigento, attuale consigliere provinciale eletto nelle fila dell'UDC con un ottimo risultato di preferenze ottenute.
Nelle elezioni amministrative dello scorso anno, Adriano Varisano si è presentato nella lista civica "Per Favara", creata sempre da Montaperto,  appoggiando l'attuale sindaco Manganella, ma non è riuscito ad essere eletto.
Da noi raggiunto telefonicamente, Varisano ci ha confermato di aver giurato nelle mani del presidente D'Orsi già da venerdì 6 luglio e che nei prossimi giorni lo stesso provvederà ad assegnargli le deleghe di cui dovrà occuparsi. Il giovane favarese, che di professione fa l'informatore medico, si è detto onorato della nomina dichiarando di aver accettato il nuovo incarico con entusiasmo e spirito di servizio.
Mancano poco meno di 12 mesi per le prossime elezioni, salvo sorprese in vista per il decreto del riassetto delle provincie. Al nuovo assessore auguri di buon lavoro.
 

L'altraagrigento
 

D'Orsi scrive a Monti: "Aiutare la provincia di Agrigento"
Il Presidente della Provincia Eugenio D'Orsi e il Vice Presidente e Assessore allo Sviluppo Economico Paolo Ferrara invitano ad Agrigento il Presidente del Consiglio Mario Monti, il Ministro allo Sviluppo economico Corrado Passera e il Presidente della Regione Raffaele Lombardo ad essere presenti per presenziare un tavolo tecnico sulla grave crisi economico-occupazionale della nostra provincia. La nota è stata inviata anche al Prefetto di Agrigento Francesca Ferrandino.
Di seguito il testo della lettera inviata ieri:
Oggetto: Invito Tavola Rotonda ad Agrigento su analisi dettagliata della grave crisi economico- occupazionale che investe la nostra provincia e vaglio di possibili soluzioni.
"Illustrissime autorità,
desideriamo richiamare la Vostra attenzione sulla grave crisi economica che attanaglia la Provincia di Agrigento.
La provincia di Agrigento (la cui città capoluogo è stata definita :" La più bella città dei mortali") gode di un patrimonio artistico-paesaggistico architettonico, collocato tra i primi posti nell'elenco delle località  italiane,  soffre di una grave crisi economico- occupazionale, specchio della recessione che ha colpito l'intero Paese, ma ancor di più la Sicilia.
Un apparato economico che per diverse cause ha prodotto una morsa, che ha condotto, pian piano, questo territorio alla chiusura di numerosissime aziende, imprese ed attività produttive e commerciali in ogni campo: dall'agricoltura, al commercio, dall'edilizia alla pubblica istruzione. Alterando gli assetti economici  della gran parte delle famiglie, che, pian piano sono calati nella povertà assoluta. La ferrata stabilità del tessuto economico agrigentino, costituita in gran parte, dai dipendenti della Pubblica Amministrazione è stata minata dalle avvedute scelte del Governo Nazionale e Regionale e dai tagli agli Enti Locali. Il nostro territorio, carente di un apparato industriale, che abbia privilegiato le potenzialità locali con la creazione di componenti produttivi ad ampio raggio e, della poca oculata  politica dei precedenti decenni, ha vestito Agrigento della maglia nera, collocandola tra le 5 provincie più povere d'Italia,  in un contesto territoriale come quello siciliano  già fortemente depresso.
La difficile situazione costituita dai tagli in ogni settore produttivo : dalla spesa pubblica, alla pesca, dall'artigianato al turismo, alla cultura e, per ultimo la crisi del settore edilizio che minaccia la chiusura dell'Italcementi, di Porto Empedocle, ha determinato una situazione di stallo per il territorio che rappresentiamo, bloccando la crescita di un territorio che ha insite numerose potenzialità. Una provincia scrigno di cultura millenaria, di bellezze di ogni tipo e votata, soprattutto,  al turismo, che non riesce a decollare a causa di una politica deterrente della sua crescita economica, in cui mancano le infrastrutture, il tanto agognato aeroporto, una rete di collegamenti stradali, marittimi e ferroviari ormai obsoleti.
La triste realtà induce i nostri giovani ad abbandonare la propria terra per proseguire gli studi al nord Italia o all'estero e, chi non ha la possibilità, ed in cerca di lavoro, viene irretito dalla sacche di micro e macro criminalità.
Per tutto quanto sopra espresso riteniamo che la provincia di Agrigento necessita e merita una profonda attenzione da parte Vostra.
Pertanto, invitiamo le SS.VV. a presenziare un tavolo tecnico composto da ogni rappresentanza sociale, che ponga alla Vostra attenzione la reale situazione in cui versa il nostro comprensorio, ponendo al vaglio i numerosi problemi e le eventuali soluzioni a breve e lungo termine.
Certi della Vostra attenzione e sensibilità, ed in attesa di immediato riscontro,  inoltriamo i sensi della nostra più alta stima".
 

8 luglio - domenica
 

GIORNALE DI SICILIA
 

In Sicilia coro di no al taglio dei tribunali
Legali e politici: «Pronti ad occupare»
Vincenzo Giannetto
SIRACUSA
L'obiettivo è quello di ridurre costi e sprechi ma fino ad ora in Sicilia avvocati e politici hanno intonato un coro di «no» al piano del ministro della Giustizia, Paola Severino, che cancella tribunali e procure minori e tutte le sedi distaccate.
Mobilitazione a Sciacca
L'occupazione del palazzo di giustizia è una delle iniziative che saranno discusse, domani, alle IO dall'assemblea degli avvocati convocata a seguito della soppressione del presidio giudiziario di Sciacca, nell'Agrigentino.
«Scompare» Caltagirone
Nel Catanese è soprattutto Caltagirone, sede di Procura e Tribunale, a pagare dazio. L'area del Calatino, che sino ad ora ha avuto competenze sino a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, sarà redistribuita fra il capoluogo etneo, Ragusa e Gela. Giovedì il corteo di protesta dei legali di Caltagirone verso Ragusa. Nel Siracusano viale sedi distaccate di Avola, Lentini ed Augusta.
Il distretto nisseno
La temuta soppressione del tribunale ennese di Nicosia mina indirettamente il distretto della Corte d'Appello nissena. «In questo momento il distretto non corre rischi ma la conservazione del tribunale di Nicosia è importante anche per la conservazione della corte nissena», ha detto il presidente dell'ordine forense Giuseppe Iacona. Per il procuratore generale Roberto Scarpinato l'amministrazione della giustizia non può essere ispirata a criteri di mera economicità. Magistrati e avvocatura in prima fila a difesa della Corte d'Appello. «Ad essere latitante in questo momento - ha precisato Iacona - è la politica».
Gli effetti nel Messinese
 «È l'ennesimo colpo al territorio dei Nebrodi ed ai suoi abitanti, privati di un diritto fondamentale': dure le parole del sindaco di Sant'Agata Militello, Bruno Mancuso. Il Tribunale di Patti, invece, non solo si è "salvato" dalla temuta scure dei "tagli" operati dal Ministero della Giustizia, ma allargherà il proprio già vasto bacino di utenza visto che "assorbirà" pure quello di Mistretta.
Modica accorpata a Ragusa
L'accorpamento del Tribunale di Modica a quello di Ragusa sta determinando numerose prese di posizione di parte politica. Per il parlamentare Roberto Ammatuna (Pd) "in questo campo in Sicilia, Regione a Statuto speciale, occorre il parere del governatore, che non c'è".
Marsala evita il «taglio»
Soddisfazione negli ambienti giudiziari marsalesi per il "salvataggio" del Tribunale. La massiccia mobilitazione avviata nei mesi scorsi dai vertici giudiziari, ma soprattutto dall'Ordine degli avvocati e dalla Camera Penale, oltre che del sindaco Giulia Adamo, ha avuto l'effetto sperato.
 

IL CONGRESSO/1. Lanciata l'idea di un partito federale come in Germania
Svolta di Lombardo: «Mi piace Grillo e fa bene al Sud»
ROMA
Raffaele Lombardo vuole traghettare l'Mpa verso i lidi dell'antipolitica dove attualmente si bagna Beppe Grillo. Il segretario federale del Movimento per l'Autonomia, che ieri ha aperto a Roma il congresso del partito, lo ha detto senza mezzi termini. «Non vedo negativamente il grillismo» e non ritiene che l'antipolitica possa spazzare via un movimento come il suo. Anzi, «Grillo è un'opportunità perché fa fuori i vecchi partiti ed è una grande opportunità per noi partiti territoriali che da sempre siamo la risposta a tutti questi malesseri». A guidare il movimento autonomista non sarà più Lombardo. Il congresso oggi cambierà nome: «In quello nuovo ci sarà la parola Sicilia», anticipa al Giornale di Sicilia. Non guiderà lui, ma il governatore avvierà «una fase di gestione collegiale, antileaderistica che si possa aprire alla Rete e alle liste civiche».
Ai delegati riuniti nella calda sala dell'Hotel Ergife di Roma che gli chiedono di restare dice un no secco: «E un'ipotesi che non esiste». L'idea di Lombardo? «Costruire un partito federale sul modello tedesco CDU-CSIJ: con un forte partito siciliano e un partito nazionale autonomista».
Il partito che dovrà uscire dalla due giorni romana dovrà accentuare la linea anti governativa. L'Mpa dovrà essere e sarà anti montiano: «Basta con le logiche dell'Europa dei banchieri», denuncia alzando la voce il governatore. »A Roma e a Bruxelles siamo prigionieri di un sistema in cui contano le banche e la speculazione finanziaria che fanno pagare la crisi ai più deboli». Di qui un no netto alla spending review »perchè a pagarla saremo solo noi del Sud».
Lombardo non crede che in questo ultimo scorcio di legislatura le riforme verranno fatte, ma spera »nel ritorno delle preferenze e in un sistema prevalentemente proporzionale».
VASCO PIRRI ARDIZZONE
 

LA SICILIA
 

L'INTERVSTA. Il presidente Upi: «Enti intermedi penalizzati da diminuzione di funzioni e tagli devastanti»
Sicilia, sei mesi per ridefinire le Province Castiglione: «All'Ars patto di alto profilo»
 

MARIO BARRESI
CATANIA. «Un tavolo di alto profilo all'Ars, con l'ausilio di costituzionalisti ed esperti, in cui i partiti aprano un dialogo senza arroccarsi per ridisegnare il volto della Sicilia: non soltanto la mappa deil'accorpamento delle Province, ma anche la governance delle Città metropoli- tane e la soppressione degli enti inutili e degli sprechi nell'ambito della Regione». E un invito all'insegna del "se non ora, quando? ", quello di Giuseppe Castiglione. Che, in veste di presidente nazionale dell'Upi (Unione province italiane) commenta i risvolti della spending review sugli enti locali. Ma, da leader regionale del Pdl, descrive anche gli scenari della soppressione delle Province più piccole nell'isola nei sei mesi di tempo che il governo Monti ha assegnato alle Regioni a statuto speciale per applicare gli stessi standard nazionali.
Presidente, nella riforma delle Province del testo definitivo della spending review sono più le cose che vi confortano o quelle che vi deludono?
«Allora, diciamo subito che è stata l'Upi a chiedere al governo di accelerare sulla riorganizzazione delle istituzioni locali, mettendo la riforma delle Province dentro la spending review. li testo finale non è esattamente ciò che auspicavamo, ma è un punto di partenza. Abbiamo già scritto ai segretari dei partiti e ai capi- gruppo di Senato e Camera sulla necessità di alcune modifiche nell'iter parlamentare».
Cosa manca affinché quella delle Province sia una riforma equilibrata?
"Noi abbiamo evitato di fare inutili battaglie di retroguardia e abbiamo detto sì al progetto di accorpamento digestione e di dimagrimento. Ma rispetto al risultato del confronto con il ministro Patroni Griffi sono rimasti fuori alcuni punti importanti. A partire dai requisiti per l'accorpamento: nel testo ci sono i 3mi- la chilometri quadrati di territorio e i 350mila abitanti, ma noi chiedevamo anche i 50 Comuni, per evitare situazioni assurde come in Lombardia, dove resterebbero soltanto Milano e Brescia, o in Toscana, dove l'unica provincia sarebbe Firenze. L'altro punto fondamentale sono le funzioni assegnate, insufficienti per una istituzione di area vasta che deve governare i processi del territorio: non bastano la pianificazione territoriale e i trasporti, mancano infatti le funzioni sul mercato del lavoro, sull'istruzione, sull'edilizia scolastica. Inoltre abbiamo grossi dubbi sulle future Città metropolitane, di cui ancora non è affatto chiaro il sistema di governance, il modello elettorale, nè se saranno rispettate, come noi chiediamo, le scadenze dei mandati elettivi».
Nei prossimi giorni il governo fisserà i parametri definitivi ed entro il 4ottobre l'accorpamento nelle regioni sarà nero su bianco. Ma intanto le Province hanno già perso un bel po' di fondi...
«Questo è l'aspetto più grave, nel quale il governo ha assunto una posizione inaccettabile, che rischia di vanificare tutta la riforma, perché la spending review si abbatte sulle Province con misure devastanti. I tagli sono enormi: 500 milioni quest'anno e un miliardo nel 2013. salteranno commesse, non pagheremo lavori già svolti, non potremo davvero più amministrare. L'incidenza del taglio alle Province sui consumi intermedi poi è più del doppio di quello previsto per gli  altri compatti e non c'è alcun meccanismo che premi l'efficienza degli enti:
Catania, ad esempio, avendo ridotto i dirigenti da 38 a 11, non può subire gli stessi tagli di altre realtà. Il Parlamento dovrà intervenire su questo fronte delicatissimo, perché qui non sono le spese aggredibili ad essere prese in considerazione: stiamo parlando dei servizi ai cittadini, che con una manovra di questo genere non possono che essere drammaticamente compromessi».
E in Sicilia? Essendo Regione a statuto speciale, i contenuti del dl sui tagli valgono come "linee d'indirizzo", con sei mesi di tempo per adeguarsi al resto d'italia. Cosa succederà nell'isola?
«Abbiamo davanti un'opportunità per confermare la tradizione positiva di fare scelte innovative, come fu l'elezione diretta dei sindaci, per l'autogoverno del territorio. E l'Ars, con il coinvolgimento di costituzionalisti ed esperti, può essere protagonista di un salto di qualità:
non solo lasce1ta sulle Province, ma anche il contenuto delle Città metropolita- ne e l'abolizione degli enti inutili. Ci vuole uno scatto d'orgoglio di tutti i partiti».
Ma, nella veste di leader politico regionale, ritiene che ci siano le condizioni per farlo prima delle dimissioni di lombardo o sarebbe meglio un patto preelettorale fra i partiti per fare le riforme nella futura Ars?
"Tutto il sistema degli enti locali d'italia è protagonista di un cantiere di cambiamento, razionalizzazione delle funzioni e riduzioni degli sprechi e la Sicilia non può vestire ancora una volta la maglia nera. Queste scelte erano attuali ieri, sono attualissime oggi e rischiano di essere tardive domani».
 

9 luglio - lunedì
 

GIORNALE DI SICILIA
 

CONGRESSO. Ufficializzate le scelte del partito
Mpa, Lombardo lascia Ai vertici un comitato
Vasco Pirri Ardizzone
ROMA
Da ieri Raffaele Lombardo non guida più ufficialmente il Movimento per l'Autonomia. La creatura fondata dal governatore siciliano sarà gestita collegialmente da un comitato federale e proverà ad agganciare il treno dell'antipolitica e del grillismo, per cercare di essere decisiva alle prossime elezioni politiche. Passando prima per le regionali siciliane che, ne è sicuro Lombardo, scompagineranno «tutti i giochi che i vecchi partiti si erano costruiti». Questo è quanto è stato deciso dal congresso dell'Mpa che si è svolto tra sabato e domenica in un caldo hotel romano.
Per arrivare magari alle prossime regionali ad un'alleanza con il Movimento 5 Stelle? Lombardo cala un sostanziale realismo: «Ma Grillo non potrà mai allearsi con nessuno. E poi con chi ci alleiamo? Con quali candidati? Quelli scelti dalla Rete?». La strada, piuttosto, è quella di assecondare la protesta grillina e proporre alcune «proposte concrete e alcuni risultati che noi Mpa, come partito federale fondato sul modello bavarese della Cdu-Csu, possiamo portare a casa e loro no».
La svolta grillina piace all'ex sottosegretario Pippo Reina: «Solo così attueremo quell'evoluzione che la gente invoca per ricostruire il rapporto autentico tra territorio, cittadini e istituzioni». Una strada che, oltretutto, per Lombardo risponde alle ragioni della nascita dell'Mpa «che era nato per respingere il centralismo del potere».
Anche il coordinatore siciliano, Giovanni Pistorio, accoglie con favore la proposta «di una gestione collegiale» del partito. E sui grillini mostra un atteggiamento altrettanto pratico di quello del governatore. «Oggi altri movimenti cavalcano la protesta:
noi siamo per la proposta, perché la protesta è un supporto alla proposta quando non è accolta».
Con questa svolta l'Mpa torna ad essere - lo ha detto ieri Lombardo chiudendo il congresso - «un partito di lotta. Dobbiamo tornare ad avere lo stesso spirito che ci ha animato quando abbiamo cominciato anni fa». A livello nazionale ne consegue una linea anti governativa che verrà accentuata. Magari senza arrivare al ritiro della fiducia al premier Mario Monti. Ma nei fatti la politica, definita da Lombardo «contro il Sud», del Professore all'Mpa non piace:
«La spending review la paghiamo
solo noi e misure riguardanti la fiscalità per il Meridione non se ne vedono».
 

Siciliainformazioni
 

Tutto sottosopra in due-cinque anni commenta.Spending review: sette tribunali
e quattro province a rischio in Sicilia
Da cinque a sette tribunali, decine di sedi distaccate di uffici giudiziari, tre-cinque amministrazioni provinciali con questure, prefetture e sedi Inps: il decreto sulla revisione della spesa varato dal Consiglio dei Ministri la settimana scorsa potrebbe provocare un'autentica rivoluzione nella pubblica amministrazione e nella burocrazia siciliana. L'Isola perderebbe il maggior numero di tribunali, dopo il Piemonte, e, in percentuale, il più alto numero di amministrazioni provinciali.
L'attuazione del piano di revisione della spesa si svolgerà in più fasi e probabilmente richiederà dai due ai cinque anni per il suo completamento. In più, allo stato attuale, rimangono alcune aree di incertezza sia per gli uffici giudiziari quanto per le amministrazioni provinciali.
I criteri sono stati stabiliti, ma si prevedono anche alcune deroghe, che però non dovrebbero modificare il dato finale. Nell'amministrazione giudiziaria resta in piedi la cosiddetta"regola del tre", che nella proposta del ministro Severino è stata prevista. Se dovesse prevalere si incrocerebbero due bisogni concorrenti: l'eliminazione dei tribunali meno affollati e la presenza di non meno di tre tribunali per ogni Corte di Appello. Alla Camera è stato presentato un ordine del giorno da parte dei gruppi parlamentari della maggioranza, tendente ad ottenere l'eliminazione della regola.
A seconda che venga accolta o meno questa richiesta, verrebbe modificato il quadro di riferimento che annovera fra i tribunali a rischio di chiusura, in Sicilia, Barcellona e Patti, oltre che Caltagirone, Mistretta, Nicosia, Sciacca e Modica.
I tagli, secondo il ministero della Giustizia, interessano 37 tribunali e 38 Procure, 220 sedi distaccate e circa 700 uffici del giudice di pace.
Quanto alle province, le incertezze riguardano eventuali deroghe, che però il governo finora tende ad escludere. Due i requisiti per la permanenza delle province: la superfice territoriale, almeno 3000 chilometri quadrati, e la popolazione residente, almeno 350 mila abitanti. Se dovessero essere integralmente rispettati, la Sicilia perderebbe cinque province su nove (si salvano Palermo, Catania, Messina ed Agrigento). Il tetto nazionale prevede l'eliminazione di 60 amministrazioni provinciali attraverso accorpamenti e cancellazioni. Sono previste dieci aree metropolitane, sulla cui istituzione tuttavia non si hanno notizie dettagliate.
La scure cadrà anche sulle Regioni a statuto speciale, ma per la Sicilia il problema potrebbe non essere di facile soluzione perché grazie allo Statuto speciale l'Isola ha nove province regionali, avendo competenza in materia di enti locali.
Una eventuale strenua resistenza siciliana costringerebbe il Parlamento a una procedura di modifica della Costituzione. E' tuttavia assai improbabile che la Regione instauri un braccio di ferro con Roma e si sottragga ad una pianificazione di contenimento della spesa. O fa da sé, ottenendo gli stessi risultati sui costi, oppure deve recepire le direttive del parlamento nazionale.

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